domenica 8 dicembre 2019


THE THING - LA COSA

Titolo originale: The Thing 
Anno: 1982
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Lingua: Inglese, norvegese
Durata: 109 min
Rapporto: 2,35:1
Genere: Orrore, fantascienza, azione, thriller
Regia: John Carpenter 
Soggetto: John W. Campbell, dal racconto La cosa da un
    altro
mondo (Who Goes There?, 1938)
Sceneggiatura: Bill Lancaster
Produttore: David Foster, Lawrence Turman
Produttore esecutivo: Wilbur Stark
Casa di produzione: Universal
Fotografia: Dean Cundey
Montaggio: Todd C. Ramsay
Effetti speciali: Roy Arbogast, Albert Withlock
Musiche: Ennio Morricone
Scenografia: John L. Lloyd
Costumi: Ronald I. Caplan
Trucco: Rob Bottin (special make-up effects)
Interpreti e personaggi:
    Kurt Russell: R.J. MacReady
    A. Wilford Brimley: Dr. Blair
    T. K. Carter: Nauls
    David Clennon: Palmer
    Keith David: Childs
    Richard Dysart: Dr. Copper
    Charles Hallahan: Vance Norris
    Peter Maloney: George Bennings
    Richard Masur: Clark
    Donald Moffat: Garry
    Joel Polis: Fuchs
    Thomas G. Waites: Windows
    Norbert Weisser: Norvegese
    Larry Franco: Norvegese con fucile
    Nate Irwin: Pilota dell'elicottero
    William Zeman: Pilota
    John Carpenter: Norvegese nel video (non accreditato)
    Jed: La cosa con l'aspetto da cane
Doppiatori originali:
    Adrienne Barbeau: Voce computer
Doppiatori italiani:
    Michele Gammino: R.J. MacReady
    Renato Mori: Dr. Blair
    Mauro Gravina: Nauls
    Raffaele Uzzi: Childs
    Sergio Rossi: Dr. Copper
    Gianni Marzocchi: Vance Norris
    Sergio Fiorentini: George Bennings
    Arturo Dominici: Garry
    Tonino Accolla: Windows
    Paolo Poiret: Palmer
Titoli tradotti:
   Tedesco: Das Ding aus einer anderen Welt
   Spagnolo (Spagna): La cosa 
   Spagnolo (Argentina): La cosa del otro mundo
   Spagnolo (Messico): El enigma de otro mundo
   Francese: L'Effroyable chose
   Portoghese (Portogallo): Veio do Outro Mundo
   Portoghese (Brasile): O Enigma de Outro Mundo
   Euskara: Gauza
   Polacco: Coś
   Russo: Нечто
   Lituano: Padaras
   Lettone: Radījums
   Turco: Şey
Budget: 15 milioni di dollari USA
Box office (Nordamerica): 19,6 milioni di dollari USA
Riconoscimenti:
  1982 - Razzie Awards
    Candidatura per Peggior colonna sonora a Ennio
    Morricone
  1982 - Saturn Award
    Candidatura per Miglior film horror
    Candidatura per Migliori effetti speciali a Rob Bottin 
 
 
Trama:
Anno del Signore 1982. Siamo in Antartide, nella base scientifica statunitense U.S. Outpost #31. La vita degli abitanti di quello sperduto avamposto polare trascorre in una noia mortale, finché un giorno accade qualcosa di insolito. In uno scenario lovecraftiano, nel bel mezzo delle Montagne della Follia, appare un elicottero che insegue un husky siberiano. A un certo punto il velivolo esplode, distrutto da una bomba che un occupante voleva lanciare contro il cane. Il pilota si salva e procede verso la base americana, cercando di uccidere il cane a fucilate e urlando in norvegese. L'elicottero distrutto proveniva infatti dalla base di ricerca appartenente alla Norvegia, non lontano da quella degli USA. Gli americani, tutti provetti pistoleros, non capiscono il motivo di tanto furore e prendono le difese del cane, così nasce una lite furibonda. Parte un colpo di arma da fuoco e il norvegese rimane ucciso. Il problema è che in quel cane c'è davvero qualcosa che non va. Anzi, tecnicamente parlando non si tratta nemmeno di un cane. Ne ha soltanto l'aspetto, in realtà è un organismo alieno pericolosissimo, che corre verso la base statunitense per propagare il contagio. Data la deprecabile chiusura mentale delle genti della Terra dei Coraggiosi, così ostili a qualsiasi lingua che non sia l'inglese americano, nessuno è in grado di intendere il norvegese. Nemmeno i rapporti di buon vicinato vengono curati: ovunque esistono solo e soltanto nemici da abbattere. Si spiega così perché nessun americano della base comprende di essere minacciato da una letale spada di Damocle. La squadra americana dei pistoleros, agli ordini del comandante Garry, è composta dai seguenti elementi: il pilota R.J. MacReady, il medico Cooper, i biologi Blair e Fuchs, il meteorologo George Bennings, il geologo Vance Norris, l'addetto alla radio Windows, i meccanici Childs e Palmer, l'addetto ai cani Clark e il cuoco Nauls. Non capendo cosa sia successo ai norvegesi impazziti, il comandante Garry decide di organizzare una spedizione per risalire alla reale provenienza dell'elicottero. Raggiunta con difficoltà la base norvegese, ne viene subito accertato lo stato di totale abbandono e di devastazione. I reperti sono raccapriccianti. Il cadavere di un suicida sembra urlare al Cielo il suo dolore. Un enorme blocco di ghiaccio presenta una cavità, come se qualcosa al suo interno si fosse liberato dalla gelida morsa per fuggire. Una creatura aberrante giace parzialmente carbonizzata, ha un corpo immane e due teste fuse insieme. Contro ogni sano principio viene deciso di portare alla base la mostruosa carcassa bicefala per eseguire approfondite analisi. Il biologo Blair, che esegue l'autopsia, stabilisce che gli organi interni sono normali. Nel frattempo l'husky tratto in salvo dalla furia dei norvegesi vaga liberamente per l'abitato; solo in un secondo tempo, in seguito alle atroci scoperte fatte nella base norvegese, viene deciso di confinarlo nel canile assieme agli altri suoi simili. Questa si rivelerà una scelta improvvida. Ecco che l'husky, trasformatosi in un mostro tentacolato, fa strage degli altri cani e li assimila. Un tentativo di incenerirlo col lanciafiamme risulta fallimentare: la creatura brucia solo in parte. I resti, analizzati in laboratorio da Blair, mostrano la presenza di cellule aliene in grado di inglobare quelle dell'organismo originale, imitandole così alla perfezione. In preda al terrore, il biologo interroga il computer sull'infestazione in corso e sulle possibilità di sopravvivenza. A partire dai dati disponibili, la macchina sputa responsi raggelanti: in caso di contatto dell'organismo alieno con la popolazione di una città, il contagio si sarebbe esteso rapidamente all'intero pianeta. Questo spinge Blair a distruggere a colpi di scure le apparecchiature per la comunicazione con l'esterno, pensando così di isolare la base contaminata. I suoi compagni lo immobilizzano e lo rinchiudono in una casupola, quindi visionano il materiale video rinvenuto nella base norvegese. Scoprono che all'origine di tutto c'è il rinvenimento del relitto di un'astronave aliena, precipitata migliaia di anni prima. MacReady, Norris e Fuchs si recano sul luogo degli scavi, dove trovando il disco volante lesionato e la cavità glaciale da cui è stato estratto il blocco contenente l'atroce creatura, uscita dal veicolo al momento dell'impatto. Nella base si scatena l'inferno. La prima decisione presa è quella di isolare in un magazzino i resti del corpo malformato che i norvegesi avevano incendiato. Il problema è che questo materiale cadaverico è ancora attivo e infetta Bennings, assumendone le sembianze. Gli altri si accorgono che c'è qualcosa di strano e riescono a eliminare in tempo la creatura, ma a questo punto si pone un problema drammatico. Appurato che il mostro può assumere la forma umana, esiste un modo sicuro per riuscire a smascherarlo? La paranoia più assoluta e il sospetto fanno la loro irruzione, corrodendo ogni rapporto tra esseri umani, annullando l'intera storia della socialità della specie per far piombare gli individui in una dimensione bestiale di terrore. Si instaura la lotta di tutti contro tutti e l'idea stessa di comunità è distrutta. In un crescendo frenetico si giunge al desolante epilogo, affermazione definitiva dell'Assurdo.
 
