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sabato 3 luglio 2021

LADY MONDEGREEN E LE DISTORSIONI PERCETTIVE

La scrittrice e giornalista americana Sylvia Wright (1917 - 1981) ricordava il testo di una poesia che durante l'infanzia sua madre le leggeva spesso. L'autore era il poeta, antiquario e religioso inglese Thomas Percy, nato Piercy (Bridgnoth, 1729 - Dromore, 1811). Il componimento in questione è stato tratto dalla ballata scozzese The Bonnie Earl O' Moray e fa parte della raccolta Reliques of Ancient English Poetry. È scritto in un inglese che presenta una certa influenza della lingua Scots. Ecco il testo nella versione ricordata dalla Wright:
 
Ye Highlands and Ye Lowlands,
Oh Where hae ye been?
They hae slain the Earl Amurray
And Lady Mondegreen.

"Voi monti e vallate,
Oh, dove siete stati?
Hanno ucciso il Conte di Moray
E Lady Mondegreen."
 
Spiccano il pronome ye "voi" (corrisponde a you) e la forma verbale hae "avere" (corrisponde a have). Il problema è che c'è un vistoso errore nell'ultimo verso, causato da una distorsione percettiva! La frase originale era "and laid him on the green" ed è stata segmentata in modo erroneo dalla scrittrice-giornalista, dando origine a un antroponimo femminile fantomatico: Lady Mondegreen.
 
and laid him on the green => and Lady Mondegreen 
 
Questa è la trascrizione IPA della pronuncia, che descrive il mutamento avvenuto:
/ənd 'leɪd (h)ɪm 'ɔn ðəˌgɹi:n/ => /ənd 'leɪdɪ 'mɔndəˌgɹi:n/  

Il pronome obliquo di terza persona singolare maschile, him, spesso perde l'aspirazione e viene agglutinato al verbo che lo precede. In questo caso la consonante finale -m è stata incorporata dalla seguente preposizione on; la fricativa interdentale sonora dell'articolo the è stata percepita come un'occlusiva dentale sonora d-, cosa che senza dubbio ha favorito la creazione di un antroponimo fantomatico. La pronuncia attuale di Mondegreen è /'mɔndɪˌgɹi:n/

Questo è il testo corretto della poesia: 
 
Ye Highlands and Ye Lowlands,
Oh Where hae ye been?
They hae slain the Earl o' Moray
And laid him on the green.
 
"Voi monti e vallate,
Oh, dove siete stati?
Hanno ucciso il Conte di Moray
E lo hanno disteso sul verde."

Questa è la versione in Scots:

Ye Hielands an ye Lowlands,
Oh, whaur hae been?
They hae slain the Earl o' Moray
And lain him on the green. 
 
Si noterà che lo Scots presenta molte più forme verbali irregolari rispetto all'inglese: il verso And lain him on the green non avrebbe potuto essere frainteso come ha fatto la Wright per via della presenza di lain "distesero" anziché laid

Questo è il link all'articolo scritto da Sylvia Wright sull'argomento nel 1954, intitolato The Death of Lady Mondegreen e arricchito con disegni di Bernarda Bryson (che nome evocativo!): 
 
 
Ecco spiegata l'origine della denominazione mondegreen, usata in linguistica per descrivere un particolare tipo di distorsione percettiva in cui una frase viene scambiata per un'altra omofona o quasi omofona. Sia la frase originale che quella male interpretata in genere appartengono alla stessa lingua, ma non necessariamente. In genere un mondegreen avviene ascoltando una canzone, una poesia o uno slogan. Si può descrivere il mondegreen come un fenomeno di pareidolia acustica. Le definizioni inglesi più comuni sono mishearing "malinteso, fraintendimento" e misinterpretation "errata interpretazione". I mondegreen sono particolarmente comuni nella lingua inglese, che è caratterizzata dall'estrema debolezza delle code delle parole. Quando una lingua è composta prevalentemente da monosillabi e da bisillabi, è facile capire male qualcosa: ogni distorsione anche minima avrà gravi ripercussioni. 

Il mondegreen: possibili origini psicologiche
 
Secondo Steven Connor, il mondegreen fa parte del meccanismo conosciuto come dissonanza cognitiva, descritto per la prima volta da Leon Festinger nel 1957. Si può descrivere il cervello umano come una macchina programmata per attribuire un senso a un universo insensato. Quando una persona sente delle parole il cui significato le sfugge, il suo cervello riduce il disagio e la sofferenza mettendosi in azione per cercare di colmare la lacuna conoscitiva, deformando le parole fino a renderle in qualche modo comprensibili. Connor ha definito i mondegreen come "distorsioni del nonsenso nel senso" ("wrenchings of nonsense into sense"). Ecco la citazione dalla sua opera Earslips: Of Mishearings and Mondegreens (2009): 
 
"Ma, sebbene i fraintendimenti possano apparire piacevoli o addirittura sovversivi nel sabotare il senso, in realtà sono essenzialmente neghentropici, vale a dire che spingono verso l'alto il pendio dal rumore casuale alla ridondanza della voce, spostandosi quindi dalla direzione del non senso al senso, dalla non direzione alla direzione. Sembrano rappresentare l'intolleranza dei puri fenomeni. In questo sono diversi dai difetti del linguaggio a cui sono spesso associati. Considerare i lapsus dell'udito semplicemente come il complemento uditivo dei lapsus del linguaggio ne confonde la natura e la funzione programmatica. I fraintendimenti sono i disordini del senso causati dal nonsenso; i fraintendimenti sono la distorsione del nonsenso nel senso." (testo originale: "But, though mishearings may appear pleasingly or even subversively to sabotage sense, they are in fact in essence negentropic, which is to say, they push up the slope from random noise to the redundancy of voice, moving therefore from the direction of nonsense to sense, of nondirection to direction. They seem to represent the intolerance of pure phenomena. In this they are different from the misspeakings with which they are often associated. Seeing slips of the ear as simply the auditory complement of slips of the tongue mistakes their programmatic nature and function. Misspeakings are the disorderings of sense by nonsense; mishearings are the wrenchings of nonsense into sense.").
 
L'iperottimista Steven Pinker, moderno Pangloss nonché massimo esperto mondiale nella difficile scienza della puffologia, si è occupato del fenomeno del mondegreen, cercando in tutti i modi di trovare una spiegazione pierangelista (ossia riduzionista, meccanicista, deterministica, dogmatica). Secondo quanto scritto da Pinker nella sua opera The Language instinct (1994), il mondegreen tende ad essere meno plausibile della frase originale non distorta e crea una sorta di blocco mentale nella persona che ha avuto la distorsione percettiva: una volta fraintesa una frase, scatterebbe un legame emotivo fortissimo con la propria interpretazione fuorviante. Così lo studioso cita l'esempio di uno studente che aveva frainteso una canzone delle Bananarama, Venus (1986), quella che faceva "I'm your Venus, I'm your fire, And your desire" (ossia "Sono la tua Venere, sono il tuo fuoco, e il tuo desiderio"), intrerpretando il ritornello come "I'm your penis, I'm your fire, And your desire" (ossia "Sono il tuo pene, sono il tuo fuoco, e il tuo desiderio"). Questo studente era attratto in modo morboso dai transessuali e fissato con i loro attributi in erezione, tanto che non sapeva pensare ad altro: si masturbava furiosamente fantasticando di penetrare quelle creature androgine mentre raggiungevano l'orgasmo ed eiaculavano. Anche quando è stato messo di fronte alla copertina del disco delle Bananarama, non ha voluto riconoscere il proprio errore. Anzi, in un impeto di ipocrisia si è detto persino sorpreso che una simile canzone fosse trasmessa alla radio. La distorsione percettiva era stata causata da una sola consonante: in inglese Venus suona /'vi:nəs/ e rima con penis, che suona /'pi:nəs/. Io stesso ho frainteso un verso di questa canzone per una consonante, udendo "Making every man mad" ("facendo impazzire ogni uomo") anziché "Making every man a man" ("facendo di ogni uomo un uomo"). 

