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domenica 8 dicembre 2019


THE THING - LA COSA

Titolo originale: The Thing 
Anno: 1982
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Lingua: Inglese, norvegese
Durata: 109 min
Rapporto: 2,35:1
Genere: Orrore, fantascienza, azione, thriller
Regia: John Carpenter 
Soggetto: John W. Campbell, dal racconto La cosa da un
    altro
mondo (Who Goes There?, 1938)
Sceneggiatura: Bill Lancaster
Produttore: David Foster, Lawrence Turman
Produttore esecutivo: Wilbur Stark
Casa di produzione: Universal
Fotografia: Dean Cundey
Montaggio: Todd C. Ramsay
Effetti speciali: Roy Arbogast, Albert Withlock
Musiche: Ennio Morricone
Scenografia: John L. Lloyd
Costumi: Ronald I. Caplan
Trucco: Rob Bottin (special make-up effects)
Interpreti e personaggi:
    Kurt Russell: R.J. MacReady
    A. Wilford Brimley: Dr. Blair
    T. K. Carter: Nauls
    David Clennon: Palmer
    Keith David: Childs
    Richard Dysart: Dr. Copper
    Charles Hallahan: Vance Norris
    Peter Maloney: George Bennings
    Richard Masur: Clark
    Donald Moffat: Garry
    Joel Polis: Fuchs
    Thomas G. Waites: Windows
    Norbert Weisser: Norvegese
    Larry Franco: Norvegese con fucile
    Nate Irwin: Pilota dell'elicottero
    William Zeman: Pilota
    John Carpenter: Norvegese nel video (non accreditato)
    Jed: La cosa con l'aspetto da cane
Doppiatori originali:
    Adrienne Barbeau: Voce computer
Doppiatori italiani:
    Michele Gammino: R.J. MacReady
    Renato Mori: Dr. Blair
    Mauro Gravina: Nauls
    Raffaele Uzzi: Childs
    Sergio Rossi: Dr. Copper
    Gianni Marzocchi: Vance Norris
    Sergio Fiorentini: George Bennings
    Arturo Dominici: Garry
    Tonino Accolla: Windows
    Paolo Poiret: Palmer
Titoli tradotti:
   Tedesco: Das Ding aus einer anderen Welt
   Spagnolo (Spagna): La cosa 
   Spagnolo (Argentina): La cosa del otro mundo
   Spagnolo (Messico): El enigma de otro mundo
   Francese: L'Effroyable chose
   Portoghese (Portogallo): Veio do Outro Mundo
   Portoghese (Brasile): O Enigma de Outro Mundo
   Euskara: Gauza
   Polacco: Coś
   Russo: Нечто
   Lituano: Padaras
   Lettone: Radījums
   Turco: Şey
Budget: 15 milioni di dollari USA
Box office (Nordamerica): 19,6 milioni di dollari USA
Riconoscimenti:
  1982 - Razzie Awards
    Candidatura per Peggior colonna sonora a Ennio
    Morricone
  1982 - Saturn Award
    Candidatura per Miglior film horror
    Candidatura per Migliori effetti speciali a Rob Bottin 
 
 
Trama:
Anno del Signore 1982. Siamo in Antartide, nella base scientifica statunitense U.S. Outpost #31. La vita degli abitanti di quello sperduto avamposto polare trascorre in una noia mortale, finché un giorno accade qualcosa di insolito. In uno scenario lovecraftiano, nel bel mezzo delle Montagne della Follia, appare un elicottero che insegue un husky siberiano. A un certo punto il velivolo esplode, distrutto da una bomba che un occupante voleva lanciare contro il cane. Il pilota si salva e procede verso la base americana, cercando di uccidere il cane a fucilate e urlando in norvegese. L'elicottero distrutto proveniva infatti dalla base di ricerca appartenente alla Norvegia, non lontano da quella degli USA. Gli americani, tutti provetti pistoleros, non capiscono il motivo di tanto furore e prendono le difese del cane, così nasce una lite furibonda. Parte un colpo di arma da fuoco e il norvegese rimane ucciso. Il problema è che in quel cane c'è davvero qualcosa che non va. Anzi, tecnicamente parlando non si tratta nemmeno di un cane. Ne ha soltanto l'aspetto, in realtà è un organismo alieno pericolosissimo, che corre verso la base statunitense per propagare il contagio. Data la deprecabile chiusura mentale delle genti della Terra dei Coraggiosi, così ostili a qualsiasi lingua che non sia l'inglese americano, nessuno è in grado di intendere il norvegese. Nemmeno i rapporti di buon vicinato vengono curati: ovunque esistono solo e soltanto nemici da abbattere. Si spiega così perché nessun americano della base comprende di essere minacciato da una letale spada di Damocle. La squadra americana dei pistoleros, agli ordini del comandante Garry, è composta dai seguenti elementi: il pilota R.J. MacReady, il medico Cooper, i biologi Blair e Fuchs, il meteorologo George Bennings, il geologo Vance Norris, l'addetto alla radio Windows, i meccanici Childs e Palmer, l'addetto ai cani Clark e il cuoco Nauls. Non capendo cosa sia successo ai norvegesi impazziti, il comandante Garry decide di organizzare una spedizione per risalire alla reale provenienza dell'elicottero. Raggiunta con difficoltà la base norvegese, ne viene subito accertato lo stato di totale abbandono e di devastazione. I reperti sono raccapriccianti. Il cadavere di un suicida sembra urlare al Cielo il suo dolore. Un enorme blocco di ghiaccio presenta una cavità, come se qualcosa al suo interno si fosse liberato dalla gelida morsa per fuggire. Una creatura aberrante giace parzialmente carbonizzata, ha un corpo immane e due teste fuse insieme. Contro ogni sano principio viene deciso di portare alla base la mostruosa carcassa bicefala per eseguire approfondite analisi. Il biologo Blair, che esegue l'autopsia, stabilisce che gli organi interni sono normali. Nel frattempo l'husky tratto in salvo dalla furia dei norvegesi vaga liberamente per l'abitato; solo in un secondo tempo, in seguito alle atroci scoperte fatte nella base norvegese, viene deciso di confinarlo nel canile assieme agli altri suoi simili. Questa si rivelerà una scelta improvvida. Ecco che l'husky, trasformatosi in un mostro tentacolato, fa strage degli altri cani e li assimila. Un tentativo di incenerirlo col lanciafiamme risulta fallimentare: la creatura brucia solo in parte. I resti, analizzati in laboratorio da Blair, mostrano la presenza di cellule aliene in grado di inglobare quelle dell'organismo originale, imitandole così alla perfezione. In preda al terrore, il biologo interroga il computer sull'infestazione in corso e sulle possibilità di sopravvivenza. A partire dai dati disponibili, la macchina sputa responsi raggelanti: in caso di contatto dell'organismo alieno con la popolazione di una città, il contagio si sarebbe esteso rapidamente all'intero pianeta. Questo spinge Blair a distruggere a colpi di scure le apparecchiature per la comunicazione con l'esterno, pensando così di isolare la base contaminata. I suoi compagni lo immobilizzano e lo rinchiudono in una casupola, quindi visionano il materiale video rinvenuto nella base norvegese. Scoprono che all'origine di tutto c'è il rinvenimento del relitto di un'astronave aliena, precipitata migliaia di anni prima. MacReady, Norris e Fuchs si recano sul luogo degli scavi, dove trovando il disco volante lesionato e la cavità glaciale da cui è stato estratto il blocco contenente l'atroce creatura, uscita dal veicolo al momento dell'impatto. Nella base si scatena l'inferno. La prima decisione presa è quella di isolare in un magazzino i resti del corpo malformato che i norvegesi avevano incendiato. Il problema è che questo materiale cadaverico è ancora attivo e infetta Bennings, assumendone le sembianze. Gli altri si accorgono che c'è qualcosa di strano e riescono a eliminare in tempo la creatura, ma a questo punto si pone un problema drammatico. Appurato che il mostro può assumere la forma umana, esiste un modo sicuro per riuscire a smascherarlo? La paranoia più assoluta e il sospetto fanno la loro irruzione, corrodendo ogni rapporto tra esseri umani, annullando l'intera storia della socialità della specie per far piombare gli individui in una dimensione bestiale di terrore. Si instaura la lotta di tutti contro tutti e l'idea stessa di comunità è distrutta. In un crescendo frenetico si giunge al desolante epilogo, affermazione definitiva dell'Assurdo.
 
