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lunedì 15 novembre 2021

 
PROMETHEUS 
 
Titolo originale: Prometheus
Paese di produzione: Regno Unito, Stati Uniti d'America
Lingua originale: Inglese
Anno: 2012
Durata: 124 min
Rapporto: 2,40:1 (cinematic view)
Genere: Fantascienza, orrore
Regia: Ridley Scott
Sceneggiatura: Jon Spaihts, Damon Lindelof
Produttore: Ridley Scott, Tony Scott, David Giler, Walter
     Hill
Produttore esecutivo: Michael Costigan, Michael Ellenberg,
     Damon Lindelof, Mark Huffam
Casa di produzione: Brandywine Productions, Dune
    Entertainment, Scott Free Productions
Distribuzione in italiano: 20th Century Fox
Fotografia: Dariusz Wolski
Montaggio: Pietro Scalia
Effetti speciali: Richard Stammers, Charley Henley,
    Trevor Wood, Paul Butterworth
Musiche: Marc Streitenfeld
Musiche aggiuntive: Harry Gregson-Williams
Scenografia: Arthur Max
Costumi: Janty Yates
Interpreti e personaggi:
    Noomi Rapace: Elizabeth Shaw
    Michael Fassbender: David 8
    Charlize Theron: Meredith Vickers
    Idris Elba: Capitano Janek
    Guy Pearce: Peter Weyland
    Logan Marshall-Green: Charlie Holloway
    Sean Harris: Fifield
    Rafe Spall: Millburn
    Emun Elliott: Chance
    Benedict Wong: Ravel
    Patrick Wilson: Padre di Elizabeth Shaw 
    Giannina Facio: Madre di Elizabeth Shaw 
    Lucy Hutchinson: Elizabeth Shaw bambina
    Kate Dickie: Ford 
    Branwell Donaghey: Mercenario 
    Vladimir "Furdo" Furdik: Mercenario 
    C.C. Smiff: Mercenario 
    Shane Steyn: Mercenario 
    Daniel James: Ingegnere sacrificale
    John Lebar: Ingegnere "fantasma"
    Ian Whyte: Ingegnere sopravvissuto 
    Dr. Anil Biltoo:  Insegnante di linguistica 
    Louisa Staples: Violinista del messaggio di saluto 
    James Embree: Meccanico 
    Florian Robin: Meccanico 
    Matthew Burgess: Meccanico 
    Eugene O'Hare: Meccanico 
    Richard Thomson: Assistente archeologo 
    Philip McGinley: Assistente archeologo 
    Jenny Rainsford: Assistente archeologa 
    Rhona Croker: Assistente archeologa 
    James Currie: Ospite di Weyland 
    Harry Fowler: William Potter (filmato d'archivio)
    Ian McNaughton: Hartley (filmato d'archivio) 
    Peter O'Toole: Lawrence (filmato d'archivio) 
    Phil Martin: Ingegnere elefantino 
    Arnold Montey: Ingegnere elefantino 
    Matt Rock: Ingegnere anziano
Doppiatori italiani:
    Domitilla D'Amico: Elizabeth Shaw
    Francesco Prando: David 8
    Roberta Pellini: Meredith Vickers
    Roberto Draghetti: Capitano Janek
    Claudio Sorrentino: Peter Weyland
    Alessandro Budroni: Charlie Holloway
    Luciano Roffi: Fifield
    Luigi Ferraro: Millburn
    Vittorio Guerrieri: Chance
    Mino Caprio: Ravel
    Roberta Greganti: Ford
    Nicola Braile: Padre di Elizabeth Shaw 
Budget: 120 - 130 milioni di dollari US 
Box office: 403,4 milioni di dollari US

Trama: 
 
Prologo.   
Nelle sequenze iniziali si vede un colossale umanoide alieno completamente glabro, arrivato su un pianeta selvaggio con un disco volante. Il pianeta sembra la Terra. Ecco che il gigante pelato si mette vicino a una cascata imponente e ingurgita un fluido nero animato contenuto in un vasetto simile a quelli degli yogurt. A causa di questa ingestione cade quasi all'istante in uno stato di autolisi, finendo nella cascata e disgregandosi completamente in una pappina genetica. Questa è l'interpretazione più comune: egli è l'Ingegnere Sacrificale, che si è immolato per far esistere la specie umana. 
 
Atto I.  
Anno del Signore 2089. Nell'isola di Skye, in Scozia opera una coppia di archeologi, Elizabeth Shaw e Charlie Holloway. I due scoprono una grotta sulla cui volta è dipinta quella che senza dubbio è una mappa stellare. Subito comprendono che quella stessa configurazione astrale era nota a molte antiche civiltà prive di reciproci contatti. La loro idea è chiara, netta, di apparenza infinitamente più razionale della sicumera del CICAP: sanno per certo che la specie umana è stata creata da alieni denominati "Ingegneri", per qualche ragione sconosciuta quanto sinistra. Sono convinti che tutte queste vestigia archeo-astronomiche siano un invito esplicito da parte degli Ingegneri a raggiungerli per avere la rivelazione del senso ultimo dell'esistenza. Il plutocrate Peter Weyland, presidente della Weyland Corporation, decide di finanziare una spedizione interstellare per fare visita agli Ingegneri. Avvia così la costruzione della nave Prometheus, la cui meta è il solo pianeta in tutto l'Universo che corrisponde alla configurazione ritrovata nella grotta di Skye. Questo corpo celeste è conosciuto come LV-223 ed è un satellite del gigante gassoso denominato Calpamos. Il comando della missione, di cui fanno parte sia Shaw che Holloway, è affidato alla bionda Meredith Vickers. Il capitano della nave è il mandingo Janek; dell'equipaggio fa parte l'androide David, che funge da maggiordono e da manutentore. 

Atto II. 
Anno del Signore 2093. La Prometheus giunge a destinazione e finalmente atterra su una superficie brulla, sterile e montuosa vicino a un'immensa struttura artificiale. La squadra parte per esplorare quei luoghi impervi. All'interno della struttura trovano cilindri di pietra liscia, la colossale statua megalitica di una testa umanoide e il cadavere decapitato di un grande alieno, ritenuto uno degli Ingegneri. Shaw recupera la testa. L'equipaggio trova altri corpi della stessa specie, che a questo punto si può supporre non essere estinta. Due polli scemi, Millburn e Fifield, si sentono a disagio a causa delle scoperte lovecraftiane e tentano di ritornare all'aperto, ma si perdono in un labirinto di passaggi. Nel frattempo gli altri sono costretti a interrompere la spedizione per rientrare sulla Prometheus, a causa di un'incombente e spaventosa tempesta. David porta con sé di nascosto un cilindro che ha pensato bene di trafugare. Dai cilindri rimasti inizia a tracimare un liquido scuro ed oleoso. Nel laboratorio della nave viene condotto un insano esperimento di rianimazione della testa dell'Ingegnere, che si decompone e scoppia. Sequenziando il DNA dell'Ingegnere, si scopre che corrisponde a quello degli esseri umani: è perfettamente compatibile. David indaga sul cilindro e sul liquido all'interno. Capisce subito di cosa si tratta. Contamina intenzionalmente un bicchiere di vodka soda con il materiale alieno, quindi lo offre all'ignaro Holloway. L'uomo aveva dichiarato che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di avere delle risposte ai suoi interrogativi. Poco dopo, Shaw e Holloway fanno sesso. Nulla di originale, beninteso, la solita posizione del frate senza denudarsi: ancor oggi permangono residui del codice Hays che rendono difficile per un regista mostrare un coito more ferarum o una fellatio. Mentre queste cose avvengono, all'interno della struttura aliena una creatura simile a un serpente con la testa di un pesce martello aggredisce Millburn, lo uccide e spruzza un fluido corrosivo che scioglie l'elmo di Fifield. Fifield cade a faccia in giù in una pozza di liquame scuro come il percolato cadaverico. Quando l'equipaggio ritorna sul luogo per cercare i due uomini dispersi, trova il cadavere di Millburn. Nel frattempo David scopre una sala di controllo contenente un ingegnere sopravvissuto in stasi e una mappa stellare olografica che evidenzia la Terra. Holloway si ammala rapidamente. Il suo corpo si corrompe. L'uomo viene riportato d'urgenza sulla Prometheus, ma il direttore della missione, Meredith Vickers, si rifiuta di lasciarlo salire a bordo e lo brucia vivo con un lanciafiamme. Subito dopo, una scansione medica rivela che Shaw, nonostante fosse precedentemente sterile, è ora in stato di gravidanza avanzata. Temendo il peggio, usa un tavolo operatorio automatizzato e riesce ad estrarre dal suo addome una creatura simile a un calamaro. Dopo essersi operata, Shaw scopre che Peter Weyland era in stasi a bordo della Prometheus. Il vecchio plutocrate spiega che vuole chiedere agli Ingegneri come non morire di decrepitezza. La Vickers lo chiama "Padre". Un Fifield mostruoso e mutato ritorna sulla Prometheus e uccide diverse persone prima di essere a sua volta eliminato. Il Capitano Janek ipotizza che la struttura fosse una base militare di un Ingegnere che aveva perso il controllo di un'arma biologica particolarmente virulenta, il liquido oscuro. Le sue conclusioni sono acute: LV-223 è un pianeta artificiale, creato appositamente per produrre armi biologiche; quella merda non deve arrivare sulla Terra.
 
Atto III 
Weyland e la squadra tornano alla struttura, che ospita anche una navicella spaziale. Sono accompagnati da Shaw. David sveglia l'Ingegnere dalla stasi e gli parla in proto-indoeuropeo per cercare di spiegargli cosa vuole Weyland. L'Ingegnere furioso risponde decapitando David e uccidendo Weyland con la sua squadra, prima di riattivare la navicella. Shaw fugge e avverte Janek che l'Ingegnere sta progettando di rilasciare il liquido sulla Terra. Janek e il resto dell'equipaggio si sacrificano lanciando la Prometheus contro il velivolo alieno e speronandolo, espellendo la scialuppa di salvataggio nel processo. L'astronave sinistrata dell'Ingegnere si schianta al suolo, stritolando a morte la Vickers. Shaw va alla scialuppa di salvataggio, scoprendo che la sua prole aliena tentacolata, trattenuta dal tavolo operatorio, è viva ed è cresciuta fino a raggiungere dimensioni gigantesche. L'Ingegnere forza l'apertura della camera di equilibrio della scialuppa di salvataggio e attacca Shaw, che libera su di lui l'essere simile a un calamaro. Il mostro spinge un ovopositore nella gola dell'Ingegnere, iniettandovi il Seme Nero. Shaw recupera i resti di David, la cui testa è ancora funzionante. Con il suo aiuto, riesce a lanciare un'altra navicella spaziale. Ha intenzione di raggiungere il pianeta natale degli Ingegneri nel tentativo di capire perché volevano distruggere l'umanità. Intanto, nella scialuppa di salvataggio lasciata sul pianeta, una creatura aliena esplode dal petto dell'Ingegnere. È il Diacono!  

Citazioni: 

"Tutte le grandi cose hanno piccoli inizi."
(David)

 
Recensione: 
Sono dell'idea che questo sia un ottimo film. Purtroppo la mia opinione è nettamente minoritaria. Reazioni di mortale delusione si sono manifestate ben presto nel Web. I fantascientisti classici, che erano fan della saga di Alien, hanno visto sfidate le loro convinzioni più profonde e sono insorti, pieni di bile. Secondo questi fanatici, lo xenomorfo sarebbe un puro e semplice prodotto naturale dell'Evoluzione su un pianeta molto diverso dalla Terra. Si sono sentiti urtati apprendendo che lo xenomorfo altro non è che una sofisticata arma biologica fabbricata in laboratorio per mezzo dell'ingegneria genetica. Anche l'idea che gli Ingegneri siano i Creatori del genere umano è stata ritenuta offensiva. Tipico. Questi fan sono meccanici classici e non hanno sopportato simili sfregi ai dogmi pierangelisti del CICAP! Non mi stancherò mai di ripetere questo principio fondante: il fantascientista abituato ad aprire una porta con due borchie, se si trova davanti una porta con tre borchie non la apre. Ma anche la porta con due borchie a un certo punto dovette essere una novità. Ci sono stati tempi in cui c'erano quasi soltanto porte con una borchia sola, anche se nessuno sembra più ricordarsene. E prima ancora c'erano porte senza borchie, senza alcun dubbio! Lo stesso Alien (1979) ai suoi tempi fu un'innovazione notevole, ma il pubblico aveva ancora un po' di capacità di meravigliarsi. Poi c'è stato un forte irrigidimento. Ormai va in questo modo: se anche un'idea rivoluzionaria e mai vista prima fosse presentata, non riscuoterebbe successo e finirebbe denigrata. Piace invece ciò che è ripetitivo. Gran parte del pubblico pretende che la Settima Arte riproponga in modo pappagallesco cose già viste un milione di volte, vecchie come il cucù. Questi fatti dimostrano quanto avanzato e profondo sia il processo di autolisi del genere umano, le cui facoltà creatrici sono ormai sclerotizzate e prossime a sprofondare nell'Ade. Alla luce di quanto esposto, penso quindi che Ridley Scott potrebbe evitare di realizzare capolavori, visto che è come dare perle ai porci. Magari sarebbe per lui conveniente tentare un'altra carriera, come quella del regista di film pornografici grotteschi, solo per fare un esempio. 
 
Hybris
 
Ridley Scott ha intitolato il film Prometheus perché riteneva che il nome si adattasse perfettamente alla trama. Questo ebbe a dire: "È la storia della Creazione, degli Dei e dell'uomo che si oppose a loro". Nella mitologia greca, il Titano Prometeo era un servitore immortale degli Dei, che rubò e diede al genere umano il dono del fuoco divino. Questo beneficio incommensurabile cambiò l'umanità per sempre - nel bene e nel male. In altre parole, Prometeo ha reso l'Uomo pericoloso per gli Dei. 
 

Janek festeggia il Natale 

L'equipaggio è appena uscito dalla criostasi e deve ancora orientarsi. Il Capitano Janek ne approfitta subito per celebrare un rituale anacronistico: ha davanti a sé un albero di Natale, chiaramente fatto di plastica, di cui predispone l'illuminazione. Arriva l'odiosa Vickers e lo assalta: "Cosa cavolo sta facendo?" L'uomo non si scompone e risponde: "Festeggio il Natale. Le Feste danno il senso del tempo che passa". Beve un sorso di birra verdognola. La donna, astiosa e acida come uno yogurt avariato, replica: "La riunione sta per cominciare, Capitano. È meglio che inizi a scendere". Il Capitano ribatte: "Dopo un'abbondante colazione." È un eroe cha lotta con fermezza contro gli abominevoli diktat della società della performance. Ha il coraggio di dire NO alla riunionite acuta, al culto della programmazione, agli obiettivi e a tutti i numerosi artifici studiati da Mefistofele per rendere insopportabile la condizione umana! Senza dubbio l'afroamericano Janek è un Identitario, proprio come Marine Le Pen, cosa di cui è fiero.