James Gleick è invece dell'idea che il mondegreen sia una fenomeno abbastanza recente. Nella sua opera The Information: A History, a Theory, a Flood (2011), sostiene che senza l'informazione migliorata e la standardizzazione del linguaggio apportate dalla radio, non ci sarebbe stato modo di riconoscere e di discutere questa esperienza condivisa. Tuttavia l'autore riconosce che nelle canzoni popolari avvengono trasformazioni spontanee del testo quando qualche termine diventa oscuro in quanto non collegabile all'esperienza corrente. Cita come esempio la canzone popolare The Golden Vanity, dove il verso "As she sailed upon the lowland sea" ("Mentre lei navigava sul Mare del Nord") è stato mutato in "As she sailed upon the lonesome sea" ("Mentre lei navigava sul mare solitario") dagli immigrati britannici che si stanziarono in Appalachia. Non avendo più idea di cosa fosse il Mare del Nord, così ben conosciuto dai Vichinghi, lo trasformarono nel mare solitario. Non concordo con Gleick sull'origine non troppo antica del mondegreen, che senza dubbio esiste da quando la specie umana usa il linguaggio articolato. La lingua dei Sumeri aveva in comune con l'inglese moderno la debolezza della coda delle parole: possiamo essere sicuri che vi abbondassero i mondegreen. Alla fine il sumerico è divenuto una lingua puramente letteraria, usata soltanto dai sacerdoti e dagli scribi, forse perché come lingua parlata aveva subìto un'eccessiva degradazione fonetica e dava origine a troppi fraintendimenti. Sarebbe interessante studiare a fondo i documenti in lingua sumerica per trovare qualche possibile traccia di questo processo.
 
Alcuni mondegreen musicali 
 
La canzone Bad Moon Rising dei Credence Clearwater Revival (1969) ha un testo in cui ogni verso termina con le parole "There's a bad moon on the rise" ("C'è una luna cattiva in crescita"). Ebbene, moltissimi anglosassoni hanno inteso "There's a bathroom on the right" ("C'è un cesso sulla destra"). 
La canzone Purple Haze di Jimi Hendrix (1967) ha il verso "Scuse me while I kiss the sky" ("Scusami mentre bacio il cielo"), che è stato costantemente equivocato in "Scuse me while I kiss this guy" ("Scusami mentre bacio questo tipo"). 
Nemmeno i Beatles sono stati immuni al potere del mondegreen: nella canzone Lucy in the Sky with Diamond (1967), il verso "The girl with kaleidoscope eyes" ("La ragazza con gli occhi caleidoscopici") è stato equivocato in un esilarante "The girl with colitis goes by" ("Passa la ragazza con la colite"). La gentile creatura doveva avere occhi magici e bellissimi: è diventata una cagona! 
La missionaria americana Fanny Cosby (1820 - 1915), discendente dei Puritani, ha composto l'inno Keep Thou My Way, il cui verso "Gladly the cross I'll bear" ("Volentieri porterò la Croce") ha subìto una grottesca distorsione in "Gladly, the cross-eyed bear" ("Gladly, l'orso strabico"). A causare il mondegreen è stata la sintassi inconsueta del verso, caratterizzata da un ordine OSV (oggetto-soggetto-verbo), incomprensibile agli attuali anglosassoni.  
 
Alcuni mondegreen letterari 

Lo scrittore e attore irlandese-americano Malachy McCourt ha dato alle sue memorie un titolo singolare: A Monk Swimming (1998). Questo perché ha male interpretato la frase amongst women "tra (tutte) le donne", che compare nella Salutatio Angelica, come a monk swimming "un monaco che nuota". Evidentemente la parola amongst /ə'mʌŋst/ non è stata capita dall'autore perché rara e ricercata. Così ha subìto una profonda metanalisi e la sequenza /ə'mʌŋs(t) 'wɪmɪn/ è diventata /ə'mʌŋk 'swɪmɪn/
Lawrence A. Perkins ha scritto un racconto di fantascienza Come You Nigh: Kay Shuns, pubblicato sulla rivista americana Analog Science Fiction and Fact nel 1970. Il tema fondante di questa storia è la codifica delle comunicazioni interplantarie usando i mondegreen per renderle sicure e incomprensibili agli alieni: ad esempio la parola comunications "comunicazioni" è codificata in "come you nigh, Kay Shuns", ossia "vieni vicino, Kay Shuns".  

Esperienze personali
 
I primi esempi di mondegreen, di cui sono stato consapevole, provengono dalla mia giovinezza. Ricordo quando frequentavo le scuole medie, quel dannato calderone di stramaledetti bulli. Cominciavo a guardare cartoni animati giapponesi, le cui sigle, tradotte in italiano, erano particolarmente grottesche. La sigla della serie Jeeg robot d'acciaio diede luogo ad alcune difficoltà di comprensione a causa della voce del cantante, che impastava le parole. Così la frase "Jeeg va!", con l'accento sulla prima parola, era da me percepita come "Gippa!", con una bizzarra assimilazione consonantica (in tempi abbasstanza recenti, l'amico P. mi ha detto che anche lui sentiva "Gippa!"). Poi c'era la frase "vola fra lampi di blu", pronunciata in un modo che era umanamente impossibile comprendere: alle mie orecchie giungeva come "o la falappi di blu". Ho la chiara memoria di un fatto curioso: anche Beppe Grillo in una trasmissione aveva riportato lo stesso mondegreen, "o la falappi di blu", chiedendosi cosa potesse significare. All'epoca faceva ancora il comico. Il mio cervello, proprio come quello di Grillo, aveva cercato di decrittare la frase pronunciata male, rianalizzandola e creando il verbo falappare, a cui però sembra impossibile attribuire un valore semantico.   
Ricordo quando udii per la prima volta una famosa canzone di Edoardo Bennato, Il gatto e la volpe (1977). La frase "Lui è il gatto ed io la volpe" fu da me compresa come "Lui è il gatto e Dio la volpe". Allo stesso modo, il titolo dello sdolcinato film Il Re ed io (The King and I, diretto da Walter Lang, 1956) fu da me compreso come "Il Re e Dio". Anche il titolo originale può essere frainteso in modo simile come The King and Die!, anche se non è grammaticalmente sensato. In questi due casi, il problema è la congiunzione "e" nella sua forma eufonica, ossia "ed", la cui consonante finale si agglutina per necessità alla vocale iniziale della parola seguente. Questo può creare gravi equivoci in moltissimi casi: ogni volta che ricorre la sequenza "ed a", può essere frantesa come "e da". Così "ed ai monti" corre il rischio di diventare "e dai monti". Per questo motivo la stessa Accademia della Crusca è intervenuta con voce tonitruante, condannando l'abuso delle forme eufoniche e cercando di limitare l'uso di "ed" ai casi in cui la parola seguente inizia con la vocale e-. Analogamente l'uso di "od" dovrebbe essere limitato ai casi in cui la parola seguente inizia con la vocale o- e via discorrendo. 
Un altro mondegreen risale a tempi ben più recenti. Ricordo ancora quando il rossochiomato F. mi fece ascoltare una serie di canzonette allegre di una band denominata My Chemical Romance. In uno di questi brani c'era un insistente e nitidissimo ritornello che suonava così alle mie orecchie: "LECCA LA CALIPPA BLU!" Non sono riuscito a ottenere spiegazioni dal bellimbusto fulvo, che si è limitato a sorridere, segno che anche lui aveva inteso qualcosa di strano; neppure le mie insistenti ricerche in Google mi sono state fruttuose. Ho anche visionato diversi video dei My Chemical Romance presenti in YouTube, senza trovare quello che mi interessava. Non ho mai compreso la natura della distorsione percettiva che mi ha colpito. Verosimilmente ho interpretato una frase in un inglese degradato distorcendola in una frase in italiano. Ho poi cercato di razionalizzare la distorsione percettiva immaginando che la parola "calippa" indicasse la fica, anche se il riferimento al colore resterebbe comunque inesplicabile. Forse si parla di una fica livida? Oppure è la fica di una femmina aliena dalla pelle blu? Fatto sta che per me è diventato un tormentone: ancora a distanza di anni, ogni tanto la frase insensata erutta dalle profondità del mio encefalo, ossessionandomi per ore ed ore, simile a un mantra, al punto da farmi temere di morire pazzo come è successo a Cantor. 
Vediamo che certi mondegreen stravaganti (es. "o la falappi di blu", "LECCA LA CALIPPA BLU") sembrano contraddire le spiegazioni psicologiche date da Pinker e da Connor, proprio perché hanno prodotto frasi prive di senso e neppure assimilabili ad antroponimi. Non riducono l'inspiegabilità e l'assurdo: si limitano a dargli una labile apparenza di sintassi coerente.

