martedì 12 marzo 2019

PRESTITI LATINI IN NORRENO

I prestiti dal latino al norreno sono numerosi e stratificati. Alcuni sono giunti nell'età del tardo protogermanico e sono comuni ad altre lingue del ceppo. Altri, ben individuabili, si sono accumulati nei secoli successivi. Il processo è continuato a lungo, tanto che la lingua d'origine non era più il latino dell'Impero, ma quello della Chiesa Romana.  Nemmeno la cristianizzazione ha segnato la fine di questo processo: si trovano parole provenienti dal latino medievale, di secoli successivo alla fine dell'Impero.

Il genere delle voci norrene è indicato tra parentesi: (m.) = maschile; (f.) = femminile; (n.) = neutro.

abbatissa, abbadissa (f.), abatessa
abbadís (f.), abatessa
Prestito dal latino ecclesiastico abba:tissa. La variante abbadissa presenta una lenizione di -t- in -d- tipica del protoromanzo. Per quanto riguarda abbadís, sembra che si tratti di un'associazione paretmologica a dís (f.) "divinità femminile", come si nota anche dalla declinazione (gen. sing. abbadísar; pl. abbadísir). 


akkeri (n.), àncora
Prestito dal latino ancora, a sua volta dal greco ἄγκυρα (ánkyra). Il prestito presenta anomalie e potrebbe essere avvenuto già nel tardo protogermanico come *ankarjan. Nessuna  delle altre lingue germaniche ha forme simili, derivano tutte direttamente dal latino (es. anglosassone ancor, ancra). Dal norreno questa parola è giunta in irlandese (acair "ancora") e nelle lingue slave, essendo stata portata nella Rus' dai Variaghi (russo jakor' "ancora).

almusa, ǫlmusa (f.), elemosina
Prestito dal latino elee:mosyna, a sua volta dal greco ἐλεημοσύνη, chiaramente connesso con la cristianizzazione.  


altari (n.), altare
Prestito dal latino ecclesiastico alta:re, che nel lessico cristiano ha sostituito a:ra, parola giudicata parola irrimediabilmente pagana. Si noti l'assenza dell'Umlaut palatale. 


ama (f.), grosso tino 
Prestito dal latino ama, hama "secchio", a sua volta dal greco ἄμη "secchio d'acqua". Non sembra che questo vocabolo abbia dato origine a esiti romanzi: molto probabilmente era già entrato nel protogermanico come *amo:n.


ametta (f.), copricapo di lino
Prestito dal latino amictus "mantello, sopravveste".


ampli (n.), fiasca
Prestito dal latino ampulla "ampolla, boccetta". Con ogni probabilità la parola è entrata già nel tardo protogermanico come *amplæ:n "fiasca".


annáll (m.), annale
Prestito dal latino anna:lis "annali, libri in cui vengono registrati i fatti importanti dell'anno", a sua volta da annus "anno".


appella, appellarsi al Papa
appellera, appellarsi al Papa 
Prestito dal latino appella:re "chiamare per nome; appellarsi". La variante con la terminazione -era è dovuta a influenza francese: l'infinito dei verbi in -er diventava in norreno parte della radice, proprio come il tedesco -ieren. Tuttavia, essendo la forma francese apeller, con consonante -p- semplice, il vocabolo norreno deve provenire dal latino ecclesiastico.


balsamr (m.), balsamo
Prestito dal latino balsamum, a sua volta dal greco βάλσαμον (balsamon). L'origine ultima della parola ellenica è incerta; si tratta forse di un remoto prestito da una lingua semitica.


beja, bæja (f.), catena
Prestito dal latino bo:ia "gogna, collare di cuoio", donde deriva anche l'italiano boia "carnefice". Notevole è la presenza dell'Umlaut palatale, segno che il prestito potrebbe avere una qualche antichità.

belti (n.), cintura
Deriva dal protogermanico *baltjan "cintura", a sua volta un antico prestito dal latino balteus, balteum "cinturone". L'origine ultima della parola è etrusca. 


biblja, biflja (f.), libro in latino
Prestito dal latino ecclesiastico Biblia "Bibbia", dal greco τὰ βιβλία "i libri", plurale di βιβλίον "libro".


bik (n.), pece 
Prestito dal latino pix "pece", acc. picem. Un prestito antico, come mostrato dalla conservazione della consonante velare.


bikarr (m.), tazza  
Prestito dal latino tardo bicarium, penetrato a fondo nel mondo germanico (cfr. tedesco Becher "tazza").


biskup (m.), vescovo
Deriva dal tardo protogermanico *biskopaz, a sua volta un prestito dal latino episcopus. La caduta della vocale iniziale e la consonante sonora sono segni di usura popolare, prova che la parola non è giunta per via letteraria. Per questo non sono incline a  ritenerla un prestito diretto dal gotico wulfiliano aipiskaupus. L'antichità del prestito non implica una precoce cristianizzazione: in italiano esistono nomi di religiosi islamici come gli imam e i mullah senza che l'Italia sia per necessità un paese islamico.


bréf (n.), lettera
Deriva dal latino tardo bre:ve (scriptum) "scritto breve". 


buðkr (m.), scatola
Prestito dal latino medievale butica "grosso barile", evoluzione di apothe:ca "magazzino; cantina" (dal greco ἀποθήκη); secondo altri sarebbe soltanto un derivato di buttis "botte".


bukran (n.), stoffa di lino o di cotone
Prestito dal latino medievale bucaranum, bucarannum "tipo di tela sottile". Il francese boucaran (boucarant, boucarand, boucran, bougran, bouracan, etc.) è attestato dal XVII secolo.


buzel (m.), barile
Prestito dal latino medievale bussellus. Cfr. antico francese boisseaus, boissels, obl. boissel "una misura di capacità per liquidi", da cui deriva l'inglese bushel "unità di misura corrispondente a otto galloni". 


búlla (f.), bolla (d'acqua)
Deriva dal latino bulla "bolla d'acqua, rigonfiamento di un liquido".


búss (m.), tipo di albero
Deriva dal latino buxus "bosso". Data la quantità vocalica, direi che il prestito non è antichissimo. 


bytta (f.), barile (di vino)
bytti (n.), barile, tino 
Prestito dal latino buttis "botte".


dalmatika (f.), veste liturgica del prete
Deriva dal latino ecclesiastico Dalmatica "veste liturgica del diacono", a sua volta derivato da Dalmatia "Dalmazia". 


dekurr (m.), decuria
Deriva dal latino decuria "decina, insieme di dieci elementi; collegio formato da dieci membri". Si noti il cambiamento di genere. Il prestito non è di certo remoto, come dimostra il vocalismo.


dispensera, dispensare 
Deriva dal latino dispe:nsa:re "dispensare". Risulta chiara l'origine ecclesiastica del prestito. Il suffisso -era è un francesismo.

disponera, disporre
Deriva dal latino dispo:nere "disporre". Risulta chiara l'origine ecclesiastica del prestito. Il suffisso -era è un francesismo.


disputa, litigare
Deriva dal latino disputa:re "disputare, argomentare" (in origine anche "computare"). Risulta chiara l'origine ecclesiastica del prestito. 


divisera, dividere, ripartire 
Deriva dal latino di:vi:sa:re "dividere, ripartire", in origine un causativo formato da di:vi:dere. Il suffisso -era è un francesismo.

djákn (m.), diacono
djákni (m.), diacono
Questa forma viene direttamente dal latino ecclesiastico diaconus, mentre la variante dekan (m.) ha subìto la mediazione dell'antico inglese e mostra contaminazione con deca:nus "priore di dieci monaci". Nel gotico di Wulfila esisteva già il termine diakaunus "diacono", ma le forme norrene non ne sono derivazioni, o avremmo con ogni probabilità *djǫkunn. La variante norrena con la declinazione debole non è citata nel dizionario di Zoëga. 

dikt (n.), composizione in latino 
dikta, comporre in latino
   diktan (f.), composizione in latino
Chiaramente un prestito dal latino ecclesiastico: i Nordici non erano in contatto con alcuna lingua romanza che conservasse intatto il gruppo latino -ct-

dreki (m.), drago; drakkar 
Prestito dal latino draco: (gen. draco:nis) "drago". Notevole la presenza dell'Umlaut palatale. La parola, derivata dalla forma nominativa, potrebbe essere giunta in norreno per tramite di una lingua britannica (confronta il gallese draig < gallese medievale dreic "drago" < *drakü: < draco:).


emenda, migliorare
emendera, migliorare
Prestito dal latino e:menda:re "correggere". Il suffisso -era è un francesismo.

erki-, arci-
   erkibiskup "arcivescovo"
   erkibiskupligr "arcivescovile"
   erkidjákn "arcidiacono"
   erkiengill "arcangelo"
   erkiprestr "arciprete"
Deriva dal latino archi-, a sua volta dal greco ἀρχι-. Si notino la consonante velare e l'Umlaut palatale. Potremmo essere indotti a pensare che il prestito, evidentemente antico, sia venuto dal gotico di Wulfila. Tuttavia, visto che non abbiamo attestazioni dirette del prefisso nei testi wulfiliani superstiti, lo trattiamo in questa sezione. A parer mio il prefisso potrebbe piuttosto stato estratto dal tardo protogermanico *arkibiskupaz "arcivescovo". Quello che è certo è che il norreno non può aver preso erki- dall'anglosassone ærċe- (inglese moderno arch-), che ha una consonante postalveolare (palatale).


ermiti, hermiti (m.), eremita
Deriva dal latino ecclesiastico ere:mi:ta, a sua volta dal greco ἐρημίτης, alla lettera "solitario". 


eximi (m.), tipo di panno di seta costosa
Prestito dal latino medievale examitum, samitum "sciàmito" (tessuto di seta pregiata), a sua volta dal greco bizantino ἑξάμιτον "a sei fili".


eyrir (m.), oncia di argento
In Islanda un'oncia di argento equivaleva a un ottavo di marco (mǫrk) e a sessanta penningar
Il vocabolo norreno deriva dal protogermanico *aurijaz, a sua volta dal latino aureus "moneta d'oro". Nel gotico di Wulfila potrebbe benissimo essere esistito *aureis "moneta d'oro". 


eysill (m.), aceto
Prestito dal latino tardo ace:tillum, lett. "piccolo aceto". Si noti l'esito sibilante dell'antica consonante velare latina, cosa che presuppone un prestito tardo.


fálki (m.), falcone
Non può essere dal francese antico faucons, obl. faucon "falcone": deve essere l'esito di una forma *falkæ:n, a sua volta regolare adattamento protogermanico dal latino falco: (gen. falco:nis) "falco". Vocabolo di incerta origine, secondo alcuni si tratterebbe di una voce genuinamente germanica, ma le argomentazioni non sono convincenti. La cosa mi pare piuttosto improbabile, così lo includo in questo elenco. Già nei primi secoli d.C. compare in latino il termine falco: "falco", tradizionalmente ricondotto a falx (gen. falcis) "falce", con tutta probabilità una falsa etimologia. 

ferma, confermare 
Prestito dal latino ecclesiastico confirma:re "confermare" (riferito alla Cresima). Il norreno amava poco i prefissi incomprensibili, così accadde che con- fu presto espunto. 


figúra (f.), immagine poetica
Deriva dal latino figu:ra, tramite il linguaggio ecclesiastico.


fítons-andi (m.), spirito profetico
Prestito dal latino medievale Phiton, Fiton < Python, cfr. Grandgent. La radice fíton-, giunta evidentemente dal latino ecclesiastico, conserva la tradizione della pronuncia di ph in parole di origine greca come f, unitamente a una trasposizione di aspirata. Il secondo membro del composto, andi (m.) "spirito", è chiaramente un vocabolo ereditato dal protogermanico. 


fíka, fíkja (f.), fico
Deriva dal latino fi:cus (f.) "fico" (albero e frutto), di origine mediterranea.


fontr (m.), fonte battesimale
Deriva dal latino fo:ns, gen. fontis "fonte". La variante funtr è invece giunta tramite l'antico francese.


form (n.), forma
formera, formare, costruire
Prestito dal latino fo:rma. Dal genere femminile della parola latina si è avuto un passaggio al neutro. 


fóguti (m.), ufficiale giudiziario
Prestito dal latino advo:ca:tus "avvocato". Come spesso accade, i prefissi stranieri, non comprensibili, sono espulsi dal norreno. Notevole la consonante sorda iniziale.


fruktr, fryktr (m.), frutto
Deriva dal latino fructus (gen. fructu:s) "frutto". L'aspetto fonetico prova che la parola è giunta in epoca tarda tramite la lingua ecclesiastica.


