Visualizzazione post con etichetta recensioni libri. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta recensioni libri. Mostra tutti i post

martedì 25 agosto 2020

 
IL GRANDE INGANNO DEL WEB 2.0
 
Autore: Fabio Metitieri
Anno: 2009
Genere: Saggio
Temi trattati: Web, blog, siti, media, giornalismo 
Lingua: Italiana
Editore: Laterza
Collana: Saggi tascabili Laterza (n. 322)
Codice ISBN-10: 8842089176
Codice ISBN-13: 978-8842089179
Formato: Copertina flessibile
Pagine: 182
 
Sinossi:
In un’Internet di massa, trovare ciò di cui si ha bisogno è sempre più difficile, ma ancor più difficile è valutarne l’attendibilità. È il prodotto dell’ideologia del Web 2.0 – quello di blog e social network – che preconizza la scomparsa degli intermediari dell’informazione, dai giornalisti alle testate di prestigio, dai bibliotecari agli editori, presto sostituiti dalla swarm intelligence, l’intelligenza delle folle: chiunque può e deve essere autore ed editore di se stesso. Il ‘mondo Web 2.0’, dove nessuno è tenuto a identificarsi e chiunque può diffondere notizie senza assumersene la responsabilità, realizza davvero un sogno egualitario, o piuttosto un regno del caos e della deriva informativa? 

Indice dell'opera:
 
Sommario
  La crisi dell'autorevolezza, fra l'ornitorinco e i lemming
  Imparare dagli errori per costruire un'intelligenza collettiva
  Istruzioni per la lettura e ringraziamenti
 
1. I nativi digitali come scoiattoli incapaci
  Quando tutto è Google
  I docenti contro i blog e contro il plagio
  Internet: strumento neutro o cattiva maestra?  
  Il copyright e le bufale: perché Internet non è onnisciente
 
2. Il Web 2.0 e gli user generated content
   Il Web 2.0: una brillante operazione di marketing
   Il negazionismo, i "flame" e i "barcamp"
   Il valore dei contenuti generati dagli utenti
 
3. La conversazione perduta dei blog
   La conversazione dai mercati ai blog, alle biblioteche
   Il successo dei blog e il fallimento dei bloggher
   Il desiderio di link e la piramide dei blog
   Un appunto sui veri Vib e su Beppe Grillo
   La conversazione nei media e la reputazione del villaggio
   Chi vuole distruggere l'idea comunitaria della Rete?
 
4. I dolori della stampa tradizionale e i new media
   La crisi della stampa e il fascino indiscreto del "rag"
   Ridurre i costi sfruttando gli Ugc
   Bloggher-giornalisti, new media e citizen journalism
 
5. Il caos che collabora: i wiki e le folksonomie
   Wikipedia e la resa delle enciclopedie
   L'anonimato, Knol e le folle di idioti
   Le folksonomie: i volatili tra gli zoologi e i cuochi
 
6. Le biblioteche, la filosofica open e i blog
   Le soluzioni 2.0 nelle biblioteche
   Gli "open archive": i blog degli accademici
   Validazione e valutazione negli open archive e nei blog
 
7. I difetti dei motori e i pregi delle persone
   Google, gli altri motori e il semantic web
   Le persone come fonti di informazione
   I social network e l'eccesso di socialità
 
8. Old media e new media allo sbaraglio
   Il racconto degli old media: Internet, Second Life e gli stupri
   Gli old media, i blog e il fallimento di Second Life
 
Conclusioni come valutare e come pubblicare
   L'infomation literacy, questa sconosciuta
   Valutare e pubblicare con giudizio (e con qualche metodo)
   Attrezzarsi per il Medioevo 2.0
 
Riferimenti bibliografici 

Recensione: 
 
Quando ho ordinato in libreria quest'opera, sono stato guardato male dalla commessa, che stupefatta ha farfugliato qualcosa come: "Ma è un contenuto datato!" La cosa le sembrava abbastanza scandalosa, neanche avessi ordinato un trattato sui processi digestivi dei mangiatori di feci o sulla diffusione dell'incesto tra madre e figlio. Non mi sono lasciato scoraggiare. Una settimana dopo mi è stato consegnato il volume, nella cui lettura mi sono presto immerso. Già conoscevo l'esistenza de Il grande inganno del Web 2.0: ne avevo reperito alcune recensioni e brani sparsi nella Rete, che mi avevano subito incuriosito. Per molto tempo avevo invano cercato di accedere a una copia in formato pdf, così alla fine mi sono deciso a optare per l'acquisto del volume cartaceo. Alcune ricerche mi hanno permesso di venire a conoscenza di alcuni importanti dettagli. L'autore era un giornalista ed è deceduto proprio nell'aprile del 2009, mentre era in corso la pubblicazione del libro in questione. Per quanto riguarda l'obsolescenza dei contenuti, mi sembra una questione di lana caprina: per indagare a fondo un fenomeno di capitale importanza è necessario consultare ogni fonte a disposizione, non soltanto i lavori più recenti. 
 
La visione che Metitieri ha del Web è cupa e in particolare si caratterizza per una forte ostilità verso la Blogosfera, che in parole semplici e pratiche è considerata alla stregua di un gigantesco immondezzaio. Già soltanto i titoli dei paragrafi del trattato sono tutt'altro che lusinghieri: i blogger sembrano dipinti non soltanto come coglioni, dementi, plagiari, parassiti e inquinatori, bensì come veri e propri soldati del Caos, consapevoli agenti dell'Entropia il cui fine è la distruzione di ogni punto di riferimento. In pratica siamo di fronte a una raccolta di osservazioni sparse, a tratti interessanti e a tratti tediosissime, inframmezzate da un pastone acido di contenuti a dir poco irritanti. Si capisce subito che l'oggetto della polemica non è un'astrazione, ma un avversario con un nome e un cognome: Giuseppe Granieri. Proprio lui, l'autore del saggio Blog Generation, pubblicato per la prima volta nel 2005. Metitieri applica molte volte la citazione (Granieri, 2005), più di rado (Granieri 2006), in pratica a ogni sorta di contenuti da lui ritenuti discutibili: Granieri confonde il Web con la Blogosfera, identifica i due concetti; Granieri afferma che la vecchia conoscenza, quella dell'epoca pre-Internet, sia obsoleta e vana; Granieri afferma che il blog è la storia intellettuale dell'individuo e che un individuo senza un blog è percepito come debole, etc. etc. Non che io abbia un'enorme simpatia per le tesi granieresche, però ho l'impressione che queste critiche a getto continuo nascondano un profondo livore personale.    

L'autore inizia la sua trattazione evidenziando tutti i limiti dei nativi digitali, la V Generation (dove V sta per virtual). Questi giovani, che non avevano mai conosciuto un mondo senza Internet, già confidavano nell'onnipotenza e nell'onniscienza di Google pur essendo incapaci di leggere lunghi testi on line. Abbastanza indigeste sono le continue geremiadi sull'inesorabile declino delle biblioteche cartacee, del mondo universitario e dei media tradizionali. Il tema centrale di queste lamentazioni bibliche è la crisi dell'autorevolezza, provocata dall'avvento del cosiddetto Web 2.0. A questa denominazione non è riconosciuta alcuna sostanza. In altre parole non si avrebbe alcuna differenza tra un Web 1.0 e una sua versione successiva, il Web 2.0: sarebbe tutto derivato da un equivoco comunicativo. Mi sarà permesso di dissentire. Il Web 1.0 era la Rete Solitaria, formata da una serie di pagine simili a vetrine, con i cui gestori era molto difficile interagire. La linea di demarcazione a mio avviso si è avuta quando hanno cominciato ad esserci intense comunicazioni tra utenti, proprio tramite la Blogosfera. 
 