Soramimi e traduzioni omofoniche

Un fenomeno non troppo dissimile dal mondegreen è il soramimi, (dal giapponese 空耳 "ascolto alterato", "pensare di aver sentito"), che però si distingue per il fatto non irrilevante di essere volontario. Alcuni lo reputano un caso particolare di mondegreen; questa ipotesi mi appare abbastanza discutibile. Tuttavia non si può escludere che all'origine di un soramimi possa esserci un mondegreen, una pareidolia involontaria poi usata a bella posta. Un caso particolare di soramimi è la traduzione omofonica o quasi omofonica, che consiste nell'adattamento di una frase o di un intero testo da una lingua ad un'altra, basandosi interamente sull'assonanza. La traduzione omofonica parte dal testo in una data lingua e ottiene un testo in una lingua diversa. Il soramimi include anche casi in cui si parte dal testo in una data lingua e si ottiene un altro testo nella stessa lingua. L'intento di simili costruzioni non è necessariamente di scherno o di satira.
Tutti ci siamo imbattuti in stramberie di questo genere nel corso della nostra esistenza. Ricordo il cantante biondiccio dei Gatti di Vicolo Miracolo, mentre si esibiva su Antenna 3 Lombardia assieme a Umberto Smaila, all'epoca affettuosamente soprannominato "Smaiala". La canzone intitolata Georgia on my mind (Ray Charles, 1979, da un precedente motivo) era tradotta come "Giorgia, non mangi mai", richiamando l'attenzione sul terribile problema dell'anoressia giovanile. In modo simile, le parole "feelings, nothing more than feelings" (Morris Albert, 1974) furono trasposte in italiano come "fili, fili di parole". Credo che questo adattamento fosse opera di Johnny Durelli, pardon, Dorelli.
La tipica pronuncia accademica inglese della lingua latina ha permesso il proliferare di soramimi goliardici, che rientrano nella casistica del cosiddetto Pig Latin ("latino dei maiali") o Dog Latin ("latino dei cani"), come ad esempio questa poesiola: 
 
Caesar had some jam for tea,
Brutus had a rat.
Ceasar sick in omnibus,
Brutus sick in 'at.
 

Questa è la spiegazione:
 
Caesar adsum iam forte "Cesare, sono già qui, come capita" è diventato Caesar had some jam for tea "Cesare ha preso della marmellata per il tè"; 
Brutus aderat "Bruto era presente" è diventato Brutus had a rat "Bruto aveva un ratto";
Caesar sic in omnibus "Cesare è così in tutte le cose" è diventato Ceaesar sick in omnibus "Cesare ha vomitato nell'autobus"; 
Brutus sic in at (frase di dubbia grammatica ma traducibile alla lettera come "Bruto è così nel ma") è diventato Brutus sick in 'at "Bruto ha vomitato nel (suo) cappello". 
 
L'autore a quanto pare è il giornalista e scrittore inglese Geoffrey Willans (1911 - 1958). Si può riportare anche un singolare caso di soramimi inverso. Jonathan Swift (1667 - 1745) voleva adorare una fanciulla bellissima che si chiamava Molly, così le scrisse questa poesiola in pseudo-latino:

Mollis abuti,
Has an acuti,
No lasso finis, 
Molli divinis. 
Omi de armis tres, 
Imi na dist res, 
Cantu disco ver 
Meas alo ver?

Ecco il testo in inglese, nascosto con cura sotto le apparenze latine:

Moll is a beauty 
Has an acute eye, 
No lass so fine is, 
Molly divine is. 
O my dear mistress, 
I'm in a distress, 
Can't you discover 
Me as a lover?

Il testo che sembra in latino non ha alcun senso, è stato costruito a partire da quello in inglese.

giovedì 1 luglio 2021

L'INIZIO DEL MEDIOEVO: ERRORI SCOLASTICI, CONSIDERAZIONI E PROPOSTE

La narrazione ufficiale sull'inizio del Medioevo, raccontata in tutte le scuole d'Italia, è grossomodo questa: l'erulo Odoacre, già magister militum dell'esercito di  Roma e riconosciuto come re dai mercenari Eruli, Sciri, Rugi e Turcilingi, nell'anno 476 depose l'ultimo Imperatore d'Occidente, Romolo Augustolo, inviando a Costantinopoli le insegne imperiali: diadema, scettro, toga ricamata in oro, spada e mantello di porpora. In altre parole, Odoacre non volle assumere il titolo di Imperatore, chiedendo per sé unicamente il titolo di patrizio. Con queste sue azioni pose quindi fine all'Impero Romano d'Occidente, creando una cesura storica - de facto dando inizio a una nuova èra. Il sistema scolastico italiano fa di tutto perché la Storia sia concepita a comparti stagni. Moltissime persone ancora credono che il termine "Medioevo" fosse conosciuto e usato dallo stesso Dante Alighieri. Credono anche che le persone vissute in quel periodo storico si definissero come "medievali". L'immaginario collettivo alimentato dalla scuola funziona così: quando Romolo Augustolo era sul trono, tutti gli uomini andavano in giro col gonnellino di Orazio Coclite e tutte le donne indossavano il peplo, rigorosamente bianco; non appena Romolo Augustolo è stato deposto, tutti gli uomini all'improvviso avevano l'armatura completa e dovunque erano sorti castelli con i merli, fatti scaturire dal Nulla grazie alla bacchetta magica di Mago Merlino.
 
Flavio Romolo Augusto, soprannominato Romolo Augustolo (circa 461 - dopo il 511) non fu mai riconosciuto da Costantinopoli. Era considerato un usurpatore dall'Imperatore d'Oriente, Zenone. Odoacre, espugnata Ravenna, lo costrinse ad abdicare. Correva il giorno 4 settembre dell'Anno del Signore 476. Il sovrano erulo risparmiò la vita a Romolo Augustolo perché fu colpito dalla sua bellezza e dalla sua giovane età; lo mandò in Campania dai parenti e gli fece avere una pensione di 6.000 solidi aurei  (fonte: Annali Valesiani). Cosa nasconde questa sorprendente manifestazione di clemenza e di generosità? Semplice. Odoacre era dedito alla pederastia, cosa tra l'altro documentata tra gli Eruli, i cui costumi erano affini a quelli dei Taifali (fonte: Procopio di Cesarea). Possiamo cercare di ricostruire i fatti. Il sovrano germanico penetrò con voluttà nell'intestino del giovane imperatore, che all'epoca aveva 13 anni, e volle in qualche modo ricompensarlo. Non stupisce il silenzio degli autori sull'accaduto, nascosto dietro considerazioni abbastanza incongrue. 
Ecco il testo dell'Anonimo valesiano (Pars posterior): 
 
Augustulus, qui ante regnum Romulus a parentibus vocabatur, a patre Oreste patricio factus est imperator. Superveniens autem Odoachar cum gente Scirorum occidit Orestem patricium in Placentia et fratrem eius Paulum ad Pinetam foris Classem Ravennae. Ingrediens autem Ravennam deposuit Augustulum de regno, cuius infantiae misertus concessit ei sanguinem, et quia pulcher erat, etiam donans ei reditum sex milia solidos, misit eum intra Campaniam cum parentibus suis libere vivere. Enim pater eius Orestes Pannonius, qui eo tempore quando Attila ad Italiam venit se illi iunxit et eius notarius factus fuerat. Unde profecit et usque ad patricatus dignitatem pervenerat.
 
Traduzione: 

"Augustolo, che era chiamato Romolo dai suoi genitori prima che ascendesse al trono, era stato fatto imperatore da suo padre, il patrizio Oreste. Allora Odoacre fece la sua comparsa con una milizia di Sciri e uccise il patrizio Oreste a Piacenza, e suo fratello al Bosco dei Pini, fuori Classe, a Ravenna. Quindi entrò a Ravella, depose Augustolo dal sui trono, ma per pietà della sua tenera età, gli garantì la vita; e a causa della sua bellezza gli diede anche un'entrata di 6.000 solidi aurei, e lo mandò in Campagna a vivere come uomo libero con i suoi parenti. Suo padre Oreste era un pannonico, che era stato con Attila ai tempo in cui egli era giunto a Roma, ed era stato fatto suo segretario, una posizione da cui era avanzato al rango di patrizio."

Ciò conferma perfettamente quanto da me detto sulla pederastia di Odoacre e sulla consumazione di un rapporto tra lui e Romolo Augustolo. A muovere la pietà dell'erulo fu la tenera età del sovrano, ma fu la sua venustà a convincerlo a concedergli una grande quantità di denaro. 
 
