sabato 20 giugno 2020

 
INVINCIBILE

Titolo originale: Invincible
Titolo in tedesco: Unbesiegbar

Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Regno Unito, Irlanda, Stati Uniti
     d'America, Germania

Anno: 2001
Durata: 133 min
Rapporto: Widescreen
Genere: Drammatico, storico
Regia: Werner Herzog
Soggetto: Werner Herzog
Sceneggiatura: Werner Herzog
Produttore: Gary Bart, Werner Herzog
Distribuzione in italiano: Ripley's Film
Fotografia: Peter Zeitlinger
Montaggio: Joe Bini
Effetti speciali: Mike Kelt, Alan Marques
Musiche: Klaus Badelt, Hans Zimmer
Scenografia: Ulrich Bergfelder, Markus Wollersheim
Costumi: Jany Temime
Trucco: Katharina Gütter, Bruny Ruland
Interpreti e personaggi:
    Tim Roth: Erik Jan Hanussen (nato Hermann Chaim 
          Steinschneider)

    Jouko Ahola: Zishe Breitbart
    Anna Gourari: Marta Farra
    Max Raabe: Presentatore effeminato
    Jacob Wein: Benjamin Breitbart
  
  Renate Krößner: Signora Breitbart
 
  Gary Bart: Yitzak Breitbart

    Gustav-Peter Wöhler: Alfred Landwehr
    Udo Kier: Conte Wolf-Heinrich von Helldorf
    Herbert Golder: Rabbino Edelmann
    Gary Bart: Yitzak Breitbart
    Alexander Duda: Heinrich Himmler
    Klaus Händl (Haindl): Joseph Goebbels
    Joachim Paul Assböck: Squadrista d'assalto
    Hark Bohm: Giudice
    André Hennicke: Investigatore
    Milena Gulbe: Infermiera
    James Mitchell: Dottore
    Juris Strenga: Insegnante
    Grigorij Kravec: Taglialegna
    Valerijs Iskevic: Giovane uomo
    Silvia Zeitlinger Vas: Signora Holm
    Hans-Jürgen Schmiebusch: Signor Peters
    Les Bubb: Rothschild (guitto che interpreta il ladro dei
        proventi della Grande Guerra)
    Tina Bordihn: Hedda Christiansen
    Rudolph Herzog: Mago
    Adrianne Richards: Ragazza del coro
    Amanda Lawford: Ragazza del coro 
    Beatrix Reiterer: Ragazza del coro
    Francesca Marino: Ragazza del coro
    Karin Kern: Ragazza del coro 
    Kristy Wone: Ragazza del coro
    Natalie Holtom: Ragazza del coro
    Sabine Schreitmiller: Ragazza del coro
    Ieva Alexandrova-Eklone: Dalila
    James Reeves: Colosso di Rodi
    Klaus Stiglmeier: Direttore del circo
    Jurgis Krasons (Karsons): Rowdy
    Rebecca Wein: Rebecca
    Raphael Wein: Raphael
    Daniel Wein: Daniel
    Chana Wein: Chana
    Guntis Pilsums: Taverniere
    Torsten Hammann: Capobanda
    Ben-Shion Hershberg: Gershon
 
Trama: 
Zishe Breitbart è un giovane e robusto fabbro che vive con la famiglia in uno shtetl della Polonia orientale, nella profonda terra ashkenazita. Il ragazzo lavora con suo padre, un uomo molto pio e osservante, un charedì. A un certo punto giunge nello shtetl un impresario teatrale tedesco, cinico e grassoccio, con i capelli radi e rossicci, che nota le grandi doti di Zishe e gli propone quindi di seguirlo per lavorare con lui a Berlino. Data la struttura della famiglia ashkenazita, molto oppressiva e soffocante, il padre del ragazzo non vorrebbe farlo partire. Tuttavia è anche vero che l'impresario mette l'anziano in una posizione insostenibile. Il patriarca non può ammettere di comandare a bacchetta il suo figlio maschio, così è costretto a lasciargli la libertà di scelta, anche perché l'impresario è uno che maneggia i soldi e promette una grande fama. Riflettendo sulla propria vita, alla fine Zishe decide di seguire l'uomo giunto dalla Germania. Il suo ragionamento è semplice e cristallino: "Dio mi ha dato molta più forza di quanta ne serve a un fabbro". Così il giovane vigoroso prepara i bagagli e parte. Viaggia verso Berlino a piedi, macinando miglia senza prendere un mezzo, se si eccettua un passaggio su un carro. Un'impresa assai degna di nota. Alla fine riesce ad arrivare dal suo nuovo datore di lavoro, l'eccentrico Erik Jan Hanussen, che ha fama di medium e di chiaroveggente: il locale di cabaret da lui gestito, denominato "Palazzo dell'Occulto" (Palast des Okkulten), è molto frequentato dagli squadristi d'assalto e dalla dirigenza del Partito Nazionalsocialista. È proprio in questo contesto che Zishe viene per la prima volta a conoscenza dell'esistenza di un violento antisemitismo in Germania. Hanussen, che è un personaggio molto ambiguo e sinistro, per convenienza sostiene Adolf Hitler, da cui sogna di essere nominato Ministro dell'Occulto. Dà al giovane ashkenazita vesti sceniche e un elmo cornuto, in modo tale che sembri un antico teutone. Quindi lo presenta col nome di Siegfried, facendolo esibire in numeri di forza particolarmente apprezzati dalle Camicie Brune - che ignorano quali siano le sue vere origini. Lo acclamano e lo identificano con il concetto di superiorità razziale ariana. Tra uno spettacolo e l'altro, Zishe si innamora della bella pianista, Marta Farra, che ha un'umiliante relazione con Hanussen. Un giorno, all'improvviso, non reggendo più l'impostura, sentendo in sé fierezza in seguito a una visita della madre e del fratellino, il ragazzo rivela in pubblico di essere ebreo, di essere un Sansone e non un Sigfrido. Alle SA la cosa non fa certo piacere (intonano all'istante Deutschland erwache!), ma Hanussen non si scompone affatto: da quella sera si moltiplicano gli spettatori della Comunità Ebraica, che vedono in Zishe un eroe. I guadagni così sono moltiplicati. Non potendo comunque permettersi di perdere i clienti con l'Armband, il mago decide di screditare Zishe tramite un grottesco numero in cui tramite il mesmerismo pretende di dare a Marta Farra una forza immensa, ma la macchinazione non ha l'effetto sperato. Il forzuto ragazzo denuncia Hanussen per truffa e la cosa finisce in tribunale. Durante il processo, si scopre che il cognome del medium è tipicamente ebraico: Steinschneider. Per lui è l'inizio della catastrofe. Gli squadristi lo prelevano e lo fanno sparire. Il corpo maciullato viene trovato di lì a poco e proprio Zishe è chiamato dalla polizia ad effettuare il riconoscimento - cosa che avviene. Non avendo altro da fare in Germania, il nerboruto giovane decide di tornare in Polonia, nel suo borgo natio. Si convince di avere una missione. Ha ricevuto da Hanussen i suoi poteri di chiaroveggenza: vede la tremenda persecuzione che si scatenerà a breve e si convince di essere stato scelto da Dio per difendere il suo popolo, come un novello Sansone. Mentre cerca di convincere i suoi compaesani, molto scettici, si ferisce a una coscia con un chiodo ed è colpito dalla setticemia. Morirà tra atroci tormenti, in un ospedale israelitico, dopo ben unidici vane operazioni. Il suo trapasso avverrà proprio due giorni prima dell'ascesa di Hitler al potere, il 28 gennaio 1933.

Alcune scene memorabili: 
1) Herr Hanussen palpa avidamente le natiche della sua infelice amante, Fräulein Farra, esclamando alla faccia dell'allibito Zishe: "Guarda, ragazzo mio, il sedere più rotondo di tutta la terra di Dio! Ed è mio! Tutto mio!"  
2) Gli incubi di Zishe, in cui innumerevoli e voraci granchi rossi invadono la terra, salendo dal mare. Non ci sono dubbi: sono portenti sinistri e spaventosi, che annunciano l'annientamento degli Israeliti europei.  
 

Recensione: 
Un capolavoro immenso e toccante, che non mi stancherei mai di rivedere. Al centro della narrazione c'è un uomo solo e disadattato che lotta contro l'insensatezza di un mondo a lui estraneo. Giunge fino all'estremo limite, con fatica e strazio, ma ecco che a quel punto interviene l'Angelo della Morte, distruggendo le sue speranze illusorie. Come in altre occasioni, Herzog mescola inestricabilmente la storia all'invenzione. Ci sono dettagli della vita dei personaggi che sono stati molto cambiati rispetto alla realtà, cosa che ha attirato numerose critiche al regista. Potremmo parlare di contrapposizione tra vero poetico e vero storico. Altri, poco clementi, parlano di falsificazione storica - accusa che mi pare davvero ingenerosa. All'eroico Zishe Breitbart sono stati attribuiti ben 7 anni di vita in più (morì il 12 ottobre 1925 e non il 28 gennaio 1933, come riportato dalla scritta che compare alla fine del film). Non penso che si tratti di una svista da parte del regista, come pure è stato ipotizzato. Con ogni probabilità è una licenza poetica intenzionale. Quando si guarda il film, è consigliabile prenderlo per quello che è, per il significato che ha, sospendendo la critica. La ricostruzione dello shtetl e della sua gente è talmente realistica che sembra di aver viaggiato con una macchina del tempo. L'attore che ha interpretato Zishe Breitbart, il finlandese Jouko Ahola, è realmente un forzuto che ha compiuto i sollevamenti e gli altri numeri visti nella pellicola herzoghiana. Direi che nel ruolo è eccellente, anche considerando che non è un attore professionista. Ottima e molto efficace è l'interpretazione di Tim Roth nel ruolo dell'inquietante Erik Jan Hanussen: certamente l'attore si è calato nel personaggio, tanto da trasmettere allo spettatore l'impressione di avere davanti l'emissario di un universo di tenebra assoluta, densissima, annichilente. 
 
