venerdì 18 ottobre 2019


TUTTI I COLORI DEL BUIO 

Titolo originale: All the Colors of Darkness
Autore: Lloyd Biggle Jr.
Anno: 1963

Lingua originale: Inglese
Genere: Fantascienza
Editore: Arnoldo Mondadori Editore 
Edizioni italiane:
    Urania n. 335 (1964)
    Urania n. 686 (1975)
    Urania n. (1981)
Codice ASIN: B000ND3EU2
Codice ISBN: A000019927 
Pagine: 192 pp.
Formato: Paperback
Traduzione: Mario Galli


Sinossi (da Mondourania.com): 
I meandri dell'iperspazio, gli oscuri corridoi dimensionali, hanno ormai pochi segreti per il lettore di fantascienza. E l'autore di questo esemplare, cinematografico romanzo d'azione ne è ben consapevole: il viaggio istantaneo non pretende dunque di essere qui una mirabolante trovata, ma semplicemente il punto d'avvio d'un intreccio solido già di per se: fortunose vicende d'un gruppo di ricercatori, inspiegabili sparizioni di viaggiatori, sabotaggi, interventi di agenti privati e polizie di tutto il mondo. Ma quella che può sembrare soltanto una cronaca, per quanto movimentata, dello sfruttamento industriale dell'iperspazio, s'arricchisce al momento giusto di un elemento nuovo che scienziati, poliziotti e industriali non potevano prevedere. Dietro la facciata della quarta dimensione si nasconde...

Trama:
Siamo nel 1986, che all'epoca in cui il romanzo fu scritto sembrava lontanissimo nel futuro, credo a causa di una distorsione nella percezione del tempo caratteristica di molti fantascientisti. Un'azienda chiamata Universal Transmitting Company fa una sensazionale scoperta: un sistema che permette il teletrasporto istantaneo da un luogo a un altro. Basta che una persona si infili nella macchina trasmittente per essere scomposta e ricomposta nella macchina ricevente. Proprio quando l'azienda si prepara a rendere pubblica la sua invenzione e a rivoluzionare l'industria dei trasporti, ecco che avvengono alcuni misteriosi sabotaggi. Cosa particolarmente inquietante, si registrano casi di persone entrate nella macchina trasmittente e sparite nel nulla. Viene così assoldato un investigatore privato, Jan Darzek, affinché faccia chiarezza sui malfunzionamenti del teletrasporto prima che la cosa diventi di pubblico dominio e si risolva in una catastrofe. Jan fa le sue indagini e viene a scoprire qualcosa di sorprendente: le persone scomparse sono sempre le stesse, anche se la cosa non risulta subito ovvia dato che usano travestimenti vari per nascondere la loro identità. Quando il detective segue una di queste persone, decide contro ogni buon senno di infilarsi assieme a lei nel trasmettitore, scomparendo all'istante e venendosi a trovare sul lato nascosto della Luna, in una base gestita da un piccolo numero di alieni bizzarrissimi. Questi esseri hanno soltanto un fine: impedire al genere umano di continuare con i suoi pericolosi esperimenti di teletrasporto. Infatti la capacità di trasferire oggetti ed esseri viventi da un punto all'altro dello spazio è il primo passo verso i viaggi interestellari. Il punto è che la specie Homo sapiens è ritenuta troppo immatura e perversa per unirsi all'Ecumene Galattica, così deve restare confinata sul coprolito che è la Terra. Si tratta di una vera e propria quarantena. Come se agli estremi confini del Sistema Solare fosse stato collocato un cartello con scritto "NON ENTRARE". La decisione degli extraterrestri operanti sulla base lunare sembra senza appello, eppure dal loro dialogo con l'agente rapito scaturiranno frutti del tutto inattesi...  


Recensione: 
In sintesi è la storia di un uomo che passa molto tempo tra alieni di una specie con più di due sessi, e al ritorno a casa si accorge di non provare alcun desiderio per le donne. 

Ho messo le parole sopra riportate su Anobii, come microrecensione. Una navigatrice, certa Anna Reda - forse punta nel vivo - mi ha aggredito strillando:

"Ma doveee???!!! Hai letto un altro libro?" 

Ebbene no, il libro era proprio quello. Tutti i colori del buio, di Lloyd Biggle Jr. e basta. Lo devo ammettere, i miei ricordi sono un po' confusi, in fondo sono passati molti anni. Ero al liceo quando ho letto il romanzo di Lloyd Biggle Jr., eppure ogni tanto riemerge ancora qualche dettaglio fissatosi all'epoca nei banchi di memoria stagnante. Il detective Jan Darzek - ho recuperato il suo nome nel Web - si è trovato in mezzo a esseri di una stranezza incredibile, come se i loro corpi appartenessero a una geometria non euclidea, addirittura quadridimensinale. Le loro membra erano sottili, i loro volti lunghissimi e piatti, come se fossero scaturiti da un quadro di Picasso. A un certo punto, verso il finale, compariva una specie di predicozzo sulla molteplicità e sulla necessità della tolleranza. Ai tempi non sapevo nulla del pestilenziale buonismo politically correct, non avevo la benché minima idea di come questo tumore maligno avrebbe ridotto il nostro mondo. A distanza di molti anni ho dato un'occhiata al testo e vi ho trovato molte cose notevoli. Innanzitutto ho individuato le esatte parole pronunciate dall'alieno moralista Zachary all'investigatore rapito (il grassetto è mio):

- Pensateci! La vostra oscurità è tanto profonda, e siete ancora parecchie generazioni lontano persino dall’aver imparato a comportarvi tra voi. Sfruttate il debole. Sfidate il forte con le armi nucleari. Pervertite la giustizia, anche dove questa esiste. Il vostro onore è in vendita su ogni mercato. Perseguite quelli della stessa vostra razza per una semplice diversità di pelle… Una piccola diversità paragonata ai colori degli abitanti degli altri mondi. Vi dichiarate guerra per semplici contraddizioni di parole in quelle che voi chiamate religioni… piccole contraddizioni paragonate a quelle delle altre religioni della galassia. Non avete neppure regolato il comportamento tra i sessi, e siete fortunati, dato che ne avete solo due. Non possiamo, non dobbiamo permettere che il vostro popolo esca dal sistema solare. La galassia ha miriadi di mondi la cui potenza e tecnica vanno oltre la vostra comprensione. Voi siete aggressivi e in balia della vostra oscurità. Sareste in grado di procurare gravi danni agli altri, e questi risponderebbero distruggendovi. Ora, avete altre domande da fare?

Vedete che il riferimento alla pluralità dei sessi non era un parto della mia infetta fantasia?

Riporto questo interessante dialogo tra Jan Darzek e la provocante Jean, che lo concupisce senza successo:

- Dal momento che ti trovavi sulla Luna potevi svolgere qualche indagine e magari risolvere il mistero. Non hai visto niente di interessante?
- Sì. Ho incontrato gli abitanti della Luna.
- Che aspetto hanno? - domandò Jean.
- Enormi. Alti circa due metri e larghi quanto la porta di un fienile. Erano avvolti da bende, come se fossero mummie egiziane. I tratti di pelle che potevo vedere erano di un azzurro pallido. 
- Non c'è niente di strano in questo. Le notti lunari devono essere molto fredde.
- Le donne non lo erano. Erano calde, più calde delle terrestri. Avevano quattro dita, e i loro volti erano piatti, come se  fossero stati schiacciati da un compressore. Ma le trovavo belle. Non chiedetemi perché.
- Mio Dio! - esclamò Jean. - Ecco perché è ancora scapolo.

Già al primo incontro con un alieno di sesso femminile, Jan Darzek aveva avuto reazioni particolari, non certo di repulsione. Potremmo invece dire che gli si era rizzato l'uccello. Posso testimoniare questo senza timore di essere smentito, riportando questi passi: 

Era enorme, come Alice o Gwendolyn, ma sembrava infinitamente più vecchia. Il volto era coperto da una rete di rughe, il colore azzurro della pelle sembrava più pallido, e la membrana tra le dita aveva perso la trasparenza delicata per assumere un colore di decadenza. Mentre la stava fissando la donna sorrise.
— Non credo che possiate trovarci belli, signor Darzek…
— Vi trovo strani — rispose.
— Soltanto uno stupido potrebbe giudicare gli attributi estetici di qualcosa che rimane completamente al di fuori delle sue esperienze.
La donna lo fissò negli occhi senza rispondere. Come quelli di Alice erano luminosi.