Lasciando da parte questi bizzarri dettagli sessuali, possiamo dire con certezza che la deposizione di Romolo Augustolo non venne percepita come la fine dell'Impero Romano d'Occidente da nessun contemporaneo agli accadimenti. L'ultimo legittimo Imperatore d'Occidente era in realtà Giulio Nepote (morto nel 480). A maggior ragione gli eventi non furono memmeno ritenuti portentosi per via del nome dell'imperatore deposto. L'opinione corrente tra gli storici è che la gravità della deposizione di Romolo Augustolo e delle sue conseguenze non sia stata percepita subito. Solo col senno del poi, molto tempo dopo, si cominciò a capire che c'era qualcosa di strano. Fu lo storico longobardo Paolo Diacono (Cividale del Friuli, circa 720 - Montecassino, 799) il primo ad annettere una grande importanza ai fatti del 476 d.C., peraltro da lui attribuiti all'anno 475.  Ecco il testo in latino:
 
Ita Romanorum apud Romam imperium toto terrarum orbe venerabile et Augustalis illa sublimitas, quae ab Augusto quondam Octaviano cepta est, cum hoc Augustulo periit anno ab Urbis conditione millesimo ducentesimo nono, a Gaio vero Caesare, qui primo singularem arripuit principatum, anno quingentesimo septimo decimo, ab incarnatione autem Domini anno quadringentesimo septuagesimo quinto. Cessante iam Romanae urbis imperio utilius aptiusque mihi videtur ab annis dominicae incarnationis supputationis lineam deducere, quo facilius quid quo tempore actum sit possit agnosci.
(Paolo Diacono, Historia Romana, XV, 10.) 
 
Questa è la traduzione: 

"E fu così che questa potenza augustale e l'Impero dei Romani presso Roma che aveva dominato l'intero mondo venerabile, che in tempi antichi fu fondato da Ottaviano Augusto, perì con questo Augustolo nell'anno 1209 dalla fondazione della città, nell'anno 517 da Gaio Cesare, che senza dubbio fu il primo ad ottenere l'accentramento del principato nelle sue sole mani, nell'anno 475 dall'incarnazione del Signore. Avendo già cessato di esistere l'Impero della città di Roma, mi sembra più utile e comodo computare gli anni a partire dall'incarnazione del Signore, essendo possibile che in questi tempi sia un atto conosciuto più facilmente.
 
Il vero inizio del Medioevo:
varie proposte
 
 
Si ha ragione di dubitare che la vulgata corrente sull'inizio del Medioevo sia poi così significativa come quasi tutti credono. Sono state proposte diverse altre date che potrebbero descrivere meglio la fine dell'Antichità. Elenco le più sensate.
 
1) Anno 313: Editto di Milano.
Conseguenze:
viene concessa libertà di culto ai Cristiani, il cui culto cessa di essere considerato religio illicita (le persecuzioni erano ufficialmente finite nel 311).  
2) Anno 391: Editto di Tessalonica, decreto attuativo del Cunctos populos dell'anno 380.
Conseguenze:
il Cristanesimo niceno diventa l'unica religione lecita; viene spento il fuoco di Vesta; viene chiuso il santuario di Giove a Olimpia e si ha la cessazione del computo temporale basato sulle Olimpiadi.
3) Anno 395: morte dell'Imperatore Teodosio. 
Conseguenze: 
si attua la definitiva separazione dell'Impero Romano d'Occidente dall'Impero Romano d'Oriente.
4) Anno 410: il sacco di Roma ad opera di Alarico, Re dei Visigoti.
Conseguenze: 
cessa il mito dell'inviolabilità e dell'invincibilità di Roma. 
5) Anno 568: la calata dei Longobardi in Italia. 
Conseguenze: 
si ha la fine effettiva del dominio romano in Occidente.
6) Anno 622: l'avvento degli Arabi, che si può convenzionalmente identificare con l'Egira. 
Conseguenze: 
si ha la rottura della continuità del mondo classico.
7) Anno 800: l'incoronazione di Carlo Magno. 
Conseguenze: 
viene fondato il Sacro Romano Impero, che nelle intenzioni del Re dei Franchi avrebbe dovuto essere la vera e genuina restaurazione dell'Impero Romano d'Occidente. 

Va riconosciuto senza possibilità di errore che il primo evento, l'Editto di Milano del 313, è ciò che ha causato in cascata tutti gli altri eventi riportati - che altrimenti sarebbero stati impossibili, con buona pace degli ucronisti, la cui passione dominante è costruire case iniziando dal tetto senza preoccuparsi delle fondamenta. Sostengo quindi a spada tratta che a partire da questa data si è innescata l'autolisi del Mondo Antico, dei suoi valori e della sua Weltanschauung.  
 
Un nuovo reato capitale  

Devo richiamare l'attenzione su un fatto portentoso che si colloca nel regno di Costantino e che è stato passato sotto silenzio: l'emanazione di un draconiano editto che rendeva l'atto chiamato immissio penis in anum un crimine punibile mediante supplizi atrocissimi. Correva l'Anno del Signore 326. Perché questa data è tanto importante? Per un fatto molto semplice: mai era accaduto prima che un Imperatore si occupasse dei sollazzi dei suoi sudditi imponendo l'etica di una religione straniera come fondamento della legislazione. Qualcuno dirà che nell'antica Roma esisteva da secoli la Lex Scantinia (conosciuta anche come Lex Scatinia), che stabiliva in alcuni casi pene anche molto gravose per i pederasti e per gli effeminati. Ancora Decimo Magno Ausonio (310 - 395), che in tarda età era diventato un cristiano disimpegnato per pura e semplice convenienza, parlava di un semivir (cioè un "mezzo uomo") che si sentiva minacciato dall'applicazione della Lex Scantinia. C'era poi la famosa Lex Iulia de adulteriis, il cui scopo era quello di porre un argine alla dilagante dissolutezza. In cosa differivano queste leggi da quella di Costantino? Semplice. Differivano per il modo in cui gli atti sessuali erano concepiti. Per la Lex Scantinia era passibile di punizione l'uomo libero che subisse sodomia. Questo perché un uomo libero doveva essere sempre e comunque attivo, mai passivo. La sodomizzazione poteva però essere imposta agli schiavi. Non esisteva biasimo né censura verso un uomo libero che possedeva carnalmente un uomo non libero. Così era anche punito il pederasta che violasse un giovane di condizione libera. Si trattava di una regolamentazione degli atti sessuali anali, non di una loro condanna in quanto tali. Per Costantino invece le cose stavano diversamente: ogni atto anale era condannabile in quanto tale, in automatico. A guidare il suo consiglio era quanto contenuto nella Bibbia e sancito dalla Legge di Mosè. 

Il testo dell'editto di Costantino del 326 non è facile a trovarsi. In Google ho potuto reperire quello che è riportato come un suo estratto, citato dal testo L'amore omosessuale (L'amour homosexuel) di Eugène André Marie: 

Ubi sexus perdidit locum, ubi scelus est quod non proficit scire ubi Venus mutatur in alteram formam, ubi amor quaeritur nec videtur. Iubemus (ergo) insurgere leges, armari iura gladio ultore ut exquisitis poenis puniantur infames qui sunt vel qui futuri sunt rei. 

Traduzione: 
 
"Quando il sesso ha perso la sua funzione, quando si commette un crimine di cui è meglio non sapere, quando Venere è distorta in altra forma, quando l'amore è cercato ma non trovato: ordiniamo che le leggi insorgano, che il Diritto si armi della spada vendicatrice, in modo che gli infami, che sono o saranno rei, siano puniti mediante supplizi raffinati."

Secondo Marie si tratterebbe di una legislazione vaga senza alcuna precisazione di un dispositivo attuativo. Lo studioso riconosce comunque che l'editto costantiniano include nella locuzione "per coitum contra naturam" sia l'atto anale tra uomini che quello tra uomo e donna. Vanno tuttavia specificate alcune cose: 
 
1) il libro di Marie contiene numerose inconsistenze;
2) il libro di Marie riporta spesso parole latine contenenti gravi errori (ad esempio "mascularum" in luogo di "masculorum"), cosa che non depone a favore della sua accuratezza; 
3) il testo legale attribuito a Costantino da Marie compare quasi identico in una legge dei suoi figli Costanzo I e Costante, emanata nel 342 e ben documentata; 
4) numerose opere sulla storia dell'omosessualità, reperibili online, confondono Costanzo I con Costantino: il nome latino Constantius è stato alterato in Constantinus tramite inserimento di una lettera -n-; Costantino però è morto nel 337. 
  
Costantino legiferò certamente contro la sodomia e sappiamo che fece vietare diversi culti pagani i cui officianti praticavano il travestismo e l'omosessualità passiva. Non mi è comunque chiaro se Costanzo I e Costante ribadirono quanto stabilito da loro padre, senza cambiarlo, oppure se il il testo costantiniano sia in realtà sconosciuto e per un errore gli sia stato sostituito da Marie il testo della legge del 342, che è il seguente:
 
Cum vir nubit in feminam, femina viros proiectura quid cupiat?     
Ubi sexus perdidit locum, ubi scelus est id quod non proficit scire, ubi Venus mutatur in alteram formam, ubi amor quaeritur nec videtur: iubemus insurgere leges, armari iura gladio ultore, ut exquisitis poenis subdantur infames, qui sunt vel qui futuri sunt rei.       
Constantius et Constans aa. ad pop.