Citazione: 
"Come facciamo a sapere chi è umano? Se io fossi un'imitazione, una perfetta imitazione, come lo capireste che non sono veramente io?"
(Childs)
 
Recensione:
Oggi il film di Carpenter è considerato un cult e riconosciuto all'unanimità come una pietra miliare del cinema fanta-horror. Eppure alla sua uscita ha avuto uno scarso successo. Il motivo è abbastanza facile da individuare: essendo stato proiettato nelle sale in contemporanea a E.T. l'extra-terrestre di Steven Spielberg, ha finito con l'essere malamente eclissato. Già. Alludo proprio a quello schifo di E.T., film obbrobrioso quanto deleterio, tutto incentrato su una visione nauseabonda e puffesca degli alieni! Ebbene, quel ripugnante concentrato uterino di prolattina ha attratto grandi masse nei cinema, mentre la pellicola carpenteriana in molti distretti non è nemmeno arrivata. Così non l'ho potuta vedere all'epoca: nella cittadina in cui abitavo non è stata semplicemente proiettata, mentre i muri di ogni edificio erano ricoperti da manifesti con l'immagine di quell'immondo bradipo oligofrenico e smerdante. Tra l'altro vengo a sapere a distanza di tanti anni che in Italia il film di Carpenter, ritenuto troppo traumatizzante dalla censura buonista, è stato addirittura vietato ai minori di 18 anni, neanche mostrasse sborrate a getto continuo da piselloni alieni! Ecco. Non avevo ancora compiuto 16 anni e non avrei potuto vederlo in ogni caso - e per giunta mi hanno trascinato a subire l'inverecondo ammasso di feci di Spielberg. Una concausa dell'insuccesso di The Thing può essere individuata nell'idea preconcetta che si trattasse di un semplice remake del film La cosa da un altro mondo (The Thing from Another World, di Christian Nyby e Howard Hawks, 1951) - che definire schifoso è ancora poco. In realtà non è possibile classificare l'opera di Carpenter come un rifacimento dell'oscena pellicola di Nyby-Hawks, pur essendo entrambe adattamenti del racconto di John W. Campbell, Who Goes There?, pubblicato per la prima volta nel 1938. Mentre Carpenter riesce a rappresentare in modo molto fedele il testo di Campbel, Nyby e Hawks hanno apportato modifiche tanto profonde che a malapena si riesce a riconoscere il soggetto. La cupa atmosfera di paranoia costituisce il comun denominatore tra il thriller di Carpenter e il racconto da cui è stato tratto. Non si trova affatto traccia di tutto questo nel film in bianco e nero del 1951, che fa degli alieni una pura e semplice incarnazione della minaccia comunista. 

 
Meccanismo di azione del patogeno 

L'alieno si introduce nell'ospite e ne assimila il fenotipo, fino a diventare quella che in apparenza potrebbe sembrare una sua copia. Lo scopo di questa mimesi è quello di ingannare gli individui della specie parassitata, in modo tale da potersi diffondere senza limiti. Sotto l'apparenza si nasconde un caos biologico, con una continua replicazione caotica, non funzionale, di grappoli di organi e di membra del corpo dell'ospite. In altre parole, si potrebbe dire che l'organismo infettato dallo xenopatogeno si riduce a un ammasso di tumori regolari nascosti da un'apparenza ingannevole. In pratica potremmo descrivere così il processo di xenogenesi: un fluido si insinua nel corpo della vittima e inizia una complessa operazione di traduzione del suo codice genetico, riscrivendolo nel proprio XNA, sequenza dopo sequenza, a partire da ogni singola base, da ogni singola molecola. Perché ciò possa accadere, il DNA originario e l'XNA finale devono essere compatibili. Non è difficile immaginare che questo possa avvenire tramite una sorta di grimaldello ribonucleico, in grado di forzare ogni resistenza. Il parassitoide alieno non ha una forma propria, definita in partenza da una serie di istruzioni, a differenza dello xenomorfo conosciuto come Alien; appartiene tuttavia alla stessa classe di armi biologiche, concepite per corrompere e annientare ogni forma di vita trovata sul proprio cammino. 
 
Una disputa puerile 
 
Quando i cultisti di Carpenter magnificarono questo film facendolo diventare un idolo noto a tutti, sorse al loro interno una diatriba. Si crearono due fazioni. La prima di queste sètte aveva come dogma l'idea che la Cosa stessa fosse l'artefice della tecnologia dei viaggi interstellari e la costruttrice dell'astronave precipitata in Antartide. La seconda setta riteneva invece, con più senno, che la Cosa fosse un parassita in grado di viaggiare approfittando degli ospiti, delle vittime della sua predazione xenogenetica. Ovviamente la sola ipotesi sensata è la seconda. Per sostenere la prima e affermare che la Cosa sia in grado di costruire mezzi tecnologici, è necessaria una sorprendente dose di ingenuità. Dirò di più. Non siamo di fronte a un parassita incontrato per puro caso in qualche peregrinazione spaziale degli ignoti astronauti extraterrestri. Si tratta di qualcosa di ancor più destabilizzante: un ordigno concepito scientemente come strumento di genocidio cosmico.

Curiosità 

Le riprese del film carpenteriano sono iniziate nello stesso giorno di quelle di Blade Runner, diretto da Ridley Scott. Entrambe le opere hanno avuto una brutta accoglienza da parte del pubblico, ai limiti dell'ostilità, ma sono diventati cult col passare degli anni. Questa comune sorte sembra il frutto di una strana sincronicità: pur non esistendo un nesso di causazione diretta, esiste comunque una correlazione, un collegamento.  

A quanto pare Carpenter fu sdegnato dalla visione di Alien (Ridley Scott, 1979) per il fatto che il mostro era a suo avviso soltanto un uomo con addosso una tuta. Così pensò di creare un'abominazione aliena fatta in modo completamente diverso, non riconducibile a un mero costume indossato da un attore. Per colmo del paradosso è scoppiato il putiferio quando William Gibson ha rivelato molti anni dopo il mistero della vera natura dello xenomorfo in Alien: Covenant (Ridley Scott, 2017), spiegando che si tratta di un'arma biologica che riscrive il DNA della vittima parassitata, traducendolo in XNA. Qualcosa di molto simile alla Cosa di Carpenter, tutto sommato. Per questo motivo le reazioni furibonde dei fantascientisti ortodossi si sono abbattute su Scott, accusandolo di tradimento, ma di questo si parlerà diffusamente in altra sede. 
 
Sono rimasto allibito quando ho letto che Carpenter amava moltissimo il film di Nyby-Hawks, La cosa da un altro mondo. Non so proprio spiegarmi una simile predilezione per un prodotto scadente che appartiene al Nulla cinematografico. Quando nel 1982 uscì The Thing, accadde una cosa orribile e portentosa: Christian Nyby andò su tutte le furie, definendo l'opera carpenteriana un prodotto di bassa macelleria e una pubblicità occulta del whisky J&B. Il regista di Carthage ci è rimasto malissimo. Spero che abbia depennato la pellicola del suo detrattore dalla lista delle preferenze!

Il film è stato criticato dai buonisti politically correct per il fatto che nemmeno un personaggio è di sesso femminile. Le prevedibili accuse sono state le seguenti: sessismo, misoginia, antifemminismo, esclusivismo, razzismo, fassismo e persino appartenenza a una setta massonica. Se vedono un gruppo di uomini in giro, li accusano di portare il grembiulino della Massoneria e di "discrinimare le donne": per far cessare l'aggressione bisogna esibire una patente di omosessualità. A sentir loro le donne sarebbero una "razza" e una "minoranza". Siamo al delirio! A dire il vero nel cast originale scelto da Carpenter doveva esserci una donna, ma all'epoca delle riprese era incinta, così non le fu possibile partecipare. Alle belve umane buoniste non è bastata neppure la presenza di un mandingo nel cast.  

Il saldatore (non accreditato) si chiamava Gary Zink. Nomen omen! Una coincidenza davvero notevole: in inglese zinc "zinco" si scrive con -c finale, ma esiste anche la variante obsoleta zink. In tedesco si ha Zink

Nell'agosto del 2003, due fan animati da furore mistico, Todd Cameron e Steve Crawford, raggiunsero il luogo inospitale in cui erano state effettuate le riprese (Stewart, British Columbia), riuscendo a trovare i resti dell'avamposto e dell'elicottero schiantato. Alcuni reperti di particolare valore affettivo, come una pala dell'elicottero, sono stati incorporati alla collezione privata di questi impavidi avventurieri. 
 
Il contributo musicale di Ennio Morricone non fu apprezzato dalla critica, che lo irrise, attribuendogli addirittura un umiliante Razzie Award (una sorta di spernacchiamento). Ebbene, accadde in seguito una cosa davvero strana: la musica non utilizzata per The Thing venne riutilizzata come colonna sonora di The Hateful Eight, di Quentin Tarantino (2015), vincendo un Oscar tra applausi infiniti e trionfi. Certo, questo miracolo poté accadere perché il film tarantiniano ha avuto uno smisurato sostegno da parte dei fautori del buonismo politically correct

Nel campo norvegese vengono trovati molti bidoni vuoti con la scritta "karosin", che dovrebbe significare "kerosene". Il punto è che la parola norvegese per designare tale combustibile è "parafin" (un notevole falso amico!). 