 
Il vero Zishe Breitbart

Siegmund "Zishe" Breitbart (1883 - 1925) nacque a Łódź, in Polonia, da una famiglia ebraica che da generazioni tramandava di padre in figlio la professione del fabbro. I suoi genitori scoprirono presto che possedeva una forza a dir poco straordinaria: quando aveva solo tre anni riuscì a sollevare con facilità una grossa sbarra di ferro che gli era caduta addosso. A quattro anni iniziò a lavorare alla forgia. Durante la Grande Guerra fu reclutato dall'esercito russo e fu preso prigioniero dai tedeschi. Finito il conflitto rimase in Germania, dove visse esibendosi in mercati e fiere con numeri straordinari in cui piegava sbarre di ferro, tranciava catene coi denti, spezzava ferri di cavallo con le mani, sorreggeva enormi pesi che gli gravavano sul torace. Fu soprannominato Eisenkönig, ossia "Re di Ferro". Non sembravano esserci limiti alla sua forza erculea: arrivò a trainare servendosi solo dei denti un grande carro con sopra 40 persone. La morte lo colse prematuramente a 42 anni. Mentre si trovava a Berlino, si stava esibendo in un suo numero classico: piantava chiodi a mani nude in una spessa tavola di legno. Uno di questi chiodi, trapassato il legno, gli perforò una coscia, proprio come si vede nel film di Herzog - anche se il contesto era diverso. I medici non furono in grado di arrestare l'infezione. Breitbart morì dopo otto giorni di agonia, avendo subìto l'amputazione di entrambe le gambe. In realtà non era ingenuo come il personaggio herzoghiano. Aveva inventato e pubblicizzato un apparecchio per aumentare la forza fisica, il "Breitbart Apparatus", fatto di manubri e piastre di metallo, che vendeva assieme a un corso per corrispondenza. Viaggiò a lungo in Europa e in America con il Circo Busch. Divenne addirittura cittadino americano nel 1923. Non ci sono dubbi sul fatto che per un certo periodo divenne un simbolo della resistenza degli Isreaeliti all'antisemitismo rampante.
 
 
Il vero Erik Jan Hanussen 
 
Erik Jan Hanussen (Vienna, 3 giugno 1889 - Berlino, 25 marzo 1933) si presentava come nobile danese, ma in realtà si chiamava Hermann Chaim Steinschneider. Il primo nome è riportato anche come Herschmann o Herschel. Il secondo nome, Chaim, significa "Vita" ed è comune tra gli Ashkenaziti; a dispetto dell'assonanza, non è connesso con Caino, che ha una diversa etimologia. Suo padre era l'attore ebreo moravo Siegfried Steinschneider, secondo alcuni "girovago e nullatenente", secondo altri "curatore di una sinagoga". Sua madre era la cantante viennese Antonie Julie Kohn, anch'essa ebrea. È riportato che la famiglia Kohn, molto osservante, non accettava la sua relazione con un attore e costrinse la ragazza a partorire segretamente in una cella di un commissariato di Vienna. Per poco il travaglio non si risolse in un aborto: se questo fosse successo, Hanussen non sarebbe mai esistito e Adolf Hitler non sarebbe mai andato al potere. Hermann ebbe un'infanzia molto movimentata e travagliata. Dopo la Grande Guerra iniziò la sua carriera di ipnotista e mentalista a Berlino, che gli permise di raggiungere in breve tempo un'immensa fama. Ebbe grande familiarità con i Nazisti, nonostante le sue origini ebraiche. Herzog ha tratteggiato molto bene il carattere del paragnosta, tuttavia fa credere allo spettatore che Adolf Hitler e i suoi uomini non fossero al corrente della sua ascendenza. In realtà il Führer e i dirigenti della NSDAP sapevano tutto nei minimi dettagli, fin dall'inizio. Hitler volle incontrare Hanussen ugualmente, ne ascoltò con estrema attenzione le profezie che gli predicevano l'ascesa al potere. Non soltanto: apprese da lui le tecniche della mimica e dell'oratoria che gli permisero di accrescere a dismisura la propria popolarità, ottenendo così il trionfo. La morte di Hanussen non è certo stata causata dalla stizza dei Bruni per essere stati ingannati da un astuto israelita. Siamo di fronte a uno dei più grandi misteri del XX secolo. Le ipotesi fatte per portare qualche lume in questo buio sono tutte abbastanza insoddisfacenti. L'opinione corrente è che l'omicidio del mago sia stato ordinato dai gerarchi che lo odiavano perché gelosi della predilezione che Hitler gli aveva accordato. Tuttavia è molto difficile credere che qualcuno nel Partito potesse prendere la decisione autonoma di far sopprimere una persona gradita al Führer.  

 
Gli insondabili enigmi di Hanussen 

Descritto come illusionista e ciarlatano, in realtà Hanussen ha dato prova di possedere capacità inspiegabili. Anche se ha fatto ampio uso di capacità mentalistiche e di trucchi, restano pur sempre dati di fatto che non si riescono facilmente ad analizzare. Ha risolto numerosi casi di furti e omicidi, considerati estremamente difficili dalla polizia tesesca, austriaca e ceca. Ha predetto la morte di numerose persone e le sue previsioni si sono puntualmente verificate, sia nel tempo che nei modi. Non soltanto ha previsto l'instaurazione del III Reich: ha previsto anche la fine del regime tra bombardamenti e fiamme, dopo un periodo di 12 anni. Ha previsto la morte di Stalin nel 1953, sbagliando solo di pochi mesi. Ha previsto la propria morte in tempi non sospetti. Herzog dipinge i dirigenti della NSDAP come incapaci di trattenere un piano segreto, pronti a rivelare ogni cosa alle attrici e alle prostitute. Vediamo Himmler, in stato di ebbrezza, farfugliare del progetto di incendiare il Reichstag. In realtà il mago aveva predetto ripetutamente l'incendio del Reichstag pochi giorni prima che accadesse realmente. Questa profezia accadde la sera del 24 febbraio 1933 e ancora il 26 febbraio. Il Palazzo andò in fiamme il giorno 27. Diversi storici tedeschi hanno anche suggerito che Hanussen fosse proprio l'ideatore di tale piano (Gordon, 2004). La cosa non mi sorprenderebbe affatto. Il punto è che l'accaduto andava troppo oltre. Era di assoluta importanza per il Partito mettere a tacere ogni sospetto. Il medium si rese irreperibile, cambiando di continuo identità e residenza, ma fu raggiunto dalle SA, portato alla sede della Gestapo, torturato atrocemente e ucciso con tre colpi di pistola sparati a bruciapelo nel cranio. Nel giro di poco tempo, ogni traccia dello scomodo rapporto con Hanussen fu rimossa - il che non ha impedito che le evidenze siano giunte fino a noi, come un cadavere emerso dalle sabbie mobili. 

 
Heinrich Himmler e le sue bizzarrie  

Hanussen era famoso per i suoi festini, a cui erano regolarmente invitati gli esponenti della NSDAP. Nel film di Herzog assistiamo a un'orgia sfrenata, in cui Heinrich Himmler, riconoscibile all'istante dalla sua peculiare fisionomia nipponica, si prostra in adorazione dei sensuali piedi di un'attrice, versando champagne in una scarpetta e bevendo avidamente, con voluttà infinita. Non ci sono dubbi, egli è un personaggio universalmente esecrato in quanto criminale genocidario. Resta però il fatto che ha avuto una morte fulminea e senza pena, degna di grande invidia. Soprattutto invidio una morte così perché sono costretto a vivere in una nazione che rende quasi impossibile la rapida e indolore liberazione dal carcere corporale, in nome della tirannia di un abominevole culto neolitico della "sacralità della vita". Vorrei poter disporre della fatidica capsula, in caso di bisogno, con buona pace delle convulsionarie che chiamano "opportunità" l'orrore dell'Esistenza. Detto questo, ci sono molte cose che mi incuriosiscono nella figura del Reichsführer delle Schutzstaffel. Come si possono spiegare la sue caratteristiche fisiche? Avrebbe potuto benissimo essere un giapponese. Aveva la plica mongolica. All'inizio pensavo ad atavismi risalenti agli Unni, ma la cosa non mi convinceva del tutto: come poteva essersi conservato per tanto tempo un fenotipo così marcato? A un certo punto sono giunto a ipotizzare che il suo vero padre fosse un diplomatico del Sol Levante, ma ho dovuto desistere di fronte a un fatto inoppugnabile. Quando ho visto una foto del padre di Heinrich Himmler, Joseph Gebhard, mi sono reso conto all'istante che gli somigliava quasi come se ne fosse stato un clone! Resto a brancolare nel buio, senza spiegazioni attendibili.  
 

La natura del Tempo -
Conversazione tra Hanussen e Himmler 
 
Riporto in questa sede un dialogo che reputo di estremo interesse. 
 
Himmler: "Posso farvi una domanda da parte del nostro Führer, signore?"
Hanussen: "Ne sono onorato."
Himmler: "Il Führer, che apprezza le vostre predizioni per il futuro, e che riguardo alla vostra previsione storica è totalmente d'accordo con voi, signor Hanussen, l'altro giorno ha chiesto in un ristretto circolo come la chiaroveggenza possa essere in accordo con il principio di causa e di effetto, che è una legge della Natura." 
Hanussen: "Alla Natura non importa cosa pensiamo di essa, né delle leggi che le attribuiamo. Nella realtà non esiste veramente la chiaroveggenza, perché per me non c'è il futuro."
Himmler: "Cosa intendete?"
Hanussen: "Non esiste il futuro. Solo uno stato di cose e di eventi. Non si può immaginare il Cosmo come qualcosa che è stato o che sta per essere. Gli eventi sono punti fermi. Solo l'uomo corre in avanti. Immaginate il tempo come un dado e le sezioni del tempo come le facce del dado. L'essere umano comune vede solo una faccia, la faccia che ha di fronte, e che è il presente. Il chiaroveggente invece, nello stato di trance, percorre tutte le facce del dado e lo vede anche da dietro, e quella è la faccia del futuro, che con il tempo diventerà il presente. Signor Himmler, per favore dite al Führer che io ho visto il suo avvento, e che gli do il benvenuto come il redentore del popolo tedesco."
 
