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lunedì 20 aprile 2020

ALCUNE NOTE SULL'ETIMOLOGIA DI GIZMO 'COSO, AGGEGGIO'

L'inglese d'America ha generato un numero immenso di parole che non hanno alcun riscontro nell'inglese britannico, a meno che non vi siano penetrate come prestiti. Tra queste peculiarità lessicali possiamo annoverare senza dubbio gizmo "coso, aggeggio, oggetto di cui non si conosce il nome". La consonante iniziale è un'occlusiva velare (la cosiddetta "g dura"). La -z- è sonora e suona come la -s- nella parola "rosa". La trascrizione fonetica IPA è /'ɡɪzmoʊ/ o /'gizməʊ/. Si trova anche la variante ortografica gismo, ma la pronuncia è identica. Questo vocabolo bizzarro ci è familiare perché è stato usato come nome di una simpatica creatura vista nel film Gremlins di Joe Dante (1984): il mogwai, un esserino che sembra una via di mezzo tra un omuncolo e un ghiro con orecchie di pipistrello, dal manto pezzato. Il mogwai ispira tenerezza, ma non è affatto innocuo: è una pericolosa forma di vita che si riproduce per abiogenesi. Perché è stato chiamato proprio Gizmo? Perché il moccioso che gli ha dato il nome, non sapendo cosa fosse, non ha trovato di meglio per definirlo. In pratica, quasi qualsiasi cosa che non si sa come chiamare è passibile di essere etichettata come gizmo. Esistono altri sinonimi come thingum, thingumy, thingamajig, thingamabob, whatchamacallit (< what you may call it), whatchamacallum (< what you may call me), whatsis (< what is it?), doodad (< do it dad), doohickey (< do a hickey), gimmick (< give me a hack) e simili. Non va poi dimenticato il celeberrimo gadget "congegno", anch'esso di etimologia incertissima. Sono tutte opere del fervido ingegno dello Zio Sam: simili stravaganze sarebbero inconcepibili nel paese di Jimmy Savile. Si converrà che la parola gizmo è di grandissima utilità. Infatti è molto usata dai marinai e dai meccanici, la cui vita sarebbe ben dura senza un gran numero di attrezzi difficilmente definibili, che spesso risolvono problemi di non poco conto e che sono tutti conosciuti come gizmos. La prima attestazione documentabile dello stravagante vocabolo in analisi risale al 1945, l'ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale.
 
Un'audace proposta etimologica 
 
In ebraico geshem (גֶּשֶׁם) significa "corpo" (attestato 5 volte nelle Scritture); esiste anche una variante gishmā (גִּשְׁמָא) "corpo", che è in realtà un prestito dall'aramaico. La forma possessiva di terza persona maschile di geshem sarebbe proprio gishmō (גִּשְׁמוֹ) "il suo corpo", "il corpo di lui". Non sono sicuro se sia attestata nella letteratura rabbinica, ma la sua formazione è ineccepibile. La parola in questione non va confusa con l'omofono geshem (גֶּשֶׁם) "pioggia", pl. geshāmīm (גְּשָׁמִים). Ebbene, sono più che convinto della fondatezza di questa etimologia. Il corrispondente arabo di questa parola è jism "corpo", la cui consonante affricata iniziale è un naturale sviluppo dell'antica occlusiva. A partire da questi dati si può quindi ricostruire una forma protosemitica *gišmu "corpo". La domanda che sorge a questo punto è la seguente: com'è possibile che una forma protosemitica possa manifestarsi a distanza di millenni nell'inglese d'America nel 1945? 
 
Le possibilità a questo punto sono tre: 

1) Dall'ebraico geshem si è arrivati a gismo, gizmo tramite un suffisso espressivo -o, che ricorre anche in altre formazioni nell'inglese d'America. Basti citare ratso "sudicio", derivato da rats "ratti" con l'aggiunta di -o, oppure weirdo "soprannaturale", accrescitivo di weird.
2) Dalla forma possessiva ebraica gishmō "il corpo di lui" si è arrivati direttamente a gismo, gizmo, senza alcuna necessità di adattamenti morfologici. 
3) Dalla variante gishmā si è arrivati direttamente a gismo, gizmo, senza la necessità di postulare una forma possessiva. Del resto non è raro trovare pronunce ashkenazite della vocale lunga /a:/ realizzata come /o:/
 
La semantica sarebbe perfetta (corpo => oggetto => coso), l'unica difficoltà fonetica starebbe nella consonante sibilante: dovremmo infatti postulare il passaggio da -sh- a -s- e quindi alla sonora -z- a causa del contatto con -m-, in una lingua come l'inglese, che notoriamente non presenta alcuna difficoltà nella pronuncia di -sh-. Una criticità di non poco conto. A mio avviso l'ostacolo non è tuttavia insormontabile come potrebbe sembrare a prima vista. Il tramite potrebbe essere la pronuncia difettosa di qualche studente. Spesso le stravaganze più impensabili fermentano proprio negli ambienti universitari, che sono calderoni di tossine in perenne ebollizione.
 
Esistono altre ipotesi: in fondo una parola come gizmo non può passare inosservata. Sulla piattaforma di aggregazione Reddit.com mi sono imbattuto nell'utente Subpleiades, che fornisce la seguente spiegazione, frutto del suo ingegno e formulata sempre nell'ambito semitico: 
 
"gizmo is a corruption of the Maltese word "x'jismu" meaning "what's its name". It is used when the person momentarily cannot recall the name of a thing that they are referring to at the moment. It was picked up by the British when they were stationed in Malta and they integrated it into the English language. Also there are plenty of Maltese persons who had emigrated to Canada and the USA and they could have integrated the word."  
 
Pochi in Italia sanno che negli States vivono molti cittadini di origine maltese, la cui lingua d'origine è un dialetto dell'arabo. Tra questi possiamo menzionare anche un esponente politico, il democratico Pete Buttigieg (pron. /'butədʒɛdʒ/), il cui cognome significa alla lettera "Quello dei Polli". L'equivalente arabo della frase maltese x'jismu è ما هو اسمها  ma hu aismuha "qual è il suo nome?", che sembra un antenato un po' improbabile per il nostro gizmo
 
I romanisti non sono soddisfatti, com'è ovvio aspettarsi, da queste teorie semitizzanti, così frugano a fondo nel loro vocabolari alla ricerca di qualche appiglio. Favoleggiano dunque di una forma spagnola gisma, variante non ben spiegata di chisme "pettegolezzo; aggeggio; cosa di cui non si ricorda il nome", a sua volta ritenuto un diretto derivato dal latino cīmex "cimice, insetto" (gen. cīmicis). Si noterà che il latino c- davanti a vocale anteriore non diventa ch- in spagnolo: la derivazione non mi sembra ben fondata. La catena di slittamenti semantici sarebbe in ogni caso la seguente: 
 
cimice, insetto => essere di cui si ignora il nome => coso, oggetto => aggeggio  
 
Attualmente sembra prevalere l'opinione di quei linguisti inclini a scoraggiare con ogni mezzo la ricerca etimologica. L'idea di base è questa: parole come gizmo non hanno realmente un'origine, essendo piuttosto creazioni capricciose di singoli individui (in genere studenti degeneri), nate senza un perché e poi diffuse a macchia d'olio attraverso le reti sociali - universitarie ed extrauniversitarie. Si tratterebbe in altre parole di creazioni che potremmo definire "made of thin air", ossia "fatte di aria sottile", generate dall'intervento di folletti o di simili spiritelli. Se devo essere franco, a me tutto ciò non soddisfa affatto. Trovo ripugnante questo concetto secondo cui certe parole sarebbero prive di etimologia - pur riconoscendo il ruolo dell'univerisità e della goliardia nella formazione di neologismi. Neologismo che però devono avere un motivo e un fondamento, evidente a tutti o criptico, esoterico. Resto a cullarmi nei miei sogni e sostengo a spada tratta la derivazione di gizmo dal protosemitico!

sabato 25 gennaio 2020

ALCUNE NOTE SULL'ETIMOLOGIA DI MACABRO

La parola italiana macabro è un caso molto interessante. La pronuncia corrente è sdrucciola, màcabro, ma un tempo esisteva anche la forma piana, macàbro, che attualmente sarebbe considerata ridicola, pur essendo più corretta. La parola proviene infatti dal francese macabre, di origine incerta. Questa è la stessa fonte che ha dato origine anche all'inglese macabre (pronuncia britannica /mə'ka:bɹə/, /mə'ka:bə(ɹ)/; pronuncia americana /mə'ka:b/, /mə'ka:bɹə/, /mə'ka:bəɹ/) e allo spagnolo macabro (pronuncia /ma'kabro/). Il vocabolo è giunto persino in Romania come macabru (pronuncia /ma'kabru/), ma si tratta di un articolo d'importazione abbastanza recente. Il problema fondamentale è capire qual è la vera origine del francese macabre
 
La prima attestazione a noi nota è databile all'anno 1376. Compare nel Respit de la Mort, un componimento di Jean le Fèvre (circa 1325 - circa 1380). La citazione è la seguente: 
 
Je fis de Macabré la dance  
qui toutes gens maine a sa tresche
et a la fosse les adresche
qui leur est derraine maison.