Si rilevano diverse incongruenze dovute alla scarsa conoscenza di come le malattie infettive si possono trasmettere. Così si vede che il cane infetto è messo assieme agli altri senza particolari precauzioni, rischiando di comprometterli tutti. La cosa più sensata da farsi sarebbe stata imporgli un periodo di quarantena in un'area isolata. In modo simile viene utilizzato lo stesso coltello per raccogliere i campioni di sangue necessari per stabilire chi è umano e chi è stato assimilato, pur essendo ormai chiaro che l'organismo alieno è altamente infettivo. Si potrebbero spiegare questi apparenti errori se si capisse che il clima di paranoia ha compromesso irrimediabilmente le facoltà razionali di tutti.   
 
La Trilogia dell'Apocalisse 
 
Lo stesso Carpenter ha rilasciato interessanti interviste in cui spiega che considera The Thing come parte di una trilogia assieme a due suoi film successivi, Il signore del male (Prince of Darkness, 1987) e Il seme della follia (In the Mouth of Madness, 1999) - quest'ultimo densissimo di ispirazioni e di riferimenti all'opera di Lovecraft. Questi tre film carpenteriani sono noti come la Trilogia dell'Apocalisse. Qualcosa nell'ontologia incubica li lega, anche se non hanno in comune alcun personaggio e non descrivono eventi collocabili in una stessa linea narrativa. Tutto molto interessante e meritevole di futuri approfondimenti!  
 
Un interessante prequel  
 
Un film con lo stesso titolo, The Thing, è uscito nel 2011. Diretto da Matthijs van Heijningen Jr., è incentrato sulla scoperta dall'astronave aliena da parte dell'equipaggio della base norvegese e sulla conseguente diffusione del contaminante alieno, tre giorni prima degli eventi narrati dal film di Carpenter. Potrebbe benissimo essere uno dei pochi prequel sensati dell'intera storia della Settima Arte. Quando lo avrò visionato, non mancherò di recensirlo.   

venerdì 6 dicembre 2019


BLOB - FLUIDO MORTALE 

Titolo originale: The Blob
AKA: Fluido mortale
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Lingua originale: Inglese
Anno: 1958
Durata: 86 min
Genere: Orrore, fantascienza
Regia: Irving S. Yeaworth Jr.;
             Russell S. Doughten (non accreditato)
Produttore: Jack H. Harris
Produttore associato: Russell S. Doughten
Soggetto: Irving H. Millgate (idea originale) 
Sceneggiatura: Kay Linaker, Theodore Simonson
Fotografia: Thomas E. Spalding
Montaggio: Alfred Hillmann
Effetti speciali: Bart Sloane
Musiche: Burt Bacharach, Ralph Carmichael
Scenografia: William Jersey
Fonici: Gottfried Buss, Robert Clement
Operatore di camera: Wayne Trace
Assistente editore: Floyd Ver Voorn
Assistente alla produzione: Frank B. Fuhr
Capo elettricista: Vincent Spangler
Interpreti e personaggi:
    Steve McQueen: Steve Andrews
    Aneta Corsaut: Jane Martin
    Earl Rowe: Tenente Dave
    Olin Howland: Il vècio
    Alden Chase: Dottor Hallen
    John Benson: Sergente Jim Bert
    George Karas: Agente Ritchie
    Elbert Smith: Henry Martin
    Hugh Graham: Signor Andrews
    Vincent Barbi: George (proprietario del caffè)
    Robert Fields: Tony Gressette (un bullo)
    James Bonnet: "Mooch" Miller (un bullo)
    Tony Franke: Al (un bullo)
    Keith Almoney: Danny Martin
    Elinor Hammer: Signora Porter
    Jasper Deeter: Volontario della difesa civile
    Audrey Metcalf: Elizabeth Martin
    David Metcalf: Ubriaco alla porta
    Tom Ogden: Capo dei pompieri
    Ralph Roseman: Meccanico fagocitato dal Blob 
    July Cousins: Sally, la cameriera
    Molly Ann Bourne: Ragazzina
    Diane Tabben: Ragazzina
    Pamela Curran: Ragazzina sbaciucchiante 
  Deformazioni dei nomi:
    Aneta Corsaut è accreditata come Aneta Corseaut
    Keith Almoney è accreditato come Kieth Almoney
    Tony Franke è accreditato come Anthony Franke
    Vincent Barbi è accreditato come Vince Barbi
  Ruoli incerti o non accreditati:
    Charlie Overdoff
    George Gerberek
    Eugene Sabel
    Russ Conway: Ragazzo in fuga dal cineteatro 
    Howard Fishlove: Uomo in fuga dal cineteatro
    Jack H. Harris: Uomo in fuga dal cineteatro
    Theodor Simonson: Promotore del film, in maglione rosso  
Doppiatori italiani:
    Pino Locchi: Steve Andrews
    Maria Pia Di Meo: Jane Martin
    Nando Gazzolo: Tenente Dave
    Giovanni Saccenti: Il vecchio
    Giorgio Capecchi: Dottor Hallen
    Giuseppe Rinaldi: Sergente Jim Bert
    Glauco Onorato: Agente Ritchie
    Augusto Marcacci: Henry Martin
    Amilcare Pettinelli: Signor Andrews
    Manlio Busoni: George
    Cesare Barbetti: Tony Gressette
    Massimo Turci: "Mooch" Miller
    Gianfranco Bellini: Al
    Serena Verdirosi: Danny Martin
    Wanda Tettoni: Signora Porter
Titoli tradotti:
   Tedesco: Blob – Schrecken ohne Namen
   Tedesco (titolo alternativo): Angriff aus dem Weltall
   Francese: Danger planétaire
   Spagnolo (Spagna): La masa devoradora
   Spagnolo (America Latina): La mancha voraz 
   Portoghese (Portogallo): Blob - Outra Forma de Terror
   Portoghese (Brasile): A Bolha Assassina
   Euskara: Txaplata
   Polacco: Blob, zabójca z kosmosu
   Russo: Капля
   Finnico: Valuva kuolema
Budget: 110.000 dollari USA
Box office: 4.000.000 dollari USA
 

Trama:
Una meteora sfreccia nei cieli della Pennsylvania, cadendo nottetempo in una zona montana impervia. Un vècio va a curiosare sul luogo dell'impatto, dove scopre il bolide giunto dallo spazio esterno. Armeggia in modo maldestro con un bastone, spaccando un involucro favoso che sembra fatto di fango secco. All'interno c'è un piccolo globo scuro che rilascia un denso liquame, all'inizio un po' simile a materiale genetico e via via sempre più coagulato. Questa motriglia è una creatura aliena informe che aggredisce una mano del suo incauto scopritore, inglobandola e fondendosi alla carne viva. Invaso dal terrore, il vècio fugge urlando, raggiunge una strada ed evita di stretta misura di essere investito dall'auto di una coppietta. Steve e Jane, che speravano di potersi appartare per smandrupparsi, soccorrono il malcapitato. Viste le sue difficili condizioni - la creatura gli ha nel frattempo fagocitato l'avambraccio - lo portano all'ambulatorio cittadino, dove il medico di guardia lo visita. Fatto questo, i due giovani si allontanano, sperando di potersi godere un po' di intimità. Il dottore, pur molto interessato a un caso tanto anomalo, si trova costretto a prendere una decisione difficile senza avere il tempo di riflettere. Si prepara così di amputare l'arto incluso nella sostanza gelatinosa, ma le cose non vanno come sperato: gli basta distogliere per un attimo lo sguardo dall'anziano paziente perché questo venga completamente fagocitato dalla mostruosità aliena. Com'è facile immaginare, il poveretto viene soffocato e digerito da quella schifosa massa ameboide, trovando una morte atroce. Quando il medico e la sua infermiera vedono lo Shoggoth e si rendono conto che si è pappato il vècio, sono annichiliti dallo sgomento. La migliore idea che nasce loro nel cranio consiste nel versare sulla creatura dell'acido, sperando di corroderla e di eliminarla. Tale piano non va in porto e anche l'infermiera finisce digerita. All'uomo non resta altro da fare che barricarsi nel cesso. Immagino che abbia raggiunto in un lampo la tazza per svuotarsi il ventre sciolto! In un secondo tempo Steve e Jane, dopo essere stati tormentati da alcuni smargiassi, fanno ritorno all'ambulatorio per assicurarsi che sia tutto a posto. Il baldanzoso Steve irrompe nello studio giusto in tempo per vedere il dottore inglobato dal mostro proprio mentre tenta disperatamente di evadere dalla finestra della latrina. In preda al panico, il giovanotto si reca con la sua ragazza alla polizia e racconta l'accaduto. Com'è ovvio, nessuno gli crede. Cosa meno ovvia, viene preso per un semplice baggiano. Se la cava davvero a buon mercato, visto che negli States esistono elevate probabilità di capitare dal poliziotto sbagliato e di lasciarci la pelle. Il punto è che i problemi non scompaiono magicamente non appena si vieta di parlarne o si ridicolizza chi li menziona. Così lo Shoggoth, che ha il potere di accrescersi sempre più man mano che assimila nuove vittime, imperversa come un flagello biblico. Steve non si rassegna all'inerzia. Chiuso in camera dai suoi genitori, riesce ad evadere dalla finestra - un classico dell'America di quei tempi - e a raggiungere la fidanzata, anche lei abilissima a sottrarsi ai furori del padre puritano. Steve riesce a convincere i bulli che l'intera cittadinanza è in pericolo a causa dell'orrore alieno uscito dal meteorite.  Assieme a questi giovani energumeni, la coppia tenta di mettere la cittadinanza in allerta, seppur con scarso successo e talvolta coprendosi di ridicolo. Quando la gigantesca ameba penetra in un cineteatro, non è più possibile negare l'evidenza. Il pubblico è posseduto dal panico, si riversa nelle vie della cittadina e fugge. A questo punto le forze dell'ordine non possono più fingere che non sia successo nulla: raggiungono il ristorante Downington Diner, dove i ragazzi si sono asserragliati, cercando di liberarli dall'assedio della montagna di gelatina semovente. All'inizio i poliziotti hanno la brillante idea di fulminare l'abominevole creatura, senza avere successo. La potentissima scossa elettrica utilizzata non solo non nuoce allo Shoggoth, ma incendia il locale, peggiorando la situazione. Quando tutto sembra perduto, per pura coincidenza accade una cosa mirabile: Steve, ridotto all'esasperazione per non essere riuscito a farsi drenare lo sperma da Jane, scopre che l'estintore ad andride carbonica riesce a fermare il mostro informe. La chiave di tutto è il freddo. Le basse temperature paralizzano quella forma di vita extraterrestre. Nel giro di pochi minuti vengono fatti arrivare in loco camion pieni di estintori funzionanti secondo lo stesso principio, come se le difficoltà logistiche avessero la stessa realtà dei Teletubbies. Il problema è finalmente risolto, come per miracolo. Resa inerte tramite il congelamento, la marmellata spaziale viene trasportata da un aereo militare fino alle desolazioni dell'Artico e ivi abbandonata. Non c'è che dire, una scelta davvero intelligente... 😀 E infatti la parola "FINE" si trasforma in un punto interrogativo. 

