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mercoledì 14 ottobre 2020

ETIMOLOGIA DI NODENS

Nodens è un dio celtico associato al mare, ai cani, alla caccia e alle guarigioni. Il suo nome è documentato con le varianti Nudens e Nodons. Nell'interpretatio romana è associato a Marte, a Nettuno e a Silvano. Il suo culto era diffuso in Britannia, dove ne abbiamo testimonianze nel complesso di templi di Lydney Park (Gloucestershire, Inghilterra), collocato nei pressi dell'estuario del fiume Severn. Nel 1920 il sito fu scavato dall'archeologo Sir Mortimer Wheeler, che ritrovò numerose iscrizioni in latino con dediche a Nodens. 
 
Questo è il testo di una maledizione inciso su una tavoletta di piombo, ritrovato nel complesso di Lydney:  
 
DEVO NODENTI SILVIANVS ANILVM PERDEDIT DEMEDIAM PARTEM DONAVIT NODENTI INTER QVIBVS NOMEN SENICIANI NOLLIS PETMITTAS SANITATEM DONEC PERFERA(T) VSQVE TEMPLVM (NO)DENTIS 
 
Traduzione: 
"Per il dio Nodens. Silviano ha perso un anello e ha donato metà [del suo valore] a Nodens. Tra coloro che sono chiamati Seniciano non permettere alcuna guarigione finché non sarà restituito al tempio di Nodens."

Le lettere tra parentesi si trovavano sul bordo eroso della lamina, così non sono leggibili, anche se le si può reintegrare con sicurezza. 
 

A fare la defissione deve essere stato un romano, Silviano, il cui anello era stato rubato da un certo Seniciano. Un britanno avrebbe scritto il testo in lingua celtica, che coesisteva col latino nello stesso ambiente. Non era raro per un cittadino romano ricorrere a divinità dei popoli presso cui risiedeva. Il fatto curioso è che l'anello di Silviano fu poi ritrovato nel 1785 in un luogo distante, a Silchester, nello Hampshire. Il prezioso reca un'iscrizione: SENECIANE VIVAS IIN DE<O> (la preposizione IN è scritta con due I e manca la vocale finale di DEO). Il ladro era cristiano! 
 
Una piastra di bronzo, sempre da Lydney, riporta questa iscrizione: 
 
D(EO) M(ARTI) NODONTI FLAVIVS BLANDINVS ARMATVRA V(OTUM) S(OLVIT) L(IBENS) M(ERITO) 
 
Traduzione:
Al dio Marte Nodons, Flavio Blandino l'istruttore d'arme adempie volentieri e meritatamente al suo voto. 
 

Su un'altra piastra di bronzo, assieme all'immagine di un cane compare la seguente iscrizione:  
 
PECTILLVS VOTVM QVOD PROMISSIT DEO NVDENTE M(ARTI) DEDIT 
 
Traduzione:
Pettillo dedica questa offerta votiva che aveva promesso al dio Nudens Marte. 


La ricostruzione delle forme celtiche britanniche è molto agevole. Sono le seguenti:

nom. *Noudons, *Noudens 
gen. *Noudontos, *Noudentos
dat. *Noudontī, *Noudentī 
acc. *Noudontan, *Noudentan 
voc. *Noudons, *Noudens

Il dittongo celtico /ou/ aveva un suono chiuso ed era spesso reso nelle trascrizioni latine con /o:/ (scritto -o-) o con /u:/ (scritto -u-), sia in Britannia che nelle Gallie. 
 
La forma accusativa è in -*an. La protolingua vocalizzava le antiche sonanti /ṃ/ e /ṇ/ dell'indoeuropeo con una vocale centrale.
 
L'adattamento di queste forme alla III declinazione in latino è immediata, data la somiglianza tra le due lingue, dovuta alla comune origine indoeuropea: 
 
nom. NODONS, NODENS, NVDENS 
gen. NODONTIS, NODENTIS, NVDENTIS 
dat. NODONTI, NODENTI, NVDENTI 
acc. *NODONTEM, *NODENTEM, *NVDENTEM
voc. *NODONS, NODENS, *NVDENS 
abl. *NODONTE, *NODENTE, *NVDENTE 

Troviamo un'occorrenza di NVDENTE come dativo, in luogo di NVDENTI. Potrei non disporre della totalità delle iscrizioni in cui il teonimo è presente, tuttavia è verosimile che i testi non contengano le forme accusative, vocative e ablative. 

