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sabato 2 maggio 2020


DONNIE DARKO

Paese di produzione: Stati Uniti d'America 
Anno: 2001 
Lingua:
Inglese 

Durata:
113 min 

               133 min (director's cut)

Rapporto:
2,35:1

Genere:
Fantascienza, thriller, drammatico

Sottogenere:
Viaggi nel tempo, paradossi temporali 
Regia:
Richard Kelly 

Soggetto:
Richard Kelly 

Sceneggiatura:
Richard Kelly

Produttore:
Adam Fields, Thomas Hayslip, Nancy Juvonen, 

         Sean McKittrick 

Produttore esecutivo:
Chris J. Ball, Drew Barrymore, Casey 

         La Scala, Hunt Lowry, Aaron Ryder, William Tyrer

Distribuzione in italiano:
Moviemax

Fotografia:
Steven Poster
Montaggio: Sam Bauer, Eric Strand
Effetti speciali:
Lorraine Fadden, Scott Garcia

Musiche:
Michael Andrews

Scenografia:
Alec Hammond

Costumi:
April Ferry

Trucco:
Merribelle Anderson, Lynn Barber, Dorinda Carey, 

     Leslie Devlin, Kathleen Freeman-Smith, Kimberly 
     Greene,
Isabel Harkins, Cammy R. Langer, Lori McCoy-
     Bell,
Barbara Olvera, Thomas E. Surprenant, Dale Brady 
Interpreti e personaggi:

    Jake Gyllenhaal: Donnie Darko 

    Jena Malone: Gretchen Ross 

    Drew Barrymore: Karen Pomeroy 

    Mary McDonnell: Rose Darko 

    Maggie Gyllenhaal: Elizabeth Darko 

    Daveigh Chase: Samantha Darko 

    Holmes Osborne: Eddie Darko 

    Katharine Ross: Dott.ssa Lilian Thurman 

    Patrick Swayze: Jim Cunningham, il pedofilo 

    Noah Wyle: Prof. Kenneth Monnitoff 

    James Duval: Frank 

    Arthur Taxier: Dott. Fisher 

    David St. James: Bob Garland 

    Jazzie Mahannah: Joanie James 

    Jolene Purdy: Cherita Chen 

    Stuart Stone: Ronald Fisher 

    Gary Lundy: Sean Smith 

    Ashley Tisdale: Kim 

    Beth Grant: Kitty Farmer 

    Seth Rogen: Ricky Danforth

    Patience Cleveland: Roberta Sparrow ("Nonna Morte") 
Doppiatori italiani: 

    Stefano Crescentini: Donnie Darko 

    Alessia Amendola: Gretchen Ross 

    Chiara Colizzi: Karen Pomeroy 

    Angiola Baggi: Rose Darko 

    Domitilla D'Amico: Elizabeth Darko 

    Veronica Puccio: Samantha Darko 

    Stefano De Sando: Eddie Darko 

    Maria Pia Di Meo: Dott.ssa Lilian Thurman 

    Roberto Pedicini: Jim Cunningham 

    Fabio Boccanera: Prof. Kenneth Monnitoff
Budget: 4,5 milioni di dollari US
Box office (mondiale): 7,5 milioni di dollari US
 
La famiglia Darko
Appartenza sociale: middle-class americana di periferia
Componenti: 
   Eddie Darko: il padre
   Rose Darko: la madre
   Elizabeth Darko: la figlia primogenita 
   Donnie Darko: il figlio secondogenito   
   Samantha Darko: la figlia minore 
 

Trama (un gigantesco spoiler!): 
Anno del Signore 1988. Middlesex, Virginia (US). Accade un evento inesplicabile: il motore di un aereo precipita dal cielo e si schianta sulla villetta della famiglia Darko, distruggendo la camera del secondogenito, Donnie, che tuttavia si salva, non essendo rincasato al momento della collisione. Donnie Darko è un ragazzo problematico, affetto da autismo e da sonnambulismo. Ha una diagnosi di schizofrenia e precedenti da piromane. Per questo è assistito da una psichiatra, che lo ha messo sotto cura farmacologica. La notte dello schianto era impegnato in una delle sue passeggiate notturne. Ignorando l'accaduto, si imbatte in un enigmatico personaggio travestito da spettrale coniglio dal volto scheletrico. Questo essere gli rivela la data esatta della Fine dei Tempi, a cui mancano esattamente 28 giorni, 6 ore, 42 minuti e 12 secondi. Il giovane si risveglia spaesato in un campo da golf e si rende conto di avere scritta sul braccio la sequenza numerica dell'Apocalisse: 28:06:42:12. Gli eventi si intrecciano in una ragnatela difficilissima da districare. I genitori di Donnie sono coinvolti in un'indagine, dato che non si riesce a capire la genesi del disastro aereo. I motori sono censiti con la massima precisione, e quello caduto sulla dimora dei Darko non risulta mancare a nessuna compagnia aerea. Stressato dalla maestrina gnè gnè e dai compagni bulli, Donnie si vendica cadendo in un pericoloso stato di trance violenta, una sorta di berserksgangr che lo porta a devastare la scuola durante un'incursione notturna, rompendo una tubatura e allagandola, non prima di aver sparso dovunque le proprie feci. Così accade che l'insopportabile insegnante di educazione fisica, sospettando di lui, lo punisce portandolo di forza da un predicatore religioso, il biondiccio e robusto Jim Cunningham. Questi è l'odioso capo di una telesetta molto nociva, che mescola i contenuti biblici più fanatici a ogni sorta di baggianate New Age. Donnie indentifica subito questo sinistro figuro con l'Anticristo - e ben a ragione. Quando per puro caso trova il suo portafoglio per strada, anziché riportarglielo si reca nottetempo alla sua dimora e la incendia. Un'azione eroica e meritoria! I pompieri, nel tentativo di spegnere le fiamme, scoprono uno stanzino erotico pieno zeppo di immagini pedoporno e di strumenti di tortura: il predicatore è un autentico predatore sessuale, proprio come Jimmy Savile. Subito arrivano i poliziotti, che lo conducono in carcere. Nel frattempo il ragazzo schizo-autistico è afflitto dalle continue visite del fantasma-coniglio, che dice di chiamarsi Frank. Turbato da queste apparizioni, descrive ogni dettaglio alla sua psichiatra, una milf libidinosa e volitiva. Mentre tutto questo succede, ha anche il tempo di corteggiare Gretchen, la sua nuova compagna di classe. All'inizio è molto timido, ma presto riesce a far breccia nel cuore di lei e ottiene anche un certo successo. Una signora ultracentenaria, soprannominata "Nonna Morte" dai bulli, per poco non finisce stesa sotto un'auto. Più tardi Donnie scopre che quell'anziana stravagante, Roberta Sparrow, è una studiosa di viaggi nel tempo. Così le scrive una lettera e la infila nella casella della posta, da lei visitata in modo ossessivo a ogni ora del giorno e della notte, come se si aspettasse di ricevere una missiva cruciale. Il destino pian piano si definisce, stagliandosi come un mostruoso Kraken all'orizzonte. La sorella maggiore di Donnie, Elizabeth, deve recarsi all'Università di Larvard, pardon, Harvard, perché è stata ammessa in quel sacrario esclusivo di snob puzzolenti: i genitori la accompagnano in aereo, portando anche la figlia piccola, quella che non vede l'ora di sfornare figli. Mentre i suoi sono via, Donnie ha la bella idea di organizzare una sfrenata festa di Halloween, invitando anche la bella Gretchen, che diventa la sua ragazza e gli si concede, finendo deflorata. Le cose precipitano. Pensando di aver trovato il bandolo della matassa, il ragazzo smarrona biecamente. Interpreta male la scritta CELLAR DOOR "porta della cantina", lasciata dall'insegnante sulla lavagna, credendo che sia il segno di un destino fausto. Si reca dunque nella cantina della Sparrow assieme a Gretchen, ma vi trova soltanto i bulli, che vogliono distruggere le proprietà dell'anziana donna, animati dall'odio assoluto. Ne nasce uno scontro. Arriva una macchina, guidata dal fidanzato della nerd Elizabeth, che è vestito proprio come Frank, il coniglio spettrale. Gretchen finisce investita e muore stritolata dagli pneumatici, la schiena spezzata. Donnie si vendica sparando al fidanzato-coniglio della sorella e lo colpisce in un occhio, mentre il Doppelgänger, il Frank fantasmatico, osserva la scena da un ripiano terroso. Si forma un mostruoso wormhole che divora l'aereo su cui viaggia la famiglia Darko, di ritorno da Larvard: il motore precipita proprio quando Donnie torna indietro nel passato e finisce nella propria camera, giusto in tempo per godersi la collisione, finendo ucciso sul colpo. La singolarità cosmica è cauterizzata, ma restano alcune incongruenze, tracce della linea temporale che si è appena chiusa. Così il predicatore pedopornografo Cunningham si sveglia nel cuore della notte in preda al terrore: ha sognato la scoperta dei suoi orrendi segreti. Donnie Darko è morto, la comunità è sconvolta dall'insondabile disastro aereo, ma Gretchen è viva e vegeta - oltre che vergine. Viaggia in bicicletta tra le villette borghesi, si chiede chi fosse il ragazzo perito nell'incidente, il cui sperma non conoscerà mai.
 