fundera, fondare
Deriva dal latino funda:re "fondare". Il suffisso -era è un francesismo. 


fustan (n.), panno di cotone
Prestito dal latino medievale fustanum, pannus fustaneus "tessuto di cotone misto a lana", probabilmente derivato dal nome della città egiziana di al-Fustat. Dalla stessa fonte latina deriva l'italiano fustagno.


gafi (m.), grifone, animale fantastico
Prestito dal latino ga:via "gabbiano". Il fatto che la quantità vocalica non si sia conservata indica che la fonte della parola è tarda, probabilmente scritta. 


galeið (f.), galea (nave)
Prestito dal latino medievale galea, a sua volta dal greco bizantino γαλέα.


gimr (m.), pietra preziosa
Prestito dal latino gemma "pietra preziosa". Notare il cambiamento di genere.


gingibráð (n.), pane allo zenzero
Il primo membro del composto deriva dal latino zingiber "zenzero"; il secondo membro è chiaramente connesso con brauð (n.) "pane", ma non può essere nativo a causa dell'anomala presenza di una vocale lunga /a:/ al posto dell'atteso dittongo /au/. L'iniziale /dz/ di zingiber è resa con /gj/ (scritta g-). Anche in latino tardo si ebbe una soluzione simile: esiste una variante gingiber.


gladel (n.), giavellotto
Deriva dal latino gladiolus "piccola spada; gladiolo", diminutivo di gladius "spada (corta)". 


gradall, gradal (m.), messale
Deriva dal latino ecclesiastico (respo:nso:rium) gradua:le.


gráða (f.), paragrafo; livello, rango
Deriva dal latino gradus "passo, andatura; posto, posizione; grado di parentela". 


grípr (m.), grifone
Prestito dal latino tardo gry:phus (per il classico gry:ps, gen. gry:pis) "grifone" a sua volta dal greco γρῡ́ψ, γρῦψ (gen. γρῡπός).


gyðingr (m.), giudeo, ebreo
    derivati:
    Gyðingaland, Palestina
    gyðingaskírn (f.), circoncisione
    gyðingligr, giudaico, ebraico (agg.)
Deriva dal latino iu:daeus "ebreo", tramite un percorso non proprio lineare. La semiconsonante /j/ iniziale, ormai sparita dalla lingua, è stata resa con /gj/ (scritta g-). Si noti il suffisso patronimico -ingr, indicante discendenza.


hlébarðr (m.), leopardo 
Prestito dal latino leopardus. Il suo aspetto fonetico inconsueto è un indizio di qualche tentativo di etimologia popolare. Nella lingua poetica la parola aveva anche altri significati: "orso", "lupo" e "scudo". Nel senso di "scudo" è termine genuinamente germanico, derivato da hlé "protezione" e da barð "barba (di ascia)", "bordo, margine (di scudo)", con allusione alla tipica forma degli scudi dei Normanni. Esiste anche la variante léparðr, più assimilata alla forma latina.

holkr (m.), nave da carico 
Prestito dal latino holcas "nave mercantile, cargo", a sua volta dal greco ὁλκάς. L'inglese hulk "nave dismessa" ha la stessa origine. L'introduzione della parola in norreno è sufficientemente antica per aver conservato l'aspirata iniziale. Da non confondersi con la parola nativa holkr "anello", derivata dal protogermanico *χulkaz


hrókr (m.), torre degli scacchi
Prestito dal latino medievale roccus, a sua volta dal persiano rukh. Il francese antico ha rocs, obl. roc (da cui ci aspetteremmo *rokr). Suppongo che la vocale lunga della forma norrena sia dovuta a un prolungamento di compenso, come se la sorgente fosse *ro:cus per roccus. La hr- iniziale potrebbe essere un tentativo di rendere la pronuncia rotacistica dei responsabili dell'importazione della parola. Tutto molto oscuro. 


innsigli (n.), sigillo
Prestito dal latino sigillum (antico diminutivo di signum "segno"), con l'aggiunta del prefisso inn- "dentro". Si rimanda alla voce sigla "sigillare".


júði (m.), giudeo, ebreo
Prestito dal latino iu:daeus "ebreo", entrato nella lingua in epoca diversa rispetto al sinonimo gyðingr. Si noti la conservazione della vocale lunga latina e la semiconsonante iniziale integra. 


kaldel (n.), placenta
Prestito dal latino medievale caldellus, diminutivo di caldus "caldo", per il classico calidus.


kalekr (m.), calice
Prestito dal latino calix, gen. sing. calicis "calice".


kamell (m.), cammello
Prestito dal latino came:lus "cammello", derivato dal greco κάμηλος, a sua volta di chiara origine semitica.


kameri, kamri (m.), gabinetto; camera
Deriva di certo dal latino camera. Le circostanze del prestito non sono tuttavia chiare.


kanóki (m.), canonico
kannukr, kanunkr (m.), canonico
Prestito dal latino cano:nicus.


kantara-, cantore (solo in composti)
    derivati: 

    kantarakápa (f.), mantello dei cantori del coro ecclesiastico
Deriva dal latino cantor "cantore". Il composto norreno corrisponde al latino ecclesiastico cappa canto:rum "mantello dei cantori".


kantiki (m.), cantico
Prestito dal latino ecclesiastico canticum.


kantilena, kantilia (f.), cantilena
Prestito dal latino ecclesiastico cantile:na.


kapella (f.), cappella
    derivati: 

    kapelluprestr (m.), prete di una cappella
Prestito dal latino ecclesiastico capella. Tipico prestito connesso con la cristianizzazione. 


kapellánn (m.), cappellano
Prestito dal latino ecclesiastico capella:nus, derivato da capella "cappella".


kapituli (m.), capitolo; sala d'incontro in un convento 
Prestito dal latino ecclesiastico capitulum, diminutivo di caput (gen. capitis) "capo, testa".


kapp (n.), contesa
    (cfr. ted. Kampf  "battaglia, lotta")
    derivati:
    kappi (m.), campione, combattente
    kappfullr, litigioso, veemente
    kappleikr (m.), gara di lotta
    kappsamligr, veemente
    kappsund (n.), gara di nuoto

Forse uno dei prestiti più antichi dal latino nelle lingue germaniche. Giunse in norreno molto presto, come mostrato dall'assimilazione di /mp/ in /pp/. L'origine ultima è tradizionalmente identificata nel latino campus, inteso come campo di battaglia. Non è però escluso che possa trattarsi di un prestito celtico, visto che in gallese cam- (< *kambo-) vale "battaglia" in alcuni composti: camlan "campo di battaglia" < *kambo-landa: (lett. "terra curva", i.e. "terra perversa").
Le forme celtiche non possono venire dal latino, ma potrebbero ben aver dato *kampan "battaglia" in protogermanico, con regolare desonorizzazione di /b/ in /p/ (ma con l'iniziale /k/ conservata). Trovo interessante la questione, che per me è ancora sub iudice

kardináli (m.), cardinale
Prestito dal latino ecclesiastico cardina:lis, derivato da cardo: (gen. cardinis) "cardine".


karði (m.), cardo
Prestito dal latino carduus "cardo".


karfi (m.), nave da traffico interno
Prestito dal latino ca:rabus "tipo di imbarcazione", lett. "granchio". Da non confondersi con l'omonimo karfi (m.) "carpa".


kastali (m.), castello
Deriva dal latino castellum, diminutivo di castrum (vedi la voce kastr "accampamento"). Non sono chiare le circostanze del prestito.


kastr (m.), accampamento
Deriva dal latino castrum "accampamento, campo militare; fortilizio, piazzaforte, castello".

kaup (n.), affare
kaupa, comperare
    derivati:
    kaupmaðr (m.), mercante
Deriva dal protogermanico *kaupan "affare", *kaupaz "a buon mercato", a sua volta antichi prestiti dal latino caupo: (gen. capo:nis) "taverniere; mercante di frontiera".


kápa (f.), mantello con cappuccio
Deriva dal latino tardo ca:pa, cappa "specie di berretto". Si deve considerare ingenua e infondata l'etimologia offerta da Isidoro di Siviglia, che derivava questa voce da caput "capo, testa".

keisari (m.), Imperatore
Prestito dal latino Caesar, o meglio dalla forma accusativa Caesarem. Con ogni probabilità la flessione debole è un residuo della desinenza dell'accusativo, -em. Le forme presenti nelle altre lingue germaniche derivano invece direttamente dal nominativo (es. gotico kaisar). 


kerra (f.), carro; carriola 
Prestito dal latino carrus, tramite una forma collettiva *carria, che spiega l'Umlaut palatale.


ketill (m.), pentola, calderone
Deriva dal protogermanico *katilaz "pentola", antico prestito dal latino catillus, diminutivo di cati:nus "vaso di pietra". La parola si trova in gotico di Wulfila come katils.

kista (f.), cesto, scatola, cassa
kistill (m.), piccola cassa
Antico prestito dal latino cista, avvenuto già nel protogermanico, come si evince dalla consonante velare intatta. Possiamo ricostruire la protoforma *kisto: "cesto, scatola".  


kjallari (m.), cantina
Antico prestito dal latino cella:rium, avvenuto già nel protogermanico come *kella:rjan, da cui deriva anche il tedesco Keller "cantina". Si noti la frattura vocalica nella prima sillaba. 


klausa (f.), clausola
Prestito dal latino clausula "chiusura, fine, conclusione; clausola", con retroformazione, essendo il suffisso -ula interpretato come diminutivo.


klaustr (m.), chiostro, convento 
    gen. sing. klaustrs; pl. klaustrar
    derivati:
    klaustrafólk (n.), gente del convento
    klaustramenn (m., pl.), uomini del convento
    klaustrganga (f.), entrata in convento
    klaustrgarðr (m.), muro del convento
Prestito dal latino claustrum "chiostro" (lett. "luogo chiuso"). 


klám-, vergogna
    solo in composti:
    klámhǫgg (n.), colpo di vergogna
    klámorð (n.), parolaccia
Prestito dal latino cla:mor (gen. cla:mo:ris) "rumore". Si noti la perdita del suffisso in rotica; la quantità vocalica della prima sillaba è conservata.


klárr, chiaro
Prestito dal latino cla:rus.


klefi (m.), piccola stufa
Deriva dal latino cli:banus "tortiera; forno portatile". Non sono chiare le circostanze del prestito, che presenta diverse anomalie fonetiche.


klerkr (m.), chierico
Prestito dal latino ecclesiastico cle:ricus, a sua volta derivato da cle:rus "clero".

klokka (f.), campana
Prestito dal latino tardo clocca, a sua volta di origine celtica. 


kommún (n.), comunione
Prestito dal latino ecclesiastico commu:nio: (gen. commu:nio:nis), che in origine significava "comunanza, partecipazione".


kompona, comporre, scrivere in latino 
komponera, comporre, scrivere in latino
Prestito dal latino compo:nere "comporre". Il suffisso -era è un francesismo.


konfirmera, confermare
Prestito dal latino confirma:re. Possiamo definirlo un latinismo abbastanza crudo - a parte il suffisso -era - mentre il sinonimo ferma è giunto dal francese antico.


konkordéra, concordare
Prestito dal latino concorda:re. Si noti la vocale lunga nel suffisso francesizzante.


konvent (f.), convento
konventa (f.), convento
Prestito dal latino ecclesiastico conventus (gen. conventu:s), che nella lingua classica significava alla lettera "adunanza, assemblea".

koparr (m.), rame
Prestito dal latino cuprum, entrato già in protogermanico come *kuparaz, *kupparaz. Si noti il genere maschile della parola norrena. Non sono attestati esiti nel gotico di Wulfila.


koppr (m.), tazza, piccolo vaso
koppa-
, coppettazione, salasso
    derivato:
    koppablóð (n.), sangue rimosso tramite salasso
Deriva dal latino cuppa, cu:pa "coppa". Un esempio di prestito non necessariamente connesso con la cristianizzazione. 


korell, kurell (m.), corallo
Prestito dal latino corallus, corallum, a sua volta dal greco κοράλλιον.


koróna (f.), corona
krúna (f.), corona; tonsura
krýna, incoronare
Prestito dal latino coro:na.


korporall (m.), panno eucaristico
Deriva dal latino ecclesiastico corpora:le


kostr (m.), costo, spesa
kosta, costare
kostnaðr (m.), spesa 
Prestito dal latino tardo costa:re "costare, valere" (con vocale -o- breve), per il classico consta:re "persistere, perdurare", ma attestato anche col senso di "valere", donde "costare". Da questo verbo in epoca medievale è stato derivato per retroformazione il sostantivo costus, da cui deriva l'italiano costo (XIII secolo). Ebbene, la parola kostr in norreno ha una storia più antica. Il prestito dal latino tardo infatti è omofono di una parola nativa con diverso significato, derivante dal protogermanico *kustuz "scelta", a sua volta dal verbo kjósa "scegliere". In gotico abbiamo kustus "prova" e kiusan "provare". Queste parole hanno la stessa radice indoeuropea del latino gustus "gusto" e non c'entrano nulla col concetto di costare.


kólorr (m.), colore
Prestito dal latino color (gen. colo:ris). Evidentemente è un dottismo. 


kómeta (f.), cometa
Prestito dal latino come:ta, a sua volta dal greco κομήτης.


kórr (m.), coro
kóri (m.), coro
Prestito dal latino chorus "coro". Un termine molto importante connesso con la cristianizzazione.


kredda (f.), Credo
kredo (f.), Credo
Prestito dal latino ecclesiastico cre:do: "io credo", forma verbale in seguito sostantivata. Ho motivo di credere che la variante kredo, tratta a viva forza dalla lingua scritta, sia indeclinabile.


krisma (f.), olio santo
krismi (m.), olio santo
krisma, cresimare, dare l'unzione 
Prestito dal latino ecclesiastico chri:sma "unzione".

kristinn (m.), cristiano
kristna, cristianizzare, battezzare
kristni (f.), Cristianesimo, Cristianità
kristninni (f.), comunità Cristiana
     altri derivati:
     kristindómr (m.), Cristianesimo, Cristianità 
     kristiliga, in modo cristiano (< *kristin-liga)
     kristniboð (n.), predicazione del Cristianesimo
     kristnispell (n.), apostasia, profanazione del Cristianesimo
Prestito dal latino ecclesiastico chri:stia:nus.
La riduzione del suffisso latino in -inn è regolare, essendo il prestito antico. 