Nodens in Irlanda 
 
Fu J. R. R. Tolkien il primo autore ad accorgersi dell'identità tra le forme britanniche attestate nelle iscrizioni in latino e il teonimo irlandese Nuadha (antico irlandese Nuaḋu, Nuaḋo, Nuaḋa, attualmente scritto Nuadu, Nuada), che designava il primo sovrano del popolo divino dei Túatha Dé Dánann.  

Questa è la declinazione del teonimo:

nom. Nuaḋu, Nuaḋo 
gen. Nuaḋat 
dat. Nuaḋait 
acc. Nuaḋat n-
voc. Nuaḋu, Nuaḋo
 
Queste sono le protoforme da cui sono derivate le forme iberniche riportate: 
 
nom. *Noudons 
gen. *Noudontos 
dat. *Noudontī
acc. *Noudonten
voc. *Noudons 
 
Il dittongo /ou/ (dai dittonghi protoceltici /ou/ e /eu/) si è evoluto naturalmente in /ua/, in cui l'accento cade sulla prima vocale. La consonante /d/ si è lenita in /ð/ (la pronuncia è come nell'inglese the ed è scritta ). In irlandese moderno questa consonante è sparita, così Nuadha si pronuncia /nuə/
 
La forma accusativa è in -*en, che in antico irlandese sparisce lasciando una pronuncia palatale della consonante precedente. La protolingua vocalizzava le antiche sonanti /ṃ/ e /ṇ/ dell'indoeuropeo con una vocale anteriore. 
 
Un chiaro esito moderno dell'antroponimo Nuadha è il cognome gaelico irlandese Ó Nuadhain (anglicizzato in Noon o Noone). Si trova soprattutto nelle Contee di Galway, Mayo e Roscommon.
 
Epiteti del Re Nuadu 
 
Il Re Nuadu dei Túatha Dé Danann era chiamato Airgetláṁ, ossia "Mano d'Argento" o "Braccio d'Argento". La protoforma ricostruibile è *Argentolāmos (da *argenton "argento" e *lāmā "mano; braccio"). Aveva tuttavia anche un altro notevolissimo nome: Nechtan. Questa denominazione lo qualifica come divinità delle acque ed ha la stessa origine del latino Neptūnus. In protoceltico l'antico gruppo consonantico /-pt-/ è diventato /-χt/, con un suono fortemente aspirato come -ch nel tedesco nach. Così Nechtan deriva da un precedente *Neχtonos, a sua volta da *Neptonos. Questo prova che Nuadu era una divinità molto venerata dai Picti, con il nome di Nechtan, dato che questo compare come antroponimo. Nelle iscrizioni ogamiche in lingua pictica (non indoeuropea ma con notevoli prestiti celtici) ne abbiamo varie attestazioni:  
 
NEHHTONS (iscrizione di Lunnasting),  
NAHHTO... (iscrizione di Latheron),  
NEHHT(VROBBACCENNEVV) (iscrizione di Aboyne), 
NAHHTVVDDAḌḌS (iscrizione di Bressay). 
 
Beda il Venerabile ci tramanda questo nome come Naiton. In antico irlandese, oltre a Nechtan, è attestata anche la denominazione Nuadu Necht, che potremmo tradurre con "Nuadu delle Acque", da *Noudons Neχton, a riprova del fatto che nel linguaggio druidico doveva esistere il vocabolo necht "acqua", da *neχton "acqua" (genitivo plurale *neχton "delle acque"). Simili arcaismi sono preziosi, eppure non mi risulta che siano molto studiati dal mondo accademico. 
 
Un altro epiteto del Re Nuadu Braccio d'Argento, che dimostra la sua natura ambigua, era Elcṁar (in irlandese attuale Ealcmhar), che significa "Funesto". La protoforma ricostruibile è *Elcomāros. L'aggettivo -māros "grande" era usato come intensivo e si trova ampiamente nell'antroponimia celtica, ad esempio nelle Gallie. Solo per fare un esempio, il nome del capo degli Insubri Viridomarus (adattamento di *Viridomāros) significa "Molto Virile". 
 