Metitieri aveva forse un'opinione troppo elevata della professione che esercitata: la considerava come un ideale sublime per cui valeva la pena di combattere. Il nemico del giornalismo erano proprio i blog nel loro insieme. Lo stesso concetto di blog fin dall'inizio suscitava la furiosa reazione dei media tradizionali. Per molti giornalisti, i blog erano le membra informi di un colossale Moloch, che chiamavano "macchina del fango". Adesso che al desiderio di link è subentrato il deserto dei link, la polemica mostra segni di affievolimento.     

Riporto alcuni esempi che possono essere utili a illustrare ciò che intendo dire.
 
Nella migliore delle ipotesi, i Millennial erano ancora girini spermatici in nuoto nei testicoli paterni, quando Beppe Grillo inscenò uno sketch in cui Spadolini aveva un telefono mozzo con solo la parte audio, mentre all'altro capo della linea c'era Brezhnev con un altro telefono mozzo con soltanto il microfono in cui impartire ordini. Erano tempi non sospetti: Grillo era un comico e non esisteva il MoVaffaimento. Ecco, i media tradizionali sono come il telefono di Spadolini di grillesca memoria. Politicanti, giornalisti e presentatori parlano e i cittadini ascoltano, subiscono senza poter mai replicare. Una comunicazione verticale e unidirezionale. Nessun cittadino poteva nemmeno diffondere in modo efficace le proprie opinioni ad altri suoi simili: ogni cosa che venisse detta o scritta non arrivava da nessuna parte. 
 
In epoca pre-blog, un giornalista compose un articolo sull'omosessualità militare, cominciando a discorrere di Alessandro il Grande per passare poi a Röhm e a Mishima. Un interessante articolo, ma con un dettaglio di non poco conto. Il nome attribuito a Röhm era Eric anziché Ernst, sia nel testo che nella foto. Sono andato su tutte le furie e ho subito scritto una mail alla redazione, chiedendo che fosse pubblicata una rettifica dell'errore. Non ebbi alcun riscontro. Come doveva essere in epoca antecedente l'introduzione dell'email? Anche peggio. Questa è l'autorevolezza del giornalismo: non è garantita alcuna accuratezza delle informazioni, non si può interagire, non si può reagire alle stronzate, non si possono emendare errori marchiani, non si può comunicare in alcun modo. Si può soltanto subire, con buona pace di Metitieri. Tramite il Web tutti possono sapere che il tal giornalista ha scritto una stronzata. Tutti lo possono leggere. Forse non servirà a molto, ma qualche internauta prima o poi incapperà senz'altro nel testo e si renderà conto dell'accaduto.  
 
Anche l'accademia mostra problemi simili. Ho identificato diversi errori marchiani, talvolta sesquipedali, fatti da professori su alcuni loro testi. Facchetti, che pure è un ottimo etruscologo, ha fatto molti voli pindarici a partire da una parola greca tradotta in modo erroneo come "topi", mentre in realtà significa "mosca"; da questi roditori inesistenti ha dedotto un verbo col senso di "consumare". Pur avendo pubblicato un articolo sulla questione, non ho avuto nessun riscontro. Fattovich in un suo lavoro sull'antico irlandese ha tradotto erroneamente con "naviglio" una parola che significa "ombelico". Anche in questo caso, pur avendo reso pubblica la questione in un articolo sul mio blog, non ho avuto riscontro alcuno. Voglio credere che sia perché i miei lavori non sono stati indicizzati bene da Google, sfuggendo così all'attenzione. Altrimenti dovrei dedurre, visto che gli errori degli accademici citati sono rimasti al loro posto, che il ragionamento sia stato un "metitierismo" di questo genere: "Se una cosa è scritta su un blog, allora è merda e non vale nulla." Anche se è vera, oserei aggiungere. Eppure sono convinto che i miei articoli siano utili: prima o poi qualche internauta leggerà e trarrà le sue conclusioni. In fondo è anche colpa della mia accidia: avrei potuto scrivere una mail ai docenti per segnalare gli errori. Non l'ho fatto, ho preferito dare la possibilità di una discussione pubblica e costruttiva, impossibile ai tempi della civiltà del libro stampato. 
 
Concordo con Metitieri sull'importanza dell'information literacy, che è la capacità di reperire fonti (on line e off line) e di valutarle. Reputo tuttavia che la validazione dei dati reperiti nel Web non affatto così ardua come viene suggerito, anzi, è una sfida oltremodo interessante. Spesso si rimanda a contenuti cartacei informatizzati, ad esempio in Webarchive o altrove. La cosa può funzionare anche senza che ci sia un signore chiamato "bibliotecario", che magari non sa nulla dell'argomento trattato. La generalizzazione è stigmatizzata, spesso confusa con la più che legittima inferenza statistica. Quando però si parla dei blog, la generalizzazione è ritenuta lecita dai giornalisti. C'è la tendenza a non distinguere i singoli portali e le singole informazioni, come se valutandone una ne conseguisse in via diretta la valutazione di tutte le altre. Se 99 blogger su 100 sono superficiali e non considerano il problema delle fonti, questo non significa che tutti i blog siano automaticamente sterco, per definizione. Così non si può dire che se su un blog è presente un'inconsistenza, tutto ciò che vi è contenuto debba essere automaticamente inconsistente. 
 
Per i politici di ogni genere e di ogni nazione, la comunicazione tra i cittadini è una iattura, qualcosa di sommamente funesto. Solo per citare un caso, Erdoğan ebbe a dire che il Web è come un'autobomba. Da quando ho iniziato la mia attività nei blog su Splinder, ci sono stati decine di tentativi da parte di forze politiche varie, tutti volti a reprimere la Blogosfera, ad impastoiarla con i mezzi più elaborati e stravaganti. Hanno tentato di accusare i blogger di stampa clandestina. Hanno tentato di trasformare ogni blogger (anche il perditempo che parlava della diarrea dei gatti) in un giornalista iscritto a una specie di albo, con l'obbligo di assumere un redattore e un legale. Hanno tentato di punire in modo draconiano ogni contenuto blogosferico etichettabile arbitrariamente come "apologia di reato" o "istigazione": ci fu addirittura una proposta, per fortuna naufragata, che arrivava a prevedere pene fino a 12 anni di carcere. Hanno tentato di ostacolare i blogger servendosi del copyright, minacciando di oscurare senza l'intervento del giudice ogni portale che riportasse anche solo il titolo di un articolo di giornale o che mostrasse anche soltanto un'immagine presa dalla Rete. Hanno cercato di censurare i blogger imponendo un gravoso obbligo di rettifica, da applicarsi in tempi rapidissimi alla minima denuncia o segnalazione. La piattaforma blogosferica Splinder è stata acquistata soltanto per essere chiusa; nessuno potrà mai convincermi che i motivi della sua cessazione non fossero di natura politica. Tutto questo è accaduto in Italia, in quella che è considerata una delle democrazie più avanzate del pianeta. Ci si aspetta che cose simili siano tipiche dei paesi del terzo e del quarto mondo. Ci sono luoghi in cui i blogger finiscono finiscono incarcerati e torturati, addirittura macellati e appesi ai viadotti autostradali. All'epoca c'era il timore paranoico che presto o tardi in Europa si sarebbe potuto instaurare un regime autoritario che avrebbe liberato le galere dai criminali per riempirle di blogger. Faccio notare che Metitieri non ha menzionato nulla di tutto ciò, nulla di ciò che ha potuto vedere mentre era in vita.