Kristr (m.), Cristo
    derivati:
    Kristfé (n.), proprietà data in sostegno ai poveri
    kristmaðr (m.), campione di Cristo (pl. Kristmenn)
Prestito dal latino Chri:stus, a sua volta dal greco Χριστός "L'Unto", traduzione letterale dell'ebraico מָשִׁיחַ "Messia". 


krúss, krúz, krúx (m.), croce
Prestito dal latino crux (gen. crucis) "croce". Prestito connesso con la cristianizzazione. La vocale lunga delle forme norrene non è primitiva.  


kvaterni (m.), quaderno
Prestito dal latino dotto quaternum, a sua volta da quaterni: "a quattro a quattro". Il quaderno era detto così perché composto da fogli piegati in quattro. 


kvátra (f.), gioco da tavolo coi dadi
Prestito dal latino quattuor "quattro", di chiara origine indoeuropea.


kyllir (m.), scroto
Deriva dal protogermanico *kulljaz "sacco scrotale", prestito dal latino culleus "borsa di cuoio", in qualche modo connesso con co:leus "testicolo". 


kylna (f.), bagno pubblico, bagno turco
Deriva dal latino culi:na "cucina". In antico inglese si trova cylen "cucina", della stessa origine. Tuttavia la forma norrena mostra il suffisso -a della declinazione debole, oltre a un significato peculiare - così non va considerato un prestito dall'anglosassone. 


kæsir (m.), caglio
Deriva dal protogermanico *ka:sijaz "formaggio; caglio", che è un antico prestito dal latino ca:seus "cacio, formaggio". Dalla stessa fonte deriva anche l'inglese cheese. L'unica lingua germanica che non ha attestati discendenti di questa radice è il gotico, che però potrebbe ben aver avuto *kâseis "caglio", in modo del tutto analogo al norreno.


kǫttr (m.), gatto
   gen. sing. kattar; pl. kettir
Deriva dal protogermanico *kattuz "gatto", prestito dal latino cattus. Il gotico di Wulfila deve avere *kattus, pl. *kattjus, ma purtroppo la parola non ci è attestata. 


lampi (m.), lampada
Deriva dal latino lampas (gen. lampadis) "lampada, lanterna; fiamma", a sua volta dal greco λαμπάς "torcia". 


latína (f.), lingua latina
Prestito dal latino lati:na (lingua).


leena (f.), leonessa
Prestito dal latino leaena "leonessa". Evidentemente è un termine letterario. Esiste anche una forma leóna (f.), plasmata su analogia del maschile.


legáti (m.), inviato, legato
Prestito dal latino le:ga:tus "inviato". Evidentemente è un termine letterario. 


legill (m.), barile di legno
Prestito dal latino medievale lagellum, verosimilmente un diminutivo tardo di lagoena, lage:na "bottiglia, fiasco, brocca da vino". Si noti però l'Umlaut palatale.


leikr, dilettantesco, amatoriale 
Prestito dal latino la:icus "laico, non ecclesiastico". Evidentemente è un termine letterario. Non va confuso con l'omofono leikr (m.) "gioco", di chiara origine germanica (cfr. gotico laikan "saltare di gioia, ballare") 


lektari (m.), leggio
Prestito dal latino ecclesiastico lecto:rium.


lektia (f), compito di lettura dal Vangelo
Prestito dal latino ecclesiastico lectio: (gen. lectio:nis) "lezione".


lenz (f.), lancia, giavellotto 
Prestito dal latino lancea "lancia".  Si noti la contemporanea presenza dell'Umlaut palatale e dell'assibilazione della consonante velare della forma originale latina. Se il primo tratto depone per un'origine antica, il secondo contraddice tale deduzione: resta l'enigma. 

lepra (f.), lebbra 
Prestito dal latino lepra "lebbra", a sua volta dal greco λέπρα.

lilja (f.), giglio
Prestito dal latino li:lium "giglio". Non è chiaro il percorso che ha portato questa parola in norreno. Anche l'antico alto tedesco ha una forma simile, lilia, con vocale breve, contro la vocale lunga del latino.

lín (n.), lino
  composti:
  lérept (n.), panno di lino (< *lín-rept)
  línbrǿkr (f. pl.), pantaloni di lino
  línfé (n.),  dono nuziale
  línsekkr (m.), sacco di lino 

  línvefr (m.), rete di lino
Deriva dal protogermanico *li:nan, a sua volta antico prestito dal latino li:num. La coltivazione del lino tra i Germani aveva notevole importanza.


lína (f.), linea, striscia
linja (f.), galleria, balcone
Prestito dal latino li:nea. La forma linja è giunta in un contesto diverso da quella con vocale lunga. Si noterà che la Scandinavia, che ha avuto tardi il Cristianesimo, ha avuto tardi anche il teatro.


manga (f.), macchina da getto 
Prestito dal latino manganum, a sua volta dal greco μάγγανον "catapulta, balestra". 


manga, negoziare, mercanteggiare
mangari (m.), rivenditore
Prestito dal latino tardo mango:na:re "mercanteggiare", a sua volta da mango: (gen. mango:nis) "mercante di schiavi; mercante disonesto; furfante".


manna (n.), manna
Prestito dal latino ecclesiastico manna, di origine semitica. Ho ragione di credere che il termine sia indeclinabile.


marmari, malmai (m.), marmo
Prestito dal latino marmor (gen. marmoris) "marmo", a sua volta dal greco μάρμαρον.


mátér (n.), materia
Prestito dal latino ma:teria, anche se non è escluso che possa derivare dal suo discendente francese antico matiere (f.) "materia". Trovo strano l'esito della prima sillaba, che conserva la quantità del latino. 


messa (f.), messa
    gen. sing. messu; pl. messur
Prestito dal latino missa "messa", connesso con la cristianizzazione. Il passaggio dalla vocale -i- del latino ecclesiastico a -e- si deve alla vocale -a finale. Per analogia si sono tale vocale si è estesa alle forme declinate, che pure hanno -u- nella sillaba finale. 


metr (n.), metro
    gen. sing. metrs; pl. metr
Prestito dal latino metrum, a sua volta dal greco μέτρον "misura". 


mirra (f.), mirra 
   gen./dat./acc. mirru
Prestito dal latino ecclesiastico myrrha, a sua volta dal greco μύρρα, in ultima analisi di origine semitica. L'importazion non sembra troppo antica, vista la vocale tonica -i- (ci aspetteremmo *merra).


míla (f.), miglio
Prestito dal latino mi:lia, forma plurale di mi:lle "mille". 


mitr (n.), mitra, cappello del vescovo
    gen. sing. mitrs; pl. mitr 
mitra (f.), mitra, cappello del vescovo
Prestito dal latino mitra "copricapo del vescovo", a sua volta dal greco μίτρα "ghirlanda".


momenta (f.), attimo, batter d'occhio
Prestito dotto dal latino mo:mentum. Pur non essendo un termine connesso con la cristianizzazione, è difficile immaginarlo senza l'introduzione della cultura latina. 


mortinn, mortit, morto di morte nanturale
Prestito dal latino volgare *mortinus per il classico mortuus "morto". In antico inglese troviamo qualcosa di simile: myrten "morto di morte naturale". A differenza della forma anglosassone, quella norrena non presenta Umlaut palatale.  


muskat (n.), noce moscata
Prestito dal latino medievale muscatum, muscata "noce moscata", dal greco μόσχος, a sua volta di origine persiana (cfr. persiano moderno moshk).


mútari (m.), un tipo di falco (forse il falco pellegrino) 
Prestito dal latino mu:ta:rius "che muta le piume", da mu:ta:re "cambiare". Deve essere un termine tecnico della falconeria.


mylna (f.), mulino (ad acqua)
Prestito dal latino moli:na "mulino". L'antico inglese ha mylen "mulino", ma la desinenza finale debole -a della forma norrena mi fa pensare che il prestito sia più antico, avvenuto già nel protogermanico *muli:no:(n) "mulino ad acqua" (i Germani conoscevano in origine soltanto mulini a mano). 


mynt (f.), moneta
Prestito dal latino mone:ta "denaro coniato, moneta", con ogni probabilità già presente nel protogermanico come *muni:to: "moneta". In antico inglese è mynet "moneta", in antico alto tedesco è muniz, con II rotazione consonantica.


mǫttull (m.), mantello
Un prestito particolarmente antico, che mostra evoluzione di -nt- in -tt- come nelle voci native, oltre a un Umlaut labiale indotto dalla vocale del suffisso. 

munkr (m.), monaco 
Prestito dal latino monachus "monaco", a sua volta dal greco μοναχός. Il significato antico del termine è "solitario".


múll (m.), mulo 
I muli giunsero tardi in Scandinavia, e la loro produzione a partire da asini e cavalle non fu mai redditizia. Quindi fu tardo anche il prestito della parola per designare tali animali. La fonte è il latino ecclesiastico.

múrr (m..), muro
La costruzione in muratura non era usuale nel nord, dove gli edifici erano fabbricati utilizzando materiali più facili a lavorarsi, come la legna e la torba pressata. 

náttúra (f.), natura
Prestito dal latino na:tu:ra "nascita; forma, aspetto, costituzione fisica, etc.", che presenta conservazione perfetta della quantità vocalica non solo nella sillaba tonica, ma anche in quella pretonica.


nón (n.), ora nona (le tre del pomeriggio)
nóna (f.), ora nona (le tre del pomeriggio)
Prestito dal latino (ho:ra) no:na "ora nona", corrispondente alle nostre tre del pomeriggio. Lo stesso prestito si è avuto anche in anglosassone, dando l'inglese moderno noon  "mezzogiorno" (con slittamento semantico). 
 
nóti (m.), segno, nota
Prestito dal latino nota "nota, contrassegno; caratteristica". Si noti la vocale lunga in norreno rispetto a quella breve del latino: la parola sarà una tarda acquisizione.


nunna (f.), suora
Deriva dal latino tardo nonna "monaca, religiosa; balia". Il prestito è connesso con la cristianizzazione. Dalla stessa fonte latina deriva anche l'inglese nun "suora" (anglosassone nunne).


næpa (f.), rapa bianca
Prestito dal latino na:pus "navone, pianta affine alla rapa". La fonetica è irregolare, le circostanze dell'acquisizione di questa parola non mi sono chiare. Anche in antico inglese si è avuto un esito simile, ma con la declinazione forte: nǣp "rapa".


obláta, ofláta (f.), ostia
Un termine connesso con la cristianizzazione. Alla lettera significa "offerta", in ultima analisi dal latino obla:tus "offerto", participio passato di offerre "offrire".

olea, olia (f.), olio (di oliva) 
Prestito dal latino oleum "olio (di oliva)". Notare il cambiamento di genere.


olífa (f.), oliva
Prestito dal latino oli:va "oliva". La fonte deve essere il latino ecclesiastico, di cui conserva bene la fonetica (-f- suona /v/).