Jan Darzek lancia infine un'accusa agli alieni: afferma che sono limitati nella loro percezione dell'oscurità, su cui fondano le proprie valutazioni. Li accusa di vedere le cose soltanto bianche o soltanto nere. Poi parte con un panegirico della specie umana, che annovera di tutto tra le sue fila, dai santi ai peccatori, dagli esseri morali a quelli amorali, dagli esseri sociali a quelli asociali, "con tutte le sfumature che possono esistere tra le due estremità".

Così lo ribadisco ad Anna Reda: non ho lavorato di fantasia e non mi sono inventato nulla. John Darzek ha sviluppato una nuova attitudine verso quelli che un tempo riteneva i propri simili, gli esseri umani. Ha imparato a detestarli come si può detestare uno strano insetto di un tipo mai visto prima, anche se senza reazioni di violenza e di odio inconsulto. Il detective non viene colpito dal rigurgito quando si ritrova sulla Terra, ma fa capire ai suoi interlocutori che qualcosa in lui è cambiato per sempre. Mi sembra chiaro cosa è successo: colei che mi ha aggredito ha letto Tutti i colori del buio in modo superficiale, saltando proprio i passi che ho riportato sopra. 

Altre recensioni e reazioni nel Web 

Sempre su Anobii, l'utente aal ha scritto: 

"Romanzo che dimostra tutti i suoi anni ma che resta comunque una lettura piacevole in virtù di una scrittura accattivante e di un buon ritmo. Peccato però che un'ottima idea, che sarà sfruttata in futuro da centinaia di romanzi e sceneggiature, sia stata contornata da un apparato poliziesco-spionistico che si dilunga un po' troppo. Bellissimo però il concetto di oscurità da cui il libro prende il nome. E alla fine è proprio ciò che rende questo romanzo "fantascienza", ovvero l'incontro con una avanzata civiltà aliena e la scoperta di una tecnologia che annulla lo spazio, a risultare poco approfondito. Peccati veniali su cui un appassionato è sempre in grado di sorvolare in cambio di un paio d'ore di innocente evasione."

Evidentemente l'utente in questione ha usato la modalità descritta in genere come "lettura rapida", che incontra tutto il mio scetticismo. Chi macina un libro in un paio d'ore non può essere un lettore attento: per necessità leggerà male, saltando interi brani, sorvolando su ogni minimo ostacolo o su ogni eruzione della noia. Come se si avesse il pepe al culo e si facesse a gara a chi arriva prima a dire di aver finito il libro di turno. Non credo che questo modo di procedere possa definirsi "lettura"

Possibile che nessuno si sia accorto degli straordinari aspetti antropologici e dell'innovatività estrema dell'opera di Biggle Jr.? Tutti sempre fissi col gingillo tecnologico senza badare agli esseri che lo hanno concepito? Possibile che frugando nel Web riesca ad imbattermi soltanto in banalità? Sono stanco di tutto. Quello che mi auguro sempre più spesso quando mi imbatto nei fantascientisti è che Cthulhu possa sorgere da R'lyeh e digerirli! Sono persino disposto a frugare nell'output del Grande Antico per cercare tracce dell'anima metabolizzata! 

Omonimie 

Il romanzo di Biggle Jr. non va confuso con l'omonima opera di Stephen Kuusisto, pubblicata da Mondadori nel 1998, "Autobiografia di un poeta colpito da quasi totale cecità, nonostante la quale tenta di vivere con pienezza la propria passione. Pur non potendo quasi leggere un verso, se non con immani sforzi." 

Tutti i colori del buio (All the Colors of the Dark) è poi un film giallo diretto da Sergio Martino nel 1972, con Edwige Fenech nel ruolo di una giovane donna traumatizzata e indotta a partecipare a rituali satanici. Ovviamente non c'entra nulla con le avventure di Jan Darzek sulla Luna! 

mercoledì 16 ottobre 2019


GUERRA AL GRANDE NULLA 

Titolo originale: A Case of Conscience
Autore: James Blish
Anno: 1958
Lingua originale: Inglese
Genere: Fantascienza
Sottogeneri: Thriller teologico, fantareligione, fantabiologia,
    distopia
Ambientazione: anno 2049;
    pianeta Lithia (I parte);
    Terra (II parte)
Editori (it.): Arnoldo Mondadori Editore; Editrice Nord
Edizioni italiane (elenco incompleto):
    Urania, n. 226 (marzo 1960) 
    Urania, n. 474 (novembre 1967)
    Cosmo Oro (maggio 1975)
    Urania Collezione, n. 196 (maggio 2019)
Codice ISBN (Cosmo Oro): ISBN 88-429-0314-0
Traduttori: Giorgio Severi, Riccardo Valla
Altre traduzioni:
    Tedesco: Der Gewissensfall
    Olandese: De Goddeloze Tuin van Eden
    Francese: Un cas de conscience
    Spagnolo: Un caso de conciencia
    Portoghese: Um Caso de Consciência
    Rumeno: Un caz de conștiință
    Polacco: Kwestia sumienia

Sinossi (da Mondourania.com, n. 474):
"Siamo in presenza di un pianeta e di una popolazione sostenuti dal Supremo Nemico. E' un'immensa trappola tesa a tutti noi, a tutti gli uomini della Terra e fuori dalla Terra: La sola cosa che possiamo fare è respingerla, la sola cosa che possiamo dire è: Vade retro Satana." A parlare così è il Padre Ruiz-Sanchez, gesuita, scienziato, esploratore spaziale, che nel pianeta Lithia e nei suoi troppo razionali, troppo morali, troppo sereni, troppo perfetti abitanti, vede all'improvviso una perfida e ironica creazione del Demonio. Stimolante, audace, originale, come certe "utopie" di Sheckley, questo "thriller" teologico ha rinnovato il tema tradizionale dei nostri rapporti con gli extra-terrestri, ed è ormai considerato a buon diritto un testo fondamentale della fs. moderna.

Sinossi (da Mondourania.com, n. 226): 
E' possibile che gli altri mondi non siano abitati. Ma finora, niente esclude che possano invece ospitare forme di vita, simili o no alla nostra. Questo è un problema che le scoperte della nuova scienza rendono attuale e non più ignorabile, una questione che va considerata sotto tutti gli aspetti. Anche quello religioso. Infatti, fra i doveri della Chiesa c'è quello di mantenersi in linea coi tempi; e il punto a cui è arrivata la giovane scienza spaziale ha spinto appunto la Chiesa a interessarsi dell'eventualità che esistano altri pianeti abitati. A questo proposito importanti esponenti del Clero hanno consentito a rispondere alle domande dei giornalisti, e il risultato delle speciali recenti interviste è stato ampiamente pubblicato su autorevoli quotidiani. Il romanzo che presentiamo in questo numero sembra scritto proprio in seguito alle ipotesi formulate da un Padre Gesuita nel corso del colloquio cui abbiamo accennato. E, guarda caso, a protagonista del suo romanzo, James Blish ha scelto un Gesuita. Il tema è ardito, e solo un autore intelligente, obiettivo, e abile come Blish lo poteva affrontare. Ne è uscito il racconto più eccitante cha sia mai stato scritto nel campo della fantascienza. Un romanzo che i lettori di Urania non possono ignorare.