Questa è la traduzione: 

Feci di Macabré la danza
che ogni persona mena nella sua tresca
e alla fossa invia
ch'è la sua ultima magione. 
 
Sorgono tuttavia problemi. I versi sopra riportati sono stati filtrati dagli studiosi e si possono considerare in qualche modo elaborazioni. Infatti i manoscritti più antichi hanno versioni leggermente diverse. Le riporto nel seguito (primi tre versi): 
 
Manoscritto 994: 
 
Je fis de Macabre la dance  
qui toutes gens maine a la tresche
et a la fosse les adresce  
 
Manoscritto 1543: 
 
Je fis de Macabre la dance  
qui toutes gens maine a sa tresche
et a la fosse les adresche  

Manoscritto 19137: 
 
Je fis de Macrabe la dance  
qui toutes gens maine a tresche
et a la fosse les adresce  
 
Come si può vedere, nessuna di queste versioni ha la forma con l'accento sull'ultima sillaba, Macabré. Si ha invece Macabre, con la variante metatetica Macrabe

Nel manoscritto 1352 abbiamo invece una forma diversa: 

Je fis de Macabree la dance
qui toute gent maine a sa tresche
et a la fosse les adresse

In un componimento più recente, Ballade d'un Prisonnier, il verso finale è il seguente: 
 
Je danseray la macabrée danse.
 
Appare chiaro che "danzare la danza macabra" significa "morire".
 
 
 
Come interpretare queste strane forme? A lungo si è favoleggiato di un pittore fantomatico chiamato proprio Macabré, cosa che a mio avviso appare inverosimile. Certo, tutto può essere. Bisogna però notare che un personaggio di questo genere non ha lasciato alcuna documentazione concreta della propria esistenza. Se anche questo artista venisse scoperto, resterebbe da capire l'origine del suo soprannome. 
 
L'ipotesi in cui ci si imbatte più frequentemente è quella che fa risalire Macabré ai Santi Maccabei. Nel Secondo Libro dei Maccabei (cap. 6) è narrato il martirio di sette fratelli, della loro madre e dello scriba Eleazaro, all'epoca in cui la Giudea era dominata da un sovrano greco, il Seleucide Antioco Epifane IV (215 a.C. - 164 a.C.). Tornato da una spedizione in Egitto, Antioco IV calò su Gerusalemme, sterminando gran parte della popolazione, depredando il Tempio e proibendo con misure draconiane l'esercizio della religione ebraica. Fu così che lo scriba Eleazaro fu costretto a mangiare carne suina immolata alle divinità pagane. Essendosi rifiutato di farlo, venne massacrato a bastonate fino alla morte (nel Web si legge che sarebbe anche stato soffocato da vapori ripugnanti, ma non è specificata la fonte). Sette fratelli furono tutti uccisi tra tormenti atrocissimi e loro madre fu costretta ad assistere per poi essere a sua volta martirizzata. Sono appunto questi i Santi Maccabei. Si chiamano così perché patirono al tempo della rivolta dei Maccabei, non perché appartenessero alla famiglia degli Asmonei. Furono considerati precursori di Cristo.  
 
Nel Medioevo il culto dei Santi Maccabei fu diffusissimo e assai popolare in tutta la Cristianità, sia tra i Romani che tra i Bizantini. L'idea di molti studiosi è che la Danza Macabra abbia tratto il suo nome proprio da quella che veniva chiamata chorea Machabaeorum o Machabaeorum chor(e)a, ossia Danza dei Maccabei. La locuzione è ben attestata, anche con varianti ortografiche come chorea Maccabeorum. Questa locuzione indicava la morte di torture che i sette fratelli martirizzati dovettero subire. Esistono truculente narrazioni apocrife che descrivono ogni minimo dettaglio, con dovizia di particolari macabri, per l'appunto. Nel Secondo Libro dei Maccabei è riportato che a quando si preparavano a tagliare la lingua e le mani a uno dei giovani, questi disse di non curarsene e di sperare che Dio gli avrebbe restituito le membra amputate. Affinché l'etimologia proposta abbia un senso, bisogna spiegare come da Machabaeus si possa essere giunti a Macabree, Macabrée, Macabre. I romanisti sono convinti che si tratti di una serie di errori di scrittura: prima l'inserimento di una rotica -r-, che avrebbe portato da Macabée "Maccabeo" a Macabrée. Quindi si sarebbe giunti a Macabré e per errore nella scrittura della vocale finale, a Macabre, cosa che avrebbe dato origine a una lettura ortografica con ritrazione dell'accento.
 
Un'altra teoria, che va prontamente dismessa, è quella dell'associazione con San Macario, eremita egiziano che soffriva di piaghe verminose. Quando un cagnotto gli cadeva, lo rimetteva subito sulla carne cancrenosa, dicendo che quella povera creatura aveva il diritto di godersi il suo festino. Così San Macario sarebbe divenuto un improbabile San Macabrio, forse per l'errore di uno scriba in qualche documento. A Pisa, in un dipinto del Campo Santo, un uomo di nome Macario si rivolge ai vivi in nome dei Morti. Nulla giustifica una tale identificazione di San Macario con la Morte, così si deve trattare di un nome attribuito arbitrariamente dall'artista al portavoce dell'Oltretomba. In seguito, questo Macario sarebbe stato identificato in modo abusivo con San Macario.  

A queste complesse elucubrazioni dei romanisti, si oppone una teoria totalmente dissimile quanto diretta, concettualmente semplice, cristallina come la Verità. Il nostro Macabrée trae la sua origine dall'arabo مَقَابِر maqābir "cimiteri", plurale di مَقْبَرَة maqbara "cimitero" (anche مَقْبُرَة maqbura). La mia idea in proposito è questa: ai tempi delle Crociate, sarebbe vissuto in Terrasanta un necrofilo, che si divertiva ad esumare i cadaveri per aspirarne i lezzi. Il suo nome sarebbe quindi passato in Francia, conoscendovi una prodigiosa diffusione. 
 
In ebraico esiste la parola meqaber "scavatore di tombe", attestata come hapax legomenon nel Libro di Geremia (capitolo 14). La parola è sopravvissuta come prestito ebraico nello yiddish (meqaber zayn "essere un seppellitore", "inumare, sotterrare un morto"). Similmente in aramaico meqabrey significa "becchini, inumatori", parola che si adatta splendidamente al francese Macabrée. L'origine ultima sia della forma araba che di quella ebraica e di quella aramaica è il protosemitico *qabru "tomba, sepolcro", con un tipico suffisso *ma-, *mu-, attestato in moltissime lingue afroasiatiche, egiziano antico compreso. Sono propenso a credere che la forma araba e quella aramaica siano migliori candidate rispetto a quella ebraica, in cui la consonante -b- aveva un suono fricativo -v-. Credo inoltre che sia probabile che la sillaba finale della parola ebraica avesse una vocale lunga, essendo piuttosto meqabēr /məqa've:r/. Più che un inumatore, un uomo macabro è un esumatore, che scava per estrarre corpi decomposti. Il suo agire è l'esatto contrario della pietà tipica delle genti semitiche, che non prevedono esumazioni e ricomposizioni di corpi negli ossari. Sono ben determinato nel difendere le mie tesi: Macabrée doveva essere il soprannome attribuito da arabi o da siriani di lingua aramaica a un franco folle che dissotterrava i morti per abusare di loro, provocando immenso scandalo. I romanisti non potranno mai convincermi del contrario. All'origine della parola "macabro" ci sarà più facilmente un necrofilo piuttosto che un precursore di Cristo! 
 