 
La religione della dottoressa Shaw 
 
È a parer mio sbagliato affermare che la dottoressa Shaw sia l'unica persona religiosa a bordo della Prometheus, o addirittura l'unica persona cristiana. Nonostante porti al collo una croce, l'archeologa il Natale non lo ha festeggiato. Uscita dalla capsula criogenica, si è messa a vomitare copiosamente sul pavimento. L'unico a ricordarsi del Natale è stato Janek. Sicuramente Shaw è cristiana per tradizione familiare. I suoi genitori dovevano essere cristiani, essendo operatori umanitari, medici senza frontiere o missionari impegnati in Africa. Com'era già ai tempi di Diocleziano, i figli di famiglie cristiane tradizionali in molti casi non hanno una fede molto ardente. Il sistema di credenze religiose personali della dottoressa Shaw può essere definito "teismo debole" e paragonato a quello della dottoressa Dana Scully di X Files. Se crede in un potere superiore, a livello emotivo e inconscio, al contempo rifiuta di confermare o negare l'esistenza del Dio cristiano, a causa dell'influenza dei suoi studi scientifici. Un gran numero di spettatori ha ritenuto che la croce portata in modo ben visibile da un personaggio in un film, debba essere una sorta di stenografia per definire le sue credenze religiose. Questo è non è sempre vero. Faccio solo un esempio. Sappiamo che Ilona Staller, in arte Cicciolina, si è sempre definita cristiana e cattolica. Indossava la croce nei film che interpretava, proprio come la dottoressa Shaw, eppure queste pellicole erano pornografiche, non certo in linea con la morale sessuale della Chiesa Romana. Charles Darwin credeva nel Cristianesimo e cercava di spiegare i misteri di Dio attraverso la comprensione della Scienza; allo stesso modo Elizabeth Shaw cerca di conciliare queste filosofie contraddittorie, suggerendo che la creazione del genere umano da parte degli Ingegneri sia una descrizione accurata, mentre la sua convinzione più intima sarebbe ancora quella dell'Universo creato da Dio. Ora della fine, per lei poco conta chi sia stato a creare. Non le interessa tanto sapere "chi", quanto sapere "perché". Nelle scene estese e alternative nelle versioni Blu-Ray e digitale del film, Holloway in stato di ubriachezza furiosa affronta la compagna nel suo alloggio, rinfacciandole la sua ossessione di considerare gli Ingegneri come un sostituto per ottenere risposte da Dio. Cerca di dare una serie di spiegazioni del comportamento della donna, come la ricerca del significato della vita e del perdono per i suoi peccati, oltre alla necessità di esprimere la sua rabbia nei confronti di Dio per averle portato via i genitori in giovane età. Aggiungerei anche la scomoda faccenda della sterilità. Una situazione complessa, caotica.

Secoli di darwinismo al macero!  

Memorabile è la presentazione tenuta all'equipaggio della nave Prometheus dalla coppia di archeologi. Holloway inizia a presentare: "Questi sono reperti archeologici rinvenuti sul pianeta Terra. Quello è egiziano, maya, sumero, babilonese. Quello lì in fondo è hawaiiano e quello è mesopotamico" (ma sia i Sumeri che i Babilonesi erano mesopotamici, Scheisse!). Poi aggiunge: "E questra invece è la nostra scoperta più recente: una pittura rupestre di 35.000 anni fa ritrovata sull'Isola di Skye, in Scozia. Parliamo di civiltà molto antiche, rimaste isolate per secoli, che non hanno avuto alcun contatto l'una con l'altra" (Sumeri e Babilonesi tra loro isolati?!). Prosegue così: "E tuttavia, presso i loro insediamenti è stato rinvenuto lo stesso disegno, e cioè degli uomini che pregano degli esseri enormi che indicano una costellazione. E l'unico sistema galattico che corrisponde era così lontano dalla Terra che queste antiche civiltà primitive non avrebbero mai potuto sapere della sua esistenza" (sistema galattico?!). E ancora: "Ma il caso vuole che quel sistema abbia un sole, molto simile al nostro, e in base ai nostri scanner a lungo raggio sembrava che ci fosse un pianeta. Un pianeta con una luna in grado di sostenere la vita. Siamo su quel pianeta da stamattina." Fifield, un caledone rossiccio e tatuato, reagisce: "Stai dicendo che siamo qui per una mappa che voi due avete trovato in una grotta, dico bene?" L'archeologa esclama: "No! Non è una mappa. È un invito!" Il caledone domanda, in tono di scherno: "Da parte di chi?" Così risponde la donna: "Noi li chiamiamo Ingegneri". Il caledone non demorde: "Cavolo! E ci dite allora che cosa avrebbero progettato questi Ingegneri?". La dottoressa Shaw rivela: "Hanno progettato noi." Il suo detrattore commenta: "Che stronzata!" Interviene Millburn, un biologo irritante, replica alle dichiarazioni eterodosse quanto coraggiose della studiosa: "Va bene, ma avrete delle prove per dimostrarlo! Cioè, insomma, se siete pronti a ritrattare tre secoli di darwinismo, significa che... WOW! Come fate a saperlo?" Mentre lancia la sua sfida, si scaccola il naso. Purtroppo la dottoressa Shaw non riesce a reggere il confronto e si smerda addosso. In tono ieratico, replica: "Io non lo so, infatti. Ma è quello che voglio credere!" Un classico autogoal, provocato dall'emotività (ripete le stesse parole che suo padre le aveva rivolto da bambina, quando cercava di farle metabolizzare l'idea della morte). Sarebbe stato meglio se avesse detto: "Kazzoffiga! Kazzommerda!" Avrebbe difeso meglio la propria posizione, facendo più effetto sul biologo bullo! 
 
Una conversazione sulla morte
 
Ecco il dialogo tra Elizabeth Shaw bambina e il padre: 
 
Elizabeth Shaw: "Che è successo a quel signore?"
Padre di Elizabeth Shaw: "È morto."
Elizabeth Shaw: "Perché non vai ad aiutarlo?"
Padre di Elizabeth Shaw: "Non gli serve il mio aiuto. Il loro Dio è diverso dal nostro."
Elizabeth Shaw: "Perché è morto?"
Padre di Elizabeth Shaw: "Tutti muoiono prima o poi."
Elizabeth Shaw: "Come la mamma?"
Padre di Elizabeth Shaw: "Come la mamma."
Elizabeth Shaw: "E poi dove vanno?"
Padre di Elizabeth Shaw: "Ognuno lo chiama a modo suo: Cielo, Paradiso... Ma comunque lo chiami, è un posto bellissimo."
Elizabeth Shaw: "Come fai a sapere che è bellissimo?"
Padre di Elizabeth Shaw: "Perché è quello che voglio credere... E tu a cosa vuoi credere?"  

La dura realtà 

Certo, è un posto bellissimo! 

Millburn: "Sono reali!"
Fifield: "Certo che sono reali!"
Millburn: "Porca miseria, Fifield, guarda quanti sono! Una montagna di cadaveri!"
Fifield: "Forse stavano scappando da qualcosa!"
Millburn: "Già. Non toccare, capito!"
Fifield: "No."
Millburn: "Questo corpo si è... aperto dall'interno! Sembra quasi che sia esploso."
Fifield: "Questa è la scena di un olocausto, di un genocidio di massa!"
 
Una conversazione sulla creazione 
 
David: "Secondo lei perché voi avete creato me?"
Holloway: "Perché ne siamo stati capaci."
David: "Pensi a che enorme delusione proverebbe se il suo creatore le rispondesse così."
 
 
Umani e xenomorfi:
creature artificiali!


Il discorso dell'origine artificiale, ingegneristica, non vale soltanto per Homo sapiens. Vale a maggior ragione anche per gli xenomorfi, che sono parassitoidi di Homo sapiens, tra le altre cose. Già nel lontano 1979, quando uscì Alien, il pubblico avrebbe dovuto capire che una forma vivente come lo xenomorfo non potrebbe mai svilupparsi da un processo evolutivo naturale, descrivibile per mezzo della teoria enunciata da Charles Darwin. Un sistema di riproduzione così sofisticato si troverebbe a dipendere in modo determinante da un evento rarissimo, che la Natura non può mettere in conto: l'arrivo di equipaggi idonei da altri pianeti. Nessuna specie che si affidasse a un espediente così erratico avrebbe molto successo - per usare un eufemismo. Le probabilità di riproduzione sarebbero microscopiche, infinitesimali, in pratica quasi NULLE. Il problema è che esiste uno zoccolo duro di fantascientisti convinti che l'ortodossia del mondo accademico debba essere legge anche nelle opere letterarie e cinematografiche. Poi non riescono nemmeno a comprendere le conseguenze delle proprie premesse, come in questo specifico caso. Quando David ritrova il flaconi lasciati dagli Ingegneri, con il fluido nero percolante, capisce al volo ogni cosa. In quel liquido sono contenute tutte le istruzioni genetiche, progettate in laboratorio, per produrre l'infezione. È il Seme Nero dell'Abisso, ciò che porta all'Annientamento dell'Essere. In David arde già un messianismo anti-umano che lo porterà ad essere un Demiurgo della xenogenesi. Il suo intento appare chiaro già fin dall'inzio: egli vuole plasmare nuovi viventi da quel sorprendente universo di nuove possibilità. Proprio lui è il vero religioso presente sulla nave Prometheus: porta con sé il Culto dei Grandi Antichi e degli Dei Esterni! 

La primitiva strategia della reiterazione 

Se gli Ingegneri hanno creato il genere umano, chi ha creato gli Ingegneri? A un certo punto la dottoressa Shaw si pone questa fatidica domanda. Quale risposta si può dare partendo da questi presupposti? Un'altra e più potente specie di alieni? E questi altri alieni, dovrebbero risalire a un'altra specie ancora? Allo stesso modo, nel corso dei secoli molti si sono chiesti chi abbia creato Dio. Teologi furibondi hanno potuto opporre a questo interrogativo soltanto cavilli e "verità di fede" imposte. Sopprimere una domanda non è una risposta. In realtà andando avanti di questo passo non si arriva da nessuna parte. La questione è troppo grande per i cervelli umani. Non solvitur. Non disponiamo di informazioni sufficienti. Quindi si dovrebbero applicare i sistemi di Alessandro il Macedone, che recise un nodo con un colpo di spada. 
Domanda: "Chi ha creato gli Ingegneri?" 
Risposta: "Cazzi loro!"

 
Annunaki, Nephilim 

Gli Ingegneri sono facilmente identificabili con quegli esseri giganteschi chiamati Annunaki nei testi dei Sumeri e Nephilim nell'Antico Testamento. Quando il film fu fatto, le idee dello scrittore azero naturalizzato statunitense Zecharia Sitchin godevano di vasta popolarità. Questo autore era ossessionato con la pseudo-archeologia e con gli Antichi Astronauti, che considerava i Creatori della specie umana. Nei suoi testi si parla diffusamente del luogo di origine degli Annunaki, il pianeta Nibiru. Considerate pseudoscientifiche e pseudostoriche dal mondo accademico, che le attacca con vigore, le teorie sitchiniane sono riconoscibili come fonte primaria di ispirazione di Ridley Scott assieme agli scritti di un altro autore controverso, Erich von Däniken. Così il cineasta ha dichiarato: "Sia la NASA che il Vaticano concordano sul fatto che è quasi matematicamente impossibile che possiamo essere dove siamo oggi, senza che ci sia un piccolo aiuto lungo il percorso". A dispetto di tutte le polemiche, questa idea fondante conserva un certo fascino come materiale da cui trarre ispirazione per opere fantascientifiche. Non dimentichiamoci che siamo nel campo di ciò che non può essere misurato. Così sarà finché non sorgerà qualcuno a spiegare in modo certo all'Umanità i misteri ultimi delle sue origini. 

 
Gli Ingegneri elefantini 
 
Un'altra ragione dell'odio scatenato dei fan, con relative "tempeste di merda" sui social, è proprio l'aspetto fisico degli Ingegneri. Nel film Alien del 1979, l'equipaggio della Nostromo esplora il relitto di una nave aliena a ferro di cavallo, rinvenuto sul pianeta che poi sarebbe stato etichettato come LV-426. All'interno del relitto, gli esploratori rinvengono i resti mineralizzati (antichissimi, non risalenti a qualche decennio prima), di un umanoide di proporzioni mastodontiche, dotato di un robusto esoscheletro a costole e di una proboscide la cui struttura ricorda una spina dorsale. Questo essere spettrale, soprannominato dai fan Space Jockey, era il pilota dell'astronave e mostrava uno squarcio sul torace: era come esploso dall'interno. Poi, proseguendo nella visione della pellicola, si capiva che la sua morte era stata causata dal feto di uno xenomorfo. Si presupponeva che l'aspetto degli Space Jockey fosse proprio quello: erano proboscidati con esoscheletro, assolutamente diversi dagli esseri umani. Poco più di 30 anni dopo, sono stati sfidati quelli che erano parsi dati di fatto. In Alien: Covenant (2017), Ridley Scott ha mostrato al mondo qualcosa che è rimasto indigesto al pubblico: quell'esoscheletro e quella proboscide bizzarra altro non erano che una tuta biomeccanica, fatta per proteggere esseri ben più simili a noi, in pratica gigantoni glabri. Gli Ingegneri elefantini sono semplicemente Ingegneri in tuta o scafandro. Perché questa trovata non è piaciuta? Perché ha offeso i fan? Semplice: perché li ha fatti passare per allocchi. Così si sono ribellati.  
 

La protolingua degli Ingegneri 
 
Queste sono le dichiarazioni di Anil Biltoo, il linguista incaricato di costruire la lingua per il film, apparse nel thread "Proto-Indo-European in Prometheus?" sul forum Language Log
 
 
"The language of the engineers in Prometheus is not 'pure PIE' (whatever that's supposed to be, given that all reconstructions are hypothetical). A very pertinent comment was posted by NW, on June 8th, addressing the use of PIE by non-linguists. Any dialogue intended to be learned by actors has to be capable of being pronounced, which does not appear to be a quality discernible in reconstructions proposed thus far. If the dialogue in Prometheus appears to contain words that have an immediate resonance with languages known to the viewer, that is all to the good since it is intended (The use of Proto-Afroasiatic would likely have yielded no such result). The emphasis was less on authenticity with respect to what is generally agreed upon vis-a-vis PIE phonology and roots, and more on ease of articulation, sonorousness and the suggestion of a possible connection of 'Engineer' with terrestrial speech." 

Traduzione: 
 
"La lingua degli Ingegneri di Prometheus non è "puro proto-indoeuropeo" (qualunque cosa si suppone sia, dato che tutte le ricostruzioni sono ipotetiche). Un commento molto pertinente è stato pubblicato da NW*, l'8 giugno, riguardo l'uso del proto-indoeuropeo da parte di non linguisti. Qualsiasi dialogo destinato ad essere appreso dagli attori deve poter essere pronunciato, il che non sembra essere una qualità percepibile nelle ricostruzioni proposte finora. Se il dialogo in Prometheus sembra contenere parole che hanno un'immediata risonanza con le lingue conosciute dallo spettatore, va tutto bene poiché è intenzionale (l'uso del proto-afroasiatico probabilmente non avrebbe prodotto tale risultato). L'enfasi era meno sull'autenticità rispetto a ciò che è generalmente concordato nei confronti della fonologia e delle radici del proto-indoeuropeo, e più sulla facilità di articolazione, sonorità e il suggerimento di una possibile connessione di "Ingegnere" con il linguaggio terrestre." 
 
*NW è il nick di un utente del forum.  
 
Lo stesso Anil compare in un cameo nel corso di una sequenza del film di Scott, nell'atto di descrivere a David alcune caratteristiche del proto-indoeuropeo. Mentre parla attraverso il video, l'androide ingurgita un untuoso porridge accompagnandolo con un succo di color verde smeraldo che ha l'aspetto della Coca Buton, il famoso liquore aromatico. Ecco il testo originale del dialogo, che contiene l'inizio della Favola di Schleicher:
 
Anil: 
"Whilst the spirant articulation is attested in the Indo-European descendants as a purely paralinguistic form, it is phonemic in the ancestral form dating back five millennial or more. Now let's attempt Schleicher's Fable. Repeat after me:" 
("Mentre l'articolazione spirante è attestata nei discendenti dell'Indoeuropeo come una forma puramente paralinguistica, è fonemica nella forma ancestrale che risale a cinque millenni o più. Ora tentiamo la Favola di Schleicher. Ripeti dopo di me:")

*hjewıs - sheep ("pecora")
*jasmǝ - on which ("su cui")
*hwælnǝ nahǝst - wool not-was ("lana non c'era")
*akwunsǝz - horses ("cavalli")
*dadrkta - saw ("vide")

David: 
*hjewıs jasmǝ hwælnǝ nahǝst akwunsǝz dadrkta
"- A sheep that had no wool saw horses..."
("Una pecora che non aveva lana vide dei cavalli...")

Anil: 
"Perfect."
("Perfetto.")

Se fosse così facile, con gli Ingegneri ci potrei parlare anch'io! 

La reazione dell'Ingegnere 
 
Ecco le parole che David rivolge all'Ingegnere da lui appena risvegliato dalla criostasi: 
 
/ida hmanəm aɪ kja namṛtuh zdɛ:taha/…/ghʷɪvah-pjorn-ɪttham sas da:tṛ kredah/ 
Traduzione inglese: "This man is here because he does not want to die. He believes you can give him more life."
Traduzione italiana: "Quest'uomo è qui perché non vuole morire. Egli crede che voi possiate dargli più vita."