Trama: 
Il gesuita peruviano Padre Ramon Ruiz-Sanchez, biologo e biochimico, giunge sul pianeta Lithia assieme al fisico Cleaver, al chimico Michelis e al geologo Agronski. I quattro scenziati formano una commissione il cui compito è studiare a fondo il pianeta, dotato di una ricca biosfera e abitato da esseri senzienti, per decidere se sia o meno adatto alla colonizzazione umana. I nativi di Lithia sono Rettiliani: in pratica somigliano a pingui lucertoloni dalla statura eretta, alti più di tre metri e dotati di grande intelligenza. La logica vorrebbe che il pianeta fosse subito dichiarato off limits, senza nemmeno essere esplorato da un equipaggio umano - anche per evitare il concreto rischio di contaminazioni biologiche, non solo dalla Terra a Lithia, ma anche nell'inversa direzione. Evidentemente i terrestri del XXI secolo descritti da Blish non hanno simili scrupoli. Si tratta di una società decadente, quasi in fase terminale. La maggior parte della popolazione vive inumata in rifugi antiatomici; l'unica organizzazione religiosa presente, dotata di immenso potere, sembra essere la Chiesa Cattolica Romana. Tra Padre Ramon e gli altri membri della commissione inviata sul pianeta alieno non vi è accordo sulle politiche future. Michelis e Agronski ritengono che non vi siano risorse lithiane degne di essere sfruttate; soltanto il perfido Cleaver è dell'idea di usare il mondo dei Rettiliani per produrre e stoccare armi atomiche in gran quantità. Più complessa e articolata la posizione del gesuita. Dapprima egli è incline a considerare la civiltà autoctona di Lithia come preadamitica, ossia priva del Peccato Originale, in quanto gli abitanti vivono in perfetto ordine morale senza bisogno alcuno di credere all'esistenza di Dio e senza alcun comandamento. Pian piano che approfondisce la sua conoscenza, per diretta esperienza con un nativo, Chtexa, ecco che in Padre Ramon inizia a farsi strada un grave sospetto. Lithia sarebbe in tutto e per tutto opera di Satana. L'Avversario avrebbe dato origine a tale mondo facendone una trappola per gli esseri umani, per convincerli della possibilità di una vita perfetta senza alcuna nozione di Dio. Giunge per la commissione guidata dal gesuita il giorno della partenza. Prima che le operazioni di imbarco siano completate, il lithiano Chtexa consegna a Padre Ramon un dono: è una specie di anfora sigillata contenente un uovo fecondato, destinato a dare origine a un girino che è proprio il figlio del donatore. Il suo nome è Egtverchi e ne è già consapevole quando ancora è un embrione. Il desiderio di Chtexa è che Egtverchi sia cresciuto tra gli umani per apprenderne gli usi e i costumi. Pur essendo sconvolto, il gesuita accetta e prende con sé il singolare presente. Questo sarà un gravissimo errore, una falla nell'ordine cosmico che permetterà alla Distruzione di irrompere, portando il marasma sulla Terra e la Nemesi di Lithia.


Recensione: 
Oltre a essere un thriller teologico, il romanzo di Blish è soprattutto un thriller sulfureo. Questo è stato tra i primi libri di fantascienza in cui mi sono imbattuto e non è stato un incontro facile. Ho dovuto interrompere più volte la lettura: troppo angosciante. In ogni caso ho subito compreso l'estremo interesse degli argomenti trattati. Anche se le parole "manicheismo" e "manicheo" sono in tutto menzionate soltanto tre volte, esse hanno un'importanza cardinale. Non è poi così facile che un'opera di fantascienza faccia anche una semplice menzione di questo pensiero religioso perseguitato in modo atroce nel corso dei secoli, dimenticato dalle genti eppure ancora temuto dalle religioni del mondo. Questo è riportato nella Biblioteca Galattica e merita la massima attenzione: 

"L’argomento attorno il quale è costruita la vicenda narrata nel romanzo è di matrice teologica. Il protagonista è padre Ramon, uno studioso, biologo, gesuita. Egli ritiene che Lithia, un pianeta alieno appena scoperto, e la razza intelligente che lo abita siano frutti del demonio, attribuendo a Satana una potenza creatrice e cadendo così nell’eresia manichea. Intanto, uno di questi alieni vive e cresce sulla Terra, minacciando di distruggere, come un novello anticristo, l’intera società terrestre, prima che padre Ramon riesca a porre un rimedio definitivo all’aberrazione…"  

Purtroppo i fantascientisti quadrati non prestano a tutto questo attenzione alcuna. A quanto pare religione e antropologia non destano il loro interesse, anzi, causano viva irritazione.

Sine ipse factum est Nihil 

Il titolo in italiano è decisamente atipico: in quasi tutte le altre lingue è stata scelta la traduzione letterale dell'inglese A Case of Conscience. Senza dubbio Guerra al Grande Nulla è qualcosa di grande effetto. Se si fosse tradotto in modo pedissequo Un caso di coscienza, ben pochi sarebbero stati attratti dal romanzo di Blish. Il Grande Nulla è Satana, l'Avversario di Dio. Nella versione originale ho potuto constatare che la locuzione usata è Great Nothing. Il teologo gesuita, Padre Ramon Ruiz-Sanchez, ha ricavato l'immagine del Grande Nulla da una discussione in cui il chimico Michelis, che definiva l'atomo, fondamento della realtà materiale, come un buco all'interno di un buco, a sua volta all'interno di un buco e così via, secondo una ricorsività frattale che non conosce fine. Forse Blish non ne era al corrente, ma non c'è niente di più lontano dalla teologia della Chiesa Romana di questo uso della parola Nulla. Un uso che invece era tipico dei Catari Assoluti. Peire Autier, l'Apostolo della Linguadoca, diceva chiaramente che il mondo materiale è il Nulla, perché è stato fatto senza il Verbo.

Incoerenze narrative

Papa Adriano VIII, un austero e imponente norvegese ormai incanutito (ex biondiccio), di carattere ipereccitabile, riceve Padre Ruiz-Sanchez, confermandone l'esclusione dalla Chiesa. Così argomenta il Pontefice: il gesuita, non appena caduto nell'eresia manichea, sarebbe stato scomunicato in automatico, senza bisogno alcuno di pronunciamento (ossia lata sententia). In ogni caso la scomunica viene ribadita con dure parole. Il gesuita, caduto nelle dottrine che attribuiscono a Satana potere creatore, può solo essere visto con orrore dal corpo ecclesiastico e considerato come una cellula tumorale da cauterizzare. Nonostante questo, Adriano VIII gli dà alcuni suggerimenti, prima di congedarlo. Innanzitutto getta dubbio sugli stessi sensi degli umani, insinuando che il pianeta Lithia potrebbe essere illusorio, che non c'è bisogno di credere che sia una creazione del Maligno, bensì soltanto un'allucinazione da lui indotta, un'illusione. Quindi afferma che l'unico modo per porre fine alla crisi lithiana sarebbe pronunciare un esorcismo. Esorcizzare un intero pianeta. L'obiezione mossa dall'uomo della compagnia di Gesù a questo invito è incentrata sull'obsolescenza secolare della pratica esorcistica. La Chiesa del 2049 è rancidamente preconciliare, eppure i preti hanno smesso di utilizzare l'esorcismo per evitare di essere scambiati per manipolatori di ingenui e spargitori di superstizioni. Accusati da chi? Blish descrive una Chiesa potentissima, con tanto di Inquisizione. Cosa avrebbe dovuto temere un clero tanto influente? Fatto sta che l'esorcismo compiuto da Padre Ruiz-Sanchez da un osservatorio lunare, riesce alla perfezione. Lithia subisce una grande e improvvisa catastrofe che la trasforma in un mondo inabitabile. A dire il vero, l'autore lascia il lettore nel dubbio. Il fisico Cleaver aveva collocato sul pianeta un quantitativo immenso di ordigni nucleari e fatto costruire impianti in grado di provocare una reazione a catena, fondendo gli atomi di litio, abbondantissimi, in un unico super-atomo in grado di esplodere come un minuscolo Big Bang. Probabilità e verosimiglianza vogliono che proprio questa sia la causa della Fine di Lithia, non certo l'opera di un esorciccio. Veniamo ora alla formula esorcistica pronunciata dal ex gesuita scomunicato e attribuita a Gregorio VIII: 

- Io, sacerdote di Cristo, ordino a voi, spiriti malvagi, che agitate queste nuvole...
- ... di ritirarvi da esse e disperdetevi in luoghi selvatici e deserti, onde non possiate più nuocere né agli uomini né agli animali, né alle piante né a cosa alcuna che sia stata concepita per il servizio dell'uomo.

  "E tu, Grande Nulla, stupido e lubrico, tu, Scrofa Stercorata, nero spirito del Tartaro, io ti scaglio, o Porcarie Pedicose, nell'infernale cucina."
  "Per l'Apocalisse di Gesù Cristo, che il Signore ha inviato ai Suoi servi per far loro conoscere le cose che stanno per essere; e che Egli ha significato, inviando il Suo Angelo; io ti esorcizzo, Angelo della Perversità:
  "Per i sette candelieri d'oro e per quello che è come il Figlio dell'Uomo, ritto in mezzo ai candelieri; per la sua voce, come la voce di molte acque; per le sue parole "Ecco, son vivo, io ch'ero morto; e vivrò sempre e sempre; e ho le chiavi della morte e dell'Inferno"; io ti dico, Angelo della Perdizione: via, VIA, VIA!"