Errori folksonomici 
 
L'autore critica il sistema di categorizzazione dei portali blogosferici, da lui etichettato come folksonomia (dall'inglese folksonomy). Lo contrappone al sistema di catalogazione dei volumi nelle biblioteche cartacee, facendo intendere che si tratta di un'attività nociva e apportatrice di marasma. Si capisce subito che il paragone è abusivo e insostanziale. A dire il vero, non avevo mai sentito usare quella strana parola prima di conoscere Il grande inganno del Web 2.0. Non si è mai parlato di folksonomie ai tempi di Splinder, soltanto di categorie e di categorizzazione. Esisteva anche un nome dato a queste etichette dei post, ossia tag. In alcune piattaforme blogosferiche esisteva l'identità tra categoria e tag, in altre si trattava invece di due concetti diversi. Ci terrò a precisare che le folksonomie sono raramente utili e danneggiano innanzitutto il blogger. Se si etichettano male i contenuti, si rischiano poi pesanti conseguenze nella loro indicizzazione da parte di Google. Non ho mai visto nemmeno un blogger animato dalla pretesa di organizzare i contenuti in una classificazione folksonomica basata su una logica rigorosa. Spesso la folksonomia è improvvisata e incoerente. L'accidia frena ogni tentativo di miglioramento. Trovo assurdo che Metitieri descrivesse questi sistemi di etichette come l'arrogante pretesa di rifondare la Scienza, quando è soltanto cazzeggio. Neanche si parlasse delle imprese di Linneo o di Darwin! 
 
Altre recensioni e reazioni nel Web 

L'internauta .mau. ha definito il saggio di Metitieri "Una voce fuori dal coro e molto interessante". Poi però ha aggiunto "peccato parli troppo dei blog". La Blogosfera è in buona sostanza considerata merda. Ecco un estratto in cui si spiega il concetto: 
 
Però a mio parere la vis polemica ha portato l'autore a perdere un po' di vista la sua tesi principale, e cioè che da un lato oggi risulta sempre più difficile validare e valutare la correttezza di un fatto, perché non ci sono più fonti autorevoli, e dall'altro si nota come la gente stia perdendo il proprio senso critico e si limiti a ricerchine banali senza un'analisi critica dei primi risultati che escono. Aver passato buona parte del libro a denigrare i blog, generalmente prendendo come esempio per antonomasia i saggi di Giuseppe Granieri, dà loro troppa importanza, e nasconde appunto il vero e condivisibile problema dell'attendibilità delle fonti. 
 
Per Chiara Marra ci troveremmo addirittura di fronte al "Vaccino alla saggistica di De Biase e Granieri". A questo titolo altisonante aggiunge quindi: "quando internet non è positivista". Non capisco bene cosa intenda dire. Forse pensa che il Web debba essere animato dalla fede di poter giungere a spegnere e accendere il sole come se fosse una lampadina?  
 
Woland ha scritto: 

Le ipotesi erano pure giuste ma lo svolgimento è superficiale nei due punti essenziali:
1)la falsità utopistica della sostutizione dell'intelligenza delle masse agli intermediari dell'informazione e 
2) i rapporti tra editoria tradizionale e editoria elettronica 

Questi due punti andavano sviluppati meglio e invece nel libro non si trova molto di più degli enunciati messi in IV di copertina. 
Magari togliendo un po' di spazio all'inutile e ridondante sproloquio su blog blig blug etc etc 

Ercole aggiunge: 

Un saggio "quasi totalmente inutile" 

Amare riflessioni 
 
Usando il suggestivo linguaggio dell'intervento di Woland, ecco un estremo sunto del pensiero che si ha l'impressione di poter estrarre dall'opera metitieresca: 

Se c'è la scabbia, è colpa dei blog blig blug.
Se c'è la lebbra, è colpa dei blog blig blug.
Se c'è la peste, è colpa dei blog blig blug.
Se c'è la guerra, è colpa dei blog blig blug.
Se c'è il terrorismo, è colpa dei blog blig blug.
Se c'è lo stupro, è colpa dei blog blig blug.
Se cìè la crisi, è colpa dei blog blig blug.
Se le cose vanno male, è colpa dei blog blig blug.

sabato 22 agosto 2020

 
BLOG GENERATION
 
Autore: Giuseppe Granieri 
Anno: 2005
Edizioni: 1a ed. 2005, IV rist. 2009 
Editore: Laterza 
Pagine: VIII-185
Collana: Saggi Tascabili Laterza (n. 287)
ISBN carta: 9788842075646
ISBN digitale: 9788858102152
Argomenti: Attualità culturale e di costume, giornalismo,
      informatica, scienze della comunicazione 
Prefazione: Derrick De Kerkhove
Copertina: flessibile
 
"Se questo libro non fosse anche molto piacevole da leggere, direi che si tratta di una sorta di studio sociologico sui weblog e sui motori di ricerca. La prospettiva di Granieri è al tempo stesso ampia e precisa: attraverso l'individuazione dei suoi attori e l'esame della tecnologia, la trasformazione delle relazioni personali oggi in atto è messa in luce nei suoi vari aspetti. Il libro di Granieri è ispirato a una visione della democrazia e dell'organizzazione sociale in movimento. La sua è una vera vocazione politica, non di partito, ma di umanità."
(Derrick De Kerckhove)
 
Indice (edizione 2005): 

Prefazione di Derrick De Kerckhove 
 
Nota dell'autore 

Prologo. Di come le percezioni diventano realtà 
     Platone snack bar
     Cosa sanno di noi 
     La democrazia come lotta contro la complessità 

Parte prima
Non la tecnologia: la pratica. Come nasce un modello nuovo 

Capitolo 1. La rivoluzione della pagina "What's New" 
    1.1 Di cosa parliamo quando parliamo di Internet
    1.2 Una tecnologia che esiste da quando è nato il Web 
    1.3 Il problema dell'ornitorinco 
 
Capitolo 2. Per una descrizione della blogosfera 
    2.1 Dalla prassi allo standard 
    2.2 "The Power of Linking": cenni di economia politica del 
          Web 
    2.3 Le regole della conversazione 
    2.4 La palestra delle idee 
    2.5 La moltiplicazione dei pani e dei pesci 
 
Capitolo 3. Il Super-Google 
   3.1 "The ant colony", ovvero la redazione più grande del 
          mondo 
   3.2 "RSS way of life": come cambia il nostro rapporto con le 
          informazioni 
 
Parte seconda
Prove tecniche di rappresentazione del mondo 

Capitolo 4. Ecosistema dei media 2.0 
   4.1 Al lupo, al lupo! 
   4.2 Interazione numero uno: miglior giornalismo 
   4.3 Interazione numero due: il patto critico 
   4.4. La "Google Generation"

Capitolo 5. Democrazia 3.0
    5.1 Campagne elettorali open-source 
    5.2 Modi e tempi del dibattito politico

Capitolo 6. Quello che ci meritiamo 
    6.1 Cosa ne faremo
    6.2 La rivincita della politica 

Bibliografia 

Indice dei nomi
 
Recensione: 
 