Le parole di David si dimostrano tremendamente offensive per l'Ingegnere. Non perché la lingua ricostruita fosse erronea o fraintendibile. Si può pensare a due spiegazioni:  
1) Per gli Ingegneri, la vita del singolo individuo vale meno della merda: è inconcepibile che qualcuno possa chiedere di prolungarla o anche soltanto di salvarla. Una simile pretesa va oltre la vigliaccheria e desta i conati di vomito. Per un Ingegnere è spontaneo e naturale sbudellarsi davanti a tutti quando una sua idea viene confutata. L'immolazione, il sacrificio estremo, sono per gli Ingegneri come per noi un saluto di cortesia. Per un essere capace di navigare negli abissi del Cosmo in assoluta solitudine, sepolto in una spettrale astronave, ogni paura umana della Morte è degna del massimo disprezzo.
2) L'Ingegnere si adira perché apprende che gli umani, già maledetti, hanno reiterato la loro hybris prometeica creando una nuova forma di intelligenza, gli androidi come David. Per questo motivo decapita David, usando la sua testa recisa come un'arma per colpire Weyland. 

 
Un dialogo rimosso  
 
In origine era stato pensato che l'Ingegnere rispondesse a David in proto-indoeuropeo. Non solo: la scena è stata girata realmente in questo modo. Soltanto in seguito hanno optato per la rimozione delle parole pronunciate dall'Ingegnere. Il dialogo perduto è reperibile nel Web, si trova in un video della durata di 1 minuto primo e 31 secondi. La sequenza è come quella che tutti conosciamo: David funge da interprete e la dottoressa Shaw chiede all'Ingegnere la ragione dell'odio che la sua specie nutre nei confronti del genere umano. Tuttavia, l'Ingegnere risponde, prima di scatenarsi contro gli intrusi. Il video, intitolato "The full conversation in Proto-Indo-European between David and the Engineer", è stato caricato su YouTube nel 2015 dall'utente Muhammad al-Khwarizmi. Questo è il link: 
 
 
Qualche spiegazione in più è fornita in questo altro video, in cui le dichiarazioni dell'Ingegnere sono collegate alle Scritture, in particolar modo a Genesi e alla nascita di Cristo. Questo è il link: 
 
 
Stando alla sceneggiatura originale, gli Ingegneri avrebbero collocato gli esseri umani nell'Eden, rimanendo sconvolti nel constatarne la natura violenta. Avrebbero quindi mandato loro Gesù Cristo, per ammansirli e far cessare i conflitti. Ecco il testo: 
 
"Hate? We gave you this emotion. We gave you all emotion We had expected not of your evolution. We took care of you, gave you fire, built yoir structures. We gave you Eden. You woershiped us. We praised our creation from above. We watched you time and time again kill each other, start wars. We came back and saved your souls but we left yoi to make your own fate. But your kind is a barbaric violent species. We tried once more to save you. We took a mothers child back to Paradise and educated him, taught him the meaning of life and creation. We put him back into Eden to educate your kind. But your kind decided to punish him. We gave you the fruits of life and you repay us by leaving it to rot. You talk of me of hate? Prepare for rapture!"
  
Traduzione: 

"Odio? Noi vi abbiamo dato questa emozione. Noi vi abbiamo dato tutte le emozioni che non ci aspettavamo dalla vostra evoluzione. Ci siamo presi cura di voi, vi abbiamo dato il fuoco, abbiamo costruito le vostre strutture. Vi abbiamo dato l'Eden. Ci avete adorato. Abbiamo lodato la nostra creazione dall'alto. Vi abbiamo visto più e più volte uccidervi a vicenda, iniziare guerre. Siamo tornati e abbiamo salvato le vostre anime, ma vi abbiamo lasciato decidere il vostro destino. Ma la vostra stirpe è una specie barbara e violenta. Abbiamo riportato il figlio di una madre in Paradiso e lo abbiamo educato, gli abbiamo insegnato il significato della vita e della creazione. Lo abbiamo riportato nell'Eden per educare la vostra specie. Ma la vostra specie ha deciso di punirlo. Vi abbiamo dato i frutti della vita e voi ci ripagate lasciandoli marcire. Parlate a me di odio? Preparatevi alla Parusia!"
 
Si noti l'uso della parola rapture, da me tradotto con "Parusia" (forse in modo improprio). Questo termine nel gergo dei fondamentelisti Evangelici indica l'improvvisa rimozione dei credenti cristiani dalla Terra prima della Tribolazione o contemporaneamente alla seconda venuta di Gesù Cristo. Tutto ciò è malsano e contraddittorio. Forse che gli Ingegneri sono pacifici? Hanno sempre reagito con furia e hanno concepito un'arma biologica perversa e terrificante per sterminare coloro che hanno creato. Poi, al colmo della loro infinita ipocrisia, pretendono invece che l'essere umano incarni una fantomatica morale. Li reputo esseri di una malvagità assoluta. Qualcosa sfugge. Non si riesce a cogliere ogni aspetto di questa elaborata architettura concettuale. 

Perché l'Ingegnere è stato reso muto? Forse il regista ha voluto dare un'impressione di totale alienità, di incomunicabilità assoluta. Un essere che non parla è eternamente distante, molto più di uno che pronuncia qualche parola, anche se in una lingua sconosciuta. Temo tuttavia che la risposta sia un'altra, ben più deprimente e prosaica: con ogni probabilità l'Ingegnere non parla perché al pubblico non piacciono le cose troppo complicate. Così è accaduta questa cosa disdicevole: il nucleo filosofico del film è stato rimosso e rimpiazzato con qualcosa del tipo "il mostro spaventoso si sveglia e attacca gli astronauti" (johnran6015). Una scelta davvero miope. 


Un singolare approccio
 
A un certo punto, Meredith Vickers provoca il Capitano Janek, un poderoso mandingo con un idrante tra le gambe. La bionda vuole ottenere quell'immenso cazzone, lo vuole dentro. Col suo modo di fare irriverente, riesce infine a raggiungere quanto desidera: ordina all'afroamericano di raggiungerla in cabina. Anche se non si vede nulla, si può star certi che il rapporto sessuale è stato consumato. Le origini di questa sequenza risalgono addirittura alle bozze della sceneggiatura di Alien, che includevano una scena di sesso tra Ripley e Dallas. Lo scopo era quello di mostrare come i membri dell'equipaggio avrebbero fatto sesso occasionale durante i lunghi viaggi spaziali, semplicemente per soddisfare i loro bisogni fisici. Ridley Scott non ha mai filmato la scena, ma l'idea è stata riutilizzata in Prometheus nello scambio di fluidi corporei tra Vickers e Janek.    
 
Etimologia del cognome Fifield 
 
Il cognome Fifield ha una strana storia di distorsioni. Deriva dall'anglosassone, essendo un composto di fīf "cinque" (inglese moderno five) e hīd "unità di terra" (inglese moderno hide). Ci saremmo aspettati *Fifide, pronunciato */'faɪfi:d/. Evidentemente il secondo membro del composto si è alterato per etimologia popolare, essendo percepito come field "campo". Quando mi sono imbattuto in questo cognome, ho pensato che derivasse dal nome del regno pictico di Fife, la cui etimologia, senza dubbio pre-celtica, permane sconosciuta. Sarà mia cura pubblicare un nuovo contributo qualora riuscissi a chiarirla.  
 
Etimologia del cognome Millburn 
 
Il cognome Millburn significa "Ruscello del mulino". La prima parte del composto è mill "mulino". La seconda parte è più problematica. Non c'entra nulla la radice del verbo to burn "bruciare": si tratta di un omofono arcaico, burn "ruscello", la cui etimologia è la stessa del tedesco Brunne "fontana". Famoso è il toponimo Bannockburn che significa "Ruscello del pane" ed è formato con lo stesso elemento -burn. Nel 1314 vi si svolse un'importante battaglia durante la prima guerra d'indipendenza scozzese (1296 - 1328). 
 
Etimologia del cognome Janek 
 
Il cognome Janek è tipicamente slavo: si trova in Polonia, nella Repubblica Ceca e in Slovacchia. Deriva tramite il suffisso diminutivo o vezzeggiativo -ek dall'antroponimo Jan "Giovanni", "Gianni". In pratica Janek significa "Giovannino", "Nino". La cosa non deve stupire, dato che molti cognomi derivano dal nome del capostipite della stirpe. Senza dubbio un cognome simile è piuttosto insolito per un afroamericano. Questo ci permette di ricostruire qualcosa sull'ascendenza del Capitano Janek: la madre doveva essere afroamericana, mentre il padre era con ogni probabilità polacco. Non ci sono dubbi: ha preso dal padre la religione cattolica.   
 

Il Diacono 

La creatura sorpannominata Diacono (in inglese Deacon), per via della forma del suo cranio che ricorda una mitra vescovile, è nota anche come Ultramorfo (in inglese Ultramorph) - una chiara abbreviazione di Ultra-xenomorfo. Il termine Ultramorfo mi pare insensato e preferisco Diacono.
Descrivo in sintesi quanto posso affermare con certezza sul Diacono, sulle sue proprietà e sul suo ciclo vitale. 
i) Il patogeno entra nel primo ospite tramite una particella contaminante ingerita. 
ii) Una volta infettato il primo ospite, il patogeno passa nel secondo ospite tramite contagio venereo. 
iii) Il vettore si sviluppa all'interno del secondo ospite. 
iv) Il vettore, una volta cresciuto, erompe e cerca un terzo ospite in cui iniettare il Seme Nero.
v) Non esiste uovo. 
vi) Il Diacono erompe dal terzo ospite, nascendo con un cordone ombelicale.
vii) Il Diacono non ha la coda. 
viii) Il Diacono ha un cranio perforante a forma di cuspide.
ix) Il Diacono ha la doppia mascella: quella interna si estroflette e funziona a scatto. 
x) Il Diacono ha una cute di un intenso color azzurrognolo. 
xi) Questo ciclo non ha alcuna connessione con quello dello xenomorfo classico: si tratta di una specie diversa.  
 
Domanda angosciante: 
Come si chiude il ciclo del Diacono? 
 
Una curiosa interpretazione biblica 
 
La sigla del pianeta su cui si svolge l'azione, LV-223, è stata spiegata così, come una citazione delle Scritture: Levitico 22, 3. Questo passo in qualche misura preconizza il destino dell'equipaggio della Prometheus. Ecco il testo: "Di' loro: 'Qualunque uomo della vostra stirpe che nelle vostre future generazioni, trovandosi in stato di impurità, s'accosterà alle cose sante che i figli d'Israele consacrano all'Eterno, sarà sterminato dal mio cospetto. Io sono l'Eterno.'" Peccato che questo sistema di "decodifica" non si possa applicare tal quale con la sigla del pianeta fratello di LV-223, quello del primo Alien, LV-426, poi chiamato Acheron: non può essere Levitico 42, 6, perché il Levitico ha soltanto 27 capitoli! Si potrebbe quindi pensare a Levitico 4, 26, che dice: "Poi brucerà sull'altare ogni parte grassa, come il grasso del sacrificio di comunione. Il sacerdote farà per lui il rito espiatorio per il suo peccato e gli sarà perdonato." Sono istruzioni per compiere l'olocausto, allo scopo di riparare una trasgressione. Interessante. 
 
Un paio di cose le abbiamo potute dedurre: si ha proprio l'impressione che Sir Ridely Scott flirti con ambienti religiosi, settari e complottisti abbastanza estremi. Sempre più interessante. 
 
Curiosità 
 
Il compositore Marc Streitenfeld ha fatto suonare all'orchestra le sue composizioni al contrario, invertendole poi digitalmente per il film finale. Questi trattamenti hanno reso la musica insolita e inquietante: era proprio l'effetto straniante voluto. 
 
Durante la sequenza in cui l'equipaggio ritorna sulla Prometheus con la testa fossilizzata dell'Ingegnere e David porta con sé il Seme Nero, viene mostrata la sommità della struttura a cupola, plasmata in modo da somigliare a un teschio. Si può riconoscere a colpo d'occhio un'opera d'arte realizzata da H.R. Giger per Dune di Alejandro Jodorowsky: il castello del Barone Vladimir Harkonnen su Giedi Prime. 
 
Il film ha attraversato molte bozze di sceneggiatura e molti titoli, a partire dal grossolano Untitled Alien Prequel per poi passare a Alien: Engineers, Alien: Genesis fino ad Alien: Origins. Poiché col tempo l'attenzione si è concentrata così tanto sugli Ingegneri, i parassitoidi hanno iniziato a diventare una semplice nota a piè di pagina. Così sono stati concepiti altri titoli, come Alien: Tomb of the Gods, LV-426 e Paradise. Il titolo finale Prometheus è stato una sorpresa per molti. La nave nel film era originariamente chiamata Magellan (dal nome dell'esploratore portoghese del XVI secolo, che i dementi woke vorrebbero cancellare), ma in seguito fu ribattezzata Prometheus come il film. 

Ridley Scott aveva deciso di non includere l'originale xenomorfo nel film, dichiarando che "i sequel (di Alien) lo hanno spremuto, ha fatto molto bene... e non tornerò mai più lì". Invece, essendo Prometheus un prequel indiretto di Alien, è stato deciso di includere un tipo diverso di creatura. Tuttavia, le critiche dei fan che lamentavano l'assenza dello xenomorfo, hanno fatto cambiare idea al regista, che ha incluso la creatura nel sequel Alien: Covenant.

In un video promozionale incluse nel Blu-Ray, il decrepito Weyland menziona che la luna LV-223 è il "sito di interesse principale" di Elizabeth Shaw - probabilmente perché è l'unica luna in grado di sostenere la vita. Tuttavia, il plutocrate menziona anche che la sua divisione scientifica ha rilevato una debole trasmissione proveniente dalla luna vicina, LV-426, che avverte di un "grande rischio": questo sarebbe ovviamente il "segnale di minaccia" captato dalla Nostromo in Alien. Weyland continua a spiegare che David è stato inserito nella missione Prometheus per "affrontare e sfruttare qualsiasi risorsa che proteggiamo su LV-223". Aggiunge quindi che lo stesso David avrebbe nascosto le informazioni sul segnale da LV-426 all'intero equipaggio, inclusa l'astiosa Vickers, "finché non sarà il momento giusto". In Alien, il sistema consisteva chiaramente in un gigante gassoso con gli anelli e tre lune più piccole; l'ologramma visto all'inizio di Prometheus mostra il gigante gassoso, LV-223 e un piccolo planetoide, ma stranamente manca LV-426. Potrebbe essere stato dietro il gigante gassoso quando è stata effettuata la scansione (il che spiegherebbe convenientemente perché la Prometheus non riceve il segnale), oppure la Compagnia lo ha escluso di proposito per non attirare l'attenzione della spedizione. Dopo il fallimento della missione su LV-223, David non era in condizioni di verificare il segnale su LV-426
 
Il logo a tre triangoli della società Weyland (simile a quello dell'attuale Weinstein Group) doveva essere un incrocio tra il titolo simile a un geroglifico nei titoli di testa di Alien e il logo della Weyland-Yutani che appare sul muro in Aliens - Scontro finale (1986). Il logo può anche essere visto come parte dell'impronta digitale di David. Le toppe colorate dell'uniforme della nave, simili a un arcobaleno viste sull'equipaggio della Nostromo, sono state cambiate in equivalenti molto più scuri dell'uniforme della Prometheus, per enfatizzare Prometeo come un "angelo caduto"
 
David è un fan del film Lawrence d'Arabia (Lawrence of Arabia, 1962), diretto da David Lean e intrerpreto da Peter O'Toole. Si capisce che David nutre una tale sconfinata ammirazione per l'attore britannico da atteggiarsi come lui e da adottare la sua pettinatura. Il film ha avuto un grande impatto: ha ispirato Dune (1965) a Frank Herbert. Lawrence d'Arabia è alla base della nefasta figura di Paul "Muad'Dib" Atreides. Né Herbert né David hanno considerato una cosa importante, che Lawrence d'Arabia è stato sodomizzato dai Turchi.

domenica 8 agosto 2021

LA MISTERIOSA LINGUA TAENSA: FANTOMATICA O REALE?

