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giovedì 12 agosto 2021

ETIMOLOGIA DEL NOME DAUFER, DAUFERIUS: LA SOLUZIONE DI UN ANNOSO PROBLEMA

L'ultimo Re dei Longobardi fu Desiderio (in latino Desiderius). Nacque a Brescia in data sconosciuta; deve essere morto dopo il 774 nel monastero di Corbie, in Francia. Regnò dal 757 al 774. Il figlio Adelchi (Adelchis, Adalgis) fu da lui associato al trono a partire dal 759, forse con l'intento di evitare problemi di successione. La guerra contro i Franchi iniziò nella primavera del 773 ed ebbe esito catastrofico. Nel giugno del 774, con la deposizione di Desiderio e la fuga di Adelchi a Costantinopoli, ebbe fine l'indipendenza dei Longobardi. Carlo Magno assunse il titolo di Rex Francorum et Langobardorum. La figura di Desiderio è ben nota in Italia per via dell'opera tragica di Manzoni, Adelchi, pubblicata nel 1822. 
 
Perché Desiderio avrebbe portato un nome latino? I romanisti ovviamente considerano questo fatto come un'evidenza della completa romanizzazione dei Longobardi. Tuttavia non tengono conto del fatto che l'antroponimia germanica era e continuò ad essere la norma, anche dopo la fine del Regno. Solo per fare un esempio, il figlio di Desiderio, il Principe Adelchi, aveva un tipico nome longobardo e mai pensò di adottarne uno latino. Fu invece proprio il Re Desidero a farsi conoscere con un nome latino, forse per il semplice e banale fatto che il suo nome originale non gli piaceva affatto. I libri di scuola tengono ben nascosto il vero nome di Desiderio, quello che ricevette quando fu battezzato. Il motivo di questa omissione è certamente ideologico. Per fortuna l'informazione non ci è sconosciuta. Egli si chiamava Daufer (a volte latinizzato in Dauferius).  

Roberto Rigoni, nel suo lavoro Note di toponomastica italiana, riporta quanto segue: "... ma gradatamente già prima della sconfitta del loro regno, nobili e arimanni, dai loro precedenti insediamenti rurali, avevano cominciato ad affluire nei centri urbani di saldo diritto latino e a fondersi con la sopravvivente aristocrazia latina, adottandone la lingua e costumi, costretti anche dal loro analfabetismo."
Quel "costretti dal loro analfabetismo" è una pura e semplice assurdità, proferita da chi sembra far fatica a capire che lingua parlata e lingua scritta sono due cose diverse. Nel corso dei secoli molte lingue sono state parlate senza sentire alcuna particolare necessità di una forma scritta. Può anche essere adottata una lingua scritta molto diversa da quella parlata. Peccato che queste ovvietà non siano considerate. In poche parole, siamo di fronte all'ennesimo caso di quello che potremmo chiamare razzismo scolastico antigermanico
Sempre Rigoni riporta questo a proposito del vero nome di Desiderio: "Alcuni di essi, come l'ultimo re Daufer, cominciarono ad adottare, accanto al loro nome germanico, un nome latino (Desiderius)."
 
A questo punto è necessario porsi una domanda, che nessuno sembra essersi mai posto, almeno a giudicare da quanto si trova nel vasto Web. Qual è il significato del nome Daufer
 
Ebbene, Desiderio non è la traduzione di  Daufer, il cui significato è del tutto dissimile. Daufer significa "Sopravvissuto al Coma" (letteralmente "che ha attraversato il coma"). Tale nome ha in sé qualcosa di macabro e si può facilmente pensare che causasse angoscia a chi lo portava. 
 
1) Primo elemento del composto: dau- 
 
In norreno significa "svenimento", "coma". Anche se con una pronuncia diversa, la stessa parola ha ancora il significato di "coma" in islandese moderno. Deriva in modo regolare dal protogermanico *dawan "perdita di sensi", "coma", con ogni probabilità connesso con il verbo *dawjanan "morire" (da cui il norreno deyja "morire", antico alto tedesco touwen "morire"). Questa è la declinazione del sostantivo norreno: 
 
nominativo: "coma"
genitivo: dás "del coma"
dativo: dái "al coma"
accusativo: "coma" 
 
Non sono presenti forme plurali per questo vocabolo. 
Questa è la declinazione ricostruibile per il protogermanico: 
 
nominativo: dawan "coma"
genitivo: dawasa "del coma"
dativo: dawai "al coma"
accusativo: dawan "coma"
 
2) Secondo elemento del composto: -fer(i) 
 
Il secondo membro dell'antroponimo Daufer proviene dal protogermanico *fēriz "che attraversa", "capace di attraversare", aggettivo derivato da un verbo *feranan "attraversare", "giungere in un luogo", che non ha tuttavia lasciato traccia. Questi sono gli esiti documentati della protoforma *fēriz nelle lingue storiche:
 
Antico inglese: 
      fǣre "che attraversa, capace di attraversare", 
      langfǣre, langfēre "durevole"
Antico alto tedesco:  
      fāri "che attraversa, capace di attraversare",  
      langfāri, lancfāri "durevole"  
 
3) La forma protogermanica del nome:  
 
*dawa-fḗriz "che ha attraversato il coma" 
 
L'aggettivo con la flessione forte può fungere da sostantivo quando è usato come nome proprio di persona composto. 
 
A questo punto è necessario notare alcune irregolarità fonologiche che sono alquanto interessanti, essendo in grado di guidarci a una più profonda comprensione della concreta genesi dell'antroponimo.
 
Possibile origine gotica del nome 
 
Siccome in longobardo il protogermanico *d- tende a dare origine a un'occlusiva sorda t- (es.: Tachipert, Tano, Tado, etc.), oltre al fatto che la vocale lunga *-ē- in genere diventa -ā- (es.: Aldemari, Filimari, Tado, etc.), dobbiamo dedurne che potrebbe trattarsi di un prestito dotto dal gotico. 
 
Questa doveva essere la declinazione dell'antroponimo in gotico: 
 
nominativo: *Daufers 
genitivo: *Dauferis 
dativo: *Dauferja 
accusativo: *Daufer  
 
La pronuncia avrebbe dovuto essere /'dɔ:fe:rs/ all'epoca di Wulfila (IV secolo), ma in epoca precedente era certamente /'daʊfe:rs/, con un dittongo. Se così fosse, il prestito dal gotico al longobardo dovrebbe essere avvenuto nel III secolo. Esiste però anche la possibilità che il dittongo si fosse conservato più a lungo in gotico, essendo l'antroponimo tratto da un vocabolo di formazione non certo popolare. In questo caso, sarebbe meglio forse scrivere *Dawfers. Si spera che un giorno si trovino attestazioni in grado di portare alla soluzione di queste incertezze. 
 
Sul vero nome di Papa Vittore III
 
Notiamo che esisteva nella tradizione onomastica dei Longobardi anche una variante più regolare dell'antroponimo, che aveva una -ā- lunga anziché -ē-: Daufari, latinizzato in Daufarius e sinonimo di Dauferius. Ben dopo la fine del Regno, ricordiamo che Papa Vittore III (Benevento, 1027 - Montecassino, 1087) aveva il nome di nascita Dauferio Epifani del Zotto, con le varianti Dauferi e Daufari. Era figlio di Landolfo del Zotto, della nobile stirpe longobarda dei Duchi di Benevento. Fu abate di Montecassimo dal 1058 fino alla morte. Quando divenne benedettino cambiò il suo nome in Desiderius ed è noto soprattutto come Desiderio da Montecassino. Richiamo l'attenzione su un dettaglio. Mi pare altamente significativo che anche questo Dauferio assunse il nome di Desiderio, proprio come aveva fatto l'ultimo sovrano dei Longobardi. Nel 1887, otto secoli dopo la sua morte, fu dichiarato beato.    

martedì 10 agosto 2021

ALCUNE NOTE SUI PETROGLIFI E SULLE ISCRIZIONI DELLA VAL CAMONICA

La Val Camonica, in provincia di Brescia, trae il suo nome dall'antica popolazione dei Camuni (latino Camunni, greco Καμοῦνοι), artefice della più vasta collezione di incisioni rupestri dell'intero pianeta. Sono state classificate dall'UNESCO ben 140.000 opere, ma ne vengono scoperte sempre di nuove. Il loro numero potrebbe arrivare alla sorprendente cifra di 300.000. Le più antiche manifestazioni artistiche risalgono alla fine del Paleolitico e si distinguono svariati periodi nel corso dei millenni. Si segnalano alcune raffigurazioni stupefacenti di soggetti che non ci si aspetterebbe, come ad esempio la lotta tra due "astronauti" e addirittura un "brontosauro", roba che farebbe impazzire i complottisti. Molti sarebbero sorpresi se venissero a sapere che la tradizione petroglifica dei Camuni non si è mai veramente interrotta fino a tempi abbastanza recenti. Le varie epoche storiche hanno comportato la sovrapposizione di molteplici strati: le istoriazioni più moderne venivano ad essere eseguite accanto a quelle precedenti, creando a volte anacronismi sbalorditivi. In alcuni periodi le incisioni rupestri sono scarse, come se l'arte fosse entrata in stato di quiescenza. Così è accaduto con la conquista da parte dei Romani (I secolo a.C.): soltanto con la decadenza dell'Impero si è avuta una graduale ripresa della produzione di petroglifi. Dopo un nuovo periodo di scarsa attività, si sono avute successive incisioni in epoca moderna, postmedievale. Con buona pace di chi dice che esiste soltanto ciò che si trova in Google con qualche pressione di un tasto, devo dire che non è sempre facile reperire informazioni valide. Ancor più arduo è ottenere fotografie di alcune iscrizioni recenti. 
 
 
Iscrizioni antiche in lingua camuna 
 
I primi tentativi di traslitterare le iscrizioni camune redatte nell'alfabeto encoriale sono stati abbastanza fuorvianti. Si vedano a questo proposito gli studi di Maria Grazia Tibiletti Bruno e di Alberto Mancini. All'epoca in cui mi interessai per la prima volta a questo argomento, si aveva l'impressione che il camuno fosse una lingua completamente isolata, senza somiglianza con qualsiasi altra lingua del pianeta e del tutto impenetrabile. In fondo la cosa poteva anche sembrare logica: un popolo simile, con una cultura tanto peculiare, residuo di una preistoria inconoscibile, avrebbe ben potuto parlare una lingua priva di parentele determinabili. Tuttavia, una volta decifrato correttamente l'alfabeto, numerose iscrizioni sono risultate redatte in una lingua affine all'etrusco, tanto che alcune possono essere comprese con un certo grado di sicurezza. Era bastata la lettura erronea di pochi caratteri per oscurare ogni cosa. Riporto nel seguito alcuni interessanti esempi di testi etruscoidi.  
 
asθ "colpisci" (1)  
enesau "del nostro" (2)  
mi ruas "io sono del fratello" (3)  
munθau "dell'ordinatore" (4) 
nuni "prega" (5) 
pueia is "rapisci la donna" (6) 
ren "con la mano" (7)
ril "età" (8)
seh manals "figlia dal ricordo" (9)  
sele useu "sole allo zenit" (10) 
tine "nel giorno" (11) 
tiu ulu "luna crescente" (12) 
θiu "dell'acqua" (13)
uahθ raseu "nella formula dell'uomo" (14) 
un "a te" (15)
unsθ "in voi" (16)
unu "voi" (17) 
unus "di voi" (18) 
zeriau "del rito" (19)

(1) Cimbergo, Roccia 49
(2) Berzo-Demo, Roccia 2 
(3) Piancogno, Roccia delle Spade
(4) Foppe di Nadro, Roccia 6  
(5) Berzo-Demo, Roccia 2  
(6) Bedolina 
(7) Zurla, Roccia 22 
(8) Berzo-Bemo, Roccia 2
(9) Piancogno, Roccia delle Spade 
(10) Foppe di Nadro 
(11) Crap di Luine, Roccia 6 
(12) Crap di Luine, Roccia 6  
(13) Foppe di Nadro, Verdi, Roccia 2 
(14) Piancogno, Roccia della Biscia 
(15) Foppe di Nadro, Roccia 27 
(16) Crap di Luine, Roccia 6
(17) Berzo-Demo, Roccia 3 
(18) Berzo-Demo, Roccia 2 
(19) Seradina

In camuno l'antica consonante liquida *-l finale di parola è spesso diventata -u, velarizzandosi completamente. L'idea è stata enunciata anni fa dal canadese Glen Gordon e mi sono reso conto che è molto produttiva. Questa velarizzazione non sembra invece essersi applicata all'interno delle parole, davanti a consonante ed esiste comunque qualche possibile eccezione anche in posizione finale. 