Riporto un link a un interessante articolo in cui questi argomenti sono discussi:    


Con insopportabile paternalismo la Wikipedia in inglese avverte che la parola macabre non deve essere confusa con Marcabru, che era un famoso trovatore provenzale del XII secolo, animato da una misoginia violentissima (accusava le donne di essere maligne e di puzzare). Aggiungerei allora, a beneficio dei rudi Anglosassoni d'America, che macabre non va confuso nemmeno con Marcab, nome di un pianeta della mitologia di Ron Hubbard, tuttora creduto reale dagli adepti della Chiesa di Scientology. Non è poi impossibile che lo stesso Hubbard, che era uno scrittore di fantascienza oltre che un capo religioso, si sia ispirato proprio alla parola macabre per creare il nome del pianeta in questione, a sua detta popolato da gente malvagia. Marcab sarebbe, in altre parole, il Pianeta Macabro. Così come Helatrobus è il Pianeta Infernale (dall'inglese Hell) e il Demiurgo Xenu è lo Straniero, l'Alieno (dal greco xenos).

mercoledì 20 novembre 2019

NOTE SUL LAVORO DI MILITAREV

Alexander Militarev (Московский государственный лингвистический университет, МГЛУ, Moscow State Linguistic University) è l'autore del lavoro Tamâhaq Tuaregs in Canary Island (Linguistic Evidence), pubblicato nel 1989. Attualmente l'articolo in questione non è più consultabile nel Web; com'è ovvio ne ho conservato una copia in formato pdf sul computer, ma non posso diffonderla. Poco male. Militarev nel 2018 ha pubblicato un nuovo lavoro, che è la revisione e l'ampliamento del precedente: Libyo-Berbers – Tuaregs – Canarians (Tamâhaq Tuaregs in the Canary Islands in the Context of Ethno-Linguistic Prehistory of Libyo-Berbers: Linguistic and Inscriptional Evidence). Per consultare e scaricare l'articolo, ospitato su Academia.edu, basta seguire questo link:

 
Questa è la sinossi tradotta in italiano del lavoro del 2018: 
 
"Ci sono pochi paralleli lessicali stupefacenti tra le lingue estinte degli indigeni delle Isole Canarie e una delle lingue dei Tuareg dei Sahara, appartentente al gruppo dialettale Tamâhaq (Ahaggar, Taitoq e alcune altre). A parte il fatto che tutti questi idiomi delle Canarie appartengono alla famiglia linguistica Berbero-Canaria (la cui posizione all'interno della macrofamiglia Afroasiatica e la cui preistoria ricostruita sono presentate nell'interpretazione dell'autore), e, quindi, hanno un lessico ereditato comune, i paralleli Canario-Tamâhaq presentano sviluppi fonetici comuni che sono talmente non banali e unici che la loro sola spiegazione consiste in contatti etno-culturali, e per la precisione prestiti lessicali dal Tamâhaq al Canario. Una serie di tali prestiti, riportati e analizzati nel seguito, dà fondamento all'ipotesi di una migrazione di Tuareg di lingua Tamâhaq nelle Isole Canarie, databile approssimativamente tra il VII e il XIV secolo d.C. Basando le sue idee su questa ipotesi, l'autore tenta di decirare alcune iscrizioni nell'Isola di Ferro (Hierro) scritte in tifinaɣ, la sola esistente delle varietà di scrittura Libica, con l'aiuto del dizionario Ahaggar, dimostrando che sono state composte in Tuareg Tamâhaq. A parte questo, si cerca di ricostruire la preistoria linguistica ed etno-culturale e la storia dei parlanti Berberi, Tuareg e Canari." 
 
Nel suo secondo articolo Militarev rigetta l'uso del termine Guanche, solitamente usato come sinonimo di Canario, dato che tecnicamente parlando è appropriato soltanto per indicare le genti di Tenerife. La parola, è derivata da Guanchinech, ossia "Gente di Chinech", essendo Chinech (varianti Achinech, Chinet) il nome nativo di Tenerife. A prima vista è molto convincente l'analisi del prefisso guan- come *wa-n-, derivato dal pronome protoberbero *wa- e dalla particella genitivale n-. Così *wa-n- sarebbe traducibile come "quello di". Il problema è che in origine questo *wan- doveva significare "figlio", "figlio di" e anche "uomo". Nelle lingue di Fuerteventura e di Lanzarote è attestato guamf "uomo" (varianti: guam "uomo", guang "figlio, ragazzo"). Nella lingua di Gran Canaria guan significa "figlio", mentre in quella di Tenerife guan significa "uomo", talvolta "figlio". Le fonti sono Bory e Pizarroso. Bethencourt ha guan col significato di "uomo di" e "figlio di" sia per la lingua di Tenerife che per quella di Gran Canaria. Ignacio Reyes García riporta i dati in questione nella seguente pagina del suo Diccionario histórico-etimológico del amaziq insular (DHEAI):
 
 
Le forme di Fuerteventura e Lanzarote sembrano in qualche modo cozzare con la tradizionale interpretazione berberologica. Occorre stabilire se davvero questo guan- è soltanto un mero prefisso e se il significato di "uomo; figlio" deve essere sempre allo stato costrutto, oppure se ricorreva anche allo stato assoluto, come sospetto. A partire da tutti questi dati, analizzati a fondo, sono incline a ricostruire una protoforma *wampk "uomo (giovane)", la cui origine ultima sarebbe però sconosciuta. Un bel problema anche dal punto di vista della fonotattica!  
 
Questa è la sintesi del lavoro di Militarev: 

1) Le lingue canarie sono geneticamente imparentate con le lingue berbere del Nord Africa.
1.1) Le unità linguistice canarie e berbere sono considerate dall'autore come due rami tassonomicamente eguali della famiglia berbero-canaria, che include il libico epigrafico e che a sua volta è parte della famiglia afroasiatica.
La dicotomia genetica berbero-canaria è sostenuta da:
  i) poche caratteristiche morfologiche arcaiche assenti in berbero;
  ii) un numero di radici afroasiatiche ereditate assenti in berbero;
  iii) presunti prestiti in proto-canario da varie lingue afroasiatiche e non afroasiatiche, non attestati in berbero, che sembrano prestiti "continentali" anteriori alla divisione del proto-berbero in dialetti (fine del II millennio a.C.). 
2) Ci sono fatti che apparentemente sembrano contraddire la suddetta dicotomia: 
   i) isoglosse tra le lingue canarie e le lingue berbere settentrionali (Cabilo, etc.);
   ii) isoglosse tra le lingue canarie e le lingue berbere meridionali (Tuareg).
   Le isoglosse del primo tipo consistono in pochi vocaboli culturali, ritenuti irrilevanti ai fini della classificazione. Le isoglosse del secondo tipo mostrano tratti fonetici compatibili soltanto con le lingue Tuareg. 
3) Esiste una serie di isoglosse che legano le lingue canarie a un particolare sottogruppo delle lingue Tuareg, un gruppo dialettale chiamato Tamâhaq, che ha /h/ come esito del proto-berbero /z/. La sola spiegazione plausibile è che queste parole siano state importate nell'Arcipelago da immigrati di lingua Tamâhaq. 
4) Esistono parole arabe nelle varie lingue canarie. Si noterà che non sono state trovate tracce di Islam nelle Canarie all'epoca del contatto con navigatori europei, mentre sembrano esserci stati vaghi residui di Cristianesimo.
5) Una lingua berbera non Tuareg, responsabile degli arabismi, deve essere stata portata nelle Canarie da un'ulteriore ondata migratoria, anteriormente alla conversione delle genti berbere all'Islam. Un ulteriore indizio sono termini canari non attestati in Tuareg, che non possono risalire al proto-berbero-canario (ad esempio prestiti dal latino). La migrazione non potrebbe essere avvenuta prima dell'VIII secolo d.C. 
6) Le vestigia di Cristianesimo nelle Canarie devono essere state portate dai migranti di lingua Tamâhaq, visto che proprio tra i Tuareg è presente un interessante sostrato religioso preislamico (ad esempio prestiti dal latino cristiano), possibile eredità del popolo dei Garamanti. Con ogni probabilità la migrazione è avvenuta nel VII secolo d.C. Altra eredità Tuareg nell'Arcipelago è la scrittura tifinaγ, documentata da brevi iscrizioni rupestri che l'autore riesce a tradurre senza difficoltà.  
 