All'epoca dei suoi primi contatti con gli Europei, nel tardo XVII secolo, il popolo amerindiano dei Taensa era stanziato in Louisiana, nell'area attualmente conosciuta come Tensa Parish. A causa dell'ostilità dei Chickasaw e degli Yazoo (Tunica), i Taensa migrarono lungo il corso del Mississippi. Nel 1715, protetti dai Francesi, si stanziarono nel territorio ora noto come Tensa River, nei pressi di Mobile, in Alabama. Non ebbero fortuna: nel 1763 i Francesi cedettero Mobile agli Inglesi e i Taensa dovettero ritornare in Louisiana assieme ad altre tribù di consistenza esigua. Agli inizi del XIX secolo erano un centinaio. Avrebbero dovuto intraprendere una migrazione nel Texas sudorientale, ma non lo fecero. Si sono quindi stanziati a Bayou Boeuf (Lafourche Parish) e poi a Grand Lake (Cameron Parish). In seguito si sono fusi coi Chitimacha e le loro tracce sono scomparse (Mooney 1912), anche se ancora oggi esisterebbero persone che si ritengono Taensa (Kniffen & Gregory, 1994).
 
Varianti dell'etnonimo: Taënsas, Tensas, Tensaw, Taenso, Tenza
     Tinsas, Tinza, Tahensa, Takensa, Tenisaw
Denominazione in francese: Grands Taensas ("Grandi Taensa") 
Pronuncia inglese: /'tænsə/
Significato dell'endoetnico: sconosciuto 
Lingua: Natchez  
Altre lingue: Gergo Mobiliano 
Stanziamento (tardo XVII sec.): Taensa Parish (Louisiana) 
 
Le fonti più antiche (François de Montigny, Jean-François Buisson de Saint-Cosme e Antoine-Simon Le Page du Pratz) ci assicurano che la lingua parlata da questi Taensa era una variante poco differenziata della lingua Natchez. Il Natchez è una lingua isolata, ossia priva di particolari somiglianze con tutte le altre. L'esploratore e soldato Pierre Le Moyne d'Iberville scrisse che i Taensa potevano schierare 300 guerrieri e che abitavano in sette villaggi i cui nomi erano i seguenti: Taensas, Chaoucoula, Conchayon, Couthaougoula, Nyhougoula, Ohytoucoulas e Talaspa. Questi toponimi sono in maggior parte in Gergo Mobiliano, in ogni caso non in Natchez. Tutto è molto confuso.
 
Esisteva un altro popolo della Louisiana, che i Francesi chiamavano Petits Taensas ("Piccoli Taensa"). Questi Piccoli Taensa erano anche noti come Avoyel e non è chiaro che lingua parlassero; in ogni caso non sembrano essere stati imparentati con i Grandi Taensa. Una concreta possibilità è che l'etnonimo Taensa applicato a questo popolo non abbia la stessa etimologia di quello dei Grandi Taensa e che la somiglianza sia dovuta a una serie di combinazioni (convergenza nell'evoluzione fonetica di due protoforme diverse).  
 
Varianti dell'etnonimo: Avoyel, Avoyelles 
Denominazione in francese: Petits Taensas ("Piccoli Taensa") 
Denominazione in inglese: Little Taensas 
Denominazione in Gergo Mobiliano: Tassenocogoula
      Tassenogoula, Toux Enongogoula, Tasånåk Okla
Denominazione in Tunica: Shi'xkaltī'ni ("Popolo della punta di 
       freccia di selce")  
Lingua d'origine: sconosciuta 
Altre lingue: Gergo Mobiliano 
Stanziamento (tardo XVII sec.): Confluenza tra Red River e 
     Atchafalaya River (Louisiana) 
 
Si comprende che l'etnonimo Taensa corrisponde al Tassenocogoula (e varianti) del Gergo Mobiliano. La denominazione in Tunica è semplicemente una traduzione quasi letterale di quella in Gergo Mobiliano (derivata da tasnok, tasanok "pietra"). A conferma del fatto che tutti i nomi dei Piccoli Taensa avessero a che fare con la pietra, i primi cronisti francesi scrissero che lo stesso endoetnico Avoyel avrebbe avuto il significato di "Popolo della Selce".

Da dove viene la necessità di questo approfondimento su popoli numericamente esigui e ormai dimenticati? Tutto ha origine da un fatto curioso e in larga misura inesplicabile, che merita di essere conosciuto e discusso.
Nei primi anni '80 dell'Ottocento, un giovane seminarista francese, Jean Parisot, pubblicò a Parigi un'opera intitolata Grammaire et vocabulaire de la langue Taensa, avec textes traduits et commentés par J.-D. Haumonté, Parisot, L. Adam ("Grammatica e vocabolario della lingua Taensa, con testi tradotti e commentati da J.-D- Haumonté, Parisot, L. Adam"; titolo in inglese: Material of the Taensa language, including papers, songs, a grammar and vocabulary). La lingua descritta nel lavoro in questione non ha nulla a che vedere col Natchez. Si nota subito che è essa stessa priva di parentele con qualsiasi altra lingua nota: in altre parole, è una lingua isolata. Questo fatto all'inizio ha destato un grandissimo interesse nella comunità scientifica. Tra gli studiosi che si sono occupati della lingua Taensa possiamo annoverare l'americanista francese Julien Vinson, l'etnologo svizzero-americano Albert Sammuel Gatschet e il medico, storico, archeologo ed etnologo americano Daniel Garrison Brinton. Gatschet e Brinton sulle prime sostennero l'autenticità della lingua, da cui erano rimasti affascinati. Brinton citò e lodò un componimento in Taensa riportato nell'opera di Parisot, ritenendolo addirittura "ossianico" (all'epoca imperversavano i famosi falsi del poeta scozzese James Macpherson, i Canti di Ossian). Mentre Gatschet a un certo punto si chiuse nel mutismo, Brinton arrivò a capovolgere la propria opinione dichiarando la natura posticcia della lingua Taensa e pubblicando le proprie argomentazioni nel 1885, nell'articolo The Curious Hoax of the Taensa Language. Vinson all'inizio cercò di difendere il lavoro di Parisot, ma finì anch'egli per credere che si trattasse di un imbroglio. Lucien Adam, forse perché coautore della grammatica del Taensa, me sostenne a spada tratta l'autenticità. Anche lui però dovette cedere, tanto che nel 1885 scrisse in risposta a Brinton l'articolo Le Taensa a-t-il été forgé de toutes pièces, ossia "Il Taensa è stato fabbricato di sana pianta?" Pochi anni più tardi, nel 1908 e nel 1910, l'antropologo, folklorista e linguista americano John Reed Swanton pubblicò dei contributi che posero la parola fine alla discussione, provando la natura fraudolenta del lavoro di Parisot et alteri. Per il mondo accademico si tratta di una prova definitiva, senza alcun dubbio possibile. Va tuttavia notato che le argomentazioni di Swanton erano soprattutto storiche e che non toccavano la linguistica. Né fu capace di appurare se il falsario fosse lo stesso Parisot oppure se qualche autore sconosciuto gli avesse fornito i manoscritti.
 
Sono riuscito a recuperare nel Web una raccolta di saggi accademici di Brinton, Essays of an Americanist (1839), in cui è contenuto il citato articolo The Curious Hoax of the Taensa Language. Ho letto la dettagliata una disamina critica in esso contenuta, che riassumo brevemente.  
1) Haumonté affermò di aver scoperto scritti in spagnolo sul Taensa, che appartenevano a suo nonno, sindaco di Plombières.
2) Questi scritti non avevano indicazioni sulla data e sull'autore. Haumonté avrebbe tradotto e sistemato il manoscritto.
3) Adam non vide mai il testo in spagnolo, nonostante lo avesse richiesto. 
4) I brani in spagnolo riportati nell'opera di Parisot et al. mostrano refusi (esos per estos) e parole o locuzioni erronee (para las orillas anziché por las orillas; hallados per encontrados; sentir el precio significa "rimpiangere il prezzo" e non "apprezzare"). 
5) Il nome della tribù è stato riportato dapprima come Tansa, con l'ortografia usata da Chateaubriand nella sua opera Voyage en Amerique. Solo in seguito Tansa è diventato Taensa.
6) Nella voluminosa storia delle missioni spagnole non vi è alcuna menzione dei Taensa.
7) La tribù fu sotto costante osservazione dei Francesi dalla sua scoperta ad opera di La Salle (1682) al suo annientamento (secondo Brinton nel 1730-40). Charlevoix ha documentato i dettagli, aggiungendo persino i nomi dei proprietari di piantagioni che ottennero in concessione le terre dei Taensa.
8) Impossibile che un frate spagnolo operasse nella Louisiana coloniale e che nessuna fonte francese lo abbia menzionato.
9) Si ravvisano numerose incongruenze relative alla flora, alla fauna e alla cultura (incluso il calendario). Il problema è che queste inconsistenze si trovano anche all'interno di testi in Taensa, non si tratterebbe quindi di semplici neologismi. In particolare:  
- L'acero da zucchero non è mai cresciuto nelle paludi della valle del Mississippi; 
- La canna da zucchero è stata introdotta in Louisiana verso la fine del XVIII secolo;
- Ci sono numerosi riferimenti alla neve e al ghiaccio; 
- Nessun popolo indigeno della valle del Mississippi ha mai usato bovini da traino, né ha mai consumato il latte di animali domestici. 
10) Il Taensa presenta caratteristiche grammaticali inusuali nelle lingue amerinidiane. 

A questo punto credo che sia importante riportare il materiale linguistico.
 
Note sull'ortografia usata da Parisot  

Vocali brevi: 

a /a/
e /ε/ 
o /ɔ/ 

Vocali lunghe: 

â /å:/
é /e:/
ô /o:/
ou /u:/

Vocali brevi o lunghe:

i /i/, /i:/
u /y/, /y:/ 

Consonanti: 

Le consonanti b, k, l, m, n, r, v si pronunciano come in francese. 

c, ç /ʃ/ (come ch in francese) 
d /ḍ/ (come d in inglese attuale) 
ds /d-z/
g /g/ (ha sempre il "suono duro") 
gn /gn/ è un gruppo consonantico (ha hempre il "suono duro", come 
    nel tedesco Gnade "pietà") 
h /h/ (non è mai "muta", neanche dopo alrta consonante)
hh /x/, /χ/ (come nel tedesco Bach) 
f /φ/  
ng /ŋ/ (come nell'inglese singer "cantante")
n'g /ŋg/ (come nell'italiano fungo)
p /p/ (tranne che nel gruppo mp)
mp /mb/ 
s /s/ (è sempre sorda come nell'italiano sono, tranne che nel 
    gruppo ds
ss /sts/ 
t /ṭ/ (come t in inglese attuale) 
ts /ts/ (t è come in francese, la sibilante si sente poco)
nt /nḍ/ 
w /w/, /ʊ̯/  
y /j/
 