Sono riuscito a trovare un testo molto simile, sebbene non identico. Vi compare la Scrofa Stercorata, così come il sudicio branco di porci (Porcarie Pedicose). Nessuna menzione del Grande Nulla. Perché è stata utilizzata una locuzione manichea, Grande Nulla, in un esorcismo cattolico? Bisogna poi chiedersi come sia possibile che Ruiz-Sanchez, ormai decaduto dalla sua condizione ecclesiastica e privato della veste, sia stato al contempo investito dal Papa di cotanta autorità. Perché non è stato lo stesso Vescovo di Roma ad esorcizzare Lithia?

Il problema del Darwinismo 

I Lithiani hanno un sistema riproduttivo molto peculiare, che prevede una ricapitolazione esterna delle fasi evolutive. Nell'embrione umano si ha un processo di sviluppo che comporta il passaggio da una forma simile a quella di un pesce, con tanto di branchie, a una forma simile a quella di un anfibio, quindi a quella di un rettile, ancora dotato di coda e di un sistema circolatorio che mescola il sangue venoso a quello arterioso. Quindi, nelle fasi finali, la coda sparisce, si forma un setto cardiaco che separa la circolazione del sangue ossigenato da qualle del sangue ricco di scorie. Per descrivere tutto ciò i biologi utilizzano proprio la parola ricapitolazione. L'ontogenesi ricapitola la filogenesi, per usare le parole di Haeckel. Bene, nei Rettiliani di Lithia questo avviene al di fuori del corpo materno. La femmina depone le uova fecondate nelle acque del mare. La prole viene lasciata a se stessa: ogni cura parentale è impossibile. Così i nuovi nati assumono la forma di lamprede, quindi di pesci veri e propri. Poi tornano alla terra, diventando come grossi anfiossi o pesci polmonati. Crescendo ancora, si sviluppano le zampe e si trasformano in anfibi simili a rane toro. Questi esseri migrano nella giungla, diventando quindi lucertole bipedi che saltano come canguri, emergendo dalla vegetazione solo quando sono abbastanza maturi per essere accolti nella società. Tutto ciò ha un impatto devastante su Padre Ruiz-Sanchez, che rappresenta una Chiesa ostile all'evoluzionismo, ossessionata dalla verità letterale del racconto della Genesi. Ecco che prende corpo nel gesuita l'idea che Lithia sia una fabbricazione dell'Avversario, essendo uno dei suoi fini proprio quello di dimostrare la veridicità delle dottrine di Darwin sull'evoluzione delle specie.

L'ombelico di Adamo

In un mondo in cui l'Islam sembra scomparso, la città di Bassora in Iraq, a noi tristemente nota per via di attentati e stragi, è stata sede di un'importante assemblea ecclesiastica. È la Dieta di Bassora, tenutasi nel 1999, che ha condannato le dottrine di Darwin. Gli argomenti addotti sono talmente grossolani e folli da spingere molti lettori a credere che Blish abbia voluto fare una tagliente satira della religione cattolica e più in generale del Cristianesimo nel suo insieme. Secondo le dottrine prevalse alla Dieta di Bassora, Dio avrebbe creato Adamo con l'ombelico per dargli integrità fisica e perfezione, anche se il Primo Uomo non era uscito dal grembo di una donna. Così, allo stesso modo, Dio avrebbe creato la geologia terrestre con strati e testimonianze di una passato mai esistito. Dunque si dovrebbe postulare un Dio Ingannatore, simile ai Farisei e agli Scribi - anche se ovviamente il clero non è in grado di trarre questa logica conclusione delle sue stesse premesse. Quando ero un marmocchio ha assistito agli ultimi rigurgiti di ostilità cattolica verso l'evoluzionismo. Una suora rachitica si scagliò contro Darwin dicendo cose ridicole: "Se l'uomo viene dalle scimmie, da dove sono venute le scimmie? Gli scienziati dicono che le scimmie sono venute dal Nulla!" La religiosa la giudicai subito una idiota. Mi veniva da ridere, perché mi immaginavo questo Nulla come un mare grigiastro e crepitante, come uno schermo di una TV non sintonizzata, da cui uscivano senza sosta scimmie già adulte! Soltanto pochi anni dopo, la versione della Chiesa Romana era questa: i giorni della Genesi potevano benissimo essere ere geologiche, e Dio sarebbe intervenuto a infondere l'anima a un ominide generato tramite evoluzione delle specie. Il gesuita di Blish riporta questa dottrina, pur rifiutandola senza fornire un'adeguata critica, senza dire il perché. Il punto è che Guerra al Grande Nulla fu letto con attenzione da molti fondamentalisti protestanti in America, così un bel giorno vidi su un giornale la foto del faccione di un pastore, dotato di lunga barba; sopra l'immagine c'era scritto: "E DIO CREÒ LA TERRA CON I FOSSILI DENTRO!"

Incapacità predittiva della fantateologia 

Una delle principali critiche rivolte al romanzo di Blish è partita proprio da un gesuita, Frate Guy Consolmagno, direttore dell'Osservatorio Vaticano. Secondo il religioso-scienziato, Guerra al Grande Nulla sarebbe nient'altro che un ammasso di "cattiva teologia", scritto senza alcuna reale conoscenza della Compagnia di Gesù e delle sue dottrine. Queste sono state le obiezioni di Blish agli attacchi di Consolmagno: 

  1) Guerra al Grande Nulla descrive la Chiesa Romana del futuro, la cui teologia può quindi essere ben diversa da quella della metà del XX secolo;
  2) Guerra al Grande Nulla non è stato scritto come un corpo di dottrine teologiche: il centro e il senso della narrazione è invece un singolo uomo. 


James Blish (1921 - 1975), che era un agnostico, concepì un Cattolicesimo futuro molto robusto, dotato di una teologia granitica e pervasiva, per quanto rozza, capace di influenzare in modo assai potente la politica terrestre. L'autore non ha saputo prevedere la Morte Teologica della Chiesa Romana, lo svuotamento della stessa istituzione del Papato, il proliferare di sètte come Comunione e Liberazione, i Neocatecumenali e i Mariolatri Medjugoristi, che si sono formate come funghi sul putrescente tronco ecclesiastico. Queste congreghe settarie sono considerate dalle plebi, in modo alquanto stolto, genuine manifestazioni della religione cattolica, anche se la realtà è molto diversa: gli adepti di Don Giussani sono neopelagiani che credono nella salvezza tramite le opere; i Medjugoristi sono idolatri superstiziosi, etc. Non possiamo aspettarci che nel 1958 lo scrittore americano potesse avere idea di questi sviluppi. Non dobbiamo dimenticarci che proprio in quell'anno finì il pontificato di Pio XII, il 9 ottobre. Il 20 ottobre iniziò il pontificato di Giovanni XXIII, che annunciò il Concilio Vaticano II il 25 gennaio del 1959 presso la Sala Capitolare del Monastero di San Paolo di Roma. La prima sessione del Concilio ebbe inizio nell'ottobre del 1962. Il 3 giugno dell'anno successivo, i lavori si interruppero a causa della morte del Pontefice. Le altre tre sessioni furono convocate e presiedute dal successore Paolo VI. Quindi è ovvio che il Cattolicesimo Romano di cui leggiamo in Guerra al Grande Nulla sia preconciliare.

Protocolli ecclesiastici 

Secondo le dottrine della Chiesa Romana, enunciate dalla Società di Gesù, particolarmente sensibile a questo tema, un'ipotetica specie intelligente extraterrestre può soltanto ricadere in tre categoria: 

1) Creature senzienti ma prive di anima; 
2) Creature senzienti con anima caduta, a causa di un peccato ancestrale non inevitabile (equivalente al Peccato Originale);
3) Creature senzienti con anima non caduta. 