Elementi morfologici camuni ed etruschi: 
 
-au, uscita del genitivo, corrisponde all'etrusco -al  
-als, uscita dell'ablativo, corrisponde all'etrusco -alas 
-s, uscita del genitivo, corrisponde all'etrusco -s,  
, uscita del locativo, corrisponde all'etrusco , -θi  
-u, uscita del genitivo, corrisponde all'etrusco -l 

Lessico camuno ed etrusco: 
 
asθ "colpisci" corrisponde all'etrusco asθ "colpisci" 
      (scritto su una glans missilis
enesau "del nostro" corrisponde all'etrusco enas "di noi", 
      enesci "nel nostro"
manals "dal ricordo" corrisponde all'etrusco manim 
      "monumento; ricordo" 
mi "io" corrisponde all'etrusco mi "io"  
munθau "dell'ordinatore" corrisponde all'etrusco munθ 
      "ordinatore"
nuni "prega" corrisponde all'etrusco nuna "preghiera" 
pueia "donna" corrisponde all'etrusco puia "moglie" 
raseu "dell'uomo" ha la stessa radice dell'etrusco rasna 
      "etrusco"  
ren "con la mano" corrisponde all'etrusco rens "della
      mano", rinuś "delle mani", rinuθ "nelle mani"
ril "età" corrisponde all'etrusco ril "età"
ruas "del fratello" corrisponde all'etrusco ruva "fratello"
seh "figlia" corrisponde all'etrusco seχ, sec "figlia"
sele "allo zenit" corrisponde all'etrusco seleita-, seleta 
      "massimo" (*) 
tine "nel giorno" corrisponde all'etrusco tinśi "nel giorno" 
tiu "luna" corrisponde all'etrusco tiu, tiv "luna"  
θiu "dell'acqua" corrisponde all'etrusco θi "acqua"
uahθ "nella formula" corrisponde all'etrusco vacal, vacl 
      "formula, preghiera"  
un "a te" corrisponde all'etrusco un "te", une "a te" 
unsθ "in voi" corrisponde all'etrusco unuθ "in voi" 
unu "voi" corrisponde all'etrusco unu "voi", unum "voi, 
      vi" (acc.) 
unus "di voi" corrisponde all'etrusco unuse "a voi"
useu "sole" corrisponde all'etrusco usil "sole" 
zeriau "del rito" corrisponde all'etrusco zeri "rito" 

(*) La traduzione, opera di Giulio Mauro Facchetti, mi pare molto verosimile. Questa radice sel- potrebbe avere corrispondenze in anatolico: hittita šēr "sopra", lidio serli- "somma autorità". 

Si ha qualche notevole prestito indoeuropeo. In un petroglifo (Bedolina) si vedono chiaramente un lupo, un serpente e un cerchio. Come evidenziato da Adolfo Zavaroni, accanto al lupo compare la scritta ulk e accanto al serpente compare la scritta anki. Il cerchio riporta invece la scritta uka. Nonostante le interpretazioni di Zavaroni siano nella maggior parte dei casi fallaci, in quanto dettate da un'applicazione incongrua e aprioristica del metodo etimologico, in questo caso sono da considerarsi verosimili, perché abbiamo a che fare con figure parlanti - un fenomeno riscontrabile spesso anche tra gli Etruschi.

anki "serpente" (IE *ang(h)wi-, latino anguis "serpente") 
uka "unione (IE *jeug- / *jug- "unire")  
ulk "lupo" (IE *wḷkw- "lupo") 

Abbiamo poi un'importante radice indoeuropea documenta in un'iscrizione sinistrorsa i cui caratteri somigliano a quelli dell'alfabeto latino (Castelliere di Dos dell'Arca, Capo di Ponte):
 
DIEV  

Esiste anche un'altra attestazione più antica e assimilata alla fonologia dellingua nativa, derivata dalla stessa protoforma (Naquane, Roccia 60): 

ties "di Giove" 

Si tratta evidentemente di un genitivo sigmatico della stessa parola.

Gli autori antichi erano ben consapevoli dell'esistenza di un vero e proprio etrusco alpino. Fondandosi sull'autorità di Catone il Censore, Plinio il Vecchio riporta che gli Euganei si suddividevano nelle tre stirpi: Camuni, Triumpilini e Stoni. Era evidente la loro somiglianza con i Reti, oltre all'origine linguistica comune con gli Etruschi.

Raetos Tuscorum prolem arbitrantur a Gallis pulsos duce Raeto. Verso deinde in Italiam pectore Alpium Latini iuris Euganeae gentes, quarum oppida XXXIIII enumerat Cato. ex iis Trumplini, venalis cum agris suis populus, dein Camunni conpluresque similes finitimis adtributi municipis.  
(Plinio il Vecchio, Naturalisi Historia, Libro III, paragrafi 133-134)

"Si ritiene che i Reti siano di stirpe etrusca, scacciati dai Galli e guidati da Reto Voltandoci verso l'Italia, [incontriamo] i popoli euganei delle Alpi sotto la giurisdizione romana, dei quali Catone elenca trentaquattro insediamenti. Fra questi i Trumplini, resi schiavi e messi in vendita assieme ai loro campi e, di seguito, i Camunni molti dei quali [furono] assegnati ad una città vicina." 

Tito Livio ci trasmette un'importante opinione sulla lingua di queste genti.
 
Alpinis quoque ea gentibus haud dubie origo est, maxime Raetis, quos loca ipsa efferarunt ne quid ex antiquo praeter sonum linguae nec eum incorruptum retinerent. 
(Tito Livio, Ab Urbe Condita, Libro V, paragrafo 33

"Anche le popolazioni alpine hanno senza dubbio origine da questa gente [gli Etruschi], soprattutto i Reti, che i luoghi stessi hanno reso selvaggi, non conservando nulla del passato, salvo il suono della lingua e neppure questo incontaminato." 
 
Spesso si trova sonum linguae tradotto in modo fuorviante con "inflessione della parlata", come se si trattasse di un semplice accento. Non ci sono dubbi che Tito Livio alludesse invece alla concreta somiglianza dei vocaboli oltre che alla fonetica. L'allusione alla "contaminazione" è un indizio del fatto che si percepivano non sono somiglianze con l'etrusco, ma anche differenze, dovute anche a prestiti lessicali da altre lingue.  

 
Le iscrizioni in alfabeto latino 

Nonostante la scarsità sostanziale di petroglifi camuni di età romana, sono noti due alfabetari latini incisi sulle rocce a Piancogno e a Redondo. Si trovano anche alcune iscrizioni in latino. Interessante è il caso di un antroponimo bizzarro, leggibile a Crap di Luine (Boario), sulla Roccia 10:

MVCRO
 
In latino la parola mucro (genitivo mucrōnis) indicava una pietra liscia e appuntita o una punta di pietra. Si tratta di un vocabolo non indoeuropeo, molto probabilmente preso a prestito dagli Etruschi. 
 
A Foppe di Nadro, sulla Roccia 29, si trova un'iscrizione latina: 
 
SCAB(O) / LVCIVS  

La vocale (O) è in realtà non è visibile. Zavaroni fa notare che la A si SCAB(O) è di tipo falisco, simile a una R. Per questo motivo sono in passato state date interpretazioni fuorvianti, leggendo SCRB iupu o SCRB upui (Mancini, 1980). 

A Cimbergo, sulla Roccia 5, si trova un'iscrizione latina destrorsa: 
 
IOVIS 
 
Nonostante sia un chiarissimo genitivo del nome della divnità celeste ("di Giove"), alcuni autori hanno interpretato il testo come un'abbreviazione di IOVI S(ACRUM) "sacro a Giove" (Buonaparte, 1985; Valvo, 1992).
 
Un'iscrizione rupestre destrorsa trovata a Bedolina, su una roccia vicina a una baita, è redatta in lingua camuna ma in caratteri latini. La lunghezza complessiva è di 6,2 centimetri. Questo è il testo:

SILAV TOSSIAI ACILAV 

Si vede subito che ACILAV è corradicale dell'etrusco acil "opera". Possiamo tradurlo con "dell'opera", data la presenza della tipica desinenza camuna -au, corrispondente all'etrusco -al. La lettura di questa iscrizione ha una storia molto tormentata. Si pensi che Altheim nel 1937 aveva letto la sequenza come TITOSAN.QUUOS, cosa in apparenza sensata, se non fosse che la prima lettera T- era nata da un suo arbitrio, non sopportando egli la lettura IITOSAN.QUUOS. Prosdocimi per contro si contentò di una ricostruzione mutila, ?]TOS[x]NQ[xx]O[?, dove x indica un carattere illeggibile. La restaurazione della corretta lettura del testo si deve a Zavaroni, con l'aiuto di Priuli. 

 
Scene venatorie ed erotiche 
 
Nell'antichità preromana erano diffusissime raffigurazioni connesse con la caccia, ma anche con la zooerastia, ovvero col sesso con animali: questa pratica era diffusa tra i Camuni. A Còren del Valento si trova un notevole petroglifo, databile 10.000 anni fa (inizi del Neolitico), che illustra un guerriero intento a copulare con un equino infilandogli il mazzone gigantesco nell'ano, scavando morbosamente nell'intestino retto. 
 
 
La fantasia era sfrenata fin dall'inizio: in petroglifi del Mesolitico, in diversi casi si vede un cane intento a leccare lo sfintere anale di un cervo! Si noterà che il cane leccatore, il cervo leccato e il cacciatore hanno tutti e tre il fallo eretto fino a scoppiare. Mi accingo ad enunciare un'ipotesi assai ardita, che molti troveranno stupefacente. I Camuni devono aver selezionato una particolare varietà di segugi addestrati specificamente per infilare la lingua nel buco del culo ai cervi. Il cervo maschio, nel sentirsi lambire la parte più intima, con insistenza, doveva provare un grandissimo piacere. Così il fiero animale cadeva facile preda delle imboscate dei cacciatori, che prima lo trafiggevano con le lance e poi lo sodomizzavano, scaricando lo sperma nel budello, tra le feci ancora calde. Questi dovevano essere i segreti degli antichi Clan di cacciatori Camuni! Non so cosa darei per poter avere una macchina del tempo e studiare questo popolo così bizzarro. Senza dubbio dovevano imperare virus e parassiti molto inconsueti, a causa di costumanze sodomitiche così fantasiose! Pure nessun Dio ha mai mandato una pioggia di fuoco e di zolfo sulle fiere genti di quella valle e sfido qualunque cultore delle Scritture a provarmi il contrario.  

 
Petroglifi e iscrizioni dell'Età
Medievale e Moderna 

 
Alle Campanelle di Cimbergo ci sono opere petroglifiche molto interessanti, di epoca decisamente più tarda di quelle del periodo più glorioso della storia dei Camuni. L'opinione generale degli accademici vorrebbe queste testimonianze ispirate a uno spirito non religioso, "laico", mentre non gode più di grande credito l'idea che si siano avuto l'intento di risacralizzare tramite simboli cristiani i precedenti luoghi di culto pagani. Tale interpretazione semplicistica non tiene conto del fatto che i valligiani istoriavano ciò che vedevano nella loro vita di tutti i giorni e ciò che costituiva il loro immaginario. Non esiste "vandalismo", come certi neopagani si ostinano ad affermare con una certa dose di rabbia: tutto contribuisce alla sedimentazione dei fossili della Storia e ha il suo interesse. Abbondano incisioni che rappresentano impiccagioni con tanto di boia, a volte cancellate a colpi di scalpello, certo per paura superstiziosa. Altre opere petroglifiche rappresentano torri con vedette provviste di stendardo, aquile imperiali e soldati armati del cosiddetto spiedo friulano, una specie di alabarda usata dagli eserciti delle Venezie nei secoli XIV-XV (Sansoni, 1996). Troviamo anche numerose manifestazioni di religiosità (Cominelli, 2006), non soltanto ortodosse: oltre a raffigurazioni di chiavi, bare e monaci, si notano anche simboli esoterici come il Nodo di Salomone e persino quelle che sembrano prove dell'esistenza di una rudimentale forma di Satanismo. 
 
Questo testo è in apparenza un imperativo piissimo: 
 
Ambula in via D(omi)ni 
 
Ed ecco qualcosa che non ci si aspetterebbe: 
 
666 
 
Il Numero Satanico precede una scritta in lingua romanza, non completamente comprensibile, anche se è senza alcun dubbio un'allusione al fulmine, assai temuto dai montanari: 
 
Quan che il folgora se bussa [?] una […][…]che risa [?]  
 
Un'altra iscrizione romanza, poco sopra, allude al frumento: 

N[…] compr[…] c[]na formet vago del plan d[…] cimberc en sac […] 

Il vocabolo formet /for'met/ è proprio il frumento (latino frūmentum). Vicino si trova quella che dovrebbe essere la firma di uno scalpellino: 
 
 [.]DO DE FRANZO A SCHRITO IN QVESTO PREDO 

Ci vorrebbe un'enciclopedia per esporre in dettaglio tutto lo scibile sulla cultura e sulla storia della Val Camonica. Tanto per rendere l'idea dell'ambiente singolare, basterà citare un episodio grottesco risalente alla metà del XVIII secolo: i protagonisti sono dei fratacchioni che in una chiesa facevano crapule, ingurgitando quantità ingenti di vino e di ostie!
 
 
Il Diavolo con la mandragola 
 
Sempre a Cimbergo si trova una sorprendente raffigurazione del Demonio, ritratto come un umanoide paffuto. Si noti la caratteristica itifallica: l'organo sessuale del Diavolo è eretto ma penzolante, proprio come nei guerrieri antichi dipinti nell'atto di cacciare i cervi. Il cranio del Principe delle Tenebre è massiccio e sferico, l'espressione è grifagna e due piccolissime corna sporgono sull'ossatura parietale. Una coda non troppo pronunciata pare ravvisarsi su un fianco della figura diabolica. Nel complesso lo stile può sembrare molto involuto, addirittura rudimentale, eppure credo che questa raffigurazione meriti di essere ricordata e commentata. Vicino al Diavolo itifallico si vede uno stranissimo vegetale, un po' somigliante ad una rapa: è una mandragola, pianta dal notorio potere afrodisiaco, sicuramente associata all'atto sessuale. Molto interessante è l'articolo di Carlo Cominelli, Angelo Giorgi, Salvatore Lentini e Pier Paolo Merlin, Per una storia della mandragora nell'immaginario della Valcamonica (Italia settentrionale), pubblicato su Eleusis - Piante e composti psicoattivi (2004). Riporto il link: 

https://www.samorini.it/doc1/alt_aut/ad/
cominelli-storia-mandragora-immaginario-
valcamonica.pdf


L'uomo bisognoso e il pappone 
 
Non lontano dal luogo dove è incisa la figura del Diavolo con la mandragola, è presente un'altra sorprendente testimonianza di vita quotidiana della Valcamonica. Questo è il testo dell'iscrizione, in lingua romanza: 
 
Roro, dam una bella pula de foter che la tolirò ades ades de quelli de Cim[bergo] la più

L'interpretazione è chiarissima:

"Roro, dammi una bella ragazza da fottere che la prenderò or ora da quelli di Cimbergo di più"
 
Lo stravagante antroponimo Roro è verosimilmente un ipocoristico di Roberto o di Rodolfo
Il termine pula indica alla lettera una giovane gallina e potrebbe ben tradursi con "pollastra" o "pollastrella". Soltanto un ritardato avrebbe difficoltà a capire che la parola allude a una ragazza in un contesto sessuale.  
Il verbo foter /'foter/ "fottere" è notevole per la conservazione della terminazione -er dell'infinito, che nelle parlate attuali è scomparsa. Compare lo stesso verbo sessuale, inciso nella roccia, in altre due occasioni, segno dell'estremo interesse delle genti camune per la sessualità sfrenata.  