Recensione:
Al giorno d'oggi pochi crederebbero che questo sia un film di natura politica mascherato da fantascienza, fatto allo scopo di diffondere il panico morale. Le nuove generazioni non hanno nemmeno la minima idea di cosa sia stata la Guerra Fredda e possono forse acquisire vaghe nozioni leggendo poche riga su un sito del Web o guardando qualche trailer tratto da un film sull'argomento. La massa gelatinosa giunta dagli abissi siderali, non a caso di colore virante al rosso, è un evidente geroglifico del Comunismo e della temutissima influenza dell'Unione Sovietica sulla società americana. Il terrore della diffusione delle dottrine comuniste si fonda sulla più arcaica e totalizzante di tutte le paure: quella di perdere la propria essenza individuale. Gli stessi temi si trovano nel celeberrimo Ultimatum alla Terra (Robert Wise, 1951), anche se ci sono differenze rilevanti. Gort, lo spaventoso Araldo Robotico del Marxismo, era sì un automa senz'anima capace di reazioni spropositate (genocidio incluso), ma c'era pur sempre un mediatore umanoide, Klaatu: tale essere indistinguibile da un terrestre era in grado di esprimere contenuti morali e filosofici razionali (per quanto destabilizzanti). Nel film di Yeaworth non si trova nulla di simile: il Blob è una forma vivente del livello di un protozoo, capace soltanto di digerire qualsiasi corpo incontri sulla sua strada. Si è compiuta in pochi anni un'evoluzione del plumbeo clima maccartista, caratterizzato da una tale disumanizzazione da ridurre l'avversario a materia aggressiva incapace di qualsiasi processo mentale. Il canovaccio di questi film di invasioni extraterrestri è in fondo sempre lo stesso. La minaccia deve comparire all'improvviso dall'Ignoto, deve mettere a repentaglio il placido sistema di vita americano, per poi essere sconfitta o in ogni caso allontanata grazie all'ingegno dell'eroe/eroina di turno. Nel caso del film di Yeaworth lo scontro tra l'abominazione piovuta dalle vastità galattiche e i migliori ingegni del genere umano ha come teatro un ben meschino microcosmo, il villaggio di Happy Days. Tutto è molto chiaro. I nostri arditi sbarbatelli sono in grado di tener testa a qualsiasi nemico e di superare qualsiasi sfida. Sarebbe bello potersi imbattere un giorno in un film davvero apocalittico, estraneo a ogni schema morale, religioso o politico, in cui si mette in scena con dovizia di particolari l'annientamento della specie Homo sapiens. Temo che le mie speranze rimarranno deluse. 

 
Vita spericolata 
 
Ecco svelato il mistero ai Millennials e ai Centennials. Blob - Fluido mortale è stato una fondamentale fonte d'ispirazione per Vasco Rossi. Questo film, il primo che ha visto Steve McQueen in un ruolo significativo, ha anche lanciato il suo personaggio. Steve McQueen spericolato che non dorme mai. Per lui non è mai tardi. Ha una vita piena di guai. Eppure per la legge ancora in vigore nella Terra dei Liberi, non avrebbe nemmeno potuto bere un goccio di birra. Men che meno del whisky al Roxy Bar. Certo, un bellimbusto così se ne sarebbe fregato e magari lo avrebbe fatto di nascosto, però nel film in questione non si fa mai la benché minima allusione alla cosa. Miracoli del fottuto Codice Hays. Immaginate quanto sarebbero credibili i bulli astemi che irritano Steve! In fondo non è importante che provochino incidenti d'auto o che mettano incinta qualche ragazza sprovveduta: basta che non abbiano le chiavi di casa e che siano sempre perfettamente sobri! Se c'è una cosa sorprendente nella narrazione, quella è proprio l'atmosfera di strisciante ribellione giovanile che quasi preconizza il '68, con un decennio di anticipo. 
 
Un B-movie rudimentale 

La trama è semplicissima, lineare, quasi banale. Non esito a dirlo: gli effetti speciali sono a dir poco grossolani, ai confini dell'osceno e del trash. Il Blob fu simulato con una gigantesca massa di marmellata, ne sono più che convinto. Certo, le fonti cinematografiche ci garantiscono che fu usato del silicone verniciato, ma io non ci credo neanche un po'. Non è molto verosimile neanche la storia della vernice nuova applicata al silicone ad ogni ripresa per mantenere vivido il colore bruno rossiccio. Si vede subito che hanno usato una di quelle marmellate americane scadenti fatte soprattutto di melassa: le si riconosce perché hanno un pingue aspetto fecale. Così gli addetti agli effetti speciali hanno prodotto una cosa schifosa che si gonfia, che passa per le intercapedini, che si infiltra dovunque. La spiegazione data ex post dal produttore, Jack H. Harris, ha del surreale: il vorace ammasso colloidale doveva diventare più rosso man mano che assimilava corpi umani, a simboleggiare la crescita aggressiva dell'ideologia comunista. C'è chi è pronto a giurare e a spergiurare che l'originale Blob, definito come "una mistura di silicone e di vernice rossa", sia tuttora custodito in un immenso bidone usato per trasportarlo dall'industria che lo ha prodotto nel 1958, la Union Carbide. Ho l'audacia necessaria per sostenere che si tratta di una ridicola leggenda. Spero di non subire per questo motivo linciaggi trollosi da parte di cinefili scalmanati. 
 
 
La vera genesi del Blob 
 
La vulgata corrente vuole che l'ispirazione alla base dell'alieno simile a una massa di melma rossastra si debba a un insigne professore, certo Irving Millgate, che insegnava lettere alla Northwestern University, nell'Illinois, lo Stato dallo strano nome che le Kessler facevano abusivamente rimare con boys. Sì, proprio la terra che la fantasia malata di John Landis ha popolato di nazisti. I nazisti dell'Illinois, per l'appunto. Stando alla leggenda, l'accademico Millgate, sconvolto dalla sua intuizione, avrebbe confidato l'idea di una specie aliena priva di forma a Jack H. Harris di Filadelfia, un noto distributore. Quest'ultimo ha contattato una piccola casa di produzione, la Valley Forge Films della Pennsylvania, di ispirazione cristiana fondamentalista. Il progetto ha ricevuto finanziamenti e la regia è stata affidata al pastore presbiteriano Irvin S. Yeaworth, che in precedenza aveva diretto più di 400 film di tema religioso, moralistico ed educativo. Senza dubbio questo è proprio il genere di cose che un fantascientista non si aspetta. Il punto è che l'idea del Blob non è davvero farina del sacco di questo Millgate dell'Illinois. L'idea genuina è senz'ombra di dubbio di Howard Phillips Lovecraft, il Solitario di Providence! Non a caso chiamo spesso e volentieri il Blob col suo vero nome: SHOGGOTH.