Questi sono gli esempi di parole canarie che Militarev considera ereditate dal proto-afroasiatico ma assenti in berbero:

1) aganeye "braccio tagliato" (La Palma)
      proto-afroasiatico: *ginaʕ- "braccio, mano"
2) cuna "cane" (Gran Canaria), cancha "cane; cagnolini" (Tenerife)
      proto-afroasiatico: *kʷahin- "cane"
3) lia "sole d'estate" (Gran Canaria), alio "sole" (Lanzarote), lion
      "sole" (Hierro)
      proto-afroasiatico: *lVʕ(lVʕ)- "luce, luminaria"
4) abora "divinità celesti, Dio" (La Palma)
      a) proto-afroasiatico: *bVr(ʔ)- "creare"       
      b) proto-afroasiatico: *bVry- "spirito maligno; mago"
5) achaño "anno" (Tenerife)
      proto-afroasiatico: *san- "anno"
6) hirguan "demonio (dall'aspetto di uomo lanuto)" (Gomera),
         irvene "demonio (dall'aspetto di cane lanuto)" (La Palma)
      proto-afroasiatico: *hirgʷan- "cane" ("sciacallo dorato, iena e
         simili")
7) haña, jana, ana "pecora, agnello" (Tenerife) 
      proto-afroasiatico: *(ʔa)wVn- / *(ʔa)yVn- / *(ʔa)nay- "tipo di
         piccolo bovino / ovino"
8) afaro "chicco di grano" (Tenerife)
      proto-afroasiatico: *pir- / *par- "frutto, chicco di grano, seme"
9) beñesmer "stagione del raccolto (agosto)" (Tenerife)
     proto-afroasiatico: *čVmVr- "maturare, produrre un buon
        raccolto"
    Il prefisso della parola canaria è ricostruito come *we-n- (variante di *wa-n-).

La lista in questione non è priva di criticità. Riporto nel seguito alcuni miei commenti. 
 
cuna, cancha "cane":
Militarev ritiene queste parole connesse al chadico, al kushitico e all'omotico. In realtà questi sembrano prestiti indoeuropei relativamente recenti. La forma cuna viene a mio avviso dal celtiberico (accusativo *kunam). La forma cancha non può essere celtica, per cui la riconduco a una forma di indoeuropeo non celtico con le antiche vocali /a/ e /o/ confuse in /a/. Ipotizzo che si tratti della lingua dei Germani di Oretania, in cui si avrebbe *kantas "cane" (< *kwon-t-os). Il passaggio da -t- a -ch- è ben documentato nella lingua di Tenerife e di altre isole. A Tenerife è riportato gucancha, jucancha "demonio (dall'aspetto di cane grande e lanuto)", che ricondurrei a un composto *gū-kanta- (< *gwou-kwontos), alla lettera "cane-bue". 

abora "divinità celesti, Dio":
Militarev è incerto tra due etimologie possibili, una da una radice proto-afroasiatica col signficato di "creare", l'altra da una diversa radice proto-afroasiatica col significato di "spirito maligno". Non è possibile che entrambe le etimologie proposte siano vere. Invece potrebbe darsi che siano entrambe false. A parer mio è possibile che abora stia per *agʷoran e che sia identico alla forma acoran, alcoran, alcorac "Dio" attestata a Gran Canaria, a sua volta corradicale della forma acoron, achoron attestata a Tenerife. In ultima analisi potremmo ricostruire *amḳʷoran e ritenere che sia derivato dal proto-berbero *a-mVḳḳʷar-an "grande" (cfr. Ahaggar amɣar "grande", Cabilo amǝqʷran, etc.).
 
achaño "anno":
Militarev riporta anche acano "anno" (Gran Canaria), aggiungendo l'etimologia sarebbe corretta se stesso per *açano (< *asan- e non *akan-). Questo è ben possibile, in fondo si trovano casi analoghi, come ad esempio acof /a'sof/ "fonte" (Hierro, cfr. Cabilo asif, tasift, "corso d'acqua", Mzab suf, etc.), con -c- che sta per -ç-

hirguan "demonio (dall'aspetto di uomo lanuto)":
Sembra che in realtà questa parola si trovi anche in berbero: Senwa argu "diavolo, genio maligno", pl. iruggwán (ortografia tradizionale argou, irouggouan). La forma della lingua di Gomera (che Militarev attribuisce a quella di La Palma), sarebbe dunque un plurale berbero fossilizzato. 
 
Questi sono gli esempi di parole canarie che Militarev considera prestiti da altre lingue afroasiatiche ma assenti in berbero:
 
1) jubaques, juvaque "pecore grasse" (Gomera, Hierro)
    varianti: juhaque, fubaque, tabaque  
       < kushitico orientale (Saho, Afar subaḥ "burro"),
       a sua volta dal proto-afroasiatico *ĉVbVḥ- "grasso"
2) atazaykate "grande cuore, coraggioso" (Gran Canaria)
    varianti: atacaycate, athacaite, atacayte, altacaite, altaycayte,
    etc. 
       < chadico occidentale (Hausa zukata "cuori")
3) belingo "divertimento, festa, baldoria" (Gran Canaria)
       < semitico (ebraico blg "gioire")
       a sua volta dal proto-afroasiatico *bVlVg- "splendere"
4) chacerquem, chacerquen "miele" (Tenerife), tacerquen "birra o
     vino (di palma)", azarquen "coagulo di mocanes" (Gran
     Canaria) < *(t)a-SVrḳ-Vn
       < semitico *ŝrḳ "essere rosso" (ebraico ŝōrēḳ "uva pregiata
      rossa")
5) axo "cadavere secco e imbalsamato, mummia" (Tenerife)
    varianti: xaxo, haho
    < egiziano 3ḫw "spirito, deceduto" 
    Questo importante prestito testimonia l'origine egiziana della mummificazione, diffusa nelle Canarie in epoca preispanica. Non va nascosto che la parola canaria non può essere un derivato diretto di quella egiziana, che aveva una vocale tonica /i:/, essendo la pronuncia agli inizi del Medio Regno ricostruibile come /'Ri:χu/. Probabilmente si tratta di un derivato del verbo /Ra:χ/, formato dalla stessa radice, ma attestato col significato di "diventare utile; diventare splendido".    
6) tarja, tarha, tara "segni mnemotecnici" (Tenerife)
   < egiziano hrb "scrivere una lettera"
   Questa radice egiziana è stata presa a prestito dal protoberbero *Hirab "lettera, messaggio", *Harab "scrivere". La forma canaria mostra invece un prefisso ta- e presuppone una protoforma *ta-Hrab
7) salema "tipo di pesce (Sparus cantharus)"
    (voce comune a varie isole)
   Questa radice, comune a tutte le lingue berbere (protoberbero *sVlmay "pesce", pl. *i-salm-an / *a-salm-an), è confrontara dall'autore all'egiziano del Medio Regno nšmw.t "tipo di pesce" (< *lVšm-Vw-t). La forma berbera plurale è passata in lingue del sostrato preindoeuropeo d'Europa, finendo poi in celtico e passando anche in latino. Questo è il percorso del famoso nome del salmone.  