lr e sr trascrivono suoni di difficile descrizione 
 
Dizionario Taensa - Italiano 
 
aba "salutare" (v.)
abban "nascondere; seppellire"
abbanaou, abbanavaou "caverna"  
abma, amma "rosa" (fiore)
abmwâ "essere lungo; trascinare per il lungo"
abra "lavare" 
abyomeô, abyomô "palato"
adanda "fungo" 
adsaro "balsamo" 
aéllub, âllub "era brutto, era sgradevole"
aha, âha "essere contento, divertirsi"; "ridere" 
ahhal "essere contento, gioire per qualcosa"; "ridere" 
aimib, ayimib "era rotondo"
akatak "lino"
aksoungal "fiele, bile" 
aktaka "cielo azzurro" 
aktou "disturbare, imbarazzare; ostacolare" 
alyimi "carro dalle ruote piatte"
amhak "sandalo" (calzatura)
amhakkini "i sandali" 
amhakyi "sandali"
ampôga "rete da pesca" 
ampôgani "grande rete"
amtanua "palma da olio" 
anavugal "uovo" 
a-ngeb "era arrabbiato, era malcontento"
angovo "colibrì" 
annado "sommacco" 
antanaya "biancospino"
antanu "piccola farfalla dalle ali bianche" 
aoussoral "pala" 
aouveb "ha detto; ha parlato"
apâmra "piuma"
apayatmats "specie di giunco" 
apyagigem, apyagiyem "gambero"
arankoal "ortica; cardo"
araya, interiezione di collera 
aroutsi "essere sfuggito, essere fuori, essere all'esterno"
arrâkango "oca"
arto "confinare; seguire fino al confine"
artoao, artoau "confine, costa, riva"
arwa, ârwo "abbaiare" 
ârwob "abbaiò"
arwor "cane" 
ârworoyo "piccolo cane" 
atilgyo "erba" 
atilgyo-gi "erbe; prateria"
atka "ala"
atkakayo "ala" 
atkraf "liana, tipo di pianta rampicante" 
atlahi "more" 
atlahigi-ktouv "rovi"
atra "conoscere, sapere" 
atsu, adsu "essere rapido; essere frequente; andare veloce" 
atsur "frequente; veloce"
attog "aspettare, attendere; essere paziente" 
atwe "fu, esistette; ebbe luogo, accadde"
av "e" 
avâratal, avâretal "orecchio"
avho, avo "aggiungere; continuare" 
avoungo "colibrì" 
avyathâmo "perca" (pesce) 
awôtanal "melograno" (frutto) 
awôtnab "era bello"
âyâb "si infastidì"
ayar "questo" (pronome di genere nobile)
ayaral "luppolo" (o pianta simile)
aye "guarire" 
ayerao "rimedio, medicina" 
ayôpaha "tipo di uccello tuffatore"
bâbreha "intervallo di tempo" 
bâbreha-morra "cammino fatto in un intervallo di tempo" 
bahâ "brillare; splendore; raggio"
bahhab "fragola" 
balhu "essere solo; essere libero" 
balhuoni "libertà" 
behho "ritornare; rinculare"  
bekwengu "natiche" 
be-kyaga "correre appresso"
bemmeryo "nido" 
betto "seguire; andar dietro; perseguitare; andare a caccia" 
bettorâ-hebut "domani; l'indomani"
bilho "pagare, assoldare" 
bilhôleal "denaro, moneta"
binbyo, binnyo, birbyo "saltare su qualcuno; essere geloso"
blammu "onorare, rispettare"
ble "in, dentro" 
bleabbanal "sacco" (lett. "che nasconde dentro") 
bling "goccia; sorso" 
blinggi "rugiada" 
blitki, belitki "essere vuoto"; "nessuno"; "niente"; "invano";
     "non"; "(non) più"
blôm, bloum "petto; stomaco; polmone"
blonko "essere all'interno"  
bloummôou "tempesta, temporale"  
blunnou "spingere; muovere" 
blunnou-i "rimuovere" 
bma-kente "cogliere rose"
bnâbha "essere allegro; essere tranquillo" 
bnôblô "essere paziente, attendere; esitare" 
bôbâ "nuotare"
bôbâr, bôbar "pesce" 
bre "durante"
bremte "durare, estendersi" 
bremter "sempre"
bte "vicino a, presso; fino a" 
btitki "essere vicino a"
buâ "riso; riso selvatico" 
bwens "arbusto che si crede faccia fuggire i serpenti" 
byaga, byaya "condurre, guidare"
byane "saltare, danzare; danza" 
ca "nessuno"; "niente"; "non"; "mai" 
ca-blounnou "essere tranquillo"; "pace"
çaddâbual "stoppa" 
ca-geyer "poco" (lett. "non molto") 
ca-gisse "mancare di"
cagista "cieco" (lett. "che non possiede occhi")
cagnahe "poco" 
ca-gnaheryi "qualche" (plurale)
cana "trovare; incontrare; guadagnare" 
çan-abma "falsa rosa, dalia"
çan-doukka "grigiastro" (lett. "falso bianco")
çan-e-tkati "cotone selvatico" 
çan-ikro "rossastro"  
çân-o-doukka "biancastro"
çan-pannag "rame" (lett. "falso oro") 
ca-otme "durezza di cuore"
caoung "fico"
capâno, cepâno "corvo"  
cappandya "vite" (pianta) 
ca-ravga "oscurità"
ça-vâryar "fingere di essere malato"
cawa "negare, rifiutare"   
çawab "otto (9)" (vedi wab)
cewo "essere verde"; "erba" 
ceworao, ceworaou "verdura; prateria"
cewodetrek "rana verde della prateria" 
cewoyugnur "serpente verde"
cewoyupiwamakal "gramigna" 
çlu, particella che marca il plurale inclusivo 
çlu-hog "noi" (inclusivo) 
çlu-hônigin "noi" (inclusivo)
çôn, çôno, particella che marca il plurale esclusivo
çongo "essere falso" (vedi kongo
çôn-hog, çôno-hog, çôn-hogi "noi" (esclusivo) 
çôn-hônigi "noi (esclusivo)
çon-yehônigini "noi" (esclusivo)
coukka "impastare" 
coukkabiao "pane"
cpandeterek "rana dalle zampe nere"
cpâno "essere scuro; essere nero"; "notte" 
cpâno-blinggi "rugiada della notte"
crav "lacrime, pianto" 
crava, crâva "piangere"  
ctorrô "essere pesante; peso; fardello" 
ctorroal "mazza" 
ctorroal-win "mano destra"
ctorrôao "fardello"
cvôt "garretto"
cwétamou "lucertola verde"  
cwôkedeke "pollo delle praterie"
daddat "tre a tre" 
dâman "orso bianco" (verosimilmente "orso albino") 
danda "fungo" 
dat "tre (3)" (vedi sdat
datidatki "trenta a trenta"
datimya "ragno" 
datki "trenta (30)"
datmi "tessere" 
datmial, datmibial, datmibiao "tessuto" 
datsannye, datsénnye "grosso ragno dal morso pericoloso"
déidni "formica nera"
déidnikro "formica rossa" 
deterek, detrek "rana" 
dnada "erba; fiore"
dnanda "sognare"; "sogno" 
dnoubbo "aver fame, mancare di cibo" 
donka "stendere a terra; coricare; versare"
dost, doust "fumo"; "nebbia"; "nuvola"; "polvere"  
dostô "fare fumo; fare polvere"
doukka "essere bianco; bianco" 
doukkarao "schiuma"
doukwômôs "dente bianco" 
dounga "essere fedele, essere devoto"
drobma "iniziare; inizio; mattino; aurora" 
drobma-gityanga "gatto"
drobma-tyangar "gallo" 
dsara "graffiare; rosicchiare" 
dseben, dseveng "giglio rosso"  
dserb "sgabello, sedia" 
dserbe "sedersi; far sedere"
dsia "colibrì dalla testa nera" 
dsorbimarte "stitichezza" 
dsulougnibâ "fiore effimero"
durte "abbracciare affettuosamente"
dwe "certamente" 
dwepé "prestare; affidare; raccomandare"
dwons "sangue; parente; cugino; famiglia" 
dyonô "esistere, vivere" (detto di animali) 
dyonô-lo-idso "uccidere un animale"
dyonôrogi "animali" 
eahhan "riderà" 
e-ârwon, y-ârwon "abbaierà"
eddâkam, ddâkam "vaso; secchio" 
edsorb "ventre; intestini, interiora; ano" 
egda "essere prudente, fare attenzione"  
égniaou "focolare" 
égni-i "bruciare con fiamma"
égnimilô "sole" 
égniskat "terra cotta, mattone" 
eiavo "uccello dalle piume bianche" 
eimin, eyimin "sarà rotondo"
eknat "orina" 
élhué, éllué, élué "essere simile a, somigliare"
élluk "essere brutto, sgradevole" 
éllun "sarà brutto, sarà sgradevole"
ellur "brutto, sgradevole"
ellyo "dire addio" 
éllyon "dirà addio"
elta "attaccare, assalire"
eluér me "simile a, uguale a"
emnaou "lampone"  
empyanma "farfalla bianca con grossa testa e antenne lunghe" 
e-ngen "sarà arrabbiato, sarà malcontento"
engo "essere in buone condizioni"
enguao "acacia"  
enkousens "acetosa" (pianta officinale) 
eol "luna, mese" 
eol-alougni (cpâno) "luna nuova"  
eol-ma-alougni "ultimo quarto di luna"
eol-ma-itwe "primo quarto di luna" 
eol-ma-yarai "primo quarto di luna" 
eol-ofrâ "cerchio di nubi intorno alla luna" (segno di pioggia) 
eol-pyan "luna piena"
eol-yimi "luna piena"
eouven, ouove "dirà; parlerà"
epreg "ginocchio"  
ert "contro; al contrario; altrimenti"
ertre "essere contrario; difendere; opporsi"
essorbei, essorbeyi "serpente diafano" 
essorbyo "vetro" 
etamou "lucertola" 
etbuv "bastone; asta; stelo"; "remo" 
etbuvgi "bastoni"
etsu "mangiare avidamente, divorare" 
etwe "sarà, esisterà; avrà luogo, accadrà"
é-vhon "aggiungerà; continuerà" 
evul "colibrì blu e verde"
ewéhetal "elleboro"  
eyameo "trota" (o pesce simile) 
éyân "si infastidirà"
fanma, panma "forare, perforare"
fant "cintura, cinghia; nervo" 
fawe "inviare" 
faweri "messaggero"  
fenta "essere lungo"; "lunghezza; linea; raggio" 
fentagi "griglia; recinzione"
fertso "essere ubriaco; essere abbagliato" 
fitna "tentare, provare; mirare"
fongo "essere sottile, essere delicato"
forra "corrompere" 
forra-i "ammuffire" 
fougna me ngeneg "condurre una barca"
fougne "incaricare qualcuno di qualcosa" 
furné "soffrire; essere sensibile" 
-g, suffisso del plurale
gahu "colore biondo o rosso" (traduzione incerta)
ganang "grande paniere, cestino"
ganvu "soprattutto, principalmente" 
gayénao "erba usata dalle donne per tingersi il viso di rosso"
géang, giang "salsapariglia" (vedi kéang)
gégem, gegem "due a due"  
gelensi, glensi "resina odorosa" 
geligabôbar "tipo di pesce bianco"
gelika "mammella, poppa"
gem "due (2)" 
gemens "secondo"  
gemi-gemki "di venti in venti"
gemki "venti (20)" 
gemkiens "ventesimo"
gergna "moltiplicarsi; accrescersi; maturare (detto di frutti)" 
getwa "sospendere, tenere sospeso"
getwalvuniv "magnolia dalle lunghe foglie" 
gewik "essere pastoso; incollare"
geye "essere sufficiente" 
-gi, -gini, -gin, suffisso del plurare 
gi-cana "indovino" 
gi-donkara "fiume" (lett. "che ha pendenza")
gi-dserbe "presidente" (lett. "che ha il seggio") 
gigaman, giggaman "pecora, agnello, animale da lana"
gi-gyamnang "aratore"
gikenubu "uccello da preda, rapace"
gi-kkyaga-fawe "corriere" 
gi-kyaga-m-uvlo "innamorato, spasimante" 
gilbi, gilobi "abitante" 
giloô, giloou "frassino"
gime "ricominciare; raddoppiare" 
gi-miovi "pazzo"; "pazzia"
ginankaral "nuvola" 
ginimparyé, nimparyé "pipa, calumet"
gis-, gi-, prefisso possessivo
gis-ârwa "cane" 
gis-aye "medico" (lett. "che ha la medicina") 
gis-ayerao "medico"
gisgôhoyo "tacchino selvatico" 
gis-in'galanal tereneng "essere impossibile" (lett. "avere una
    cintura al braccio"
gis-kyaga "corridore" 
gis-legengig "ricco" (lett. "che ha denaro")
gis-ohhamyo "colui che parla; oratore"
gisse "avere, possedere" 
gis-sétre "gatto"
gis-tyanga "cantante"  
gitrô, gittrô "che abita a" 
gi-v-vorte "colui che viene; straniero"
giwâkwô "grossa nuvola di pioggia"
gletno "essere ardito, essere coraggioso" 
glik "latte" 
glou "cuore" 
glouctorrô "fegato"
glou-nganne "amarsi reciprocamente" 
glou-vevlamma "sorridere con affetto"
gnabla "abbandonare, lasciare"; "essere pigro" 
gnahe, gneha "essere numeroso, abbondare"; "numero"; 
   "totalità; tutto" 
gnango "precedere, andare avanti; essere davanti" 
gnawa, gnaha "interrompere; impedire" 
gne "avanti, davanti, prima; piuttosto" 
gne-wove, gne-ouove "predire"
gnokesal, ignokesal "specie di ragù di erbe e carne"
gnoksi "mescolare; confondere" 
gn-yara "prevedere, aspettarsi"
gôgya "essere profondo; essere cavo" 
gôgyarao "abisso, precipizio"
gohhav "seno"
gôho "essere irritato, essere furioso" 
gwikou "porridge"
gyamnang "legno curvo usato come aratro" 
gyamnangyi-skat "campo"
gyéne "vivere nella dissolutezza"
ha "uno solo, unico" (vedi yeha
ha "un certo, qualcuno"
haav haki "undici"
hade "essere caldo; calore" 
hadehôu "che caldo!" 
hadeol "Luna del Calore" (il quarto mese)
haens, yehaens "primo" 
hâgwô "essere possente; dominare" 
Hâgwôr "Grande Spirito"
haha "uno ad uno" 
hakens, hakiens "decimo"
haki "dieci (10)" (vedi yehaki
hakihaki "dieci a dieci"
halalôou, interiezione di dolore 
halbâ, halvâ "puzzare" 
halvilgengig "metallo bianco che puzza" (forse "stagno") 
hâl-wâta "odiare con disprezzo"
hâlya "essere mediocre; essere piccolo; essere spregevole" (v.)
hapnal "essere vero"; "vero" 
hâstri "fare la guerra, combattere" 
hastri-lo-idso "uccidere un uomo"
hâstrir "guerriero"; "uomo" 
hâstrir-o-blammu "uomo rispettabile" 
hâstrir-o-gini "i guerrieri" 
hâstrironi "grande guerriero"
hâstriryi "popolo, tribù"
hawora "lievito" 
he "intorno"
, interiezione di stupore o di ammirazione
hebut "sole; giorno" 
hebut-alougni-bre "ieri" 
hebut-e-nrab "girasole"
hebut-myodonka "tramonto, oriente"
hebut-myololâno "levarsi del sole, oriente" 
hebut-neha "oggi" 
héfne "splendore; luce; sole"
héfne-alougni be "la vigilia di" 
héfne-betto "domani" 
hémets "ratto muschiato"
héniro "pino"
herre "lancia, giavellotto" 
herwa "portare, trasportare; sostenere" 
hha "allora"
hhalkewa "essere buono e allegro"
hham "tempo; momento; epoca"  
hhamol "rabarbaro" (o pianta simile) 
hhapka "amare appassionatamente"
hhawo "fermentare" 
hhenrô "essere nemico"; "nemico" 
hhigré, higré "gridare"; "grido"
hhol "casa, capanna" 
hholgini "case"; "villaggio"
hhurnou "essere appiccisoso; incollare" 
hhurnourao "colla" 
higbô "ricordare; ricordarsi"; "memoria"; "anniversario"
higiri "pernice"  
hitko "perdere; indurre in errore; lasciare; dispensare"
ho "io" 
hôbôl "emettere un suono grave o sordo" 
ho-dnoubbo "la mia fame"
hofma "sostituire"
hog, hogi "noi"
hokand "per me; quanto a me" 
hokandgi, hokandgin, hokandgini "per noi; quanto a noi" 
ho-nesta "il mio freddo"
hôni "io" 
hônigi, hônigin, "noi"
hôn-ista-cawa "mio malgrado" (lett. "il mio occhio che rifiuta") 
houhhayâ, interiezione di vergogna 
houlla "riempire; tracimare"; "essere ubriaco"
houyoun "nitrire" 
houyounarâ "cavalla, giumenta" 
hovesa "per me; quanto a me" 
hovesag, hovesagi, hovesagin, hovesagini "per noi; quanto
    a noi"
hub "fuoco fatuo" 
hub "piatti" (strumento musicale)
ibgye, ibbye "spiegare con iscrizioni o disegni"
ibgye-niao "libro" 
ictôrroal, ictôrrwal "mazza"
iddâman "tipo di erba tossica con fiori gialli"
idryan "convolvolo minore"
idso "morire"; "morte" 
idso-pankte "morte miserabile"
idsorbimartal "pianta che guarisce dalla stitichezza"
idso-slitla "letargia"
idunyo "grano, frumento" 
ifentaral, ipentaral "schiena"
ifro "dichiarare infame, condannare" 
igegada "talismano" 
igetwaral "gancio, uncino" 
iimir, imir "è rotondo"
ikravoungo "colibrì rosso dalla coda verde" 
ikro "essere rosso"; "rosso" 
ikro-sérup "uccello rosso", "cardinale (Cardinalis cardinalis)" 
iktoucpân "legno nero, ebano"
ikyov "pellicano" 
ilbatmaâ, ilvatmaâ "cera d'api"
iléhhâ, léhha "banana" 
ilegengi "tipo di pioppo dalle foglie bianche"
illou "soffiare; respirare" 
illourao, illouriao "soffio"; "aria" 
illukea "pipistrello" 
imantya "uccello affine al cuculo"
imouhala "ombelico" 
imraweya "vaniglia" 
imtân, mtân "muschio" 
in'galanal "cintura"
in'galani "fianco; costato; pelle dei fianchi; pelle del ventre" 
i-ngen-hôni "sono arrabbiato, sono malcontento"
inrôbekal "ascella; angolo rientrante; angolo"
ipfu "marcare; segnalare"; "segnale; segno" 
ipfurao "segno; orma, impronta; cicatrice; aspetto"
iptitoki : vedi ptitoki
ipva "donare" 
ipva, pva, vva, va "dona!"
irbyu "seppellire; fare il funerale" 
irnu "coagularsi (detto del latte che caglia)" 
isahourao "tipo di cactus di grandi dimensioni" 