orða (f.), regola di un ordine religioso 
Prestito dal latino o:rdo: (gen. o:rdinis) "fila, linea, rango, successione, etc.", con adattamento fonetico peculiare. Questa parola non va confusa con l'omofono orða "parlare", derivato da orð (n.) "parola"


organ (n.), organo
Prestito dal latino ecclesiastico organum, a sua volta dal greco ὄργανον "strumento, utensile".  


pallaz (m.), palazzo
Prestito dal latino pala:tium "palazzo", successivo alla trasformazione dell'antica consonante dentale in un'affricata. 


panna (f.), padella
Prestito dal latino tardo panna, contrazione di patina "padella".


par (n.), paio
Prestito dal latino tardo *pariu(m) "paio", formato a partire dal neutro plurale paria "le cose pari" dell'aggettivo pa:r (gen. paris) "pari, uguale". 

paradís (f.), paradiso 
È notevole il genere femminile, con ogni probabilità per analogia a dís (f.) "divinità femminile". Si tratterebbe di una notevole contaminazione pagana, con buona pace dei due Re Olaf e del loro fanatismo. 

parði (m.), leopardo
Prestito dal latino pardus "pantera maschio, leopardo". Per ulteriori considerazioni rimando al sinonimo hlébarðr.


past (n.), cibo
Prestito dal latino pa:stus "cibo, pasto di animali" (gen. pa:stu:s). Si noti il cambiamento di genere. La totale scomparsa del tema in -u- della parola latina fa pensare a un prestito non troppo antico, con ogni probabilità ecclesiastico. 


pati (m.), padre
Prestito dal latino pater "padre", di cui continua il nominativo, probabilmente da qualche forma di latino tardo o di protoromanzo in cui la rotica finale -r era caduta.


patína (f.), teca eucaristica
Prestito dal latino patina "piatto, scodella, padella". Si noti la vocale lunga nella seconda sillaba, segno che la parola è entrata in norreno tramite ecclesiastici che conoscevano male il latino, pronunciando erroneamente /pa'ti:na/, con l'acceto sulla seconda sillaba, un po' come il gobbo tignoso del Nome della Rosa che pronunciava asperge me spermàte anziché asperge me spèrmate.


pái (m.), pavone
   gen./dat./acc. sing. ; pl. pár; dato pl. pǫ́um, pǫ́m
   composti: 

   páfugl (m.), pavone
Prestito dal latino pa:vo: "pavone" (acc. pa:vo:nem).


pálmr (m.), palma (albero)
pálmi (m.), id.
    derivati: 

    pálmari
(m.), pellegrino 

Il passaggio di nomi latini femminili al genere maschile non è affatto eccezionale in norreno. Il prestito è connesso alla cristianizzazione. Nella tradizione pagana l'Albero della Vita è il frassino. Per contro, nell'iconografia dei Normanni nel Regno di Sicilia l'Albero della Vita era la palma. Il nome del pellegrino, pálmari, viene dal latino tardo palma:rius, donde francese antico palmiers (obl. palmier) e l'antroponimo maschile italiano Palmiro

pápa (m.), Papa
Prestito dal latino pa:pa "padre" (titolo attribuito ai vescovi). Come altri titoli stranieri, è un maschile in -a.


Páskar (m. pl.), Pasqua
    derivati:
    Páskartíð (f.), tempo di Pasqua
Prestito dal latino ecclesiastico Pa:scha "Pasqua", a sua volta dal greco
Πάσχα, in ultima analisi di origine semitica (ebraico פֶּסַח Pesakh). Si tratta di un prestito connesso con la cristianizzazione.

pell (n.), stoffa fine
Prestito dal latino pallium "mantello greco". Data la presenza dell'Umlaut palatale, possiamo presupporre che la parola latina fosse entrata già nel protogermanico come *palljan "stoffa fine". 


pella (f.), pergamena
Prestito dal latino pellis "pelle". La pergamena giunse nel Nord col Cristianesimo.


penta, pentirsi
Chiaramente si tratta un termine ecclesiastico, giunto con la cristianizzazione. La sua adozione è dovuta al fatto che non si è trovato un equivalente adatto nel vocabolario nativo. Nel gotico di Wulfila invece una parola nativa per esprimere il concetto esisteva: idreigon "pentirsi". Alla lettera significava "tornare indietro", quasi "tornare sui propri passi". 

pera (f.), pera
Prestito dal latino pirum "pera", con ogni probabilità dalla forma plurale pira "pere" poi reinterpretata come singolare.


persóna (f.), persona
persóni (m.), persona
Prestito dal latino ecclesiastico perso:na "persona", in latino classico "maschera", di chiara origine etrusca.


petallum (n.), piastra d'oro sul cappuccio del vescovo
Prestito dal latino petalum "petalo". Si potrebbe parlare di crudo latinismo.


pikturr (m.), pittore
La forma proviene direttamente dal latino pictor, e si oppone alla voce pentari giunta dal francese antico. Si potrebbe dire che è un crudo latinismo. 

piparr (m.), pepe
pipra, pepare
Prestito dal latino piper "pepe", presente già nel protogermanico *piparaz: questo termine culturale è sufficientemente antico da trovarsi in tutte le lingue germaniche occidentali (inglese pepper; tedesco Pfeffer, con la seconda rotazione consonantica). Si noti il genere maschile nelle lingue germaniche, in contrasto col neutro della parola latina. Il pepe era ritenuto una leccornia e una manifestazione di lusso già dai Goti.

pistill (m.), epistola 
Prestito dal latino ecclesiastico epistola, epistula, a sua volta dal greco ἐπιστολή

pitenz (f.), razione alimentare; pasto in ricordo dei defunti
Prestito dal latino medievale pietantia "cibo particolare (per i monaci)", derivato da pieta:s (gen. pieta:tis) "pietà, misericordia". Dalla stessa fonte latina deriva anche il latino pietanza. 


píla (f.), freccia
Prestito dal latino pi:lum "giavellotto". Dalla stessa fonte latina proviene anche il tedesco Pfeil "freccia", con II rotazione consonantica (antico alto tedesco pfīl).


pílárr (m.), pilastro
Prestito dal latino tardo pi:la:re "pilastro", da cui deriva anche il francese antico piliers, obl. pilier (francese moderno pilier), che però non può essere la sorgente della parola norrena. 

pín (f.), multa; tortura
pína
(f.), multa; tortura

pína, punire; torturare 
    derivati:
    pínsl, písl (f.), pena, tormento

Di certo un antico prestito popolare, come prova -i:- al posto di un precedente -e:-, dal latino poena (pronuncia tarda /pe:na/). Si noterà il suffisso nativo in pínsl, che è davvero enigmatico: quando il prestito avvenne, doveva essere produttivo. 

pípa (f.), pipa, tubo; tipo di strumento musicale
Prestito dal latino tardo pi:pa "zampogna", da pi:pa:re "chiocciare, pigolare". Dalla stessa fonte latina deriva anche il tedesco Pfeife, con II rotazione consonantica.


planéta (f.), pianeta (veste del prete)
Prestito dal latino ecclesiastico plane:ta, a sua volta dal greco πλανῆτης.


planka (f.), bordo, tavola
Prestito dal latino planca "tavola, asse".


planta (f.), pianta
planta, piantare
Prestito dal latino planta, che è passato anche nel germanico occidentale (es. tedesco Pflanze "pianta", pflanzen "piantare). 


plata (f.), oggetto piatto; corazza a piastre
Si trova anche una variante con vocale lunga, pláta, con lo stesso significato.
Prestito dal latino tardo *platta "piastra", da *plattus, *platus "piatto" (agg.), a sua volta dal greco πλατύς "largo; piatto".


plága (f.), punizione
Prestito dal latino pla:ga "ferita, piaga; colpo, percossa". Lo slittamento semantico non è poi così strano, quando consideriamo l'intera gamma dei significati della parola latina.


plána, livellare, rendere liscio
Prestito dal latino pla:na:re "spianare", derivato da pla:nus "piano, piatto, pianeggiante.


plóma (f.), prugna
Prestito dal latino pru:num "prugna, susina". La parola norrena presenta molteplici difficoltà fonetiche, ma non ci sono dubbi sulla sua origine non nativa.


ponta, fornire di accenti (segni ortografici)
Prestito dal latino puncta:re, alla lettera "pungere".


port (n.), città, castello 
    derivati:
    portkona (f.), prostituta
Prestito dal latino portus "porto". Doveva indicare una città o un borgo situato in riva al mare.


postoli (m.), apostolo
postoligr, apostolico
Prestito dal latino ecclesiastico apostulus, a sua volta dal greco
ἀπόστολος

prefatia (f.), introduzione alla messa
Prestito dal latino praefa:tio: (gen. praefa:tio:nis) "discorso introduttivo". 


preláti (m.), prelato
Prestito dal latino ecclesiastico praela:tus, che in origine significava "prediletto, preferito", dal participio passato di praeferre "preferire".


presenta  (f.), dono, presente
Prestito dal latino praese:ns (gen. praesentis) "presente, in persona, etc.".  


pressa, premere, pressare
Prestito dal latino pre:ssa:re "premere, stringere, comprimere".


prédika, predicare 
prédikan (f.), predicazione
prédikari (m.), predicatore; frate domenicano
Prestito dal latino praedica:re "dichiarare, rendere noto, divulgare", nell'accezione cristiana "diffondere il Vangelo".


prím (n.), luna nuova
Notevole la trasformazione di un femminile in un neutro, osservata in molti altri casi.

próf (n.), prova, testimonianza
prófa, provare, dimostrare 
Prestito dal latino proba "prova, saggio". Il norreno mostra una vocale lunga dove il latino ha una vocale breve. Si ha cambiamento di genere. 


prófasti (m.), prevosto
prófastr (m.), prevosto
Prestito dal latino ecclesiastico praepositus "preposto", nel latino classico "capo militare, intendente, ufficiale; governatore".


prófenda, próvenda, próventa (f.), prebenda
Prestito dal latino ecclesiastico praebenda, derivato da praebe:re "offrire, somministrare" (< prae- "davanti" + habe:re "avere").


Pulkrokirkja (f.), Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme
La prima parte del composto, pulkro-, è chiaramente un'abbreviazione del latino sepulchrum, sepulcrum "sepolcro, tomba". La seconda parte del composto è kirkja "chiesa".


pund (n.), libbra
Deriva dal protogermanico *pundan "libbra", prestito dal latino pondus (gen. ponderis) "peso; peso di una libbra", secondo altri dall'avverbio pondo: "del peso di", sempre dalla stessa radice. 


pundari (m.), stadera
Deriva dal latino tardo ponda:rium, a sua volta da pondus "peso; peso di una libbra".


punktr (m.), punto
Direttamente dal latino punctus. Si potrebbe dire che è un crudo latinismo. 

purpura, purpuri (m.), porpora
Prestito dal latino purpura (f.) "porpora". Si noti il maschile in -a, in alternativa a quello regolare in -i.


pyttr (m.), pozzo; cesso 
Deriva dal protogermanico *putjaz, a sua volta un antico prestito dal latino puteus. L'introduzione del Cristianesimo ha dato grande impulso alla diffusione dell'uso della latrina, dove in tempi pagani prevaleva la defecazione all'aperto. 


pǫstutjald (n.), abbigliamento dell'altare 
Il primo membro del composto è un prestito dal latino tardo *pastas "portico antistante la casa", a sua volta dal greco παστάς.


rauði (m.), rame grezzo
Notevole prestito, verosimilmente antico, dal latino raudus, ru:dus (gen. rauderis, ru:deris) "pezzo di bronzo non lavorato", in ultima analisi di origine etrusca.


regula (f.), regola del convento 
Prestito dal latino ecclesiastico re:gula "regola", giunto attraverso fonte dotta in un'epoca in cui ogni nozione dell'antica quantità vocalica era andata perduta. 


rigr (m.), rigidità; durezza di cuore
Deriva dal latino rigor (gen. rigo:ris) "durezza, rigidità; il freddo". A causa della sua peculiare fonetica non può venire dall'antico francese: con ogni probabilità è un diretto derivato della forma nominativa latina. Restano da chiarire le motivazioni e le circostanze di questo prestito così singolare. A quanto pare, la parola ricorre come hapax in una formula religiosa nella tarda Maríu Saga (Saga di Maria). 