Pur di evitare di ammettere la scandalosa esistenza di uno stravagante pappone di nome Roro, i romanisti si sono inventati interpretazioni fantomatiche. Innanzitutto si sono concentrati sull'osceno verbo foter, facendolo passare a viva forza per un'improbabile contrazione del sostantivo forahter "forestiero", anche se il risultato non è grammaticalmente sensato! Questo caso grottesco mi richiama alla memoria l'interpretazione surreale che un archeologo ha dato di un bassorilievo sumerico in cui un uomo è raffigurato nell'atto di penetrare una donna more ferarum: secondo lui quella sarebbe stata la raffigurazione di un tentativo di salvataggio di una povera donzella dalle acque dell'Eufrate!  
 
 
L'epilogo 
 
L'ultima testimonianza nota dell'arte petroglifica camuna è a quanto pare una scritta novecentesca di argomento religioso: 
 
W IL S. PADRON   

Se il genere umano sopravvivrà, non è escluso che al libro dei petroglifi camuni possano aggiungersi nuove pagine.

domenica 8 agosto 2021

LA MISTERIOSA LINGUA TAENSA: FANTOMATICA O REALE?

All'epoca dei suoi primi contatti con gli Europei, nel tardo XVII secolo, il popolo amerindiano dei Taensa era stanziato in Louisiana, nell'area attualmente conosciuta come Tensa Parish. A causa dell'ostilità dei Chickasaw e degli Yazoo (Tunica), i Taensa migrarono lungo il corso del Mississippi. Nel 1715, protetti dai Francesi, si stanziarono nel territorio ora noto come Tensa River, nei pressi di Mobile, in Alabama. Non ebbero fortuna: nel 1763 i Francesi cedettero Mobile agli Inglesi e i Taensa dovettero ritornare in Louisiana assieme ad altre tribù di consistenza esigua. Agli inizi del XIX secolo erano un centinaio. Avrebbero dovuto intraprendere una migrazione nel Texas sudorientale, ma non lo fecero. Si sono quindi stanziati a Bayou Boeuf (Lafourche Parish) e poi a Grand Lake (Cameron Parish). In seguito si sono fusi coi Chitimacha e le loro tracce sono scomparse (Mooney 1912), anche se ancora oggi esisterebbero persone che si ritengono Taensa (Kniffen & Gregory, 1994).
 
Varianti dell'etnonimo: Taënsas, Tensas, Tensaw, Taenso, Tenza
     Tinsas, Tinza, Tahensa, Takensa, Tenisaw
Denominazione in francese: Grands Taensas ("Grandi Taensa") 
Pronuncia inglese: /'tænsə/
Significato dell'endoetnico: sconosciuto 
Lingua: Natchez  
Altre lingue: Gergo Mobiliano 
Stanziamento (tardo XVII sec.): Taensa Parish (Louisiana) 
 
Le fonti più antiche (François de Montigny, Jean-François Buisson de Saint-Cosme e Antoine-Simon Le Page du Pratz) ci assicurano che la lingua parlata da questi Taensa era una variante poco differenziata della lingua Natchez. Il Natchez è una lingua isolata, ossia priva di particolari somiglianze con tutte le altre. L'esploratore e soldato Pierre Le Moyne d'Iberville scrisse che i Taensa potevano schierare 300 guerrieri e che abitavano in sette villaggi i cui nomi erano i seguenti: Taensas, Chaoucoula, Conchayon, Couthaougoula, Nyhougoula, Ohytoucoulas e Talaspa. Questi toponimi sono in maggior parte in Gergo Mobiliano, in ogni caso non in Natchez. Tutto è molto confuso.
 
Esisteva un altro popolo della Louisiana, che i Francesi chiamavano Petits Taensas ("Piccoli Taensa"). Questi Piccoli Taensa erano anche noti come Avoyel e non è chiaro che lingua parlassero; in ogni caso non sembrano essere stati imparentati con i Grandi Taensa. Una concreta possibilità è che l'etnonimo Taensa applicato a questo popolo non abbia la stessa etimologia di quello dei Grandi Taensa e che la somiglianza sia dovuta a una serie di combinazioni (convergenza nell'evoluzione fonetica di due protoforme diverse).  
 
Varianti dell'etnonimo: Avoyel, Avoyelles 
Denominazione in francese: Petits Taensas ("Piccoli Taensa") 
Denominazione in inglese: Little Taensas 
Denominazione in Gergo Mobiliano: Tassenocogoula
      Tassenogoula, Toux Enongogoula, Tasånåk Okla
Denominazione in Tunica: Shi'xkaltī'ni ("Popolo della punta di 
       freccia di selce")  
Lingua d'origine: sconosciuta 
Altre lingue: Gergo Mobiliano 
Stanziamento (tardo XVII sec.): Confluenza tra Red River e 
     Atchafalaya River (Louisiana) 
 
Si comprende che l'etnonimo Taensa corrisponde al Tassenocogoula (e varianti) del Gergo Mobiliano. La denominazione in Tunica è semplicemente una traduzione quasi letterale di quella in Gergo Mobiliano (derivata da tasnok, tasanok "pietra"). A conferma del fatto che tutti i nomi dei Piccoli Taensa avessero a che fare con la pietra, i primi cronisti francesi scrissero che lo stesso endoetnico Avoyel avrebbe avuto il significato di "Popolo della Selce".

Da dove viene la necessità di questo approfondimento su popoli numericamente esigui e ormai dimenticati? Tutto ha origine da un fatto curioso e in larga misura inesplicabile, che merita di essere conosciuto e discusso.
Nei primi anni '80 dell'Ottocento, un giovane seminarista francese, Jean Parisot, pubblicò a Parigi un'opera intitolata Grammaire et vocabulaire de la langue Taensa, avec textes traduits et commentés par J.-D. Haumonté, Parisot, L. Adam ("Grammatica e vocabolario della lingua Taensa, con testi tradotti e commentati da J.-D- Haumonté, Parisot, L. Adam"; titolo in inglese: Material of the Taensa language, including papers, songs, a grammar and vocabulary). La lingua descritta nel lavoro in questione non ha nulla a che vedere col Natchez. Si nota subito che è essa stessa priva di parentele con qualsiasi altra lingua nota: in altre parole, è una lingua isolata. Questo fatto all'inizio ha destato un grandissimo interesse nella comunità scientifica. Tra gli studiosi che si sono occupati della lingua Taensa possiamo annoverare l'americanista francese Julien Vinson, l'etnologo svizzero-americano Albert Sammuel Gatschet e il medico, storico, archeologo ed etnologo americano Daniel Garrison Brinton. Gatschet e Brinton sulle prime sostennero l'autenticità della lingua, da cui erano rimasti affascinati. Brinton citò e lodò un componimento in Taensa riportato nell'opera di Parisot, ritenendolo addirittura "ossianico" (all'epoca imperversavano i famosi falsi del poeta scozzese James Macpherson, i Canti di Ossian). Mentre Gatschet a un certo punto si chiuse nel mutismo, Brinton arrivò a capovolgere la propria opinione dichiarando la natura posticcia della lingua Taensa e pubblicando le proprie argomentazioni nel 1885, nell'articolo The Curious Hoax of the Taensa Language. Vinson all'inizio cercò di difendere il lavoro di Parisot, ma finì anch'egli per credere che si trattasse di un imbroglio. Lucien Adam, forse perché coautore della grammatica del Taensa, me sostenne a spada tratta l'autenticità. Anche lui però dovette cedere, tanto che nel 1885 scrisse in risposta a Brinton l'articolo Le Taensa a-t-il été forgé de toutes pièces, ossia "Il Taensa è stato fabbricato di sana pianta?" Pochi anni più tardi, nel 1908 e nel 1910, l'antropologo, folklorista e linguista americano John Reed Swanton pubblicò dei contributi che posero la parola fine alla discussione, provando la natura fraudolenta del lavoro di Parisot et alteri. Per il mondo accademico si tratta di una prova definitiva, senza alcun dubbio possibile. Va tuttavia notato che le argomentazioni di Swanton erano soprattutto storiche e che non toccavano la linguistica. Né fu capace di appurare se il falsario fosse lo stesso Parisot oppure se qualche autore sconosciuto gli avesse fornito i manoscritti.
 
Sono riuscito a recuperare nel Web una raccolta di saggi accademici di Brinton, Essays of an Americanist (1839), in cui è contenuto il citato articolo The Curious Hoax of the Taensa Language. Ho letto la dettagliata una disamina critica in esso contenuta, che riassumo brevemente.  
1) Haumonté affermò di aver scoperto scritti in spagnolo sul Taensa, che appartenevano a suo nonno, sindaco di Plombières.
2) Questi scritti non avevano indicazioni sulla data e sull'autore. Haumonté avrebbe tradotto e sistemato il manoscritto.
3) Adam non vide mai il testo in spagnolo, nonostante lo avesse richiesto. 
4) I brani in spagnolo riportati nell'opera di Parisot et al. mostrano refusi (esos per estos) e parole o locuzioni erronee (para las orillas anziché por las orillas; hallados per encontrados; sentir el precio significa "rimpiangere il prezzo" e non "apprezzare"). 
5) Il nome della tribù è stato riportato dapprima come Tansa, con l'ortografia usata da Chateaubriand nella sua opera Voyage en Amerique. Solo in seguito Tansa è diventato Taensa.
6) Nella voluminosa storia delle missioni spagnole non vi è alcuna menzione dei Taensa.
7) La tribù fu sotto costante osservazione dei Francesi dalla sua scoperta ad opera di La Salle (1682) al suo annientamento (secondo Brinton nel 1730-40). Charlevoix ha documentato i dettagli, aggiungendo persino i nomi dei proprietari di piantagioni che ottennero in concessione le terre dei Taensa.
8) Impossibile che un frate spagnolo operasse nella Louisiana coloniale e che nessuna fonte francese lo abbia menzionato.
9) Si ravvisano numerose incongruenze relative alla flora, alla fauna e alla cultura (incluso il calendario). Il problema è che queste inconsistenze si trovano anche all'interno di testi in Taensa, non si tratterebbe quindi di semplici neologismi. In particolare:  
- L'acero da zucchero non è mai cresciuto nelle paludi della valle del Mississippi; 
- La canna da zucchero è stata introdotta in Louisiana verso la fine del XVIII secolo;
- Ci sono numerosi riferimenti alla neve e al ghiaccio; 
- Nessun popolo indigeno della valle del Mississippi ha mai usato bovini da traino, né ha mai consumato il latte di animali domestici. 
10) Il Taensa presenta caratteristiche grammaticali inusuali nelle lingue amerinidiane. 

A questo punto credo che sia importante riportare il materiale linguistico.
 
Note sull'ortografia usata da Parisot  

Vocali brevi: 

a /a/
e /ε/ 
o /ɔ/ 

Vocali lunghe: 

â /å:/
é /e:/
ô /o:/
ou /u:/

Vocali brevi o lunghe:

i /i/, /i:/
u /y/, /y:/ 

Consonanti: 

Le consonanti b, k, l, m, n, r, v si pronunciano come in francese. 

c, ç /ʃ/ (come ch in francese) 
d /ḍ/ (come d in inglese attuale) 
ds /d-z/
g /g/ (ha sempre il "suono duro") 
gn /gn/ è un gruppo consonantico (ha hempre il "suono duro", come 
    nel tedesco Gnade "pietà") 
h /h/ (non è mai "muta", neanche dopo alrta consonante)
hh /x/, /χ/ (come nel tedesco Bach) 
f /φ/  
ng /ŋ/ (come nell'inglese singer "cantante")
n'g /ŋg/ (come nell'italiano fungo)
p /p/ (tranne che nel gruppo mp)
mp /mb/ 
s /s/ (è sempre sorda come nell'italiano sono, tranne che nel 
    gruppo ds
ss /sts/ 
t /ṭ/ (come t in inglese attuale) 
ts /ts/ (t è come in francese, la sibilante si sente poco)
nt /nḍ/ 
w /w/, /ʊ̯/  
y /j/
 