In estrema sintesi, il libro granieresco è una massa di contenuti molto datati, che ormai l'editoria potrebbe considerare carta da macero. Fu pubblicato per la prima volta nel febbraio del 2005, a poca distanza dalla mia entrata nel mondo blogosferico di Splinder (luglio 2004). Una ragazza che all'epoca era una diciottenne, adesso è una milf. Una donna che all'epoca era una quarantenne, adesso sia avvia a diventare una vecchia carampana. Un adolescente dei nostri giorni, all'epoca era soltanto uno spermatozzo! Ricordo ancora quando quello stesso anno, credo fosse settembre, fui invitato allo IULM insieme ad alcuni altri splinderiani, tra cui spiccava il giovane Jack the Ripper. Era costui un individuo alquanto bizzarro. Parlammo di Ernst Röhm e di Gregor Strasser, delle SA e dell'omosessualità nella Germania di Weimar. A dire il vero di quella giornata ricordo soltanto lui e un anziano signore il cui portale si intitolava "Ceci n'est pas un blog". Gli altri che incontrai mi parvero assolute nullità, tanto che ogni traccia mnestica della loro esistenza è scomparsa dai miei banchi di memoria stagnante. A parte l'organizzatrice dell'incontro, che aveva i capelli rossicci, non sono nemmeno sicuro che ci fossero delle ragazze. Il motivo di questo lungo flashback è presto detto: proprio allo IULM diedero in omaggio una copia del libro di Granieri a me e agli altri blogger presenti. Lì per lì lo trovai interessante. Dopo anni lo ripresi in mano e mi parve più lontano da noi di una tavoletta d'argilla con iscrizioni cuneiformi. Soprattutto mi parve futile. Pensate, l'opera è tutta innervata da illusioni politiche e da velleità messianiche! Sono andato con la mente ai tempi in cui all'improvviso mi trovai in Splinder: molti facevano un gran parlare del blog come strumento di informazione. C'era chi pensava di usare questo mezzo per migliorare il mondo, senza voler accettare il fatto che non si può pulire un cesso usando la merda. Molti si atteggiavano a giornalisti di un nuovo tipo, mai visti prima e destinati a rivoluzionare il pianeta. Era tutto un pullulare di cronisti d'assalto politicizzati, esperti in materie legali e attivisti pacifisti, che agivano utilizzando il Web anziché i media tradizionali. Cosa ne è rimasto? Niente. Dove sono finiti tutti i movimenti contro la guerra? Ricordo i tempi in cui fu rapito e ucciso Enzo Baldoni (splinderiano, autore di "Bloghdad"). Qualunque cosa succedesse in Iraq aveva un riflesso immediato nella blogosfera splinderiana. Ricordo quando dal mattino alla sera comparve un grottesco blog intitolato "Le due Simone subito libere!" (ormai nessuno se ne ricorda più: le Simone erano due giovani volontarie rapite in Iraq). Esisteva una massiccia presenza di portali politici di ogni genere. Bastava mettersi nell'homepage di Splinder e comparivano post di un gran numero di blog di Forza Nuova, in pratica uno per città. Anche l'Ulivo (che poi è diventato il Piddì) aveva blog territoriali, di cui presto ne rimase uno solo: quello dell'Ulivo di Velletri. C'erano i "Bloggers contro la guerra", "La torre di Babele" di Pino Scaccia e innumerevoli altri. Lo stesso concetto di blog politico è stato nel frattempo dimenticato. Nessuno più coltiva quell'idea puffesca di realizzare la Democrazia Universale tramite la Blogosfera. Per quanto riguarda i gruppi antidemocratici, sono migrati in altri ambienti, come ad esempio Facebook.

Durante l'incontro allo IULM, l'organizzatrice ci invitò a formulare una definizione di blog. Dopo una breve discussione si convenne che un blog differisce da un comune sito web in questo:
1) è aggiornabile facilmente tramite un'apposita finestra di editing e un tasto di pubblicazione;
2) presenta gli aggiornamenti, detti post, in uno storico, di solito in ordine crononogico inverso (anticronologico);
3) permette l'interazione in tempo reale tramite commenti. 
 
Col senno di poi, aggiungerei un'altra caratteristica:
 
4) fa parte di una piattaforma, che è il suo universo-contenitore. 
 
Questo quarto punto, lo capisco sempre di più, è fondamentale. Un portale solitario, con un proprio dominio, non può essere definito un vero blog, perché non è parte di alcuna struttura della galassia informatica. Non è parte della Blogosfera. Ai tempi di Blog Generation, questo concetto non era chiaro. Era addirittura comune l'invidia verso portali come quelli di Granieri e quello di Mantellini (il famoso Manteblog), che si diceva viaggiassero sulle mille visite al giorno. Era quasi un feticismo delle visite. Lo affermo con veemenza, anche a costo di farmi nemici: se l'url di un portale non ha un suffisso che marca la piattaforma, non è un blog. Al massimo può essere definito pseudo-blog.
 
Se ci pensiamo bene, nel trattato di Granieri non viene nemmeno data una vaga definizione di cosa sia un blog. Viene considerata una cosa scontata. A parer mio questo è stato un colossale errore. Un segno che Blog Generation era rivolto unicamente ai blogger, come se fossero una setta priva di aperture verso il mondo esterno, coincidente con l'intero Web. L'insistenza con il tema del dibattito politico e della democrazia digitale è fortissima fin dalle prime pagine: sembra quasi una lente distorcente attraverso cui l'autore guarda l'Esistenza. Eppure la maggior parte dei blog non ha mai avuto contenuti politici articolati. Un ex collega aveva un blog i cui post erano tutti uguali: "Berlusconi vi ruba il futuro". La stessa identica frase, ripetuta centinaia, forse migliaia di volte. Certo, è una frase politica, ma se vogliamo è un po' scarna. Per ogni portale di un attivista, ce ne saranno stati centinaia e centinaia che trattavano di tutt'altro. C'erano blog di varie subculture. Ve li ricordate gli Emo? Erano quei giovani magrissimi e vestiti di nero che facevano feste orgiastiche e si cospargevano di sperma! E le anoressiche? All'epoca erano molto attive in Splinder, al punto che ci furono tentativi di fare leggi per reprimerle. Poi c'erano moltissimi a cui non importava un bel niente di nulla. In fondo, con buona pace di Granieri, uno può benissimo aprire un diario on line e scrivere cose del tipo: "Oggi ho la diarrea! Il suo odore di uova marce stordirebbe le mosche!" C'era poi un portale il cui autore ripeteva soltanto il carattere "ù", in innumerevoli post di questo genere: "ùùùùùùù". Riceveva moltissimi commenti di internauti adirati che si lamentavano dello spreco di risorse. Il tempo ha affossato la Blog Generation, proprio come ha affossato Nabucodonosor e il Re di Sodoma. Certi concetti graniereschi suonano così distanti dalla realtà che al confronto ci sembra concreto e immanente il magico mondo dei Puffi! Non tutto però è una melassa di ingenuità e di stucchevole panglossismo. Ci sono anche spunti per riflessioni di un certo interesse, a patto di saperli scorgere nella massa delle scorie ideologiche. 
 
La natura aristocratica del Web segue i princìpi della Teoria delle Reti, così ben descritti dal cibernetico ungherese Albert-László Barabási. Si comprese ben presto che non tutti i blog potevano avere la stessa visibilità. Accadde quando in Splinder cominciarono ad emergere le cosiddette blogstar. In molti casi i loro contenuti erano di una stupidità spaventosa, di un vuoto desolante, eppure erano graditi a un numero immenso di utenti, a loro volta stupidi e vuoti. Granieri non manca di parlare di questo fenomeno, citando il caso di un blogger  splinderiano conosciuto come Personalità Confusa. Di lui si parlò a fondo anche allo IULM. Da quello che ricordo, era uno studente che fingeva di essere una baby sitter alle prese con pannolini sporchi di merda e simili amenità. Il suo delirante diario piacque a un gran numero di utenti, tanto che divenne uno dei blog più citati dai media. Non si capirà mai perché sia andata così. In pratica ha funzionato come la formazione di un cristallo intorno a un minuscolo nucleo di aggregazione in una soluzione satura di sali. Non è poi così strano che Granieri abbia riportato proprio questo esempio, anche se non sembra essere politicamente spendibile. Il meccanismo che permetteva a un blog di attirare enormi consensi era visto come qualcosa della massima importanza: c'era l'illusione di poterlo comprendere e di utilizzarlo per realizzare la democratizzazione blogosferica dell'intero Universo, fino alle più remote galassie. A distanza di anni anche queste blogstar sono scomparse: già da tempo si erano avviate lungo i sentieri dell'Estinzione.
P.S.
A quanto si scopre, i contenuti di Personalità Confusa sono stati migrati in un tristissimo portale indipendente con suffisso .net. Gli aggiornamenti sono continuati fino a tempi recenti, ma tutto ciò non mi sembra la stessa cosa di Splinder.     