Citazioni:  

Rose: "Ma tu pensi che Dukakis proteggerà il Paese finché tu non sfornerai dei figli?"
Elizabeth: "Sì, certo!"
Samantha: "Io quando li sforno?"
Donnie: "Non prima delle mestruazioni!"

Donnie: "Perché indossi quello stupido costume da coniglio?
Frank: "Perché indossi quello stupido costume da uomo?" 

"Pensa se uno potesse tornare indietro nel tempo, prendere tutti i momenti neri e dolorosi e rimpiazzarli con qualcosa di meglio..."
(Gretchen Ross) 

 
Recensione:
Decisamente un film difficile, ma ricchissimo di spunti di riflessione sulla natura ultima delle cose. Quando lo vidi la prima volta, al cinema, mi piacque molto e ne fui affascinato. Alla seconda visione non resse, mi sembrò insopportabilmente noioso e a tratti quasi molesto. Non so spiegarmi il perché di questa dissonanza. Sono cambiato così tanto in così pochi anni? O forse il film che ho visto la prima volta nel frattempo è cambiato, come per uno strano paradosso temporale? Sono stato colpito da una moltitudine di dettagli che mi erano sfuggiti, a cui non avevo dato peso nel corso della prima visione. Nel Web si dice che tutti hanno la pretesa di aver capito la verità ultima su Donnie Darko; altri invece affermano che l'opera di Kelly va presa per quello che è. C'è poi chi stigmatizza le recensioni più lunghe di poche righe, bollandole come spoiler. Questa è una pretesa tirannica, che vuole far venir meno persino il diritto di discutere su un film, come se si fosse prigionieri di un campo di rieducazione nella Cina maoista. 
 
Distorsione e Oblio 
 
Oggi chi si ricorda di Michael Dukakis? Ogni volta che sento il suo nome, la mia mente richiama una stupida vignetta, credo fosse di Forattini, in cui George H.W. Bush si vantava di aver ottenuto la vittoria alle presidenziali facendo al suo avversario "du kakis così" (la battuta era accompagnata dal tipico gesto italico, quello testicolare). Dukakis, candidato democratico di origine greca, è già sprofondato nel mare entropico dell'Oblio, si è dissolto in pixel grigiastri. Anche il suo aspetto è cambiato. All'epoca somigliava un po' a Paul Atreides, ma quando ho visto una sua foto non l'ho riconosciuto. Passando attraverso una serie di percezioni distorte, la mia memoria lo ha quasi rimosso, riducendolo a un mucchietto di informazioni degenerate. Il povero Dukakis ha raggiunto la stessa destinazione in cui prima o poi finiscono tutti: basti pensare che i Centennials ignorano persino chi è Pippo Baudo.  
 
Un'ontologia temporale labirintica 
 
L'ontologia temporale descritta da Kelly è eternista tensionale e a futuri ramificati. La vicenda narrata può sembrare un loop temporale, ma non è precisamente così. Quando Donnie finisce indietro nel tempo, non torna affatto al proprio cronotopo di partenza. Il wormhole, probabilmente generato da un'immensa massa stellare collassata, da una specie di buco nero senza orizzonte degli eventi, fa perdere di senso alla linea temporale in cui si manifesta. Oppure potremmo pensare che la distorsione spaziotemporale sia una specie di moltiplicatore quantistico, che genera un'infinità di copie del motore dell'aereo collassato, spedendone uno in ognuna delle linee temporali derivate. C'è da diventare matti a pensarci. Se si vogliono evitare lancinanti emicranie, è meglio lasciar scorrere la pellicola e accettarla per quello che è.   
 
Il Signore del Tempo 

Il mostruoso essere dal travestimento di coniglio cadaverico sembra qualcosa di soprannaturale, un Signore del Tempo giunto da un'altra dimensione. In realtà è proprio il fidanzato di Elizabeth Darko, colpito in un occhio da una pallottola sparata da Donnie per vendicare la morte di Gretchen. Inghiottito dal wormhole, Frank è sottratto alla sua morte biologica e mandato indietro nel flusso temporale. Diventa una specie di paradosso vivente, qualcosa che può eruttare in qualunque punto della linea di esistenza del protagonista, per affliggerlo e ricordargli l'intrinseca nullità dell'Essere. Sembra che Frank si sia svincolato dai limiti che legano i viventi alla Freccia del Tempo, come se potesse accedere a un universo infinito-dimensionale, orrendamente più vasto del nostro, che gli permette di vedere dettagli a noi inaccessibili, di accedere a una pura conoscenza di ciò che per noi è celato dall'impenetrabile caligine dell'Entropia. 
 
Graham Greene e i Distruttori  

L'insegnante Karen Pomeroy fa leggere ai suoi alunni un orrido racconto dello scrittore inglese Graham Greene, intitolato I distruttori (The Destroyers). L'opera parla di una banda di teppisti che si accaniscono contro un anziano, soprannominato "Vecchio Miseria" (Old Misery): finiscono col riuscire a penetrare nella sua casa e la allagano, distruggendola. Trovano un vaso pieno zeppo di soldi e li bruciano. La giovane insegnante chiede come mai i bulli abbiano fatto una cosa così insensata. Nessuno sa rispondere, tranne Donnie Darko, che sostiene quest'idea: i distruttori sarebbero ribelli contro l'ordine del mondo, veri anarchici che vogliono cambiare le cose. Niente di più lontano dalla realtà. I distruttori di cui ha scritto Greene agiscono così perché sono antisemiti! Il Vecchio Miseria è un ebreo, descritto come molto ricco e avaro. I suoi persecutori sono spinti da una sola cosa: un mortale odio antisemita. L'atto di dare alle fiamme i soldi esprime qualcosa di inumano, mostruoso, mai visto. Nemmeno le squadre d'assalto naziste lo facevano. I gerarchi della NSDAP non esitavano a requisire le ville degli ebrei e a farne le proprie dimore. Requisivano tutto: patrimoni, opere d'arte, persino le bottiglie di vino. Il Nazionalsocialismo metteva in pratica un principio: pecunia non olet. I vandali di Greene invece agiscono in modo diverso. Per loro pecunia olet. In sostanza rappresentano una delle massime manifestazioni di antisemitismo nella storia del genere umano. L'oro dei denti strappati ai deportati lo avrebbero gettato nelle latrine per spregio. Domanda: chi era realmente Graham Greene? 
 