Hitler e Himmler sono legati alla concezione newtoniana del tempo come dimensione indipendente o contenitore delle cose e degli eventi. Quella che Hanussen illustra è invece un'ontologia temporale B-eternista, non tensionale, che non riconosce alcuna intrinseca differenza tra passato, presente e futuro. In essa la sensazione di scorrimento è illusoria e la natura del tempo è indistinguibile da quella dello spazio: gli eventi sono soltanto punti immobili in una specie di Iperuranio. 
 

La sfida tra Hanussen e Breitbart 

Un pronipote di Zishe Breitbart, Gary Bart (produttore del film assieme a Herzog), ha rilasciato un'intervista in inglese d'America spiegando come sono andate realmente le cose. Nel lontano 1924 Hanussen volle sfidare Breitbart per umiliarlo. Il suo piano era a dir poco contorto: il celebre illusionista sosteneva di essere in grado di servirsi del mesmerismo per trasmettere una forza immensa alla sua collaboratrice Martha Kohn, nota come Marta Farra (ne aveva altre due che usavano quello pseudonimo). La sfida si svolse in un ristorante. Accadde però che un ingegnere presente tra il pubblico riuscì a smascherare un sofisticato trucco, una specie di pistone idraulico nascosto, dimostrando così che Hanussen stava barando. Ne nacque una causa legale. Herzog ha preso spunto da questo episodio, ma presentandolo in un contesto del tutto diverso. La Farra ipnotizzata, a detta del paragnosta, aveva ricevuto una forza tale da permetterle di sollevare un elefante (in realtà non era debole e passiva come nel film: aveva comunque una certa forza fisica). In particolare, nel 1924 è sommamente improbabile la presenza di SA e di dirigenti del Partito Nazionalsocialista: ricordiamoci che nell'inverno del 1923 si è svolto il fallimentare Putsch della Birreria e che Hitler ai tempi della sfida tra Hanussen e Breitbart si trovava in carcere a scrivere il Mein Kampf
 
Per maggiori dettagli rimando al sito dello Yiddish Book Center
 


I 36 Giusti Sconosciuti 
 
Il Rabbino Edelmann descrive a Zishe Breitbart una singolare dottrina. Riporto in questa sede il dialogo: 
 
Zishe Breitbart: "All'improvviso mi ha colpito come una grande luce, e tutto mi si è chiarito. È stato come... come se Dio Onnipotente mi parlasse."
Rabbino Edelmann: "Hai trovato la tua fede, hai trovato Dio. Mi è stato chiaro dal primo giorno in cui ti ho conosciuto, che Lui ti aveva trovato tanto tenpo fa."
Zishe Breitbart: "E come posso diro, il mio Fato, il mio Destino, finalmente mi è stato rivelato."
Rabbino Edelmann: "E qual è, amico mio?"
Zishe Breitbart: "Vedo arrivare qualcosa di terribile. Così terribile che non trovo parole per descriverlo. Un pericolo, un terribile pericolo per noi Ebrei."
Rabbino Edelmann: "Come posso capire quello che stai dicendo?" 
Zishe Breitbart: "Non lo capisco neanch'io. È come... è come se io adesso fossi diventato Hanussen, il chiaroveggente. Voglio dire, vedo tutto qui davanti a me."
Rabbino Edelmann: "Che vuoi dire? Che intenzioni hai?"  
Zishe Breitbart: "Ho una missione, sono stato chiamato. Devo essere il nuovo Sansone per il mio popolo."
Rabbino Edelmann: "Sai, Zishe, parlo come se fossi uno dei Giusti Sconosciuti."
Zishe Breitbart: "Come sarebbe? Chi sono?"
Rabbino Edelmann: "Ecco, vedi, Zishe, In ogni generazione nascono fra gli Ebrei 36 uomini che Dio ha scelto per portare il fardello della sofferenza del mondo, e ai quali ha concesso il privilegio del Martirio. Il mondo si appoggia su 36 comuni mortali, totalmente indistinguibili da noi. Spesso non si riconoscono neppure fra loro. I più commiserevoli sono gli uomini giusti che rimangono ignoti anche a se stessi. Quando un giusto sconosciuto sale in cielo, è così congelato che Dio deve riscaldarlo per mille anni fra le sue dita, prima che la sua anima si possa aprire al Paradiso. Ed è noto che alcuni rimangono per sempre inconsolabili alle pene degli uomini, tanto che neanche Dio stesso riesce a scaldarli. E quindi, di tanto in tanto, il Creatore, benedetto sia il Suo Nome, mette l'orologio del Giudizio Universale avanti di un minuto."
 
Proprio quando Zishe Breitbart crede di aver trovato il senso profondo dell'Esistenza, viene abbattuto. Le parole con cui cerca di descrivere il futuro agli abitanti dello shtetl richiamano quelle del Colonnello Kurtz. "Ascoltate! Ascoltatemi! Io lo vedo! Lo vedo!", avverte. "Che cosa?", chiede un giovane irridente. "L'Orrore... L'Orrore...", risponde Zishe. Gli astanti se ne vanno infastiditi, considerandolo un pazzo. Quando gli viene chiesto di dare una prova di quello che dice, accade l'irreparabile. Proprio quando egli in qualche modo chiama Dio a testimone della sua missione, si produce un evento infausto. Inizia a piantare alcuni chiodi in una tavola di legno, servendosi delle nude mani come se fossero martelli. A un certo punto pianta un chiodo con troppa forza. La punta acuminata e arrugginita trapassa la tavola di legno e si conficca in coscia. Uno dei presenti propone di usare della vodka per disinfettare la ferita, ma Zishe prende la cosa alla leggera, dicendo che è meglio bere il distillato anziché sprecarlo. Ormai è troppo tardi. L'Assurdo ha fatto irruzione nella sua vita, annientandola. Ma forse il Rabbino Edelmann direbbe che al povero Zishe è stato accordato proprio il privilegio del Martirio.  


I granchi rossi dell'Isola di Natale 

Esiste a sud di Giava e Sumatra una piccola isola, conosciuta col nome di Isola di Natale (Christmas Island). Appartiene all'Australia ed è il luogo di origine di una peculiare specie di crostaceo: il granchio rosso (Gecarcoidea natali). Da ottobre a dicembre, durante la stagione umida, avvengono imponenti migrazioni di questi amabili animaletti dalla parte interna e selvosa dell'isola verso le spiagge, che sono il luogo favorito per l'accoppiamento. Le uova, scaricate in mare, si schiudono a contatto con l'acqua. Le larve che non vengono trasformate in sterco dai predatori, si sviluppano fino a diventare simili a minuscoli gamberetti, il cui nome scientifico è megalope. Diventano poi piccoli granchi che emergono dai flutti, simili a creature lovecraftiane. La popolazione è decimata dall'introduzione accidentale di un insetto alloctono, la formica pazza gialla (Anoplolepis gracilipes), chiamata così per i movimenti convulsi ed erratici che compie quando viene disturbata. Questo imenottero si insinua nelle pieghe tra le placche della corazza del granchio rosso, penetrando nelle carni succulente e dilaniandole! So che il crostaceo è una specie protetta. Tuttavia quello che mi sono chiesto è perché i nativi non l'abbiano da lungo tempo estinta facendone colossali fritture e ingurgitando a quattro palmenti la polpa. Ebbene, a questa angosciante interrogativo c'è una risposta deprimente: i granchi rossi non sono commestibili, perché contengono una tossina molto velenosa che resiste alla cottura! Quanta biomassa sprecata!

Curiosità 

Invincibile è stato per Herzog il primo film dotato di trama dopo quasi un decennio di documentari. Spesso nei siti di critica cinematografica si parla di questo evento, etichettandolo come "ritorno alla fiction".
 
Pur essendo stato presentato al Festival del cinema di Venezia il 3 settembre 2001, nelle sale italiane è uscito soltanto il 26 luglio 2008, con ben 7 anni di ritardo. La scarsa considerazione che quest'opera ha ricevuto ha dell'incredibile.  

Udo Kier, l'attore che interpreta il Conte Wolf-Heinrich von Helldorf, è realmente un nobile tedesco. Grande è la somiglianza di Kier con un amico: quando l'ho visto, per un attimo ho quasi pensato che fosse lui - anche se dubito molto che sarebbe contento di un simile ruolo.

Alcune delle scene con i granchi rossi dell'Isola di Natale compaiono anche in un altro film di Herzog, il documentario Echi da un regno oscuro (Echos aus einem düsteren Reich, 1990), incentrato sulla controversa figura di Jean-Bedel Bokassa. 

Le canzoni d'epoca sono cantate realmente da Max Raabe, fondatore e bandleader del gruppo Palast Orchester: nel film interpreta l'antipatico presentatore degli spettacoli del Palazzo dell'Occulto. Ho subito notato il suo strano e ambiguo portamento. 
 
Il tavolo usato da Hanussen per le sedute spiritiche è identico a quello visto nel film Il dottor Mabuse, di Fritz Lang (1922).
 