lr e sr trascrivono suoni di difficile descrizione 
 
Dizionario Taensa - Italiano 
 
aba "salutare" (v.)
abban "nascondere; seppellire"
abbanaou, abbanavaou "caverna"  
abma, amma "rosa" (fiore)
abmwâ "essere lungo; trascinare per il lungo"
abra "lavare" 
abyomeô, abyomô "palato"
adanda "fungo" 
adsaro "balsamo" 
aéllub, âllub "era brutto, era sgradevole"
aha, âha "essere contento, divertirsi"; "ridere" 
ahhal "essere contento, gioire per qualcosa"; "ridere" 
aimib, ayimib "era rotondo"
akatak "lino"
aksoungal "fiele, bile" 
aktaka "cielo azzurro" 
aktou "disturbare, imbarazzare; ostacolare" 
alyimi "carro dalle ruote piatte"
amhak "sandalo" (calzatura)
amhakkini "i sandali" 
amhakyi "sandali"
ampôga "rete da pesca" 
ampôgani "grande rete"
amtanua "palma da olio" 
anavugal "uovo" 
a-ngeb "era arrabbiato, era malcontento"
angovo "colibrì" 
annado "sommacco" 
antanaya "biancospino"
antanu "piccola farfalla dalle ali bianche" 
aoussoral "pala" 
aouveb "ha detto; ha parlato"
apâmra "piuma"
apayatmats "specie di giunco" 
apyagigem, apyagiyem "gambero"
arankoal "ortica; cardo"
araya, interiezione di collera 
aroutsi "essere sfuggito, essere fuori, essere all'esterno"
arrâkango "oca"
arto "confinare; seguire fino al confine"
artoao, artoau "confine, costa, riva"
arwa, ârwo "abbaiare" 
ârwob "abbaiò"
arwor "cane" 
ârworoyo "piccolo cane" 
atilgyo "erba" 
atilgyo-gi "erbe; prateria"
atka "ala"
atkakayo "ala" 
atkraf "liana, tipo di pianta rampicante" 
atlahi "more" 
atlahigi-ktouv "rovi"
atra "conoscere, sapere" 
atsu, adsu "essere rapido; essere frequente; andare veloce" 
atsur "frequente; veloce"
attog "aspettare, attendere; essere paziente" 
atwe "fu, esistette; ebbe luogo, accadde"
av "e" 
avâratal, avâretal "orecchio"
avho, avo "aggiungere; continuare" 
avoungo "colibrì" 
avyathâmo "perca" (pesce) 
awôtanal "melograno" (frutto) 
awôtnab "era bello"
âyâb "si infastidì"
ayar "questo" (pronome di genere nobile)
ayaral "luppolo" (o pianta simile)
aye "guarire" 
ayerao "rimedio, medicina" 
ayôpaha "tipo di uccello tuffatore"
bâbreha "intervallo di tempo" 
bâbreha-morra "cammino fatto in un intervallo di tempo" 
bahâ "brillare; splendore; raggio"
bahhab "fragola" 
balhu "essere solo; essere libero" 
balhuoni "libertà" 
behho "ritornare; rinculare"  
bekwengu "natiche" 
be-kyaga "correre appresso"
bemmeryo "nido" 
betto "seguire; andar dietro; perseguitare; andare a caccia" 
bettorâ-hebut "domani; l'indomani"
bilho "pagare, assoldare" 
bilhôleal "denaro, moneta"
binbyo, binnyo, birbyo "saltare su qualcuno; essere geloso"
blammu "onorare, rispettare"
ble "in, dentro" 
bleabbanal "sacco" (lett. "che nasconde dentro") 
bling "goccia; sorso" 
blinggi "rugiada" 
blitki, belitki "essere vuoto"; "nessuno"; "niente"; "invano";
     "non"; "(non) più"
blôm, bloum "petto; stomaco; polmone"
blonko "essere all'interno"  
bloummôou "tempesta, temporale"  
blunnou "spingere; muovere" 
blunnou-i "rimuovere" 
bma-kente "cogliere rose"
bnâbha "essere allegro; essere tranquillo" 
bnôblô "essere paziente, attendere; esitare" 
bôbâ "nuotare"
bôbâr, bôbar "pesce" 
bre "durante"
bremte "durare, estendersi" 
bremter "sempre"
bte "vicino a, presso; fino a" 
btitki "essere vicino a"
buâ "riso; riso selvatico" 
bwens "arbusto che si crede faccia fuggire i serpenti" 
byaga, byaya "condurre, guidare"
byane "saltare, danzare; danza" 
ca "nessuno"; "niente"; "non"; "mai" 
ca-blounnou "essere tranquillo"; "pace"
çaddâbual "stoppa" 
ca-geyer "poco" (lett. "non molto") 
ca-gisse "mancare di"
cagista "cieco" (lett. "che non possiede occhi")
cagnahe "poco" 
ca-gnaheryi "qualche" (plurale)
cana "trovare; incontrare; guadagnare" 
çan-abma "falsa rosa, dalia"
çan-doukka "grigiastro" (lett. "falso bianco")
çan-e-tkati "cotone selvatico" 
çan-ikro "rossastro"  
çân-o-doukka "biancastro"
çan-pannag "rame" (lett. "falso oro") 
ca-otme "durezza di cuore"
caoung "fico"
capâno, cepâno "corvo"  
cappandya "vite" (pianta) 
ca-ravga "oscurità"
ça-vâryar "fingere di essere malato"
cawa "negare, rifiutare"   
çawab "otto (9)" (vedi wab)
cewo "essere verde"; "erba" 
ceworao, ceworaou "verdura; prateria"
cewodetrek "rana verde della prateria" 
cewoyugnur "serpente verde"
cewoyupiwamakal "gramigna" 
çlu, particella che marca il plurale inclusivo 
çlu-hog "noi" (inclusivo) 
çlu-hônigin "noi" (inclusivo)
çôn, çôno, particella che marca il plurale esclusivo
çongo "essere falso" (vedi kongo
çôn-hog, çôno-hog, çôn-hogi "noi" (esclusivo) 
çôn-hônigi "noi (esclusivo)
çon-yehônigini "noi" (esclusivo)
coukka "impastare" 
coukkabiao "pane"
cpandeterek "rana dalle zampe nere"
cpâno "essere scuro; essere nero"; "notte" 
cpâno-blinggi "rugiada della notte"
crav "lacrime, pianto" 
crava, crâva "piangere"  
ctorrô "essere pesante; peso; fardello" 
ctorroal "mazza" 
ctorroal-win "mano destra"
ctorrôao "fardello"
cvôt "garretto"
cwétamou "lucertola verde"  
cwôkedeke "pollo delle praterie"
daddat "tre a tre" 
dâman "orso bianco" (verosimilmente "orso albino") 
danda "fungo" 
dat "tre (3)" (vedi sdat
datidatki "trenta a trenta"
datimya "ragno" 
datki "trenta (30)"
datmi "tessere" 
datmial, datmibial, datmibiao "tessuto" 
datsannye, datsénnye "grosso ragno dal morso pericoloso"
déidni "formica nera"
déidnikro "formica rossa" 
deterek, detrek "rana" 
dnada "erba; fiore"
dnanda "sognare"; "sogno" 
dnoubbo "aver fame, mancare di cibo" 
donka "stendere a terra; coricare; versare"
dost, doust "fumo"; "nebbia"; "nuvola"; "polvere"  
dostô "fare fumo; fare polvere"
doukka "essere bianco; bianco" 
doukkarao "schiuma"
doukwômôs "dente bianco" 
dounga "essere fedele, essere devoto"
drobma "iniziare; inizio; mattino; aurora" 
drobma-gityanga "gatto"
drobma-tyangar "gallo" 
dsara "graffiare; rosicchiare" 
dseben, dseveng "giglio rosso"  
dserb "sgabello, sedia" 
dserbe "sedersi; far sedere"
dsia "colibrì dalla testa nera" 
dsorbimarte "stitichezza" 
dsulougnibâ "fiore effimero"
durte "abbracciare affettuosamente"
dwe "certamente" 
dwepé "prestare; affidare; raccomandare"
dwons "sangue; parente; cugino; famiglia" 
dyonô "esistere, vivere" (detto di animali) 
dyonô-lo-idso "uccidere un animale"
dyonôrogi "animali" 
eahhan "riderà" 
e-ârwon, y-ârwon "abbaierà"
eddâkam, ddâkam "vaso; secchio" 
edsorb "ventre; intestini, interiora; ano" 
egda "essere prudente, fare attenzione"  
égniaou "focolare" 
égni-i "bruciare con fiamma"
égnimilô "sole" 
égniskat "terra cotta, mattone" 
eiavo "uccello dalle piume bianche" 
eimin, eyimin "sarà rotondo"
eknat "orina" 
élhué, éllué, élué "essere simile a, somigliare"
élluk "essere brutto, sgradevole" 
éllun "sarà brutto, sarà sgradevole"
ellur "brutto, sgradevole"
ellyo "dire addio" 
éllyon "dirà addio"
elta "attaccare, assalire"
eluér me "simile a, uguale a"
emnaou "lampone"  
empyanma "farfalla bianca con grossa testa e antenne lunghe" 
e-ngen "sarà arrabbiato, sarà malcontento"
engo "essere in buone condizioni"
enguao "acacia"  
enkousens "acetosa" (pianta officinale) 
eol "luna, mese" 
eol-alougni (cpâno) "luna nuova"  
eol-ma-alougni "ultimo quarto di luna"
eol-ma-itwe "primo quarto di luna" 
eol-ma-yarai "primo quarto di luna" 
eol-ofrâ "cerchio di nubi intorno alla luna" (segno di pioggia) 
eol-pyan "luna piena"
eol-yimi "luna piena"
eouven, ouove "dirà; parlerà"
epreg "ginocchio"  
ert "contro; al contrario; altrimenti"
ertre "essere contrario; difendere; opporsi"
essorbei, essorbeyi "serpente diafano" 
essorbyo "vetro" 
etamou "lucertola" 
etbuv "bastone; asta; stelo"; "remo" 
etbuvgi "bastoni"
etsu "mangiare avidamente, divorare" 
etwe "sarà, esisterà; avrà luogo, accadrà"
é-vhon "aggiungerà; continuerà" 
evul "colibrì blu e verde"
ewéhetal "elleboro"  
eyameo "trota" (o pesce simile) 
éyân "si infastidirà"
fanma, panma "forare, perforare"
fant "cintura, cinghia; nervo" 
fawe "inviare" 
faweri "messaggero"  
fenta "essere lungo"; "lunghezza; linea; raggio" 
fentagi "griglia; recinzione"
fertso "essere ubriaco; essere abbagliato" 
fitna "tentare, provare; mirare"
fongo "essere sottile, essere delicato"
forra "corrompere" 
forra-i "ammuffire" 
fougna me ngeneg "condurre una barca"
fougne "incaricare qualcuno di qualcosa" 
furné "soffrire; essere sensibile" 
-g, suffisso del plurale
gahu "colore biondo o rosso" (traduzione incerta)
ganang "grande paniere, cestino"
ganvu "soprattutto, principalmente" 
gayénao "erba usata dalle donne per tingersi il viso di rosso"
géang, giang "salsapariglia" (vedi kéang)
gégem, gegem "due a due"  
gelensi, glensi "resina odorosa" 
geligabôbar "tipo di pesce bianco"
gelika "mammella, poppa"
gem "due (2)" 
gemens "secondo"  
gemi-gemki "di venti in venti"
gemki "venti (20)" 
gemkiens "ventesimo"
gergna "moltiplicarsi; accrescersi; maturare (detto di frutti)" 
getwa "sospendere, tenere sospeso"
getwalvuniv "magnolia dalle lunghe foglie" 
gewik "essere pastoso; incollare"
geye "essere sufficiente" 
-gi, -gini, -gin, suffisso del plurare 
gi-cana "indovino" 
gi-donkara "fiume" (lett. "che ha pendenza")
gi-dserbe "presidente" (lett. "che ha il seggio") 
gigaman, giggaman "pecora, agnello, animale da lana"
gi-gyamnang "aratore"
gikenubu "uccello da preda, rapace"
gi-kkyaga-fawe "corriere" 
gi-kyaga-m-uvlo "innamorato, spasimante" 
gilbi, gilobi "abitante" 
giloô, giloou "frassino"
gime "ricominciare; raddoppiare" 
gi-miovi "pazzo"; "pazzia"
ginankaral "nuvola" 
ginimparyé, nimparyé "pipa, calumet"
gis-, gi-, prefisso possessivo
gis-ârwa "cane" 
gis-aye "medico" (lett. "che ha la medicina") 
gis-ayerao "medico"
gisgôhoyo "tacchino selvatico" 
gis-in'galanal tereneng "essere impossibile" (lett. "avere una
    cintura al braccio"
gis-kyaga "corridore" 
gis-legengig "ricco" (lett. "che ha denaro")
gis-ohhamyo "colui che parla; oratore"
gisse "avere, possedere" 
gis-sétre "gatto"
gis-tyanga "cantante"  
gitrô, gittrô "che abita a" 
gi-v-vorte "colui che viene; straniero"
giwâkwô "grossa nuvola di pioggia"
gletno "essere ardito, essere coraggioso" 
glik "latte" 
glou "cuore" 
glouctorrô "fegato"
glou-nganne "amarsi reciprocamente" 
glou-vevlamma "sorridere con affetto"
gnabla "abbandonare, lasciare"; "essere pigro" 
gnahe, gneha "essere numeroso, abbondare"; "numero"; 
   "totalità; tutto" 
gnango "precedere, andare avanti; essere davanti" 
gnawa, gnaha "interrompere; impedire" 
gne "avanti, davanti, prima; piuttosto" 
gne-wove, gne-ouove "predire"
gnokesal, ignokesal "specie di ragù di erbe e carne"
gnoksi "mescolare; confondere" 
gn-yara "prevedere, aspettarsi"
gôgya "essere profondo; essere cavo" 
gôgyarao "abisso, precipizio"
gohhav "seno"
gôho "essere irritato, essere furioso" 
gwikou "porridge"
gyamnang "legno curvo usato come aratro" 
gyamnangyi-skat "campo"
gyéne "vivere nella dissolutezza"
ha "uno solo, unico" (vedi yeha
ha "un certo, qualcuno"
haav haki "undici"
hade "essere caldo; calore" 
hadehôu "che caldo!" 
hadeol "Luna del Calore" (il quarto mese)