Traduzione: 
 
"Quando l'uomo s'accoppia come la donna, come una donna che si concede agli uomini, cosa brama?
Quando il sesso ha perso la sua funzione, quando si commette un crimine di cui è meglio non sapere, quando Venere è distorta in altra forma, quando l'amore è cercato ma non trovato: ordiniamo che le leggi insorgano, che il Diritto si armi della spada vendicatrice, in modo che gli infami, che sono o saranno rei, subiscano supplizi raffinati.
Costanzo e Costante Augusti al Popolo"
 
Si noterà che si trovano errori nelle traduzioni reperibili online (ad esempio exquisitis poenis è tradotto "con le pene prescritte" anziché "con pene raffinate"). Tutte queste cose danno l'idea di quanta approssimazione e esista nel Web.  

Valentiniano stabilì che il supplizio per l'immissio penis in anum dovesse essere il rogo. La legge fu fatta applicare da Teodosio nel 390. Ecco il testo:  

Impp. Valentianus, Theodosius et Arcadius Augg. ad Orientium vicarium urbis Romae. 
Non patimur urbem Romam virtutum omnium matrem, diutius effeminati in viro pudoris contaminatione foedari, et agreste illud a priscis conditoribus robur fracta molliter plebe tenuatum convicium saeculis vel conditorum inrogare vel principum, Orienti carissime ac iucundissime nobis. 
Laudanda igitur experientia tua omnes, quibus flagitii usus est virile corpus muliebriter constitutum alieni sexus damnare patientia, nihilque discretum habere cum feminis, occupatos, ut flagitii poscit immanitas, atque omnibus eductos, pudet dicere, virorum lupanaribus spectante populo flammae vindicibus expiabit, ut universi intellegant sancrosanctum cunctis esse debere hospitium virilis animae nec sine summo supplicio alienum expetisse sexum qui suum turpiter perdidisset.     
 
Traduzione: 
 
"Gli imperatori Valentiniano, Teodosio e Arcadio, augusti, ad Orienzio, vicario per la città di Roma.
Non sopportiamo che la città di Roma, madre di tutte le virtù, sia più a lungo infangata dalla macchia del comportamento effeminato nel maschio, e che quella forza rustica dei primi fondatori, infranta mollemente dal popolino, porti ingiuria ai tempi  dei nostri fondatori o degli imperatori, Orienzio carissimo e graditissimo a noi.
Perciò la tua lodevole esperienza purgherà tramite le fiamme vendicatrici tutti coloro che praticano l'infamia di condannare il loro corpo maschile, travestito da femminile, alla passività del sesso opposto - al punto che non differiscono in nulla dalle femmine -
dopo averli arrestati, come richiede l'enormità del crimine, e portati tutti fuori - ci si vergogna a dirlo - dai bordelli maschili, in presenza del popolo,
in modo che tutti capiscano che dev'essere sacrosanto il contenitore dell'anima virile, e che chi abbia perso turpemente il suo sesso, non potrà aspirare a quello altrui senza subire l'estremo supplizio." 
 
Alcuni pensano che questa legge colpisse unicamente i soggetti passivi. In realtà le cose non stanno così e anche coloro che inserivano il pene nel deretano erano passibili della stessa pena degli effeminati. Non possiamo mancare di notare la coincidenza temporale tra questo editto teodosiano e l'Eccidio di Tessalonica. Ecco una breve cronistoria dei fatti. C'era a Tessalonica un auriga popolarissimo che era un pederasta. Costui metteva il pene nell'ano di giovani, scaricando lo sperma tra gli escrementi. Per questo motivo fu ordinato al magister militum, che era un goto di nome Butheric, di far arrestare l'auriga pederasta perché fosse bruciato vivo. La popolazione insorse e linciò Butheric. Per rappresaglia, Teodosio fece attirare la popolazione di Tessalonica nell'anfiteatro per un grande spettacolo, quindi ogni ingresso fu chiuso e iniziò l'eccidio. Furono uccise moltissime persone, uomini, donne e bambini. Non è facile fare una stima, ma si crede che le vittime siano state almeno 7.000. Il Vescovo Ambrogio costrinse Teodosio a fare penitenza per questo atto di sangue e lo ricattò costringendolo ad attuare l'editto del 380, conosciuto come Cunctos populos, che imponeva a tutti i sudditi dell'Impero la religione cristiana definita dal Simbolo Niceno (quello che oggi conosciamo come Credo). Questo avvenne nel 391 e le conseguenze storiche sono state spaventose. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza l'editto di Costantino del 326, che può quindi legittimamente essere considerato la fine del Mondo Antico. Le idee di Odoacre, che nel 476 portò una ventata di tolleranza religiosa e sessuale, hanno avuto vita assai effimera.  
 
Ricordo che Nino Manfredi in un suo film (credo che fosse In nome del Papa Re, diretto da Luigi Magni, 1977), spiegava a un materialone che quando Cristoforo Colombo il 12 ottobre 1492 avvistò la terraferma, in quel preciso istante era finito il Medioevo. Nel Medioevo così inteso, il sistema scolastico localizza tutta la Tenebra della Storia, come se ad essa avesse fatto seguito la Luce. Eppure vediamo che il mondo di Costantino e di Teodosio vive ancora. Ce ne possiamo rendere conto quando gli Evangelici affermano che il Tyrannosaurus rex era un animale prediletto da Dio, che gli aveva dato braccini cortissimi per impedirgli di masturbarsi! 

mercoledì 23 giugno 2021

 
THE DESCENT -
DISCESA NELLE TENEBRE
 
 
Titolo originale: The Descent 
Anno: 2005
Lingua: Inglese 
Paese: Regno Unito  
Durata: 99 min
Genere: Horror 
Regia: Neil Marshall
Sceneggiatura: Neil Marshall 
Produttore: Christian Colson, Paul Ritchie
Produttore esecutivo: Paul Smith 
Produttore associato: Keith Bell
Casa di produzione: Celador Films
Distribuzione in italiano: Eagle Pictures, Videa
Fotografia: Sam McCurdy
Montaggio: Jon Harris
Effetti speciali: John Rafique
Musiche: David Julyan
Scenografia: Simon Bowles, Jason Knox-Johnston
Costumi: Nancy Thompson
Trucco: Jennifer Harty 
Interpreti e personaggi:
    Shauna Macdonald: Sarah Carter
    Natalie Mendoza: Juno Kaplan
    Alex Reid: Elizabeth "Beth" O'Brien
    Saskia Mulder: Rebecca Vernet
    Nora-Jane Noone: Holly Mills
    MyAnna Buring: Samantha "Sam" Vernet
    Oliver Milburn: Paul Carter
    Molly Kayll: Jessica Carter
    Craig Conway: Ominide
    Mark Cronfield: Ominide 
    Catherine Dyson: Ominide 
    Julie Ellis: Ominide
    Justin Hackney: Ominide
    Stephen "Steve" Lamb: Ominide 
    Stuart Luis: Ominide
    Tristan Matthiae: Ominide
    Leslie Simpson: Ominide 
    Sophie Trott: Ominide
Doppiatori italiani:
    Sabrina Duranti: Sarah Carter
    Monica Ward: Juno Kaplan
    Alessandra Korompay: Elizabeth "Beth" O'Brien
    Raffaella Castelli: Rebecca Vernet
    Monica Bertolotti: Holly Mills
    Emanuela D'Amico: Samantha "Sam" Vernet
    Francesco Bulckaen: Paul Carter
    Giulia Luzi: Jessica Carter 
Titoli in altre lingue: 
   Tedesco: The Descent: Abgrund des Grauens 
   Spagnolo: El Descenso 
   Portoghese (Brasile): Abismo do Medo
   Rumeno: Coborâre întunecată 
   Finnico: The Descent - loukussa 
   Svedese: Istängd  
   Ceco: Pád do tmy
   Russo: Спуск 
   Lituano: Nusileidimas
   Greco: Η κάθοδος 
   Greco traslitterato: I káthodos
   Ungherese: A barlang
Budget: 3,5 milioni di dollari US
Box Office: 57,1 milioni di dollari US
 