Citazioni 

"In un paese lontano, non so bene quale, comunque una terra lontana, un principe impazzì e si convinse di essere un gallo. Si nascondeva sotto il tavolo, stava nudo e mangiava solo grano. Il Re suo padre chiamò per guarirlo dottori e stregoni, ma invano. Un giorno arrivò a corte un saggio che nessuno conosceva; si spogliò e andò sotto il tavolo con il principe, dicendo che era anche lui un gallo; e alla fine lo convinse a vestirsi e a sedersi a tavola con gli altri. "Ma non crediate - disse il saggio - che solo perché mangia seduto a tavola con gli altri un gallo smetta di essere tale." Qualunque cosa tu faccia con gli uomini, o per gli uomini, rimani sempre il gallo che eri prima."
(storiella raccontata da Zishe al fratellino, Benjamin)

giovedì 18 giugno 2020


DOVE SOGNANO LE FORMICHE VERDI

Titolo originale: Wo die grünen Ameisen träumen
Paese di produzione: Germania Ovest, Australia
Anno: 1984
Lingua: Inglese, Yolngu, Gunwinggu 
Durata: 100 min
Rapporto: 1,85 : 1
Girato in: 35 mm 
Proiettato in: 35 mm
Colore: Colore
Audio: Mono
Genere: Drammatico
Regia: Werner Herzog
Soggetto: Werner Herzog
Produttore: Werner Herzog, Lucki Skipetic 
Produttore esecutivo: Samantha Krishna Naidu, Willi Segler
Sceneggiatura: Bob Ellis, Werner Herzog
Fotografia: Jörg Schmidt-Reitwein
Montaggio: Beate Mainka-Jellinghaus
Musiche: Wandjuk Marika
Costumi: Frances D. Hogan
Interpreti e personaggi:
    Bruce Spence: Lance Hackett
    Wandjuk Marika: Miliritbi (il Capotribù)
    Roy Marika: Dayipu (il Custode dei Canti)
    Ray Barrett: Cole
    Norman Kaye: Baldwin Ferguson
    Ralph Cotterill: Fletcher
    Nick Lathouris: Arnold
    Basil Clarke: Giudice Blackburn
    Dhungala I. Makika: Malila "Il Muto"
    Tony Llewellyn-Jones: Fitzsimmons 
    Robert Brissenden: Professor Stanner 
    Bob Ellis: Gestore del supermercato
    Michael Edols: Giovane avvocato
    Paul Cox: Fotografo
    Colleen Clifford: Miss Strehlow
    Werner Herzog: Avvocato (non accreditato) 
    Christopher Cain: Assistente dell'avvocato (non
         accreditato)
    Paul Donazzan: Pilota della Royal Australian Air Force
    Michael Glynn: Pilota della Royal Australian Air Force
    Hugh Keays-Byrne: Minatore 
    Marraru Wurrungmurra: Daisy Barunga  
    Ricky: Aborigeno bizzarro
    Ronnie: Aborigeno bizzarro
    Andrew Mack: Ufficiale del protocollo
Doppiatori italiani:
    Oliviero Dinelli: Lance Hackett 
Traduzioni del titolo: 
    Inglese: Where the Green Ants Dream
    Francese: Le Pays où rêvent les fourmis vertes
    Spagnolo: Donde sueñan las verdes hormigas
    Portoghese:
Onde Sonham as Formigas Verdes
    Russo: Там, где мечтают зелёные муравьи
    Polacco: Tam, gdzie śnią zielone mrówki
    Norvegese: Hvor de grønne maurene drømmer
    Lituano: Ten, kur svajoja žaliosios skruzdėlės
    Finlandese: Missä vihreät muurahaiset uneksivat
    Ungherese: Ahol a zöld hangyák álmodnak
    Turco: Yeşil karıncaların düş gördüğü yer
    Giapponese: 緑のアリの夢見るところ (Midori no ari ga
         yumemiru tokoro)  

 
Trama:
Siamo in una remota regione dell'Australia. Un geologo, il segaligno Lance Hackett, è stato incaricato dalla compagnia mineraria Ayers di mappare il sottosuolo di un'area desertica ricoperta di termitai, allo scopo di verificare le possibilità di estrazione di composti dell'uranio. In tale desolazione vivono alcuni aborigeni che fanno di tutto per ostacolare il lavoro del tecnico. Affermano che quella è una terra sacra, chiamata "Il luogo dove sognano le formiche verdi". La tesi che sostengono è quantomai singolare: se le attività della compagnia dovessero disturbare il sonno delle formiche verdi, si innescherebbe un catastrofico processo di distruzione del mondo intero e del genere umano. Hackett cerca di giungere a un accomodamento con quella povera gente, offrendo varie soluzioni, come ad esempio una percentuale degli introiti in caso gli scavi dovessero rivelarsi produttivi. Il punto è che si tratta di soluzioni che per un aborigeno non hanno il benché minimo significato. Alla disperata ricerca di una scappatoia, l'avvocato della compagnia e lo smilzo geologo invitano due notabili, Miliritbi (il Capotribù) e Dayipu (il Custode dei Canti), conducendoli in visita alla grande metropoli di Sidney. Sperano di impressionarli, di stordirli con le luci della civiltà. Offrono loro un pranzo sontuoso in un ristorante greco, con tanto di libagioni di vino e di ouzo, quindi li portano a vedere un aeroporto. Subito gli aborigeni sono stupiti da un mezzo aereo militare, per via del sua vaga somiglianza con una formica verde. Così esprimono il loro desiderio di possedere quel mirabile velivolo. La compagnia pensa di dimostrare la propria buona volontà acquistando l'aereo e facendone dono alla tribù, dando per scontato che non saranno sollevate ulteriori obiezioni alle prospezioni minerarie. Il problema è che il senso della gratitudine tra quelle popolazioni sembra essere molto peculiare. In particolare l'interpretazione del concetto di scambio non è così ovvia e scontata. Il Capotribù e il Custode dei Canti hanno ringraziato il cuoco greco per il pranzo. Non hanno però ringraziato la compagnia mineraria, che ha pagato il conto. Così non sembrano comprendere l'idea che il dono dell'aereo servisse al preciso scopo di rimuovere gli ostacoli: credono che si sia trattato di un atto di generosità gratuita e disinteressata, perché del sacro non si può fare mercato. Infatti la loro opposizione alle manovre della compagnia resta invariata, con grande disappunto della dirigenza. La bega finisce in tribunale. Il giudice sembra ben disposto verso gli aborigeni. I maggiorenti della tribù rendono piuttosto difficile la comunicazione: il Custode dei Canti si rifiuta giustamente di parlare inglese, così il Capotribù funge da interprete. Un avvocato difende la loro causa. Le cose si complicano perché un uomo chiamato a testimoniare può comunicare soltanto nella propria lingua, che nessuno capisce, dato che egli è l'ultimo superstite del suo gruppo tribale. Nonostante l'avvio favorevole, gli eventi hanno presto un esito disastroso. La compagnia riesce a vincere la causa. Il Capotribù e il Custode dei Canti salgono sull'aereo loro donato, assieme a un meticcio alcolizzato che riesce a farlo decollare. La sagoma del velivolo si allontana e sparisce oltre l'orizzonte. I due notabili credono che il pilota li stia conducendo verso la Terra del Sogno. Le loro speranze finiscono presto: i resti del mezzo precipitato sono ritrovati il giorno dopo tra le rocce. Un segno portentoso ed orribile.  
 
Citazioni: 
 
"Voi bianchi siete perduti. Voi... voi non potete capire la Terra. Troppe domande stupide. La vostra presenza su questa Terra presto finirà. Voi non avete un senso. Non avete uno scopo, una direzione."
(Miliritbi, il Capotribù) 
 
"La questione è, Vostro Onore, che quest'uomo è il sacro custode di tutti i segreti della sua tribù, e la sua tribù è morta. È lui l'unico sopravvissuto alla sua gente, al suo clan. Lo definiscono "Muto" perché non c'è nessuno sulla Terra che possa parlare con lui."
(Lance Hackett)  

 
Recensione:  
Ho seguito con grande interesse ogni sequenza di questa bellissima pellicola, spesso impropriamente etichettata come "documentario". Siamo di fronte a una narrazione in cui la finzione e i fatti si mescolano di continuo: la trama si basa in parte su un caso realmente accaduto, denominato "Milirrpum contro Nabalco Pty Ltd" e risalente al 1971. È stato il primo contenzioso sul titolo nativo in Australia e il primo caso legale significativo per il riconoscimento dei diritti fondari aborigeni. Il suo oggetto era la Penisola di Gove, nel Territorio del Nord. L'importanza del processo permane, anche se il giudice Richard Blackburn ha dato ragione alla compagnia Nabalco, rigettando la dottrina del titolo aborigeno di proprietà sulla terra. Una grande innovazione introdotta da Herzog sta nell'aver voluto far interpretare il film proprio agli aborigeni coinvolti in tale disputa legale. In particolare Wandjuk Djuwakan Marika (1927 - 1987) era un attivista, pittore e compositore impegnato nella lotta per i diritti delle popolazioni aborigene alle loro terre ancestrali. Era un membro del clan Rirratjingu del popolo Yolngu, stanziato nella Terra di Arnhem (Territorio Settentrionale). Suo fratello era Roy Dadaynga Marika (circa 1925 - 1993), sue sorelle erano Banduk Marika (nata il 13 ott. 1954) e Raymattja Marika (circa 1959 - 2008). 
 

La Terra del Sogno 

Quando Homo sapiens giunse in Australia (all'epoca era una massa continentale che inglobava la Tasmania e la Nuova Guinea), non trovò altre popolazioni di ominidi. C'era invece un'incredibile ricchezza di animali, molti dei quali di proporzioni gigantesche. C'erano koala grandi come orsi, vombati grandi come ippopotami, carnivori marsupiali simili a leoni, canguri enormi e via discorrendo. Anche la vegetazione era ricchissima e c'era grande abbondanza di frutti. Poi qualcosa è cambiato. Mutamenti nel clima e caccia intensiva hanno provocato l'estinzione di questa stranissima megafauna. Un progressivo inaridimento della terra ha reso inospitali vastissime regioni. Le popolazioni aborigene non hanno mai dimenticato la vita che conducevano nei loro primi stanziamenti: conservano in qualche modo memoria di specie animali estinte da lunghissimo tempo. Quello è il Tempo del Sogno, quella è la Terra del Sogno. Herzog ci descrive bene la percezione a dir poco sfocata di Miliritbi e di Dayipu, convinti in modo incrollabile che oltre il "Luogo dove sognano le formiche verdi" si estenda tuttora la loro Terra del Sogno.  
 