Róm (f.), Roma
Róma (f.), Roma
Prestito dal latino Ro:ma, inclito nome dell'Urbe. La variante con la declinazione forte è la più antica, quella con la declinazione debole in -a è un prestito letterario più recente.


rómverr, romverr (m.), romano
Rómverjar (m. pl.), Romani
rómverskr (agg.), romano
   altri derivati: 

   Rómaborg (f.), città di Roma
   Rómaríki (n.), Impero romano
   Rómavegr (m.), la strada per Roma
   Rómferð (f.), viaggio a Roma, pellegrinaggio a Roma
Formato dal latino Ro:ma, con l'aggiunta di verr (m.), uomo, della stessa radice indoeuropea del latino vir (gen. viri:) "uomo" e del gallico viros "uomo", mentre il plurale è formato da un discendente del protogermanico -*wa:rjo:z "uomini", di incerta origine e non chiaramente connesso con la voce indoeuropea ereditata. 


rós (f.), rosa
Prestito dal latino rosa, chiaramente letterario, come provato anche dalla discrepanza della quantità vocalica.


sallaðr (m.), pesce salato
Prestito dal latino tardo sala:tus "salato", che ha sostituito il classico salsus.


salmr (m.), salmo
Prestito dal latino ecclesiastico psalmus, a sua volta dal greco ψαλμός.


saltari (m.), salterio
Prestito dal latino ecclesiastico psalte:rium "salterio", a sua volta dal greco ψαλτήριον. Questo termine è connesso con la cristianizzazione.


sekkr (m.), sacco
Deriva dal protogermanico *sakkuz, chiaro prestito dal latino saccus. Cfr. gotico sakkus "sacco". Notevole l'Umlaut palatale, che presupporrebbe una variante *sakkiz


serkr (m.), camicia, casacca 
Deriva dal protogermanico *sarkiz, prestito dal latino sarci:re "cucire, rammendare". Da questa parola deriva il glorioso nome berserkr (m.) "guerriero invasato", lett. "casacca d'orso", che potremmo ben rendere con "orso mannaro".


sigla, sigillare, apporre il sigillo 
Deriva dal latino sigilla:re "sigillare, apporre il sigillo", verbo formato a partire da sigillum "sigillo" (antico diminutivo di signum "segno"). Questo verbo non deve essere confuso con l'omofono sigla "veleggiare", termine nativo derivato da segl (n.) "vela".


signa, benedire
Deriva dal latino ecclesiastico signa:re "segnare", riferito al segno della croce.


sikulgjǫrð (f.), equipaggiamento della nave; cintura della spada
Il primo membro del composto, sikul-, è un prestito tardo dal latino cingulum "fascia; cintura della spada". Si noti l'assibilazione dell'antica consonante velare iniziale.


simfon (m.), lira (strumento musicale)
Prestito molto rozzo dal latino sympho:nia "musica, concerto", a sua volta dal greco συμφωνία.


sister, sefsterr (m.), volume
Prestito dal latino sexta:rius "sestario" (unità di misura per liquidi o granaglie, corrispondente a circa mezzo chilo).


skapular (n.), scapolare
Prestito dal latino medievale scapula:re, formato da scapula "spalla". Parte dell'abito dei monaci, lo scapolare consiste in una striscia di stoffa con apertura per la testa, pendente sul petto e sul dorso.


skemill (m.), sgabello 
Deriva dal latino volgare scamellum, diminutivo di scamnum "sedile, panca". Cfr. antico alto tedesco scamil, tedesco moderno Schemel, antico inglese sċamul


skipastóll (m.), flotta
Il primo membro del composto è chiaramente skip (n.) "nave", mentre il secondo è un prestito dal latino stolus "tragitto via mare", a sua volta dal greco στόλος. L'aspetto fonetico è stato influenzato per falsa etimologia dalla parola nativa stóll (m.) "sedia".


skipt (n.), quartiere dei Variaghi a Bisanzio
Deriva dal latino excubitus "incarico di sentinella, turno di guardia". 


skons (m.), lanterna cieca 
Siamo nel campo del più spinto tecnicismo. Si tratta in ultima analisi di un prestito dal latino absco:nsa "nascosta". 


skript (f.), pittura, disegno; confessione
skript (n.), scritto
Prestito dal latino scriptus "scritto", quindi "cosa scritta", con una serie di slittamenti semantici molto interessanti.


skript (f.), cripta
Prestito dal latino ecclesiastico crypta "cripta" (alla lettera "ciò che è nascosto"), a sua volta dal greco κρύπρη. Dalla stessa fonte derivano le parole italiane cripta (termine dotto) e grotta (termine passato per la genuina usura del volgo).


skrín (n.), santuario
Prestito dal latino ecclesiastico scri:nium "santuario", con notevole slittamento semantico: in origine la parola significava "cassetta". Dalla stessa fonte latina provengono anche l'inglese shrine "santuario" e il tedesco Schrein id. 


skutill (m.), scodella
Prestito dal latino scutella "scodella, piccola tazza", con un cambiamento di genere, cosa niente affatto rara.


skyrbjúgr (m.), scorbuto
Prestito dal latino medievale scorbutum, con diverse varianti: scorbutus, scorbuttus, scorbuthus, etc. L'origine ultima è oscurissima, tanto che secondo alcuni la forma norrena sarebbe quella originale, col significato di "gonfiore (bjúgr) da abuso di latte cagliato (skyr)". Questa tuttavia ha l'aria di essere un'etimologia popolare. Nell'area tedesca e olandese abbiamo così tante forme confuse che non si riesce a venire a capo del problema.


slagingr (m.), abito del pellegrino
Prestito dal latino medievale sclavinia, slavinia "tipo di mantello" (cfr. antico francese esclavine).


smaragdr (m.) "smeraldo"
Prestito dal latino smaragdus "smeraldo", a sua volta dal greco σμάραγδος. Dal momento che non presenta alcun adattamento fonetico, si può supporre che sia un prestito dal latino ecclesiastico o comunque dotto. 


sokkr (m.), calza
Prestito dal latino soccus "tipo di calzatura", a sua volta dal greco συκχίς per tramite etrusco.


sóli (m.), suola di scarpa
La vocale lunga è decisamente irregolare. Il termine latino, solea, ha una -o- breve e aperta, come provato anche dal suo esito italiano suola, con regolare dittongazione. Non si trova tuttavia una valida sorgente romanza atta a spiegare una fonologia tanto peculiare in norreno.  

sónn (m.), suono
sóna
, suonare
Prestito dal latino sonus "suono"; sona:re "suonare, risuonare". Notare la discrepanza di quantità vocalica, segnale di un'acquisizione tarda.


spazera, camminare
Prestito dal latino dotto spa:tia:ri: "passeggiare, camminare". Il suffisso -era è un francesismo.


spáði (m.), spada (lunga)
Deriva dal latino spatha "spada germanica", a sua volta dal greco σπάθη. Si notino le molteplici anomalie fonetiche: la vocale tonica è lunga, la consonante mediana è una fricativa sonora. Inoltre abbiamo un cambiamento di genere.


spegill (m.), specchio
Deriva dal latino specillum, diminutivo di speculum. Il prestito deve essere giunto tramite una forma di latino tardo e volgare, considerata la consonante sonora -g-. Opinione comune tra gli accademici è che derivi dal medio basso tedesco, ma in quella lingua si ha spêgel, con le varianti speigel, spîgel, con vocale lunga. La parola norrena nativa per indicare lo specchio è skuggsjá


spenna, spendere
Deriva dal latino expendere "misurare con la bilancia; spendere". Il prestito deve essere abbastanza antico.


stíll (m.), stilo (strumento per scrivere); modo di scrivere
Prestito dal latino sti:lus "cannuccia appuntita per scrivere". 


stoppa, riempire un buco (con stoppa)
Prestito dal latino tardo stuppa:re "riempire un buco con stoppa", a sua volta formato da stuppa, stu:pa "cascame, stoppa".


stóla (f.), stola, veste ecclesiastica
stóli (m.), sopravveste lunga
Prestito dal latino stola "veste lunga femminile; veste regale, etc." a sua volta dal greco στολή "abito".


strúz (m.), struzzo
    gen. sing. strúz; pl. strúzar
Prestito tardo dal latino stru:thio: (gen. stru:thio:nis), a sua volta dal greco στρουθίων.


studera, studiare 
Prestito tardo dal latino stude:re "studiare".

súrna (f.), sirena
Prestito dal latino tardo si:re:na, per il classico si:re:n (gen. si:re:nis) "sirena", a sua volta dal greco Σειρήν -  per quanto non sia affatto chiaro come la parola sia stata adattata in norreno fino a dare un simile esito. Forse è stato per via dell'omofono súrna "bruciare, inacidirsi", per via dell'azione seduttiva esercitata da tali creature sui marinai? 


sútari (m.), calzolaio
Prestito dal latino su:tor (gen. su:to:ris) "calzolaio, ciabattino". In origine doveva essere sottinteso il termine per "scarpa", essendo su:tor il cucitore. Così "cucitore di scarpe" => "calzolaio". Un simile processo è evidente nel tedesco Schuster "calzolaio".


Sýrland (n.), Siria
Il primo membro del composto è chiaramente da Sy:ria "Siria". Notevole la conservazione del vocalismo, sia nella qualità che nella quantità.


tabla, tabola (f.), tavola (dell'altare)
Prestito dal latino ecclesiastico tabula "tavola". Quando questa parola entrò in norreno, nessuno era capace di capire che aveva la stessa radice di un prestito più antico, tafl "gioco della dama" (vedi sotto).


taferni (m.), taverna
Prestito dal latino taberna "osteria, locanda". Altri significati della parola latina, come "bottega" o "tugurio", non sono stati importati.


tafl (n.), gioco della dama 
    gen. sing. tafls; pl. tǫfl
tefla, giocare a dama
Deriva dal latino tabula "tavola; tavoletta". Un antico prestito culturale non connesso con la cristianizzazione. 


tapit (n.), tappeto
Prestito dal latino tape:tum "coperta di lana; tappeto".


tempra, temperare, moderare; mescolare
Prestito dal latino tempera:re "temperare, combinare nelle giuste proporzioni, miscelare, etc.". Il termine, anche se a prima vista profano, deve essere connesso con la cristianizzazione: è proprio la radice del concetto di temperanza (di pertinenza degli antropologi, avendo le genti più familiarità con il bukkake).


tenningr (m.), dado
Deriva dal latino quaternio: (gen. quaternio:nis) "il numero quattro; quattro (sui dadi)", con un suffisso diminutivo germanico. Il prestito deve essere avvenuto in epoca antica, tanto che potremmo ricostruire un protogermanico tardo *terningaz, da cui anche l'antico alto tedesco terning "dado". Un prestito culturale non connesso con la cristianizzazione.


tesaurr (m.), tesoro
Deriva dal latino the:saurus "tesoro", a sua volta dal greco θησαυρός. Il prestito deve essere dotto e non troppo antico; la quantità vocalica della prima sillaba non è conservata. 


texti (m.), testo; Vangelo
Deriva dal latino ecclesiastico textus (gen. textu:s) "testo", alla lettera "tessuto, intreccio; composizione stilistica". È un prestito chiaramente connesso alla critianizzazione. Prima che il Cristo Bianco facesse la sua irruzione in Scandinavia, di una simile parola non si sentiva il bisogno. 


tigl (n.), tegola; mattone  
Prestito dal latino te:gula "tegola". Nelle lingue germaniche occidentali questa parola mostra una vocale lunga, es. tedesco Ziegel "tegola" (antico alto tedesco ziagal).

titull (m.), titolo
Prestito dal latino titulus "titolo; cartello, iscrizione, etichetta; onorificenza, etc.". La parola sembra essere giunta in norreno dal linguaggio dotto. 


tollr (m.), dogana
Prestito dal latino telo:ne:um "dogana", attraverso la forma volgare *tollo:nium. In ultima analisi dal greco τελωνεῖον. In tedesco abbiamo Zoll "dogana", dalla stessa fonte, con II rotazione consonantica.


tónn (m.), tono
tóni (m.), tono
Prestito dal latino tonus "tono; suono", lett. "tensione di una fune" a sua volta dal greco τόνος (stessa radice indoeuropea del latino tendere) Il termine potrà anche sembrare profano, ma sarebbe difficilmente concepibile senza la cristianizzazione. Come spesso accade con i prestiti dotti e/o ecclesiastici, la parola entra in norreno con una quantità vocalica diversa da quella di origine.


traktr (m.), canto di chiesa
trakt (n.), zona, regione
Prestito dal latino tractus (gen. tractu:s) "tratto, linea", ma anche "periodo, lasso di tempo". 


tripla, cantare in tre voci
Questa voce viene dal latino ecclesiastico ed è connessa al canto liturgico.


tunna (f.), tino, barile
Prestito dal latino tunna "tipo di recipiente", di probabile origine celtica.


turturi (m.), tortora
Prestito dal latino turtur (gen. turturis) "tortora". Non deve essere un'importazione molto antica e l'origine è senz'altro ecclesiastica (di tortore si parla nelle Scritture, ad esempio come vittime sacrificali nell'Antico Testamento). 


url, urlan (n.), velo per coprire la testa e il collo
Prestito molto alterato dal latino o:ra:rium "fazzoletto". Si noti la dissimilazione delle rotiche.


vers (m.), verso (poetico) 
Prestito dal latino versus (gen. versu:s) "linea, riga". 


vinzari (m.), stadera
Prestito dal latino uncia:rius "del peso di un'oncia". Lo sviluppo fonetico della vocale iniziale latina è decisamente anomalo.


víll (m.), velo della suora
Prestito dal latino ve:lum "velo". Termine connesso con la cristianizzazione. 


vín (n.), vino 
   composti:
   vínlauss, senza vino 
   vínleysi (n.), mancanza di vino 
   vínóðr, furioso per il troppo vino bevuto 
   víntré (n.), vite (lett. "pianta del vino")
   vínviðr (m.), vite (lett. "pianta del vino")
Deriva dal protogermanico *wi:nan, a sua volta prestito dal latino vi:num. Uno dei più antichi e gloriosi prestiti dalla lingua di Roma al mondo germanico. Forse è addirittura il più antico in assoluto. Fu portato direttamente dai caupones, mercanti di frontiera che si addentravano nei territori delle popolazioni non soggette all'Impero. 


ymni (m.), inno
   varianti: hymni, imni

Prestito dal latino ecclesiastico hymnus, a sua volta prestito dal greco ὕμνος. Senza dubbio è una parola connnessa alla cristianizzazione. Si noti però la vocale y della parola norrena, che presuppone una pronuncia /ymnus/, non /imnus/, cosa alquanto singolare, che meriterebbe l'attenzione degli studiosi. Si noti anche l'antico inglese ymne "inno", dalla stessa fonte.  