Trama: 
Un gruppo affiatato di sei ragazze si incontra per una vacanza da brividi. Sono tutte appassionate di sport estremi. I loro nomi sono Juno, Beth, Sarah, Sam, Rebecca e Holly. Passano una notte in una casupola tra abbondanti libagioni di birra, per conoscersi meglio: tre di loro (Juno, Beth e Sarah) formano un gruppo storico, mentre le altre si sono aggiunte in un secondo tempo. Sarah è la più problematica: un anno prima ha avuto un terribile incidente d'auto in cui sono morti suo marito Paul e sua figlia Jessica. Il giorno successivo, le ragazze salgono fino all'ingresso di una caverna in un'area montuosa e vi si calano. Dopo che il gruppo si è mosso attraverso uno stretto passaggio, la volta crolla dietro di loro, intrappolandoli. Si scatena un'accesa discussione e Juno, che è una bulla, ammette di aver condotto il gruppo in un sistema di grotte sconosciuto anziché in quello completamente esplorato che avevano programmato di visitare. Il salvataggio è quindi impossibile. Mentre il gruppo esplora l'ambiente, scopre vecchie attrezzature da scalata e un dipinto rupestre che suggerisce l'esistenza di una via di uscita. Holly, pensando di vedere la luce del sole, corre avanti, ma cade in un buco e si rompe una gamba. Mentre le altre aiutano Holly, Sarah si allontana e osserva una pallida creatura umanoide che beve in una piscina, fuggendo subito via. Successivamente, il gruppo si imbatte in una tana piena di ossa di animali e viene improvvisamente attaccato dall'ominide. Holly viene uccisa quando un ominide le squarcia la gola. Sarah corre e cade in un buco, perdendo i sensi. Juno cerca di impedire che il corpo di Holly venga trascinato via, uccide un ominide con il suo piccone ma colpisce accidentalmente Beth al collo. Beth crolla e la implora di non lasciarla, ma lei è traumatizzata e fugge. Sarah si sveglia e si ritrova in una distesa di carcasse umane e animali, dove vede il corpo di Holly sbranato e divorato dagli ominidi. Juno scopre segni di precedenti esploratori che indicano un percorso specifico attraverso le caverne, quindi individua Sam e Rebecca. Sam ha dedotto che gli ominidi sono ciechi: si affidano all'udito per cacciare. Nel frattempo, Sarah incontra Beth, che la implora di sopprimerla per evitarle una morte atrocissima. Sarah, seppur con riluttanza, le fracassa il cranio con una roccia. Viene quindi aggredita da numerosi ominidi e riesce a ucciderli tutti. Cade in una fossa piena di escrementi e ne emerge coperta di sozzure innominabili. In un altro recesso, Juno, Sam e Rebecca sono inseguiti da un folto gruppo di ominidi. Raggiungono un baratro e Sam cerca di scavalcarlo, ma un ominide che scala il soffitto la attacca e le strappa la gola. Sam lo accoltella prima di morire dissanguata di fronte a Juno e a Rebecca. Rebecca viene quindi trascinata via e sbranata viva. Juno incontra Sarah, che le mente sulla morte di Beth. Dopo aver sconfitto un gruppo di ominidi vicino a un'uscita, Sarah affronta Juno, vede che porta un particolare ciondolo e la accusa: il defunto marito le faceva le corna con lei! Così per vendicarsi la colpisce a una gamba col piccone e la lascia morire mentre un branco di ominidi si avvicina. Si sente Juno urlare per l'ultima volta mentre Sarah scappa, solo per cadere in un buco e perdere i sensi. Sarah si risveglia nella grotta dopo aver fatto un sogno in cui riusciva a fuggire. Si alza a sedere e vede la Jessica seduta di fronte a lei, con in mano una torta di compleanno. Mentre Sarah sorride, l'inquadratura si allarga per rivelare che il lume di candela del compleanno della torta è in realtà la luce della sua torcia. L'oscurità assoluta circonda la donna mentre si sentono gli ominidi avvicinarsi. 
 
 
Recensione:
Come ho visto il film, sono subito stato affascinato dalla sua idea portante, quella della deriva genetica che ha dato origine agli spettrali cannibali imperanti nei sotterranei. Un recensore classico scriverebbe per ore dei tecnicismi e dei giochi di luce, delle riprese e dei parallelismi con altri film. Nulla di tutto ciò è di mio interesse. Quando sono messo di fronte a una creatura immaginaria, sono portato a indagarne la natura e l'ascendenza come se fosse assolutamente reale.      
Neil Marshall ha descritto gli ominidi come uomini delle caverne che sono rimasti sottoterra. Il regista lo ha spiegato in modo assai chiaro: 
 
"Si sono evoluti in questo ambiente nel corso di migliaia di anni. Si sono adattati perfettamente per prosperare nella grotta. Hanno perso la vista, hanno un udito e un olfatto acuti e funzionano perfettamente nel buio pesto. Loro Sono scalatori esperti, quindi possono scalare qualsiasi parete rocciosa e questo è il loro mondo."
(originale: "They've evolved in this environment over thousands of years. They've adapted perfectly to thrive in the cave. They've lost their eyesight, they have acute hearing and smell and function perfectly in the pitch black. They're expert climbers, so they can go up any rock face and that is their world."). 
 
E ancora: 
 
"È una colonia e ho pensato che fosse molto più credibile che renderli i classici mostri. Se fossero stati tutti maschi, non avrebbe avuto senso, quindi ho voluto creare un contesto più realistico per loro. Volevo avere questa specie molto selvaggia e primordiale che vive sottoterra, ma volevo renderli umani. Non volevo renderli alieni perché gli umani sono le cose più spaventose."
(originale: "It is a colony and I thought that was far more believable than making them the classic monsters. If they had been all male, it would have made no sense, so I wanted to create a more realistic context for them. I wanted to have this very feral, very primal species living underground, but I wanted to make them human. I didn't want to make them aliens because humans are the scariest things."). 

Queste considerazioni restano senza dubbio vere, quale che sia l'esatta collocazione tassonomica di una specie tanto portentosa! Questa è purissima fantapaleontologia! Mille volte meglio delle baggianate viste in infiniti remake di fantascienza spicciola!
 
Etimologia di crawler 
 
La parola con cui nelle descrizioni della pellicola di Marshall  sono denominati gli ominidi cavernicoli è crawler. Non mi pare che nel film le creature ctonie fossero menzionate. Alla lettera crawler significa "strisciatore", dal verbo to crawl "strisciare" (sinonimo di to creep). Attestato nel medio inglese come creulen "muoversi lentamente trascinando il corpo sul terreno" (circa 1200, varianti: crewlen, crallen), l'origine ultima è il norreno krafla "gattonare". Non trovo soddisfacente chiamare "crawlers" i mostruosi antropoidi degli Appalachi e non m'interessa granché il fatto che questo nome sia diventato generale tra i fan.    
 
Ipotesi I: Homo sapiens mutante 

Una comunità di umani moderni, ossia di Homo sapiens proprio come noi, sarebbe passata dall'Asia alle Americhe tramite la Beringia, non diversamente dagli antenati degli Amerindiani. Si sarebbe quindi arroccata in un sistema di grotte, finendo col non uscirvi mai più, proprio come postulato da Marshall. L'aspetto particolare di questi esseri deriverebbe da una grave forma di una malattia  genetica che è forse all'origine del mito dei vampiri: la porfiria. L'effetto del fondatore e dei suoi geni recessivi sarebbe stato determinante. Si dovrebbe ipotizzare che i discendenti rimasti intrappolati nel sistema di grotte abbiano subìto una serie di mutazioni radicali. Avrebbero perso la vista, tanto per fare un esempio. La porfiria spiegherebbe l'ipersensibilità alla luce solare. Anche se cieche, queste creature hanno gravi reazioni al minimo contatto coi raggi del sole, cosa che spiegherebbe come mai facessero brevi sortite dal loro ambiente sotterraneo soltanto di notte. La cosa che più mi colpisce è però un'altra: la perdita dell'uso del linguaggio articolato. Che si sappia, non si sono mai dati casi simili. Non conosciamo alcuna comunità umana priva della capacità di esprimersi in una lingua dotata di struttura. Già Darwin, che pure era pieno di pregiudizi sui cosiddetti "selvaggi", dovette ammettere che non esistono "lingue primitive" e che l'intelligenza dell'essere umano è frutto dell'uso continuo di una lingua perfetta. 
 
Ipotesi II: Una specie diversa da Homo sapiens 
 
Nelle Americhe non sono mai stati trovati resti di specie ominidi diverse da Homo sapiens. I geni neanderthaliani e denisovani presenti negli Amerindiani sono frutto di incroci avvenuti in Eurasia: Homo neanderthalensis e Homo denisova non sembrano aver messo piede nel Nuovo Mondo. Si potrebbe pensare che gli ominidi del film di Marshall siano i discendenti di una specie particolarmente arcaica migrata precocemente. Ho letto che la colonizzazione della Siberia da parte di Homo sapiens è stata a lungo impedita dalla presenza di una specie ferale, la terribile iena delle caverne (Crocuta crocuta spelaea), che infestava quelle regioni inospitali, dilaniando qualsiasi intruso. Non mi convince molto pensare a una specie ominide in grado di farsi strada in una contesto così ostile fino ad attraversare la Beringia. Dovrei verificare i dettagli, ma sono portato a credere che sia un'assurdità. 
 