Tecnologia malfunzionante
 
Tutto cominicia con un orologio donato al Custode dei Canti. All'improvviso ne parte un fischio fastidiosissimo e nessuno riesce a farlo smettere. Sembra che i manufatti tecnologici smettano di funzionare in modo corretto in presenza dei due notabili aborigeni. Sembra che ci sia uno spiritello nascosto nelle macchine, pronto ad interferire con il loro funzionamento e a metterle fuori uso, tanto che nessuno riesce a porvi rimedio. Quello che è successo all'orologio, succede poi a un ascensore, che si blocca senza che se ne possa scorgere una causa chiara. Un marchingegno simile a un parallelepipedo di metallo diventa così un geroglifico dell'incomunicabilità e della natura futile del progresso tecnologico. In fondo cos'altro può essere un ascensore, se non una gabbia in cui siamo murati vivi senza speranza di salvezza?   

Il luogo dove si progettano i figli 
 
Un tempo esisteva un albero, che era particolarmente sacro, essendo l'unico nella sterile vastità. Accadeva così che gli aborigeni si riunissero in quel luogo, sedendosi a terra e discutendo animatamente su come avrebbero dovuto essere i figli che intendevano concepire. Così facendo "progettavano i figli". Non pensavano che i bambini nascessero davvero dalle copule: erano convinti che prima di venire al mondo fossero in una specie di limbo, in una terra di nessuno fatta di indeterminazione, in cui i desideri e i pensieri dei loro padri potevano agire plasmando forma e carattere. Poi vennero i coloni ad abbattere quell'albero sacro, perché fosse costruito proprio lì un supermercato, un tempio in cui, parafrasando una canzone dei Malnatt, si sacrificava al dio Conquibus. Gli aborigeni però non hanno mai dimenticato dove si trovava l'albero. Hanno continuato a sedersi proprio in quel preciso punto - in cui ormai sorgevano gli scaffali con i detersivi - facendo quello che facevano i loro avi, pensando di plasmare i nascituri.
 
L'ultimo parlante della sua lingua  
 
La molteplicità linguistica dell'Australia aborigena è sorprendente. Si pensa che prima dell'arrivo dei coloni fossero parlate più di 250 lingue, oggi ridotte a circa 100. La maggior parte delle lingue superstiti è in serio pericolo: soltanto 13 sono parlate in modo vitale da tutte le coorti di età e trasmesse alle nuove generazioni. La lingua Guugu Yimithirr, un tempo diffusissima, versa oggi in stato di grave decadenza e conta circa 800 parlanti, quasi tutti nonni. Herzog ci mostra lo stadio terminale di questo processo di decadenza di una lingua nativa, quello in cui resta un unico parlante, senza alcun interlocutore possibile. Malila, soprannominato "Il Muto", è in realtà perfettamente in grado di parlare. Egli è il Custode dei Canti del suo popolo scomparso. Come si è detto, il problema è che nessuno capisce la sua lingua, perché sull'intero pianeta egli è l'ultimo uomo a cui è stata trasmessa. Non è una situazione così paradossale come parrebbe a prima vista. Si sono dati casi simili in Australia. Lingue che erano date per estinte da molto tempo sono state ritrovate grazie alla scoperta inaspettata di un parlante isolato. Stupisce lo scarso interesse che questi rinvenimenti destano nell'opinione pubblica, completamente abbrutita. Forse non tutto è perduto. La lingua Kaurna della regione di Adelaide, il cui ultimo parlante è morto nel 1931, è stata almeno in parte recuperata grazie ai documenti lasciati da due missionari tedeschi, Christian Teichelmann e Clamor Wilhelm Schürmann. Un brillante scienziato israeliano residente in Australia, Ghil'ad Zuckermann, è impegnato nel tentativo di far rivivere lingue che si sono spente.
 

Una politica deleteria 
 
L'Australia ha una storia coloniale atroce, in cui i bambini venivano spesso strappati alle famiglie aborigene, con l'intento di farli crescere "civilizzati", ignari della loro eredità. Questa politica aberrante traeva la sua origine nel darwinismo e nella retorica massonica del progresso. Sì, proprio le "magnifiche sorti e progressive", nel cui nome sono state commesse iniquità spaventose. La distruzione delle lingue native era un pilastro di questa visione del mondo. Un politico malfattore, Anthony Forster, nel 1843 dichiarò esplicitamente che gli Aborigeni sarebbero stati civilizzati prima se la loro lingua si fosse estinta. 

Incongruenze bizzarre: linguistica 

La lingua Yolngu è di ceppo Pama-Nyungan, come la maggior parte delle lingue native australiane. Tuttavia è assai peculiare. Le tribù che la parlano, nei suoi vari dialetti, vivono nella Terra di Arnhem, nel nord del continente, in un'area che dà sul mare. Costituiscono una sorta di enclave, essendo circondate da tribù che parlano lingue non Pama-Nyungan. Appena più a sud riprende la distribuzione delle lingue Pama-Nyungan, che si estendono in lungo e in largo per tutto il continente, fino alla Grande Baia e al Mare di Tasman. Una situazione davvero complicata. Herzog ha preso le genti Yolngu dalla Terra di Arnhem e le ha trapiantate nel Deserto Centrale, proprio nell'arido cuore del continente, in un'area scarsamente popolata dove si trovano soltanto lingue Pama-Nyungan da molti secoli.   

Incongruenze bizzarre: entomologia 

A un certo punto compare una specie di scienziato pazzo dai capelli quasi canuti, forse un albino o un leucistico, che nelle intenzioni del regista doveva richiamare Klaus Kinski. Sono sicuro che il fiero attore di Danzica avrebbe reagito con furia alla proposta di una simile parte così poco rilevante. All'epoca in cui fu girato questo film, il regista non aveva ancora rotto con lui, ma il disastro sarebbe avvenuto pochi anni dopo. Ecco il surreale dialogo tra il frenetico uomo di Scienza e il magro geologo: 
 
Scienziato: "Perché sono qui? Ecco, glielo dico subito. Non c'è nessun altro posto in Australia dove  il campo magnetico sia distorto in modo così abnorme."
Geologo: "Lei l'ha misurato?"
Scienziato: "Sì, naturalmente. E siccome la formica verde è l'unica creatura sulla Terra che ha un organo sensitivo in linea con i campi magnetici, come se fosse una bussola vivente, io la faccio impazzire creando campi magnetici addizionali. Ecco, le nostre piccole amiche sono capaci di trasformare l'intero paesaggio. In meno di un giorno riescono ad innalzare termitai alti sei piedi, duri come roccia. 
Si allineano sempre nella direzione nord sud, a scavare immensi sistemi di tunnel sottoterra. Si nutrono di legno. Masticano di tutto, e possono masticare anche un sotffitto rinforzato di metallo per arrivare al legno. Le nostre formiche verdi non sono dotate di un apparato digerente molto sviluppato, così vivono in simbiosi con dei batteri unicellulari che stanno nel loro intestino. Biologicamente parlando la formica verde non appartiene assolutamente alla famiglia delle formiche. Le somiglia soltanto. Sono una specie di tèrmiti e sono imparentate con la famiglia degli scorpioni. Mi sono spiegato?" 
Geologo: "Sì. In quanto agli aborigeni?" 
Scienziato: "Sì, sì, sì, gli Abos, quelli neri. Devono aver notato che le nostre amiche sono come banderuole prima della tempesta. Come fossero un esercito si allineano verso nord e poi si fermano in mezzo al loro sentiero, il che vuol dire come si dice, che sognano, sognano il Tempo dei Sogni, delle origini del mondo." 
Geologo: "Bene, ma quello che volevo sapere..."
Scienziato: "Ah sì, le formiche sono senza sesso."
Geologo (perplesso): "Senza sesso?" 
Scienziato (in evidente stato allucinatorio): "Spero che capisca quello che dico. Una sola volta l'anno gli spuntano le ali e volano verso est, sui monti, in giganteschi sciami. Solo due di questo gruppo si differenziano sessualmente e si accoppiano. La femmina... la femmina diventa regina e il maschio principe consorte. Mi sta seguendo? La femmina depone 40.000 uova al giorno, molto più di quanto pesi. Resta immobile al centro della struttura. Diventa 100 volte più grossa della sua misura di partenza, quasi due pollici. Il maschio... il maschio resta piccolo e feconda le uova. anche lui trova riugio sotto la regina, e si spaventa facilmente. Quando la regina - lei mi segue vero? - quando la regina diventa sterile, l'intera colonia comincia a morire. Arrivano i guerrieri... A nugoli gli insetti leccano la regina fino a consumarla, e allora una nuova generazione si prepara a volare sulle montagne!" 

Herzog non è uno scienziato. Senza dubbio è un grande poeta, e per questo dobbiamo ammirarlo. Certo che nel dialogo sono contenute inconsistenze sesquipedali. Batteri unicellulari? Come se esistessero anche di pluricellulari! Le termiti imparentate con gli scorpioni? Oltretutto, nel contenitore di vetro mostrato dallo scienziato, vediamo normalissime formiche, non termiti. 