haens, yehaens "primo" 
hâgwô "essere possente; dominare" 
Hâgwôr "Grande Spirito"
haha "uno ad uno" 
hakens, hakiens "decimo"
haki "dieci (10)" (vedi yehaki
hakihaki "dieci a dieci"
halalôou, interiezione di dolore 
halbâ, halvâ "puzzare" 
halvilgengig "metallo bianco che puzza" (forse "stagno") 
hâl-wâta "odiare con disprezzo"
hâlya "essere mediocre; essere piccolo; essere spregevole" (v.)
hapnal "essere vero"; "vero" 
hâstri "fare la guerra, combattere" 
hastri-lo-idso "uccidere un uomo"
hâstrir "guerriero"; "uomo" 
hâstrir-o-blammu "uomo rispettabile" 
hâstrir-o-gini "i guerrieri" 
hâstrironi "grande guerriero"
hâstriryi "popolo, tribù"
hawora "lievito" 
he "intorno"
, interiezione di stupore o di ammirazione
hebut "sole; giorno" 
hebut-alougni-bre "ieri" 
hebut-e-nrab "girasole"
hebut-myodonka "tramonto, oriente"
hebut-myololâno "levarsi del sole, oriente" 
hebut-neha "oggi" 
héfne "splendore; luce; sole"
héfne-alougni be "la vigilia di" 
héfne-betto "domani" 
hémets "ratto muschiato"
héniro "pino"
herre "lancia, giavellotto" 
herwa "portare, trasportare; sostenere" 
hha "allora"
hhalkewa "essere buono e allegro"
hham "tempo; momento; epoca"  
hhamol "rabarbaro" (o pianta simile) 
hhapka "amare appassionatamente"
hhawo "fermentare" 
hhenrô "essere nemico"; "nemico" 
hhigré, higré "gridare"; "grido"
hhol "casa, capanna" 
hholgini "case"; "villaggio"
hhurnou "essere appiccisoso; incollare" 
hhurnourao "colla" 
higbô "ricordare; ricordarsi"; "memoria"; "anniversario"
higiri "pernice"  
hitko "perdere; indurre in errore; lasciare; dispensare"
ho "io" 
hôbôl "emettere un suono grave o sordo" 
ho-dnoubbo "la mia fame"
hofma "sostituire"
hog, hogi "noi"
hokand "per me; quanto a me" 
hokandgi, hokandgin, hokandgini "per noi; quanto a noi" 
ho-nesta "il mio freddo"
hôni "io" 
hônigi, hônigin, "noi"
hôn-ista-cawa "mio malgrado" (lett. "il mio occhio che rifiuta") 
houhhayâ, interiezione di vergogna 
houlla "riempire; tracimare"; "essere ubriaco"
houyoun "nitrire" 
houyounarâ "cavalla, giumenta" 
hovesa "per me; quanto a me" 
hovesag, hovesagi, hovesagin, hovesagini "per noi; quanto
    a noi"
hub "fuoco fatuo" 
hub "piatti" (strumento musicale)
ibgye, ibbye "spiegare con iscrizioni o disegni"
ibgye-niao "libro" 
ictôrroal, ictôrrwal "mazza"
iddâman "tipo di erba tossica con fiori gialli"
idryan "convolvolo minore"
idso "morire"; "morte" 
idso-pankte "morte miserabile"
idsorbimartal "pianta che guarisce dalla stitichezza"
idso-slitla "letargia"
idunyo "grano, frumento" 
ifentaral, ipentaral "schiena"
ifro "dichiarare infame, condannare" 
igegada "talismano" 
igetwaral "gancio, uncino" 
iimir, imir "è rotondo"
ikravoungo "colibrì rosso dalla coda verde" 
ikro "essere rosso"; "rosso" 
ikro-sérup "uccello rosso", "cardinale (Cardinalis cardinalis)" 
iktoucpân "legno nero, ebano"
ikyov "pellicano" 
ilbatmaâ, ilvatmaâ "cera d'api"
iléhhâ, léhha "banana" 
ilegengi "tipo di pioppo dalle foglie bianche"
illou "soffiare; respirare" 
illourao, illouriao "soffio"; "aria" 
illukea "pipistrello" 
imantya "uccello affine al cuculo"
imouhala "ombelico" 
imraweya "vaniglia" 
imtân, mtân "muschio" 
in'galanal "cintura"
in'galani "fianco; costato; pelle dei fianchi; pelle del ventre" 
i-ngen-hôni "sono arrabbiato, sono malcontento"
inrôbekal "ascella; angolo rientrante; angolo"
ipfu "marcare; segnalare"; "segnale; segno" 
ipfurao "segno; orma, impronta; cicatrice; aspetto"
iptitoki : vedi ptitoki
ipva "donare" 
ipva, pva, vva, va "dona!"
irbyu "seppellire; fare il funerale" 
irnu "coagularsi (detto del latte che caglia)" 
isahourao "tipo di cactus di grandi dimensioni" 
issâvaral "chiave" 
i-ssohe-r-souao mho "quello mi fa piacere"
ista "occhio" 
istabte "tempo" 
istagem "due occhi"
istagi "occhi" 
istagiaral "negli occhi" 
istagioyo "piccoli occhi" 
istahhal "occhio allegro e dolce"
istahhalki "piccoli occhi"
istaktwensôgyo "palpebra" 
istaloyo "occhio allegro e dolce"
istang "con l'occhio, tramite l'occhio" 
istani "grande e bell'occhio"
istanikswa "indovinare" (lett. "pensare ai propri occhi") 
istaral "nell'occhio"
istatyulla "guardare sorridendo"
isual "bue; toro" 
isualâ "vacca" 
isultwat "trifoglio" 
itabaval "bambù" 
i-tcôb-souao "ciò è male"
iterenal "braccialetto"
iteve "frutto; mela"; "ciste"
itkansurthoo "chioma riccia" 
itwaou, itweaou "luogo elevato; collina"
itwe "essere, esistere; aver luogo, accadere" 
itwebao "avvenimento passato; avventura"
itwenao "ciò che deve essere"
itwerao "ciò che accade"; "qualcosa"
ivârang "radice" 
ivnéyi "altrimenti; non è altro che"
ivunuv "albicocca"
iwâtnalyo "corallo; gioiello" 
iwonasi "vestito" 
iwôtnar, iuôtnar "è bello" 
iwover, youver "dice; parla"
iyâ "infastidirsi"  
îyâr "si infastidisce"
kabal "pianta rampicante"
kahha "odiare fortemente" 
kâlat "tetraone" 
kalav "essere spesso"
kama "cadere" 
kangô "suonare, risuonare"; "voce; suono"
kanno "dipingere disegni; dipingere tatuaggi; scrivere" 
kannobiao, kannoviao "disegno; dipinto; scritto, libro,
     lettera"
karbat "essere aguzzo, essere appuntito"
kattaor "tamburo" 
kayar "a questo" (dativo, genere nobile)
ke "a"; "per" 
kéang, kiang "salsapariglia"
kedek, kedekâ "pollo"  
keho, kho "a me, mi" (dativo) 
kehônigin "a noi, ci" (dativo) 
kekna "a chi; a cui; al quale; ai quali" (dativo)
kente "raccogliere"
kéret, kért "pepe" 
kesoungarao "limone" 
kewa, kwa "essere buono, essere giusto" 
kewar "buono"
kilyou "deliberare; giudicare, rendere una sentenza" 
kinesi, kinyesi "gru" (uccello)
kinyo "stancare, spossare" 
kinyo-i "essere stanco; essere rilassato"
kinyossakno "riposarsi, oziare" 
kna, kn "che" (pronome relativo)
knanda "orinare" 
knande, knanede "pene, membro virile" 
knanede-ngun "testicoli" 
knub "artiglio; unghia; scaglia" 
knubya "graffiare"
kodam "specie di serpente nero e giallo" 
koltor "oltre; piuttosto che" 
koltov "salire; sorpassare; attraversare"
kongo "essere falso"; "essere perplesso, dubitare"  
kongo-wove "mentire"
konswa "trottare"
konswar "cavallo" 
konswarâ "cavalla, giumenta" 
konswaryi "cavalli"
korôbat "sasso"; "nòcciolo"  
kou-ktouv "foresta"
kour "vaso; pentola"
kroungi "dipingere"
kroungial "pittura" 
ksonga, ksounga, ksouna "essere acido, essere acre"
ksou "sale" 
ksouoni "allume" 
kswans "collo" 
kswansal "collana"
kswanserab "gola"
ktac "ruscello, fiume" 
ktacidatmya "ragno d'acqua" 
ktac-i-stiopgi "le rocce del fiume"
ktaka "essere blu"; "colore blu" 
ktakayal "tintura blu" 
kte "su, sopra; in alto"  
kte yararao-revyékki "sopracciglia"
ktouv "albero; legno" 
ktouvgi "foresta" 
ktouvokwengu "resina" 
ktouvoni "bell'albero"
ktwensôg "pelle; cuoio; scorza"
kutlôm, kutloum "fessura; apertura; porta; bocca"
kungo "baciare" 
kwango "essere puro, essere limpido" 
kwatswans "abete" (o simile conifera) 
kwa-tyanga "cantare bene"
kwengâbmwâ "lumaca, chiocciola" 
kwengal "sostanza collosa"
kwengu "essere grosso; essere spesso, denso; essere grasso" 
kwomo, kwomwo, kwowo "lodare, celebrare" 
kwov "stoppa"
kyaga "correre" 
kyaga-faweri "corriere" 
kyakedekâ "pollo delle praterie" 
kyar "a questo" (dativo)
kyevini "a te, ti" (dativo) 
kyo, kyog "a sé" (dativo)
kyolo-amrawô "avere l'abitudine di" 
kyolo-mrawô "abituarsi a" 
kyo-nikswa "pensare tra sé" 
kyo-nim-wove "parlare tra sé"
lakov "ananas"
lâno "essere diritto"
lânoal, lânwal "pioppo" 
lavsenab "cipresso" 
lavuniv, lakvuniv "magnolia" 
layo "santo, divino" 
lbala "legare, attaccare; appendere" 
lbalaral, lbalarao "gancio" 
lbonwe "muovere; distuggere; disfare; rovinare" 
le "fino a"
legengig "argento; denaro" 
lengô "chiamare, nominare"; "nome"
lenta "accendere, dar fuoco" 
lentahéfne "torcia" 
léntele, léntle "moscerino; sciame di lucciole"
lettrô "essere forte; essere coraggioso"; "forte; forza" 
lettrô-yup "sfrontatezza"
leua "essere molle come la cera"
lewed "sasso rotondo; "nòcciolo"; "talismano femminile"
lgengi "brillare di un bianco pallido come l'argento" 
ligeli "acero rosso"  
liketnu, liktnu "avvelenare"; "veleno" 
liketnu-datimya "ragno velenoso" 
liketnutyub "mosca nera velenosa" 
liléttrôal "quercia" 
limki "essere scemo, essere insensato"
lisso "sputare" 
lissuf "pianta che provoca la salivazione" 
lo-, prefisso causativo 
lo-âhâ "divertire" 
lo-âtra "far conoscere; pubblicare" 
lo-âtra-i "essere conosciuto; essere pubblico"
lo-balhu "liberare, riscattare"
lobi "abitare"  
lobiriaou "abitazione, luogo dove si abita, dimora"  
lo-égni "fare arrostire alla fiamma"
lôg "quattro (40)" 
lo-gnahe "moltiplicare"
lo-gôgya "scavare" 
lohâl-ssipla "minacciare"
lo-idso "far morire; uccidere" 
lo-iyâ "infastidire" 
lôkki "quaranta (40)" 
lo-kwango "purificare" 
lo-lâno "erigere; allineare" 
lo-layo "santificare" 
lo-lettrô "sfrontatezza"
lo-nesta "raffreddare" 
lo-ngalne "addolcire"
lonwo "mettere a nudo; pelare" 
lo-omtlou "allontanare" 
lopagyamal "purga, purgante"
lo-parre "abbellire"
lo-rakne "cullare" 
lo-routsi "far uscire, emanare"
lo-sanna "ingrandire"
lo-sanna-i "diventare grande"  
lo-sotno "essere lugubre; spaventare"
lo-ssipla "promettere" 
lo-tanwa "far produrre; fecondare"
lotecôbal "maleficio" 
lou-a-nouhô "aver finito di vivere, essere morto" 
loubro "bagnare, irrorare"
lougni "perire; finire; scomparire"  
lou-nouhô "finire di vivere, morire" 
lo-uobô "sommergere; far annegare"
lou-ousso "finire di unire" 
lo-usso "far unire, congiungere" 
lousté "portare a termine" 
lo-yoce "sporcare"
lra-dwons "parente per alleanza"
lra-mityab "patrigno" 
lra-mityabi "figlio adottivo, figliastro"
lra-nga "parente per alleanza"
lranha "fare; far diventare"
lranha-i "divenire"
lue "come; così" 
luetamou "lucertola grigia che si nasconde sotto la sabbia"
luv "sabbia" 
lwouktli "far scegliere; maritare"
lwoumme "far sembrare" 
lyémav "dragone; mostro" 
lyesamhak "racchette da neve" 
lyesse "far cadere la neve; nevicare", "neve" 
lyesseaou "nord" 
lyongou "aspirare, inalare; tirare (tabacco)"
lyonsayo, lyonsao "ostrica; cozza" 
ma-âtra "familiarizzare con qualcuno"
mahak "grande farfalla dalle ali nere e gialle" 
ma-kama "inclinare"
makayawits "specie di quaglia"
mankata "indaco" 
mâr "cento (100)" 
marâbyo "specie di papavero"  
mâr-mâr "cento a cento"
maroubôbâr "specie di piccolo pesce"
marte "chiudere" 
marterao "recipiente, scatola"
martno "rispettare, stimare" 
mâr-u-gem "duecento" 
mâr-u-gem-u-haki "duemila"
mâr-u-hak "mille"
mâr-u-mâr "diecimila" 
mâr-u-sdat "trecento"
marwo, mrâwô "essere incostante"; "volubile"
masart "remo, pagaia" 
masra "sedurre" 
mayar "questo" (accusativo, genere nobile)
meganda "mais" 
mehaki "dieci (10)" (vedi yehaki)
meho, mho "me, mi" (accusativo) 
mekna "chi; cui; quale; quali" (accusativo)
merugav, mrugav "canna"  
méshu "offrire; regalare"; "offerta"
mih "sei (6)" 
miki "sessanta" 
miki-miki "di sessanta in sessanta" 
mî-mih "sei a sei"
minma "volpe"
minma "mento" 
miovi "topo"; "cattiva sorte, maleficio"  