Titoli alternativi 
 
La storia del titolo dato al film è stata particolarmente contorta. Avrebbe potuto avere uno qualsiasi dei seguenti titoli che erano stati proposti:
 
The Glob 
The Glob That Girdled the Globe
The Meteorite Monster
The Molten Meteor
The Night of the Creeping Dead 

Questo riporta Steve Biodrowski (Cinefantastique, gen. 1989):

«Durante la produzione, ogni membro della troupe venne invitato a ideare un titolo per il film. Quello scelto faceva ridere tutti quando la gente lo pronunciava, ricorda Harris, era: The Glob That Girdled The Globe. Ne avevamo anche un altro: Absorbine Senior. Questo mi piaceva. E, The Night of The Creeping Dread. Eravamo proprio convinti di quest'ultimo, perché era un titolo "serio"; The Glob That Girdled The Globe era sciocco. Amavo i titoli formati da una sola parola, avendone distribuiti tanti, quindi dissi: «Chiamiamolo The Glob!». Finalmente tutti furono d'accordo. Stavamo per registrare il copyright, e qualcuno aveva fatto qualche ricerca venendo a sapere che esisteva un libro intitolato The Glob, scritto da Walt Kelly, il disegnatore. All'epoca non ne sapevo molto. Oggi, so che avremmo comunque potuto intitolare il film The Glob, perché non è possibile registrare il copyright sui titoli.»

Direi che è stata una fortuna che il film sia stato chiamato The Blob: avrebbe anche potuto essere battezzato The Blog
 
Etimologia di blob
(e di bleb, bubble, blubber, glob)

La spiegazione data da Biodrowski è suggestiva, eppure qualcosa non quadra. Il termine blob non è stato inventato per l'occasione: esisteva già, essendo attestato nel XVIII secolo (1725, fonte Etymonline.com) col significato di "goccia, globulo" e nel XVI secolo col significato di "bolla, vescica".  Il verbo to blob "fare gocce; contrassegnare con gocce" è attestato addirittura agli inizi del XV secolo. L'origine sembra essere espressiva.


Abbiamo attestazioni nella letteratura inglese, ben anteriori al film di Yeaworth, in cui blob è usato col  significato di "massa amorfa gelatinosa". Esempi: 
 
Norman Lockyer et al. (1869), Nature:
"Only the outermost blob on either side in map 2 displays misalignment." 
 
The Annual of the British School at Athens (1895):
"It was a colourful vase with red and white hoops on the lid, and red bands above and below the main frieze. These bands also carry a metope pattern in white of triple lines and blobs, which can just be distinguished on the photographs."  

Virginia Woolf (1922), Jacob's Room, capitolo 1:
"But there, on the very top, is a hollow full of water, with a sandy bottom; with a blob of jelly stuck to the side, and some mussels." 
 
Altre parole di probabile origine espressiva sono connesse a blob
 
bleb "vescichetta; bolla d'aria"
bubble "bolla"
blubber "grasso di balena"
glob "massa amorfa e tondeggiante" 

In particolare possiamo ritenere che glob sia il frutto di una semplice dissimilazione di blob
 
Curiosità 
 
Possiamo dire per certo che Steve McQueen è stato coglionato. Aveva rifiutato l'offerta del 10% dei ricavi del film, credendo che non avrebbe mai potuto avere successo (la fantascienza era ritenuta a tutti gli effetti una bassezza morale paragonabile alla pornografia). Così il baldo giovane ha ricevuto in tutto 3.000 dollari (secondo alcuni addirittura 2.500), prontamente dilapidati in bagordi orgiastici.

Il bizzarro regista, il cui nome completo è Irvin Shortess "Short" Yeaworth Jr., nacque a Berlino nel 1926, prima dell'ascesa di Adolf Hitler. Suo padre era il reverendo Irvin Shortess Yeaworth e sua madre era la danese Liv Marconini. A 10 anni era già in Pennsylvania. Ossessionato dai dinosauri, sembra fosse convinto che Dio avesse dato al Tyrannosaurus rex braccini atrofici per impedirgli di masturbarsi. Morì in un incidente d'auto a 78 anni, a Petra, in Giordania. Ha avuto 11 nipoti.  

Steve McQueen fu profondamente segnato da questa sua interpretazione: si è scoperto che aveva il poster di The Blob nella sua camera da letto quando morì. Anche se il personaggio di Steve era un liceale sbarbatello, l'attore aveva ben 28 anni quando rivestì i suoi panni. Un caso davvero singolare. 
 
Il nome Steve è pronunciato ben 50 volte nel corso del film. L'attore biondiccio fumava come un comignolo, ma non lo si vede mai con una sigaretta in bocca. Tuttavia in una scena si nota, se si sta attenti, che una scia di fumo azzurrognolo sale alle spalle di Steve: stava tenendo una sigaretta accesa, con le mani nascoste dietro la schiena.
 
L'acido tricloroacetico, con cui il dottor Hallen e la sua infermiera intendevano corrodere il mostro, è in realtà un acido debolissimo usato per trattarare le verruche agli organi genitali, quelle cose simpatiche che spuntano dopo essersi fatti leccare dalle prostitute. Non so perché sia stata fatta questa scelta incongrua, forse per pura e semplice ignoranza. 

Il bizzarro film proiettato nel cineteatro invaso dallo Shoggoth non è falso creato appositamente per il film di Yeaworth: si tratta infatti di Dementia (aka The Daughter of Horror), di John Parker (1955). Fuori dal locale è in bella mostra il poster de Il pianeta proibito (Forbidden Planet), di Fred M. Wilcox (1956), col titolo cambiato in The Vampire and the Robot (ossia "La vampira e il robot"): vi compare un robot grossolano che tiene in braccio una bella figliola. 
 
La musichetta irritante e futile della sigla è stata composta da Burt Bacharach et alteri. Perché una simile scelta demente? Semplice: la Paramount intendeva evitare l'insorgenza di attacchi di panico nel pubblico, cosa molto probabile se fosse stata utilizzata una musica inquietante. In realtà il nome di Bacharach non compare da nessuna parte: si trova invece la menzione del gruppo musicale denominato The Five Blobs. Si tratta di un complesso fantomatico, composto dallo stesso Bacharach e da alcuni musicisti noleggiati per l'occasione. 

Opere derivate 

Nel 1972 il film ha avuto un sequel, Beware! The Blob!, di Larry Hagman, bizzarramente definito "commedia", oltre che "horror". Risale invece al 1988 il remake Blob - Il fluido che uccide (The Blob), diretto da Chuck Russell. Il maccartismo era ormai finito. La stessa Guerra Fredda si è conclusa nel 1991 con la dissoluzione dell'Unione Sovietica: nuovi remake (il Cielo ce ne scampi!) dovrebbero tener conto di questo dato di fatto.

mercoledì 4 dicembre 2019


ULTIMATUM ALLA TERRA
 
Titolo originale: The Day the Earth Stood Still
Anno:
1951

Paese:
Stati Uniti d'America

Lingua originale:
Inglese, lingua franca galattica

Durata:
92 min

Colore:
B/N

Genere:
Fantascienza 

Regia:
Robert Wise

Soggetto:
dal racconto Addio al padrone (Farewell to the 

     Master
), di Harry Bates

Sceneggiatura:
Edmund H. North

Produttore:
Julian Blaustein

Casa di produzione:
Twentieth Century Fox

Distribuzione in italiano:
Fox

Fotografia:
Leo Tover

Montaggio:
William Reynolds 

Effetti speciali:
Fred Sersen 

Musiche:
Bernard Herrmann
 
Scenografia: Addison Hehr, Lyle Wheeler
Costumi:
Perkins Bailey 

Trucco:
Ben Nye 

Interpreti e personaggi: 

    Michael Rennie: Klaatu/Carpenter 

    Patricia Neal: Helen Benson 

    Hugh Marlowe: Tom Stevens

    Sam Jaffe: Prof. Jacob Barnhardt 

    Billy Gray: Bobby Benson 

    Frances Bavier: Sig.ra Barley 

    Lock Martin: Gort 

    Frank Conroy: Harley 

    Olan Soulé: Sig. Kurll 

    Elmer Davis: Se stesso 

    Drew Pearson: Se stesso

Doppiatori italiani: 

    Emilio Cigoli: Klaatu/Carpenter 

    Giovanna Scotto: Helen Benson 

    Adolfo Geri: Tom Stevens 

    Lauro Gazzolo: Prof. Jacob Barnhardt 

    Enrico Olivieri: Bobby Benson 

    Wanda Tettoni: Sig.ra Barley 

    Mario Besesti: Harley 

    Giovanni Saccenti: Sig. Kurll 

    Amilcare Pettinelli: Elmer Davis 

    Gaetano Verna: Drew Pearson

Titoli in altre lingue:

   Tedesco: Der Tag, an dem die Erde stillstand
   Francese: Le jour où la Terre s'arrêta
   Spagnolo (Spagna): Ultimátum a la Tierra
   Spagnolo (America Latina): El día que la Tierra se detuvo
   Portoghese: O Dia em que a Terra Parou
   Rumeno: Ziua în care Pământul s-a oprit
   Polacco: Dzień, w którym zatrzymała się Ziemia
   Russo: День, когда остановилась Земля
   Svedese: Mannen från Mars
   Finnico: Uhkavaatimus Maalle
   Turco: Dünyanın Durduğu Gün
   Ebraico (moderno): היום בו עמדה האדמה
   Persiano: روزی که دنیا از حرکت ایستاد
   Giapponese: 地球の静止する日
   Cinese: 地球停转之日
   Coreano: 지구 최후의 날
Budget: 995.000 dollari USA (fonte: Solomon, 1989)
Box office: 1.850.000 dollari USA 
 

Trama:

Un'astronave dalla tipica forma di disco volante sfreccia nei cieli della Terra raggiungendo Washington, dove atterra in un parco. La gente, seppur in preda allo shock, si accalca attorno al velivolo alieno. Sopraggiungono prontamente i militari con tanto di carri armati. Nello scafo metallico del disco volante si apre una porta, da cui scende un extraterrestre umanoide avvolto in una tuta argentea, col volto celato da un casco. Questo emissario alieno dice di essere venuto come amico e invita gli astanti a non aver paura. Quando estrae e attiva un piccolo marchingegno, un soldato giovane e coi nervi a fior di pelle si lascia prendere dal panico e spara, ferendo l'umanoide a una spalla. Dall'astronave emerge un gigantesco robot che con un raggio disintegratore colpisce le armi dell'esercito, facendole scomparire nell'aria. Accasciatosi, l'umanoide ordina al robot di fermarsi. Poi si alza e spiega che il congegno che aveva estratto era un dono per il Presidente degli Stati Uniti, qualcosa che gli avrebbe permesso di studiare la vita sugli altri mondi. L'alieno ferito
viene portato in un ospedale militare, dove riceve cure ed è sottoposto ad approfondite analisi; il suo aspetto risulta indistinguibile da quello di un umano caucasico. A questo punto rende noto il proprio nome, Klaatu, e viene visitato dal perfido segretario del Presidente, Mr. Harley, che cerca invano di estorcergli informazioni. Klaatu vuole riunire tutti i capi di stato della Terra per tenere loro un discorso d'importanza cruciale, ma questa iniziativa viene boicottata sul nascere. Intanto le sue capacità di recupero si rivelano prodigiose, così ne approfitta per evadere e mescolarsi all'ignara popolazione terrestre. Adotta il cognome Carpenter e si presenta a una affittacamere, che lo fa accomodare in una stanza della sua dimora dove vive con altri ospiti. Mentre l'extraterrestre in incognito fa amicizia con la giovane vedova Helen Benson e con suo figlio Bobby, i media danno notizia dell'evasione, con gli accenti isterici e frenetici tipici della stramaledetta genia dei giornalisti. L'uomo astrale non si trova ed è ricercato attivamente dai militari, strillano tutti i cronisti, mentre l'astronave chiusa è impenetrabile, con il robot lì davanti immobile e inamovibile. La bella Helen è concupita da un ganzo assillante, Tom Stevens, che la porta spesso fuori. A Klaatu non resta altro da fare che accudire Bobby durante le assenze della madre. Un giorno il ragazzino accompagna l'umanoide in un giro della città, che include una visita al Lincoln Memorial e alla tomba del padre all'Arlington National Cemetery. Ecco a cosa portano le guerre, atrocità organizzate che sugli altri pianeti sono del tutto sconosciute! Klaatu domanda a Bobby chi sia il più grand'uomo d'America, uno come Lincoln. Gli viene risposto che è il professor Barnhardt. Dopo qualche difficoltà, l'umanoide riesce a incontrare il luminare e gli rivela che la Terra è in grave pericolo: la scoperta di una rudimentale forma di energia atomica ha messo in allarme la Confederazione Galattica, che intende distruggere il pericolo sul nascere, entrando in azione qualora il genere umano decidesse di espandersi nello spazio. Su suggerimento del professore, Klaatu chiede di organizzare un incontro con i più importanti esponenti di tutte le nazioni, scienziati ed esperti di tutti i campi; come dimostrazione per convincere dell'assoluta urgenza del convegno, afferma che darà a tutto il mondo una dimostrazione di forza, drammatica ma non distruttiva. All'ora prefissata, l'energia elettrica viene neutralizzata su tutto il pianeta: per mezz'ora qualsiasi dispositivo che ne fa uso resta inutilizzabile. Passato quel breve lasso di tempo, tutto riprende a funzionare. Il problema è che Tom Stevens, spinto dalla gelosia, denuncia Klaatu, la cui identità nel frattempo è stata scoperta da Bobby e da Helen. Si scatenano le forze armate in mobilitazione generale, con l'ordine di sparare a vista all'uomo astrale. Sentendo che il proprio destino sta per compiersi, l'alieno dice alla donna di recarsi dal robot e di pronunciare la frase: "Gort, Klaatu barada nikto!" Soltanto così potrà fermarlo e impedirgli di distruggere l'intero pianeta. Come previsto, Klaatu viene raggiunto dai militari e ucciso. Helen riesce a ricordare la frase e a ripeterla all'automa, il cui nome è Gort, facendo cessare all'istante la sua azione vendicatrice. Il corpo dell'umanoide viene recuperato dal robot, portato nella nave siderale e messo in una macchina che ne attua la resurrezione. Le grandi personalità delle nazioni si riuniscono intorno al veicolo per il convegno organizzato dal professor Barnhardt. Dall'apertura formatasi nello scafo escono Gort e il Klaatu rinnovato, che tiene il suo storico discorso, un vero e proprio ultimatum alla Terra. Le alternative per il genere umano sono soltanto due: aderire alla Confederazione Galattica ed essere sottoposto alla polizia robotica, oppure continuare sulla propria strada e finire annientato. I due rientrano nel disco volante, che decolla e si allontana nelle vastità del Cosmo.
 

Recensione: 
Un film datato ma robusto. Direi che è come il cognac: più passano gli anni e più lo si gusta. Ne facessero ancora di capolavori come questo! Ahimè, non è così! Le fonti dell'Ingegno sembrano essersi esaurite. Non vedo più sgorgare nuove idee paragonabili a quello concepite dagli umani dei decenni trascorsi, quando i mezzi erano pur così limitati rispetto a quelli attualmente disponibili. Tanto appassionante è la trama, che lo spettatore sorvola facilmente sui punti più deboli. Ad esempio non interessa granché ragionare sul fatto che il disco volante di Klaatu sia giunto da un pianeta posto a 400 milioni di chilometri dalla Terra (quindi mediamente più vicino di Giove) impiegando ben 5 mesi a percorrere il tragitto. Più marchiano è il fatto che l'alieno, ben conoscendo l'indole bellicosa delle genti della Terra, non indossi mai alcuna protezione: con tutte le meraviglie tecnologiche del suo mondo, il minimo sindacale sarebbe stato un comune giubbotto antiproiettile. Quando il film di Wise è stato prodotto, si stava imponendo in tutta la sua drammaticità il contesto della Guerra Fredda, caratterizzato dalla pervasiva paura di un imminente conflitto termonucleare. Non fa quindi specie il sostrato politico presupposto dalla narrazione. Klaatu e Gort rappresentano bene la minaccia dell'Unione Sovietica e delle dottrine comuniste che affermano la necessità di sopprimere il concetto stesso di individuo per realizzare una società collettivista in cui ognuno è soltanto un atomo, una particella identica a tutte le altre. Questa esegesi, comune a gran parte della produzione fantascientifica statunitense di quei tempi, è la chiave per decrittare le trame fondate sul concetto di invasione aliena, a cui può essere attribuita una funzione catartica simile a quella della tragedia greca. La rappresentazione filmica degli aspetti più orribili della realtà permetteva al popolo di esorcizzare l'inquietudine proprio quando nuvole nere come l'inchiostro sembravano addensarsi all'orizzonte. Giova notare che proprio quando Edmund H. North assumeva l'incarico di sceneggiatore di Ultimatum alla Terra, il maccartismo stava impadronendosi di Hollywood.      

Il terrore dell'Ignoto

La natura ottusa dei militari descritti da Wise somiglia più a quella di un masso di granito che a quella di un essere senziente. Ogni loro azione è dettata da una coglioneria che non conosce paragoni. Il grottesco è esasperato fino a destare il disgusto nello spettatore. Possibile che di tutte le scelte che si possono fare in una situazione critica si traducano in atto proprio quelle più illogiche e deleterie? Una caratteristica della specie Homo sapiens è quella di essere essenzialmente chiusa alla Conoscenza. Gli umani conducono le loro squallide esistenze considerando il cielo come il guscio di una noce. Quando questa fragile barriera con l'innominabile Spazio Esterno viene rotta, rimangono tutti paralizzati dall'orrore. Abituati a comprendere soltanto l'ABC del piccolo mondo in cui conducono le loro futili esistenze, sono spiazzati da tutto ciò che non possono dominare con le poche regolette apprese con dura fatica. Dalle stelle può venire qualunque cosa. Anche un essere in apparenza identico a noi, che può passare per uno di noi. Un essere che considera una possibilità del tutto naturale spianare New York o distruggere Gibilterra per dare una dimostrazione di forza volta a imporre la pace. Un essere che si convince a usare un mezzo incruento soltanto perché ritiene "affascinante" e "stimolante" il problema concettuale proposto da un anziano professore, una sfida a trovare il modo di dare un'efficace dimostrazione di forza senza danneggiare alcuna creatura vivente.   