Nel caso 3), queste creature non cadute devono per necessità vivere in condizone di totale felicità e di immortalità, in un mondo paradisiaco che non conosce il peccato. Anni fa mi sono imbattuto in una discussione televisiva in cui proprio un gesuita affermava l'estrema apertura della Chiesa Romana alla possibilità di esistenza di civiltà aliene, precisando però l'impossibilità di accettare il discorso induista di incarnazioni divine su altri mondi (parole quasi testuali). I protocolli ecclesiastici, pensati molto per tempo nell'eventualità di un contatto, raccomandano le seguenti politiche: 

1) Non tentare nemmeno di evangelizzare le creature senzienti che risultassero prive di anima; 
2) Cercare con ogni mezzo di evangelizzare le creature senzienti con anima caduta;
3) Cercare di imparare dalle creature senzienti immortali e senza peccato lo stato di perpetua grazia divina. 


Non sembra passare nemmeno per la mente dei Gesuiti che la convivenza tra gli umani e una specie extraterrestre non caduta che vivesse nell'equivalente dell'Eden potrebbe portarle proprio il Peccato Originale e quindi decretarne la contaminazione. Misteri delle sottigliezze dell'Ordine di Loyola. Si vede che i Lithiani non appartengono a nessuna delle tre categorie elencate dai protocolli gesuitici. Se i Rettiliani incontrati da Padre Ruiz-Sanchez fossero una specie non caduta, sarebbero immortali e avrebbero una conoscenza innata di Dio, godrebbero della sua presenza immanente. Visto che questi lucertoloni bipedi non concepiscono Dio e hanno una morale assiomatica, ne scaturisce la tragedia religiosa - per l'appunto, il caso di coscienza.  

L'artificio del Tempo di Newton 

L'impianto narrativo è ostile a gran parte della Scienza moderna. Viene così immaginato un artificio concettuale che permette di abolire, pur in certe condizioni fisiche, l'intera Relatività speciale di Einstein, permettendo così una perfetta sincronizzazione tra azioni che occorrono a molti anni luce di distanza. In questo modo l'esorcismo dell'ex gesuita Ruiz-Sanchez può giungere dalla Luna fino a Lithia in tempo reale, viaggiando di fatto a una velocità ben superiore a quella della luce nel vuoto. Questa rimozione della teoria relativistica è a tutti gli effetti una reintroduzione del Tempo Assoluto concepito da Newton come una dimensione immutabile che esiste in modo perfettamente indipendente dagli enti in essa immersi - o addirittura dalla presenza o meno degli enti stessi. 

Il paradosso delle eresie 

A far rabbrividire Padre Ruiz-Sanchez e a farlo propendere per una spiegazione manichea della realtà che lo affligge è l'attenta osservazione della società rettiliana di Lithia. Tutto ciò che apprende gli conferma di essere di fronte a una sfida a tutti i dogmi in cui è stato educato. In particolare, si preoccupa delle conclusioni a cui potrebbero giungere gli esseri umani venendo in contatto con questi alieni. Conclusioni non soltanto atee, dedotte dalla ricapitolazione esterna tipica del sistema riproduttivo dei lucertoloni, ma anche un'affermazione di idee pelagiane, negatrici della necessità della Grazia di Dio per giungere alla Salvezza. Anzi, l'uomo può essere buono anche senza Dio, anche senza credere nella sua esistenza - cosa che porterebbe alla perdita del potere del Vaticano. Così Padre Ruiz-Sanchez, per sfuggire a una credenza condannata come ereticale, ne abbraccia un'altra ritenuta ancor più temibile. Emerge a questo punto la natura paradossale dell'eresiologia della Chiesa di Roma. Non viene riconosciuta alcuna differenza tra una singola idea ritenuta eretica, sorta in un singolo individuo isolato, e un corpo dottrinale completo di una religione organizzata e distinta da quella cattolica. Questo è il fondamento dell'Inquisizione, che perseguita il singolo per un'idea, proprio come perseguita il credente di una congregazione anatemizzata. Se un prete adotta un'idea manichea, è considerato come un credente di una Chiesa Manichea. Se un prete adotta un'idea pelagiana, è considerato come un credente di una Chiesa Pelagiana. Poi succede che neopelagiani come Josemaría Escrivá de Balaguer siano fatti santi.


Maledetti tagli di Urania! 

Una vittima dei famosi tagli di Urania è l'Appendice (Il pianeta Lithia), che è oltremodo interessante. Anche una succinta guida alla pronuncia dei nomi lithiani, all'inizio dell'opera, è stata ritenuta superflua dalla redazione uranica, che l'ha soppressa senza indugio assieme all'introduzione dell'autore - una premessa fondamentale per capire meglio la narrazione. Quando mi sono accorto di questo vile scempio, sono stato invaso da una profonda irritazione. Con mio sommo rammarico sono stato costretto ad arrendermi all'evidenza: gli Urania sono in genere inaffidabili. Purtroppo non mi è possibile leggere nella versione originale tutti i romanzi che ho letto finora nella versione uranica: semplicemente non ho abbastanza tempo per farlo. Se solo penso che molte volte ho sognato su scritti mutilati, mi viene un travaso di bile. Per fortuna ho potuto recuperare un'edizione integrale di Guerra al Grande Nulla

Il pianeta Lithia

L'Appendice è troppo lunga per essere riportata in questa sede, ma vale la pena riportarne un breve riassunto. Lithia orbita attorno a una stella simile al Sole, Alpha Arietis, distante da noi circa 50 anni luce. Secondo pianeta del suo sistema, il suo anno dura circa 380 giorni terrestri (456 giorni lithiani). La gravità è 0,82 volte quella terrestre, a causa della bassa densità degli elementi che costituiscono il pianeta: vi abbonda il litio - da cui il nome che gli è stato attribuito dagli scopritori - mentre il ferro vi è rarissimo, l'unica sua sorgente essendo le meteore. La percentuale di ossigeno nell'atmosfera è 31,27% in volume, mentre quella di CO2 è 0,31% in volume. Temperature medie elevate (30 °C al polo, 38 °C all'equatore, d'estate, circa 15 °C in meno d'inverno). L'umidità è molto elevata e abbondano le foreste. L'unica luna di Lithia ha poco più di 2000 km di diametro; scarsa è l'attività tettonica e i continenti sono tre. Le specie vegetali sono estremamente varie. Gli animali presentano ordini molto simili a quelli che si trovano sulla Terra. Particolarmente diffusi sono gli artropodi, che possono raggiungere grandi dimensioni. Molti sono gli insetti in grado di spruzzare veleni, in genere alcaloidi e in un caso persino acido cianidrico. Sulla terraferma sono molto comuni anfibi e rettili, mentre i mammiferi, poco rappresentati, somigliano a grossi topi. Animali affini ai pesci abbondano nelle acque. Oltre alla specie dominante senziente, l'animale terrestre più grande è il raro allosauro lithiano, mentre un ittiosauro simile a un pesce lungo 10 metri domina i mari.

La lingua lithiana  

Tutti i Rettiliani di Lithia parlano un'unica lingua, che almeno in parte è innata, ossia codificata nelle sequenze del genoma. Come ci viene spiegato, ogni lithiano conosce il proprio nome come eredità genetica, senza bisogno di apprenderlo. Ecco una descrizione sommaria e imprecisa della fonetica lithiana, tradotta con qualche adattamento dall'originale di Blish: 

Se a qualcuno interessa, le parole lithiane che compaiono qui e là nel romanzo si pronunciano nel modo seguente: 
  XOREDESHCH. La X corrisponde alla K dell'inglese (o alla chi del greco); SHCH contiene due suoni diversi, come in molte parole russe: il suono sci di "scia" seguito dal suono della ci dolce di "cima". (Pron.: Koredesc)
  GTON. La G è gutturale, contro il palato duro (come in "gola")
  CHTEXA. Il suono del CH in questa parola è come il suono sci di scia. (Pron.: Sc-tèka). 
  GCHTEHT. Suono G gutturale, seguito dal suono sci; la seconda H serve a indicare che la seconda T è muta. (Pron.: Gh-sc-tètt.) 
  GLESHCHTEHK. Come in precedenza: G gutturale, doppio suono SHCH, l'ultima H indica che la K è muta. (Pron.: Gh-le-sc-tèq.)
 