issâvaral "chiave" 
i-ssohe-r-souao mho "quello mi fa piacere"
ista "occhio" 
istabte "tempo" 
istagem "due occhi"
istagi "occhi" 
istagiaral "negli occhi" 
istagioyo "piccoli occhi" 
istahhal "occhio allegro e dolce"
istahhalki "piccoli occhi"
istaktwensôgyo "palpebra" 
istaloyo "occhio allegro e dolce"
istang "con l'occhio, tramite l'occhio" 
istani "grande e bell'occhio"
istanikswa "indovinare" (lett. "pensare ai propri occhi") 
istaral "nell'occhio"
istatyulla "guardare sorridendo"
isual "bue; toro" 
isualâ "vacca" 
isultwat "trifoglio" 
itabaval "bambù" 
i-tcôb-souao "ciò è male"
iterenal "braccialetto"
iteve "frutto; mela"; "ciste"
itkansurthoo "chioma riccia" 
itwaou, itweaou "luogo elevato; collina"
itwe "essere, esistere; aver luogo, accadere" 
itwebao "avvenimento passato; avventura"
itwenao "ciò che deve essere"
itwerao "ciò che accade"; "qualcosa"
ivârang "radice" 
ivnéyi "altrimenti; non è altro che"
ivunuv "albicocca"
iwâtnalyo "corallo; gioiello" 
iwonasi "vestito" 
iwôtnar, iuôtnar "è bello" 
iwover, youver "dice; parla"
iyâ "infastidirsi"  
îyâr "si infastidisce"
kabal "pianta rampicante"
kahha "odiare fortemente" 
kâlat "tetraone" 
kalav "essere spesso"
kama "cadere" 
kangô "suonare, risuonare"; "voce; suono"
kanno "dipingere disegni; dipingere tatuaggi; scrivere" 
kannobiao, kannoviao "disegno; dipinto; scritto, libro,
     lettera"
karbat "essere aguzzo, essere appuntito"
kattaor "tamburo" 
kayar "a questo" (dativo, genere nobile)
ke "a"; "per" 
kéang, kiang "salsapariglia"
kedek, kedekâ "pollo"  
keho, kho "a me, mi" (dativo) 
kehônigin "a noi, ci" (dativo) 
kekna "a chi; a cui; al quale; ai quali" (dativo)
kente "raccogliere"
kéret, kért "pepe" 
kesoungarao "limone" 
kewa, kwa "essere buono, essere giusto" 
kewar "buono"
kilyou "deliberare; giudicare, rendere una sentenza" 
kinesi, kinyesi "gru" (uccello)
kinyo "stancare, spossare" 
kinyo-i "essere stanco; essere rilassato"
kinyossakno "riposarsi, oziare" 
kna, kn "che" (pronome relativo)
knanda "orinare" 
knande, knanede "pene, membro virile" 
knanede-ngun "testicoli" 
knub "artiglio; unghia; scaglia" 
knubya "graffiare"
kodam "specie di serpente nero e giallo" 
koltor "oltre; piuttosto che" 
koltov "salire; sorpassare; attraversare"
kongo "essere falso"; "essere perplesso, dubitare"  
kongo-wove "mentire"
konswa "trottare"
konswar "cavallo" 
konswarâ "cavalla, giumenta" 
konswaryi "cavalli"
korôbat "sasso"; "nòcciolo"  
kou-ktouv "foresta"
kour "vaso; pentola"
kroungi "dipingere"
kroungial "pittura" 
ksonga, ksounga, ksouna "essere acido, essere acre"
ksou "sale" 
ksouoni "allume" 
kswans "collo" 
kswansal "collana"
kswanserab "gola"
ktac "ruscello, fiume" 
ktacidatmya "ragno d'acqua" 
ktac-i-stiopgi "le rocce del fiume"
ktaka "essere blu"; "colore blu" 
ktakayal "tintura blu" 
kte "su, sopra; in alto"  
kte yararao-revyékki "sopracciglia"
ktouv "albero; legno" 
ktouvgi "foresta" 
ktouvokwengu "resina" 
ktouvoni "bell'albero"
ktwensôg "pelle; cuoio; scorza"
kutlôm, kutloum "fessura; apertura; porta; bocca"
kungo "baciare" 
kwango "essere puro, essere limpido" 
kwatswans "abete" (o simile conifera) 
kwa-tyanga "cantare bene"
kwengâbmwâ "lumaca, chiocciola" 
kwengal "sostanza collosa"
kwengu "essere grosso; essere spesso, denso; essere grasso" 
kwomo, kwomwo, kwowo "lodare, celebrare" 
kwov "stoppa"
kyaga "correre" 
kyaga-faweri "corriere" 
kyakedekâ "pollo delle praterie" 
kyar "a questo" (dativo)
kyevini "a te, ti" (dativo) 
kyo, kyog "a sé" (dativo)
kyolo-amrawô "avere l'abitudine di" 
kyolo-mrawô "abituarsi a" 
kyo-nikswa "pensare tra sé" 
kyo-nim-wove "parlare tra sé"
lakov "ananas"
lâno "essere diritto"
lânoal, lânwal "pioppo" 
lavsenab "cipresso" 
lavuniv, lakvuniv "magnolia" 
layo "santo, divino" 
lbala "legare, attaccare; appendere" 
lbalaral, lbalarao "gancio" 
lbonwe "muovere; distuggere; disfare; rovinare" 
le "fino a"
legengig "argento; denaro" 
lengô "chiamare, nominare"; "nome"
lenta "accendere, dar fuoco" 
lentahéfne "torcia" 
léntele, léntle "moscerino; sciame di lucciole"
lettrô "essere forte; essere coraggioso"; "forte; forza" 
lettrô-yup "sfrontatezza"
leua "essere molle come la cera"
lewed "sasso rotondo; "nòcciolo"; "talismano femminile"
lgengi "brillare di un bianco pallido come l'argento" 
ligeli "acero rosso"  
liketnu, liktnu "avvelenare"; "veleno" 
liketnu-datimya "ragno velenoso" 
liketnutyub "mosca nera velenosa" 
liléttrôal "quercia" 
limki "essere scemo, essere insensato"
lisso "sputare" 
lissuf "pianta che provoca la salivazione" 
lo-, prefisso causativo 
lo-âhâ "divertire" 
lo-âtra "far conoscere; pubblicare" 
lo-âtra-i "essere conosciuto; essere pubblico"
lo-balhu "liberare, riscattare"
lobi "abitare"  
lobiriaou "abitazione, luogo dove si abita, dimora"  
lo-égni "fare arrostire alla fiamma"
lôg "quattro (40)" 
lo-gnahe "moltiplicare"
lo-gôgya "scavare" 
lohâl-ssipla "minacciare"
lo-idso "far morire; uccidere" 
lo-iyâ "infastidire" 
lôkki "quaranta (40)" 
lo-kwango "purificare" 
lo-lâno "erigere; allineare" 
lo-layo "santificare" 
lo-lettrô "sfrontatezza"
lo-nesta "raffreddare" 
lo-ngalne "addolcire"
lonwo "mettere a nudo; pelare" 
lo-omtlou "allontanare" 
lopagyamal "purga, purgante"
lo-parre "abbellire"
lo-rakne "cullare" 
lo-routsi "far uscire, emanare"
lo-sanna "ingrandire"
lo-sanna-i "diventare grande"  
lo-sotno "essere lugubre; spaventare"
lo-ssipla "promettere" 
lo-tanwa "far produrre; fecondare"
lotecôbal "maleficio" 
lou-a-nouhô "aver finito di vivere, essere morto" 
loubro "bagnare, irrorare"
lougni "perire; finire; scomparire"  
lou-nouhô "finire di vivere, morire" 
lo-uobô "sommergere; far annegare"
lou-ousso "finire di unire" 
lo-usso "far unire, congiungere" 
lousté "portare a termine" 
lo-yoce "sporcare"
lra-dwons "parente per alleanza"
lra-mityab "patrigno" 
lra-mityabi "figlio adottivo, figliastro"
lra-nga "parente per alleanza"
lranha "fare; far diventare"
lranha-i "divenire"
lue "come; così" 
luetamou "lucertola grigia che si nasconde sotto la sabbia"
luv "sabbia" 
lwouktli "far scegliere; maritare"
lwoumme "far sembrare" 
lyémav "dragone; mostro" 
lyesamhak "racchette da neve" 
lyesse "far cadere la neve; nevicare", "neve" 
lyesseaou "nord" 
lyongou "aspirare, inalare; tirare (tabacco)"
lyonsayo, lyonsao "ostrica; cozza" 
ma-âtra "familiarizzare con qualcuno"
mahak "grande farfalla dalle ali nere e gialle" 
ma-kama "inclinare"
makayawits "specie di quaglia"
mankata "indaco" 
mâr "cento (100)" 
marâbyo "specie di papavero"  
mâr-mâr "cento a cento"
maroubôbâr "specie di piccolo pesce"
marte "chiudere" 
marterao "recipiente, scatola"
martno "rispettare, stimare" 
mâr-u-gem "duecento" 
mâr-u-gem-u-haki "duemila"
mâr-u-hak "mille"
mâr-u-mâr "diecimila" 
mâr-u-sdat "trecento"
marwo, mrâwô "essere incostante"; "volubile"
masart "remo, pagaia" 
masra "sedurre" 
mayar "questo" (accusativo, genere nobile)
meganda "mais" 
mehaki "dieci (10)" (vedi yehaki)
meho, mho "me, mi" (accusativo) 
mekna "chi; cui; quale; quali" (accusativo)
merugav, mrugav "canna"  
méshu "offrire; regalare"; "offerta"
mih "sei (6)" 
miki "sessanta" 
miki-miki "di sessanta in sessanta" 
mî-mih "sei a sei"
minma "volpe"
minma "mento" 
miovi "topo"; "cattiva sorte, maleficio"  
mithaki "dieci (10)" (vedi yehaki)
mitya "generare"
mityab "padre" 
mityabi "figlio" 
mityabigi "figli"
mnama "essere vivo; essere vigile; essere agile" 
modwe "affermare; consentire; assicurarsi che uno faccia 
     qualcosa"
mohhov "serpente" 
mohou, moou "infilare" 
mokne "buona condotta"; "essere saggio"  
morra "viaggiare"; "sentiero; strada"  
mouha "convolvolo" 
mrahha "vivere da libertino" (detto di uomo)
mrawô "essere ordinario, abituale"
mte "lontano da; dopo" 
myar "questo" (accusativo)  
myo, myog "sé" (accusativo)
myo-abra "fare il bagno" (Parisot riporta myo-albra, che deve 
    essere un refuso)
myo-donka "coricarsi"; "scendere" 
myo-dwepé "fidarsi"
myo-egda "guardarsi da; essere riservato" 
myo-lo-koltov "essere orgoglioso"
myo-lo-lâno "ergersi, levarsi" 
myo-lomtlou "allontanarsi; fuggire" 
myolo-sanna "essere orgoglioso"
myolo-uoboyo "lontra" 
myo-robne "nascondersi" 
myo-sottrô "essere fedele"
myo-uvlo "amarsi"  
myo-uvlo-wig "amatevi l'un l'altro" 
myoyarssorbyo "specchio"
nada, nâda "erba; fiore" (vedi dnada
nagaman "vello; lana"
nagonda "capriolo"  
naktwi "tipo di passeraceo"
naltahi "ramo" 
nâmme "mordere; rosicchiare; pungere; scolpire" 
nâmmebigi-mouha "pianta che guarisce dal morso dei serpenti" 
nâmme-i "morso; puntura; taglio" 
nangô "essere vecchio"; "vecchio" (agg.) 
nângor "vecchio, anziano" (n.)
nanka "piovere; far piovere"; "pioggia"
nattorbo, nottarbo "ninfea" 
navug "essere rotondo; rotolare"; "palla; testa" 
navug-e-kour "cranio" 
navug-e-nyétlal "fronte" 
navukswansal "corona"
nea "ramo; ceppo" 
néanga "salmone" 
nébtama "mirto"
neha "essere presente"
néibmo "acero da zucchero" 
nenim-wove "balbettare"
nerbir "farfalla"  
nesta "freddo" 
nestahalôou "che freddo!"
nestiop "ghiaccio" (lett. "pietra fredda") 
néulo "arancia; arancione"
neyed-hébut "equinozio di primavera"
nga "fratello"
ngaâ "sorella" 
ngaandeyo "sassafrasso"
ngaho "tacere; cessare; silenzio" 
ngalne "essere dolce, soave" 
ngalnerao "midollo"
nganne "essere in rapporti fraterni"; "commerciare" 
nganner "mercante" 
nganneriao "merce"
ngâranweki "luccio"
ngemôkroungi "arcobaleno" 
ngemôm "cielo" 
ngemôm-o-ktaka "l'azzurro del cielo"
ngen "collera" 
ngen "sii arrabbiato!"
ngene "andare in barca, navigare"
ngeneg "barca"  
ngenegigem "due barche" 
ngenegikte "sulla barca"
ngenegoni "grande barca"
ngenegyi "barche"
ngerna "essere arrabbiato, essere malcontento" 
ngôbâm "stuoia" 
ngouyou "essere piccolo" 
ngun "grano, chicco, semenza" 
ngun'gi "chicchi"
ngunoyo "pupilla dell'occhio"
nikswa "credere; pensare, riflettere" 
nim, particella diminutiva e frequentativa
nimaral "pulce"  
nim-crava "singhiozzare" 
nim-loidso "far morire di una morte lenta e crudele"
nimpa "seguire, venire dopo, essere successivo; successione" 
nim-vitra "bere a piccoli sorsi" 
nim-vitra-i "essere bevuto a piccoli sorsi"
nimwove "borbottare, biascicare"
niponkoal, niponkwal "bambù" 
nitwan "a causa di"
nogangô, noyangô "rovo"
nokse "crescere, vegetare" (detto di piante)
nôtha "vulva, utero" 
nouhô "vivere; respirare"
nouhô-bnâha "vita felice"
nouhôr "uomo"  
nouhôrâ "donna" 
nouhôr-o-gi "uomini"
nponko "grattare; pulire; usare"
nrab "fiore" 
nrab-eol "Mese dei Fiori" (il secondo mese, che corrisponde 
    a Maggio)
nrab-eol-i-tyub "maggiolino" 
nrab-i-kour "corolla"
nral, nrâl "becco, rostro" 
nral-apente "airone"
nreis "spirito, genio" 
nrôbka "rompere" 
nuneo, noneo, nouneo "scoiattolo" 
nunyo "colore rosso dello scoiattolo"  
nvanya "spiegare; interpretare" 
nwasse, nwasser "sette (7)" 
nwasse-nwasse "di sette in sette"
nyabta "essere aguzzo, appuntito" 
nyakdabaov "gelso bianco" 
nyakse "mettere; posare" 
nyamwin : vedi unnyam-win 
nyétla "estendere; sviluppare; rendere piatto"  
nyétlal "tavola; asse" 
nyétlalki "scala; scale"
nyibsérup "uccello nero dalla testa rossa"
nyitta "salutare qualcuno" 
nyobetaral, nyabetaral "punta; freccia" 
nyobetaral-i-mart "faretra, turcasso"
nyobetatyub "ape; vespa; tafano"
nyornô "volare; volar via"
nyornôr "uccello, volatile"
nyulu "avere una cattiva condotta" 
nyulur "criminale" 
oah, urlo di guerra
oc, yoc "cinque (5)" 
ociocki "di cinquanta in cinquanta"
ocki "cinquanta" 
oc-oc "cinque a cinque" 
ofrâ, ôfrâ "essere rotondo"
ofrâdidni "formicaleone" 
ofraral, ofrarao "cerchio"; "anno" 
ogôgyal "zucca; vaso"
oh, ohh, interiezione di sorpresa o di disgusto"
ohhamyo "labbro; parola; linguaggio"
omnuatsi "mandorla"
omtlou "essere lontano, essere assente" 
omtlouwove, omtlouove "diffondere una voce"
-oni, -ni, suffisso accrescitivo
onkna "scuotere" 
onoanô "vigogna" (lana)
ononâ "faggio dalla corteccia liscia"
ontwôvac, ontwôvatc "tabacco"
onwo "essere nudo" 
onyabtyé "arbusto dalle spine dure e curve"
opa "mettere in gabbia, ingabbiare"
ôpariao "gabbia"
opmu "agire, fare"  
opmu-ert "complottare contro" 
opmu-ske "aiutare" 
opyuwav "gamba di animale" 
orkta "ridurre; sottomettere, vincere" 
orktai "servitù"
osbelyu "erba molto comune nelle praterie"
otanyamu, ôtéyamu "sacrificatore, sacerdote"
otme "avere pietà di qualcuno"; "pietà"
ottenô "galletta di mais" 
ottenôgi "gallette di mais" 
ottenôgi-loaégnii "gallette di mais cotte"
otwanva, otwanwa "zampa di animale" 
ouktli "scegliere; ricercare" 
ouktlib "marito"
ouktlibiâ "donna" 
ouma, oma "mangia!"
oumme "sembrare, somigliare; apparenza, esteriorità" 
ou-rewa-i "essere amato perfettamente"
ourpe, ouvpe "donare, ridistribuire, ricompensare"
ousso "unire, congiungere; raccogliere" 
oussobiaogi "provviste"
ousta "punire, castigare" 
ousté "finire, terminare" 
ou-uvlo "amare perfettamente"
ouv "età; anno" 
-oyo, -ouyo, suffisso diminutivo
pagyam "defecare" 
pandga, pandya "spiga; grappolo" 
pandya-kente "raccogliere spighe"
pankte "essere meschino, essere miserabile; miserabile"
pannâg "oro" 
pânyemilo "setaccio"
par-âha "sorridere"
par-ikro "leggermente rosso"; "rosa" (agg.) 
parre "essere bello, essere grazioso" 
par-slitla "sonnecchiare" 
par-vitrag "bere dolcemente, bere graziosamente"
paryemilo "conchiglia di cozza o di ostrica"; "piccolo piatto"
patawona "tipo di pesce"
pen "olio" 
pengu "essere grosso, essere spesso" (vedi kwengu)
penoni "liquore" 
pigeniou "sambuco"
pignyô "piantare; premere; scavare"
pirrya "avere la febbre"; "febbre; delirio"  
pnâg "corteccia d'albero; pelle dura, corno"
pnâo, pnângo "bruciare, consumare"; "fuoco" 
pourpwour "lupo; cane" 
prigge "grandinare"; "grandine"
pringuf, pringup "spalla"
ptitoki, iptitoki "pollice"
ptug "cenere" 
pyan-lyémav "figura mostruosa"
pyag "dito" 
pyag-ofra-ral "anello"
pyuv "gamba" 
râbha "conficcare, inchiodare"
raham "tossire" 
rakne, rakene "oscillare"
ranko, rranko "essere duro, essere aspro, essere crudele" 
ranwek "divorare avidamente"
ravagal "colore giallo" 
ravga "essere bello, magnifico, glorioso"; "bellezza, gloria" 
ravgayini "glorie, onori"
re "fuori da" 
rébenha "lucciola" 
rehmu "tagliare; scheggiare; affettare" 
rehmual "scure, ascia"
reobneyo "faina"
retna "ferro" 
réutimi "tallone" 
revyék "pelo"
rewa "amare, desiderare" 
rewar, rewari "amico" 
rewariâ "amata"
rewariao "oggetto amato" 
rewar-o-gi "amici"
robne "coprire; nascondere" 
robne-i "essere nascosto, segreto" 
robne m-pnângorao "spegnere il fuoco"
roubelou "tortora"
rounak "caimano" (traduzione incerta)