Citazione: 
"Come facciamo a sapere chi è umano? Se io fossi un'imitazione, una perfetta imitazione, come lo capireste che non sono veramente io?"
(Childs)
 
Recensione:
Oggi il film di Carpenter è considerato un cult e riconosciuto all'unanimità come una pietra miliare del cinema fanta-horror. Eppure alla sua uscita ha avuto uno scarso successo. Il motivo è abbastanza facile da individuare: essendo stato proiettato nelle sale in contemporanea a E.T. l'extra-terrestre di Steven Spielberg, ha finito con l'essere malamente eclissato. Già. Alludo proprio a quello schifo di E.T., film obbrobrioso quanto deleterio, tutto incentrato su una visione nauseabonda e puffesca degli alieni! Ebbene, quel ripugnante concentrato uterino di prolattina ha attratto grandi masse nei cinema, mentre la pellicola carpenteriana in molti distretti non è nemmeno arrivata. Così non l'ho potuta vedere all'epoca: nella cittadina in cui abitavo non è stata semplicemente proiettata, mentre i muri di ogni edificio erano ricoperti da manifesti con l'immagine di quell'immondo bradipo oligofrenico e smerdante. Tra l'altro vengo a sapere a distanza di tanti anni che in Italia il film di Carpenter, ritenuto troppo traumatizzante dalla censura buonista, è stato addirittura vietato ai minori di 18 anni, neanche mostrasse sborrate a getto continuo da piselloni alieni! Ecco. Non avevo ancora compiuto 16 anni e non avrei potuto vederlo in ogni caso - e per giunta mi hanno trascinato a subire l'inverecondo ammasso di feci di Spielberg. Una concausa dell'insuccesso di The Thing può essere individuata nell'idea preconcetta che si trattasse di un semplice remake del film La cosa da un altro mondo (The Thing from Another World, di Christian Nyby e Howard Hawks, 1951) - che definire schifoso è ancora poco. In realtà non è possibile classificare l'opera di Carpenter come un rifacimento dell'oscena pellicola di Nyby-Hawks, pur essendo entrambe adattamenti del racconto di John W. Campbell, Who Goes There?, pubblicato per la prima volta nel 1938. Mentre Carpenter riesce a rappresentare in modo molto fedele il testo di Campbel, Nyby e Hawks hanno apportato modifiche tanto profonde che a malapena si riesce a riconoscere il soggetto. La cupa atmosfera di paranoia costituisce il comun denominatore tra il thriller di Carpenter e il racconto da cui è stato tratto. Non si trova affatto traccia di tutto questo nel film in bianco e nero del 1951, che fa degli alieni una pura e semplice incarnazione della minaccia comunista. 

 
Meccanismo di azione del patogeno 

L'alieno si introduce nell'ospite e ne assimila il fenotipo, fino a diventare quella che in apparenza potrebbe sembrare una sua copia. Lo scopo di questa mimesi è quello di ingannare gli individui della specie parassitata, in modo tale da potersi diffondere senza limiti. Sotto l'apparenza si nasconde un caos biologico, con una continua replicazione caotica, non funzionale, di grappoli di organi e di membra del corpo dell'ospite. In altre parole, si potrebbe dire che l'organismo infettato dallo xenopatogeno si riduce a un ammasso di tumori regolari nascosti da un'apparenza ingannevole. In pratica potremmo descrivere così il processo di xenogenesi: un fluido si insinua nel corpo della vittima e inizia una complessa operazione di traduzione del suo codice genetico, riscrivendolo nel proprio XNA, sequenza dopo sequenza, a partire da ogni singola base, da ogni singola molecola. Perché ciò possa accadere, il DNA originario e l'XNA finale devono essere compatibili. Non è difficile immaginare che questo possa avvenire tramite una sorta di grimaldello ribonucleico, in grado di forzare ogni resistenza. Il parassitoide alieno non ha una forma propria, definita in partenza da una serie di istruzioni, a differenza dello xenomorfo conosciuto come Alien; appartiene tuttavia alla stessa classe di armi biologiche, concepite per corrompere e annientare ogni forma di vita trovata sul proprio cammino. 
 
Una disputa puerile 
 
Quando i cultisti di Carpenter magnificarono questo film facendolo diventare un idolo noto a tutti, sorse al loro interno una diatriba. Si crearono due fazioni. La prima di queste sètte aveva come dogma l'idea che la Cosa stessa fosse l'artefice della tecnologia dei viaggi interstellari e la costruttrice dell'astronave precipitata in Antartide. La seconda setta riteneva invece, con più senno, che la Cosa fosse un parassita in grado di viaggiare approfittando degli ospiti, delle vittime della sua predazione xenogenetica. Ovviamente la sola ipotesi sensata è la seconda. Per sostenere la prima e affermare che la Cosa sia in grado di costruire mezzi tecnologici, è necessaria una sorprendente dose di ingenuità. Dirò di più. Non siamo di fronte a un parassita incontrato per puro caso in qualche peregrinazione spaziale degli ignoti astronauti extraterrestri. Si tratta di qualcosa di ancor più destabilizzante: un ordigno concepito scientemente come strumento di genocidio cosmico.

Curiosità 

Le riprese del film carpenteriano sono iniziate nello stesso giorno di quelle di Blade Runner, diretto da Ridley Scott. Entrambe le opere hanno avuto una brutta accoglienza da parte del pubblico, ai limiti dell'ostilità, ma sono diventati cult col passare degli anni. Questa comune sorte sembra il frutto di una strana sincronicità: pur non esistendo un nesso di causazione diretta, esiste comunque una correlazione, un collegamento.  

A quanto pare Carpenter fu sdegnato dalla visione di Alien (Ridley Scott, 1979) per il fatto che il mostro era a suo avviso soltanto un uomo con addosso una tuta. Così pensò di creare un'abominazione aliena fatta in modo completamente diverso, non riconducibile a un mero costume indossato da un attore. Per colmo del paradosso è scoppiato il putiferio quando William Gibson ha rivelato molti anni dopo il mistero della vera natura dello xenomorfo in Alien: Covenant (Ridley Scott, 2017), spiegando che si tratta di un'arma biologica che riscrive il DNA della vittima parassitata, traducendolo in XNA. Qualcosa di molto simile alla Cosa di Carpenter, tutto sommato. Per questo motivo le reazioni furibonde dei fantascientisti ortodossi si sono abbattute su Scott, accusandolo di tradimento, ma di questo si parlerà diffusamente in altra sede. 
 
Sono rimasto allibito quando ho letto che Carpenter amava moltissimo il film di Nyby-Hawks, La cosa da un altro mondo. Non so proprio spiegarmi una simile predilezione per un prodotto scadente che appartiene al Nulla cinematografico. Quando nel 1982 uscì The Thing, accadde una cosa orribile e portentosa: Christian Nyby andò su tutte le furie, definendo l'opera carpenteriana un prodotto di bassa macelleria e una pubblicità occulta del whisky J&B. Il regista di Carthage ci è rimasto malissimo. Spero che abbia depennato la pellicola del suo detrattore dalla lista delle preferenze!

Il film è stato criticato dai buonisti politically correct per il fatto che nemmeno un personaggio è di sesso femminile. Le prevedibili accuse sono state le seguenti: sessismo, misoginia, antifemminismo, esclusivismo, razzismo, fassismo e persino appartenenza a una setta massonica. Se vedono un gruppo di uomini in giro, li accusano di portare il grembiulino della Massoneria e di "discrinimare le donne": per far cessare l'aggressione bisogna esibire una patente di omosessualità. A sentir loro le donne sarebbero una "razza" e una "minoranza". Siamo al delirio! A dire il vero nel cast originale scelto da Carpenter doveva esserci una donna, ma all'epoca delle riprese era incinta, così non le fu possibile partecipare. Alle belve umane buoniste non è bastata neppure la presenza di un mandingo nel cast.  