 
Il discorso di Klaatu 
 
Riporto le dense parole rivolte da Klaatu agli attoniti rappresentanti delle nazioni della Terra: 
 
"Io sto per partire. Mi perdonerete se vi parlo senza preamboli. L'universo diventa ogni giorno più piccolo, e il pericolo di aggressione da parte di chiunque e dovunque non può essere tollerato. È necessario che ci sia sicurezza per tutti gli esseri viventi. Ciò non vuol dire rinunciare a qualche libertà, se non a quella di agire da irresponsabili. I vostri antenati hanno pensato così quando hanno fatto le leggi per autogovernarsi ma anche una polizia per imporle. Anche noi che abitiamo gli altri pianeti abbiamo accettato questo principio e abbiamo creato un'organizzazione per la mutua protezione di tutti i pianeti e per la totale eliminazione di ogni aggressione. La forza di questa autorità superiore è una polizia che la faccia rispettare, e a questo scopo abbiamo fatto un esercito di automi. Il loro compito è pattugliare i pianeti con aerei astrali come questo, e mantenere la pace. In materia di aggressione abbiamo loro conferita assoluta autorità su di noi, autorità che non può essere revocata. Al primo segno di violenza agiscono automaticamente contro l'aggressore. Gli effetti che la loro azione può causare scoraggiano ogni iniziativa. Il risultato è che viviamo in pace, senza armi né armati, tranquilli perché sappiamo di essere liberi dal pericolo della guerra, e liberi di dedicarci ad attività più proficue. Non ci illudiamo di aver raggiunto la perfezione, ma abbiamo creato un sistema che funziona. Io sono venuto qui per dirvi questo. A noi non importa quello che fate nel vostro pianeta, ma se tentaste di estendere le vostre violenze, questa vostra Terra verrebbe ridotta ad un mucchio di cenere. Potete scegliere: unirvi a noi e vivere in pace o seguitare sulla strada in cui siete e venire annullati. Aspetteremo una risposta: la decisione spetta a voi." 

I contenuti esposti sono nell'essenza quelli della famosa opera di Thomas Hobbes, Il Leviatano. Detto questo, l'etica di Klaatu farebbe rabbrividire Mengele. 
 
 
Gort, Klaatu barada nikto! 
 
Non esiste una traduzione ufficiale (e a quanto mi risulta nemmeno una non ufficiale) del famoso comando che placa le ire del robot vendicatore. Esistono però alcune proposte di traduzione. La più ragionevole è senz'altro questa: "Gort, non vendicare Klaatu!" Probabilmente l'ideatore della frase masticava un po' di tedesco e di russo, da cui è stato inconsciamente influenzato. La parola nikto ricorda la negazione nicht "non", da cui si deduce che barada è il verbo che significa "vendicare". In russo nikto significa "nessuno", ma la traduzione "Gort, Klaatu ordina di non uccidere nessuno!" presenta qualche difficoltà, dato che sarebbe necessario interpretare barada come un verbo complesso, col significato di "ordinare di uccidere". Darei per buona la prima proposta, con barada nikto "non vendicare", anche se non esiste certezza alcuna. A conferma della bontà di questa traduzione sta il fatto che - come afferma lo stesso Klaatu - gli automi sono poliziotti che hanno autorità assoluta in materia di aggressione. Così il comando che disattiva la vendetta non può essere un ordine diretto da Klaatu a Gort, ma più che altro un codice convenuto con funzioni strategiche. Il fatto che funzioni anche se pronunciato da una donna terrestre ne è la prova. A questo punto si potrebbe anche dedurre qualcosa sulla grammatica della lingua aliena. Il nome Gort è al vocativo e non mostra nessuna desinenza. Allo stesso modo Klaatu, che deve essere all'accusativo, non ha desinenza alcuna. Si evince che questi casi sono espressi unicamente dalla posizione della parola nella frase. Questa è una deduzione molto importante. L'ordine sintattico è SOV (soggetto - oggetto - verbo): Klaatu, che è l'oggetto, viene prima del verbo. I grammatici tipologici impazzirebbero dalla gioia se lo sapessero. 
 
Altri possibili elementi grammaticali  
 
Un'altra frase in grado di interrompere le reazioni del robot è la seguente: "Gort, dekleto brasko!" Non è famosa, anche se è  pronunciata con voce chiara da Klaatu all'inizio del film, dopo essere stato ferito a una spalla da un soldato e aver assistito alla rappresaglia dell'automa. Confrontando la struttura di "Gort, dekleto brasko!" con quella di "Gort, Klaatu barada nikto!", emerge qualcosa di interessante. Si potrebbe dedurre che nella lingua aliena in questione il suffisso -to significhi "non" o abbia comunque la funzione di negazione. Esso è infatti contenuto sia in nik-to che in dekle-to, anche se nel secondo caso la -t- non è retroflessa. Vi è poi una frase imperativa solo in apparenza più semplice, usata da Klaatu per farsi seguire dal robot: "Gort, aringa!" La rotica -r- è così retroflessa da sembrare quasi un'approssimante labiovelare -w-. Se siamo certi della sua traduzione "Gort, andiamo!", non sappiamo dire come mai il verbo "aringa!" abbia una struttura tanto bizzarra. 

Un abbozzo di descrizione fonologica

La trascrizione utilizzata per la lingua di Klaatu si fonda sul principio "vocali come in italiano, consonanti come in inglese". Lo stesso che serve anche a trascrivere il giapponese in caratteri romani (rōmaji). Le vocali sono le cinque usuali: a, e, i, o, u. Si nota che la vocale -o finale di parola è sempre aperta, /ɔ/, come in nikto /'nikṭɔ/. Non esiste lo Schwa (vocale indistinta); non esistono vocali bemollizzate. Il sistema consonantico è in apparenza molto semplice, ma presenta qualche peculiarità: t e d sono retroflesse come in inglese, /ṭ/ e /ḍ/, nella maggior parte delle parole. Esistono tuttavia esempi di t e d non retroflesse, pronunciate come in italiano. La rotica r è quasi sempre il flap dell'inglese, /ɹ/. Queste peculiarità fonetiche vengono mantenute con cura anche nel doppiaggio della versione italiana del film. I gruppi consonantici sono abbastanza rari. Se ne trovano all'inizio della parola e in posizione mediana e sono abbastanza semplici (mai più di due consonanti). L'unico caso noto di parola che non finisce con una vocale è proprio il nome del robot, Gort /gɔɹṭ/. Sorge il dubbio che la lingua di Klaatu abbia una fonologia specializzata per classe semantica. Ci si aspetta che i nomi dei robot siano monosillabi e che finiscano con una o più consonanti. Invece i nomi propri di persona finiscono per vocale, ma possono iniziare con un gruppo di consonanti. L'accento è quasi sempre sulla penultima sillaba. Una notevole eccezione è proprio l'antroponimo Klaatu /kla:'ṭu/. Queste sono le parole che l'alieno trasmette con un microfono al suo pianeta di origine: "Inerekato aura, anto garo pipiseta santi pechereko bi a mitiko desokari nokato jeko." La parola mitiko è la sola con più di due sillabe ad avere l'accento sulla prima (suona quasi come l'italiano mitico). Ci si potrebbe azzardare a supporre che la terminazione -to, o forse -ka-to, sia proprio la negazione anche in questa sequenza verbale. Le consonanti affricate palatali trascritte con -ch- (in pechereko) e j- (in jeko) contrastano con tutte le altre occorrenze di -t- non retroflessa: non sembrano allofoni di queste ultime. La -s- di desokari trascrive una consonante sonora, ho evitato il carattere -z- per evitare pronunce erronee.

Un tenace pacchetto memetico

La frase "Klaatu barada nikto" (con omissione del nome del robot) è passata nella leggenda ed è stata utilizzata più volte in diversi film, in massima parte escrementizi. Nell'obbrobrioso film di Sam Raimi, L'Armata delle Tenebre (1992), si usa "Klaatu barada nikto" come una formula magica in grado di muovere potenze sovrannaturali. Ne possiamo trovare menzione persino nell'universo di Star Wars, per l'esattezza ne Il ritorno dello Jedi (1983): alla corte di Jabba si sente dire "Klaatu barada nikto" nel corso di un'orgia - se non ricordo male. L'interpretazione data da Lucas a questa sequenza verbale è ovviamente diversa, dato che Klaatu, Barada e Nikto sono i nomi di tre mercenari al servizio del perverso gangster. La segmentazione è quindi "Klaatu! Barada! Nikto!" (che fantasia!). 
 