Il dilemma dell'istigazione 
 
Donnie Darko allaga la scuola e porta devastazioni immani proprio dopo aver letto il racconto di Greene. Così sorge un dubbio nella fastidiosa insegnante di educazione fisica: pensa che proprio l'opera letta abbia istigato il vandalo, ossia che sussista un nesso causale tra la lettura e il danno arrecato alla scuola. È davvero così? Il problema si pone e merita una riflessione. Tempo fa mi sono domandato se fosse innocua una famosa canzone di Lucio Battisti, quella che invitava a "guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire".  Come ho espresso questo dubbio in un social, per poco non mi hanno linciato. "Interessante come un'omelia in una discoteca", mi ha detto qualcuno. Eppure mi capitò di ascoltare una storia terribile in una trasmissione, quando ancora ogni tanto accendevo la TV. Notte fonda. Una coppia di sposini percorreva in auto una stradina mal illuminata. L'indomani si sarebbero dovuti imbarcare per il viaggio di nozze. Hanno fatto un frontale con un'auto giudata da due rom minorenni, che viaggiavano a fari spenti. Gli sposini sono morti sul colpo. E se i ragazzi rom avessero ascoltato proprio la canzone di Battisti? Sono contario a qualsiasi censura e ritengo che l'arte debba essere senza limiti. Tuttavia il dilemma resta, non si risolve la questione darkiana del nesso causale tra fruizione di un'opera d'arte e azione.

Seth il bullo 
 
Trovo significativo il fatto che l'odioso bullo si chiami Seth. Certo, Seth è il nome di un figlio di Adamo, come riportato nelle Scritture. Seth è però anche il nome della divinità egiziana della distruzione. Credo che Kelly intendesse dare al bullo proprio il nome del demone furioso, di cui incarna tutte le caratteristiche. A riprova di ciò, il cognome del bullo, Devlin, richiama all'istante Devil "Diavolo". Perché Seth il Diavolo vuone annientare le proprietà della Sparrow? Proprio per lo stesso motivo per cui i Distruttori di cui ha scritto Greene hanno dato alle fiamme il denaro dell'anziano contro cui si accanivano. Che dire della Sparrow? È descritta come ricchissima, avara, geniale, studiosa della natura del tempo (è autrice del libro Philosophy of Time Travel). Vi dice nulla tutto questo? Semplice. Il regista-sceneggiatore vuole suggerire che la Sparrow fosse ebrea, proprio come il "Vecchio Miseria". Ha quindi aggiunto che la scienziata era stata una suora da giovane, anche se in seguito si era smonacata. Forse lo ha fatto per sviare lo spettatore, ma questa trovata significa ben poco. "Nonna Morte" da giovane si era convertita al cattolicesimo, anche se poi aveva abbandonato ogni religione per dedicarsi alla Scienza. Scorgo un vago riferimento ad Edith Stein, la filosofa che divenne cattolica, si fece suora e morì ad Auschwitz nel 1942. 
 
Il significato della "mascotte"   

Ebbene, la statua bronzea di un immenso cane molossoide, danneggiata da Donnie Darko con una scure, piantata nel bel mezzo del cranio, altro non è che un simulacro raffigurante il Creatore di questo Universo. Le genti lo riterrebbero blasfemo. Non è difficile capire la semantica: Dog "cane" è semplicemente God "Dio" letto al contrario. Il vocabolo appartiene al Backslang, l'inglese inverso. Erigendo il manufatto teriomorfo, le autorità scolastiche hanno voluto offrire un sacrificio al Malvagio Artefice. Potenza devastatrice ed anarchica, il giovane protagonista ha pensato bene di colpire l'idolo, anche se non è stato in grado di abbatterlo. Anche in questo caso, vediamo che Kelly delinea complessi labirinti di simbolismi esoterici, destinati a restare incomprensibili alla maggior parte degli spettatori.     

I Puffi!  

Il film di Kelly è anche un trattato di puffologia teorica e applicata. Questo dialogo, incentrato proprio sulle creaturine azzurrognole, è particolarmente significativo: 
 
Sean: "Birra e figa, io non chiedo altro. Dobbiamo solo trovarci una Puffetta per uno."
Ronald: "Una Puffetta?"
Sean: "Sì, una che te la dia... Qui a Middlesex se la tengono stretta. Ci vuole una bella biondina che allarghi le gambe ai tuoi ordini... Come fa Puffetta!"
Donnie: "Puffetta non scopa."
Sean: "È una cazzata. Puffetta si scopa tutti i Puffi: il Grande Puffo l'ha creata apposta! Stavano sempre a canna dritta gli altri Puffi!"
Ronald: "Noo, tutti tranne Vanitoso, che è omosessuale."
Sean: "D'accordo, sai che ti dico? Lei se li scopa mentre Vanitoso guarda, contento?"
Ronald: "Mmh... Sì, ma Grande Puffo? Anche lui si butta nel mucchio, o...?"
Sean: "Noo, lui sai che fa? Riprende le ammucchiate, poi in privato le rivede e si ammazza di seghe."
Donnie: "Prima di tutto, a creare Puffetta non è stato Grande Puffo, ma Gargamella. L'ha mandata dai Puffi come sua spia perché aveva intenzione di distruggere il villaggio, ma la "contagiosa bontà" della loro vita l'ha trasformata per sempre! Quanto all'ammucchiata stratosferica tra loro è... È irrealizzabile! I Puffi sono asessuati, non hanno neanche un organo riproduttivo sotto quei pantaloncini bianchi! Per questo è così illogico essere uno dei Puffi, perché...Che cazzo vivi a fare, se non hai il pisello?!"
Ronald: "Che palle, Donnie, perché devi essere sempre il più intelligente?!" 

Proprio come ho sempre sostenuto, fin dai lontani tempi del liceo! I Puffi sono sprovvisti di genitali! Sono persino incapaci di concupire. Peyo ha creato i Puffi ispirandosi alla religione di Mithra. Come già Tertulliano riportava in epoca antica, anche i devoti del Dio Tauroctono avevano i loro continenti, i loro casti. Peccato che ben pochi scandaglino la Noosfera alla ricerca di collegamenti tra informazioni tra loro solo in apparenza isolate e frammentarie! 

Origine del cognome Darko

Il cognome Darko è di origine francese. Proprio in Francia è attestato come Darco. Ad esempio si ha testimonianza di un certo Jean Darco. I romanisti sono inclini a ritenere Darco una variante di Darci, a sua volta cattiva trascrizione di D'Arcy. Questo non mi pare possibile per via della differenza della consonante trascritta con -c-: /dar'ko/ rispetto a /dar'si/. La mia ipotesi, che non posso comunque provare, è che il cognome d'origine sia D'Arc, come quello della Pulzella di Orléans. Un uomo di nome D'Arc deve essere migrato in Italia, forse in Toscana o a Roma, adattando il suo cognome in Darco. Quindi un suo discendente sarà tornato in Francia. Ecco come mai Darco con una -o finale altrimenti inesplicabile - e non riconducibile a un suffisso -ot. Un percorso un po' tortuoso. Senza dubbio questo cognome è stato scelto per via della sua assonanza con dark "oscuro". Pochi sanno che Darko è un cognome diffusissimo... nel  Ghana! La sua origine è Ashanti e ha la variante ortografica Daako. Amma Darko è una scrittrice ghanese. George Darko è un musicista ghanese. John Martin Darko è un vescovo cattolico ghanese. Kwabena Darko è un imprenditore, religioso ed ex politico ghanese, soprannominato "Il Re dei Polli". Kwame Obeng Darko è un calciatore e rapper ghanese. Ovviamente si tratta di una somiglianza fortuita col cognome Darko presente in Inghilterra e in America.  
 