Il saldatore (non accreditato) si chiamava Gary Zink. Nomen omen! Una coincidenza davvero notevole: in inglese zinc "zinco" si scrive con -c finale, ma esiste anche la variante obsoleta zink. In tedesco si ha Zink

Nell'agosto del 2003, due fan animati da furore mistico, Todd Cameron e Steve Crawford, raggiunsero il luogo inospitale in cui erano state effettuate le riprese (Stewart, British Columbia), riuscendo a trovare i resti dell'avamposto e dell'elicottero schiantato. Alcuni reperti di particolare valore affettivo, come una pala dell'elicottero, sono stati incorporati alla collezione privata di questi impavidi avventurieri. 
 
Il contributo musicale di Ennio Morricone non fu apprezzato dalla critica, che lo irrise, attribuendogli addirittura un umiliante Razzie Award (una sorta di spernacchiamento). Ebbene, accadde in seguito una cosa davvero strana: la musica non utilizzata per The Thing venne riutilizzata come colonna sonora di The Hateful Eight, di Quentin Tarantino (2015), vincendo un Oscar tra applausi infiniti e trionfi. Certo, questo miracolo poté accadere perché il film tarantiniano ha avuto uno smisurato sostegno da parte dei fautori del buonismo politically correct

Nel campo norvegese vengono trovati molti bidoni vuoti con la scritta "karosin", che dovrebbe significare "kerosene". Il punto è che la parola norvegese per designare tale combustibile è "parafin" (un notevole falso amico!). 

Si rilevano diverse incongruenze dovute alla scarsa conoscenza di come le malattie infettive si possono trasmettere. Così si vede che il cane infetto è messo assieme agli altri senza particolari precauzioni, rischiando di comprometterli tutti. La cosa più sensata da farsi sarebbe stata imporgli un periodo di quarantena in un'area isolata. In modo simile viene utilizzato lo stesso coltello per raccogliere i campioni di sangue necessari per stabilire chi è umano e chi è stato assimilato, pur essendo ormai chiaro che l'organismo alieno è altamente infettivo. Si potrebbero spiegare questi apparenti errori se si capisse che il clima di paranoia ha compromesso irrimediabilmente le facoltà razionali di tutti.   
 
La Trilogia dell'Apocalisse 
 
Lo stesso Carpenter ha rilasciato interessanti interviste in cui spiega che considera The Thing come parte di una trilogia assieme a due suoi film successivi, Il signore del male (Prince of Darkness, 1987) e Il seme della follia (In the Mouth of Madness, 1999) - quest'ultimo densissimo di ispirazioni e di riferimenti all'opera di Lovecraft. Questi tre film carpenteriani sono noti come la Trilogia dell'Apocalisse. Qualcosa nell'ontologia incubica li lega, anche se non hanno in comune alcun personaggio e non descrivono eventi collocabili in una stessa linea narrativa. Tutto molto interessante e meritevole di futuri approfondimenti!  
 
Un interessante prequel  
 
Un film con lo stesso titolo, The Thing, è uscito nel 2011. Diretto da Matthijs van Heijningen Jr., è incentrato sulla scoperta dall'astronave aliena da parte dell'equipaggio della base norvegese e sulla conseguente diffusione del contaminante alieno, tre giorni prima degli eventi narrati dal film di Carpenter. Potrebbe benissimo essere uno dei pochi prequel sensati dell'intera storia della Settima Arte. Quando lo avrò visionato, non mancherò di recensirlo.   

mercoledì 10 aprile 2019


 VIDEODROME

Titolo originale: Videodrome
Paese di produzione: Canada
Anno: 1983
Lingua originale: Inglese
Durata: 87 min
Genere: Orrore, fantascienza
Sottogenere: Tecnosurrealismo, psicosessualità 
Regia: David Cronenberg
Soggetto: David Cronenberg
Sceneggiatura: David Cronenberg
Produttore: Claude Heroux
Fotografia: Mark Irwin
Montaggio: Ronald Sanders
Effetti speciali: Rick Baker, James Stuart Allan, Frank
     Carere, Robert Rouveroy
Musiche: Howard Shore
Scenografia: Angelo Stea
Interpreti e personaggi
    James Woods: Max Renn
    Sonja Smits: Bianca O'Blivion
    Deborah "Debby" Harry: Nicki Brand
    Leslie Carlson: Barry Convex
    Jack Creley: Prof. Brian O'Blivion
    Peter Dvorsky: Harlan
    Lynne Gorman: Masha
    Julie Khaner: Bridey
    David Bolt: Raphael
    Reiner Schwarz: Moses
    Lally Cadeau: Rena King
    King Cosmos: Brolley
    Kay Hawtrey: Matron
    David Tsubouchi: Pornografo giapponese
Doppiatori italiani
    Diego Reggente: Max Renn
    Piera Vidale: Bianca O'Blivion
    Liliana Sorrentino: Nicki Brand
    Valerio Ruggeri: Barry Convex
    Manlio Guardabassi: prof. Brian O'Blivion
    Roberto Del Giudice: Harlan
Riconoscimenti
    1984 - BIFFF
        Miglior film di fantascienza
    1984 - Genie Awards
        Miglior regista
Budget: 5,9 milioni di dollari USA
Box office (mondo intero): 2,1 milioni di dollari USA 



Trama:

Come molti film di Cronenberg, anche questo è ambientato in Canada. Max Renn è il presidente di una televisione UHF di Toronto, la CIVIC-TV. Per dirla in parole povere, si tratta di una rete impegnata nella diffusione di ogni genere di spazzatura sensazionalistica: i suoi programmi consistono principalmente in tonnellate di pornografia soft e di violenza gratuita. Immagino che Renn si astenesse dal mostrare l'eruzione del fallo soltanto per qualche legge stravagante e contorta che gli avrebbe reso la vita impossibile. A un certo punto Renn, stanco di questo andazzo, cerca qualcosa di nuovo, che possa guadagnargli un nuovo audience. Un mattino gli viene offerta qualche possibilità consona ai suoi desideri. Harlan, che gestisce di nascosto un'antenna parabolica satellitare non autorizzata della CIVIC-TV, lo convoca nel suo ufficio clandestino e gli spiega di aver captato qualcosa di veramente strano. Si tratta di uno spettacolo televisivo pirata trasmesso dalla Malesia, intitolato Videodrome e privo di trama, che mostra l'efferata tortura e l'uccisione di vittime in una camera di un colore arancione rossiccio. In pratica è una serie di snuff movies. Max Renn, che non pensa nemmeno di infrangere il divieto che grava sulla trasmissione di pornografia hard, non si fa tuttavia scrupolo alcuno nel tentare la fortuna con questi snuff. Convinto che la violenza gratuita sia il futuro della televisione, dà ordine ad Harlan di iniziare l'uso non autorizzato del brutale show malese. Come dire, torturare e uccidere una persona è ok, mentre un cazzone che erutta una fontana di sperma su un paio di soffici tette non è ok: la morale anglosassone è tutta qui. Il problema riscontrato da Harlan è l'instabilità sostanziale del segnale televisivo di Videodrome, che si dissolve pochi istanti dopo aver trasmesso pacchetti di sequenze violente. Così Max chiede che gliene venga registrata una copia. Qualche giorno dopo partecipa a un talk show in cui sono ospiti la psichiatra Nicki Brand e il filosofo Brian O'Blivion, analista di cultura popolare.  Lo stravangante professor O'Blivion partecipa alla trasmissione da remoto, non fisicamente. A un certo punto se ne esce con un'inquietante profezia, affermando che la televisione soppianterà la vita reale. Max fa colpo su Nicki, le dà un appuntamento e i due diventano amanti. La donna si eccita moltissimo quando lui le mostra la registrazione di Videodrome, al punto da costringerlo ad avere sesso sadomaso con lei durante la visione dello snuff. Tornato nell'ufficio di Harlan, Max apprende che il segnale di Videodrome è sembrato provenire dalla Malesia a causa di uno sfasamento introdotto a bella posta dall'emittente, mentre si è potuto accertare che in realtà la trasmissione proviene da Pittsburgh, Pennsylvania, US. Quando Nicki lo viene a sapere, le si surriscalda il clitoride. In preda all'eccitazione più furiosa parte subito per Pittsburgh, nella speranza di poter partecipare alla trasmissione. Il problema è che non fa ritorno. A questo punto Max, molto preoccupato, decide di contattare la sua amica Masha, una cougar che di professione fa la pornografa soft, per chiederle come gestire la difficile situazione. Apprende così dall'attempata signora che non soltanto Videodrome è reale, ma che si tratta della facciata di un movimento politico. Viene anche a sapere che il professor O'Blivion è coinvolto in tutto questo. La ricerca porta Max in un rifugio per vagabondi dove i relitti della società sono spinti a sottoporsi a sessioni interminabili di programmi televisivi, fino a fondersi il cervello. La figlia di O'Blivion, Bianca, gestisce questa inconsueta attività, che è una vera e propria missione religiosa di una congrega dal nome sorprendente: la Chiesa Catodica. Lo scopo della Papessa Catodica, Bianca O'Blivion, è in apparenza quello di inverare la profezia del padre, facendo sì che la Televisione rimpiazzi ogni aspetto della vita reale, assimilando gli spettatori. In un videotape, il professore visionario spiega che Videodrome è un campo di battaglia socio-politica combattuta per il controllo delle menti della popolazione nordamericana. A questo punto Max è sconvolto da allucinazioni molto realistiche, tanto che vede la cavità di un videoregistratore formarsi nel suo busto, una ferita simile a una grande figa. Bianca gli spiega che il segnale di Videodrome ha un simpatico effetto collaterale: provoca nell'utente un tumore maligno al cervello, responsabile delle esperienze allucinatorie. In realtà il professor O'Blivion è morto da anni, da quando ha capito che la sua creatura veniva usata dai suoi partner per scopi malevoli. Avendo cercato di fermarli, è stato da loro ucciso. La sua presenza televisiva negli anni successivi era dovuta all'immensa mole di materiale videoregistrato da lui prodotto. Ecco che il capo di questi partner deleteri di Videodrome si materializza nella figura di Barry Convex. I nodi giungono al pettine: l'intero programma non incarna affatto la minchionesca utopia del Transumanismo, trattandosi invece di una subdola quanto letale cospirazione filo-governativa che ha come scopo ultimo la "pulizia morale" della popolazione. I tumori allucinatori servono proprio a questo scopo, afferma Convex, ad eliminare i cattivi cittadini contaminati dall'ammorbamento della pornografia e della violenza. Per Max Renn è l'inizio di un estenuante incubo ad occhi aperti, che si conclude con il proprio annientamento. Le sue ultime parole sono queste: "Lunga vita alla Nuova Carne!" (nell'originale "Long live the New Flesh").