Esiti della sibilante sonora /z/ del proto-berbero in isoglosse berbero-canarie (parole native o prestiti importati nelle Canarie da popolazioni non Tuareg):
 
1) azeca "muraglia" (Lanzarote, Fuerteventura)
    proto-berbero *t-ā-zaqqāw "muraglia"
    Ghadames tazəqqa "muro", etc.
    In Ahaggar si ha invece tăhaqqa "magazzino per viveri", con /h/.
2) zeloy "sole" (La Palma)
    proto-berbero *ā-zayl "luce diurna"
    Cabilo azal "luce diurna", etc. 
    In Ahaggar si ha invece ahəl "luce del sole", con /h/.
   Si noti che a Tenerife è documentato cel "luna", quindi la radice doveva avere il significato più antico di "luminaria celeste", perduto nelle lingue berbere continentali.
3) azuquahe "nero; bruno, rossiccio" (La Palma)
    varianti: azuquache, azaquache, asuquahe, etc.
    proto-berbero *ā-zVwwāɣ "rosso"
    Cabilo azəggʷaɣ "rosso"
    In Ahaggar si ha invece ihwaɣ "essere rosso", con /h/.
4) mencey, mencei, menzei "re, sovrano, difesa" (Tenerife)
    proto-berbero *ā-manzuy "primo, primogenito, colui che viene
       prima"
    Senwa amənzu "primogenito" 
    In Ahaggar si ha invece eməñhi "antesignano, araldo", con /h/

Esiti dell'aspirata /h/ prodotta dalla sibilante sonora /z/ del proto-berbero in prestiti importati nelle Canarie da popolazioni di lingua Tuareg Tamâhaq (Ahaggar):
 
1) hyguyeres "tipo di pianta (Euphorbia canariensis)" (Lanzarote)
    Ahaggar ăhəqqor "trave fatta di legno di palma"
    In Cabilo si ha invece azəqqur, con /z/.
    La terminazione -es sembra un francesismo, data la nazionalità del glossatore.
2) apio, hapio, gapio, gapo "fontana" (Hierro)
    Ahaggar tăhaft "canale d'irrigazione"
    In Ghat si ha invece tazəft "canale d'irrigazione", con /z/.
3) taharenemen "fichi secchi" (Gran Canaria)
    Ahaggar âhâr "fico (frutto)", tâhârt "fico (albero)"
    In Ghat si ha azar "fico (frutto)", con /z/.
4) tahuyan "gonnellini di pelle tinta" (Gomera), tahuy "pelle" (La
       Palma)
    Ahaggar tehayhayt "sacco di pelle dalle lunghe frange"
    In Tawllemmet si ha ašăyha "sacco di pelle speciale", con /ʃ/.
5) maho, maxo, majo "scarpa, calzatura" (Lanzarote, Fuerteventura)
    Ahaggar tamhit "sacco di pelle di capra"
    In Tadghaq si ha tamsit "sacco di pelle di capra", con /s/.
6) ahuar "terra" (La Palma),
    forma possessiva: benahoare, benahorare, benehoare "la mia
    terra, la mia patria" (La Palma)
    Ahaggar: ăhaggar "parte centrale del pianoro di Kel-Ahaggar"
         < *ā-hawwār, corradicale di əhwər "precedere, essere il
           primo" 
    Ghadames ezwər "precedere, essere il primo", Cabilo zwir, etc.,
           con /z/.
    Il raffronto proposto da Militarev sembra un po' tirato per i capelli.
    Il termine canario usato a La Palma definiva chiaramente la stessa isola ("terra" = "patria"), data la mentalità fiera degli abitanti. I geografi arabi medievali menzionano la tribù berbera libica degli Hawwara, il cui nome viene dalla stessa radice.
7) eraoranhan "un idolo maschio" (Hierro)
    varianti: eranoranhan, erahoranhan, eraoranzan
    orahan, oranjan, orojan "una divinità; Dio" (Hierro, Gomera)
    Ahaggar yorəhən "che dà (qualcosa) in cambio"
    Il composto eraoranhan è formato dal teonimo oranjan con l'aggiunta di un prefisso era-, che corrisponde perfettamente all'Ahaggar ere- "colui che". La variante eraoranzan è un doppione, con ogni probabilità importato da una lingua non Tamâhaq.
8) añepa "scettro" (Tenerife)
    varianti: anepa, anzpa 
    Ahaggar ăñhəf "bastone grosso e lungo"
    Ghat anžəf "tizzone" 
   La variante anzpa è un doppione, con ogni probabilità importato da una lingua non Tamâhaq.
 
Esiti dell'aspirata /h/ del proto-berbero in isoglosse berbero-canarie:

1) fayahuracan "capitano" (Gran Canaria)
    faya "uomo poderoso" (Gran Canaria)
    Ahaggar ufu "essere migliore"
    Ayr afu "essere migliore"
    Cabilo if "essere migliore"
    Seconda parte del composto:
    Ahaggar hərəkkət "rispettare"
    Tawllemmet hərəkkət "rispettare, aver paura"
    La forma fayahuracanes "capitani" è un plurale ispanizzato.
2) guaire, guayre "nobile, consigliere" (Gran Canaria)
    Ahaggar tihorar "essere molto rispettato"
    Tawllemmet ihar "meritare"
    < proto-berbero *ihwar
   Forme come guaires "capitani valorosi", guayres, gayres "consiglieri di guerra" sono  plurali ispanizzati. 
3) aala "acqua" (Gomera, Hierro)
    Ahaggar tăhala "fonte"
    Snus tala "stagno alimentato da una fonte"
    Cabilo tala "piccola fonte" 

Esiti dell'aspirata /h/ prodotta dal proto-berbero /β/ o /hw/ (possono essere parole native o prestiti importati nelle Canarie da pololazioni di lingua Tamâhaq): 
 
1) güiro "segno d'amore" (lingua non specificata)
    Ahaggar ər "amare, volere"
    Ghadames ebri "amare, volere"
    L'autore ricostruisce la forma proto-berbera del verbo come *ihwar / *yahwir.
2)  hero "fonte; cisterna" (Hierro)
     hera "sabbia dove sta l'acqua" (Hierro)
     hieri, hero, jierro "Hierro" 
     Ahaggar ahir "sorgente alimentata da flussi molto deboli"
     Ghadames ebär, īber "canale d'irrigazione" 

 Arabismi 
 
Cosa che può sembrare sorprendente, nelle lingue delle Canarie si trovavano interessanti arabismi. Militarev elenca le seguenti voci e ipotizza, a parer mio giustamente, che siano passate nell'Arcipelago per tramite berbero (ma non Tuareg):   

1) badanas "pelli spesse di pecora" (La Palma), badanas "pelli
     conciate di color cannella" (Gran Canaria)
    < arabo baṭn "ventre; ventriglio"
    La -s finale è un evidente ispanismo.
2) sabor "consiglio di guerra" (Gran Canaria)
    < arabo šawr "consiglio" (variante di šūrā)
3) taifa "riunione" (Gran Canaria)
     < arabo ṭāʔifat "famiglia, stirpe"
4) arba "quattro" (Tenerife)
     < arabo ʔarbaʕa "quattro"
5) cansa "cinque" (Tenerife)
     < arabo ḫamsa "cinque"
6) támaras "frutti, datteri sul ramo", támara "palma da datteri
    (Phoenix canariensis)" (Tenerife, Gran Canaria e altre isole)
    < arabo tamr "dattero"
    La -s finale è un evidente ispanismo, come riscontrato in molti altri casi. 
 
L'autore non sembra aver riconosciuto il numerale cansa "cinque" come un arabismo, pur citandolo nella discussione: ho provveduto io a inserire questa voce nella lista. Non mi stupisce troppo che la consonante araba /χ/ sia stata adottata come una semplice occlusiva velare /k/.   

Iscrizioni Tuareg nelle Canarie 
 
Una delle notizie che difficilmente si leggeranno sui quotidiani riguarda i recenti rinvenimenti un numero crescente di iscrizioni rupestri nelle isole dell'Arcipelago, e in particolare a Hierro. Questi documenti, redatti in scrittura tifinaγ derivata in via diretta da quella degli antichi Numidi, sono la più eloquente prova materiale di quanto affermato dall'autore sulla migrazione di Tuareg di lingua Tamâhaq nelle Canarie. Rimando senz'altro all'articolo di Militarev per approfondire questo affascinante argomento: è riportato il confronto di ogni segno canario con l'equivalente in varie forme di tifinaγ (antico Tuareg, Ahaggar) e in numidico orientale. Un'iscrizione trovata in Libia, a Ghirza (Wadi Zemzem), risalente al X secolo d.C. è stata usata come confronto con il materiale canario. I risultati sono sorprendenti: diverse iscrizioni trovate a Hierro sono riportate, traslitterate e tradotte semplicemente utilizzando la lingua Ahaggar.     

Appendici 

Nella prima appendice all'articolo, l'autore riporta alcune tavole col confronto tra le scritture libiche (Tuareg, numidico orientale) e alcune scritture semitiche (fenicio, neopunico, sud-arabico, etc.). 
 
Nella seconda appendice all'articolo, l'autore riporta una lista Swadesh di 100 parole delle lingue berbere. I vocaboli sono ammassati e la consultazione non è agevole. Sono presenti diverse ricostruzioni di protoforme, non sistematiche e mescolate al materiale presentato.