Il caso del Connettivismo 
 
Peccato che anche per motivi cronologici Granieri non abbia potuto menzionare la complessa interazione blogosferica da cui è nato un movimento artistico della massima importanza, il Connettivismo, a cui ho avuto il privilegio di aderire fin dagli inizi del 2005. Il nucleo iniziale del Connettivismo era il blog splinderiano Cybergoth di Zoon. Su un template nero come l'Abisso Siderale scorreva un flusso incessante di post che erano frammenti di universi collassati. È stato per me un grande privilegio parteciparvi! Estinto Splinder, il progetto di Zoon continua su HyperHouse (NeXT Hyper Obscure), ospitato dalla piattaforma WordPress. Si tratta di uno degli ultimi blog in cui permane l'antica scintilla. 
 
 
Se penso alle antiche glorie, mi commuovo. Mi limiterò a riportare l'inizio del Manifesto del Connettivismo e a rimandare a una pagina del sito Fantascienza.com.    
 
"Siamo i Custodi della Percezione, i Guardiani degli Angeli Caduti in Fiamme dal Cielo, i Lupi Siderali. Un gruppo di liberi pensatori indipendenti. Viviamo nel cyberspazio, siamo dappertutto. Non conosciamo frontiere. Questo è il nostro manifesto." 
 

Sono le Ultime Stelle, che diffondono la loro fioca luce nel Nero Assoluto, nella Morte Termodinamica del Multiverso.

Altre recensioni e reazioni nel Web

Queste sono due recensioni di Blog Generation, che reputo interessanti:
 
"Il 2004 è stato tutto un pullulare di libri sui blog, sui blogger e via discorrendo. Continuo a chiedermi da un lato se hanno un certo qual successo, e dall'altro se servono a qualcosa. In fin dei conti è anche vero che chi scrive su un blog tende a leggere più della media, e con le tirature medie italiane basta "leggersi addosso" per ottenere un discreto successo. Questo agile saggio nasce per spiegare il fenomeno da un punto di vista sociologico. Granieri è una figura molto nota nel campo, e il suo punto di vista è che la Rete permetterà una maggiore partecipazione dei cittadini alla "politica", intesa sia nel senso usuale che in quello etimologico di "scambio di informazioni e conoscenze tra le persone; il tutto favorito dai sistemi software di aggregazione di quanto noi rendiamo pubblico, che faranno sì che ognuno di noi si costruirà il proprio giornale interattivo. Il libro è scritto in uno stile che si mantiene quasi sempre scorevole, senza usare quei paroloni che danno l'aria di voler nascondere la scarsa conoscenza degli argomenti. Chi conosce il "guru" Granieri si potrà piuttosto stupire che non è stata mai usata alcuna faccina: è proprio vero che un sito web e un libro richiedono formalismi diversi. L'unica pecca che ho trovato è il tono a volte troppo trionfalistico, come se i blog fossero la Rivoluzione Totale e Definitiva invece che uno strumento utile ma non certo indispensabile. Forse però la mia è una visione prevenuta: in fin dei conti faccio già parte della Blog Generation."
(Maurizio Codogno) 

"15.000 blog nuovi al giorno l'anno scorso; forse quest'anno anche di più. Il libro ci spiega che cosa è un blog e come funziona: in che modo è la forma più matura di internet. La possibilità per ogni utente del web di avere un proprio punto di presenza, fa la differenza rispetto ai sistemi finora in uso: newsgroup, forum, e-mail, ecc. Inoltre il blog - dice ancora Granieri - inverte la sequenza letteraria cui eravamo finora abituati: esso prima pubblica e poi filtra. L'esigenza di tale filtro, ovviamente, dovrebbe portare (porta) alla scrematura della fuffa, e quindi far sì che solo la punta della piramide abbia una consistenza. Il resto è vanità! Granieri riferisce numerosi episodi per avvalorare l'incidenza dei blog anche nei confronti dei media tradizionali, che tendevano ad ignorarne la presenza. La lettura è piacevole oltre ad essere istruttiva."
(Romolo Pranzetti) 

Parole che a pochi anni di distanza suonano come rumore di fondo!
 
Epilogo 
 
Dov'è finita la Blog Generation? Nel Nulla. È finita nel Nucleo del Nulla. Non ne resta quasi alcun ricordo, solo qualche traccia mnestica in dissoluzione nella Noosfera demente di questa umanità terminale.

domenica 12 aprile 2020

 
SCHIAVI DEGLI INVISIBILI 
 
Titolo originale: Sinister Barrier 
Autore: Eric Frank Russell 
Anno: 1948
Paese: Regno Unito
Lingua originale: Inglese
Tipologia narrativa: Romanzo
Genere: Fantascienza,
thriller, horror, noir 
Sottogenere: Fantascienza gnostica, demonologia, ufologia
     radicale 
Editore: Arnoldo Mondadori Editore; Editrice Nord
1a ed. italiana: 1953 (Urania n. 7)
2a ed. italiana:
1964 (I capolavori di Urania n. 325 bis)
3a ed. italiana: 1978 (Serie Cosmo Oro n. 31)
4a ed. italiana: 1982 (Classici Urania n. 68)
Traduttori: Patrizio Dalloro (1953, 1982),
     Giorgio Monicelli (1964), Roberta Rambelli (1978) 

Sinossi (da Mondourania.com, n. 7): 
"Il genere umano è già stato conquistato da altre "intelligenze"? E' forse posseduto da forme di vita inimmaginabili, ma non per questo meno temibili e proterve? Si, l'umanità è schiava degli spaventosi Vitoni, sfere di energia elettromagnetica, invisibili all'occhio dell'uomo, di cui sfruttano spietatamente le energie nervose. Globi azzurri di un metro di diametro, fosforescenti, fluttuanti nell'aria, hanno bisogno, per ottenere le energie nervose di cui si nutrono, di provocare la più catastrofiche emozioni nella psiche umana: e per giungere a questo devono scatenare guerre, passioni, delitti, ininterrottamente. Ma un piccolo gruppo di uomini s'accorge di questa schiavitù a favore degli Invisibili e a sua volta dichiara guerra ai Vitoni. Questi hanno scatenato gli orrori di una guerra atomica tra asiatici da una parte ed euro-americani dall'altra. Ma gli uomini hanno scoperto finalmente il mezzo di "vedere" gli Invisibili. E da questo momento la sorte dei Vitoni è decisa."
 
Sinossi (da Mondourania.com, n. 325): 
"Nella ormai ricchissima galleria di creature maligne che la FS ha inventato, questi Vitoni di Russell occupano un posto altrettanto sensazionale dei Trifidi di Wyndham. Con una importante differenza: mentre i Trifidi sono visibili a occhio nudo e sembrano innocui, i Vitoni sono invisibili, e solo una fortuita scoperta permette all'umanità di capire infine che cosa stia succedendo, e anzi, di rendersi conto che il nostro passato e la stessa nostra storia millenaria, seguono forse da sempre il corso voluto da questi feroci e insaziabili parassiti."
 