mithaki "dieci (10)" (vedi yehaki)
mitya "generare"
mityab "padre" 
mityabi "figlio" 
mityabigi "figli"
mnama "essere vivo; essere vigile; essere agile" 
modwe "affermare; consentire; assicurarsi che uno faccia 
     qualcosa"
mohhov "serpente" 
mohou, moou "infilare" 
mokne "buona condotta"; "essere saggio"  
morra "viaggiare"; "sentiero; strada"  
mouha "convolvolo" 
mrahha "vivere da libertino" (detto di uomo)
mrawô "essere ordinario, abituale"
mte "lontano da; dopo" 
myar "questo" (accusativo)  
myo, myog "sé" (accusativo)
myo-abra "fare il bagno" (Parisot riporta myo-albra, che deve 
    essere un refuso)
myo-donka "coricarsi"; "scendere" 
myo-dwepé "fidarsi"
myo-egda "guardarsi da; essere riservato" 
myo-lo-koltov "essere orgoglioso"
myo-lo-lâno "ergersi, levarsi" 
myo-lomtlou "allontanarsi; fuggire" 
myolo-sanna "essere orgoglioso"
myolo-uoboyo "lontra" 
myo-robne "nascondersi" 
myo-sottrô "essere fedele"
myo-uvlo "amarsi"  
myo-uvlo-wig "amatevi l'un l'altro" 
myoyarssorbyo "specchio"
nada, nâda "erba; fiore" (vedi dnada
nagaman "vello; lana"
nagonda "capriolo"  
naktwi "tipo di passeraceo"
naltahi "ramo" 
nâmme "mordere; rosicchiare; pungere; scolpire" 
nâmmebigi-mouha "pianta che guarisce dal morso dei serpenti" 
nâmme-i "morso; puntura; taglio" 
nangô "essere vecchio"; "vecchio" (agg.) 
nângor "vecchio, anziano" (n.)
nanka "piovere; far piovere"; "pioggia"
nattorbo, nottarbo "ninfea" 
navug "essere rotondo; rotolare"; "palla; testa" 
navug-e-kour "cranio" 
navug-e-nyétlal "fronte" 
navukswansal "corona"
nea "ramo; ceppo" 
néanga "salmone" 
nébtama "mirto"
neha "essere presente"
néibmo "acero da zucchero" 
nenim-wove "balbettare"
nerbir "farfalla"  
nesta "freddo" 
nestahalôou "che freddo!"
nestiop "ghiaccio" (lett. "pietra fredda") 
néulo "arancia; arancione"
neyed-hébut "equinozio di primavera"
nga "fratello"
ngaâ "sorella" 
ngaandeyo "sassafrasso"
ngaho "tacere; cessare; silenzio" 
ngalne "essere dolce, soave" 
ngalnerao "midollo"
nganne "essere in rapporti fraterni"; "commerciare" 
nganner "mercante" 
nganneriao "merce"
ngâranweki "luccio"
ngemôkroungi "arcobaleno" 
ngemôm "cielo" 
ngemôm-o-ktaka "l'azzurro del cielo"
ngen "collera" 
ngen "sii arrabbiato!"
ngene "andare in barca, navigare"
ngeneg "barca"  
ngenegigem "due barche" 
ngenegikte "sulla barca"
ngenegoni "grande barca"
ngenegyi "barche"
ngerna "essere arrabbiato, essere malcontento" 
ngôbâm "stuoia" 
ngouyou "essere piccolo" 
ngun "grano, chicco, semenza" 
ngun'gi "chicchi"
ngunoyo "pupilla dell'occhio"
nikswa "credere; pensare, riflettere" 
nim, particella diminutiva e frequentativa
nimaral "pulce"  
nim-crava "singhiozzare" 
nim-loidso "far morire di una morte lenta e crudele"
nimpa "seguire, venire dopo, essere successivo; successione" 
nim-vitra "bere a piccoli sorsi" 
nim-vitra-i "essere bevuto a piccoli sorsi"
nimwove "borbottare, biascicare"
niponkoal, niponkwal "bambù" 
nitwan "a causa di"
nogangô, noyangô "rovo"
nokse "crescere, vegetare" (detto di piante)
nôtha "vulva, utero" 
nouhô "vivere; respirare"
nouhô-bnâha "vita felice"
nouhôr "uomo"  
nouhôrâ "donna" 
nouhôr-o-gi "uomini"
nponko "grattare; pulire; usare"
nrab "fiore" 
nrab-eol "Mese dei Fiori" (il secondo mese, che corrisponde 
    a Maggio)
nrab-eol-i-tyub "maggiolino" 
nrab-i-kour "corolla"
nral, nrâl "becco, rostro" 
nral-apente "airone"
nreis "spirito, genio" 
nrôbka "rompere" 
nuneo, noneo, nouneo "scoiattolo" 
nunyo "colore rosso dello scoiattolo"  
nvanya "spiegare; interpretare" 
nwasse, nwasser "sette (7)" 
nwasse-nwasse "di sette in sette"
nyabta "essere aguzzo, appuntito" 
nyakdabaov "gelso bianco" 
nyakse "mettere; posare" 
nyamwin : vedi unnyam-win 
nyétla "estendere; sviluppare; rendere piatto"  
nyétlal "tavola; asse" 
nyétlalki "scala; scale"
nyibsérup "uccello nero dalla testa rossa"
nyitta "salutare qualcuno" 
nyobetaral, nyabetaral "punta; freccia" 
nyobetaral-i-mart "faretra, turcasso"
nyobetatyub "ape; vespa; tafano"
nyornô "volare; volar via"
nyornôr "uccello, volatile"
nyulu "avere una cattiva condotta" 
nyulur "criminale" 
oah, urlo di guerra
oc, yoc "cinque (5)" 
ociocki "di cinquanta in cinquanta"
ocki "cinquanta" 
oc-oc "cinque a cinque" 
ofrâ, ôfrâ "essere rotondo"
ofrâdidni "formicaleone" 
ofraral, ofrarao "cerchio"; "anno" 
ogôgyal "zucca; vaso"
oh, ohh, interiezione di sorpresa o di disgusto"
ohhamyo "labbro; parola; linguaggio"
omnuatsi "mandorla"
omtlou "essere lontano, essere assente" 
omtlouwove, omtlouove "diffondere una voce"
-oni, -ni, suffisso accrescitivo
onkna "scuotere" 
onoanô "vigogna" (lana)
ononâ "faggio dalla corteccia liscia"
ontwôvac, ontwôvatc "tabacco"
onwo "essere nudo" 
onyabtyé "arbusto dalle spine dure e curve"
opa "mettere in gabbia, ingabbiare"
ôpariao "gabbia"
opmu "agire, fare"  
opmu-ert "complottare contro" 
opmu-ske "aiutare" 
opyuwav "gamba di animale" 
orkta "ridurre; sottomettere, vincere" 
orktai "servitù"
osbelyu "erba molto comune nelle praterie"
otanyamu, ôtéyamu "sacrificatore, sacerdote"
otme "avere pietà di qualcuno"; "pietà"
ottenô "galletta di mais" 
ottenôgi "gallette di mais" 
ottenôgi-loaégnii "gallette di mais cotte"
otwanva, otwanwa "zampa di animale" 
ouktli "scegliere; ricercare" 
ouktlib "marito"
ouktlibiâ "donna" 
ouma, oma "mangia!"
oumme "sembrare, somigliare; apparenza, esteriorità" 
ou-rewa-i "essere amato perfettamente"
ourpe, ouvpe "donare, ridistribuire, ricompensare"
ousso "unire, congiungere; raccogliere" 
oussobiaogi "provviste"
ousta "punire, castigare" 
ousté "finire, terminare" 
ou-uvlo "amare perfettamente"
ouv "età; anno" 
-oyo, -ouyo, suffisso diminutivo
pagyam "defecare" 
pandga, pandya "spiga; grappolo" 
pandya-kente "raccogliere spighe"
pankte "essere meschino, essere miserabile; miserabile"
pannâg "oro" 
pânyemilo "setaccio"
par-âha "sorridere"
par-ikro "leggermente rosso"; "rosa" (agg.) 
parre "essere bello, essere grazioso" 
par-slitla "sonnecchiare" 
par-vitrag "bere dolcemente, bere graziosamente"
paryemilo "conchiglia di cozza o di ostrica"; "piccolo piatto"
patawona "tipo di pesce"
pen "olio" 
pengu "essere grosso, essere spesso" (vedi kwengu)
penoni "liquore" 
pigeniou "sambuco"
pignyô "piantare; premere; scavare"
pirrya "avere la febbre"; "febbre; delirio"  
pnâg "corteccia d'albero; pelle dura, corno"
pnâo, pnângo "bruciare, consumare"; "fuoco" 
pourpwour "lupo; cane" 
prigge "grandinare"; "grandine"
pringuf, pringup "spalla"
ptitoki, iptitoki "pollice"
ptug "cenere" 
pyan-lyémav "figura mostruosa"
pyag "dito" 
pyag-ofra-ral "anello"
pyuv "gamba" 
râbha "conficcare, inchiodare"
raham "tossire" 
rakne, rakene "oscillare"
ranko, rranko "essere duro, essere aspro, essere crudele" 
ranwek "divorare avidamente"
ravagal "colore giallo" 
ravga "essere bello, magnifico, glorioso"; "bellezza, gloria" 
ravgayini "glorie, onori"
re "fuori da" 
rébenha "lucciola" 
rehmu "tagliare; scheggiare; affettare" 
rehmual "scure, ascia"
reobneyo "faina"
retna "ferro" 
réutimi "tallone" 
revyék "pelo"
rewa "amare, desiderare" 
rewar, rewari "amico" 
rewariâ "amata"
rewariao "oggetto amato" 
rewar-o-gi "amici"
robne "coprire; nascondere" 
robne-i "essere nascosto, segreto" 
robne m-pnângorao "spegnere il fuoco"
roubelou "tortora"
rounak "caimano" (traduzione incerta)
routs "sorgente, fontana" 
routsi "evacuare; uscire da; sfuggire"
rrahho "vendere; consegnare"; "tradire" 
rrahhor "mercante"; "traditore" 
rranko : vedi ranko
rrankorao "scorza"; "corno"
ruha "pentirsi" 
runhu "battere le ciglia; battito di ciglia, momento"
runhugi "minuto" 
ruontwôva "bruco del tabacco, verme cornuto" 
rwinsaou "luogo dove si mette la paglia"
rwons "piccolo stelo"
rwonsigi "paglia"  
sanhâstri "vincere, trionfare"
san-kahha "odiare fortemente"
sanna "essere grande"
san-ravga "grande gloria" 
san-sannar "molto grande"
san-vitrag "bere molto, essere un grande bevitore"
san-wata "odiare fortemente" 
sda-sdat "tre a tre"
sdat, dat "tre (3)"  
sdati-sdatki "trenta a trenta"
sdatki "trenta (30)"
sédin "vite americana" (Parthenocissus quinquefolia)
seluvi "cicogna"  
semulov "tipo di asparago il cui fiore dà un succo mieloso" 
semulov-i-wâkwôrao "succo del fiore di asparago"
sénge "lumaca" 
séru-lo-idso "uccidere un uccello"
sérup "uccello" 
sétre "miagolare" 
sétrer "gatto"
séuki "pidocchio" 
sillib "cedro"
sing "capelli di donna" 
singâng "liana acquatica" 
sinkav "daino " (o cervide simile) 
sinta "essere nuovo"; "novità" 
sintar-souao "è nuovo"; "non molto tempo fa"
sisgu "giaguaro" (glossa: "une espèce de tigre"
sitri "specie di uccello"
skand "per lui; quanto a lui" 
skandâ "per lei; quanto a lei" 
skandaâg, skandaâgi, skandaâgin, skandaâgini "pr loro;
    quanto a loro" (femminile)
skandgi, skandyi, skandgin, skandgini "per loro; quanto
    a loro" (maschile) 
skat "terra, suolo" 
skatloubro "fango; palude"
skatwens "fondo" 
ske "con, in compagnia di, insieme a" 
skeherwaralki "gemelli" 
ske-morra "marciare con"
slif, slip "marrone" (traduzione incerta)
slitla "dormire; sonno" 
slup "frutto simile a una pera" 
slupigi-ktouv "albero con tronco dritto e foglie larghe"
sokino "orso nero" 
soknô, ssoknô "accompagnare; essere insieme"
sotno "tremare" 
sottrô "custodire, conservare con sé"
sou "egli"
souâ "ella" 
souâg, souâgi "esse" 
souao "quello" 
souaogi "quelle cose là"
soug, sougi "essi"  
spamad "ciliegia selvatica"
spamadgi "genitali maschili"
sperma "offendere, rattristare"; "nero" 
sr "o"
srârâ "ragliare"
srisse "segare; fendere, tagliare" 
srisseral, srisserao "coltello; lama; sciabola"
srisse-sérup "specie di uccello"
ssaka "borsa di talismani" 
ssakno "riposarsi"; "pausa, riposo"
ssav "caviglia"; "chiave" 
ssave "slegare; aprire"
sse "lungo" (preposizione)
sseaou "bordo, riva" 
ssef "numero, cifra"
ssefé "contare; valutare" 
ssefé m-penta "misurare" 
ssefér-ho "circa" (lett. "io conto")
sser "sette (7)" (vedi nwasser
sserki "settanta"
ssipla "essere certo, essere sicuro"; "solido; testardo" 
ssitsi "digrignamento; fischio" 
ssohe "essere contento di qualcosa, gioire"; "gioia, piacere"
ssoknô : vedi soknô
ssouko "comandare"
ssoukor "capo, maestro" 
ssumit "cervello" 
staka, stak "mela di maggio (Podophyllum peltatum)" 
stalâ "per lei; quanto a lei"  
stalâg, stalâgi, stalâgin, stalâgini "per loro; quanto a loro"
     (femminile")
ste "come" (preposizione) 
sté "basta!" 
sté yehôn "mi fermo"
stenetbuv "croce; forca"
stenvu "incrociare"
stertyo "imitare"
stiop "pietra" 
stiopgi "pietre"
stiopgini "pietre" 
stiop-layo "pietra sacra"
stiorranko "pietra dura"
suots "alce; cervo"  
svesa "per lui; quanto a lui" 
svesaâ "per lei; quanto a lei" 
svesaâg, svesaâgi, svesaâgin, svesaâgini "per loro; quanto
    a loro" (femminile)  
svesag, svesagi, svesagin, svesagini "per loro; quanto 
    a loro" (maschile)
swômô "dente; mascella" 
swômôgi-ktouv "albero la cui corteccia cura il mal di denti"
syamyo "osservare; ascoltare; obbedire" 