I numeri nel Paleolitico  

Questo dice il giovane avvocato della tribù durante il processo: 

"Lasciatemi tornare al concetto di numero secondo gli Aborigeni. La loro nozione di quantità è totalmente diversa dalla nostra. Non è regolata da una numerazione astratta, perciò in molti dialetti tribali ci sono numerazioni da uno a tre. Tutto quello che viene dopo è definito "molti". Ad ogni modo, se un mandriano nero ha una mandria di 600 mucche, rinchiuse nel suo recinto, gli basta uno sguardo per accorgersi che ne mancano due. Esistono ancora queste capacità. Se, per esempio, una madre con sei figli sta caricando i bagagli su un treno, in una stazione affollata, e uno dei figli corre a bere, quella madre saprà con un solo sguardo, senza contare, che ne manca uno." 

La verità è che simili sistemi numerali rudimentali sono ancora abbastanza comuni nel mondo. Questo non avviene perché i popoli incapaci di contare oltre il tre siano "primitivi" o "scarsamente evoluti" - come piace pensare ai materialisti seguaci del darwinismo. Presso tali popoli non esistono sistemi numerali complessi perché non sono utili nel contesto, non servono a nulla.

I meticci politicizzati 

Pieni di rabbia e di livore, i meticci che protestano in aula non conoscono una sola parola di una lingua aborigena, a parte quelle entrate nel lessico comune anglosassone (es. boomerang, cangaroo, etc.). Magari credono anche alla stoltissima leggenda sull'etimologia di cangaroo, pensando che significhi "non ti capisco" e che il significato corrente si debba a un equivoco del Capitano Cook. Il loro sentire è abissalmente distante da quello del Capotribù e del Custode dei Canti. Tra loro non esiste comunicazione possibile. I due notabili aborigeni sentono e pensano come uomini del Paleolitico, incontaminati superstiti di un'epoca remota, mentre i meticci sentono e pensano come le Pantere Nere americane, come la Sinistra radicale dell'Università di Berkeley: in loro tutto è ideologia, tutto è politica, tutto è follia. Perché dico che la loro è follia? Semplice: perché vogliono riscrivere la Storia e l'Universo servendosi del linguaggio ideologico e politico. La realtà dei fatti per loro è irrilevante, contano soltanto le loro storture postmoderne. Dove la realtà cozza con l'ideologia e con la politica, attuano la sua rimozione. Non hanno nulla in comune con gli Aborigeni che hanno conservato la propria lingua. Sono i Figli dell'Oblio. Perché non si impegnano nell'apprendimento della lingua dei loro avi?   

Le Età della Specie Umana 

1) L'Età dell'Autismo. Nel Paleolitico gli umani erano sprofondati nell'autismo. Non connettevano l'atto sessuale al concepimento. Vivevano nel Tempo del Sogno
2) L'Età della Schizofrenia. Nel Neolitico è cominciato qualcosa di nuovo: lo sviluppo delle società agricole ha portato al prevalere della schizofrenia. La schizofrenia è stata l'innesco che ha causato la diffusione delle religioni organizzate e di altre forme di pensiero articolato (filosofia, Scienza, etc.). Questa tendenza si è imposta e generalizzata nel corso dei successivi millenni, accentuandosi sempre più. 
3) L'Età della Demenza. Esaurito il genio della specie Homo sapiens, l'imporsi dell'Era Informatica ha portato a una nuova deriva. Il pensiero umano si è disarticolato, è andato in pappina, si è gradualmente dissolto. Soltanto le sue forme esteriori si sono conservate, senza però alcuna sostanza soggiacente. Così ha avuto origine una nuova funesta Età: quella della Demenza, ossia del Postmodernismo. 
 
Si comprende all'istante che la popolazione aborigena australiana non soggetta all'acculturazione, tagliata fuori dal resto del mondo per lunghissimo tempo, permane nel Paleolitico, nell'Età dell'Autismo. La sua stessa esistenza è una testimonianza preziosissima che ci permette di gettare luce sul nostro passato più lontano. L'autismo funzionale è una caratteristica che ha permesso la sopravvivenza di quelle genti nei millenni. La profezia di Miliritbi è veritiera e di grandissima attualità: la demenza postmoderna porterà presto miliardi di persone al disastro.     

Curiosità 

Si dice che l'intero impianto mitologico fondato sulle formiche verdi e sui loro poteri sia stato inventato da Herzog. Secondo lo stesso regista non sarebbe esistito nulla di simile nel complesso mondo dei racconti dei nativi. In realtà l'attore Wandjuk Marika ha sostenuto che un mito fondante basato sui sogni delle formiche esisteva davvero in un clan della zona di Oenpelli. 
 
Si basa su un fatto realmente accaduto l'incidente assai buffo in cui un manufatto segreto viene mostrato al giudice durante il processo, come prova dei diritti della tribù sulla terra minacciata dalla compagnia mineraria. 
 
I nomi di due personaggi, Baldwin Ferguson e Miss Strehlow, forniscono collegamenti con antropologi noti per il loro lavoro sugli Aborigeni. Baldwin Spencer (1860-1929) era un antropologo britannico-australiano che fece studi pionieristici nel campo. Theodor George Henry Strehlow (1908-1978) è stato notato per i suoi studi sul popolo Arunta (Arende) dell'Australia centrale. 

Herzog dedicò questo film alla madre, che morì proprio nel periodo in cui erano in corso le riprese.

martedì 16 giugno 2020


L'IGNOTO SPAZIO PROFONDO

Titolo originale:
The Wild Blue Yonder
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Regno Unito, USA, Francia, Germania
Anno: 2005
Durata: 81 min
Rapporto: 1.85:1 (16:9)
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Pseudo-documentario
Regia: Werner Herzog
Soggetto: Werner Herzog
Sceneggiatura: Werner Herzog
Produttore: Andre Singer, Lucki Stipetić
Produttore esecutivo: Christine Le Goff
Casa di produzione: Werner Herzog Filmproduktion, West
     Park Pictures, Tetra Media
Distribuzione in italiano: Fandango
Fotografia: Henry Kaiser, Tanja Koop, Klaus Scheurich
Montaggio: Joe Bini
Musiche: Ernst Reijseger, Mola Sylla, Cuncordu e Tenore de
     Orosei
Interpreti e personaggi:
    Brad Dourif: L'alieno
    Donald Edward Williams: Astronauta (comandante)
    Ellen Baker: se stessa, come astronauta (fisico)
    Franklin Chang-Diaz: se stesso, come astronauta (fisico)
    Shannon Lucid: se stessa, come astronauta (biochimico)
    Michael McCulley: se stesso, come astronauta (pilota)
    Roger Diehl: se stesso, come matematico
    Ted Sweetser: se stesso, come matematico
    Martin Lo: se stesso, come matematico
Traduzioni del titolo: 
     Spagnolo: La salvaje y azul lejanía
     Russo: Далёкая синяя высь
Colonna sonora: 
    CD: Requiem for a dying planet 
    Contenuti:  
    1. Intro Dank Sei Dir Gott
    2. Dank Sei Dir Gott (di Georg Friedrich Haendel, cantato
         da Emmi Leisner)
    3. Longing For A Frozen Sky
    4. A Una Rosa
    5. Libera Me, Domine
    6. In Search Of A Hospitable Place
    7. Sanctus
    8. Bad News From Outer Space
    9. Su Bolu 'E S'Astore
   10. Mura/Ballu Turturinu
   11. Song Of The Desert
   12. Kyrie 
Premi e riconoscimenti:
Premio FIPRESCI, vinto il 5 settembre 2005 alla 62ª Mostra del cinema di Venezia.

Sinossi: 
Il film, suddiviso in dieci capitoli, inizia narrando l'angosciante storia di una civiltà aliena nata nella galassia di Andromeda e costretta a migrare dal proprio pianeta, l'Ignoto Spazio Profondo (The Wild Blue Yonder), reso inabitabile da una violenta glaciazione. È una storia costituita dai fallimentari tentativi intrapresi da questi extraterrestri allo scopo di comunicare e di avere rapporti commerciali con gli umani della Terra. 
 
I. Requiem per un pianeta morente
     (Requiem for a dying planet)  
II. I Padri Fondatori alieni
    (The alien Founding Fathers) 
III. Riesaminato il mistero dell'UFO di Roswell 
    (The Roswell UFO mystery re-examined)
IV. Missione oltre i limiti
      (Mission to the Outer Fringes)
V. La morte di un sogno
      (The death of a dream) 
VI. La matematica del trasporto caotico 
      (The mathematics of chaotic transport) 
VII. I misteri dello Spazio Profondo
      (Mysteries of the Blue Yonder) 
VIII. Utopia della colonia ideale
      (Utopia of the ideal colony) 
IX. Il tunnel del tempo 
     (The tunnel of time) 
X. La vera storia del loro ritorno 
     (The true story of their return) 
 
Come ci spiega l'alieno, il relitto trovato a Roswell era una sonda della sua civiltà. Riesaminato dopo 50 anni, il manufatto ha dato origine a una contaminazione batterica e a una pandemia contenuta a stento. Questo ha portato la NASA ad inviare nello spazio un equipaggio con l'incarico di trovare un nuovo pianeta abitabile, una casa per il genere umano. Scelta acuta e intelligente, proprio come quella dei benestanti fuggiti da Milano durante la peste descritta dal Manzoni. Dopo vani tentativi di esplorazione dello spazio vicino, come per incanto la nave spaziale viene ghermita da una distorsione spaziotemporale e finisce proprio nella galassia di Andromeda, sul pianeta d'origine degli alieni - ormai disabitato e ridotto a una palla di ghiaccio. L'equipaggio perfora questa crosta glaciale, tuffandosi nel sottostante oceano di elio liquido (sic!). Trovano meduse, alghe e altri organismi mucillaginosi, quindi fanno della nave la loro dimora per qualche anno. Quindi decidono di tornare sulla Terra, perché nemmeno il pianeta oceanico può offrire ospitalità duratura a un'umanità di esuli. Utilizzando la distorsione spaziotemporale, credono di viaggiare per soli 15 anni. In realtà ci mettono ben 820 anni. L'umanità nel frattempo ha abbandonato la Terra servendosi di stazioni spaziali. Il pianeta, diventato un Parco Nazionale, è ricoperto di foreste e sprofondato nella preistoria. 
 