Recensione: 

L'ossessione di Cronenberg per la fusione dell'essere umano con la tecnologia è evidente in questa pellicola. Detto questo, soltanto i coglioni potrebbero affermare che si tratti di un contenuto utopistico. Semmai si tratta di una distopia angosciante e distruttiva in massimo grado, in cui la realtà si fonde con l'allucinazione, perdendo la sua sostanza ontologica. Lo stesso regista non narrò mai nei suoi film una sola trama di cui si possa auspicare l'inveramento. Il problema è questo: se ci si ferma al tema della fusione uomo-tecnologia, si perde la possibilità di indagare ben altre profondità abissali!


Una profezia mancata

Il principio della Televisione è chiaro e semplice: noi ti riempiamo la testa di input, ma non siamo interessati al tuo ouput. Come dire che viene fornito allo spettatore ogni tipo di cibo spazzatura in quantità immense. Alla masticazione fa seguito la laboriosa digestione e infine l'espulsione di feci oltremodo fetide, il punto finale del processo. Le barrette di cioccolato ripieno di caramello diverranno escrementi simili a una zuppa di vomito acidissimo misto a uova marce, mentre i ricchi hamburger si trasformeranno in montagne di sterco pastoso, denso, il cui odore conserverà la traccia di molecole aromatiche derivanti dalla grigliatura della carne. Tutta questa merda però non la annuserà mai chi ti ha fornito la materia prima per produrla. La annuserai tu stesso, che l'hai deposta. Si accumulerà intorno a te, perché non riuscirai a rimuoverla (l'entropia cresce sempre in un sistema isolato), e infine ti farà morire di peste. Che dire poi se anziché il junk food venisse fornito direttamente materiale fecale? Lo spettatore lo mangerebbe e sfornerebbe la merda di un coprofago! Il Web è qualcosa di molto diverso dalla Televisione. Gli escrementi prodotti dagli utenti entrano infatti in circolo e saranno annusati da tutti. Non soltanto dagli altri navigatori, ma anche dalla classe dirigente, dai politicanti. Credo che sia proprio per questo motivo che i politicanti odiano mortalmente la Rete e pretendono di regolamentarla: è perché le sue scorie arrivano loro sotto il naso e la cosa li infastidisce. Tanto più se in quell'immondizia ci sono le prove di qualche innominabile porcata che hanno commesso, visto che sono tutti malfattori al cui confronto Sodoma era un convito di anime belle! In questo senso Videodrome si è dimostrato fallimentare e incompleto. Le capacità profetiche cronenberghiane hanno mancato il bersaglio: non hanno saputo prevedere l'avvento di Internet, con tutte le sue infinite conseguenze. Si potrebbe anzi pensare che proprio questo film sia un emblema del fallimento della Fantascienza e più in generale della futurologia: ha puntato tutto sulla tirannia televisiva proiettando il proprio presente nel futuro prossimo, dilatandolo a dismisura, senza tener conto della possibile irruzione di un nuovo fattore capace di far evolvere la realtà in modo del tutto differente. La realtà è meno della televisione, e la televisione è meno del Web. Senza dubbio Videodrome è ottimo se si considera il contesto in cui è stato pensato e prodotto, anche se oggi ci appare piuttosto ingenuo: quale sarebbe il potere della Nuova Carne Televisiva in un mondo in cui tutti si portano dietro uno smartphone e sono connessi persino quando sono seduti sulla tazza? 


Parafilie o gusti acquisiti? 

Barry Convex rivela all'allucinato Max Renn la verità su Videodrome, in tutta la sua annichilente potenza: si tratta di una cospirazione governativa. La sostanza è questa: l'Establishment vuole eliminare chirurgicamente tutte le persone attratte morbosamente dalla sessualità estrema e dal sadismo, così ha studiato un sistema molto efficace per ottenere i propri scopi. Sottopone a irradiazione intensiva tutti coloro la cui esistenza è considerata nociva, forte della convinzione che il cittadino morale, fottutamente onesto, straight, non sarà mai e poi mai attratto dalle porcherie e dagli snuff videos! Il problema è che è sbagliato il fondamento stesso di questa pretesa. La conventicola settaria degli psicologi e degli psichiatri, che ha un potere incredibilmente pervasivo in questa società, etichetta tutto ciò che non le aggrada come "parafilia". Il vocabolo sostituisce etichette più antiche come "devianza" e "perversione", che ora non possono più essere usate perché non conformi ai dettami del buonismo politically correct. Così ecco che solo con la parola magica "parafilia" pretende di liquidare tutta una serie di pratiche quelle pratiche, sessuali o meno, che vanno dalla coprofagia al cannibalismo. Il punto è che il gusto per tutte queste cose può essere descritto come un contagio: può formarsi già soltanto dalla contemplazione di qualcuno che compie atti considerati aberranti, per poi svilupparsi e consolidarsi. Può passare da una persona all'altra e diventare sempre più intenso. Si tratta in altre parole di un gusto acquisito. Il gusto acquisito può riguardare cose assolutamente banali, come bere del vino secco o mangiare del gorgonzola. Al primo assaggio danno fastidio, ma poi si è portati a ripetere l'esperienza e la si trova piacevole. Il punto è che il meccanismo è assolutamente identico anche per l'ingestione di escrementi, l'antropofagia e il sadismo estremo. Conobbi all'epoca dell'università un cinese che andava a trovare un suo amico veneto per mangiare formaggio e bere vino. Le sue figlie invece storcevano il naso: consideravano quelle sue stravaganze come qualcosa di rivoltante. Adesso i costumi della Cina sono cambiati, l'uso del latte e dei latticini, un tempo tabù, non desta più tanto scandalo. Non sempre il fenomeno è così innocuo. Nell'Antica Roma gli animali venivano straziati e massacrati nelle arene per il divertimento delle plebi. Erano le venationes, vere e proprie atrocità organizzate, di proporzioni oggi inimmaginabili. La gente chiedeva sangue a fiumi, godeva a vedere orsi e leoni dilaniati, fatti a pezzi, agonizzare e spirare nella sozzura. Sempre a Roma, la pedofilia era ritenuta normale, a patto che la vittima fosse di condizione servile. Queste cose, che oggi fanno rabbrividire, erano in quel contesto considerate piacevoli, addirittura voluttuose. Non sarà stato così fin dall'inizio. Tali comportamenti si devono essere originati in un ristretto numero di persone potenti per poi spargersi e infine propagarsi all'intera plebe. Il fatto che si siano generalizzati prova che la natura umana non possiede alcuna barriera immunitaria davvero efficace. E la genetica? Beh, la predisposizione genetica non esclude affatto il gusto acquisito. Se le istruzioni scritte nel materiale genetico sono una lampadina, ecco che il gusto acquisito funziona come un interruttore che la accende! Il teorema di Barry Convex fa acqua da tutte le parti. Non esiste una "parte sana" della popolazione. Se si trovasse il modo di far circolare tra i Mormoni tonnellate di snuff e di altre immondizie, quei morigerati Santi degli Ultimi Giorni si corromperebbero e diverrebbero Cani di Satana, dal primo all'ultimo.