Questa è una traduzione adattata alla realtà fonetica della lingua italiana: com'è ovvio, la versione originale riporta esempi diversi.  Per spiegare la pronuncia di SHCH si utilizza "fish-church". Nei gruppi consonantici finali -HT e -HK è la consonante H a non pronunciarsi e ad essere ritenuta un equivalente del "segno muto" dell'antico russo. Il traduttore si è ingarbugliato non poco. Noto la censura del commento del paffuto Agronski: "Chi può sputare può anche imparare il lithiano"

Purtroppo Blish non aveva alcuna conoscenza di linguistica, ma possiamo dedurre dalle sue note che la lettera X renda un'occlusiva aspirata /kh/ e non una fricativa. Una trascrizione abbastanza infelice e fuorviante (più di un lettore avrà pensato di pronunciare /ks/). A quanto ho potuto constatare, il solo vocabolo traducibile è gchteht "tipo di bevanda simile al tè". Per il resto sono nomi di individui (Chtexa, Egtverchi) o toponimi (Xoredeshch Sfath, Xoredeshch Gton, etc.). Insomma, Blish ha perso una splendida occasione per fare fantalinguistica e per deliziare gli animi più sensibili a queste creazioni! 

Curiosità  

Esiste un romanzo breve omonimo, A case of conscienze, il cui autore è Ken McLeod. Spesso si ingenera confusione nel Web, al punto che girano file in cui lo scritto di McLeod è attribuito erroneamente a James Blish. Cosa buffa, proprio Ken McLeod ha scritto un'interessante introduzione a un'edizione albionica di Guerra al Grande Nulla

Nel 1959 il romanzo di Blish ha vinto il Premio Hugo per il miglior romanzo. Questo riconoscimento ha molto contribuito a diffondere la fama di quest'opera, non senza generare accese controversie. 

Con una certa sorpresa sono venuto a sapere che un'edizione di A Case of Conscience è stata curata da Gary K. Wolfe (2012). Qualcosa mi disturbava: avevo confuso questo autore con il Gary K. Wolf (senza -e finale) che ha scritto Quarto: uccidi il padre e la madre e più noto per il soggetto dell'orrido film Chi ha (in)castrato Roger Rabbit? Si tratta di due persone diverse!  

Altre recensioni e reazioni nel Web 

Ero convinto di aver scritto a suo tempo qualche riga su Anobii. Ho potuto constatare che mi sbagliavo. I miei banchi di memoria stagnante hanno subìto una distorsione! Ho comunque trovato qualche intervento degno di nota.

Blacktia ha scritto: 

Gran prima parte, ricca di sapienti digressioni tecniche e dal buon ritmo narrativo, la seconda parte (sulla terra) molto più lenta e macchinosa, con intrecci morali opinabili ed un finale oggettivamente debole.

Un utente anonimo ha scritto: 

Idea interessante, esecuzione ingenua 

Una civiltà aliena, un attentato ai dogmi della fede: un'angolazione insolita dalla quale esplorare i rapporti fra l'umanità e un'altra forma di vita intelligente, anzi più intelligente.
E' questo il punto di forza del romanzo, che tuttavia alcune ingenuità nello stile ("As you know, Bob"; informazioni esposte in modo forzato e didascalico) e nell'evoluzione della vicenda (troppo rapida) rendono non del tutto soddisfacente, malgrado le premesse.
Godibili i dati "scientifici" relativi al pianeta Lithia, in appendice al romanzo. 


Gianni Sarti ha scritto:

Più che un romanzo è una antologia di due racconti legati da un esile filo.
Nel primo quattro scienziati terrestri, tra cui un sagace sacerdote alle soglie dell'eresia, si trovano a giudicare un pianeta lontano e la sua società perfetta ma senza valori. Questa parte è brillante, ha idee mirabili e uno stile narrativo colmo di informazioni scientifiche: bellissima.
Nella seconda parte un cucciolo della società aliena perfetta cresce sulla Terra, una Terra improbabile con personaggi assurdi che si comportano in modo illogico. L'interesse alla storia scompare, ci si sente traditi, viene da chiedersi che fine abbia fatto il geniale scrittore della prima parte.


Tinebrella ha scritto:

Questo libro può solo avere due letture: o è una sottile ma feroce critica al dogmatismo e all'ottusità fanatica della Chiesa, o è una boiata di una ridicolaggine senza pari.
E al di là di questo, non è comunque una bella storia, per quanto l'idea di fondo possa essere originale.

lunedì 14 ottobre 2019


LE GUIDE DEL TRAMONTO

Aka: L'Angelo custode
Titolo originale: Childhood's End
Autore: Arthur C. Clarke 
Anno: 1953
Prima edizione italiana: 1955
Lingua originale: Inglese
Tipologia narrativa: Romanzo
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Fantascienza apocalittica, fantascienza hard,
      invasione aliena
Editore: Mondadori
Edizioni italiane:
    Il Girasole - Biblioteca Economica Mondadori n° 37
    Urania (Millemondinverno) n° 467
    Classici Urania n° 53
    I Massimi della Fantascienza n°3
    "Per tutti i diavoli dell'Universo", Editoriale Corno e Club
        degli Editori
Traduzione: Giorgio Monicelli

Sinossi (da Mondourania.com): 
Per sei giorni le immense astronavi, silenziose e immobili, restarono sospese sulle metropoli della Terra. Poi vennero gli ordini, e ai terrestri non restò che obbedire. Ma per anni e anni nessuno poté vederli, gli Esseri venuti con le astronavi. Nessuno poté sapere chi erano. Per quale misteriosa ragione “Essi” non volevano essere conosciuti? Forse perché (ma nessuno lo sospettò) non volevano essere “ri-conosciuti”? Arthur C. Clarke è uno degli scrittori di fantascienza in cui risuona più intensa la nota metafisica: il suo tema è l’avventura della razza umana fra i misteriosi fondali dell’universo, l’enigma del nostro destino nello spazio. È da lì, a pensarci bene, che viene il brivido dei brividi: Clarke ce lo dimostra con questa calata dal cielo di invisibili angeli del bene o del male.

Trama:
Proprio quando un razzo parte verso lo spazio, le porte del cosmo vengono sbattute in faccia all'umanità. I Superni (in inglese Overlords, alla lettera "Super-Signori"), prendono il controllo del pianeta, in modo silenzioso, senza manifestarsi agli umani. L'unico contatto tra la specie aliena e i popoli terrestri è per molti anni il Supercontrollore Karellen, che si guarda bene dal mostrarsi al suo interlocutore, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Rikki Stormgren. Passa così mezzo secolo. Allo scadere di questo periodo, arriva finalmente il Giorno del Contatto. I Superni si mostrano, rivelando di avere l'aspetto che i Cristiani attribuiscono al Diavolo:
corna, coda e ali di pipistrello. Ecco svelato il mistero della riservatezza dei visitatori alieni. Temevano di traumatizzare i terrestri e di essere ritenuti Demoni. Ha inizio quella che potrebbe sembrare un'Età dell'Oro. Unità del genere umano; un'immensa prosperità per tutti, dato che le ingenti spese militari sono ormai destinate a usi più proficui; fine di ogni conflittualità e instaurazione di una società basata sull'edonismo. Eppure qualcosa non va. Anche se pochi lo capiscono, è come se fosse stato posto termine alla Storia. Non si può sognare più nulla: il paternalismo dei Superni rende vana ogni iniziativa. Viene imposto un divieto draconiano a qualsiasi tentativo di espansione spaziale del genere umano. "Le stelle non sono per l'uomo", decretano i Superni. Jan Rodricks è uno spirito inquieto e non riesce a rassegnarsi allo stagno termodinamico che è diventata la Terra, così elabora un ingegnoso piano per nascondersi in una nave aliena e raggiungere il mondo madre dei Superni, che si trova a una quarantina di anni luce dal nostro sistema solare. Il progetto di Rodricks riesce: egli arriva a destinazione ed è testimone di molte meraviglie. C'è però un prezzo da pagare per tutto questo. Intanto, sulla Terra, un fenomeno inquietante ha cominciato a manifestarsi. Si tratta dello "sfondamento". Sempre più bambini hanno visioni di mondi lontani e precipitano in uno stato di assoluta irrealtà. Come Rodricks stesso apprende dagli stessi Superni, la spiegazione è molto semplice. Esiste un essere mostruoso, immane, simile a un Dio panteista. È la Supermente (in inglese Overmind), che estroflette i suoi tentacoli per fagocitare i viventi colpiti dallo "sfondamento", assimilandoli, facendo perdere loro ogni parvenza di individualità. Eccolo, il segreto dei Superni, che sono sotanto servi di un simile mostro galattico. Quando Rodricks viene ricondotto sulla Terra, a causa della relatività sono trascorsi molti anni. Egli è l'ultimo uomo propriamente detto sull'intero pianeta. Oltre a lui sopravvivono solo alcuni esemplari degenerati, relitti delle generazioni pre-sfondamento destinati al Nulla. Così si conclunde la vicenda terrena di quest'uomo, che a buon diritto può essere chiamato il Superstite, mentre i Superni si allontanano dal desolato globo terracqueo. La Supermente maledetta ha ormai consumato il suo fiero pasto!   