La Porta degli Inferi
 
L'insegnante Karen Pomeroy a un certo punto scrive col gesso sulla lavagna della classe le parole Cellar Door "Porta della Cantina". Quando Donnie le chiede cosa significhino, la donna risponde così: "Un famoso linguista una volta disse che di tutte le frasi della lingua inglese, di tutte le infinite combinazioni di parole in tutta la storia, Cellar Door è la più bella." Richard Kelly ha attribuito erroneamente la frase ad Edgar Allan Poe, ma in realtà va ascritta a J.R.R. Tolkien, che in un suo saggio del 1955, English and Welsh (Inglese e Gallese), disse che "molti parlanti inglesi ammetteranno che 'cellar door' è 'bella', specialmente se dissociata dal suo senso (e dalla sua ortografia). Più bella, diciamo, di 'sky', e molto più bella di 'beautiful'." Qualcuno vede delle assonanze nel Signore degli Anelli, dove c'è un toponimo Eriador e il nome di un nobile elfo, Celeborn: secondo costoro entrambe le parole ricorderebbero la sonorità di Cellar Door - cosa che a me pare opinabile. Peccato che a tanta bellezza corrisponda la Nemesi di Donnie Darko.
 
Cineforum Fantafilm 
 
Il film di Kelly è stato proiettato il 12 aprile 2010 al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro. Purtroppo non ero presente. O forse c'ero? Non ricordo bene. Se c'ero, ero così pieno di whisky che non so come posso aver fatto a tornare a casa. A volte i miei banchi di memoria stagnante mi giocano brutti scherzi. 

giovedì 30 aprile 2020


L'ESERCITO DELLE 12 SCIMMIE 
 
Titolo originale: 12 Monkeys
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Lingua: Inglese
Anno: 1995
Durata: 129 min
Rapporto: 1,85 : 1
Genere: Thriller, fantascienza
Sottogenere: Distopia, mondo postapocalittico, viaggi nel
    tempo
Regia: Terry Gilliam
Soggetto: Chris Marker (cortometraggio)
Sceneggiatura: David Webb Peoples, Janet Peoples
Produttore: Charles Roven, Lloyd Phillips
Produttore esecutivo: Robert Kosberg, Gary Levinsohn
Casa di produzione: Universal Pictures
Fotografia: Roger Pratt
Montaggio: Mick Audsley
Effetti speciali: Vincent Montefusco
Musiche: Paul Buckmaster
Scenografia: Jeffrey Beecroft, William Ladd Skinner
Interpreti e personaggi:
    Bruce Willis: James Cole
    Joseph Melito: James Cole da piccolo
    Madeleine Stowe: Kathryn Railly
    Brad Pitt: Jeffrey Goines
    Frank Gorshin: Dottor Fletcher
    Christopher Plummer: Dottor Leland Goines
    Joey Perillo: Detective Franki
    Christopher Meloni: Tenente Jim Halperin
    LisaGay Hamilton: Teddy
    Vernon Campbell: Tiny
    David Morse: Dottor Peters
    Jon Seda: José
    Bob Adrian: Geologo
    Simon Jones: Zoologo
    Bill Raymond: Microbiologo
    Carol Florence: Astroficiso Jones
    Thomas Roy: Predicatore di strada
Doppiatori italiani:
    Luca Biagini: James Cole
    Laura Boccanera: Kathryn Railly
    Pino Insegno: Jeffrey Goines
    Nando Gazzolo: Dottor Leland Goines
    Mauro Gravina: Tenente Jim Halperin
    Roberto Pedicini: Dottor Peters
Traduzioni del titolo:
    Spagnolo: Doce Monos
    Francese: L'Armée des douze singes
    Polacco: 12 małp
Colonna sonora:
    Tema principale:
        Suite Punta del Este, di Astor Piazzolla
    Testi e musiche di Paul Buckmaster:
       1. "Introduccion", da Suite Punta Del Este (12 Monkeys)
       2. Coles' Frist Dream / Volunteer Duty / Topside
       3. Silent Night
       4. Spider Research / "Introduccion" (We Did It ) / The
           Proposition
       5. Time Confusion / To The Mental Ward / Planet Ogo
       6. Wrong Number / Cole's Second Dream / Dormitory
          Spider / "Introduccion" (Twin Moons Tango)
       7. Vivisection (Charles Olins)
       8. Sleepwalk (B.J. Cole)
       9. "Introduccion" (Escape To Nowhere) / Scanner Room /
           Capture And Sedation
       10. Cole's Third Dream
       11. Interrogation / Time Capsule / Cole Kidnaps Railly
       12. Blueberry Hill (Fats Domino)
       13. What A Wonderful World (Louis Armstrong)
       14. Coles' Fourth Dream
       15. Comanche (Link Wray e The Wraymen)
       16. Earth Died Screaming (Tom Waits)
       17. "Introduccion" (Quest For 12 Monkeys)
       18. Fateful Bullet / A Boot From The Trunk / Cole's Longing
       19. Photo Search / Mission Brief
       20. Back In '96
       21. Fugitives / Fateful Love / Home Dentistry
       22. "Introduccion" (12 Monkeys Theme Reprise) / Giraffes
           & Flamingos
       23. This Is My Dream / Cole's Call / Louis & Jose
       24. Peters Does His Worst
       25. Dreamers Awake

 
 
Trama:
Anno del Signore 2035. James Cole è un prigioniero che consuma una vita grama nella cella di un carcere ctonio, proprio sotto le rovine di Filadelfia. I pochi sopravvissuti della specie umana sono costretti a vivere nel sottosuolo da quando un virus letale ha provocato miliardi di morti, nel lontano 1996. La superficie è ancora contaminata e inabitabile. Cole è mentalmente instabile e ossessionato da un sogno in cui viene ucciso a colpi di pistola in un aeroporto, ma le autorità scientifiche non possono permettersi il lusso di guardare troppo per il sottile, così lo selezionano per una missione oltremodo pericolosa, facendolo addestrare per un viaggio nel tempo. Il suo compito è tornare nel 1996 e cercare con ogni mezzo di scoprire la vera origine della pandemia e il modo in cui il virus si è sviluppato, fornendo così gli scienziati la possibilità di trovare una cura. L'unica informazione che le autorità possiedono è che forse il virus è stato rilasciato nell'ambiente da un gruppo di ecoterroristi conosciuto come "L'esercito delle 12 scimmie". Qualcosa va storto e Cole si ritrova nell'anno sbagliato, il 1990, a Baltimora. Finisce rinchiuso in un manicomio, sulla base della diagnosi fatta dalla dottoressa Kathryn Railly. In questo girone infernale fa la conoscenza di Jeffrey Goines, un giovane biondiccio farneticante, la cui mente offuscata è un calderone ribollente di complottismo, animalismo, ambientalismo apocalittico e anticorporativismo. Cole cerca di spiegare alla commissione medica che il contagio del virus letale è già in corso, ma non viene ascoltato. Sedato e rinchiuso in una cella, scompare inspiegabilmente: è stato richiamato alla base, nel 2035. Qui subisce un interrogatorio. Le autorità scientifiche gli fanno ascoltare una registrazione in cui una voce distorta sostiene un collegamento tra il virus e l'Esercito delle 12 scimmie. Gli vengono anche mostrate diverse foto di persone ritenute coinvolte, e tra queste c'è anche quella del pazzoide Goines. Così a Cole viene offerta una seconda possibilità. Rispedito indietro nel tempo, arriva per errore nel 1917, in un fangoso campo di battaglia nella Grande Guerra, dove viene accidentalmente ferito a una gamba da una pallottola. Raggiunto da un secondo crononauta, viene trasportato di colpo nel 1996. La dottoressa Railly sta tenendo una conferenza in cui presenta il suo libro sul complesso di Cassandra, illustrando strani casi di uomini che in epoche passate hanno profetizzato l'annientamento dell'umanità in una pestilenza, prevista proprio nel 1996. Al termine della singolare lettura, la scienziata viene avvicinata da un giovane uomo dai capelli rossi come il fuoco, raccolti in un codino. Questi è il dottor Peters, che fa alla donna strani discorsi sulla condizione terminale della specie umana. Quando la dottoressa Railly esce dalla sala delle conferenze, trova ad attenderla una sua vecchia conoscenza, James Cole, che la rapisce. La costringe a guidare fino a Filadelfia. A un certo punto i due apprendono che Jeffrey Goines è il fondatore dell'Esercito delle 12 scimmie. Lo raggiungono nella villa di suo padre, il dottor Lenand Goines, che è un famoso virologo. Quando affrontano lo psicopatico, questi non soltanto nega ogni coinvolgimento con l'organizzazione ecoterrorista, ma accusa Cole di aver partorito l'idea di spazzare via l'umanità con un virus, nel 1990, al manicomio di Baltimora. Si scatena un putiferio. Quando Cole sta per essere catturato dalla polizia, sparisce e ritorna nel 2035. Ritornato indietro nel 1996, raggiunge la dottoressa Railly, che nel frattempo ha trovato le prove decisive del suo viaggio crononautico nel 1917, scoprendo che era stato proprio lui a preconizzare il morbo. I due così partono per la Florida, proprio alla vigilia dello scoppio della pestilenza. Lungo il tragitto scoprono di essersi sbagliati su Goines Junior: l'Esercito delle 12 scimmie risulta un insieme di coglioni il cui solo scopo era liberare gli animali da uno zoo, dopo aver rinchiuso in gabbia il padre del fondatore. La situazione precipita. Raggiunto l'aeroporto di Filadelfia, per puro la dottoressa Railly scopre che il vero responsabile della pandemia è il dottor Peters: il biologo fulvo è l'assistente del dottor Leland Goines, a cui ha sottratto il patogeno - e ora sta partendo per un viaggio in giro per il mondo, con l'intento di propalare la pestilenza. Nel vano tentativo di fermare Peters, Cole finisce ucciso dalla polizia, a colpi d'arma da fuoco. L'attenzione della dottoressa Railly è attratta dallo sguardo di un bambino e comprende l'atroce verità: quello è il piccolo James che assiste alla sua stessa morte.   
 