Il Cristianesimo non ha portato una vera rivoluzione onomastica: i battezzati continuavano a mantenere e a dare ai figli i nomi tradizionali, spesso composti con l'elemento Þór- "Thor". Questi sono alcuni nomi propri di origine latina cristiana o comunque giunti tramite il latino:

Ádám (m.), Adamo
Deriva dal latino crisitano Ada:m (indeclin., ma anche gen. Adae), a sua volta dall'ebraico (אָדָם 'A:da:m). Si noti l'assenza della desinenza -r del nominativo maschile forte.


Jóhann, Jóhannes (m.), Giovanni 
Jón
(m.), Giovanni 
   forme diminutive: Jóni, Jónsi
  
nomi composti:
   Jóngeirr
(m.), formato con geirr "giavellotto" 
Deriva dal latino cristiano Io:hanne:s, dal greco Ιωάννης, a sua volta di origine ebraica (יוֹחָנָן Yo:kha:na:n "Dio è Grazioso").
Si noti l'assenza della desinenza -r del nominativo maschile forte. 

Jóhanna (f.), Giovanna
   forma diminutiva: Jóka
Deriva dal latino Io:hanna, formato sul maschile Io:hannes (vedi sopra).


Jósep (m.), Giuseppe 
Deriva dal latino crisitano Ioseph(us), di origine ebraica (יוֹסֵף Yo:se:ph "Egli accresca").


Karlamagnús (m.), Carlomagno
Magnús (m.), Carlomagno
     gen. Magnúss, dat. Magnúsi
    
forma diminutiva: Mangi

Deriva dal latino medievale (Carolus) Magnus "(Carlo) il Grande"; si noterà che Karla- proviene direttamente dalla lingua dei Franchi: *karl "maschio; uomo libero", dal protogermanico *karlaz < *karilaz. Lo stesso vocabolo si trova nel lessico nativo del norreno: karl "uomo" (opposto a "donna"). Notiamo l'avverbio karlmannliga "virilmente" e l'aggettivo karlmannigr "virile", che sono quasi identici all'antroponimo Carlomanno (portato dal figlio primogenito di Carlo Martello e dal fratello minore di Carlomagno). Evidentemente la forma Magnús è un ipocoristico, divenuto molto diffuso nell'onomastica norvegese.


Klemetr (m.), Clemente
Klemens (m.), Clemente
Deriva dal latino Cleme:ns (gen. Clementis) "Mite". 


Markus (m.), Marco
Deriva dal latino Ma:rcus, a sua volta dal teonimo Ma:rs (gen. Ma:rtis) "Marte".


Marteinn (m.), Martino
Deriva dal latino Ma:rti:nus, a sua volta dal teonimo Ma:rs (gen. Ma:rtis) "Marte". Non mi è chiara l'origine del dittongo -ei- nella forma norrena.


Máría (f.), Maria
    gen./dat./acc. Máríu 
Si trova anche una variante con la prima sillaba breve. Deriva dal latino Mari:a, dal greco Μαριάμ, Μαρία, Μαρίη a sua volta dall'ebraico (מִרְיָם Mirya:m).


Mikjáll (m.), Michele
    variante: Mikael
Deriva dal latino cristiano Michae:l, a sua volta dall'ebraico (מִיכָאֵל Mi:kha:'e:l "Chi è come Dio?").


Nikolás (m.), Nicola
Deriva dal latino Ni:cola:us, a sua volta dal greco Νικόλαος, composto di νίκη "vittoria" e di λαός "popolo".


Páll (m.), Palo
Deriva dal latino Paulus. Prima che l'Apostolo delle Genti fosse chiamato così, questo era un cognome romano della Gens Aemilia, tratto dall'aggettivo paulus "poco; di piccola taglia".


Pétr (m.), Pietro 
Deriva dal latino Petrus, greco Πέτρος, formato da petra (gr. πέτρα) "pietra" come traduzione del nome Cefa, di origine aramaica e con lo stesso significato. 


Salómon (m.), Salomone
Deriva dal latino Salomo:n (gen. Salomo:nis), di origine ebraica (
שְׁלֹמֹה Shelo:mo:h).

venerdì 8 marzo 2019

PRESTITI FRANCESI IN NORRENO

Non soltanto il norreno ha dato numerosi prestiti alla lingua d'oïl e in particolare a quella parlata in Normandia (ancora oggi abbiamo hougue "collina", homard "aragosta", etc.), ma è anche accaduto che parole della lingua d'oïl adottata dai Normanni siano passate in norreno, a testimonianza dei potenti scambi culturali avvenuti in quelle terre in seguito allo stanziamento di Rollone. A Bayeux il norreno visse a lungo, anche quando era diventato una mera reliquia dotta tra i Conti di Rouen. È ben possibile che proprio quell'ambiente sia stato il tramite di questo processo. Dovettero infatti persistere contatti con Vichinghi che visitavano quelle terre per poi ritornare in Inghilterra e in Scandinavia. Questi avventurieri portarono i prestiti francesi persino in Islanda. Altri prestiti sono giunti in Norvegia nel XIII secolo: sotto il regno di Haakon IV Haakonsson (1204 - 1263) fiorirono le riddarasǫgur (saghe dei Cavalieri), traduzioni o trasposizioni in norreno della Materia di Bretagna e della Materia di Francia. Questo genere giunse poi in Islanda nel XIV secolo. 

Il genere delle voci norrene è indicato tra parentesi: (m.) = maschile; (f.) = femminile; (n.) = neutro. Si riporta la forma nominativa e quella obliqua (obl.) delle voci della lingua d'oïl, dove sono distinte. 

almandr (m.), mandorla
alemandel (n.), mandorla
   composti:
   almendashnot (f.), mandorla
Francese antico almande "mandorla". Notare il cambiamento di genere.  

amalera, smaltare
Francese antico esmailler "smaltare". La sillaba iniziale es- seguita da consonante può avere come variante a- (es. apouse "sposa" per espose, espouse). La terminazione -era è chiaramente derivata dall'infinito in -er della lingua d'oïl, esteso all'intera coniugazione (all'epoca la -r non era affatto muta!). 

amía (f.), amata, amica
Francese antico amie "amica". Un termine tipico della vita di corte, dove le trombamicizie fiorivano già in epoca medievale.

asni (m.), asino
ásna, asna (f.), asina
Francese antico asnes "asino", obl. asne; francese moderno âne

áss (m.), uno (sui dadi)
Francese antico as "uno (sui dadi)". In italiano abbiamo la parola asso, risalente al XIII secolo. Deriva dal latino a:s "moneta di rame" (in origine da una libbra), gen. a:ssis

baldikin (n.), baldacchino, ricco broccato
Francese antico baldekins, obl. baldekin. Attestanto nel 1160 circa: Camille vestent  de chemise Et d'un blialt de baldekin (Enéas, 7638). Francese moderno baldaquin. In ultima istanza viene dal nome di Baghdad, proprio come la baldracca.

barún (m.), barone (pl. barúnar)
Francese antico ber, obl. baron "barone". Francese moderno baron. Il prestito deve essere avvenuto dalla variante dialettale della forma obliqua, baroun, barun. Vedi più in basso il commento alla voce sira "signore".

bastarðr (m.), bastardo
Francese antico bastarz, obl. bastard "bastardo". Francese moderno bâtard. Il termine nativo per indicare il bastardo è hornungr.

bisund (f.), moneta d'oro, bisante
Francese antico besanz, obl. besan. Francese moderno bezant. Il prestito deve essere abbastanza antico, perché mostra il suono -e- del romanzo adattato in -i- e l'Umlaut causato da un'antica desinenza femminile *-u, che ha trasformato l'antica -a- in -u-. Si noti anche il nesso -nt- reso con -nd-, forse perché il nativo -nt- era all'epoca già divenuto -tt-. La sibilante sonora, inesistente in norreno, è stata adattata in una sibilante sorda.  

blank (n.), panno bianco
Francese antico blans, obl. blanc "bianco". 


blíaz, blíat (n.), veste di seta
Francese antico blialz, obl. blialt, bliaut "sopraveste".  Così laciees estreitement en dous blialz de purpre bis "allacciate strettamente in due sopravesti di lino purpureo" (Lanval di Maria di Francia); duna blialz, duna mantels "donò sopravesti, donò mantelli" (Arthur di Wace) etc. Il nominativo blialz continua nel norreno blíaz, mentre la forma obliqua blialt continua nel norreno blíat. Ovviamente le funzioni grammaticali delle forme francesi sono sono andate perdute nel passaggio al norreno. 


bóla (f.), bolla, sigillo 
Francese antico bole "pomello". Francese medio e francese moderno boule. In ultima analisi dal latino bulla.


bóti (m.), scarpa, stivale
Francese antico bote "stivale", con corrispondenze in occitano, spagnolo e latino medievale - in ultima analisi di origine ignota. Dalla stessa fonte deriva anche l'inglese boot "stivale".
La parola francese è di genere femminile, passando in norreno è diventata maschile. 

brokkari (m.), trottatore, cavallo
Francese antico brochier, broicher "speronare". In ultima istanza dal latino broccus "appuntito, prominente", a sua volta prestito dal celtico. Dalla parola francese deriva anche l'inglese broach "strumento appuntito", to broach "perforare". Il vocabolo norreno deve essere stato preso a prestito prima della palatalizzazione.


bukl (n.), umbone
buklari (m.), scudo con umbone
Francese antico bocle "umbone"; bocliers, obl. boclier "scudo con umbone". Francese moderno bouclier "scudo". In ultima istanza dal latino buccula "piccola bocca".


burdeigja, burdia, fare salti artistici
Francese antico bohorder, behorder "giostrare, combattere con la lancia". In ultima analisi dalla lingua dei Franchi: *bi-hordôn "fortificare con pali".


burgeiss (m.), abitante di un borgo
Francese antico burgeis, borjois "abitante di un borgo". Francese moderno bourgeois. Il norreno ha reso con /gj/ il suono postalveolare /dʒ/ della lingua d'oïl.


burt (n.), torneo
Francese antico bohorz, behorz, obl. bohort, behort "torneo". Francese moderno béhourd. Vedi sopra la voce burdeigja, burdia.


dans, danz (m.), danza
dansa, danza, danzare
Francese antico danse "danza". Anche in francese moderno abbiamo danse "danza", per quanto la pronuncia sia diversa.


dauss (m.), due (sui dadi)
Francese antico dous "due (sui dadi). Il dittongo /ou/ della lingua d'oil è reso con /au/.

djásn (n.), diadema
Francese antico diademes, obl. diademe. Non sono riuscito a trovare una forma in grado di spiegare in modo soddisfacente la parola norrena, forse è da una variante *diazemes - che sembra occitanizzante. Il francese moderno ha diademe, ma sembra un termine dotto recente più che una continuazione della forma medievale. Si segnala a questo punto un grave refuso: in molte versioni del dizionario dell'antico islandese di Zoëga presenti nel Web, a causa di una scansione difettosa, la glossa inglese diadem è diventata disdain "sdegno", traendo in inganno molti navigatori. Possibile che non esista tutela da simili aberrazioni?