routs "sorgente, fontana" 
routsi "evacuare; uscire da; sfuggire"
rrahho "vendere; consegnare"; "tradire" 
rrahhor "mercante"; "traditore" 
rranko : vedi ranko
rrankorao "scorza"; "corno"
ruha "pentirsi" 
runhu "battere le ciglia; battito di ciglia, momento"
runhugi "minuto" 
ruontwôva "bruco del tabacco, verme cornuto" 
rwinsaou "luogo dove si mette la paglia"
rwons "piccolo stelo"
rwonsigi "paglia"  
sanhâstri "vincere, trionfare"
san-kahha "odiare fortemente"
sanna "essere grande"
san-ravga "grande gloria" 
san-sannar "molto grande"
san-vitrag "bere molto, essere un grande bevitore"
san-wata "odiare fortemente" 
sda-sdat "tre a tre"
sdat, dat "tre (3)"  
sdati-sdatki "trenta a trenta"
sdatki "trenta (30)"
sédin "vite americana" (Parthenocissus quinquefolia)
seluvi "cicogna"  
semulov "tipo di asparago il cui fiore dà un succo mieloso" 
semulov-i-wâkwôrao "succo del fiore di asparago"
sénge "lumaca" 
séru-lo-idso "uccidere un uccello"
sérup "uccello" 
sétre "miagolare" 
sétrer "gatto"
séuki "pidocchio" 
sillib "cedro"
sing "capelli di donna" 
singâng "liana acquatica" 
sinkav "daino " (o cervide simile) 
sinta "essere nuovo"; "novità" 
sintar-souao "è nuovo"; "non molto tempo fa"
sisgu "giaguaro" (glossa: "une espèce de tigre"
sitri "specie di uccello"
skand "per lui; quanto a lui" 
skandâ "per lei; quanto a lei" 
skandaâg, skandaâgi, skandaâgin, skandaâgini "pr loro;
    quanto a loro" (femminile)
skandgi, skandyi, skandgin, skandgini "per loro; quanto
    a loro" (maschile) 
skat "terra, suolo" 
skatloubro "fango; palude"
skatwens "fondo" 
ske "con, in compagnia di, insieme a" 
skeherwaralki "gemelli" 
ske-morra "marciare con"
slif, slip "marrone" (traduzione incerta)
slitla "dormire; sonno" 
slup "frutto simile a una pera" 
slupigi-ktouv "albero con tronco dritto e foglie larghe"
sokino "orso nero" 
soknô, ssoknô "accompagnare; essere insieme"
sotno "tremare" 
sottrô "custodire, conservare con sé"
sou "egli"
souâ "ella" 
souâg, souâgi "esse" 
souao "quello" 
souaogi "quelle cose là"
soug, sougi "essi"  
spamad "ciliegia selvatica"
spamadgi "genitali maschili"
sperma "offendere, rattristare"; "nero" 
sr "o"
srârâ "ragliare"
srisse "segare; fendere, tagliare" 
srisseral, srisserao "coltello; lama; sciabola"
srisse-sérup "specie di uccello"
ssaka "borsa di talismani" 
ssakno "riposarsi"; "pausa, riposo"
ssav "caviglia"; "chiave" 
ssave "slegare; aprire"
sse "lungo" (preposizione)
sseaou "bordo, riva" 
ssef "numero, cifra"
ssefé "contare; valutare" 
ssefé m-penta "misurare" 
ssefér-ho "circa" (lett. "io conto")
sser "sette (7)" (vedi nwasser
sserki "settanta"
ssipla "essere certo, essere sicuro"; "solido; testardo" 
ssitsi "digrignamento; fischio" 
ssohe "essere contento di qualcosa, gioire"; "gioia, piacere"
ssoknô : vedi soknô
ssouko "comandare"
ssoukor "capo, maestro" 
ssumit "cervello" 
staka, stak "mela di maggio (Podophyllum peltatum)" 
stalâ "per lei; quanto a lei"  
stalâg, stalâgi, stalâgin, stalâgini "per loro; quanto a loro"
     (femminile")
ste "come" (preposizione) 
sté "basta!" 
sté yehôn "mi fermo"
stenetbuv "croce; forca"
stenvu "incrociare"
stertyo "imitare"
stiop "pietra" 
stiopgi "pietre"
stiopgini "pietre" 
stiop-layo "pietra sacra"
stiorranko "pietra dura"
suots "alce; cervo"  
svesa "per lui; quanto a lui" 
svesaâ "per lei; quanto a lei" 
svesaâg, svesaâgi, svesaâgin, svesaâgini "per loro; quanto
    a loro" (femminile)  
svesag, svesagi, svesagin, svesagini "per loro; quanto 
    a loro" (maschile)
swômô "dente; mascella" 
swômôgi-ktouv "albero la cui corteccia cura il mal di denti"
syamyo "osservare; ascoltare; obbedire" 
tabav "essere diritto, piantato come un albero"
tahatam "albero dal legno bianco usato per produrre vari
     utensili (piatti, coppe, armi, etc.)"
tahouat "inverno; anno"
taketa, takta "costringere a fare una cosa; violentare"
taktla, taketela "sbattere, fare rumore" 
taktlayugnur "serpente a sonagli, crotalo" 
tan "fa'!"
tândo "giglio bianco"
tankwa, tanekwa "gonfiare, gonfiarsi" 
tankwarao "ciste, ascesso"
tankwaraou "montagna" 
tânoupen, tanwepen, tanwapen "oliva; olivo" (lett.
     "che fa olio") 
tânoupenouyo "giovane olivo"
tanwa "fare, causare, produrre" 
tanwabiao "atto, opera, frutto" 
tanwa m-anavugal "deporre le uova"
tanwarao "causa, motivo" 
tânwer, tânwealne "canna da zucchero" 
tanwerwâkworao "zucchero"
taréka "specie di vite i cui frutti sembrano lamponi" 
taréka-nyornor "tordo" 
taréktanwo "frutto del taréka"
tasrâva "martin pescatore" 
tatsa "spremere; soffocare"
tatsa-i "dimagrire" 
tatsarao "pinza" 
tatsaraog "pinze"
tawo "mostrare, dimostrare, provare" 
tcôbe "essere male; malvagio" 
tcôbopmu "azione malvagia" 
tcôbopmubiao "crimine" 
tecté "digerire; sopportare la bevanda" 
téivinga "igname" (tipo di tubero commestibile) 
tematnacwo "fieno" 
té-myo-robne "essere pudico"
tenyasi, tniasi "alloro" (o pianta simile) 
tern "braccio; manico"
tido "castoro" 
tidoâ "castoro femmina"
timiyo "indumento di lana"
tinab "cervo; bisonte"
tinyob, tinyop "bisonte" 
tirtno "entrare"  
tiska "begonia"
tkans "capigliatura, capelli" 
tkara "guancia"
tkati "cotone" 
tkattu "fortificare, consolare, aiutare" (traduzione incerta)
tketno "ricevere; accogliere" 
tketnor-ho "grazie"
tlarra "essere pari a"
tmanyap "becco, caprone"
tmatna "essiccare, far seccare" 
tmatra "adornare, abbellire; mettere in ordine"
tnan "stella, astro" 
tne "sotto, al di sotto, giù" 
tnelwe "essere sotto; inferiore, minore"
tnouns, tnoungs, tenouns "interiora, viscere"
tomnam, tamnam "serpente d'acqua" 
trakmou "tuonare; tuono; irritarsi; collera" 
tripliti, triplit "cicala" 
trô "luogo, posto"
trud "trave; blocco"  
tsérab "stelo; tubo" 
tsullahhapka "amore violento"
tsullat "canapa selvatica" 
tuesômra "erba serpentaria" (Dracunculus vulgaris)
twan "piede; passo; traccia" 
twan'gi "piedi"
twanivabualâ "vento del nord" 
twanivabualaou "paese da cui viene il vento del nord" 
twans "crine vegetale"
twantitoki "alluce" 
twanyugnudi "bruco"
twat "foglia" 
twe "per mezzo di; con" 
twe "sia! abbia luogo!"
twirri "impiegare, servirsi di"
twôc "pipa, calumet" 
twôcô "fumare il calumet" 
twôcwannado "sommacco che si fuma" 
tyabanta "avena selvatica"
tyallu "essere al centro; centro" 
tyanga "cantare; canto, canzone" 
tyangsérab "specie di zufolo" 
tyobana "noce, nocciola" (traduzione incerta)
tyourou, tyour "allodola"
tyub "mosca" 
tyulla "solleticare"
uabolma "collo" 
uahayo "tipo di pino rossastro" 
uaramo "pustola"
ubhav "clima, temperatura" 
ubhavbehhoyo "beccaccia"
ubla "mancare; fallire"
ubondua "erba alta" 
ugnyô "mentire; mancare a un giuramento" 
ugnyo-i "essere infame"
ulânoal, ulânwal "pioppo"
uleuâ, uluâ "cera d'api" 
ulmou "essere diverso da" 
ulmour me "altro che" 
uluâglou-ktouv "albero della cera" (Morella cerifera
ungô "sbavare; traboccare"
unnyam "arco (arma)" 
unnyam-win, nyam-win "mano che tiene l'arco" i.e.
      "mano destra"
unuv "carne" 
unuv-doukka "carne bianca, bianco, europeo"  
uobô, uôbo, uoblô "annegare"
uôm "betulla" 
urtehoraou "bordo; orizzonte"
urtho, urteho "girare intorno; circondare; rotolare; fare; 
    formare" 
urthoral "giro; bordo; frangia"
usturb "edera" 
uts "detriti; guscio, conchiglia"
utyângoâ "canarino"
uvlo "amare"  
uvlo-i "essere amato"
uvlor "amante" 
vabua "dimenticare, obliare; cancellare"
vadyano "miele" 
vadyano-tyuboyo "ape mellifera"
vaha "volere, desiderare; amare" 
vahar "disposto a"; "di proposito" 
vahari "qualunque"
vamho "essere alterato; avere sete" 
vâmru "concepire un figlio" 
vâmrubâ "madre; donna" 
vâmrubi "figlio" 
vâmrubiâ "figlia" (in rapporto alla madre)
vâmru-i "nascere" 
vâmrunâ "bambina"
vâmrurâ "figlia; donna" 
vârang "coda; radice" 
vâratâ-ng-wou "dire all'orecchio"
vâritwat "foglia di tiglio" 
vârta "capire, comprendere; ascoltare"
vârtarao, vararao "orecchia" 
vârya "essere malato" 
vârya mwe "essere disgustato da"
vat "nove (9)" 
vatens "nono"
vativatki "novanta a novanta"
vatki "novanta" 
vatkiens "novantesimo"
vâtmwa "toccare; raggiungere; attaccare; copulare"
vâvat "nove a nove" 
vâwe "lavorare; sforzarsi"
vâwe ke, vâwe ske "aiutare qualcuno" 
vekand : forma nobile di wekand 
vekandâ : forma nobile di wekandâ 
vekandâg:  forma nobile di wekandâg
vekandgi : forma nobile di wekandgi 
vettalâ, vetalâ : forma nobile di wettalâ, wetalâ 
vettalâg, vetalâg : forma nobile di wettalâg, wetalâg
vevesa : forma nobile di wevesa 
vevesaâ : forma nobile di wevesaâ 
vevesaâg : forma nobile di wevesaâg 
vevesag : forma nobile di wevesag
vevlamma "bagliore; lampo"
vi "tu" (maschile, forma nobile di wi
viâ "tu" (femminile, forma nobile di wiâ)
viâg, viâgi "voi" (femminile, forma nobile di wiâg, wiâgi)
vidwo "dovere, bisognare"  
vig, vigi "voi" (maschile, forma nobile di wig, wigi)
vikté "dimenticare; omettere; perdonare"; "oblio"; "perdono"
vitrag "bere" 
vi-vitrag "bere molto"
vlamme "splendere"; "bagliore; lampo"
vnane "essere giovane; essere fresco; essere bello"
vnuhuvâm "naso" 
vôaye "medico"  
vô-blammu-n-i "onorevole" 
vô-kahha-n-i "detestabile"
vô-méshu-n-i "presentabile"
vô-mityan "che genererà; ragazzo"
vô-mityar "che genera; uomo"
vôpongoyo "ardesia" 
vô-rewa-n-i "amabile"
vorte "venire; arrivare" 
vôt "garretto" (vedi cvôt)
vôtanwai "essere possibile", "facile" 
vô-tanwa-n-i "fattibile; facile" 
vô-uvlo "essere capace di amare"
vôvé "potere; essere capace; essere forte" 
vôvé-i "essere possibile" 
vô-wama-n-i "mangiabile"
vu "molto"  
vu-bremter "sempre"
vu-ca "nessuno"; "niente"; "non"; "mai"   
vu-gnahe "molto numeroso" 
vu-gnaheryi "tutti"
vu-nimpa "tutto il resto; tutti" 
vu-sannar "il più grande possibile"
vyât "letto, giaciglio" 
vyâtâ "coricarsi"
wab "otto (8)" 
wabki "ottanta (80)"  
wâbwab, wawwab "di otto in otto"
waka "essere paziente, attendere" 
wakamwama "giovane"
wakeanda "pioppo che cresce vicino all'acqua"  
wakesoungal "crescione" (pianta acquatica) 
wakodatmyâ "ragno acquatico" 
wâkouatka, wâkwatka "pinna"
wâkoubyaneyo, wâkobyaneyo "mosca acquatica" 
wâkouobô "lontra" 
wâko-vitrag "bere acqua" 
wâkwôaou "fiume"
wâkwô "scorrere; corso di un fiume"
wâkwôrao "acqua"; "fiume"; "liquido"
wamabi "mangiato"
wamak, wâmak "mangiare, nutrirsi"; "pasto"
wama-ngôbâm "stuoia su cui ci si mette per mangiare"
wanwe "prendere, afferrare, tenere" 
wanwenigi "prigionieri di guerra" 
wâoukedeke "folaga"
warba "avere un buon odore" 
warbacwoyo "cerfoglio"
warba-kroungi "tintura profumata" 
wâta "non volere; rifiutare; odiare"
wehet "starnutire" 
wek "chiedi!", "cerca!" 
wekand "per te; quanto a te" (maschile) 
wekandâ "per te; quanto a te" (femminile) 
wekandâg, wekandagi, wekandagin, wekandagini "per voi;
    quanto a voi" (femminile)
wekandgi, wekandgin, wekandgini "per voi; quanto a voi" 
    (maschile) 
wekkâr "di chi?", "a chi?" (maschile) 
wekkârâ "di chi?", "a chi?" (femminile)
wekmâr "chi?" (pronome interrogativo nobile) 
wekmarâ "chi?" (pronome interrogativo non nobile) 
wekmarâg, wekmarâgi "chi?" (pronome interrogativo
    non nobile plurale)
wekmâryi "chi?" (pronome interrogativo nobile plurale)
weknu "disprezzare"
wens "tipo di fiore" 
wetalâ : vedi wettalâ 
wetalâg : vedi wettalâg 
wetki "domandare, chiedere; cercare" 
wetleyed, wetneyed "platano" 
wettalâ "per te; quanto a te" (femminile) 
wettalâg, wettalâgi, wettalâgin, wettalâgini "per voi; quanto
    a voi" (femminile)
wevesa "per te; quanto a te"" (maschile) 
wevesaâ "per te; quanto a te" (femminile) 
wevesaâg, wevesaâgi, wevesaâgin, wevesaâgini "per voi; 
    quanto a voi" (femminile)
wevesag, wevesagi, wevesagin, wevesagini "per voi; quanto 
    a voi" (maschile)"
wi "tu" (maschile) 
wiâ "tu" (femminile)  
wiâg, wiâgi "voi" (femminile) 
wig, wigi "voi" (maschile) 
wilwi "gemere, lamentarsi" 
wim "senza" 
wim "prendi con la forza!", "rapisci!"
wimma "prendere con la forza; rapire una donna" 
wimmabiaog "spoglie"
wimmari "prigioniero" 
wimpigenyo "palmo della mano"
win "mano" 
win'gi "mani"
winga "fare commercio; acquistare"
wingi "intrecciarsi; arrampicarsi"
wingitwat "pianta rampicante"
winkeswans "polso" 
winkeswansal "braccialetto" 
win-marte "pugno" 
witka "essere infelice; soffrire"
woklou "bollire"  
wokyo "ammirare; stupirsi" 
wôste "essere abile, essere capace" 
wôtna "essere bello" 
wove "parlare, dire, affermare"; "parola; linguaggio" 
woveg "parole" 
wov-tanwa "recitare racconti"
wov-wove "recitare racconti" 
yâhhal "è felice, gioisce"
yakna "essere ragionevole, essere saggio"  
yaknaroni "grande vecchio; anziano rispettabile"
yaknaryini "i saggi, gli anziani" 
yar "questo" 
yara "in tal modo" 
yara "vedere; far notare"  
yaraessorbyo, yaressorbyo "specchio"
yararal, yararao "occhio" 
yararao-revyékki "ciglia" 
y-ârwor "abbaia"
ye "verso, fino a"
yeha "uno" 
yeha av gemki "ventuno"
yeha av haki "undici"
yehaki "dieci (10)" 
yeha-yeha "uno ad uno" 
yehôn "io stesso" 
yehôni "io stesso" 
yehônigin "noi stessi" 
y-ellur "è brutto, è sgradevole" 
y-ellyor "dice addio"
yemilo, yémilo "disco; piatto"
yémilub "sole"; "scudo"; "piatti" (strumento musicale) 
yenga "proteggere; difendere; mediare" 
yengarao "arma"
yenestal-hébut "autunno" 
yeondeo "sorbo" (o pianta simile)
yerôn "corpo" 
yerôn-etbuv "membro"; "osso"  
yerônoyo "stelo"
yesounâ "essa stessa" 
yesounâgi "esse stesse"
yesounao "quello"
yesounao-sinta "è nuovo"; "non molto tempo fa" 
yesouni "egli stesso" 
yesounigi "essi stessi"
yevinâ "tu stesso" (femminile)
yevini "tu stesso" (maschile) 
yevinâgin "voi stesse" (femminile)
yevinigin "voi stessi (maschile)
yibna "sudare"; "sudore; rugiada"
yillôk, yilôk "lingua" 
yillôk-pankte "mala lingua"
yîmi "essere rotondo" 
yo, particella diminutiva
yo, yog "sé" 
yoce "essere sporco; sporcizia"
yôcou "maiale, porco" 
yogho "colpire; abbattere"
yogna "andare verso; visitare; raggiungere"; "sfidare; colpire" 
yogoano "pianta le cui foglie sono usate per bendare le ferite" 
yohôlaya, interiezione di gioia
yokondi "frassino" 
yolkô "leccare"
yomeu, yomu "patata" 
yong, young "hibiscus, grande pianta dai fiori rossi" 
yonskao-hébut "autunno"
yosblu "sposarsi"; "matrimonio" 
yosblub "sposo"
yosblubâ "sposa" 
yosblu-itewe "pesca" (frutto)
yosblupyag "dito indice"
yosbluwin "mano sinistra delle donne"
youngé "insegnare, istruire" 
youv, youve "parla!", "di!"
yugnud "strisciare"
yugnudi-bôbâr "anguilla"
yugnur "serpente" 
yugnuressorbyo "serpente diafano"
yunhurio "piccione" 
yunvinrab "fiore di prato usato per bendare le ferite"
yunvu "colpire; ferire" 
yuvhâno, yunvhâno "talismano che protegge dalle ferite" 