Complottismo di Stato! 

Nel suo romanzo Il pendolo di Foucault, Umberto Eco citava un supposto motto dei Gesuiti: "se temi un complotto, organizzalo". In quel contesto si parlava della conventicola settaria dei Rosacroce. Secondo un personaggio, nel XVII secolo i Gesuiti sarebbero stati gli autori del primo enigmatico Manifesto dei Rosacroce, diffuso nella speranza di fare emergere pericolosi entusiasti da arrestare. Un'ipotesi in apparenza peregrina, su cui però ho riflettuto molto. Spesso mi sono chiesto a chi possa giovare l'immensa mole di materiale complottista che pervade il Web, sommergendo l'intera società e diffondendo idee dementi che attecchiscono ovunque come funghi maligni. La risposta potrebbe essere abbastanza semplice: il complottismo stesso è a sua volta il frutto di un complotto. Non sempre tutto ciò segue una logica lineare. Eppure, se si scava a dovere, si riesce in ogni caso a comprendere qualcosa. Tutti i poteri del mondo ricorrono al complottismo per i loro scopi più o meno occulti. Analizziamo alcune situazioni concrete. La Massoneria intende nascondere con ogni mezzo le proprie vere origini storiche, così fa in modo che vengano diffusi ovunque materiali pieni di confusione e di contraddizioni, di errori e di incoerenze, ottenendo in questo modo il suo scopo: far sì che nessuno possa trarre da tutto questo marasma qualche deduzione utile. Altre volte la diffusione del complottismo serve a gettare discredito su qualche idea potenzialmente nociva, che minaccia il mondo politico. Questo risultato può essere ottenuto tramite l'azione di provocatori. Gli ambientalisti strepitano e fanno tumulto? Viene così fatta emergere dalla Svezia una mocciosa odiosissima e viene sostenuta affinché sparga isterismo sulle masse tumultuanti. In apparenza potrebbe sembrare una strategia folle e controproducente, in grado di portare disordine, ma nel lungo termine può dare i suoi frutti: gli ambientalisti saranno disprezzati e odiati per i loro eccessi caratteriali, l'intera causa sarà messa in ridicolo, lo stesso concetto di riscaldamento globale irriso e schernito. La crescita dell'effetto serra causato dalle emissioni climalteranti è un dato di fatto, che non dipende dagli umori delle masse, ma il fenomeno stesso viene negato da sempre più persone spinte dalla stizza e dall'avversione verso la giovane attivista svedese dal volto perennemente contratto in una smorfia. Prima ancora dell'emergere dell'ambientalismo convulsionario thunberghiano, simili strategie sono state applicate con successo nei confronti dei fautori di idee animaliste e antispeciste. La famosa "tempesta di merda" scatenata da provocatori contro Bill Gates, colpevole di aver ucciso un triceratopo, è un esempio brillante di questo modo di procedere. Il principio, in linea di massima, è sempre lo stesso enunciato da Barry Convex.  


Giochi di parole 

Il professor O'Blivion non è chiaramente uno scozzese con un cognome formato a partire dalla ben nota preposizione celtica O' indicante provenienza (gaelico ó "da", dal protoceltico *au, a sua volta da *apo, imparentato col latino ab), per tradizione aggiunta all'ipotetico capostipite della famiglia. Si capisce subito che siamo di fronte a un gioco di parole: il cognome O'Blivion sta per oblivion "oblio", di evidente origine latina. Questo perché coloro che si perdono nell'Oceano Televisivo dimenticano se stessi e finiscono con l'andare alla deriva in preda alla demenza più completa, incapaci persino di sillabare il proprio nome. Che dire poi della Chiesa Catodica (Cathodic Church)? Si vede subito che è una parodia della Chiesa Cattolica (Catholic Church), di cui condivide la pretesa dell'Universalità, implicita già nella sua denominazione. In fondo solo un fonema separa καθοδικός (kathodikos) da καθολικός (katholikos), il cui significato d'origine è "generale, universale". Di certo non è un caso se il catodo deriva il suo nome dal greco κάθοδος (kathodos) "via verso il basso, discesa", che in fondo è un sinonimo di καθάβασις (kathabasis). La Televisione è la Discesa agli Inferi e la Chiesa Catodica conduce... là in basso. 

Il congiuntivo in inglese 

In Italia, complice il vergognoso sistema scolastico, serpeggia un mito che non ha alcun fondamento reale: a sentire i suoi fautori, la lingua di Shakespeare sarebbe del tutto priva di congiuntivo. In realtà ne esistono residui degni di nota. Uno di questi lo possiamo vedere proprio nelle parole del Max Renn mutato dal contaminante allucinatorio: "Long live the New Flesh". Si badi bene, non è Long Life /lɔŋ laɪf/, ossia "lunga vita" (che richiederebbe una preposizione to), ma proprio Long live /lɔŋ lɪv/, che si traduce con "viva a lungo". Questo presente congiuntivo di terza persona singolare, che in realtà è più che altro un ottativo o un precativo, si differenzia dal presente indicativo per l'assenza della -s finale. Un altro esempio ben noto a tutti è God save the Queen, che si traduce con "Dio salvi la Regina". Anche degna di nota è la canzone patriottica inglese "Rule Britannia!", il cui ritornello è "Rule Britannia! Rule the waves", ossia "Che la Britannia domini! Che domini le onde!" Se la memoria non m'inganna, nel film Pink Floyd - The Wall (Alan Parker, 1982), i Fascisti Rosa che acclamano Pink come loro Führer, hanno come motto "Britannia rule the World!": dalle onde sono passati al mondo intero. Anche questi sono esempi degni di nota di congiuntivo presente con funzione desiderativa. Che dire poi del congiuntivo imperfetto? Ricorre in forma nettamente riconoscibile soltanto in un verbo, che è tuttavia il cardine della lingua: If I were traduce "se io fossi" ed è ben diverso dall'indicativo I was "io fui", "io sono stato".


Curiosità 

L'effetto speciale dello schermo  ondeggiante in cui Max interagisce col film è stato ottenuto con un proiettore video e con una dental dam, ossia una grottesca barriera di lattice che serve per leccare il culo alle puttane senza rischiare di contrarre malattie veneree. 

Zebra Books pubblicò una novellizzazione di Videodrome l'anno stesso dell'uscita del film. L'autore, Dennis Etchison, è stato accreditato con lo pseudonimo "Jack Martin". Nonostante lo sforzo per rimanere fedele al lavoro di Cronenberg, si riscontrano alcune differenze. Così viene descritta una scena in cui un televisore sorge dall'acqua nella vasca da bagno in cui il protagonista si trova immerso, ricordando l'immagine di Venere che nasce dalla spuma del mare. La scena doveva essere inclusa nel film, ma poi è stata tagliata, senza che lo scrittore venisse a conoscenza della scenta: questo è il motivo dell'incongruenza.