Una proposta di denominazione 
 
Possibile nome scientifico della creatura: Homo appalachiensis.  
 
Questa denominazione sarebbe coerente in ogni caso. Rimarrebbe valida sia nel caso che Homo appachiensis fosse un discendente di Homo sapiens per mutazione dovuta a porfiria, sia che fosse un ramo indipendente e separato derivato da Homo heidelbergensis (l'antenato comune di Homo neanderthalensis, Homo denisova e Homo sapiens). Queste difficoltà tassonomiche non mi preoccupano troppo: un giorno ogni ostacolo sarà appianato.   
 

Il lago di merda! 
 
Gli ominidi hanno fogne comuni, proprio come il ratto talpa (Heterocephalus glaber). Quello in cui Sarah si immerge non è sangue, come gli ingenui potrebbero credere: è merda. I riflessi rossastri del pastone semiliquido sono dovuti al fuoco della torcia. La visione di donne arroganti immerse nelle feci è uno spettacolo catartico. Aggressive e determinate, le sensuali creature giunte dal mondo esterno sono più feroci dei cannibali, eppure sono costrette a puzzare, a fare schifo, ad essere umiliate fin nella più intima essenza. Il loro genere è infinitamente più pericoloso di una sparuta comunità di subumani isolati dal mondo, visto che il pianeta è infestato da più di sette miliardi di creature voraci e brulicanti, tutte partorite da fighe umane! Non sono i cannibali i veri predatori e carnefici: sono invece vittime di un genocidio, visto che finiscono massacrati, col cranio fracassato, ridotti a pura e semplice immondizia.

Possibili incoerenze da spiegare 
 
Come può un sistema di caverne permettere la sussistenza di una comunità di ominidi tanto numerosa? Certamente c'è abbondanza di acqua, ma il cibo sarebbe in ogni caso un problema. Le trappole in cui cadono gli animali, soprattutto cervi, non sarebbero sufficienti ad assicurare nutrimento per tutti. Anche le sortite per battute di caccia notturna non basterebbero. Si dovrebbe anche spiegare la mancata interazione tra queste creature e la popolazione caucasica degli Appalachi nel corso dei secoli. Si converrà che in America se sparisce qualcuno fanno un cancan dell'ostrega.     

 
Il mito di Wendigo  

La tesi di Marshall ha una conseguenza semplice e interessante: gli ominidi divoratori di carne umana avrebbero interagito nei secoli passati con gli Indiani Algonchini, dando così origine al mito di Wendigo, il temibile mostro cannibale dall'aspetto emaciato e dalla forza portentosa. La descrizione del mostro chiamato Wendigo è alquanto varia e differisce a seconda delle tribù. Alcuni lo ritenevano dotato di una testa di cervo con palchi imponenti, quasi tutti lo consideravano irsuto. Potremmo credere che gli ominidi nel corso della loro involuzione abbiano perduto alcuni costumi, come quello di indossare pelli strappate ai cervi e maschere fatte con i crani di quegli animali.  
 
Curiosità 
 
L'intero film è stato girato nel Regno Unito. L'ambientazione negli Appalachi è stata simulata in modo eccellente: nessuno direbbe mai che le sequenze sono state riprese in Albione. La carcassa trovata dalle donne prima di entrare nella grotta è quella di un cervo rosso (Cervus elaphus), una specie del Vecchio Mondo, che non esiste in North Carolina. Per qualche misterioso motivo, la Wikipedia in italiano riporta come ambientazione i Monti Catskill, sempre parte della catena montuosa degli Appalachi ma situati nello Stato di New York anziché nel North Carolina. 
 
Gli ominidi sono stati progettati per assomigliare al Nosferatu del film Nosferatu il vampiro (Nosferatu, eine Symphonie des Grauens, Friedrich Wilhelm Murnau, 1922). All'inizio le creature dovevano avere enormi occhi bianchi, sporgenti dalle orbite, ma questa caratteristica è stata presto cancellata perché ne sarebbe risultato un aspetto troppo buffo. Il titolo tedesco, The Descent - Abgrund des Grauens, ricorda molto quello del film di Murnau.  
 
I cineasti hanno tenuto nascosta alle attrici l'esistenza stessa degli ominidi fino a quando non hanno fatto irruzione nelle scene dell'esplorazione del sistema di caverne. Questa trovata è stata escogitata per consentire la reazione più naturale possibile, pur non essendo esente dal rischio di poco piacevoli inconvenienti (infarto, morte improvvisa, etc.). Il trucco necessario per trasformare gli attori nei sanguinari ominidi ha comportato in tutto tre ore e mezza di trucco, inclusa la depilazione completa dell'intero corpo dei maschi: soltanto le femmine di quella specie avevano i capelli. 

Sono stati fatti due diversi finali. Nella versione originale nel Regno Unito, viene presentato il finale completo, che però è stato tagliato per il rilascio negli Stati Uniti perché i dannati buonisti politically correct temevano che fosse troppo deprimente. Certo, se un bambino prende la pistola della madre e le spara nella schiena, la cosa non è considerata deprimente. Se invece un film non ha un finale ottimista, si spappolano tutti come bruchi.
 
Pochi sembano aver notato una sequenza alquanto singolare: durante una lotta nell'acqua, l'indomita Sarah afferra il pene di un ominide e lo strappa. Una donna pericolosa! 
 
I bastoncini luminosi al neon visti nel film sono stati acquistati in un sexy shop: erano in realtà falli finti e certamente le attrici se li sono infilati fino in fondo nella vagina e nel retto, con immensa libidine! 
 
Una continuazione
 
Un notevole seguito del film di Marshall è stato concepito come una sua seconda parte. Anche se è stato considerato un sequel, in realtà è non dovrebbe essere costretto in una definizione tanto riduttiva. Eccone tutti i dettagli. 

 
THE DESCENT - PART 2 
 
Titolo originale: The Descent - Part 2
Anno: 2009
Lingua: Inglese 
Paese: Regno Unito  
Durata: 99 min
Genere: Horror 
Regia: Jon Harris
Sceneggiatura: James McCarthy, J Blakeson, James Watkins
Produttore: Christian Colson, Ivana MacKinnon
Produttore esecutivo: Paul Smith, Neil Marshall
Casa di produzione: Celador Films
Fotografia: Sam McCurdy
Montaggio: Jon Harris
Effetti speciali: Paul Hyett
Musiche: David Julyan
Costumi: Nancy Thompson
Trucco: Kirstie Stanway
Interpreti e personaggi:
    Shauna MacDonald: Sarah Carter
    Natalie Mendoza: Juno Kaplan
    Krysten Cummings: Elen Rios
    Michael J. Reynolds: Ed Oswald
    Jessica Williams: Susanne Small
    Douglas Hodge: Dan
    Joshua Dallas: Greg
    Anna Skellern: Cath
    Gavan O'Herlihy: Vaines
    Doug Ballard: Dr. Roger Payne
    Josh Cole: Lynch
    Saskia Mulder: Rebecca Vernet
    Alex Reid: Elizabeth "Beth" O'Brien
    Myanna Buring: Samantha "Sam" Vernet 
    Robin Berry: Ominide
    Adam Harvey: Ominide
    Nicholas Daines: Ominide
    Kengo Oshima: Ominide 
Titoli in altre lingue: 
    Tedesco: The Descent 2 - Die Jagd geht weiter
    Spagnolo: El descenso: parte 2
    Russo: Спуск 2
 