Alcune proprietà peculiari 
 
Sono comunissime le kennigar e i tabù linguistici. Non si trovano altro che nomi derivati per esprimere concetti come "acqua", "fuoco", "padre", "figlio", "persona", "uomo", "uccello", "pesce" e via discorrendo. Due nomi del cane sono semplici agentivi derivati dal verbo "abbaiare". Si trovano invece molte parole non analizzabili per indicare flora e fauna decisamente aliena ("banana", "ananas", "melograno", "bue", etc.). Questa è una cosa abbastanza inusuale, ma è possibile che si tratti di derivati di aggettivi non riportati nel vocabolario (es. la parola per "ananas" potrebbe avere avuto il significato di "scaglioso", etc.). 
Qua e là si notano stranezze varie. Il verbo rrahho "vendere; consegnare; tradire" sembra mostrare uno slittamento semantico di matrice cristiana. Tuttavia il passaggio da "consegnare" a "tradire" (latino tradere "consegnare" > italiano tradire, con riferimento a Giuda Iscariota che consegnò Gesù) avrebbe potuto anche prodursi in modo indipendente: il tradimento equivaleva a consegnare qualcuno agli Inglesi. Potrebbe essere una fabbricazione dei missionari oppure un'invenzione di Parisot e soci, ma le prove non sono decisive. 
 
Possibili prestiti
 
La parola ssav "chiave" potrebbe essere un prestito dallo spagnolo llave. La cosa non dovrebbe stupire, del resto numerosi prestiti spagnoli si trovano nel Gergo Mobiliano. 
La parola annado "sommacco", che indica una spezia di colore rosso (Bixa orellana), è stata adottata da una lingua Caribe, molto probabilmente dal Galibi Carib annatto. Non sono convinto che il termine sia giunto tramite la mediazione dello spagnolo, che ha adottato il nome bija dal Taino e il nome achiote dal Nāhuatl (āchiyōtl "sommacco"). La presenza del vocabolo in questione in Taensa è stata ritenuta sospetta. 

Antroponimi Taensa 
 
Sono forniti alcuni esempi di antroponimi comuni tra i Taensa:
 
Glou-pnaorâ "Cuore di Fuoco"
Illukéa "Pipistrello" 
Kutlôm-e-ngouyou "Bocca Piccola"
Makayawits "Quaglia"
Navug-e-kwengu "Testa Grossa" 
Pnuvgi-mnama "Gambe Agili"
San-gi-betto "Grande Cacciatore"
Sinkavi "Daino"
Sokinog-lo-idso "Uccisore di orsi neri" 
Tern-i-vârya "Braccio Malato"
Tern-o-lettrô "Braccio Forte" 
Tkans-i-fenta "Capelli Lunghi" 
Vâmrubâ-kango "Voce di Donna"

Sono indicati alcuni antroponimi che sono prestiti da nazioni vicine: Sasakia, Orregona, Napatilô, Tsissiya, Ossoga, Pakitinik, Tispassats, Arwens, Tenayarou, Tehakehan, Kahanions, Atcikâb, Agido, Takahetennis, Rakanaha, Ikatewens. Non è però specificata la loro origine. 
 
Un'etimologia del nome dei Taensa 
 
Parisot sostiene che il nome dei Grandi Taensa proviene dalla parola Choctaw che significa "mais, granoturco" (tárdhsie, tándshi, tannshi abé "pianta di mais"). Una tribù dei Taensa si sarebbe chiamata Tangipahoa, Tanjiboa o Tangibao, ossia "Mangiatori di Mais" (in Choctaw apa significa "mangiare"). A quanto riporta lo stesso Parisot, esistevano altri Taensa denominati Tangipahoas o Tangipahas. Se queste informazioni fossero confermate, sarebbe dimostrata la nostra idea di un'origine diversa degli etnonimi dei Grandi Taensa e dei Piccoli Taensa, simili soltanto per una mera convergenza evolutiva. Non va però taciuto che la confusione è ancora grande.  
 
Una voce fuori dal coro 

In nettissimo disaccordo con l'opinione ormai consolidata dael mondo accademico, Claire Bowern (Università di Yale, Dipartimento di Linguistica) sostiene che non esistono prove conclusive della natura fraudolenta della lingua Taensa. Su YouTube è disponibile la registrazione di un suo intervento The Mysterious Taensa Grammar: Imaginative Fiction or Poor Description? (XIII Annual Whatmough Lecture).


i) I Taensa provenivano dalla Louisiana settentrionale. In Louisiana settentrionale esistono gli aceri e il ghiaccio. 
ii) Un orso bianco non è necessariamente un orso polare: può benissimo essere un orso nero albino. 
iii) I nomi di specie vegetali aliene ("riso", "patata", "mela", "canna da zucchero", etc.) sarebbero altamente sospetti in fonti precoci (XVI secolo), ma non in fonti più tarde (XVII-XVIII secolo); il manoscritto spagnolo da cui sarebbe stato tratto il lavoro di Parisot non riportava una data. 
iv) Esistono alcune possibili somiglianze lessicali Taensa - Natchez, Taensa - Timucua, Taensa - Gergo Mobiliano e forse anche Taensa - Muskogee (gli esempi riportati non sempre convincono).
v) Swanton e Brinton insistono molto sul fatto che i Taensa parlavano Natchez. Ma il Natchez era la sola lingua che parlavano? Non esiste alcuna evidenza di questo, dato che il plurilinguismo era la norma tra i popoli amerindiani della regione. 
vi) Parisot era un linguista scadente: difficilmente sarebbe stato in grado di costruire una lingua così peculiare.
 
Mi si permetta un'ulteriore osservazione: Brinton, nella sua superficialità estrema, non considerava che il nome del ghiaccio esiste anche in Timucua (un tempo parlato in Florida) e in Nāhuatl.

Credo che possa essere di qualche utilità disporre di un confronto diretto tra la lingua Taensa e altre lingue vicine: Natchez, Timucua e Gergo Mobiliano. Mi limito a una scelta di pochi vocaboli significativi. Riporto poi le somiglianze lessicali identificate dalla Bowern e alcune altre che ho trovato.  

Dizionario Taensa - Natchez

abbanaou : PAGATSKUP
arwor : WASHKUP 
doukka : KAHAP 
etamou : SHAKOLSADSA
hhol : ET, EDA 
ikro : PAGUP 
ista : UKTUL 
ktata : HAASIP
mâr : PUP  
meganda : HAKU, HAKUYA 
mih : LAHANOF  
nerbir : SHILATKE TAFO
nestiop : KU'AYA 
nga : KAKANESHA  
ngaâ : ALAWUTCH
nimaral : TUKWATCHEN
oc : ISHPIDI  
pyag : ESH, IZHA
retna : NALKW  
sdat : NE'DI 
sérup : SORKOR, SOTHKOTH  
skat : WEE'HEE
sperma ("nero") : TSOKUP, TSOXOKUP 
ssoukor : TSUNA  
ssumit : APUXKUL'  
stiop : OFA
tido : EEMET 
tyub : SHUMKUP 
unuv : WINCHIA 
uvlo : MAITAKISHIK  
vadyano : MOM 
vat : WIDIBKADEBISH 
vitrag : HA'HKU  
 
Somiglianze lessicali: 
 
Taensa sokino "orso nero" : Natchez tsokup, tsoxokup "nero" 

N.B. La Bowern riporta erroneamente il vocabolo Taensa come sokop "black bear" [ours noir].
 
Dizionario Taensa - Timucua  

aksoungal : ATIMUCU
arwor : EFA 
ayerao : MELENI, NIYE
blammu : ABOQUA 
dnoubbo : HONO 
doukka : NAYO  
dwons ("sangue") : ISI  
glou : CUME 
glouctorrô : CHOFA
hâstrir ("guerriero") : IRI 
hébut : ELA
hhol ("casa") : PAHA, ANOTI, ELAHITI
hhol ("capanna") : PILE  
ho : HO 
hôni : HONI, HONIHE, NA
ikro : PIRA
ksou : API  
ktaka : ILCO 
mâr : CHUPI 
mih : MARECA  
minma ("volpe") : HABE, PUFI 
miovi ("topo") : NIBILIL  
morra : COESA, EYE
nestiopTOROBO, ALIMUCU
ngemôm : NUMA, NAPULA
ngeneg : TICO
nimaral : HIBE  
nouhôr : ANO
nouhôrâ : NIA  
nreis : ATICHICOLO 
oc : MARUA 
pen : UQUE 
pourpwour ("lupo") : BANEHE
sdat : HAPU 
sérup : CHULUFI
sokino : ARA
sperma ("nero") : CHUCU, LACA
sperma ("offendere") : EMO, YATI, IQUILE, YURICO
     CALUBA, MAHA, MUCU 
ssohe : HALAHA, ORABO, ISACO, QUO 
stiop : YOBO  
tenyasi : NALIQUI, TOLA
tnan : CHUBOBO 
unuv : SOBA, PICHO 
wâkwôrao ("acqua") : IBI  
wi : HOCHIE, CHI-, -YA, -YE
wôtna : SA, TERA  
yeha : YAHA, MINE, OCORA, YO 
yehaki : TUMA 
 
Somiglianze lessicali: 
 
Taensa ahhal "essere felice" - Timucua halaha "gioia"
Taensa ho, hôni "io" - Timucua ho, honi, honihe "io" 
Taensa sérup "uccello" - Timucua chulufi "uccello" 
Taensa yeha "uno" - Timucua yaha "uno" 

N.B. La Bowern non menziona le prime due somiglianze lessicali, che pure mi paiono interessanti, mentre riporta questa: 
 
Taensa isual 'cow, bull' [bouef, taureau] : cf. Timucua yanisowa
 
A parte l'ortografia usata dalla studiosa per trascrivere il Timucua, non sono riuscito a reperire la parola in questione nel materiale a me disponibile. Deduco che -sowa sia una trascrizione alternativa di soba "carne" e che yani- sia un refuso per yayi "forte, potente".  
 
Dizionario Taensa - Gergo Mobiliano  

arwor : OFE
bôbar : NANE 
cpâno : NENAK, TANKA 
doukka : HATA, ATTA
dwons ("sangue") : ESESH 
égnimilô : HASE, HASHE 
gem : TOKLO, TOKOLO
glouctorrô : SALAKHA 
ho : NO, ENO 
hog : POSHNO  
idso : ELLE 
ikro : HOMMA
ista : NESHKEN
ktouv : ETE 
ktwensôg : LHOFE, HAKSHOP
lengô : OLCHEFO
morra : HENE  
nouhôr : ATAK  
pirrya : YANHA
pnâo : TOTKA, LOWAK 
séuki : ESSAP
sperma ("nero") : LUSA  
stiop : TASNOK, TASANOK 
tnan : FOCHEK, SHOTE  
twat : HASHTAP, ETE HASHTAP 
vitrag : ESHKO, OSHKO
vnuhuvâm : MEKEL  
wâkwôrao ("acqua") : OKA, OKE
wi : ESH, ESHNO 
win : CHENKE, ELBAK 
yara ("vedere") : PESA, BESSA 
yeha : CHAFA, ACHAFA 
yerôn-etbuv : FONE 
yillôk : SOLASH, SONASH  

Possibili somiglianze: 

Taensa antanu "farfalla dalle ali bianche", antanaya "biancospino" 
    (< *at-na-n- "bianco") - Mobiliano atta "bianco"
Taensa séuki (< *sépki) "pidocchio" - Mobiliano essap "pidocchio"
Taensa wâkwôrao "acqua"  - Mobiliano oka, oke "acqua" 
 
N.B. Le prime due possibili somiglianze lessicali sono mie proposte; la Bowern cita soltanto l'ultima.

Conclusioni 

Mi schiero a spada tratta con la Bowern e arrivo a conclusioni ancora più estreme di quelle che ha espresso nei suoi studi. La lingua dei Taensa descritta da Parisot è autentica e reale!