Recensione: 
Questo non è un film di facile assimilazione. Ho dovuto vederlo due volte per comprenderlo ed apprezzarlo appieno. Spicca l'estrema povertà dei mezzi utilizzati. In pratica, il regista ha saldato svariati filmati di repertorio della NASA e di esplorazione subacquea antartica - questi ultimi opera di Henry Kaiser e girati nelle acque dell'Isola di Ross. Anche le interviste agli scienziati sono reali, per quanto siano state impiegate dando loro un significato molto diverso da quello originale. Per questo moltivo, una parte della critica cinematografica ha ritenuto "inaccettabile" questa pellicola. Spiccano alcune incongruenze marchiane, sesquipedali, che nulla tolgono al lirismo dell'opera. Ad esempio, l'ammaraggio di un astronauta americano viene presentato dal regista come se fosse il recupero di un alieno venuto dall'Ignoto Spazio Profondo. Eppure la tuta non ha affatto l'aspetto di essere di produzione aliena, tanto che mostra la bandiera degli USA su una manica. La stessa forma degli esuli si presenta come indistinguibile dalla nostra, nonostante provengano da un ambiente tanto diverso. Come avrebbero fatto ad adattarsi? A questo mistero non viene fornito neppure un abbozzo di risposta. Stupisce l'assoluta mancanza di contenuti propri nelle genti dell'Ignoto Spazio Profondo, come se si fossero assimilate interamente alla lingua inglese e agli usi della Terra dei Coraggiosi, perdendo ogni memoria della loro cultura d'origine. Un'amnesia poco credibile, anche postulando il progressivo scemare delle capacità mentali degli alieni, a cui pure il narratore fa allusione: se anche fossero diventati dementi, come avrebbero fatto ad apprendere una nuova lingua e un nuovo mondo di informazioni? Abbondano le contraddizioni logiche. In uno dei suoi interminabili monologhi, il narratore afferma che l'allevamento di animali domestici è stato il primo peccato del genere umano, avvenuto nel Neolitico. Il nome dato a questa grave colpa è "sedentarietà". Infatti dall'allevamento e dall'agricoltura deriva la fondazione di villaggi e grandi città, con tutto il degrado che ne consegue. L'allevamento di cani non è invece un peccato, perché tali intelligenti carnivori aiutano l'uomo nella caccia quando è nomade. Bene, sono d'accordo. Però l'esule cosmico non spiega come avrebbe fatto la propria civiltà ad uscire dal Paleolitico e ad arrivare a viaggiare tra le galassie. L'elogio ecologico dell'umanità di cacciatori e raccoglitori stride con i tentativi degli alieni di installare sulla Terra una città e di integrarsi nell'economia e nella politica delle sue nazioni.  

 
Un pianeta antifisico 

L'Ignoto Spazio Profondo (in inglese The Wild Blue Yonder, alla lettera "Il Blu selvaggio laggiù") dovrebbe essere un mondo oceanico fatto di acqua e ghiacciato in superficie a causa di un'improvvida era glaciale. Quando gli astronauti terrestri raggiungono la superficie candida di questo mirabile globo e ne perforano la superficie, l'oceano viene descritto dal narratore come un'atmosfera composta di elio liquido. L'elio è un gas nobile, inerte, incolore e insapore, non tossico, che si presenta allo stato liquido a temperature inferiori a -268,91 °C (si consideri che lo zero assoluto è -273,15 °C). È una pura e semplice assurdità pensare che in simili condizioni gli astronauti possano nuotare allegramente servendosi di tute da subacqueo. Le condizioni di un modo sarebbero vicine alla Morte Termodinamica, non si vedrebbero certo organismi gelatinosi nuotare allegramente. In fondo non è un problema eccessivo. I pianeti antifisici sono molto comuni nella tradizione fantascientifica. Iniziamo col gigantesco pianeta Kobol, che i Mormoni ritengono la sede di Dio (dotato a loro detta di un corpo fisico), per continuare con il celeberrimo Trantor, nato dalla fantasia di Isaac Asimov. Cosa c'è di più assurdo di un mondo ricoperto interamente da una città di metallo compatto, in barba a un'amenità chiamata "conduzione del calore"? Nella realtà, una costruzione simile sarebbe inconcepibile, eppure Trantor ha incantato intere generazioni di lettori di fantascienza, in nome di un trucchetto conosciuto come "sospensione dell'incredulità". Se si ammette un pianeta abitabile come Trantor, non si faranno troppe storie per la creazione di Herzog! 
 

L'Involuzione delle Specie 
 
Gli alieni partiti dall'Ignoto Spazio Profondo hanno subìto nel corso dei secoli un processo di degradazione cognitiva, che li ha portati a diventare sempre più incapaci e sconnessi dalla realtà. Pare proprio che sia un processo entropico ineluttabile che colpisce tutte le specie intelligenti. Prima si accende la fiammella dell'Intelligenza, che permette di accedere alla Conoscenza e ai suoi frutti. Poi accade che l'Intelligenza cominci a scemare e a mostrare sintomi di degrado, sempre più gravi. Alla fine, si arriva alla demenza generalizzata. Herzog ci mostra i desolanti risultati di questo corrosivo processo. Gli alieni avevano in mente di costruire sulla Terra una città grande e potente come Washington D.C., proprio nel territorio degli States. Una seconda Washington, con tanto di Pentagono, Congresso, Campidoglio, Corte Suprema e via discorrendo, che doveva diventare un centro commerciale di importanza mondiale. Cosa sono riusciti a realizzare? Una specie di discount in cui nessuno andava, situato in un crocicchio nel bel mezzo del deserto. Il sito istituzionale che avrebbe dovuto oscurare il Campidoglio era un piccolo edificio fatiscente alla confluenza di due stradine polverose. 
 
Questa è la traduzione in italiano del passaggio, tratta tra i sottotitoli: 
 
"Sapete, i nostri bis, bis, bis, bis, bis, bisnonni erano degli eccellenti scienziati, ma il viaggio era lungo e noioso. E quando arrivammo qui, centinaia e centinaia e centinaia di anni dopo, eravamo diventati degli incapaci."  

Questa è l'originale in inglese d'America: 
 
"You know, our great-great-great-great-great-great-great-great grandfathers were fine scientists, but the journey was long and boring and when we got here, hundreds of hundreds and hundreds and hundreds and hundreds of years later, those of us who arrived here just... sucked."
 
La pronuncia è allucinante: quella lunga successione di "great-great-great-great" suona come il verso di un papero: GWÈ GWÈ GWÈ GWÈ! Si noterà anche l'anodina "traduzione" di "just... sucked" con "eravamo diventati degli incapaci". Mancava il coraggio di tradurre correttamente con "facevamo schifo".  
 
Una fisica surreale  

Herzog cerca in tutti i modi di fornire una descrizione plausibile di come gli astronauti siano riusciti a raggiungere l'Ignoto Spazio Profondo. Non ci riesce, credo per via del fatto che ignora i princìpi della Relatività di Einstein. Uno scienziato di origine orientale, forse coreana, si lancia in una presentazione dal sapore New Age, in cui si propone di sostituire lo schema delle orbite dei pianeti del sistema solare con un labirinto neolitico come quello che si trova nella cattedrale di Chartres. Ha in testa una grande confusione. Secondo lui, se si raggiunge il punto lagrangiano L1 del sistema Terra-Luna e si imbocca la giusta "autostrada spaziale", si finisce comodamente su altre stelle o addirittura in un'altra galassia, a velocità superluminali! Per spiegare la distorsione del tempo nel viaggio di ritorno degli astronauti si invocano addirittura gli universi paralleli. Tuttavia sarebbe stato più facile postulare i cunicoli spaziotemporali detti wormholes (connettono regioni remote dell'Universo) e la presenza di una grande massa come quella di un buco nero gigante (la dilatazione temporale gravitazionale rallenta lo scorrimento delle lancette degli orologi).
 
    
Un equivoco linguistico 

Mentre le meduse passano accanto agli esploratori in pinne subacquee, una voce canta in una lingua dalla sonorità semitica, molto affine a quella dell'arabo. Lì per lì ho pensato che fosse un canto in punico conservato miracolosamente dai Tenores sardi, anche se la cosa pareva abbastanza inverosimile. Tempo fa mi è stato detto che in Sardegna ci sono persone capaci di scagliare maledizioni servendosi di formule in una lingua antica, ma non ho avuto mai la possibilità di visionarne i testi. Ovviamente c'era la possibilità che si trattasse di una lingua inventata di sana pianta, di una specie di grammelot semitico, messo a punto per dare l'impressione di una lingua ignota di origine aliena. Il punto è che una simile creazione non è poi così immediata e facile. Poi ho scoperto che il canto è in lingua Wolof. Una lingua reale, dunque, parlata in Senegal, ma anche in Gambia, Guinea, Guinea-Bissau, Mali e Mauritania, per un totale di quasi 5,5 milioni di locutori. Mola Sylla, che ha contribuito alla colonna sonora del film, è per l'appunto un cantante senegalese, i cui testi sono proprio in lingua Wolof. 
 