Recensione:
Questo film di Terry Gilliam è liberamente ispirato al cortometraggio La Jetée del francese Chris Marker (1962). Se molti sono i punti in comune tra le due opere, è altrettanto vero che ci sono numerose differenze non di poco conto, che spero di riuscire ad analizzare in modo esauriente. Innanzitutto la trama di 12 Monkeys è molto complessa, non ha nulla a che fare con l'estrema linearità con cui si svolge l'azione ne La Jetée. Questo si deve anche al fatto che il budget in dotazione a Gilliam era ben diverso dai pochissimi e spesso rudimentali mezzi su cui poteva contare Marker. Eppure, a quanto pare, Gilliam non aveva nemmeno visto La Jetée quando girò 12 Monkeys. Per quanto possa sembrare strano pensare che un regista possa ispirarsi a qualcosa di cui non ha mai preso visione, questa informazione è contenuta nel grande database IMDb, che considero una fonte molto affidabile. La natura della catastrofe è molto diversa nelle due opere: La Jetée ci mostra l'Apocalisse Nucleare e il mondo postatomico, mentre 12 Monkeys ci mostra l'Apocalisse Virale e il mondo postpandemico. Il rimedio all'Apocalisse Nucleare è una fonte di approvigionamento energetico e di cibo, in grado di permettere la ricostruzione. Cosa che in effetti avviene. Il rimedio all'Apocalisse Virale può essere di due tipi:
1) Impedire tramite il viaggio nel passato che si diffonda il virus;
2) Riportare dal passato informazioni sul virus che permettano di trovare una cura e di rendere di nuovo abitabile la superficie del pianeta.
Nessuno di queste due possibili soluzioni va in porto. Non solo non viene impedita la morte di miliardi di persone, ma non viene nemmeno scoperto il modo di garantire l'abitabilità del pianeta. Il fallimento è assicurato, nulla può permettere la fuga da un destino di morte eterna e di degradazione ontologica.
 
 
Ontologia temporale 
 
Come nel cortometraggio di Chris Marker, La Jetée, siamo di fronte a un angosciante loop, un circuito temporale chiuso da cui non c'è possibilità di fuga. Va però notato quanto segue: La Jetée ci mostra un crononauta che torna indietro nel tempo nei giorni precedenti la Terza Guerra Mondiale, ma non la scatena, perché essa era già inevitabile, data l'estrema bellicosità della Germania. Gli eventi erano già in atto. Invece in 12 Monkeys i viaggi crononautici costituiscono proprio l'innesco diretto della catastrofica pandemia. Un primo viaggio nel passato fa sì che un uomo approdasse in un villaggio vicino a Stonehenge nel 1396 e che si mettesse a profetizzare una pestilenza che avrebbe spazzato via l'umanità dopo 600 anni. Il suo inglese suonava come una lingua sconosciuta alla gente dell'epoca, ma qualcosa è stato compreso e un cronista ha riportato il portentoso accaduto in una sua opera - che giungerà dopo secoli a conoscenza della dottoressa Railly, studiosa del complesso di Cassandra. Altri due viaggi sono stati disastrosi: ben due crononauti, tra cui il protagonista, sono finiti nel bel mezzo della Grande Guerra, in una trincea fangosa delle Fiandre. Parlando inglese, proprio James Cole ha profetizzato la pestilenza del 1996, e anche questo episodio incongruo verrà riportato in un documento raccolto dalla dottoressa Railly. Ebbene, senza questi eventi, la dottoressa non avrebbe mai pubblicato un libro sulle profezie. Non avrebbe quindi destato il morboso interesse del fulvo dottor Peters. È stato soltanto per via delle profezie sul 1996 come anno della pestilenza, che il biologo in questione si è detto: "Che bello, ho proprio a disposizione in laboratorio il virus in grado di raddrizzare tutti i torti una volta per tutte! Perché non usarlo adesso?" Mai potrebbe essere più appropriata la locuzione "profezia che sia autoavvera".  

Le 12 scimmie e Philip K. Dick 
 
Tra le fonti di ispirazione di 12 Monkeys è spesso citato un racconto di Philip K. Dick, pubblicato per la prima volta nel 1952: Il teschio (The Skull). Ne riporto la trama sintetica. Il protagonista è Conger, un detenuto a cui viene offerta la libertà in caso accetti di tornare indietro nel tempo, nel 1960, per uccidere un uomo. Gli viene dato un teschio per identificare la vittima designata, un predicatore fanatico che ha dato vita a una nuova religione, cambiando in modo radicale il mondo nei secoli successivi. Eliminando il predicatore, i mandanti di Conger intendono cancellare la sua religione, sommamente afflittiva. Il problema è che Congera un certo punto si rende conto che il teschio è il suo. Capisce di essere proprio lui la causa di ciò che è stato mandato a estirpare. Possiamo aggiungere a The Skull un altro racconto dickiano di argomento simile: Il fattore letale (Meddler), pubblicato per la prima volta nel 1954. Un crononauta viene mandato nel futuro e trova la Terra completamente spopolata. Homo sapiens è una specie estinta. Il viaggiatore si imbatte quindi in una pericolosa varietà di farfalle, che identifica come la causa della catastrofe. Quando torna al proprio luogo d'origine, un bozzolo di una farfalla assassina resta attaccato allo scafo della crononave. Qual è l'origine di queste farfalle? 

Le 12 scimmie e Anne Lear 

Nel racconto L'avventura del viaggiatore globale (The Adventure of the Global Traveller), di Anne Lear (1978),  si narra che il professor Moriarty, sopravvissuto alla lotta con Sherlock Holmes alle cascate di Reichenbach, avrebbe costruito una macchina del tempo, schiantandosi nell'Inghilterra dell'epoca di Shakespeare e perdendo ogni possibilità di ritorno. Finito su un palco mentre si recitava il Macbeth, avrebbe improvvisato la parte del terzo sicario. In origine i sicari erano soltanto due. Shakespeare, rimasto colpito dall'interpretazione dell'intruso, avrebbe deciso di includerla nel Macbeth, dando così origine al personaggio del terzo sicario. Tuttavia Moriarty ha improvvisato recitando quei versi perché li aveva appresi a memoria quando era a scuola. La domanda che affligge il matematico criminale è destabilizzante. Quei versi chi li ha scritti? Non c'è una vera risposta. Quei versi sono acausali: è come se provenissero da un altro universo. Proprio come la guerra biologica condotta dal dottor Peters contro l'intero genere umano.  