tabav "essere diritto, piantato come un albero"
tahatam "albero dal legno bianco usato per produrre vari
     utensili (piatti, coppe, armi, etc.)"
tahouat "inverno; anno"
taketa, takta "costringere a fare una cosa; violentare"
taktla, taketela "sbattere, fare rumore" 
taktlayugnur "serpente a sonagli, crotalo" 
tan "fa'!"
tândo "giglio bianco"
tankwa, tanekwa "gonfiare, gonfiarsi" 
tankwarao "ciste, ascesso"
tankwaraou "montagna" 
tânoupen, tanwepen, tanwapen "oliva; olivo" (lett.
     "che fa olio") 
tânoupenouyo "giovane olivo"
tanwa "fare, causare, produrre" 
tanwabiao "atto, opera, frutto" 
tanwa m-anavugal "deporre le uova"
tanwarao "causa, motivo" 
tânwer, tânwealne "canna da zucchero" 
tanwerwâkworao "zucchero"
taréka "specie di vite i cui frutti sembrano lamponi" 
taréka-nyornor "tordo" 
taréktanwo "frutto del taréka"
tasrâva "martin pescatore" 
tatsa "spremere; soffocare"
tatsa-i "dimagrire" 
tatsarao "pinza" 
tatsaraog "pinze"
tawo "mostrare, dimostrare, provare" 
tcôbe "essere male; malvagio" 
tcôbopmu "azione malvagia" 
tcôbopmubiao "crimine" 
tecté "digerire; sopportare la bevanda" 
téivinga "igname" (tipo di tubero commestibile) 
tematnacwo "fieno" 
té-myo-robne "essere pudico"
tenyasi, tniasi "alloro" (o pianta simile) 
tern "braccio; manico"
tido "castoro" 
tidoâ "castoro femmina"
timiyo "indumento di lana"
tinab "cervo; bisonte"
tinyob, tinyop "bisonte" 
tirtno "entrare"  
tiska "begonia"
tkans "capigliatura, capelli" 
tkara "guancia"
tkati "cotone" 
tkattu "fortificare, consolare, aiutare" (traduzione incerta)
tketno "ricevere; accogliere" 
tketnor-ho "grazie"
tlarra "essere pari a"
tmanyap "becco, caprone"
tmatna "essiccare, far seccare" 
tmatra "adornare, abbellire; mettere in ordine"
tnan "stella, astro" 
tne "sotto, al di sotto, giù" 
tnelwe "essere sotto; inferiore, minore"
tnouns, tnoungs, tenouns "interiora, viscere"
tomnam, tamnam "serpente d'acqua" 
trakmou "tuonare; tuono; irritarsi; collera" 
tripliti, triplit "cicala" 
trô "luogo, posto"
trud "trave; blocco"  
tsérab "stelo; tubo" 
tsullahhapka "amore violento"
tsullat "canapa selvatica" 
tuesômra "erba serpentaria" (Dracunculus vulgaris)
twan "piede; passo; traccia" 
twan'gi "piedi"
twanivabualâ "vento del nord" 
twanivabualaou "paese da cui viene il vento del nord" 
twans "crine vegetale"
twantitoki "alluce" 
twanyugnudi "bruco"
twat "foglia" 
twe "per mezzo di; con" 
twe "sia! abbia luogo!"
twirri "impiegare, servirsi di"
twôc "pipa, calumet" 
twôcô "fumare il calumet" 
twôcwannado "sommacco che si fuma" 
tyabanta "avena selvatica"
tyallu "essere al centro; centro" 
tyanga "cantare; canto, canzone" 
tyangsérab "specie di zufolo" 
tyobana "noce, nocciola" (traduzione incerta)
tyourou, tyour "allodola"
tyub "mosca" 
tyulla "solleticare"
uabolma "collo" 
uahayo "tipo di pino rossastro" 
uaramo "pustola"
ubhav "clima, temperatura" 
ubhavbehhoyo "beccaccia"
ubla "mancare; fallire"
ubondua "erba alta" 
ugnyô "mentire; mancare a un giuramento" 
ugnyo-i "essere infame"
ulânoal, ulânwal "pioppo"
uleuâ, uluâ "cera d'api" 
ulmou "essere diverso da" 
ulmour me "altro che" 
uluâglou-ktouv "albero della cera" (Morella cerifera
ungô "sbavare; traboccare"
unnyam "arco (arma)" 
unnyam-win, nyam-win "mano che tiene l'arco" i.e.
      "mano destra"
unuv "carne" 
unuv-doukka "carne bianca, bianco, europeo"  
uobô, uôbo, uoblô "annegare"
uôm "betulla" 
urtehoraou "bordo; orizzonte"
urtho, urteho "girare intorno; circondare; rotolare; fare; 
    formare" 
urthoral "giro; bordo; frangia"
usturb "edera" 
uts "detriti; guscio, conchiglia"
utyângoâ "canarino"
uvlo "amare"  
uvlo-i "essere amato"
uvlor "amante" 
vabua "dimenticare, obliare; cancellare"
vadyano "miele" 
vadyano-tyuboyo "ape mellifera"
vaha "volere, desiderare; amare" 
vahar "disposto a"; "di proposito" 
vahari "qualunque"
vamho "essere alterato; avere sete" 
vâmru "concepire un figlio" 
vâmrubâ "madre; donna" 
vâmrubi "figlio" 
vâmrubiâ "figlia" (in rapporto alla madre)
vâmru-i "nascere" 
vâmrunâ "bambina"
vâmrurâ "figlia; donna" 
vârang "coda; radice" 
vâratâ-ng-wou "dire all'orecchio"
vâritwat "foglia di tiglio" 
vârta "capire, comprendere; ascoltare"
vârtarao, vararao "orecchia" 
vârya "essere malato" 
vârya mwe "essere disgustato da"
vat "nove (9)" 
vatens "nono"
vativatki "novanta a novanta"
vatki "novanta" 
vatkiens "novantesimo"
vâtmwa "toccare; raggiungere; attaccare; copulare"
vâvat "nove a nove" 
vâwe "lavorare; sforzarsi"
vâwe ke, vâwe ske "aiutare qualcuno" 
vekand : forma nobile di wekand 
vekandâ : forma nobile di wekandâ 
vekandâg:  forma nobile di wekandâg
vekandgi : forma nobile di wekandgi 
vettalâ, vetalâ : forma nobile di wettalâ, wetalâ 
vettalâg, vetalâg : forma nobile di wettalâg, wetalâg
vevesa : forma nobile di wevesa 
vevesaâ : forma nobile di wevesaâ 
vevesaâg : forma nobile di wevesaâg 
vevesag : forma nobile di wevesag
vevlamma "bagliore; lampo"
vi "tu" (maschile, forma nobile di wi
viâ "tu" (femminile, forma nobile di wiâ)
viâg, viâgi "voi" (femminile, forma nobile di wiâg, wiâgi)
vidwo "dovere, bisognare"  
vig, vigi "voi" (maschile, forma nobile di wig, wigi)
vikté "dimenticare; omettere; perdonare"; "oblio"; "perdono"
vitrag "bere" 
vi-vitrag "bere molto"
vlamme "splendere"; "bagliore; lampo"
vnane "essere giovane; essere fresco; essere bello"
vnuhuvâm "naso" 
vôaye "medico"  
vô-blammu-n-i "onorevole" 
vô-kahha-n-i "detestabile"
vô-méshu-n-i "presentabile"
vô-mityan "che genererà; ragazzo"
vô-mityar "che genera; uomo"
vôpongoyo "ardesia" 
vô-rewa-n-i "amabile"
vorte "venire; arrivare" 
vôt "garretto" (vedi cvôt)
vôtanwai "essere possibile", "facile" 
vô-tanwa-n-i "fattibile; facile" 
vô-uvlo "essere capace di amare"
vôvé "potere; essere capace; essere forte" 
vôvé-i "essere possibile" 
vô-wama-n-i "mangiabile"
vu "molto"  
vu-bremter "sempre"
vu-ca "nessuno"; "niente"; "non"; "mai"   
vu-gnahe "molto numeroso" 
vu-gnaheryi "tutti"
vu-nimpa "tutto il resto; tutti" 
vu-sannar "il più grande possibile"
vyât "letto, giaciglio" 
vyâtâ "coricarsi"
wab "otto (8)" 
wabki "ottanta (80)"  
wâbwab, wawwab "di otto in otto"
waka "essere paziente, attendere" 
wakamwama "giovane"
wakeanda "pioppo che cresce vicino all'acqua"  
wakesoungal "crescione" (pianta acquatica) 
wakodatmyâ "ragno acquatico" 
wâkouatka, wâkwatka "pinna"
wâkoubyaneyo, wâkobyaneyo "mosca acquatica" 
wâkouobô "lontra" 
wâko-vitrag "bere acqua" 
wâkwôaou "fiume"
wâkwô "scorrere; corso di un fiume"
wâkwôrao "acqua"; "fiume"; "liquido"
wamabi "mangiato"
wamak, wâmak "mangiare, nutrirsi"; "pasto"
wama-ngôbâm "stuoia su cui ci si mette per mangiare"
wanwe "prendere, afferrare, tenere" 
wanwenigi "prigionieri di guerra" 
wâoukedeke "folaga"
warba "avere un buon odore" 
warbacwoyo "cerfoglio"
warba-kroungi "tintura profumata" 
wâta "non volere; rifiutare; odiare"
wehet "starnutire" 
wek "chiedi!", "cerca!" 
wekand "per te; quanto a te" (maschile) 
wekandâ "per te; quanto a te" (femminile) 
wekandâg, wekandagi, wekandagin, wekandagini "per voi;
    quanto a voi" (femminile)
wekandgi, wekandgin, wekandgini "per voi; quanto a voi" 
    (maschile) 
wekkâr "di chi?", "a chi?" (maschile) 
wekkârâ "di chi?", "a chi?" (femminile)
wekmâr "chi?" (pronome interrogativo nobile) 
wekmarâ "chi?" (pronome interrogativo non nobile) 
wekmarâg, wekmarâgi "chi?" (pronome interrogativo
    non nobile plurale)
wekmâryi "chi?" (pronome interrogativo nobile plurale)
weknu "disprezzare"
wens "tipo di fiore" 
wetalâ : vedi wettalâ 
wetalâg : vedi wettalâg 
wetki "domandare, chiedere; cercare" 
wetleyed, wetneyed "platano" 
wettalâ "per te; quanto a te" (femminile) 
wettalâg, wettalâgi, wettalâgin, wettalâgini "per voi; quanto
    a voi" (femminile)
wevesa "per te; quanto a te"" (maschile) 
wevesaâ "per te; quanto a te" (femminile) 
wevesaâg, wevesaâgi, wevesaâgin, wevesaâgini "per voi; 
    quanto a voi" (femminile)
wevesag, wevesagi, wevesagin, wevesagini "per voi; quanto 
    a voi" (maschile)"
wi "tu" (maschile) 
wiâ "tu" (femminile)  
wiâg, wiâgi "voi" (femminile) 
wig, wigi "voi" (maschile) 
wilwi "gemere, lamentarsi" 
wim "senza" 
wim "prendi con la forza!", "rapisci!"
wimma "prendere con la forza; rapire una donna" 
wimmabiaog "spoglie"
wimmari "prigioniero" 
wimpigenyo "palmo della mano"
win "mano" 
win'gi "mani"
winga "fare commercio; acquistare"
wingi "intrecciarsi; arrampicarsi"
wingitwat "pianta rampicante"
winkeswans "polso" 
winkeswansal "braccialetto" 
win-marte "pugno" 
witka "essere infelice; soffrire"
woklou "bollire"  
wokyo "ammirare; stupirsi" 
wôste "essere abile, essere capace" 
wôtna "essere bello" 
wove "parlare, dire, affermare"; "parola; linguaggio" 
woveg "parole" 
wov-tanwa "recitare racconti"
wov-wove "recitare racconti" 
yâhhal "è felice, gioisce"
yakna "essere ragionevole, essere saggio"  
yaknaroni "grande vecchio; anziano rispettabile"
yaknaryini "i saggi, gli anziani" 
yar "questo" 
yara "in tal modo" 
yara "vedere; far notare"  
yaraessorbyo, yaressorbyo "specchio"
yararal, yararao "occhio" 
yararao-revyékki "ciglia" 
y-ârwor "abbaia"
ye "verso, fino a"
yeha "uno" 
yeha av gemki "ventuno"
yeha av haki "undici"
yehaki "dieci (10)" 
yeha-yeha "uno ad uno" 
yehôn "io stesso" 
yehôni "io stesso" 
yehônigin "noi stessi" 
y-ellur "è brutto, è sgradevole" 
y-ellyor "dice addio"
yemilo, yémilo "disco; piatto"
yémilub "sole"; "scudo"; "piatti" (strumento musicale) 
yenga "proteggere; difendere; mediare" 
yengarao "arma"
yenestal-hébut "autunno" 
yeondeo "sorbo" (o pianta simile)
yerôn "corpo" 
yerôn-etbuv "membro"; "osso"  
yerônoyo "stelo"
yesounâ "essa stessa" 
yesounâgi "esse stesse"
yesounao "quello"
yesounao-sinta "è nuovo"; "non molto tempo fa" 
yesouni "egli stesso" 
yesounigi "essi stessi"
yevinâ "tu stesso" (femminile)
yevini "tu stesso" (maschile) 
yevinâgin "voi stesse" (femminile)
yevinigin "voi stessi (maschile)
yibna "sudare"; "sudore; rugiada"
yillôk, yilôk "lingua" 
yillôk-pankte "mala lingua"
yîmi "essere rotondo" 
yo, particella diminutiva
yo, yog "sé" 
yoce "essere sporco; sporcizia"
yôcou "maiale, porco" 
yogho "colpire; abbattere"
yogna "andare verso; visitare; raggiungere"; "sfidare; colpire" 
yogoano "pianta le cui foglie sono usate per bendare le ferite" 
yohôlaya, interiezione di gioia
yokondi "frassino" 
yolkô "leccare"
yomeu, yomu "patata" 
yong, young "hibiscus, grande pianta dai fiori rossi" 
yonskao-hébut "autunno"
yosblu "sposarsi"; "matrimonio" 
yosblub "sposo"
yosblubâ "sposa" 
yosblu-itewe "pesca" (frutto)
yosblupyag "dito indice"
yosbluwin "mano sinistra delle donne"
youngé "insegnare, istruire" 
youv, youve "parla!", "di!"
yugnud "strisciare"
yugnudi-bôbâr "anguilla"
yugnur "serpente" 
yugnuressorbyo "serpente diafano"
yunhurio "piccione" 
yunvinrab "fiore di prato usato per bendare le ferite"
yunvu "colpire; ferire" 
yuvhâno, yunvhâno "talismano che protegge dalle ferite" 