Nella terza appendice all'articolo, l'autore mostra un albero genealogico delle lingue berbere, basato sulla lessicostatistica di 17 lingue.
 
Nella quarta appendice all'articolo, l'autore riporta uno studio oltremodo interessante sui prestiti punici nelle lingue berbere. Purtroppo lo spazio non mi consente di trattare l'argomento col dovuto approfondimento. Pubblicherò in altra occasione il mio contributo in merito.  

Nella quinta appendice all'articolo, l'autore riporta uno studio oltremodo interessante sui prestiti berberi in nubiano. Purtroppo lo spazio non mi consente di trattare l'argomento col dovuto approfondimento. Pubblicherò in altra occasione il mio contributo in merito. 

Conclusioni
 
Tutto splendido, certo, eppure potrebbe essere meglio. Forse sarebbe innanzitutto il caso di cercare di ricostruire il protoberbero in modo più solido e di rendere reperibile a tutti gli studiosi il materiale. Dato che si tratta di un argomento spinoso, reputo essenziale favorire una consultazione agevole delle protoforme ricostruite. Esiste un database relativo al protoberbero, ad opera dello stesso Militarev, consultabile sul sito The Tower of Babel (https://starling.rinet.ru) al seguente link: 
 
 
Certo è un buon inizio, anche se mi pare incompleto e in generale poco soddisfacente. Deve essere anteriore agli studi compiuti dallo stesso autore, perché sembra considerare le lingue delle Canarie come semplici output del proto-berbero. Una volta risolto il problema della ricostruzione del proto-berbero si dovrebbe procedere, tramite i dati interni e il confronto con altre protolingue afroasiatiche, a ricostruire con maggior sicurezza il proto-canario e il proto-berbero-canario. Senza questo processo, faticoso ma necessario, si corre il rischio di prendere cantonate e persino di sprofondare in qualcosa che somiglia pericolosamente a un paleocomparativismo basato su semplici assonanze. Purtroppo la vera piaga in questo genere di studi è la carenza di conoscenza sulle lingue un tempo parlate nelle Canarie, le cui attestazioni sono frammentarie e spesso confuse.

martedì 12 novembre 2019

NOTE SUL LAVORO DI BOUTKAN-KOSSMANN

Dirk F. H. Boutkan e Maarten G. Kossmann (entrambi dell'Università di Leida) sono gli autori del lavoro Some Berber parallels of European Substratum Words, ossia Alcuni paralleli berberi delle parole di sostreato europee.

Il file in passato era consultabile sul sito dell'Università di Leida al seguente indirizzo: 


Attualmente compare un'inquietante dicitura, under embargo. Il file pdf è sclerotizzato: non è possibile aprirlo né tantomeno scaricarlo. Le mie ricerche nel Web sono state vane, non sono riuscito a trovare l'articolo in questione in altri siti. La speranza è che l'embargo finisca e che il pdf dell'Università di Leida ritorni accessibile. In ogni caso questi fastidiosi inconvenienti, dovuti alle leviataniche pretese di chi vuole monetizzare ciò che non è fatto di materia, non mi dissuadono dal pubblicare la mia recensione dell'opera di Boutkan-Kossmann. 

Questa è l'introduzione, da me tradotta:

"Negli anni recenti, le lingue di sostrato soggiacenti alle lingue indoeuropee dell'Europa hanno ricevuto nuova attenzione da parte di numerosi accademici. Molte parole di sostrato sono state identificate e numerose caratteristiche morfologiche delle parole di sostrato sono state definite (es. Polomé 1989, 1990, Kuiper 1995, Vennemann 1995, Beekes 1996, Boutkan 1998, Boutkan e Kossmann, 1998). Anche l'identificazione delle lingue di sostrato ha ricevuto attenzione. Specialmente il basco e il semitico sono i candidati favoriti (cfr. Vennemann 1995, Kortlandt 1997)."

La ricostruzione del protoberbero si trova ancora a uno stadio molto preliminare. Quindi le proposte per ogni ricostruzione devono essere allo stesso modo considerate preliminari. Valutando la versione proposta del proto-berbero, bisognerà notare i seguenti punti di partenza: 

1) Berbero /f/ e /γ/ sono ricostruiti come *p e *q (occlusiva uvulare sorda) rispettivamente. 
2) Tuareg /h/ (= Ghadames β) è ricostruita come . Siccome il proto-berbero *b è raro in molti contesti, si deve assumere che risalga a **b in uno stadio antecedente della protolingua. 
3) Le vocali brevi sono ricostruite sulla base delle forme del Tuareg meridionale e del Ghadames. Assumiamo che [ă] risalga ad *a breve e che e (ossia lo schwa ə) risalga a *i e *u brevi. 
4) Siccome le vocali lunghe del Tuareg-Ghadames, é e o, sono spesso, anche se non sempre, il risultato di sviluppi secondari, saranno ricostruite come e rispettivamente. 
5) Le vocali che non possono essere ricostruite, ossia la cui qualità è indeterminabile, o che variano secondo schemi di alternanza regolari, sono scritte come [V]

Elenco in questa sede i lemmi trattati dagli autori, riassumendo i dati e fornendo qualche commento a caldo.
Note: 
  i) Nel seguito ho sostituito le forme protogermaniche usate nell'articolo con ricostruzioni a parer mio più affidabili, usando una trascrizione diversa di alcuni fonemi ed esplicitando la desinenza del nominativo singolare.
  ii) Le parole delle lingue dei Guanche delle Canarie sono state aggiunte e commentate dal sottoscritto.
  iii) I confronti con parole etrusche, iberiche e liguri sono stati aggiunti e commentati dal sottoscritto.


1) Latino bāca (italiano bacca)
    Celtico: gallese bagad "grappolo" < *bakatu-  
Protoberbero ricostruito:
     *bqā "mirtillo; mora"
Forme attestate:
Berber del Sous (premoderno) ta-bγa, ta-fγa "mora", Medio Atlante ta-bγa "more di rovo", Rif ta-bγa "tipo d'erba", Chenoua ha-bγa "mora".
Commenti:
Si tratta di forme derivate senza dubbio da un'unica fonte, ma questa non è individuabile. Le forme berbere non sembrano prestiti dal latino, che aveva una vocale tonica lunga /a:/. Anche la la parola gallese presenta problemi simili: gli autori citano l'opinione di Schrijver, che considera dubbia la sua connessione con la parola latina.   


2) Protogermanico (occidentale) *ǣβandaz "sera": 
       antico alto tedesco âband, etc. 
   Protogermanico (nordico) *aftanaz "sera":   
        norreno aptann,
Protoberbero ricostruito:
      *βad "notte"
Forme attestate:
Tuareg (Ahaggar) éhoḍ, Tuareg (Iwellemmeden) éhăḍ, Ghadames ĕβăḍ, Cabilo, Sous, Medio Atlante, Mzab, Ouargla, Figuig iḍ.
Commenti:
Nelle lingue dei Guanche si trova un'altra radice: enac "notte; sera" (Lanzarote), enaguapa acha abezan "per illuminare la notte" (Tenerife, Tradizione di Güimar).
Potrebbe essere un prestito da una lingua indoeuropea sconosciuta, vista la somiglianza con la protoforma *nekw(t)- / *nokwt-. Prende sempre più corpo la mia ipotesi, a prima vista fantastica, di una spedizione marittima compiuta da Celtiberi e da Germani di Oretania in epoca imperiale, giunta fino a Tenerife.  

3) Latino haedus, sabino faedus < *ghaid- "capretto" 
    Protogermanico *gaitiz "capra":
       gotico gaits "capra", norreno geit, antico alto tedesco geiz, etc.
Protoberbero
ricostruito:
       *āqāḍ "capra femmina";
       *qayd "capretto"
Forme attestate:
Tuareg (Ahaggar) iγeyd "capretto", Tuareg (Iwellemmeden) éγăyd "capretto", Ghadames têʿaṭ "capra", aʿîḍ "capretto", Cabilo taγaṭ "capra", etc.
Commenti:
Le due radici protoberbere, per quanto foneticamente e semanticamente simili, sono da considerarsi formalmente distinte. Concordo senz'altro con questa opinione degli autori.


4) Protogermanico (occidentale) *krumbaz "curvo, piegato"
    Celtico: antico irlandese cromb, cromm; gallese crwm
       < *krumbos 

Protoberbero
ricostruito:
      *kurVnb- / *kirVnb- "essere curvo, piegato" 

Forme attestate:
Tuareg (Ahaggar) kerembi "essere curvo"; Tuareg (Iwellemmeden) kerenbew "essere curvo"; Rif krumbeš "essere ingarbugliato". 