Gort e Gnut 
 
Nel racconto di Harry Bates non si trova il nome Gort: il robot si chiama invece Gnut (verosimilmente da pronunciarsi /gnʊṭ/, visto il sistema di trascrizione). Il cambiamento si deve al fatto che è parsa suggestiva l'assonanza tra Gort e l'inglese God (ancor meglio è il tedesco Gott) "Dio", con riferimento alla capacità dell'automa di resuscitare il defunto Klaatu - o meglio di "reintegrarlo" - con l'aiuto di un macchinario che sfida i princìpi della termodinamica. Per quanto il regista Wise abbia sconfessato ogni interpretazione religiosa, lo sceneggiatore North ha ammesso che Gort ha la sua etimologia proprio nel nome anglosassone di Dio. La critica cristiana si è ringalluzzita e ha trovato molte similitudini evangeliche. Klaatu viene dal cielo e parla di pace, vieta a Gort di vendicare il suo ferimento prima e poi addirittura la sua uccisione, resuscita dai morti. Il nome che ha assunto per confondersi tra il volgo terrestre, Carpenter, significa "Falegname", cosa che ricorda le origini di Gesù e il santo schernito dal belluino popolo italico come "patrono dei cornuti e dei segaioli". Dal canto suo, Harry Bates non ha avuto una buona reazione al lavoro di Wise e di North, giungendo a rinnegare ogni legame tra la sua opera e la pellicola. Purtroppo non ho finora avuto occasione di leggere il racconto di Bates, potendo usufruire soltanto di informazioni di seconda mano. Quando l'avrò fatto ne pubblicherò una recensione e aggiornerò lo stato dell'arte sulla lingua di Klaatu, se saranno apportati nuovi dati significativi. Riporto il link a una recensione molto interessante di Farewell to the Master, che contiene informazioni di grande valore:  
 

Apprendiamo che Harry Bates si chiamava in realtà Hiram Gilmore Bates III. Appare subito evidente l'origine massonica della sua famiglia. Soltanto un Libero Muratore, e per giunta di grado molto elevato, darebbe un nome come Hiram a suo figlio. Su questo non ho il benché minimo dubbio. 


Gort e le Leggi della Robotica 

Gort non obbedisce alle famose tre Leggi della Robotica enunciate da Isaac Asimov. Perché si possa capire meglio la delicata questione, riporto il testo delle leggi asimoviane: 

1) Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
2) Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.
3) Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Gort e i suoi simili, che chiameremo robot gortiani, agiscono per contro secondo le seguenti Leggi della Vendetta: 

1) Se l'assassinio avviene tra persone della Confederazione Galattica, un robot gortiano ha il dovere di disintegrare l'assassino.
2) Se l'assassinio avviene ai danni di una persona della Confederazione Galattica da parte di un nativo di un pianeta "selvaggio", un robot gortiano ha il dovere di devastare il pianeta d'origine dell'assassino, annientando milioni di persone anche innocenti. 
3) Un robot gortiano si bloccherà e non eseguirà la vendetta se qualcuno gli comunicherà il seguente comando "(nome del robot), (nome dell'ucciso) barada nikto!"

Non è necessario che la persona che dà il comando per bloccare il robot gortiano appartenga alla Confederazione Galattica o addirittura che ne comprenda la lingua: è sufficiente che il comando sia pronunciato correttamente a livello fonetico. Si converrà che tutto ciò è abbastanza strano, per non dire di una fragilità logica molto spinta. In ogni caso l'opera di Bates e quella di Wise ci mostrano che le Leggi della Robotica non sono automaticamente soddisfatte per ogni robot, come molti odierni fantascientisti sono portati a credere. 
 
i) Un robot asimoviano obbedisce al genere umano e ne è al servizio, anche a costo della propria incolumità, essendo la disobbedienza permessa quando si crea un conflitto con la programmazione. 
 
ii) Un robot gortiano è il padrone, il detentore della legge, e ogni cittadino della Confederazione Galattica è al suo servizio nelle situazioni che lo richiedono, anche a costo della propria incolumità. 

Può dunque ora porsi un'altra questione, quella della possibile origine asimoviana delle leggi della robotica gortiana. Immaginiamo di cambiare la definizione di "essere umano" (o meglio di "essere umanoide") nelle famose Tre Leggi enunciate da Asimov. Un individuo che esercitasse la violenza verrebbe a perdere lo status di "essere umanoide" per essere etichettato in diverso modo, come un "patogeno sociale", la cui eliminazione diventa non soltanto lecita, ma anche prioritaria. La prima legge della robotica asimoviana sarebbe dunque soddisfatta. Si capisce che il predominio dei robot gortiani nasce proprio dalla seconda e dalla terza legge asimoviana: nessun essere umanoide può ordinare qualcosa che vada contro la vita di un suo simile. Quindi nessun essere umanoide può ordinare a un robot gortiano di non eliminare un patogeno sociale. 

Nel racconto di Bates, per contro, i rapporti tra il robot Gnut e l'umanoide Klaatu sono a prima vista molto più semplici: il primo è il padrone del secondo. Non è Gnut ad essere il poliziotto, è invece Klaatu ad aver ricevuto da lui il mandato di imporre con ogni mezzo la pace nel Cosmo. 


Limitati poteri di resurrezione 

Come si sa, le genti della Terra dei Liberi hanno un sacro terrore per il Dio dell'Antico Testamento. Così per evitare immediati accostamenti tra Gort e l'Artefice - pure sostenuti in altra sede dallo sceneggiatore - il regista ha stabilito che venissero subito fatte alcune precisazioni. L'umanoide afferma che nessuno può allontanare dai viventi la mortalità. Soltanto in alcune particolari condizioni è possibile per un morto ritornare in vita. 
 
Klaatu: "Salve"
Helen: "Credevo che fosse..."
Klaatu: "Lo ero..."
Helen (alludendo a Gort e invasa dal terrore): "Allora... Lui ha il potere di vita o di morte..."
Klaatu: "No. Questo potere è riservato all'Onnipossente. Noi possiamo, in qualche caso, ridare la vita per un dato periodo."
Helen: "Ma... per quanto?"
Klaatu: "Per quanto vivrò. Questo nessuno può dirlo." 
 
Sorge ora un dubbio ontologico. Il Klaatu resuscitato da Gort è lo stesso Klaatu abbattuto dai militari minchioni? Oppure, parafrasando Milton, è un essere del tutto diverso suscitato dalle Tenebre? Dobbiamo considerarlo come la creatura del dottor Frankenstein o pari al suo stesso Demiurgo? Data la fede nell'Onnipotente professata dall'umanoide, la domanda non è di poco conto. Purtroppo non sono in grado di fornire una risposta.

Mutande robotiche! 

Certo, è una domanda banale. Perché Gort ha un bacino in netto rilievo che imita un abito simile alle mutande? Se anche fosse stato liscio come una bambola, non sarebbe stato lo stesso? Forse il problema non è degli alieni e del loro immaginario, è piuttosto del pernicioso Codice Hays! Per colmo del paradosso, la discontinuità pelvica nella forma del robot finisce col suggerire allo spettatore proprio i pensieri che i censori avrebbero voluto evitare. Se Gort ha qualcosa che somiglia alle mutande, potrebbe anche aver sotto un gigantesco cazzone!  

Musica ermetica 
 
La colonna sonora del film è bellissima quanto inquietante. L'autore, Bernard Hermann, lavorò per Alfred Hitchcock e per George Orson Welles. Gli strumenti usati dall'illustre compositore sono assai numerosi: violino, basso elettrico, ben quattro arpe e quattro pianoforti, una sezione di trenta fiati e due theremin. Sono proprio questi ultimi strumenti elettrici a conferire un carattere ultramondano alla melodia, arcano e assolutamente sublime. C'è qualcosa nel suono del theremin che penetra nel nucleo stesso dell'Essere, insinuando qualcosa di così terribile e maestoso da non poter essere descritto tramite le parole di lingue limitate come quelle umane. 

Opere derivate 

Non era possibile che un capolavoro simile restasse a rifulgere in solitudine tra gli astri di celluloide, illuminando la nera volta celeste del firmamento fantascientifico. Nel 2008 ne è stato fatto un remake, diretto da Scott Derrickson. Klaatu è interpretato da Keanu Reeves. Non ho ancora visionato il film di Derrickson; quando lo avrò fatto ne pubblicherò senz'altro una recensione. Così ad occhio, consultando la pagina di Wikipedia, direi che contiene molte forzature e trovate che rasentano l'assurdo. 

Cineforum Fantafilm 

Ultimatum alla Terra (Robert Wise, 1951) è stato proiettato al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro il 3 ottobre 2005. Purtroppo non ero presente: all'epoca ero un blogger da poco più di un anno e non conoscevo ancora il buon Andrea. Cosa abbastanza anomala per un appassionato di fantascienza, ho visto questo film per la prima volta quando già avevo compiuto i 50 anni.