Trama: 
Due giorni dopo gli eventi del primo film, Sarah emerge dal sistema di grotte traumatizzata e ricoperta di sangue misto a merda, senza alcun ricordo di quanto accaduto. Viene portata in ospedale, dove il medico scopre che parte del sangue su di lei è dello stesso gruppo sanguigno di Juno, una delle sue amiche scomparse. Lo sceriffo Vaines e il vicesceriffo Rios portano con sé l'amnesica Sarah e tre specialisti di esplorazioni speleologiche - Dan, Greg e Cath - per trovare le donne scomparse nel sottosuolo. Vengono fatti scendere attraverso un vecchio pozzo minerario gestito da Ed, un vecchio custode. Il gruppo scopre il cadavere mutilato di Rebecca vicino all'ingresso, facendo sperimentare a Sarah dei flashback degli eventi nelle caverne prima della sua fuga. Vaines la crede responsabile della scomparsa delle altre donne. Mentre striscia attraverso un tunnel, Sarah attacca improvvisamente Vaines e Greg prima di fuggire. Quando la squadra si divide alla sua ricerca, Vaines scarica accidentalmente la sua pistola dopo che un ominide lo ha spaventato. Di conseguenza, parte della caverna crolla e intrappola Cath sotto un mucchio di rocce, separandola dagli altri. Decidono di trovare un modo alternativo per cercare di liberare Cath, ma arrivano in una stanza piena di ossa, trovando la videocamera danneggiata di Holly tra i detriti. Guardano le registrazioni e si rendono conto che le donne scomparse erano state attaccate dagli ominidi. Sarah, nascosta nelle vicinanze, ascolta la registrazione e riacquista i suoi ricordi. Rios, in preda al panico, inizia a chiedere aiuto, attirando i predatori. Sarah la salva coprendosi la bocca, sapendo che gli ominidi sono ciechi e cacciano affidandosi all'udito. I due guardano e aspettano mentre un ominide uccide Dan e trascina via il suo corpo. Nel frattempo, Cath si fa strada e uccide un ominide schiacciandolo sotto le rocce. Si imbatte in Greg; scappano da un altro aggressore e trovano il cadavere di Samantha che penzola dal soffitto attraverso un baratro. Decidono di usare quei resti umani per attraversare l'abisso, ma vengono nuovamente attaccati. Greg si sacrifica per guadagnare tempo per Cath. Sebbene lei arrivi dall'altra parte del baratro, attira un ominide. Urla il nome di Greg e viene uccisa. In un altro recesso, Vaines viene attaccato da un ominide ma viene salvato da Juno, che si rivela essere ancora viva e capace di combattere i nemici. Sarah e Rios uccidono un ominide in una pozza piena di feci. Presto incontrano Vaines e Juno. Sarah è traumatizzata nel vedere Juno viva, furiosa per essere stata ferita con un piccone e abbandonata. Rios la calma dicendo che Sarah li ha portati a trovarla volontariamente. Quindi Juno li conduce a una fossa che conduce in superficie in superficie e che viene usata dagli ominidi come trappola, facendovi precipitare animali. L'ottuso Vaines ammanetta Sarah a se stesso in modo che non li abbandoni; quando cade da una sporgenza, quasi la trascina con sé. Mentre gli ominidi si avvicinano, Juno ordina a Rios di tagliare la mano di Vaines per salvare Sarah. Lei lo fa: Vaines e a lui attaccati precipitano nell'abisso. Sarah, Juno e Rios raggiungono l'uscita, dove vengono bloccati da un gruppo di ominidi guidati dal loro grosso capobranco. Cercano di sgattaiolare ma Greg, che sta morendo per le ferite riportate, appare e afferra la gamba di Juno in un ultimo tentativo di salvarsi. Lei urla e attira gli ominidi. Greg muore e le donne devono combattere ancora una volta. Dopo che tutti gli aggressori sono stati uccisi, Sarah cerca di salvare Juno dal loro capo, ma lui le strazia lo stomaco, ferendola mortalmente. Sarah uccide il subumano prima che Juno le muoia tra le braccia. Quando arrivano altri ominidi, Sarah attira la loro attenzione su di sé urlando, dando a Rios la possibilità di scappare. Rios fugge dalla spelonca e cerca di chiedere aiuto. Tuttavia viene raggiunta dal vecchio Ed, che la tramortisce con una pala e la trascina di nuovo all'ingresso della caverna, lasciandola lì. Mentre Rios riprende lentamente conoscenza, un ominide coperto di sangue emerge dalla sottosuolo con le braccia tese.
 
 
Recensione: 
Ho visto questo film in spagnolo, con tutti gli effetti surreali che ne derivano, semplicemente perché non è stato rilasciato in italiano. Non credo nell'utilità dei sequel, eppure non mi è affatto dispiaciuta la sua visione. Ho analizzato le sequenze con estremo interesse, arrivando a conclusioni inattese.
 
A parte i toni della pelle più scuri e una migliore capacità di mimetizzazione, le creature ctonie sembrano più selvagge, piene di cicatrici e con più deformità che suggeriscono anni di connubi incestuosi. Inoltre hanno diverse file di denti come gli squali, per strappare meglio la carne. Va da sé che sono scarse le possibilità di spiegare scientificamente una simile eruzione dentale in una specie del genere Homo.   
 
Inizialmente gli ominidi dovevano essere esclusivamente maschi, come nel primo film, ma è stato deciso di aggiungere femmine e bambini al film per mostrare che si trattava di una colonia attiva. Una decisione di buon senso! Avere a che fare con soli maschi non avrebbe avuto alcun significato, dato che l'esistenza di una simile colonia sarebbe stata impossibile. Si nota che le femmine sono dotate di una folta chioma, ovviamente impastata di sporcizia, a differenza dei maschi glabri.
 
Il lago di merda 2! 

Troviamo una fossa fecale simile a quella già vista nel primo film, questa volta senza i riflessi rossastri del fuoco di una torcia: vediamo subito che il pastone è di un color bruno nerastro. Questa volta nessuno spettatore può avere dubbi o indulgere in interpretazioni da sempliciotto: si vede arrivare un ominide che si accovaccia sul bordo del pozzo e a un certo punto escono le polpette!
 
Curiosità 
 
Sono state ricostruite 30 caverne artificiali per questo film. Il regista ha riprogettato leggermente gli ominidi per questo sequel. Come il primo film, la storia si svolge nei Monti Appalachi del Parco Nazionale delle Great Smoky Mountains negli Stati Uniti. Come già il primo film, anche questo non è stato girato in America, bensì nelle foreste del Regno Unito e della Scozia.
 
Neil Marshall, che è il creatore, sceneggiatore e regista del primo film, ha rifiutato di dirigere questo sequel. Ha argomentato la cosa in modo alquanto strano: sentiva che avrebbe distrutto l'ambientazione e l'atmosfera di mistero che il primo film si era lasciato alle spalle. Marshall riteneva che il vero terrore consistesse nel dubbio dello spettatore sulla realtà di quanto accaduto, essendo possibile spiegarlo come un'allucinazione di Sarah. Alla fine del primo film non viene davvero rivelato se le creature sono reali o se Sarah è la vera assassina delle sue amiche. A seguito della decisione di Marshall di non scrivere o dirigere questo sequel, è stato sostituito da Harris, che aveva lavorato come montatore del primo film, mentre sono subentrati tre nuovi sceneggiatori. Marshall è rimasto solo come produttore e non ha avuto un gran potere decisionale. 
 
Una delle sceneggiature scartate per il film era composta da 6 personaggi maschili, tutti studenti di giornalismo, che sarebbero entrati nella grotta per portare a termine il loro progetto universitario di indagine sulla misteriosa scomparsa dei protagonisti del primo film. Anche se la sceneggiatura è stata scartata, alcuni suoi elementi sono stati conservati: la scoperta dei cadaveri delle esploratrici, lo scontro tra Beth e Juno. 
 
Conta dei morti 

Homo sapiens: 7 
Homo appalachiensis: 13
 
Gretti calcoli e fede nel randello 
 
Diversi ranger e residenti degli impervi distretti degli Appalachi si sono dimostrati molto contrari alla pellicola di Harris. Affermavano di trovare particolarmente disgustosa la scena in cui un ufficiale è stato lanciato in un dirupo per salvare una prigioniera affetta da gravi turbe mentali. In certe zone degli States, basta che uno sia po' strano e lo spedirebbero nel braccio della morte. Va poi detto che in Appalachia vivono numerose persone il cui sostentamento dipende dal turismo: naturale che abbiano sostenuto questo film. Immagino che non abbia riscosso particolare entusiasmo nemmeno l'opera di Marshall.  
 
Il vecchio che nutriva i cannibali 
 
Si intravede la possibilità di una sorta di inquietante collaborazione tra l'anziano guardiano della miniera e gli ominidi antropofagi. L'uomo procura numerose prede a quella tribù sanguinaria, facendole cadere in un canale che conduce al sistema di caverne. Prede animali e prede umane. Se questo fosse confermato, si dovrebbe per necessità concludere che gli ominidi non siano poi così stupidi e involuti come potrebbe sembrare a prima vista. Anche questo è un motivo della feroce opposizione al film da parte del White Trash degli Appalachi: nuoce al turismo mostrare un vecchiaccio perverso che dà da mangiare a Wendigo.  
 
Una folle interpretazione decostruzionista  
 
Qualcuno ha pensato che tutte le vicende speleologiche dei due film, dall'inizio alla fine, siano soltanto il prodotto delle allucinazioni di Sarah, causate dalla mancata somministrazione dei farmaci prescritti dagli strizzacervelli - cosa che risolverebbe tutti i problemi di coerenza che abbiamo descritto con dovizia di particolari. Eppure non sono soddisfatto di una simile spiegazione, la reputo puerile.