Videodrome è nato da un'idea che il regista canadese covava in sé fin dall'infanzia, come un tizzone sputato da un camino, che cova nel legno di una casa di montagna sviluppandosi lentamente per molto tempo senza essere notato, per poi divampare in un improvviso incendio. Quando era un bambino, David era ossessionato da un segnale clandestino proveniente da Buffalo, nello stato di New York, che aveva captato con la radio. A quanto pare il giovane tremava di sacro terrore all'idea che quel brusio confuso potesse veicolare materiale inadatto al consumo del pubblico timorato di Dio. Sono proprio questa paure che permettono di scorgere in un infante i segni della futura grandezza: anche Giulio Cesare ed Alessandro il Macedone dovettero provare qualcosa di simile! 

Sono stati filmati tre diversi finali del film. Uno ovviamente è quello a tutti ben noto. Gli altri due prevedevano una sorta di oltretomba per Max Renn dopo il suicidio con la pistola organica sviluppatasi da un suo dito indice. Si prevedeva che Max, Bianca O'Blivion e Nicki si ritrovassero sul set di Videodrome. Ciò avrebbe fatto del film un importante opera olomanista, in quanto sarebbe stata ben evidente la natura del cosmo aberrante di Videodrome, una proiezione del protagonista posseduto dal Genio di Cartesio. Cronenberg all'epoca scartò questo finale, perché pensava che equivalesse ad ammettere una qualche sopravvivenza dell'essere umano oltre la Morte. Il regista rifiutava con foga questa possibilità, professando dottrine materialistiche. 

Nel suo romanzo Luce Virtuale (Virtual Light, 1993), William Gibson menziona Videodrome in un contesto davvero strano e notevole. Un agente privato di sicurezza, l'albino Sublett, appartiene a una setta evangelica televisiva che ritiene l'opera di Cronenberg diabolica proprio per via del film Videodrome. Data la natura di quella congrega ecclesiastica, che diffonde la Buona Novella tramite l'etere, non c'è da stupirsi troppo del suo anatema. Sarebbe come pensare che una mosca scatofaga possa amare chi mette in guardia dai rischi insiti nella manipolazione dello sterco!   

Altre recensioni e reazioni nel Web:  

Dovrò essere franco. Di recensioni a questa pellicola ne ho trovate un numero enorme. Ce n'è un porcaio. Tuttavia mi sembrano tutte uguali. Tutte fissate sulla compenetrazione uomo-macchina e incapaci di scorgere la dissoluzione del concetto stesso di realtà. Le stesse frasi vengono ripetute a pappagallo, come se fossero il verbo biblico scaturente dalle bocche di mille pastori della setta evangelica televisiva menzionata da Gibson, di quelle che vanno tanto di moda in America. Possibile che non ci sia nulla di originale? Vedo di raccattare qualcosa qua e là. Riporto alcune opinioni, tratte da Mymovies.it.

Alexander 1986 scrive: 

Non il migliore film di Cronenberg ma quello che forse resta più impresso nella memoria del suo pubblico. A detta della critica, che lo stroncò all'epoca della sua uscita, ciò si deve allo spettacolo trash degli effetti speciali firmati da Rick Baker: tanto splatter, molto più realistico (e stomachevole) di quello che si vede oggi con tutta la nostra tecnologia di nuova generazione. Tale idea è in buona parte giustissima. Per il resto, pur non raggiungendo quei livelli, ''Videodrome'' può essere storicamente accostato a ''Blade Runner'' (1982) e a ''Brazil'' (1985) fra le opere che hanno introdotto nel cinema quel filone cyberpunk che in quegli anni fermentava nella letteratura fantascientifica. Rispetto ai due illustrissimi colleghi, purtroppo il film di Cronenberg è quello invecchiato peggio perché la nostra società ha già esaurito gli incubi dell'era televisiva ed è passata oltre. Ciò mette purtroppo in evidenza una trama un po' raffazzonata, in cui plot-holes e incongruenze vengono nascoste a malapena. Da vedere però almeno per gustarsi alcune trovate registiche: su tutte, geniale è l'apertura pseudo-vaginale nella pancia di Renn/Woods. Roba letteralmente per stomaci forti.

PeerGynt scrive: 

E a questo punto non può più stupire che Max Renn muoia due volte, la prima volta nel piano allucinatorio ucciso da uno schermo televisivo che subito dopo sanguina (scena che avrebbe fatto la felicità dei surrealisti), subito dopo in un suicidio mistico che riempie di sé il piano della realtà.
Ma quello del film è anche un doppio disordinato, confuso, che non si lascia ben suddividere. Cronenberg punta volutamente ad una certa commistione/confusione narrativa, per far risaltare non tanto la storia, quanto piuttosto la riflessione teorica che ci sta sotto. Che a dirla potrebbe sembrare quasi banale (il mondo dell'immagine, da cui siamo dominati, oggi ancor più che nel 1983, è un cancro che ci divora, erodendo sempre più il nostro rapporto col reale e costringendoci a vivere anche i rapporti umani e le passioni che li riguardano in modo puramente virtuale), ma a farla vedere con la visionarieta' delle immagini di Videodrome resta impressa e scava dentro.
 

Riporto in questa sede anche alcuni commenti, non necessariamente eulogistici, tratti da Filmup.leonardo.it

Luca da Torino scrive:

State alla larga Ho apprezzato moltissimo "La mosca" dello stesso regista, ma anche "A history of violence", "La promessa dell'assassino" ed "Existenz". Questo film però è veramente inutile, delirante e senza alcun senso logico. Se bisogna per forza trovare una morale ad ogni cosa che passa per lo schermo vi posso dare ragione, la grande metafora televisione-realtà, televisione-finzione, finzione-realtà e chi più ne ha più ne metta, ma penso si possano rappresentare diversamente e molto meglio! Risparmiatevi l'ora e mezza di sta robaccia.. 

Alessandro da Varese scrive: 

Se non ha avuto successo un motivo ci sarà
credo che il voto dato dalla media delle opinioni valorizzi un po' troppo questo film; sono convinto che almeno il 90% delle persone si sono fermate alla recensione del film senza poi vederlo, e meglio così per loro... credo che il film sia adatto solo al 5% del pubblico... 

Flavio da Napoli scrive: 

Allucinogeno
Cronenberg arriva, con questa pellicola, ad un perfetto teorema dell’immagine e del rapporto tumorale tra televisione e spettatore, immagine e soggetto, realtà e rappresentazione. Sa nei precedenti lavori il contesto metaurbano e umano rimaneva comunque quello nel quale i personaggi si muovevano, in questa pellicola i piani reali si sovrappongono fino a negare l’esistenza gli uni degli altri. Sguardi filtrati attraverso l’ottica catodica, corpi contenuti negli schermi, sostituzioni della realtà, ripetitori che prendono vita, armi che diventano protesi.......ma non mi ha convinto!