 
Cantu a tenore 

Il cantu a tenore (ossia "canto a tenore") è uno stile di canto corale polifonico, originale ed autoctono, tipico della Sardegna e in particolare dell'impervia Barbagia. In lingua sarda è chiamato anche su tenore, su cuncordu, su cussertu (su cuntzertu), su cuntrattu, su cantu a proa, s'agarropamentu. Spesso si parla di Tenores sardi, ma tale locuzione non è così semplice come potrebbe sembrare a prima vista. Infatti in sardo la parola tenore è già un plurale collettivo, che indica l'insieme di coloro che cantano in un gruppo. Ciascuno dei cantanti è detto boche "voce". Il plurale sigmatico Tenores indica i diversi gruppi che praticano il cantu a tenore. Si tratta senza dubbio di un'eredità antichissima, a parer mio preromana. Si ipotizza che questa forma di canto, tipicamente pastorare, sia nato dall'imitazione dei suoni della Natura. Così secondo alcuni su bassu (il basso) imita il muggito di un bue, sa contra (il contralto) imita il belato di una pecora, sa mesu boche (la mezza voce) imita il verso dell'agnello, mentre la voce dell'uomo è quella del solista, sa boche. Si notano sorprendenti somiglianze tra il cantu a tenore e il xöömej, un canto difonico tipico delle genti di Tuva, in Siberia, ai confini con la Mongolia. Secondo le tradizioni tuvane, il xöömej sarebbe nato dall'imitazione dei suoni della steppa: l'acqua che scorre, il trotto dei cavalli, il sibilo del vento. Lo scopo sarebbe stato quello di acquisire la forza degli spiriti degli elementi naturali. Tutto ciò è di estremo interesse e merita approfondimenti. 
 
 
Utopie e contenuti profetici 
 
Anno del Signore 2005. Tempi non sospetti. Greta Thunberg poppava ancora il latte materno: sarebbero passati anni prima del manifestarsi dei prodromi della sua condizione isterica di attivista convulsionaria. Ebbene, Werner Herzog aveva ben chiare le condizioni terminali del nostro pianeta malato, infestato dal parassita Homo sapiens, e sognava la palingenesi, il ripristino di una purezza edenica. Così ci parla del ritorno degli astronauti dall'Ignoto Spazio Profondo, mostrandoci l'immagine di un imponente acrocoro che sorge dalla foresta pluviale facendo scaturire impetuosi ruscelli dai fianchi: 
 
"Quando sono tornati, 820 anni dopo, la Terra non era più abitata. Era diventata un Parco Nazionale. L'atterraggio è avvenuto su questo altopiano, perché non c'erano più aeroporti, città, ponti, dighe, soldi, banche, tempo e vita. Era tornata alla sua bellezza originaria. Era di nuovo preistorica. E questo è il suo aspetto..." 
 
All'epoca non si sospettava che una pandemia avrebbe fatto la sua irruzione nel mondo, introducendo una discontinuità di portata storica. Eppure Herzog in qualche modo lo presentiva. Così ha immaginato la comparsa di un morbo alieno e ha preconizzato draconiane misure di contenimento. Ricordiamoci che il tanto strombazzato Contagion di Steven Soderbergh (2011), esaltato in modo fanatico da molti fantascientisti, non mostra nulla di simile a un lockdown e all'imposizione generale delle mascherine. Altra cosa prevista dal regista è il delirante titanismo di Elon Musk. A un certo punto si vede infatti uno scienziato che dice mirabilia della colonizzazione spaziale prossima ventura, teorizzando addirittura un pendolarismo tra il lavoro nelle miniere asteroidali (come se fosse una barzelletta!) e le vacanze sulle spiagge assolate della Terra.   

Nostalgia di Klaus Kinski 
 
L'interpretazione di Brad Dourif mi ha convinto che Herzog lo abbia scelto nel tentativo estremo di trovare qualcuno capace di ricordare, seppur vagamente, il mitico Klaus Kinski. Celebre come protagonista di Qualcuno volò sul nido del cuculo (Miloš Forman, 1975), Dourif è comparso anche in Dune (David Lynch, 1984), dove ha interpretato la parte di Piter DeVries, l'astuto consigliere del Barone Vladimir Harkonnen. Nel 1988 lo vediamo impegnato in Mississippi Burning - Le radici dell'odio (Alan Parker), dove rivestiva i panni di uno sceriffo affiliato al Ku Klux Klan: era un enfant terrible che prendeva a sganassoni le donne, spezzava il collo ai gatti, inveiva contro Martin Luther King chiamandolo "Martin Luther King Kong", etichettava i progressisti come "leccanegri" e vomitava sul pavimento una decina di litri di birra dopo un colossale binge drinking. È poi stato l'odiosissimo Grima Vermilinguo nel kolossal Il Signore degli Anelli: Le due Torri (Peter Jackson, 2002). È nato a Huntington in West Virginia nel 1050. Il suo nominativo esteso è Bradford Claude "Brad" Dourif. Il cognome, rarissimo, è di origine francese. L'origine più probabile è da dou "del" (dialettale per du) e rif "ruscello" (dialettale per ruisseau). Dovrebbe pronunciarsi /du'Rif/, ma negli States la pronuncia è stata bizzarramente adattata in /'dɔ:rɪf/. Ha la stessa origine il cognome Durif (anche scritto Duriff in America), come pure l'italiano Delrio. Quello che Herzog voleva era un attore grintoso e dal sembiante truce, che potesse dare l'impressione di essere chiaro di capelli, quasi albino o leucistico. In realtà le chiome di Dourif erano semplicemente ingrigite dall'età. 
 
Curiosità 
 
Quando chiedevano a Herzog dove avesse girato questo film, lui faceva il faceto e diceva che le riprese erano avvenute sulla galassia di Andromeda. 

Il titolo originale, Wild Blue Yonder, è stato ispirato dall'inno dell'Aviazione Militare degli Stati Uniti d'America (The U.S. Air Force Song). Ecco il testo originale in cui compare la locuzione (Verse I): 
 
Off we go into the wild blue yonder,
Climbing high into the sun;
Here they come, zooming to meet our thunder,
At 'em boys, Give 'er the gun! (Give 'er the gun, now!)
Down we dive, spouting our flame from under
Off with one helluva roar!
We live in fame or go down in flame. Hey!
Nothing'll stop the Army Air Corps! 
 
(helluva roar = hell of a roar)

A un artista geniale bastano poche parole per dar forma a un mondo! 
 
Herzog è rimasto folgorato dalla visione di alcuni filmati nell'archivio della NASA a Pasadena (California). Così ha detto: "C'è qualcosa di straordinario in alcune agenzie governative come la NASA. Hanno un insito senso di poesia, nessuno ci crederebbe, ma è così. E la gentilezza e il supporto che hanno dato al mio progetto erano totalmente inaspettati e senza precedenti". I filmati in questione erano stati registrati durante la missione dello Space Shuttle STS-34 del 1989, che aveva il compito di lanciare la sonda Galileo.

La squallida imitazione del Campidoglio esiste davvero e si trova a Niland, in California, proprio all'intersezione tra Niland Avenue e la East Main Street. In pratica quel luogo è un immondezzaio. La sua desolazione è insostenibile. Farebbe inorridire persino i Rom valacchi di condizione più umile.   
 
Lo stranissimo altopiano su cui avveniene l'atterraggio degli astronauti si trova in Venezuela: è il Monte Roraima. Fa subito venire in mente l'acrocoro descritto ne Il mondo perduto di Sir Arthur Conan Doyle (1912). 
 
Cineforum fantafilm 
 
Il film è stato proiettato il 19 febbraio 2007 al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro. Purtroppo non ho potuto essere presente e ho visto il film molti anni dopo, sullo schermo del portatile, in inglese americano con i sottotitoli in italiano. Solo ora vengo a sapere che in occasione della proiezione si è tenuto un dibattito sul tema dell'esistenza degli extraterrestri, a cui ha partecipato il professor Elio Sindoni, che ricordo bene dall'epoca dell'università. Cosa che ignoravo, è l'autore di un libro sul tema: Esistono gli extraterrestri? (Il Saggiatore, 1997). È stato pubblicato nello stesso anno in cui ho conseguito la laurea! Avrò cura di procurarmi il volume, di leggerlo e di recensirlo.
 
Altre recensioni e reazioni nel Web 
 
Questi sono alcuni interventi della critica: 
 
"Una piccola ed ecologica Odissea nello Spazio per comprendere che il cinema può essere filosofia e comunicazione dello stato delle cose."
(Pino Farinotti) 
 
"<Herzog> si perde oggi in un misticismo laico ed approda alle soglie del tempo armato di un velleitarismo filosofico, che cerca di mascherare la sua smisurata ambizione fingendo di raccontare, male, una vicenda fantascientifica che si poteva sbrigare con mezzi convenzionali. Ma Herzog, forte della sua incrollabile fiducia nei propri mezzi, ci offre uno sconnesso semidocumentario, tecnicamente inaccettabile, le cui ambizioni non sembrano né poche, né piccole. Ma è come fotografare Dio con una vecchia polaroid."
(Il Giornale) 
 
"Si segue abbacinati e coinvolti, si ringrazia il cinema che, quando è gestito da un Poeta vero, può approdare a risultati unici, del tutto estranei a tutto quanto di solito, anche i suoi autori maggiori, riescono a proporci."
(Gian Luigi Rondi, Il Tempo) 
 
Il navigatore piernelweb ha scritto su Mymovies.it:

"Per molti versi "l'ignoto spazio profondo" è un film prodigioso. Dal genio di Herzog un'esempio (sic), credo senza precedenti, di cinema sperimentale che prende forma da immagini e filmati di altra fonte che divengono agli occhi dello spettatore, per manipolazione del regista tedesco, tutt'altro. Un mix di sequenze spaziali (di provenienza Nasa) subacque e aeree surreali e di impressionante bellezza accompagnate dalla voce narrante dell'alieno Brad Dourif e dalla musica "senza tempo" dei Tenores di Orosei. L'Odissea nello spazio di Herzog in diversi momenti è pesante come un macigno, nella sua lentezza ed allucinazione ma nel complesso assume la forma di una portentosa fantascientifica fiaba ecologica di grande impatto emotivo. E' incredibile come con pochissimi mezzi si possa fare dell'ottimo cinema."