Recensione: 
Tra i primi romanzi di fantascienza che ho letto, mi ha lasciato un segno profondo. Mi piace moltissimo l'atmosfera di decadenza che ispira, quel senso di funesta inutilità di ogni agire umano in vista della consunzione escatologica. A mio parere il più bel libro che Clarke abbia mai scritto. Per questo bisognerebbe ricordarlo, più che non per 2001: Odissea nello spazio. Mentre 2001: Odissea a nello spazio parla dell'Alba dell'Uomo e di un'intelligenza cosmica benevola che favorisce la nascita della vita e della consapevolezza dovunque sia possibile, qui vediamo all'opera veri e propri becchini delle specie senzienti. Il ruolo dei Superni è quello di comparire al capezzale di un moribondo che non sospetta nulla della propria malattia, mettendosi a prepararne i funerali ancor prima che arrivi Azrael, l'Angelo della Morte. Com'è facile immaginarsi, la gente ama poco ciò che parla di Thanatos evocandone la presenza. Per questo da 2001: Odissea nello spazio è stato tratto da Kubrick il film omonimo di immenso successo, mentre Le guide del tramonto ha avuto soltanto - che io sappia - come adattamento un'oscura serie TV in tre episodi, trasmessa nel 2015 dal canale statunitense Syfy.  

Un anello temporale retroattivo

Un brivido teologico sulfureo si insinua nella narrazione. Sembra evidente che i Superni hanno l'aspetto dei Demoni. La spiegazione di tutto ciò sta in un entanglement macroscopico che lega gli ultimi istanti della specie Homo sapiens alle orribili visioni promonitrici di qualche nostro antenato in una lontana preistoria, millenni prima della Rivelazione apocalittica ricevuta da Giovanni a Patmos. I Superni lo riconoscono: siccome sono stati visti sul teatro della Fine, ne sono stati ritenuti la causa. Il Superno Rashaverak lo spiega molto bene con queste parole:

«Quando le nostre astronavi penetrarono nel vostro cielo, un secolo e mezzo fa, quello fu il primo incontro delle nostre due razze, sebbene vi avessimo studiato da lontano per secoli e millenni, naturalmente. Eppure voi ci avete riconosciuti e temuti, come sapevamo che avreste fatto. Non era precisamente un ricordo, il vostro; avevate già avuto la prova che il tempo è molto più complesso di quanto la vostra scienza abbia mai potuto prevedere. Vedete, quel ricordo non era del passato, ma del futuro: di quegli anni in cui la vostra razza avrebbe saputo che tutto era finito. Noi abbiamo fatto quello che abbiamo potuto, ma non era una conclusione facile da raggiungere. E poiché eravamo presenti, siamo stati identificati con la fine della vostra specie. Sì, anche se questa fine era lontana diecimila anni! È stato come se un'eco invertita fosse rimbalzata lungo il circolo chiuso del tempo, dal futuro al passato. Chiamatela così, più che una reminiscenza, una premonizione.»

L'ontologia temporale sostenuta da Clarke è eternista non tensionale, ossia B-eternista. In essa non esiste differenza concreta tra presente, passato e futuro, che sono semplici dettagli geometrici di un panorama multidimensionale. 

La dissoluzione delle religioni 

Una religione dimostra la sua vanità estrema quando la realtà dei fatti confuta la sua cosmologia, l'idea che ha del posto dell'Uomo nell'Universo. Così avviene quando i Superni finalmente si rivelano: 

C'erano mutamenti anche più profondi. Era un evo del tutto laico. Delle fedi esistite prima dell'avvento dei Superni, solo una forma puritana di buddismo, la più austera, forse, di tutte le religioni, sopravviveva ancora.  

Eppure soltanto pochi decenni prima della vicenda di Jan Rodricks, le religioni erano vive e vegete. Il principale oppositore dei Superni, Wainwright, era un ex prete: ci viene detto che dai suoi discorsi sembrava che portasse ancora la tonaca. Ci viene anche detto che una delegazione delle principali chiese del mondo aveva espresso il suo sostegno al Supercontrollore Karellen e alla sua politica. Purtroppo il romanzo non ci spiega in dettaglio il processo di estinzione di un così gran numero di fedi. Che sarà accaduto in concreto? Sarebbe bello leggere in qualche opera lettearia il racconto dell'ultimo Papa, dell'ultimo prete, dell'ultimo rabbino, dell'ultimo imam. Certo, Nietzche ci parla della Festa dell'Asino e dell'ultimo Papa. Nulla però ci vene detto sulla fine del meccanismo di successione spirituale. 

Il triste declino della Scienza 

Con buona pace dei neopositivisti pierangelisti, Clarke ci descrive un futuro di stagnazione proprio in concomitanza con l'estinzione di ogni credenza in una realtà trascendente. La fine della religione non porta al genere umano alcun beneficio concreto, anzi, porta con sé la decadenza stessa del progresso scientifico. 

Ma sebbene pochissimi, per il momento, se ne accorgessero, il declino della religione fu accompagnato dal declino della scienza. C'era una pletora di tecnologi, ma pochi erano gli originali pensatori che sapessero estendere le frontiere delle conoscenze umane. Restava la curiosità, insieme con il tempo e l'agio di potervi indulgere, ma dalle ricerche scientifiche fondamentali era stato strappato il cuore. Sembrava futile spendere un'intera esistenza alla ricerca di segreti che i Superni avevano già svelato da millenni. 

In altre parole, questa è la morte di ogni illusione di raggiungere la Conoscenza. L'anelito all'episteme diventa un puro e semplice prurito cognitivo. La parola "curiosità" usata da Clarke concentra in sé interi abissi di entropia concettuale. 

Alcune note sulla questione razziale 

Nel romanzo di Clarke, la parola "negro" ricorre in tutto quattro volte: in un caso è usata come aggettivo, poi la si trova due volte al singolare e una al plurale ("negri"). Nel testo originale abbiamo due volte "negro", una come aggettivo e una come sostantivo; inoltre ricorre una volta il plurale "negroes" e una volta la forma colloquiale "nigger". Riporto i brani in questione, perché ritengo che sia cosa molto utile (i grassetti sono miei). 

Nel primo brano si parla di "sangue negro", inoltre viene fatto il paragone tra il colore della pelle e quello del cioccolato, che di solito manda in bestia gli afroamericani più tumultuosi. Ecco la descrizione dell'ennesima compagna del poligamo Rupert Boyce:  

Soltanto un aggettivo poteva descriverla adeguatamente: sconvolgente. Anche in un mondo dove la bellezza muliebre era ormai comune, gli uomini voltavano la testa al suo passaggio. Doveva avere nelle vene, sospettò George, una discreta percentuale di sangue negro: il profilo era squisitamente greco, e i capelli lunghi, folti e morbidi. Solo la trama bruna, compatta, della pelle, la troppo usata parola "cioccolata" era l'unica che potesse definirla, rivelava la sua origine mista. 

Nel secondo brano la parola "negro" viene usata per descrivere un giovane, che viene al contempo lodato per il suo aspetto:

Alla fiamma dell'accendino - George aveva la mania di quelle anticaglie - riconobbe finalmente l'altro invitato, un giovane negro, straordinariamente bello. Gliene avevano detto il nome, ma George si era fatto un dovere di dimenticarlo subito, assieme a quelli degli altri venti sconosciuti che gli erano stati presentati.  

Il terzo brano fa un riassunto storico e ci parla di come la parola "negro" viene intesa all'epoca dei Superni.