Commenti:
Boutkan ipotizza che la forma protoceltica sia un prestito dal germanico; a me pare che sia piuttosto il contrario. Sono dell'avviso che la forma Rif krumbeš sia un prestito dal gallico *crumbos, con conservazione della sibilante finale del nominativo singolare. È dimostrato dall'onomastica di epoca imperiale che esisteva una folta comunità di lingua gallica in Africa - come avremo modo di mostrare in altra sede. 


5) Greco púrgos "fortificazione" (var. phúrkos)
    Protogermanico *burgz "città; castello":
        gotico baurgs, norreno borg, etc. 
    Urartaico: burgana "torre"
Protoberbero
ricostruito:
      *farāg "recinto"
Forme attestate:
Tuareg (Ahaggar) ăfarag' "barriera, recinzione", Tuareg (Iwellemmeden) afărag "barriera, recinzione; giardino", Cabilo afrag "barriera, recinzione", Rif afray "barriera, recinzione" (< *afrag), etc.
Commenti:
A complicare le cose sta l'interazione con la radice innegabilmente indoeuropea *bhṛg'h- "montagna". La parola urartaica è passata come prestito in aramaico (burgôn "torre") e in arabo (burj "torre"). Tutto molto complicato, difficile riuscire a districare la matassa. 

6) Protogermanico (occidentale) *krukjō "stampella": 
       antico inglese cryce "stampella", antico sassone krukka, antico
          alto tedesco krucka, etc.
    Protogermanico (settentrionale) *krōkaz "gancio", *krakǣn
           "bastone uncinato", *krǣkilaz "uncino": 
       norreno krókr "gancio", kraki "bastone uncinato", krækill
           "uncino" 
Protoberbero ricostruito:
      *qaru / *qariy "bastone"
Forme attestate:
Ghadames taγărit "bastone", Cabilo iγṛi "bastone" (arcaico), Medio Atlante taγriyt "bastone", etc.
Commenti: Le alternanze vocaliche decisamente anomale nelle forme germaniche sono un forte indizio di origine non indoeuropea. 

7) Protogermanico *χauβiðan, *χa(u)βuðan "testa, capo" : 
        gotico haubiþ "testa", norreno hǫfuð, antico inglese hēafod,
            antico alto tedesco haubit, etc. 
    Latino caput "testa" 
Protoberbero
ricostruito:
      *qap "testa, sommità"
Forme attestate:
Tuareg (Ahaggar) éγef "testa", Tuareg (Iwellemmeden) éγăf "testa, sommità", Ghadames éγăf "testa, estremità, sommità", Cabilo ixef "testa, sommità", Medio Atlante ixf "testa", Ouargla, Mzab ixf, iγef "testa", etc.
Guanche: -ife "picco, punta rocciosa"
Commenti:
Si noti che la forma canaria, presente ad esempio nel toponimo Arrecife, è senza dubbio simile alle forme Ouargla e Mzab, ma presenta una maggior evoluzione fonetica e una semantica peculiare.
Nota
:
Segnalo un'imprecisione nell'articolo di Boutkan-Kossmann, relativamente al norreno: è riportata la forma haufuþ, che è soltanto un'antica variante ortografica del corretto hǫfuð (non c'è dittongo).

8) Latino plumbum "piombo"
    Miceneo MO-RI-WO-DO (moliwdos) "piombo" 
    Greco molubdos, molibos, bolimos "piombo" (e varianti)
    Celtico: antico irlandese lúaiḋe "piombo" < *loudijon <
        *plobdjom
 
    Basco: berun "piombo" < pre-basco *belun (-uN)
    Iberico (ricostruito): *beltun "piombo"
    Ligure (ricostruito): *peltrom "lega di piombo e stagno"
Protoberbero
ricostruito:
      *βaldūn / *βāldūn / *būldūn / *βaldūm "piombo"
Forme attestate:
Tuareg (Ahaggar) ăhâllun "piombo; stagno", Tuareg (Iwellemmeden) aldom "stagno", Tuareg (Ghat) ahellum "piombo", Cabilo, Sous, Medio Atlante aldun "piombo", Mzab, Ouargla buldun "piombo".
Commenti:
Ritengo che la parola berbera sia un prestito diretto dall'iberico. I dati berberi permettono di ricostruire un gruppo consonantico mediano -lt-, che in iberico veniva scritto per ragioni storiche, finendo però per pronunciarsi come semplice -l- prima del passaggio della parola al pre-basco. Proprio come è accaduto all'iberico iltiŕ "città", passato in pre-basco come *(h)ili, da cui il basco attuale hiri, uri "città". Sulle legende monterarie in caratteri iberici si legge iltiŕta, nome della città in cui è avvenuto il conio, che corrisponde alla trascrizione latina ILERDA
Nota:
Ho provveduto a ricostruire la protoforma ligure *peltrom "lega di piombo e stagno" a partire da dati romanzi come l'italiano peltro, lo spagnolo peltre e il francese antico peautre, espeautre. Si comprende abbastanza facilmente che si tratta di un antico prestito dall'iberico, con ogni probabilità con mediazione etrusca.

9) Protogermanico (occidentale) *kraβitaz "granchio; aragosta":
      antico sassone krevit, antico alto tedesco krebiz, etc. 
   Protogermanico (nordico) *krabbǣn "granchio"
      norreno krabbi "granchio" (da cui l'inglese crab, che è un
         prestito) 
   Greco karābos "granchio" (con diverse varianti, tra cui
         grapsaîos)
   Latino cārabus "granchio" (prestito dal greco)
   Latino scarabaeus "scarabeo"
   Italico: osco *skarafaiis, da cui italiano scarafaggio, napoletano
        scarrafone
.  
Protoberbero ricostruito:
       *qirb / *qurb / *qirbī / *qurbī "scudo"
Forme attestate:
   Tuareg (Ahaggar, Iwellemmeden) aγer "scudo", Tuareg (Taneslemt) aγerh "scudo"; si trova una forma medievale isolata, attestata nel berbero del Marocco meridionale: aγri "scudo" (sembra il solo motivo per la ricostruzione di protoforme con ).  
Commenti:
Il confronto potrebbe essere valido, anche se a me pare un po' tirato per i capelli, sia sotto l'aspetto fonetico che sotto quello semantico. Gli autori citano un verbo berbero, la forma isolata Iwellemmeden γărăt "nascondersi dietro", chiedendosi se il termine per "scudo" ne sia una derivazione o se valga l'inverso. Potrebbe tuttavia non esistere alcun nesso.

10) Protogermanico (occidentale) *falisaz (, n) "pietra, roccia":
          antico alto tedesco felis(a), feliso, antico sassone felis, filis
      Protogermanico (nordico) *felzan "montagna":
          norreno fell, fjall "montagna"
     Celtico: antico irlandese all "roccia" (< *allos < *pḷsos); ail
           "roccia" (< *alek); toponimo gallico Alesia 
     Ligure (ricostruito) *palā "pietra, lapide" (preso a prestito dal
           leponzio, palā "lapide")
     Ligure (toponomastico) -pale (fiume Vindupale "Pietra Bianca",
           oggi Prealba)
     Macedone pélla "scoglio" 
     Greco: phelleús "terreno pietroso"
    Etrusco: falas "torre, colonna" (passato in latino come fala "torre di legno"), *falaθu "cielo" (trascritto in caratteri latini come falado "cielo" < "altezza; volta, soffitto di pietra"; il latino palātum "palato; volta del cielo" è esso stesso un prestito più antico dalla stessa fonte)
Protoberbero ricostruito:
      *pallā "altezza"
Forme attestate:
Tuareg (Ahaggar) afella "alto (superficie superiore, in alto)", Tuareg (Iwellemmeden) afălla "alto, parte superiore", Cabilo -fella "in cima, in alto", Sous aflla "sopra", Medio Atlante afella "ciò che è in alto, ciò che è sopra", Ouargla f-, fell- "su" (ridotto a preposizione).
Commenti:
Senza dubbio è sconcertante la consonanza tra l'etrusco e il protoberbero ricostruito. Purtroppo gli autori dello studio in analisi non hanno considerato raffronti con la lingua dei Rasna. 