Alcune proprietà peculiari 
 
Sono comunissime le kennigar e i tabù linguistici. Non si trovano altro che nomi derivati per esprimere concetti come "acqua", "fuoco", "padre", "figlio", "persona", "uomo", "uccello", "pesce" e via discorrendo. Due nomi del cane sono semplici agentivi derivati dal verbo "abbaiare". Si trovano invece molte parole non analizzabili per indicare flora e fauna decisamente aliena ("banana", "ananas", "melograno", "bue", etc.). Questa è una cosa abbastanza inusuale, ma è possibile che si tratti di derivati di aggettivi non riportati nel vocabolario (es. la parola per "ananas" potrebbe avere avuto il significato di "scaglioso", etc.). 
Qua e là si notano stranezze varie. Il verbo rrahho "vendere; consegnare; tradire" sembra mostrare uno slittamento semantico di matrice cristiana. Tuttavia il passaggio da "consegnare" a "tradire" (latino tradere "consegnare" > italiano tradire, con riferimento a Giuda Iscariota che consegnò Gesù) avrebbe potuto anche prodursi in modo indipendente: il tradimento equivaleva a consegnare qualcuno agli Inglesi. Potrebbe essere una fabbricazione dei missionari oppure un'invenzione di Parisot e soci, ma le prove non sono decisive. 
 
Possibili prestiti
 
La parola ssav "chiave" potrebbe essere un prestito dallo spagnolo llave. La cosa non dovrebbe stupire, del resto numerosi prestiti spagnoli si trovano nel Gergo Mobiliano. 
La parola annado "sommacco", che indica una spezia di colore rosso (Bixa orellana), è stata adottata da una lingua Caribe, molto probabilmente dal Galibi Carib annatto. Non sono convinto che il termine sia giunto tramite la mediazione dello spagnolo, che ha adottato il nome bija dal Taino e il nome achiote dal Nāhuatl (āchiyōtl "sommacco"). La presenza del vocabolo in questione in Taensa è stata ritenuta sospetta. 

Antroponimi Taensa 
 
Sono forniti alcuni esempi di antroponimi comuni tra i Taensa:
 
Glou-pnaorâ "Cuore di Fuoco"
Illukéa "Pipistrello" 
Kutlôm-e-ngouyou "Bocca Piccola"
Makayawits "Quaglia"
Navug-e-kwengu "Testa Grossa" 
Pnuvgi-mnama "Gambe Agili"
San-gi-betto "Grande Cacciatore"
Sinkavi "Daino"
Sokinog-lo-idso "Uccisore di orsi neri" 
Tern-i-vârya "Braccio Malato"
Tern-o-lettrô "Braccio Forte" 
Tkans-i-fenta "Capelli Lunghi" 
Vâmrubâ-kango "Voce di Donna"

Sono indicati alcuni antroponimi che sono prestiti da nazioni vicine: Sasakia, Orregona, Napatilô, Tsissiya, Ossoga, Pakitinik, Tispassats, Arwens, Tenayarou, Tehakehan, Kahanions, Atcikâb, Agido, Takahetennis, Rakanaha, Ikatewens. Non è però specificata la loro origine. 
 
Un'etimologia del nome dei Taensa 
 
Parisot sostiene che il nome dei Grandi Taensa proviene dalla parola Choctaw che significa "mais, granoturco" (tárdhsie, tándshi, tannshi abé "pianta di mais"). Una tribù dei Taensa si sarebbe chiamata Tangipahoa, Tanjiboa o Tangibao, ossia "Mangiatori di Mais" (in Choctaw apa significa "mangiare"). A quanto riporta lo stesso Parisot, esistevano altri Taensa denominati Tangipahoas o Tangipahas. Se queste informazioni fossero confermate, sarebbe dimostrata la nostra idea di un'origine diversa degli etnonimi dei Grandi Taensa e dei Piccoli Taensa, simili soltanto per una mera convergenza evolutiva. Non va però taciuto che la confusione è ancora grande.  
 
Una voce fuori dal coro 

In nettissimo disaccordo con l'opinione ormai consolidata dael mondo accademico, Claire Bowern (Università di Yale, Dipartimento di Linguistica) sostiene che non esistono prove conclusive della natura fraudolenta della lingua Taensa. Su YouTube è disponibile la registrazione di un suo intervento The Mysterious Taensa Grammar: Imaginative Fiction or Poor Description? (XIII Annual Whatmough Lecture).


i) I Taensa provenivano dalla Louisiana settentrionale. In Louisiana settentrionale esistono gli aceri e il ghiaccio. 
ii) Un orso bianco non è necessariamente un orso polare: può benissimo essere un orso nero albino. 
iii) I nomi di specie vegetali aliene ("riso", "patata", "mela", "canna da zucchero", etc.) sarebbero altamente sospetti in fonti precoci (XVI secolo), ma non in fonti più tarde (XVII-XVIII secolo); il manoscritto spagnolo da cui sarebbe stato tratto il lavoro di Parisot non riportava una data. 
iv) Esistono alcune possibili somiglianze lessicali Taensa - Natchez, Taensa - Timucua, Taensa - Gergo Mobiliano e forse anche Taensa - Muskogee (gli esempi riportati non sempre convincono).
v) Swanton e Brinton insistono molto sul fatto che i Taensa parlavano Natchez. Ma il Natchez era la sola lingua che parlavano? Non esiste alcuna evidenza di questo, dato che il plurilinguismo era la norma tra i popoli amerindiani della regione. 
vi) Parisot era un linguista scadente: difficilmente sarebbe stato in grado di costruire una lingua così peculiare.
 
Mi si permetta un'ulteriore osservazione: Brinton, nella sua superficialità estrema, non considerava che il nome del ghiaccio esiste anche in Timucua (un tempo parlato in Florida) e in Nāhuatl.

Credo che possa essere di qualche utilità disporre di un confronto diretto tra la lingua Taensa e altre lingue vicine: Natchez, Timucua e Gergo Mobiliano. Mi limito a una scelta di pochi vocaboli significativi. Riporto poi le somiglianze lessicali identificate dalla Bowern e alcune altre che ho trovato.  

Dizionario Taensa - Natchez

abbanaou : PAGATSKUP
arwor : WASHKUP 
doukka : KAHAP 
etamou : SHAKOLSADSA
hhol : ET, EDA 
ikro : PAGUP 
ista : UKTUL 
ktata : HAASIP
mâr : PUP  
meganda : HAKU, HAKUYA 
mih : LAHANOF  
nerbir : SHILATKE TAFO
nestiop : KU'AYA 
nga : KAKANESHA  
ngaâ : ALAWUTCH
nimaral : TUKWATCHEN
oc : ISHPIDI  
pyag : ESH, IZHA
retna : NALKW  
sdat : NE'DI 
sérup : SORKOR, SOTHKOTH  
skat : WEE'HEE
sperma ("nero") : TSOKUP, TSOXOKUP 
ssoukor : TSUNA  
ssumit : APUXKUL'  
stiop : OFA
tido : EEMET 
tyub : SHUMKUP 
unuv : WINCHIA 
uvlo : MAITAKISHIK  
vadyano : MOM 
vat : WIDIBKADEBISH 
vitrag : HA'HKU  
 
Somiglianze lessicali: 
 
Taensa sokino "orso nero" : Natchez tsokup, tsoxokup "nero" 

N.B. La Bowern riporta erroneamente il vocabolo Taensa come sokop "black bear" [ours noir].
 
Dizionario Taensa - Timucua  

aksoungal : ATIMUCU
arwor : EFA 
ayerao : MELENI, NIYE
blammu : ABOQUA 
dnoubbo : HONO 
doukka : NAYO  
dwons ("sangue") : ISI  
glou : CUME 
glouctorrô : CHOFA
hâstrir ("guerriero") : IRI 
hébut : ELA
hhol ("casa") : PAHA, ANOTI, ELAHITI
hhol ("capanna") : PILE  
ho : HO 
hôni : HONI, HONIHE, NA
ikro : PIRA
ksou : API  
ktaka : ILCO 
mâr : CHUPI 
mih : MARECA  
minma ("volpe") : HABE, PUFI 
miovi ("topo") : NIBILIL  
morra : COESA, EYE
nestiopTOROBO, ALIMUCU
ngemôm : NUMA, NAPULA
ngeneg : TICO
nimaral : HIBE  
nouhôr : ANO
nouhôrâ : NIA  
nreis : ATICHICOLO 
oc : MARUA 
pen : UQUE 
pourpwour ("lupo") : BANEHE
sdat : HAPU 
sérup : CHULUFI
sokino : ARA
sperma ("nero") : CHUCU, LACA
sperma ("offendere") : EMO, YATI, IQUILE, YURICO
     CALUBA, MAHA, MUCU 
ssohe : HALAHA, ORABO, ISACO, QUO 
stiop : YOBO  
tenyasi : NALIQUI, TOLA
tnan : CHUBOBO 
unuv : SOBA, PICHO 
wâkwôrao ("acqua") : IBI  
wi : HOCHIE, CHI-, -YA, -YE
wôtna : SA, TERA  
yeha : YAHA, MINE, OCORA, YO 
yehaki : TUMA 
 
Somiglianze lessicali: 
 
Taensa ahhal "essere felice" - Timucua halaha "gioia"
Taensa ho, hôni "io" - Timucua ho, honi, honihe "io" 
Taensa sérup "uccello" - Timucua chulufi "uccello" 
Taensa yeha "uno" - Timucua yaha "uno" 

N.B. La Bowern non menziona le prime due somiglianze lessicali, che pure mi paiono interessanti, mentre riporta questa: 
 
Taensa isual 'cow, bull' [bouef, taureau] : cf. Timucua yanisowa
 
A parte l'ortografia usata dalla studiosa per trascrivere il Timucua, non sono riuscito a reperire la parola in questione nel materiale a me disponibile. Deduco che -sowa sia una trascrizione alternativa di soba "carne" e che yani- sia un refuso per yayi "forte, potente".  
 
Dizionario Taensa - Gergo Mobiliano  

arwor : OFE
bôbar : NANE 
cpâno : NENAK, TANKA 
doukka : HATA, ATTA
dwons ("sangue") : ESESH 
égnimilô : HASE, HASHE 
gem : TOKLO, TOKOLO
glouctorrô : SALAKHA 
ho : NO, ENO 
hog : POSHNO  
idso : ELLE 
ikro : HOMMA
ista : NESHKEN
ktouv : ETE 
ktwensôg : LHOFE, HAKSHOP
lengô : OLCHEFO
morra : HENE  
nouhôr : ATAK  
pirrya : YANHA
pnâo : TOTKA, LOWAK 
séuki : ESSAP
sperma ("nero") : LUSA  
stiop : TASNOK, TASANOK 
tnan : FOCHEK, SHOTE  
twat : HASHTAP, ETE HASHTAP 
vitrag : ESHKO, OSHKO
vnuhuvâm : MEKEL  
wâkwôrao ("acqua") : OKA, OKE
wi : ESH, ESHNO 
win : CHENKE, ELBAK 
yara ("vedere") : PESA, BESSA 
yeha : CHAFA, ACHAFA 
yerôn-etbuv : FONE 
yillôk : SOLASH, SONASH  

Possibili somiglianze: 

Taensa antanu "farfalla dalle ali bianche", antanaya "biancospino" 
    (< *at-na-n- "bianco") - Mobiliano atta "bianco"
Taensa séuki (< *sépki) "pidocchio" - Mobiliano essap "pidocchio"
Taensa wâkwôrao "acqua"  - Mobiliano oka, oke "acqua" 
 
N.B. Le prime due possibili somiglianze lessicali sono mie proposte; la Bowern cita soltanto l'ultima.

Conclusioni 

Mi schiero a spada tratta con la Bowern e arrivo a conclusioni ancora più estreme di quelle che ha espresso nei suoi studi. La lingua dei Taensa descritta da Parisot è autentica e reale!