Jan Rodricks, sebbene apprezzasse molto di rado la sua fortuna, in un'epoca precedente sarebbe stato ancora più scontento e insoddisfatto. Un secolo prima il colore della sua pelle sarebbe stato un ostacolo tremendo. Oggi, non aveva più nessun significato. Passato anche il senso di superiorità, venuto come reazione, che i negri avevano trovato nel ventunesimo secolo. La parola "negro" non era più tabù tra persone educate e veniva usata da chiunque senza il minimo impaccio. Non aveva più contenuto emotivo di quanto non ne potessero avere etichette da repubblicano o metodista, conservatore o liberale.   

Forse Clarke ha avuto scarsa capacità predittiva, non immaginando l'imporsi del politically correct, quella peste che pretende di rimuovere i problemi tramite l'eufemismo. Tuttavia in altre cose è stato profetico. Ha previsto un secolo di tumulti razziali. Per il resto, mi sembra di ravvisare qualche contraddizione. Esisterebbero ancora repubblicani, metodisti, conservatori e liberali nella realtà descritta nel testo sopra riportato? L'autore ci dice che le religioni e le nazioni erano state dissolte, sopravvivendo soltanto una setta buddhista puritana. Senza la definizione stessa degli Stati Uniti d'America, senza confini tra nazioni, non ci sarebbero chiaramente né repubblicani, né conservatori, né liberali. Le etichette evocate sarebbero dunque archeo-etichette, un po' come se uomo dei primi anni del XXI secolo fosse definito "unionista", "confederato", "giacobino", "bonapartista" o "sostenitore di Nabucodonosor"

In un altro passo si manifesta la capacità profetica di Clarke, in modo a dir poco inquietante. All'arrivo dei Superni, il Sudafrica è descritto come una nazione pervasa dalla guerra civile e avvelenata dall'odio. A seguito dell'intervento degli alieni, che oscurano il sole per mezz'ora, vengono restituiti i pieni diritti civili alla minoranza bianca. Questo veniva scritto in un'epoca in cui era in vigore l'Apartheid e in cui erano i neri a non avere diritto alcuno. Clarke è stato un profeta, perché ha visto con chiarezza il futuro del Sudafrica post-Mandela, in cui i Boeri vengono trucidati, in cui la vita di una persona di origine europea ha meno valore di un pezzo di sterco di cane sulla strada.

La lingua dei Superni 

Nulla sappiamo della lingua usata dai Superni, testimoniata soltanto da pochi nomi propri di persona, Karellen, Vindarten e Rashaverak, di cui però ignoriamo il significato. Sono riportati anche alcuni nomi di stelle o pianeti: Alphanidon, Rhamsanidon, Pharanidon, Sidenens, Hexanerax (ciascuno è seguito da un numerale, ovviamente tradotto).  Ci viene tuttavia detto che si tratta di un idioma molto complesso, come ci si può aspettare. Gli organi fonatori dei Superni sono tali da trasmettere le sequenze verbali a una velocità incredibile, molto superiore a quella caratteristica della specie umana:

Un ascoltatore umano avrebbe al massimo udito un fiotto di suoni rapidamente modulati, non molto diversi da quelli di una trasmissione in alfabeto Morse fatta a grande velocità. Sebbene fossero stati registrati molti saggi dell'idioma Superno, la loro estrema complessità sfocava qualsiasi analisi. La velocità di trasmissione garantiva l'impossibilità, da parte di qualunque interprete che avesse anche assimilato il linguaggio, di stare alla pari con i Superni in una loro normale conversazione. 

Non è a questo punto difficile comprendere che Karellen e Rashaverak sono soltanto vocalizzazioni arbitrarie, molto distanti dall'originale. Forse sono addirittura invenzioni degli stessi Superni. Immagino che il sistema fonetico della lingua aliena di esseri così diversi da noi non sia necessariamente sovrapponibile a quello di una qualsiasi lingua terrestre, nemmeno a livello elementare. 

Il Superstite 

Jan Rodricks è l'Ultimo Astronauta e l'ultimo esemplare consapevole dell'umanità. Egli è l'Ultimo Uomo. Dopo di lui non c'è altro che l'Estinzione. Proprio la sua audacia ha reso possibile il suo ruolo di testimone di Armageddon. Una condizione senza dubbio invidiabile!

Una traduzione indecente 

Navigando nella Rete, mi sono reso conto che spesso i Superni sono chiamati "Supremi". Così nella pagina di Wikipedia relativa al romanzo e anche in quella dedicata alla serie TV. La radice di "Superni" è ovviamente la stessa di "Supremi", la differenza è morfologica. Probabilmente alla base c'è stato un fraintendimento: un compilatore wikipediano o un traduttore (non ho visionato tutte le traduzioni del testo di Clarke) deve aver usato un correttore automatico, non conoscendo la parola "superno" e sostituendola così con un più comune "supremo".

Altre recensioni e reazioni nel Web 

Segnalo la recensione di Flavio Alunni, pubblicata sul sito web di Andromeda Rivista di Fantascienza, e ne consiglio vivamente la lettura. 


Su Anobii si possono leggere numerosi interventi. 

Cane Fantasma ha scritto: 

"Romanzo ricco di idee, quasi un distillato di quello di buono che la fantascienza classica può offrire: incontri con razze superiori, paradossi temporali, descrizioni di mondi alieni, narrazioni catastrofiste secondo il punto di vista degli ultimi sopravvissuti, ipotesi sociologiche sull'evoluzione umana. Mi è piaciuto il modo in cui il libro svela progressivamente la reale natura dei fatti, con rivelazioni successive che scompaginano le idee che ci eravamo costruiti: così i Superni vengono visti dapprima come benevoli tutori dell'umanità, poi come oscuri esecutori di volontà superiori e infine come malinconici assistenti del genere umano nel suo balzo evolutivo finale, che essi per quanto avanzati non potranno mai compiere. La stessa forma fisica dei Superni è al centro di un vertiginoso ribaltamento di prospettiva: quando finalmente viene rivelata, la paura che genera negli uomini sembra collegata a un infelice incontro all'alba della storia umana i cui effetti si sono riverberati nei millenni successivi sotto forma di miti e leggende oscure; si scoprirá invece che la causa di tale terrore va cercata nella direzione opposta del flusso temporale… Forse ho apprezzato meno il finale "metafisico", ma rimane davvero un libro meritevole." 

A Song for Simeon ha scritto: 

"Childhood's end è un romanzo di fantascienza con poca scienza e tantissima malinconia. Niente battaglie spaziali e dissertazioni sul funzionamento della propulsione supraluminale: solo un coro della necessità, come nelle tragedie greche. è la storia di due specie segnate dal destino, prigioniere nei rispettivi ruoli in nome di un ordine universale: gli Overlord, con la loro dedizione quieta, la vacuità emotiva, la rassegnazione di intelligenze titaniche senza null'altro da indagare; e gli umani, placidamente arresi alla pace prima dell'estinzione, sullo sfondo di un universo che tende agli assoluti, una mietitura ontologica delle differenze. Un libro escatologico, in larga parte, ma scritto con uno stile asciutto che sfiora l'inevitabilità: gran parte della sua bellezza è nel non-detto, come avviene in un certo Lovecraft, ma senza angoscia e soprassalto. Solo l'annullamento di fronte all'altro-da-noi, immenso." 

Non tutti sono entusiasti. Molti di loro sono fantascientisti classici, materialisti, fissati col feticismo del gingillo tecnologico, assolutamente incapaci di guardare oltre l'ennesima astronave e l'ennesimo robot. Soprattutto si nota che lettori di questo tipo insorgono contro quella che chiamano "deriva metafisica"

Ad esempio Timendum ha scritto: 

"Sarà il mio gusto personale, ma la deriva metafisica e filosofica che prende il libro e con cui si conclude, non mi è piaciuta per nulla. Peccato" 

C'era da aspettarselo. In fondo lo stesso concetto di filosofia è considerato superstizione dai neopositivisti pierangelisti. Mod ha idee simili a quelle espresse da Timendum: 

"Personaggi piatti, infodump lunghissimi e noiosissimi, niente sense of wonder. Per non parlare della forma fisica degli alieni: una boiata... Non so, forse l'ho letto con superficialità e mi è sfuggito qualcosa."  

Ne sono sempre più convinto. Il primo cancro della Fantascienza è costituito proprio da certi fantascientisti!