11) Protogermanico *silχaz "foca": 
           norreno selr "foca", antico inglese seolh, etc.  
      Voci non indoeuropee attestate in latino: salmō (gen. salmōnis)
           "salmone"; salar "trota" (gen. salaris
      Greco: sélakhos "squalo" (prestito da una lingua pre-greca);
           salpa "tipo di pesce marino" (di origine non IE)        
Protoberbero ricostruito:
     *sūlmay / *slVm "pesce" 
Forme attestate:
Tuareg (Ahaggar) asûlmey "pesce", Cabilo, Medio Atlante, Figuig aslem "pesce", Rif asřem "pesce" (< *aslem); Sous aslm "pesce", Ghadames olisma "scinco", ossia "pesce (della sabbia)". 
Guanche: salema "salpa" (Tenerife)
Commenti:
Gli autori citano alcuni prestiti dal latino al germanico (antico alto tedesco salmo "salmone", etc.), parlando della loro concorrenza col termine nativo *laχsaz "salmone", ancor oggi ben vivo in vaste regioni. Non citano però alcuni dei raffronti qui riportati. Evidentemente la radice neolitica da cui sono derivate queste parole doveva suonare *sVl-, essendo gli altri elementi puri e semplici suffissi a noi ormai oscuri.

12) Protogermanico *skuldrō "spalla":
      antico alto tedesco skultarra, skultirra (moderno Schulter),
      antico inglese sculdor (moderno shoulder), etc.
Protoberbero ricostruito:
      *qrūḍ "spalla, scapola"
Forme attestate:
Tuareg (Iwellemmeden) iγerdén "parte del corpo situata sotto il collo e tra le scapole", Ghadames taγureṭ "spalla", Cabilo taγṛuṭ "scapola, spalla", etc.
Commenti:
Sembrano del tutto vani i tentativi di connettere le forme germaniche con la radice indoeuropea *(s)kel- "dividere". Forse un giorno si capirà che gli Antichi non cavillavano masturbando i verbi per dare il nome a cose elementari. Se qualcosa non ha un'agevole e facile spiegazione all'interno di un sistema linguistico, significa molto probabilmente che proviene da qualche altra parte. L'idea fissa di spiegare Omero con Omero, tanto popolare nel XIX secolo, ci priva della possibilità di indagare a fondo il passato.

13) Latino lēns "lenticchia" (gen. lentis)
     Germanico: antico alto tedesco linsī "lenticchia"; l'olandese linze
          può essere un prestito abbastanza recente dal tedesco
     Slavo e baltico: slavo ecclesiastico lęšta "lenticchia"; lituano
          lę̃šis (sono entrambi prestiti dal germanico)
    Basco: dilista "lenticchia"
Protoberbero ricostruito:
      *lintī "lenticchia"
Forme attestate:
Questa parola si trova, per quanto se ne sa, soltanto in Sous: tilintit, tiniltit "lenticchia".
Commenti:
Con ogni probabilità si è avuto un prestito dal latino volgare o dal protoromanzo al berbero. Non è affatto chiaro il rapporto tra la parola latina, che sembra ben radicata e di ottima tradizione, e il termine antico alto tedesco. Forse si tratta semplicemente di un prestito, cosicché questi raffronti parrebbero privi di forza argomentativa. Va però fatto notare che la forma basca ha un prefisso fossilizzato che è chiaramente lo stesso del berbero, oltre a una sibilante nel corpo della parola, il che crea non pochi problemi. Non si riesce a districare questo ginepraio.

14) Protogermanico *χriflingaz "scarpa":
          norreno hriflingr "scarpa", antico inglese hrifeling "scarpa"
     Greco: karbátinos "fatto di cuoio" 
     Celtico: antico irlandese cairem "calzolaio", antico gallese crydd
         "calzolaio" (< *kṛp-)
     Latino: carpisculum "tipo di scarpa" 
     Slavo: antico bulgaro kŭrpa "tessitura; straccio"
    Baltico: lituano kùrpė "scarpa" (è riportato che nel tedesco di
         Prussia si usava Kurp per dire "scarpa" anziché Schuh)
Protoberbero ricostruito:
    *VqrVp "coprire qualcosa con cuoio"
Forme attestate:
Tuareg (Ahaggar, Iwellemmeden) eγref "tendere una pelle", Medio Atlante γref "coprire con cuoio", etc.
Commenti:
Alcuni sostengono che l'italiano scarpa sia stato retroformato da scarpettina, e che questo falso diminutivo altro non sia che il greco karpatinē "calzatura di cuoio", variante di karbatinē, femminile dell'aggettivo karbátinos (vedi sopra). Altri - e sono tutti romanisti - fantasticano su un germanico *skarpa "tasca di cuoio", che a quanto mi consta non si è mai visto da nessuna parte. 

15) Protogermanico (occidentale) *gristilaz / *krustilō (-az) /
     *krustulō
(*g-) "cartilagine":
           antico inglese gristel, gristl 
           antico alto tedesco krustula, krustila, krostila, grustila,
                krustil, krustilīn  
      Protogermanico (occidentale) *kruspilaz "cartilagine":
           antico alto tedesco kruspil
      Protogermanico (occidentale) *grosVlō "cartilagine":
           antico alto tedesco krosila, krosla
           antico sassone krosla (glossa)
      Protogermanico (occidentale) *grostaz "cartilagine"
          antico inglese grost
Protoberbero ricostruito:
       *gVrgVr- "cartilagine
Forme attestate:
Tuareg (Iwellemmeden) égärgäwés "cartilagine", Cabilo igergir "cartilagine".
Commenti:
Il gran numero di varianti in germanico occidentale e le irregolarità che presentano, sono indizi chiari del fatto che si tratta di prestiti, forse nemmeno troppo remoti, da una lingua sconosciuta.
Si noti che le attestazioni riguardano quasi soltanto l'antico alto tedesco e l'antico inglese. 

16) Protogermanico *siluβran "argento":
      gotico silubr "argento", norreno silfr, antico inglese seolufr,
           siolufr
, silofr, antico alto tedesco silibar, silabar, antico
           sassone siluƀar, silƀar 
      Slavo: slavo ecclesiastico sĭrebro, sŭrebro "argento", russo
          serebro, etc.
      Baltico: lituano sidãbras "argento", lettone sidrabs 
      Celtico: celtiberico SILABUR (Iscrizione di Botorrita,
          trascritto anche
śilaPuŕ) < iberico *śilabuŕ
      Basco: zilhar "argento" (varianti dialettali: zilar, zidar, zildar)

Protoberbero ricostruito:
      *-zrĭp(i), *-zrŭp(i) "argento"
Forme attestate:
Tuareg (Ahaggar, Iwellemmeden), Sous (medievale), Chenoua aẓref "argento", Zenaga (Mauritania) aḍerfi
(trascritto anche azerfi, azerfu).
Commenti:
La forma celtiberica è evidentemente un prestito dall'iberico. La stessa parola ha dato origine alche al basco zilhar < *ziL(h)aR < *ziLabR-. L'origine ultima di questa parola migrante dovrebbe essere semitica, come già ipotizzato da Trombetti. Infatti in molte lingue semitice compare una radice verbale ṣrp col significato di "raffinare il metallo", usata specialmente con riferimento all'argento. In alcune di esse esistono testimonianze dell'uso di tale radice con il significato di "argento" (es. sabeo ṣrp "argento", arabo poetico ṣarīf "argento"). Boutkan è scettico su questa etimologia: egli afferma che non esiste alcuna parola dalla radice verbale ṣrp col significato di "argento" proprio nelle lingue parlate in epoca antica sulle rive del mediterraneo (es. punico, ebraico). L'obiezione non mi sembra comunque valida: potrebbero essere esistite lingue afroasiatiche che sono scomparse senza lasciare tracce.
Nota:
Questa radice non è inclusa nell'articolo di Boutkan-Kossmann; tuttavia gli autori hanno pubblicato un altro articolo con analisi approfondite, reperibile su Academia.edu:


Conclusioni
L'interpretazione più probabile delle evidenze mostrate dal materiale discusso è che sia esistita almeno una lingua neolitica, estinta senza lasciare altre tracce, donatrice di prestiti sia a un gran numero di lingue indoeuropee che al proto-berbero. Tutto ciò è meritevole di ulteriori indagini.