Tecnologia crononautica 

Il viaggio nel tempo può avvenire soltanto a partire dal 2035 al passato, con ritorno annesso al punto di origine. Non è invece possibile viaggiare nel futuro a partire dal 2035. Il viaggio avviene tramite una macchina che proietta il crononauta nell'anno di destinazione e che poi lo riporta all'origine, senza servirsi di veicolo fisico. Non c'è una crononave paragonabile a quella concepita da H.G. Wells. Quando il crononauta arriva a destinazione, è in completa balia degli elementi. Senza l'aiuto di un tecnico della sua epoca di partenza, sarebbe condannato a rimanere dove si trova, non potrebbe fare ritorno. Tutto ciò è molto diverso dall'idea portante del cortometraggio di Marker, in cui si ha un viaggio chimico, senza bisogno di alcun macchiario. Una sostanza chimica, iniettata negli occhi del crononauta, provoca la sua caduta in un sonno profondo e la sua proiezione nell'epoca desiderata, tramite formazione di un vero e proprio Doppelgänger che diventa fisico. Il tipo più elementare di viaggio nel tempo, possibile soltanto verso il passato (con ritorno) è quello descritto da Jack Finney nel suo romanzo Indietro nel tempo (Time and Again, 1970): il crononauta è proiettato nel passato senza veicolo né mezzi chimici, soltanto servendosi della potenza della suggestione ipnotica. Possiamo chiederci, di fronte all'elaborata tecnologia crononautica di 12 Monkeys, come possa una civiltà così avanzata da permettere viaggi nel tempo essere messa in difficoltà da un semplice virus. 
 

Una realtà carceraria e manicomiale
 
Il crononauta de La Jetée fugge da un terribile presente di rovine e riesce a raggiungere un passato che gli dona un po' di serenità - per quanto effimera. Tra un viaggio e l'altro trova persino l'amore di una donna. Certo, alla fine rimane ucciso (e intrappolato nel loop), ma intanto ha potuto godere un po' di speranza. Un esile raggio di sole illumina le tenebre che lo opprimono. Invece James Cole sperimenta soltanto l'incubo lungo tutto il suo tragitto terreno. La sua intera esistenza è frenetica e afflittiva, ricca di ogni genere di dolori: non conosce nemmeno un momento di tregua. Ha il corpo coperto di ferite, come il profeta Mercer di dickiana memoria, è un uomo che assume su di sé il peso di tutto il Male dell'Universo. Passa da un manicomio all'altro. Coloro che lo hanno mandato nell'inferno di una sudicia cella, si accorgono di lui soltanto per teletrasportarlo nel suo luogo di origine, che è a sua volta l'inferno di una sudicia cella. Lo sventurato Cole non riesce nemmeno ad avere un contatto fisico con la dottoressa Railly, di cui si è innamorato. Egli è un uomo che non ha mai fatto l'amore. Non ha mai stretto una donna tra le sue braccia, non le ha mai fatto dono del proprio sperma. Non sa nemmeno che il dottor Peters è il vendicatore ultimo di tale ingiustizia. 
 
 
Il percorso del Virus Apocalittico  
 
Il biologo fulvo ha intrapreso, facendolo passare per una vacanza, un lungo e tortuoso viaggio aereo con diversi scali. Le località da lui raggiunte, partendo da Filadelfia, sono state le seguenti: San Francisco, New Orleans, Rio de Janeiro, Roma, Kinshasa, Karachi, Bangkok e Pechino. Un'arzilla cougar ride cordialmente, divertita al pensiero che il simpatico uomo dai capelli rossi voglia spassarsela e scaricare il proprio materiale genetico in ogni angiporto del globo. Lui abbozza un risolino, con complicità. In realtà sta pensando a tutt'altro. Direi che si sente la mancanza di un simile personaggio risolutore, che è un vero e proprio Messaggero dell'Apocalisse. Cos'altro potremmo aggiungere? Le idee e la volontà non mancano, ma non sono sufficienti a porre fine a questo mondo così deprimente. Non sussiste al momento alcun mezzo per cauterizzare una volta per tutte la mostruosa anomalia cosmica chiamata "vita". Solo nella Science Fiction certe cose diventano reali, e anche lì si nota qualche riluttanza a portarle alle estreme conseguenze!

Curiosità 

Durante la presentazione del suo libro, la dottoressa Railly proferisce uno sproposito sesquipedale. Questo sono le sue parole: "Ovviamente queste immagini da Giorno del Giudizio sono decisamente più suggestive della realtà che accompagna un'epidemia virale, sia che si tratti di peste bubbonica o di AIDS". Il punto è che la peste bubbonica è una malattia causata da un batterio, la Yersinia pestis, e non da un virus. 

Il ragno mangiato da James Cole è un ragno delle banane, detto anche Golden Globe Weaver (nome scientifico: Nephila clavipes). Il problema è che questa specie vive nelle regioni del Sud degli Stati Uniti, soprattutto in Florida. Non alligna in città settentrionali dal clima temperato, come ad esempio Boston. 
 
All'inizio del film, il protagonista raccoglie un grosso scarafaggio che zampetta sulla neve. Oltre al fatto che gli scarafaggi non sono attivi in inverno, quell'esemplare appartiene a una specie tipica del Madagascar (nome scientifico: Gromphadorhina portentosa), che non si trova in America. Trovo che la consulenza di un entomologo sarebbe utile ai registi, in modo tale da evitare smarronate. 
 
Il film che James Cole e la dottoressa Railly guardano al cinema è Vertigo (La donna che visse due volte, 1958), di Alfred Hitchcock, a cui ha fatto riferimento anche Chris Marker nel suo cortometraggio La Jetée, fonte di ispirazione per l'opera di Gilliam. Sullo schermo passa proprio la scena inquietante in cui Kim Novak mostra il punto della sua nascita sulla sezione di una sequoia. Ciò non ha il minimo senso nella trama, è come un geroglifico erratico, un riferimento onirico a un universo più grande. 
 
Sembra che Terry Gilliam faticasse non poco a convincere Brad Pitt a impersonare il ruolo dello psicopatico pieno di tic. In particolare non riusciva a farlo parlare in modo discontinuo e frenetico. Ha persino tentato di fargli seguire un apposito corso di dizione, invano. Così un giorno gli ha nascosto le sigarette, ottenendo all'istante il risultato voluto: Brad Pitt si è messo a coportarsi come un folle genuino! 
 


Opere derivate 
 
A partire dal film di Gilliam è stata realizzata una serie televisiva intitolata 12 Monkeys, andata in onda a partire dal 2015 e durata fino al 2018. Gli ideatori sono Terry Matalas e Trevis Fickett. Riporto i principali personaggi e i rispettivi interpreti.
James Cole, interpretato da Aaron Stanford, doppiato da Emiliano Coltorti.
Dott.sa Cassandra "Cassie" Railly
, interpretata da Amanda Schull, doppiata da Federica De Bortoli.
José Ramse, interpretato da Kirk Acevedo.
Aaron Marker, interpretato da Noah Bean, doppiato da Francesco Venditti (è il fidanzato della dottoressa Railly e assistente di un senatore, il suo nome è un chiaro omaggio a Chris Marker).
Jennifer Goines, interpretata da Emily Hampshire, doppiata da Myriam Catania.
Katarina Jones, interpretata da Barbara Sukowa, doppiata da Rossella Izzo (è l'inventrice della macchina del tempo).
Theodore Deacon, interpretato da Todd Stashwick (è il capo di uno spietato gruppo di sopravvissuti chiamato The West VII).  
 