drómundr (m.), grande nave da guerra
Francese antico dromonz, obl. dromont "veliero veloce". Nel dialetto normanno si ha dromunz, obl. dromund, fonte diretta del prestito.


dubba, equipaggiare, vestire, decorare
Francese antico adober, aduber "equipaggiare; attribuire il titolo di cavaliere". Francese moderno adouber "nominare (un successore, un ministro); aggiustare un pezzo sulla scacchiera.

dubl, dufl (n.), gioco dei dadi
Alla lettera significa "doppia".
Francese antico doble, duble "doppio". Francese moderno double

dust (n.), giostra
Francese antico joste, juste "giostra", in ultima analisi dal latino iuxta: "vicino, accanto; subito dopo". Notevole la consonante occlusiva /d/, tentativo di rendere il suono postalveolare /dʒ/ del francese antico. Ovviamente questo vocabolo non ha nulla a che vedere con il nativo dust (n.), polvere, di chiara origine germanica.


duz (n.), dozzina
Francese antico douze "dodici".


fallera, ingannare
feila, essere timido 
Francese antico faillir "fallire; errare, fare un errore". Dalla stessa fonte deriva anche il tedesco fehlen "mancare, essere assente", più anticamente feilen (es. Bibbia di Lutero, 1545).

fals (n.), frode
    gen. sing. fals; pl. fǫls
fals-, falso, fraudolento
falsa, falsificare, frodare
Francese antico fals "falso" (f. false); forme alternative: faus, faux, falt. Francese moderno faux. In ultima analisi dal latino falsus

fantr (m.), servitore, fante
Francese antico enfes, obl enfant. Francese moderno enfant, italiano fante (e al femminile fantesca "serva"). In ultima analisi dal latino infante(m), con qualche interferenza semantica dal gotico *fanþja (m.) "fante", antico alto tedesco fendo, voci che non possono derivare dal vocabolo latino e che hanno il solo significato militare. La parola norrena viene dalla forma obliqua della parola francese. 

fínn, fine, carino
Francese antico fins, obl. fin "fine" (agg.).


floel, fluel (n.), velluto
Francese antico velueaus, obl. veluel "velluto". Francese moderno velu.


flúrr (m.), pane fine d'orzo 
Francese antico flor, flour, fleur "fiore". Francese moderno fleur. Uno slittamento simile si è avuto nell'inglese flour "farina" (< "fior di farina").

fól (n.), stolto
fóli (m.), stolto
fólskr, stupido
Francese antico fous, obl. fol, donde anche inglese fool. Francese moderno fou "stupido". Proviene dal latino follis

formel (m.), tipo di falco
Francese antico formel, dal latino fo:rma:lis. Alla lettera significa "formale" ed era un aggettivo che indicava ogni specie di rapace usato in falconeria. Nel medio inglese di Chaucer abbiamo formel egle "aquila da falconeria".

fors, forz (n.), violenza
Francese antico force "forza". Francese moderno force. Come in altri casi, il nome femminile originario perse la sua terminazione vocalica (che all'epoca non era muta), diventando neutro. Non va confuso con il vocabolo nativo fors (variante foss) "cascata" - sempre di genere neutro - che proviene invece da una lingua preindoeuropea di sostrato. 

funtr (m.), fonte battesimale
Francese antico fonz, obl. font "fonte battesimale".


gammi (m.), scala musicale
Francese antico gamme "scala musicale". In questo caso la desinenza del femminile -e è stata adottata in norreno come -i, con conseguente cambiamento di genere. 


gardekors (n.), indumento corto simile a una giacca
Francese antico gardecors, obl. gardecors. Nel francese odierno gardecorps significa invece "parapetto, ringhiera".


garland (n.), diadema
Francese antico garlande. Francese moderno garlande


glafel (n.), giavellotto, lancia
Francese antico glaives, obl. glaive "spada". Francese moderno glaive. Si noti la riduzione del dittongo della forma francese antica a vocale breve anziché lunga come ci si aspetterebbe.


glósa (f.), spiegazione, traduzione
Francese antico glose "nota esplicativa", che deriva dal latino glo:ssa, a sua volta dal greco.


grein (n.), materiale di vestiario
Francese antico graine "granello", che deriva dal latino gra:na, pl. di gra:num "chicco" e usato nel senso di "costituzione materiale dei solidi" (italiano grana). Il vocabolo norreno non deve essere confuso con due suoi omofoni: grein (f.) "tipo, specie", che è dal protogermanico *ga-raiþni, e grein (f.) "ramo", che è dal protogermanico *graini (*grainiz).


hallarr (m.), tipo di albero
Francese antico halliers, obl. hallier "macchia, bosco". Deriva dalla lingua dei Franchi e ha come radice *hasl- "nocciòlo". Il norreno ha come voce nativa hasl "nocciòlo", dal protogermanico *χaslaz.


harneskja, herneskja (f.), armatura
Francese antico harnais, hernois "equipaggiamento per la battaglia", donde anche il tedesco Harnisch "armatura" e l'italiano arnese. Si tratta di una parola germanica tornata in molte lingue di quello stesso ceppo per effetto boomerang. La forma d'origine deve essere *her-nest e deve appartenere alla lingua dei Franchi, nonostante sia diffusa l'idea che sia invece norrena - a dispetto del fatto che non la si trova attestata in nessuna fonte.


hastorðr, che parla velocemente
Francese antico haste "fretta, urgenza, velocità". Francese moderno hâte "impazienza". Il vocabolo è di origine germanica e proviene dalla lingua dei Franchi: *haist, a sua volta dal protogermanico *χaifstiz. Il termine norreno nativo derivato da questa voce è invece heifst (f.) "lite, contestazione, inimicizia". Il secondo membro del composto norreno hastorðr è chiaramente orð "parola".


hortigr, agile, rapido
Francese antico hurter "urtare, colpire, collidere". Un aggettivo simile, dalla stessa fonte, si trova anche in tedesco: hurtig "agile, rapido". Nel medio alto tedesco era hurtec, hurteclîch "rapido", ma propriamente "che cozza violentemente contro".  La parola francese, tanto prolifica, deriva dalla lingua dei Franchi: *hrûtan "cozzare".


kamelet (n.), stoffa di lana con trama damascata o satinata
Francese antico camelotz, obl. camelot "cammellotto". Dalla stessa fonte deriva anche l'inglese camlet. Si tratta di un termine tecnico.


kamfar (n.), canfora 
Francese antico camphre "canfora". 


kanifas (n.), tela da vela
Francese antico canevas, chenevas "tela", dal latino medievale canavacium. Dallo stesso vocabolo latino deriva anche l'italiano canovaccio. La parola norrena viene proprio dalla forma settentrionale canevas


kapaleinn, kapalínn (m.), cappellano
Francese antico capelains, obl. capelain "cappellano". La variante kapellánn viene invece direttamente dal latino ecclesiastico capella:nus.


kaprún (n.), cappuccio
Francese antico caperons, chaperons, obl. caperon, chaperon "cappuccio". In francese moderno abbiamo sia capron "veste di un novizio cappuccino" che chaperon "cappuccio", con palatalizzazione. 


katel (n.), bestiame, propretà domestiche, beni
Francese antico cateaus, cateax, catiaus, catiax, catels, obl. catel "possedimento" (anche con consonante palatale, chateaus, etc.) - dal latino medievale capitale "proprietà", a sua volta forma sostantivata dell'aggettivo latino capita:lis, da caput "capo, testa".


kisill (m.), veste di seta o di lino 
Francese antico cainsil, chaisil, chesil "veste fine di lino" (forma obliqua, non ho trovato attestazioni del nominativo; ricorre in locuzioni come chamise de cainsil, etc.). Deriva dal latino medievale camisale, a sua volta dal latino cami:sia, di origine celtica. La forma cainsil con consonante velare è quella che è passata in norreno.


klaret, klare (n.), vino speziato
Francese antico clarez, obl. claret "vino rosso di Bordeaux", dal latino medievale claratum (vinum), formato dal latino cla:rus "chiaro". Il prestito deve essere tardo, come mostra la variante klare. Si noti che clarez è una forma semidotta: l'esito naturale del suffisso -a:tum è diverso e non mostra tracce di consonante. Dalla parola francese, è stata poi ricavata la forma latinizzata claretum per effetto boomerang.


kofr (n.), petto, torace
    gen. sing. kofrs
Antico francese cofres, obl. cofre "cesto". Francese moderno coffre "cesto; tronco di un veicolo". In ultima analisi dal latino cophinus "cesto", di origine greca - donde anche l'italiano cofano.


kofri (m.), cappa; cappello
Antico francese covreches, obl. covrechef "copricapo". Francese moderno covrechef.


kompánn, kumpánn (m.), compagno; membro virile 
Francese antico compaign, obl. compagnon "compagno". In ultima analisi dal latino compa:nio: (gen. compa:nio:nis).

kompáss (m.), anello, cerchio
Francese antico compas "compasso". 


kordúnn-, fatto di cuoio di Cordova
Francese antico cordoans, obl. cordoan "di Cordova".


kothardi (m.), cappa, mantello
Francese antico cotte hardie "tipo di veste". Il prestito deve essere tardo. 


kreatýr (n.), creatura
Francese antico creature, che può essere definito crudo latinismo (da crea:tu:ra). 


kría, pretendere, insistere 
Francese antico crier "gridare". 


kult (n.), soffitto, arazzo
Francese antico coulte, cuilte "materasso con fodera morbida", in ultima analisi dal latino culcita "materasso, guanciale, cuscino".


kurt (n.), corte
Antico francese corz, cortz, obl. cort "corte"; normanno curz, obl. curt. Francese moderno court.

kurteiss, cortese, ben educato
kurteisi (f.), cortesia, buone maniere, cavalleria
Francese antico cortois (f. cortoise) "cortese", cortoisie "cortesia"; normanno curteis (f. curteise) "cortese", curteisie "cortesia". Francese moderno courtois. Chiaramente il norreno ha preso a prestito la forma normanna. Si noti quanta fosse la differenza del suono del dittongo nel francese antico rispetto a quello moderno.  

kveif (f.), cappa, cappello
Francese antico coife, coiffe "copricapo". Stessa etimologia dell'italiano cuffia


kver (n.), pagine piegate di un libro; libricino 
Francese antico quiers, quoyers, obl quier, quoier, derivato dal latino quaternum.


kvittr, pari; libero (da qualcosa)
Francese antico quitte, obl. quitte (notare l'assenza di -s al nominativo) "libero (da qualcosa), esente", derivato dal latino quie:tus "quieto, tranquillo".

kærr, caro 
A prima vista parrebbe un prestito dal latino ca:rus, ma il vocalismo sarebbe inesplicabile. La forma norrena ha infatti una vocale lunga ma anteriore. In francese l'esito del latino ca:rus è chiers, obl. chier, con una consonante palatale. Si ricorda però che non in tutti i dialetti del francese dei Normanni si trova questa palatalizzazione secondaria. Possiamo così stabilire che questo vocabolo, negletto dagli studiosi e trattato con superficialità, è un prestito dalla varietà normanna della lingua d'oïl: kers, obl. ker.

laðrúnn (m.), rapinatore
Francese antico lerre, obl. larron, ladron, ladrun "ladro". Francese moderno larron


latún (n.), ottone
látunn (m.), ottone
Francese antico laton "ottone" (forma obliqua), già attestato verso la fine XII secolo. Francese moderno laiton. Un notevole arabismo: deriva dall'arabo lāṭūn "rame". 


letr (n.), scrittura
Francese antico lettre "lettera". 


livori (m.), un tipo di legno duro
Francese antico l'ivoire "l'avorio", da ivoires, obl. ivoire "avorio" con articolo agglutinato. Non sono riuscito a identificare il legno in questione, probabilmente chiamato così per il suo aspetto lucido e il suo colore chiaro.


manér (n.), maniera, modo, guisa
Francese antico maniere, manere "maniera", risalente a un latino *manua:ria


marbri (m.), tessuto colorato
Francese antico marbrez, obl. marbré "variegato", in ultima analisi da marbres, obl. marbre "marmo". In francese moderno marbré è una torta variegata.

mát (n.), scacco matto
Francese antico matz, obl. mat "scacco matto", di origine persiana: shāh māt "il re è morto". Un notevole termine culturale. 


mella (f.), cappio, occhiello, buco nella foglia della freccia
Francese antico maille "macchia", dal latino macula "macchia, chiazza".


morel (m.), cavallo marrone nero
Francese antico moreaus, morels, obl. morel "bruno scuro" (detto di cavallo).


morsel (n.), boccone 
Francese antico morseaus, morsels, obl. morsel "boccone". Francese moderno morceau. La stessa parola della lingua d'oïl ha dato anche l'inglese morsel "boccone".


mustarðr (m.), senape
Francese antico mostarde. Notare il cambiamento di genere. 


mustari, musteri, mysteri (m.), monastero, chiesa collegiata
Francese antico mostiers, obl. mostier "luogo di culto cristiano; chiesa monastica", dal latino monaste:rium.


mærr (m.), borgomastro
Francese antico maire, obl. maire "pubblico ufficiale anziano".