Trama: 
Siamo di fronte a una vera e propria strage di professori. Un eccidio, una moria epidemica quanto inspiegabile. Sul mondo accademico sembano posarsi le Ali della Morte. Chi si suicida gettandosi dai piani alti di un grattacielo, chi viene stroncato da un infarto improvviso, chi impazzisce e spara nel vuoto a un aggressore invisibile, chi si schianta col suo veicolo contro un edificio, chi si getta sotto un camion dopo aver urlato in preda al delirio. L'investigatore Graham e l'agente Wohl pian piano, di fronte alla morte di un gran numero di eminenti scienziati, cominciano ad accorgersi che strani particolari legano tra loro i diversi casi. Subito prima di incontrare l'Angelo della Morte, le vittime sembravano in preda al delirio, alcune di loro avevano lasciato appunti sconnessi e altri indizi molto difficili da interpretare: l'uso enigmatico quanto diffuso di un intruglio composto da mescalina, tintura di iodio e blu di metilene. Man mano che le indagini di Graham e Wohl procedono, avvengono strani incidenti. Uno scienziato in preda al terrore si getta col suo veicolo contro un palazzo, facendolo esplodere. Un altro si getta urlando sotto un camion. Quando finalmente viene trovata la prova dell'esistenza di strani globi di luce simili a soli azzurrognoli, fotografati tramite una speciale emulsione, esplode un impianto chimico, annientando un'intera città. Non senza gravi difficoltà e peripezie, Graham riesce a comprendere ogni dettaglio della complicata situazione e ad averne le prove da uno scienziato che vive da eremita, rinchiuso in un loculo ctonio. I soli azzurrognoli sono proprio quelle entità a cui è stato dato un nome scientifico: i Vitoni. L'anziano studioso scovato da Graham finisce ucciso non appena osa mettere piede all'esterno. Con questa mole di tremende evidenze, l'investigatore superstite riesce a ottenere l'appoggio del Governo e del Presidente. La strategia adottata non è delle più furbe, anche se appare inevitabile come una necessità storica: viene deciso di rivelare ogni cosa al mondo intero. Le conseguenze di un atto tanto rivoluzionario non si fanno attendere. Se alcuni futili media irridono tutto ciò che è stato pubblicato sui Vitoni, la Cina adotta una tattica assai più incisiva: scatena una guerra contro gli States, radendo al suolo numerose città con bombardamenti incendiari e devastando interi continenti. Ogni resistenza in Asia viene travolta, New York è sotto il bombardamento, l'Europa è a un passo dalla disfatta. Il marasma imperversa ovunque e sembra condurre il mondo intero alla completa rovina, fino ad arrivare all'escalation nucleare. Proprio quando ogni speranza è sul punto di venir meno, le sorti della specie umana mutano come per un improvviso colpo di fortuna, con la scoperta di una nuova rivoluzionaria arma in gradi di annientare i Vitoni come in un videogioco fosforescente!
 
Recensione: 
L'opera di Russell è una gemma di pensiero gnostico e di anticosmismo, che irradia la Luce della Verità in mezzo a una massa di fantascienza priva di costrutto. Purtroppo le genti del mondo non amano chi scrive cose inquietanti che possono spiegare le miserie della condizione umana: ecco perché preferiscono materiale puerile e grottesco come Star Wars, Star Trek et similia, la cui utilità potrebbe essere paragonata a quella dei peti di un mulo. I Vitoni non sono fatti di materia, non appartengono alla biologia, eppure sono dotati di una grande intelligenza che usano a danno dei viventi. Possono quindi essere considerati cacodemoni a tutti gli effetti. Sono proprio gli Arconti, gli esseri maligni che tanta importanza hanno nell'architettura concettuale dello Gnosticismo. 

La vulgata corrente parla di due fonti di ispirazione all'origine di questo romanzo:
1) Il paradosso di Fermi ("Se l'Universo pullula di civiltà sviluppate, dove sono tutte quante?");  
2) L'opera di Charles Hoy Fort (1874 - 1932), scrittore e studioso di fenomeni inspiegabili.
Le conclusioni tratte da Russell sono le seguenti: 
1) Siamo già stati conquistati da alieni che impediscono qualsiasi contatto con altre civiltà;
2) Ogni fenomeno inspiegabile e paranormale è il prodotto dell'attività di questi alieni, che usano a proprio vantaggio la superstizione umana.
Non intendo certo mettere in discussione questi meccanismi della genesi di Schiavi degli Invisibili. Ci tengo però a far notare la considerevole affinità con un sistema religioso e filosofico dell'Antichità, che ai nostri tempi è stato quasi del tutto dimenticato. Dovremmo quindi aggiungere una terza fonte di ispirazione all'elenco sopra riportato: lo Gnosticismo è proprio la chiave che permette di dare un senso a tutto questo. Per convincersene è sufficiente a mio parere leggere con attenzione alcuni estratti significativi del romanzo, che riporto nel seguito: 
 
"Proprio come molte cose ci erano sfuggite per secoli, alcune rifugiandosi nell’infinitamente piccolo ed altre nell’infinitamente grande, così altre ci hanno elusi annidandosi nell’incolore assoluto." 
 
"La scala delle vibrazioni elettromagnetiche si estende su 60 ottave, e l’occhio umano può vederne una sola. Oltre la sinistra barriera dei nostri limiti, oltre questo campo visivo meschino e inefficiente, intenti a dominare ogni uomo dalla culla alla tomba, a depredarci spietatamente come parassiti, stanno i nostri maligni e onnipotenti padroni: gli esseri che sono i veri signori della Terra." 
 
"Poiché somigliavano a globi di luce viva, Bjornsen ha dato loro il nome di Vitoni. E non sono soltanto vivi: sono anche intelligenti! Sono i signori della Terra, e noi siamo il gregge dei loro campi. Sono i crudeli e spietati sultani dell’invisibile; e noi siamo i loro schiavi tremanti e stupidi, così indescrivibilmente stupidi che pochi nella storia si sono accorti delle catene che portano. L’ignoranza di essi può essere una fortuna, ma la conoscenza è un’arma. L’umanità deve conoscere i suoi oppressori per infrangere le catene." 
 
"Una morte immediata attende una mucca che guida una rivolta contro la mungitura. E c’è uno scacciamosche che aspetta la prima ape decisa a protestare contro il furto del miele." 
 
"Così anche all’uomo, semmai divenisse consapevole di essere bestiame, non è dato di protestare e di opporsi, pena la condanna a morte." 
 
"Noi mangiamo, ma non ci aggiriamo a caso alla ricerca di patate selvatiche. Le coltiviamo, e coltivandole le miglioriamo secondo i nostri criteri. Allo stesso modo, i nostri tuberi emotivi non bastano a riempire i ventri dei nostri padroni: devono essere coltivati, stimolati, selezionati, secondo le idee di coloro che provvedono furtivamente a tali colture."
 
"Questa è la sola ragione per cui gli esseri umani, altrimenti razionali e ingegnosi al punto da stupirsi delle proprie capacità, non sanno mandare avanti il mondo in modo degno della loro intelligenza. È per questa ragione che ancor oggi, mentre potremmo costruire cose splendide, viviamo tra i monumenti miserabili della nostra potenza distruttiva, e non sappiamo creare la pace, la sicurezza, la tranquillità. È per questo che facciamo progressi nella scienza e nella tecnica ma non nella sociologia e nella psicologia, che sono sempre state ingarbugliate e impotenti fin dal principio." 
 
"Se vi mostrassi una microfotografia dell'orlo di una comunissima sega, i suoi vertici e le sue valli sarebbero un grafico perfetto delle ondate emotive che hanno sconvolto questo mondo con atroce regolarità. L’emozione... la messe! L’isterismo... il frutto! Voci di guerra, preparativi di guerra, accuse e controaccuse di preparare la guerra, le guerre vere e proprie; le rinascite religiose, i disordini religiosi; i conflitti del lavoro; le rivalità razziali; le dimostrazioni ideologiche, la propaganda speciosa; gli omicidi, i massacri, i disastri naturali; le stragi in tutte le forme capaci di suscitare ondate emozionali; rivoluzioni e ancora guerre."
 
"La pace, la pace vera, è un periodo di carestia per i nostri superiori. Occorre che vi siano emozioni, energia nervosa: grandi e sterminate messi di estensione mondiale, create in un modo o nell’altro, con qualsiasi mezzo."
 
"La verità deve essere senz’altro un’arma, altrimenti quelle creature non avrebbero mai preso iniziative tanto drastiche per impedire che venisse conosciuta. Loro temono la verità, perciò il mondo la deve conoscere. La verità "deve" essere rivelata!" 
 
«Si è scoperto ben poco - disse Graham - ma quel poco ha un grande significato. Beach era convinto che i Vitoni non soltanto sono formati d'energia, ma che "vivono" di energia e  se ne nutrono: della "nostra" energia! Per quanto li riguarda, noi esistiamo come produttori di energia, che la natura premurosa ha messo a loro disposizione per saziarli. Perciò ci allevano, o ci incitano a riprodurci.»
 