Altre recensioni e reazioni nel Web 
 
Sul Davinotti ho trovato alcuni interventi. Nulla di particolarmente denso, s'intende, ma sempre meglio di un pugno in un occhio.

Galbo ha scritto:

"Film complesso e affascinante diretto da un regista che congerma la sua natura di geniale visionario affrontando il genere fantascientifico in modo assolutamente personale e lontano da ogni ovvietà stilistica. Colpiscono le immagini di un'umanità cupa e desolata, il fascino delle quali consente di superare una sceneggiatura un pò ostica. Ottima la prova degli attori, con Bruce Willis ad una delle prove migliori della carriera."

Ultimo ha scritto:

"Un film di fantascienza riuscito, con una trama piuttosto complicata e difficile da capire alla prima visione, ma comunque ben girato e ben interpretato. Bruce Willis è l'assoluto protagonista, a cui fa da contraltare uno scatenato (e schizzato!) Brad Pitt. I salti temporali possono far perdere il filo allo spettatore, ma se lo guardate con attenzione ne rimarrete soddisfatti. Un po' lenta la parte inziale, buona la seconda, con un finale degno. Niente male."

Barone75 ha scritto:

"Non lo so. Ho visto il film almeno tre volte ma ogni volta rimango dubbioso sopratutto per la sua farraginosità e complessità. Tutto mi sembra poco credibile e pretenzioso e quasi ai limiti del paranoico. Trovo più azzeccata l'interpretazione di Brad Pitt rispetto al duro di "Die Hard" che mi appare eccessivamente monotona. Terry Gilliam, nonostante sia ritenuto uno dei registi più bravi ed eclettici, non riesce a convincermi ed eccede anche in questo caso in esercizi visionari."  

martedì 28 aprile 2020

 
LA JETÉE

Titolo originale: La jetée
Paese di produzione: Francia
Lingua:
Francese, tedesco  

Anno:
1962 

Durata:
28 min

Colore:
B/N 

Genere:
Fantascienza 

Sottogenere:
Distopia, mondo postatomico, viaggi nel tempo,
     ucronia 

Regia:
Chris Marker 

Soggetto:
Chris Marker 

Sceneggiatura:
Chris Marker 

Produttore:
Anatole Dauman 

Casa di produzione:
Argos Film 

Fotografia:
Chris Marker, Jean Chiabaut 

Montaggio:
Jean Ravel

Musiche:
Trevor Duncan 

Fonico:
Antoine Bonfanti 

Interpreti e personaggi: 

    Hélène Châtelain: La donna

    Davos Hanich: L'uomo 

    Jacques Ledoux: Lo sperimentatore 

    William Klein: Un uomo del futuro 

    Janine Klein: Una donna del futuro 

    Ligia Branice: Una donna del futuro 

    André Heinrich 

    Jacques Branchu

    Pierre Joffroy 

    Étienne Becker
    Philbert von Lifchitz

    Germano Faccetti
    Jean Négroni: Il narratore

Traduzioni del titolo:
    Inglese: The Jetty
    Tedesco: Am Rande des Rollfelds
    Spagnolo: La Terminal
 
 
Trama: 
Il protagonista, di cui non si conoscerà mai il nome, è marchiato da profondo trauma. Un'immagine lo perseguita, insopportabile come una cicatrice dolente. È una memoria di quando era bambino e si trovava all'aeroporto di Orly con i suoi genitori. Il flashback sembra un eterno presente. Un uomo viene abbattuto da colpi di arma da fuoco e stramazza sul cemento, proprio davanti ai suoi occhi, ma la sua attenzione si fissa su una donna. Subito dopo scoppia la Terza Guerra Mondiale. La Francia viene sconfitta, Parigi è rasa al suolo da un bombardamento termonucleare e invasa. La terra stessa viene contaminata dalla radioattività, così la popolazione per sopravvivere è costretta a rifugiarsi nel sottosuolo. I vincitori dominano su un regno di rovine e di ratti. La specie umana è condannata: si vanno esaurendo le risorse alimenari e le fonti di energia. La sola speranza è il viaggio nel tempo. Gli sperimentatori, che sono più sadici e spietati del dottor Mengele, scelgono il protagonista proprio per via del suo tenace attaccamento alla sua ricorrente visione del passato, dotata di un'intensità straordinaria. Trovarlo tra migliaia di prigionieri non è stato difficile: la polizia spia persino i sogni. Le precedenti cavie inviate nel passato sono morte all'istante oppure sono impazzite a causa dello shock di trovarsi in un tempo diverso dal loro. Il viaggio crononautico avviene con mezzi chimici: alla vittima viene iniettata negli occhi una specie di siero che causa la proiezione della mente nel passato. La transizione ha inizio. Mentre il corpo rimane inerte nel suo giaciglio simile a una amaca, la figura del viaggiatore compare altrove nello spaziotempo, come un fantasma che tuttavia è composto di carne e di ossa - e che dovrebbe essere in grado di interferire con gli eventi. Esauritosi l'effetto del siero, il crononauta ritorna nella miseria della propria pseudo-vita nel sotterranei, come se si fosse destato da un sogno. Così il protagonista giunge nel passato, prima che Parigi fosse annichilita. Incontra proprio quella donna che aveva colpito la sua immaginazione quando da bambino l'aveva vista all'aeroporto di Orly. La corteggia e nel corso di diversi viaggi temporali riesce a conquistarla. I due vivono una storia d'amore e visitano uno spettrale museo pieno di animali impagliati. Quando gli sperimentatori comprendono che l'uomo non è riuscito a trovare nessun mezzo in grado di permettere la sopravvivenza del genere umano e di ricostruire la civiltà crollata, decidono di inviarlo nel futuro. Il crononauta trova una Parigi riedificata, perfettamente funzionante e abitata da un'umanità nuova. Le persone sembrano prive di vita, come se fossero gelidi zombie. Simili a ombre dell'Ade, hanno uno sguardo fisso e comunicano senza muovere le labbra. Rivelano al visitatore giunto dal passato il modo di trovare una fonte di energia e di avviare la ricostruzione, permettendo così la propria stessa esistenza nel presente. Subito l'uomo fa ritorno dagli sperimentatori, rivelando loro il segreto che gli è stato comunicato. Gli abitanti del futuro, che sono a loro volta in grado di viaggiare nel tempo, lo raggiungono e gli propongono di vivere con loro. L'uomo però chiede di poter realizzare un desiderio diverso: quello di tornare per sempre a vivere nel passato, dalla donna che ama. Questo gli viene concesso. Si ritrova così proprio all'aeroporto di Orly. Vede la donna e corre verso di lei, ma a questo punto viene raggiunto da un sicario, che è stato inviato dagli sperimentatori per abbatterlo. Se l'uomo riuscisse a coronare il proprio sogno, farebbe venir meno la catena di causazione in grado di scongiurare l'annientamento dell'umanità. Così viene abbattuto a colpi di pistola e all'improvviso, in limine mortis, comprende l'atroce verità, vedendo di fronte a sé la figura di un bambino. Quel bambino è lui stesso da piccolo. Ecco svelato il mistero della visione che lo perseguitava: quella che aveva visto era la propria stessa morte!

 
Recensione: 
Questo vibrante capolavoro è unico nel suo genere. Non ricordo di essermi mai imbattuto in un filmato girato usando la stessa originalissima tecnica. È stato definito un fotoromanzo (photo-roman). Consiste infatti in una sequenza di fotografie in bianco e nero, cariche di un orrore assoluto, indicibile, interstiziale e subliminale, che pervade fino al midollo e comunica ad ogni istante il senso di Morte dell'Essere. Semplici ombre e sagome fungono da geroglifici dell'annientamento eterno, senza che a livello conscio si riesca a dare una spiegazione razionale del perché. Il finale dilania, infligge una ferita interiore simile a quella del protagonista. Tocca qualcosa di profondo come l'Abisso. Fa venire la pelle d'oca. Quello che il regista intendeva comunicare, lo si porta su di sé, lo si vive sulla propria pelle. Non è forse questo lo scopo ultimo del cinema? 
 