Norðmandí (f.), Normandia
Francese antico Normandie. Formato dal norreno norðmaðr "uomo del nord, normanno, norvegese" (pl. Norðmenn), ma con una terminazione romanza: la parola è quindi rientrata in norreno per effetto boomerang in questa forma singolare. L'accento si colloca ovviamente sull'ultima sillaba. Un caso oltremodo interessante.  


olifant (n.), avorio, corno
Francese antico olifanz, obl. olifant "avorio; corno d'avorio (usato in battaglia); elefante". In ultima analisi dal latino elephantus "elefante" (per il classico elepha:s, gen. elephantis). 


osterin (n.), tessuto di seta purpurea
Francese antico osterins, obl. osterin, che indica un prodotto costoso (la cui natura varia a seconda dei testi), ma verosimilmente qualcosa che ha a che fare con la porpora. Deriva dal latino ostri:nus "purpureo, di porpora".

ostra (f.), ostrica
Francese antico hoistre, passato in inglese come oyster. Francese moderno huître

palafrey (m.), palafreno
Francese antico palafreiz, palefrois, obl. palafreid, palafrei, palefroi "palafreno", derivato dal latino tardo paravere:dus "cavallo da posta", che ha origine celtica e ha dato anche il tedesco Pferd "cavallo".


pardún (n.), perdono
Francese antico pardons, obl. pardon "perdono". Francese moderno pardon. Un termine legato alla vita cavalleresca e cortese della Normandia. 


parlament (n.), incontro, torneo
Francese antico parlemenz, obl. parlement "discussione, negoziazione". 

partr (m.), parte, divisione
partera, dividere, spartire
parteran (f.), disivione
Francese antico parz, obl. part "parte". Francese moderno partie. La terminazione norrena -era contiene l'infinito francese in -er. Lo stesso fenomeno ha avuto luogo in tedesco, dove la ben nota uscita -ieren ha la stessa origine. Francese antico marcher "marciare" : tedesco marschieren. Nel francese moderno la -r finale non si pronuncia più in questi verbi, ma era ancora presente nella lingua antica e aveva un suono vibrante (la cosiddetta "erre moscia" è recente).

pataldr (m.), battaglia
Francese antico bataille "battaglia". Notevole il cambio di genere, oltre alla consonante sorda iniziale.


peðmaðr (m.), pedone
peðmát (n.), tipo di scacco matto
Francese antico pedons, obl. pedon. Il composto pe
ðmaðr è notevole: alla parola presa a prestito e adattata è stato aggiunto maðr "uomo". Per quanto riguarda peðmát, vedi mát "scacco matto".

penta, dipingere
pentari
(m.), pittore
penturr (m.), pittore
Francese antico peindre "dipingere"; peintre, obl. peintor "pittore". Francese moderno peindre.

pía (f.), gazza
Francese antico pie "gazza", dal latino pi:ca. Dalla stessa parola della lingua d'oïl deriva anche l'inglese pie "gazza".  

pílagrimr (m.), pellegrino
Francese antico peregrins, obl. peregrin "pellegrino; crociato"; variante pelerins, obl. pelerin. Francese moderno pellegrin. Il prestito è chiaramente avvenuto a partire dalla forma con -gr-, prima dello sviluppo della forma ridotta con -r- semplice; la stessa forma francese antica è passata in antico alto tedesco come piligrīm (la seconda rotazione consonantica non agiva già più).

píment (n.), tipo di vino speziato
Francese antico pimenz, obl. piment. Francese moderno piment "peperoncino, spezia". Quando il prestito entrò nel norreno, non esistevano ovviamente peperoncini in Europa: si sarà trattato di vino aromatizzato con altre spezie. 

plaxa (f.), luogo pianeggiante
pláz (n.), luogo
Francese antico place "luogo", dal latino platea "piazza". Dalla stessa parola della lingua d'oïl deriva l'inglese place "luogo".

port (n.), cancello 
portari (m.), portiere
Francese antico porte "porta". L'ennesimo femminile divenuto neutro. 

prinz (m.), principe
Francese antico princes, obl. prince "principe". 


prísa (1), punire, affliggere
Francese antico prise "cattura", dal participio passato di prendre "prendere; catturare".


prísa (2), lodare
Francese antico prisier "lodare, stimare; premiare", dal latino appretia:re "apprezzare", a sua volta da pretium "prezzo". Stessa etimologia dell'italiano apprezzare.


príss (m.), prezzo; fama, gloria 
Francese antico pris, prix, preis (obl. immutato) "stima, reputazione; premio", dal latino pretium "prezzo".

prísund (f.), prigione
Francese antico prison, obl. prison "prigione" (come spesso accade nei femminili, il nominativo sing. non ha -s finale). Il prestito deve essere avvenuto da una variante normanna prisoun, prisun. La vocale lunga si deve a collegamento etimologico al verbo prísa "punire, affliggere" (vedi sopra).


prúðr, orgoglioso
Francese antico prouz, proutz, obl. prud "prode, valoroso". Della stessa origine è anche l'inglese proud


puliza, pulire 
Francese antico polir "pulire".

púta (f.), puttana
  pútna (gen. pl.), delle puttane
  composti:
  pútna-hús (n.), bordello
  pútu-barn (n.), figlio di puttana
  pútu-sonr (m.), figlio di puttana
Francese antico pute, obl. putain. Francese moderno pute. Una delle più vistose testimonianze dei flussi informativi che dal mondo romanzo giungevano fino all'estremo Settentrione.  

Rabita (f.), Arabia
Francese antico Arabiz, obl. Arabit "Arabo".


reison (f.), ordine, modo
Francese antico raison "ragione". 


rís (n.), riso; granaglia di riso
Francese antico ris (obl. immutato) "riso", dal latino ory:za, a sua volta dal greco. Gli antichi Greci, insopportabili snob con la puzza sotto il naso, usavano il riso solo per fare decotti: bevevano l'acqua e gettavano via il cereale. I Romani conobbero il riso tardi, ma i Bizantini lo usarono nell'alimentazione, ad esempio facendone budini.


roba (f.), veste
Francese antico robe "veste", che deriva dalla lingua dei Franchi: *rauba "veste".


rolla (f.), rotolo di carta
Francese antico roles, obl. role "rotolo; documento arrotolato". Francese moderno rôle.


rosti (m.), uomo litigioso, rude
rósta (f.), lite
Francese antico rustes, ruistes, obl. ruste, ruiste "rozzo, incolto"; rustie "brutalità", derivati dal latino ru:sticus "rurale".


roti (m.), truppa, banda  
Francese antico rote, route "truppa, banda". In ultima analisi dal latino tardo rupta "divisione", da rumpere "rompere".


safran (n.), zafferano 
Francese antico safrans, obl. safran "zafferano". Un notevole arabismo: deriva dall'arabo za'farān, a sua volta dal persiano zarparan  (zar "oro" + par "petalo").

salún (n.), panno straniero
Francese antico chalons, obl. chalon "copriletto", dalla località di Châlons-sur-Marne, dove questi tessuti furono prodotti per la prima volta. Notare la consonante palatale resa con una sibilante.


sapol (n.), copricapo
Francese antico chapeaus, chapeax, chapels, obl. chapel "cappello". Il prestito ha l'aria di essere tardo. Notare la consonante palatale resa con una sibilante. 


sifra (f.), zero
Francese antico cifre, cyfre, cyffre (f.) "cifra, simbolo del numero zero", dal latino medievale cifra, a sua volta dall'arabo ṣifr "zero, nulla". Il prestito è evidentemente tardo.


siklát, siklátun (n.), un tipo di seta preziosa
Francese antico siclatons, obl. siclaton "seta fine intrecciata d'oro" (le varianti ortografiche sono molto numerose). In ultima analisi dall'arabo siqillātun.


siment (n.), cemento
Francese antico cimenz, obl. ciment "cemento".


sira (m.), sire
sinjórr (m.), signore
Francese antico sire, obl. seignor. Il titolo sira è un prestito culturale, che si diffuse in Norvegia assieme al sistema feudale. Ritenuto la causa della prosperità delle genti di Normandia, assieme al Cristianesimo, fu preso a modello dai Re Olaf I e II. Già il primo re unico di Norvegia, Harald Bellachioma, aveva preso l'Impero di Carlomagno come modello, anche se rimase sempre pagano. Notare che la vocale tonica del prestito è stata adattata come vocale breve, in modo inatteso. Come altri vocaboli stranieri passati alla declinazione debole maschile, mostra l'uscita -a, invariata nei casi obliqui. 


skammfœra, bistrattare
Francese antico esconfire "sconfiggere".


skarlat, skarlak (n.), scarlatto
Francese antico escarlate (f.) "tipo di veste preziosa" (di colore rosso scarlatto). In ultima analisi dal persiano sakirlot.


skviari, skýari, skýjari (m.), distinto servitore
Francese antico esquiers, obl. esquier "scudiero". 


spaldenære, spaldener (n.), abito da spalla imbottito sotto la
     corazza
Francese antico espauliere (f.) "difesa per la spalla", chiaramente da espaule "spalla". Non troppo dissimile dall'italiano spalliera. Il prestito ha l'aria di essere tardo.


spáz (n.), spazio
Francese antico espaces, obl. espace "spazio".


spiz, spis (n.), aroma; buon cibo
spizari (m.), spezie
spiza, speziare
Francese antico espice "spezia"; espicerie "spezie". Il francese moderno a épice; épicerie.


spúsi, púsi (m.), sposo
spúsa, púsa (f.), sposa
spúsa, púsa, pausa, sposare
Francese antico espos, espous, espeuz, espus (nom. e obl.) "sposo"; espose, espouse, espeusse, espuse "sposa". Il francese moderno ha époux "sposo", épouse "sposa". Sono notevoli termini culturali, la cui introduzione fu ritenuta necessaria per rimarcare la differenza tra il costume pagano e quello cristiano, in un contesto in cui il concetto stesso di matrimonio religioso era di difficile comprensione.


surkot, syrkot (n.), cappotto, mantello
Francese antico surcoz, obl. surcot "tunica". Il prefisso romanzo sur- risale ovviamente al latino super-, mentre cot(te) è dal protogermanico *kutto: "vestito di lana". Dalla stessa fonte proviene anche l'inglese coat "cappotto".


sæi (m.), veste di lana fine
Francese antico saies, obl. saie "saio". Latino tardo saium, di origine celtica.

tabarðr (m.), tabarro, tovaglia
Francese antico tabarz, obl. tabart "sopraveste semplice senza maniche". In ultima analisi dal latino medievale tabardum, di incerta origine. 

tabúr (n.), tamburo
Francese antico tabors, obl. tabor "tamburo". In ultima analisi si tratta di un arabismo. 

tasla (f.), fascia; indumento 
Francese antico tasseaus, obl. tassel "nappa", dal latino ta:xillus. Notevole il cambiamento di genere.


tersél (m.), tipo di falco
Francese antico terciaus, obl. terciel "falco maschio (specialmente di girifalco o di falco pellegrino)", dal latino volgare tertiolus.

testament (n.), testamento, volontà
Francese antico testamenz, obl. testament


treyja (f.), giacca, maglione
Francese antico troie "giacca".


tréhakl (n.), antidoto, contravveleno
Francese antico triacles, obl. triacle "teriaca; animame favoloso (da cui si pensava fosse ricavata la teriaca)". 


truff (n.), alterigia
Francese antico trufe "beffa; millanteria", propriamente "tartufo".


turna, girare, menare
Francese antico torner, turner "tornare".


turnéra, tornire
Francese antico tornier, turnier "tornire".


turniment (n.), torneo
Francese antico tornoiemenz, obl. tornoiement "torneo".


ævintýr (n.), avventura, evento
Francese antico aventure "avventura", dal latino adventu:ra "le cose future".

Mi pare di ravvisare un certo disinteresse del mondo accademico per queste dinamiche complesse: la scienza che studia i prestiti è ancora ai primordi - e a quanto pare non ha nemmeno un nome ufficiale.