"Come si sa da tempo, l’energia nervosa prodotta dall’atto di pensare e la reazione alle emozioni ghiandolari hanno natura elettrica o semielettrica: ed è questa produzione che nutre i nostri invisibili superiori. Loro possono incrementare il raccolto quando vogliono; e lo fanno, stimolando rivalità e gelosie e odii e suscitando emozioni. Cristiani contro mussulmani, bianchi contro neri, comunisti contro cattolici: tutto è farina per il mulino dei Vitoni, tutto nutre le loro inimmaginabili viscere. Come noi coltiviamo il cibo, così i Vitoni coltivano il loro. Come noi ariamo i campi e seminiamo e mietiamo, così loro arano e seminano e mietono. Noi siamo un suolo di carne, arato dalle circostanze imposte dai Vitoni, seminato di idee controverse, concimato da dicerie e menzogne e falsità, innaffiato da sospetti e gelosie: e tutto questo affinché possiamo produrre una ricca messe di energia emotiva, che viene mietuta con la falce dell’angoscia. Ogni volta che qualcuno grida ad una guerra, un Vitone usa le sue corde vocali per ordinarsi un banchetto!"
 
"Il loro metodo per «spiegare» errori e omissioni e sviste da parte loro, insinuando nozioni superstiziose per «giustificarli» e confermando tali nozioni per mezzo di cosiddetti miracoli quando necessario e della produzione di poltergeist e di fenomeni spiritici quando richiesto, dimostra l'infernale ingegnosità degli esseri che noi chiamiamo Vitoni. Costoro hanno fatto del confessionale e della sala per le sedute spiritiche i loro centri di mimetizzazione psichica: il prete e il medium sono stati i loro alleati nell’impresa diabolica di mantenere nella cecità le masse cieche."  

"I dati dell'"Herald-Tribune" costituiscono gli annali della credulità umana, la prova che gli uomini possono vedere in faccia la realtà... e negarla! Dimostrano che gli umani possono vedere un pesce e chiamarlo carne o pollo, secondo le convenzioni di tutori dogmatici chiechi quanto loro, secondo il personale timore di perdere invisibili partecipazioni a dimore celesti inesistenti, secondo la credula convinzione che Dio possa negare loro le ali se affermano che una visione autorevolmente garantita come emanata dal cielo proviene invece dall'inferno."
 
"Siccome tutti i nostri dati indicano che i Vitoni orientano le opinioni come vogliono, guidando sottilmente i pensieri nel modo per loro più conveniente, è quasi impossibile stabilire quali giudizi si sono evoluti naturalmente e logicamente e quali sono stati imposti."
 
"Per loro è un vantaggio enorme, perché possono conservare il potere sull’umanità mantenendo diviso il mondo su ogni questione, nonostante tutti i nostri tentativi di unirlo." 

"Secondo me sarebbe opportuno creare un apposito laboratorio in qualche località remota e poco frequentata, lontana dalle zone in cui imperversa la guerra, poiché tutto indica che i Vitoni si raccolgono dove gli umani sono più numerosi e che visitano molto di rado le regioni disabitate."  
 
"Un laboratorio nascosto nel deserto, in una località in cui il nutrimento emotivo scarseggia, potrebbe rimanere inosservato e indisturbato anche per anni." 
 
Incapacità predittiva 
 
Il problema cruciale è la tecnologia descritta nel romanzo di Russell. L'autore dà forma a un mondo in apparenza molto progredito scientificamente, ma com'è ovvio lo fa secondo le idee correnti negli anni '40 del XIX secolo, secondo il suo immaginario collettivo. Non può nemmeno concepire qualcosa di simile a Internet: i soli computer sono ancora scomodissimi armadi a muro pieni zeppi di valvole termoioniche. Se da una parte ci sono veicoli fluttuanti che funzionano tramite l'antigravità, dall'altra c'è una telefonia assolutamente incoerente e rudimentale. Il telefono si è evoluto in videotelefono (o videofono), ossia è stato messo uno schermo simile a un oblò proprio sopra il girello, mantenendo immutata la cornetta che si aggiancia. Non solo: c'è il centralino per smistare le chiamate! Nulla di portatile, è ovvio. Al massimo il videotelefono può essere montato su un veicolo fluttuante, ma nulla di più. I poliziotti sono ancora provvisti di walkie talkie, congegni di cui non è stata capita la portata rivoluzionaria (sono loro i veri progenitori dei comunicatori di Star Trek). Esistono persino i radioamatori! Sì, proprio loro, quei camionisti che continuavano ad farfugliare "brekko brekko!" al microfono. Qualcuno se li ricorda? Forse no, ormai sono estinti da tempo. Dubito che un millennial abbia mai visto un radioamatore, non più di quanto abbia visto un toxodonte o un megaterio. Fatto sta che l'idea del telefono portatile non è presente nemmeno allo stadio larvale nel mondo russelliano. Lo schermo dei videofoni fissi è capace soltanto di trasmettere tramite una telecamera o di mostrare le pagine dei quotidiani come se fossero foto. Non c'è interfaccia di sorta. Persino il televisore a colori ("stereoscopico, a sei colori") è presentato come un'audace invenzione della Faraday, il cui lancio sul mercato è stato interrotto dalla guerra. Ci pensate? Tutte queste cose dovrebbero far meditare. 
 
Fantascienza Noir 

Il navigatore N3ntalf1oss fa notare una cosa molto interessante sul sito Anobii.com: il romanzo di Russell in realtà è permeato di noir, al punto da essere ascrivibile a quel genere.  


"Fin da subito, infatti, la narrazione prende una precisa direzione e, rinunciando a qualsivoglia speculazione ontologica e metafisica, opta per ritmi e caratterizzazioni tipiche del noir e del poliziesco. A tratti pare davvero di leggere Mickey Spillane o di assistere a un film dell'epoca dei Bogart e dei Peter Lorre." 

E ancora: 

"Le attenuanti, però, non mancano. Il periodo - "Sinister Barrier" (titolo originale) apparve nel 1939 e fu rimaneggiato e rivisto tra il 1943 e il 1948 - è quello, appunto, dell'esplosione noir e dei duri con la sigaretta in bocca. L'influenza sul romanzo è infatti marcatissima e, a tratti, persino piacevole. Inoltre, siamo ancora lontani (o, perlomeno, non troppo vicini) all'epoca della Sci-fi americana degli Outer Space e degli Another World, e questo va a tutto merito dell'autore, che si è rivelato assai profetico nel proporre un intreccio che i posteri non esiteranno a clonare e a rivisitare.
D'altra parte non si può gridare al miracolo, vista soprattutto la semplicità - quasi ingenua - del canovaccio narrativo, e il taglio dato ai personaggi, tutti un po' troppo Marlowe, per essere credibili in una storia che, alla fin fine, parla di incontri con altre forme di vita e non di sparatorie tra gangster."
 

Di che lamentarsi? Fantascienza, gangster e pupe: non è poi troppo male, Diabole Domine! Ci fosse qualcosa di simile ai nostri tempi!

mercoledì 8 aprile 2020

I GREKS PORTANO DONI 

Titolo originale: The Greks Bring Gifts 
Autore: Murray Leinster 
Anno: 1964
Lingua originale: Inglese
Paese: Stati Uniti d'America
Tipologia narrativa: Romanzo
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Epica spaziale, fantascienza hard, invasione
     aliena
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
1a ed. italiana: 1976 (Urania n. 695)
2a ed. italiana: 1985 (Millemondiestate n. 27)
Traduttore: Beata della Frattina 
Titoli tradotti: Non sono state trovate altre traduzioni
 
Sinossi (da Mondourania.com):
"Quando la gigantesca astronave dei Greks spunta da dietro la Luna, l'umanità è presa dal panico. Ma l'allarme, a quanto sembra, è ingiustificato, non c'è, a quanto pare, niente da temere. I Greks, socialmente e tecnologicamente avanzatissimi, sono come gli antichi Greci rispetto ai barbari: il loro scopo ultimo è di diffondere nei pianeti "sottosviluppati" la loro superiore forma di civiltà; la missione dell'astronave è di portare agli uomini degli spendidi regali energetici che trasformeranno la Terra in un paradiso. Per fortuna Jim Hacket, esperto in fisica moderna ma anche in storia antica, si ricorda dell'antico detto secondo cui bisognava "temere i Greci anche quando portano doni", e si chiede, tra l'altro, cos'abbiano messo i Greks nella profonda buca che dopo l'atterraggio hanno scavato di nascosto sotto l'astronave." 
 