Per usare un linguaggio un po' tecnico, le fotografie sono stampate otticamente e si riproducono come un fotomontaggio di ritmo variabile. Sono state scattate con una Pentax Spotmatic. C'è soltanto una brevissima scena filmata da una cinepresa, una Arri 35mm. Tale ripresa non facile da distinguere, tanto è sfuggente: mostra la donna interpretata da Hélène Châtelain, che dorme e viene svegliata all'improvviso. La storia è narrata da una voce fuori campo. La musica, composta da Trevor Duncan, è sconvolgente e penetra in ogni fibra dell'anima.  

 
Il IV Reich 
 
Aerei simili a torpedini più neri dello spazio siderale, predatori i cui contorni hanno l'aspetto di buchi nel cielo. Inizia così la Nemesi della Francia. Bisogna aspettare un po' per avere un'idea più chiara sulle dinamiche belliche e sulle loro cause. Man mano che l'azione prosegue nei sotterranei, viene fornito qualche elemento importante. In sottofondo si sentono a lungo le parole mormorate che gli sperimentatori si scambiano nel corso delle loro sevizie. Lo spettatore attento capisce all'istante che stanno parlando in tedesco. Le foto del prigioniero torturato sono di un'intensità incredibile. Ho visto qualcosa di simile soltanto quando ho visitato Dachau. Non ci sono dubbi: la Germania è proprio la potenza vincitrice che ha ridotto in cenere la Francia. Possiamo così dire che il corso storico descritto nell'incipit del cortometraggio di Marker è a tutti gli effetti un'ucronia. Certamente la cosa è un po' problematica. Sembra che si disegni una strana continuità storica tra il defunto III Reich e un inimmaginabile IV Reich sorto nel corso del secondo dopoguerra, naturale preludio della Terza Guerra Mondiale. Si converrà che una simile trovata narrativa, per quanto dotata di un'immensa potenza, ha la stessa verosimiglianza di un ircocervo. Del resto, non si può pretendere che un film di 28 minuti sia un manuale di storia alternativa e che permetta di afferrare ogni minimo dettaglio dell'Apocalisse. 
 
 
Ontologia temporale 
 
L'ontologia temporale dell'opera di Marker è quella del loop, ossia del circuito crononautico chiuso e retrocausale, in cui chi viaggia nel passato per sfuggire alla maledizione del presente, scopre di essere proprio il fattore che provoca ciò che intendeva evitare. Così l'uomo, nel suo tentativo di raggiungere la donna che ama, causa proprio quell'immagine traumatica che è la causa prima della propria storia di orrori. Anche la salvezza offerta dalle genti del futuro può essere il frutto di una retrocausazione e genera paradossi a non finire. Il viaggio nel futuro non sarebbe di per sé un problema concettuale: lo diventa non appena si concepisce un ritorno da tale destinazione. Resta sempre il cruccio filosofico delle entità acausali, sempre insito in storie di questo genere. Le genti del futuro esistono perché qualcuno ha scoperto un ritrovato tecnologico che ha permesso alla Terra e alla specie umana di rigenerarsi. Orbene, sono le stesse genti del futuro a comunicare questa conoscenza al crononauta giunto dal passato. Lo stesso crononauta, ritornato al proprio cronotopo di partenza, rivela quanto appreso - e permette quindi proprio la rigenerazione della Terra e della specie umana. Senza il suo viaggio nel futuro, questo non sarebbe stato possibile. Ma non sarebbe nemmeno stato possibile avere un'umanità del futuro con la conoscenza salvifica in possesso. La domanda, senza risposta, è: "Da dove ha avuto origine tale conoscenza?"   
 
La Jetée e l'esercito delle 12 scimmie 
 
Proprio La Jetée ha ispirato a Terry Gilliam il concetto portante del suo film 12 Monkeys (L'esercito delle 12 scimmie, 1995). Non si tratta di un rifacimento, questo è abbastanza ovvio,  ma ci sono diversi punti in comune. Innanzitutto ritroviamo l'ambientazione claustrofobica in un futuro postcatastrofico, in cui i superstiti sopravvivono in sotterranei, in condizioni quasi impossibili. Molto simile è l'ontologia temporale e crononanutica, anche se nel film di Gilliam non si ha alcun tentativo di visitare il futuro per stabilire se l'umanità sia sopravvissuta e tentare di avere lumi su innovazioni tecnologiche salvifiche. Diversa è anche la motivazione che spinge gli sperimentatori a mettere a punto la tecnologia dei viaggi nel tempo e a mandare ricognitori nel passato. Trovare un rimedio tecnologico alla catastrofe, nell'opera di Marker. Trovare quale sia la stata la vera causa della catastrofe, nell'opera di Gilliam. Approfondiremo in altra sede l'analisi del confronto tra il cortometraggio di Marker e 12 Monkeys.
 
La Jetée e Vertigo 
 
Marker ha omaggiato Alfred Hitchcock incorporando sequenze che rimandano a Vertigo (La donna che visse due volte, 1958). Il crononauta si trova con la donna amata davanti a una sezione di sequoia con alcuni contrassegni posizionati su cerchi di crescita corrispondenti a importanti eventi storici. Le mostra il punto preciso della propria provenienza. La stessa cosa avveniva in una celeberrima scena faceva la protagonista di Vertigo, una donna conturbante ed enigmatica (interpretata dalla bellissima Kim Novak). Certo, una sequoia a Parigi non crescerebbe mai spontaneamente e l'elemento appare un po' incongruo, anche se è chiaro che l'esemplare sezionato della titanica conifera si trova in un giardino botanico.  
 
Altre recensioni e reazioni nel Web 
 
Segnalo alcuni interventi che mi paiono interessanti. Il primo è di un autore eccelso, a cui devo moltissimo. 
 
"Questo film strano e poetico, un misto di fantascienza, favola psicologica e fotomontaggio, crea nei suoi modi peculiari una serie di immagini bizzarre dei paesaggi interiori del tempo"
 
(La Jetée, recensione di James Graham Ballard su New Worlds, luglio 1966 - Traduzione su J.G. Ballard, Shake edizioni, 1994)
 
 
Certo, magari dal genio di Ballard mi sarei aspettato qualcosa di più. Ma forse lo scrittore inglese non ha mai stato Dachau. Notevole è una riflessione sull'ineluttabilità, pubblicata su un blog alla deriva nell'oceano dell'Oblio:   
 
"Quello che [il protagonista] scopre... è che il passato non è mai così semplice come vorremmo che fosse. Tornarci significa rendersi conto che non l'abbiamo mai capito. Inoltre scopre - e qui è impossibile dimenticare il messaggio di Marker per i suoi spettatori - che una persona non può comunque sfuggire al proprio tempo. Per quanto ci sforziamo di perdere noi stessi, saremo sempre trascinati indietro nel mondo, nel qui ed ora. In ultima analisi, non c'è scampo dal presente."
(Jake Hinkson, blogger di Tor Books) 
 
Cineforum Fantafilm 
 
Il cortrometraggio di Marker è stato proiettato al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro il 14 dicembre 2009. Era un lunedì ed ero presente, come al solito pieno zeppo di whisky. Subito dopo, quella stessa sera, è stato proiettato il film di Gilliam, L'esercito delle 12 scimmie. È stata una doppia proiezione. Mentre ho seguito con grande attenzione La Jetée, la mente mi si è sfocata verso la metà di 12 Monkeys, vinta dai fumi del liquore scozzese: mi hanno svegliato quando mi sono messo a russare. Per fortuna avevo già visto al cinema il film interpretato dal simpatico Bruce Willis, all'epoca della sua uscita, e lo ricordavo abbastanza bene. In seguito ho avuto occasione di vedere e rivedere La Jetée, che costituisce per me una vera e propria ossessione; 12 Monkeys finora l'ho rivisto soltanto un'altra volta.