Alessio da Roma scrive: 

La tecnologia ha vinto
Ancora una volta Cronemberg (sic) denuncia lo strapotere della tecnologia umana, a discapito del uomo stesso, questa volta tramite i mezzi di comunicazione di massa. Suo tema di sempre, che lo ha caratterizzato nella maggior parte dei suoi film.Un film forte e pessimista in cui non c’è una separazione netta tra reale e fantastico, in cui non si capisce quando viene messa in scena la realtà o le allucinazioni del protagonista.Un film commerciale che è riuscito però a tradurre sullo schermo quelle angosce e quelle allucinazioni già presenti in letteratura nelle epocali pagine di Kafka.Un film che non ha riscosso molto successo ne da parte del pubblico ne tanto meno da parte della critica. Penalizzato sicuramente dal suo contenuto forte e crudo, è stato messo in secondo piano come la maggior parte dei film horror.Non essendo comunque, a mio avviso, un film eccezionale, Cronemberg (sic) è riuscito, attenendosi al suo stile, a denunciare l’incapacità del uomo a sottrarsi alle prepotenze tecnologiche.

lunedì 14 agosto 2017


BROOD - LA COVATA MALEFICA

Titolo originale: The BroodAnno: 1979
Paese di produzione:
Canada
Lingua: Inglese
Durata: 90 min
Genere: Orrore
Regia: David Cronenberg
Soggetto: David Cronenberg
Sceneggiatura: David Cronenberg
Produttore: Claude Heroux
Fotografia: Mark Irwin
Montaggio: Luciano Pigozzi
Effetti speciali: Allan Kotter
Musiche: Howard Shore
Scenografia: Carol Spier
Interpreti e personaggi   
    Oliver Reed: Dr. Hal Raglan
    Samantha Eggar: Nola Carveth
    Art Hindle: Frank Carveth
    Henry Beckman: Barton Kelly
    Nuala Fitzgerald: Juliana Kelly
    Cindy Hinds Candice Carveth
    Susan Hogan: Ruth Mayer
    Gary McKeehan: Mike Trellan

Trama:

Siamo a Toronto negli anni '70, epoca in cui furoreggiavano le peggiori storture psicologiche. Il dottor Raglan dirige una clinica psichiatrica di avanguardia, il Somafree Institute, dove sperimenta sui suoi pazienti una terapia chiamata "psicoplasmia". Si potrebbe definire questo trattamento come una forma di vivisezione dell'anima, anche se si accompagna volentieri a maltrattamenti fisici. In pratica lo psichiatra demoniaco sottopone i poveri sofferenti a tremende sedute in cui li tagliuzza vilmente nei punti più deboli, fino a straziarli. Lo scopo di questa tortura sarebbe quella di rimuovere le turbe aggressive, non si sa bene secondo quale principio. Frank Carveth è un uomo di mezza età la cui moglie, Nola, è sotto rigido trattamento da parte di Raglan. Candice, la figlia della coppia, è esposta al malsano ambiente della clinica e ne ha grave nocumento. A un certo punto Frank nota sul corpo della bambina segni simili a quelli lasciati da percosse, così cerca con ogni mezzo di sottrarre la moglie al controllo del malefico dottore, che la tiene in evidente stato di soggezione, segregandola. Frank, esasperato, prende con sé la figlia e la porta da Juliana, sua suocera. A questo punto fa irruzione nella narrativa il diabolus ex machina, ossia l'uccisione di Juliana ad opera di una mostruosa creatura umanoide, piccola ma sommamente aggressiva, che la riduce in poltiglia sanguinolenta. Ruth Mayer, la maestra della figlia di Frank, viene massacrata a martellate da esseri identici a quello che ha ucciso Juliana. Questo è solo l'inizio di un incubo agghiacciante, che porterà Frank a scoprire qualcosa di tremendo oltre ogni umana immaginazione: sua moglie Nola genera per abiogenesi un gran numero di questi atroci nani!

Recensione:

Un film assolutamente geniale e al contempo profetico. Lo reputo di un estremo interesse non soltanto come inconsueto capolavoro del genere horror, ma anche perché presuppone conoscenze di genetica e di xenobiologia che all'epoca in cui fu fatto non erano disponibili al genere umano.


Sconvolgenti esiti di un esame autottico

La creatura mostruosa sottoposta ad autopsia presentava peculiarità incompatibili con un'origine umana. Innanzitutto gli occhi, sprovvisti di retina. Gli stimoli visivi giungevano direttamente sul nervo ottico. L'apparato digenerente non era da meno. La lingua tumefatta impediva la deglutizione, cosicché il nano malefico non avrebbe potuto mangiare né bere nulla. Per nutrirsi si serviva di una sacca contenuta del ventre, residuo del processo di embriogenesi, che conteneva una gran quantità di nutrienti iperconcentrati affini al tuorlo d'uovo, destinati ad essere assorbiti direttamente nel circolo sanguigno. Una volta terminato quel "combustibile", l'essere aberrante incorreva in un rapido processo di consunzione, finendo col morire all'improvviso. Non vi era traccia alcuna dell'ombelico e non esisteva neppure un abbozzo di organi genitali. Il pube era piatto e imperforato come quello di una bambola. A quanto pare mancava anche l'orifizio anale. Evidentemente l'entropia veniva smaltita tramite la pelle, facendo trasudare le scorie del metabolismo. Spaventoso. Seguendo le mie conoscenze di biologia, posso garantire che simili peculiarità possono essere definte soltanto come aliene. In altre parole, non siamo di fronte a un prodotto della Natura.


Spiegazione della genesi della covata

Le creature sono parassitoidi. Si tratta di un'arma genetica, proprio come gli xenomorfi della serie di Alien. Sono neomorfi a tutti gli effetti: embrioni mostruosi germogliati nel corpo di un ospite. Lo si capisce benissimo dal loro funzionamento, descritto con precisione nel film. Il contaminante genetico entra attraverso la pelle e induce la formazione di masse tumorali simili a papule e di un vero e proprio utero preternaturale, che produce senza sosta nuova covata. A differenza delle creature concepite da H.R. Giger e sviluppate da Ridley Scott, questi parassitoidi non sono necrogeni. L'ospite dal cui corpo si origina l'utero preternaturale non muore, ma continua a dare origine a nuove creature, con cui mantiene una sorta di contatto telepatico. Una cosa un po' simile a questo singolare rapporto tra parassitoide e ospite esiste anche in Natura: le larve dei braconidi parassitano i bruchi divorandone i tessuti molli senza ucciderli, ma riducendoli a zombie. Accade così che il bruco parassitato sia spinto da una forza misteriosa a difendere la covata del parassitoide.


Dettagli tecnici della xenogenesi  

Il processo di xenogenesi consiste nella riscrittura del DNA dell'ospite, ossia nella sua traduzione in XNA e nella sua riorganizzazione. Le creature neomorfe, nate dall'acido xenonucleico, attaccano qualsiasi creatura fatta di DNA naturale. Questo è un estratto della pagina del sito Xenopedia che tratta dell'accelerante genetico noto come Black Goo:

"The primary purpose of the Chemical A0-3959X.91 – 15 pathogen is to cleanse planets of unwanted non-botanical life forms. Once exposed to another organism, the virus begins mutating its host by rewriting their DNA. The host becomes exceedingly aggressive and seemingly mindless as it attacks any living thing in sight."

Si noterà che questi dettagli sono stati chiariti da William Gibson per il film Covenant di Ridley Scott. Prima della meritoria opera di Gibson, semplicemente non era accessibile al pubblico alcun chiaro concetto di xenogenesi. Quando vedemmo Alien e gli altri film della serie, ci cullammo a lungo nell'illusione: tutti noi ritenevamo che lo xenomorfo fosse una creatura priva di relazione col corredo genetico dell'ospite, un po' come gli icneumonidi che parassitano i bruchi e i ragni. Con Prometheus ci rendemmo conto che gli xenomorfi traggono la loro origine da una contaminante genetico, ma ancora non ci era chiara la sua azione. Bastò una breve frase in Covenant per illuminarci, facendoci capire ogni cosa: "riscrive il DNA". Il punto è che questo meccanismo in qualche modo Cronenberg lo aveva già chiaro quando girò The Brood.


Un'interpretazione rivoluzionaria

Non esito a dirlo. Il professor Raglan potrà anche raccontare tutte le baggianate che vuole sulla fantomatica "psicoplasmia" e sul corpo plasmato dalla mente, ma a me non inganna. Egli ha messo le mani su un bidone di patogeno fatto di DNA artificiale (XNA) e ha contaminato scientemente i propri pazienti. Da dove poi abbia tratto questo bidone non lo sappiamo e non lo sapremo mai. Questi sono i misteri più avvincenti, in cui si vede la mano di un genio! La prova inconfutabile della xenogenesi sta nella natura fortemente infettiva del morbo generatore di feti aberranti. Se queste creature nascessero da un'alterazione psichica, come il malfattore Raglan vorrebbe far credere, non sarebbe possibile provocare un contagio. Invece vediamo con la massima chiarezza che il processo germinativo contamina la figlia di Frank Carveth, Candice. Bastano queste considerazioni a spazzar via tutte le assurde spiegazioni metaforiche e fantapolitiche che tanto piacciono ai radical shit. Negli anni '70 la Scienza non era ancora giunta a sintetizzare acidi nucleici artificiali sostituendo allo zucchero pentoso altre molecole. Eppure si ha il sentore che in realtà già si stessero effettuando esperimenti in questo senso. Non è neanche impossibile che siano già stati prodotti alcuni parassitoidi nel corso degli esperimenti, ma che siano stati eliminati con grande efficacia - o non saremmo qui a parlarne. Non è improbabile che Cronenberg sia venuto a conoscenza di qualche porcata davvero ripugnante e che l'abbia trasfusa nei suoi film. Per altri tipi di creature parassitarie, descritte dallo stesso geniale regista, si rimanda a un altro suo film: Shivers - Il demone sotto la pelle.