Trama:
Il narratore ricostruisce i fatti recenti della storia del genere umano a beneficio dei lettori, presentando gli eventi portentosi di cui è stato testimone durante la sua gioventù. In questa ricostruzione ci sono molte sproporzioni temporali e incongruenze. In pratica le cose sono andate così: l'arrivo sulla Terra della grande astronave dei Greks ha prodotto una discontinuità traumatica nella storia del genere umano, ponendolo in gravissimo pericolo. Tuttavia, una volta sconfitto questo formidabile nemico col solo aiuto dell'ingegno di un uomo e dell'improbabile collaborazione delle autorità delle nazioni, ecco che il progresso dell'umanità accelera all'improvviso fino a portare all'instaurarsi di una civiltà a livello galattico. 
 
La reazione dell'umanità all'arrivo dei Greks e ai loro doni è stata paragonabile a quella indotta da una massiccia anestesia. Si è avuta la totale abolizione del senso critico e dello stesso concetto di razionalità. Abbagliati da un sistema che permette di captare e di trasmettere a qualsiasi distanza l'energia, come se fosse creata dal Nulla, i popoli della Terra hanno abbandonato in poco tempo le vecchie tecnologie, trovandosi così alla mercè degli alieni. C'è una sola persona su tutti il nostro pianeta a diffidare di questi politicanti scesi dagli abissi siderali: il dottor Jim Hackett, un fisico che cova un grande risentimento per non aver superato un esame sulle conoscenze scientifiche dei Greks. Con la sua assistente, la signorina Lucy Thale, l'accademico intraprende un defatigante viaggio in automobile verso il luogo in cui è atterrata l'astronave dei "benefattori" alieni. Nel corso del tragitto la coppia si imbatte in un aldariano che ha avuto un brutto incidente d'auto. Gli Aldariani sono alieni ipertricotici dal sembiante ferino, vagamente somiglianti a licantropi, che i Greks hanno condotto sull Terra come schiavi. Condotto l'aldariano ferito in un ospedale, Lucy scopre una verità fastidiosa. L'alieno peloso è sordo, i suoi padroni Greks gli hanno reciso i nervi acustici per impedirgli di percepire i suoni. Prima che le cose si mettano male, Hackett e la donna riescono a fuggire dall'ospedale e a far perdere le loro tracce - non prima che l'aldariano abbia consegnato a Lucy un misterioso congegno che aveva con sé. 

Giunti alla loro destinazione, dove le folle attendono nei pressi dell'astronave dei Greks, il dottor Hackett e la sua compagna iniziano a lavorare con alcuni uomini di Scienza che si occupano di scavi archeologici. Così concentrano la loro attenzione su una buca riempita dagli alieni con ogni sorta di rifiuti. La scavano e scoprono i corpi di numerosi aldariani uccisi, abbandonati nell'immondizia come se valessero meno degli escrementi. Da questo rinvenimento inizia la riscossa della Terra. Come per miracolo, tutti i governi del pianeta si convincono per incanto della pericolosità dei Greks e dei loro funesti doni. Si scopre così che i congegni per la captazione e la trasmissione dell'energia dal Nulla sono illusori, che sono soltanto giocattoli che ricevono ciò che i Greks trasmettono, che non funzionerebbero mai senza un simile input. Nel frattempo l'astronave dei Greks è decollata, diretta verso le vastità galattiche. Dall'analisi di questi meccanismi, il fisico ribelle riesce a produrre un'arma mortifera, in grado di annientare uno scafo alieno. L'intenzione è chiara: non appena i Greks faranno ritorno, su richiesta dei popoli tumultuanti, avrà inizio la rivincita. Proprio da questo atto audace avrà inizio l'Impero Terrestre!
 
Recensione:
Se devo essere sincero, i Puffi hanno più verosimiglianza di questo costrutto narrativo. La mia domanda non è poi così complessa. Se i governi della Terra non riescono a mettersi d'accordo nemmeno su un dettaglio insignificante, come si può credere che agiscano in concordia nei confronti di una grave minaccia esistenziale? A simile quesito c'è un'unica risposta. Non è possibile alcuna reazione organizzata e coerente. Molti troveranno che la mia risposta sia desolante, eppure le cose stanno così. Alle intelligenti premesse di Leinster non corrispondono conseguenze altrettanto plausibili. Sarebbe bastata una conoscenza elementare della termodinamica per rifiutare con sdegno le profferte dei Greks, ma è inutile sperare che questo possa avvenire dove imperversa un sistema scolastico ostile alla Logica, la cui essenza è quella di uno schifoso vivaio di bulli!    
 
Timeo Greks et dona ferentes 
 
Com'è risaputo, Virgilio fa pronunciare al troiano Laocoonte, gran sacerdote di Poseidone, alcune famose parole: Timeo Danaos et dona ferentis, ossia "Temo i Greci anche quando portano doni" (Eneide, Libro II, 49). La forma vergiliana ferentis, un interessante arcaismo (con -is in luogo di -es), è in genere emendata in ferentes quando si cita il verso, credo per evitare crisi a qualche insegnante isterica. Spesso ci si imbatte anche in Timeo Graecos et dona ferentes, in cui Danaos è stato opportunamente sostituito col più familiare Graecos. Proprio da questa versione ad usum Delpini ha tratto ispirazione Leinster. Sostituendo Graecos con Greks, ecco pronta l'idea portante del romanzo, che a giudicare dallo stile è stato scritto in fretta e furia, i modo quasi convulso. I celebri tagli di Urania hanno rimosse alcuni passaggi. La rivelazione che il fisico Hackett avrebbe dovuto fare alla bella Lucy è stata omessa. Era una cosa elementare: data l'assonanza di Greks con Graecos, i giganteschi extraterrestri grigiastri non potevano essere onesti!
 
Amenità politiche 
 
A un certo punto ne ho avuto la certezza. I Greks appartengono al Club Bilderberg! Provate a immaginarveli! Altissimi e segaligni, dalla pelle grigia e zigrinata come quella di un palombo, ma con fattezze ben riconoscibili: ricordano quelle dei membri del Governo dei Tecnici che ci ha afflitto dopo la caduta del Satiro di Hardcore! 
 
Altre recensioni e reazioni nel Web:
 
Credo che questo sia in assoluto uno dei romanzi di fantascienza meno conosciuti e con meno riscontri. Ho fatto una certa fatica a trovare pochi brevissimi commenti. Si trovano su Anobii.com e sono tra l'altro abbastanza datati. 

 
Mauro ha scritto:

"Forse si sono ispirati a questo romanzo per la serie TV "Visitors". Comunque l'idea dell'alieno apparentemente "buono", ma che in realtà ha brame di conquista è sviluppata in modo interessante e avvincente." 

VM71 ha scritto:

"Timeo danaos et dona ferentes
Quando i Greci recano doni, è buona regola tenere gli occhi aperti. :-)
Romanzo degli anni '50, un pò ingenuo ma piacevole da leggere, se vi piace la fantascienza classica."
 
Plutonio186 ha scritto:

"La storia è carina e originale , almeno non ho mai letto una storia simile , l'unica cosa è che essendo scritto quando è stato scritto , ho trovato difficile immedesimarmi in qualsiasi personaggio ."