Una piccola ingenuità

A un certo punto il protagonista, sconvolto dagli orridi avvenimenti, rientra a casa e posa lo sguardo su un giornale, i cui titoli parlano dei nani maligni: "Police seeks dwarf killers". Non facciamoci illusioni. Nella realtà una cosa di questo genere non accadrebbe mai. Se anche circolassero simili parassitoidi e ammazzassero molte persone nei modi più cruenti, sarebbe mantenuto uno strettissimo segreto e non si saprebbe assolutamente nulla. Farebbero intervenire l'esercito e qualora i mostri fossero debellati - ipotesi già di per sé di un estremo ottimismo - ci sentiremmo dire: "Non è successo nulla. Non c'è nulla da vedere".

sabato 15 novembre 2014

 

FANTASCIENZA OTTIMISTA?
NO GRAZIE!  

Non soltanto la fantascienza è ritenuta pornografia da una parte consistente della popolazione, ma addirittura c'è chi le attribuisce tutti i mali del mondo. Nel III Reich era diffuso un meme: "Qualcosa va male? È colpa degli ebrei!" Adesso invece si dice: "Qualcosa va male? È colpa della fantascienza!" La fantascienza è considerata non di rado come un capro espiatorio, un agente demoniaco a cui gettare addosso miliardi di croci, una per ogni abitante del pianeta. 

A cosa si deve questa reazione furibonda delle masse acefale? In particolare ad essere oggetto di scandalo sono le visioni distopiche tipiche del genere letterario in questione. Una diffusa superstizione vuole che si debba essere sempre allegri e giulivi, perché ogni atteggiamento "negativo" avrebbe il potere di far precipitare gli eventi. In altre parole, gli autori di fantascienza distopica sono ritenuti iettatori. 

Esiste lo Stato Islamico che compie massacri e decapita ostaggi? Ecco che i farisei urlano: "È colpa della fantascienza, è colpa della distopia!" Descrivendo il Male, la Science Fiction ha acquisito il potere di renderlo reale. Si direbbe che il contagio del virus Ebola si sia materializzato a causa di qualche incauto scrittore pessimista. Sarebbe un grave errore sottovalutare questi malumori: oggi la gente borbotta, domani potrebbe scatenare pogrom. Ogni Pollyanna è un demonio travestito da agnellino, che sotto un tenero musetto nasconde una dentatura ferina e una insaziabile brama di sangue.   

L'amico Marco Passarello aka Vanamonde ha scritto un interessante articolo su Repubblica sull'argomento: "La nuova fantascienza ora vede un futuro migliore". Questo articolo non è facile a reperirsi nel Web, ma nel blog Variabili futuribili esiste modo di scaricarlo in forma sintetica: 


Se ne parla anche nel blog del carissimo Giovanni De Matteo aka X, che è tra i fondatori del Connettivismo, in un post del suo blog Holonomikon intitolato "Geroglifici sul futuro"


Nel suo articolo Passarello espone tra le altre cose le idee dello scrittore pollyannaista Neal Stephenson: 

"Secondo l'autore di Cryptonomicon, Anathem, Gioco Mortale, la svolta distopica della fantascienza è in parte responsabile del declino dei programmi spaziali e dell'assenza di una visione ispiratrice per il futuro." 

Un altro futile pollyannaista, Robert Sawyer, aggiunge addirittura: 

"Mi sforzo di ritrarre un mondo migliore del nostro, e plaudo a chi fa la stessa cosa. Per tradizione la fantascienza è un ammonimento verso il futuro, ma questo aspetto una volta era temperato dal desiderio di scegliere un domani più luminoso, non più oscuro. L'idea di un inevitabile crollo della società, in mancanza di un ideale positivo per cui lottare, diventa una profezia che si autoavvera." 

Come se il futuro fosse qualcosa che si può scegliere. Dio ci scampi dagli ideali positivi, che producono più danni della peste polmonare e del cancro! L'ottimismo tecnologico si fonda sulla ridicola idea di una tecnologia capace di migliorare la natura umana. Come confutazione basta un esempio. Il dottor Mengele poteva disporre di una tecnologia più avanzata di quella del Neolitico, cosa che non gli ha impedito di coltivare indicibili perversioni sadiche. 

Il britannico Richard Morgan, autore di fantascienza distopica, esprime opinioni che condivido appieno: 

"Il direttore del progetto, Ed Finn, dice che "se vogliamo un futuro migliore, dobbiamo avere sogni migliori", ma dove sono le prove? Anche se la fantascienza distopica esiste almeno dagli anni Settanta, il progresso scientifico non sembra aver rallentato, anzi, progredisce a velocità quasi esponenziale. Ciò che mi irrita di più in Hieroglyph", prosegue Morgan, "è il presupposto fallace che esista un legame tra buona tecnologia e buona società. Non è così. Abbiamo già la tecnologia per eliminare la fame nel mondo, ma non lo abbiamo fatto. Non è la mancanza di tecnologia a tenerci lontani da un futuro migliore, ma la psiche umana. Vedo l'economia neoliberale distruggere la sanità pubblica, abbassare i salari, finanziare guerre illegali, e dovrei sentire il bisogno di scrivere storie allegre su come la tecnologia del futuro ci salverà? Non credo proprio!"" 

Vale quanto detto dal filosofo Immanuel Kant: "Da un legno così storto come quello di cui è fatto l'uomo, non si può costruire nulla di perfettamente dritto". 

Non trovo condivisibile l'idea che un'utopia sia necessariamente nascosta in nuce nella distopia, espressa in queste righe dell'articolo completo (riportato da X su Holonomikon): 

"Non dimentichiamo che William Gibson iniziò a presentarci [il cyberspazio] in storie oppresse da una pesante cappa di pessimismo. Eppure la tecnologia e l’uso che ne faceva la strada venivano presentate come risorse nelle mani dei preteriti, degli ultimi, dei reietti relegati ai margini della società, sottolineandone in tal modo la natura di arma a doppio taglio. È come se ogni distopia racchiudesse in sé, opportunamente camuffato, il seme di un’utopia." 

L'idea che uno scrittore debba dimostrare qualcosa di socialmente impegnato o lottare per migliorare il mondo è un grave pregiudizio che vizia ogni ragionamento. Ci si domanda in base a quale moralismo questo dovrebbe accadere, e perché non possano esistere autori il cui fine sia invece quello di destrutturare e annientare il mondo stesso. Senza tener conto che a volte le opere di un autore diventano indipendenti da lui e dalle sue intenzioni, come se fossero dettate da uno spiritello e prendessero corpo sotto la spinta di qualcosa di incomprensibile. 

A parer mio non si può parlare di una "svolta distopica". Un certo grado di pessimismo è connaturato alla fantascienza degna di questo nome. Senza che ci sia almeno il prospettarsi di una catastrofe, non si costruisce nulla di sensato. Lo stesso Isaac Asimov si è divertito a costruire un Impero Galattico per poi contemplarne il lento sfacelo sul modello della decadenza dell'Impero Romano. Nella letteratura fantascientifica sono riflessi i tempi in cui gli scrittori operano. Si può così capire perché in un'epoca tanto degradata da essere peggiore dell'Impero di Gallieno, appaiano in gran numero autori la cui visione del mondo è cupissima. Invece i pollyannaisti scrivono in preda alle allucinazioni. Se qualcuno crede che l'universo sia fatto di marzapane e che sia il paradiso dei Teletubbies, non ha alcun diritto di voler imporre le sue percezioni distorte a coloro che proiettano nel futuro la mostruosità del presente.