Il Re Braccio d'Argento nel Galles 
 
Il Re Nuadu Airgetlám nella letteratura gallese medievale è l'eroe Ludd Llaw Ereint, il cui nome era in origine Nudd Llaw Ereint. L'epiteto Llaw Ereint significa "Mano d'Argento" o "Braccio d'Argento". Vediamo subito che llaw "mano; braccio" viene dal britannico *lāmā, a sua volta da *plāmā (cfr. latino palma), mentre ereint viene dal britannico *argantijā "d'argento", aggettivo femm. derivato da *arganton "argento". Nudd è proprio l'evoluzione regolare di *Noudons, *Noudens. La sua successiva trasformazione in Lludd si può spiegare con una sorta di tabù, una plausibile reazione cristiana a contenuti pagani di cui permaneva qualche consapevolezza - oppure la sequenza Nudd Llaw Ereint sarebbe stata mutata in Llud Llaw Ereint per semplice assimilazione attillterante.   
 
Un possibile parallelo in Renania 
 
Un dio NOADATUS (o più probabilmente NOADAS) è stato identificato in un'iscrizone trovata a Magonza, incisa su blocco di arenaria. L'enigmatica divinità è identificata con Marte. Questo è il testo: 

DEO MAR(TI) / NOADAT(O?) / [F]L(AVIVS?) MVCATR/ALIS VET(ERANVS) LEG(IONI) / XXII EX VOT[O] / [POSV]IT 

La lettura NOADAT(O) potrebbe non essere corretta. Ritengo molto probabile che si debba invece leggere NOADAT(I). Se ciò fosse confermato, avremmo il dativo di un tema in consonante (sia in latino che in celtico terminava in -i). Il teonimo si spiegherebbe come una derivazione da un precedente *Noudons seguendo una trasformazione simile a quella che si è verificata in irlandese. La cosa sorprende non poco, dato che l'altare risale ai primi decenni del III secolo d.C. (datazione probabile: 200 - 230 d.C.). Si potrebbe pensare a una comunità alloctona, deportata dai Romani da una regione lontana, probabilmente l'Ibernia o la Caledonia. Questa comunità trapiantata non deve essere stata effimera. Si noterà che nella terminologia legale dei Merovingi restano tracce di una lingua celtica con caratteri simili a quelli dell'antico irlandese.  
 
Il significato della radice indoeuropea *neud- 
 
Le protoforme ricostruibili con sicurezza dai dati a disposizione (iscrizioni in latino, esiti nelle lingue celtiche medievali) puntano a una radice *noud-, *neud-, di cui il teonimo Nodens è un participio presente attivo. Cosa significa questa radice? Qual è la sua provenienza? Per rispondere a questa domanda è necessario fare riferimento ad altre lingue indoeuropee. Pokorny ha ricostruito una forma protoindoeuropea *neu-d- "acquisire, far uso di qualcosa". Pokorny ha ipotizzato *neu-d- "acquisire, utilizzare; pescare". In tempi più recenti, Starostin ricostruisce *neud- "godere di qualcosa, utilizzare". Il principale parallelo del teonimo celtico è il protogermanico *neutanan "utilizzare". In gotico abbiamo niutan "utilizzare", unnuts "stupido; inutile" (un- è il prefisso negativo), ma soprattutto nuta "pescatore" (la locuzione evangelica "pescatori di uomini" è resa da Wulfila con nutans manne). A parer mio il significato originario era "afferrare; catturare", da cui "cacciare; pescare", con naturale slittamento semantico. Esistono anche corrispondenti in baltico e in slavo. Si tratta quindi di una radice tipica dell'indoeuropeo occidentale, che potrebbe essere a sua volta un prestito antichissimo da una lingua di origine sconosciuta. Tutto questo è tuttavia di somma utilità: ci permette di capire che Nodens è proprio la fonte da cui è derivato il mito del Re Pescatore. Il Ciclo di Artù è derivato da un'assimilazione cristiana di materiale celtico. 
 
Nodens e il sassone Saxnot 
 
La divinità nazionale dei Sassoni era il guerriero Saxnōt, che è attestato in antico inglese come Seaxnēat. Si tratta di un teonimo formato a partire dal nome della spada corta, una sorta di gladio: antico sassone sax, antico inglese seax. Proprio come il nome stesso dei Sassoni. Possiamo facilmente comprendere che è un antico parente del latino saxum "sasso"; l'etimologia dall'indoeuropeo *sek- "tagliare" (da cui il latino secāre) è fallace e non spiega il vocalismo. Il vocabolo in questione rimanda all'epoca neolitica in cui le armi erano fatte di ossidiana. Così Saxnōt significa "Che usa il gladio", "Che afferra il gladio". La seconda parte del composto punta a una protoforma *naut-, che è proprio dal verbo *neutanan di cui abbiamo parlato in precedenza. 
 
Nodens e H. P. Lovecraft 
 
Molti conoscono Nodens soltanto per via delle sue menzioni nell'opera del Solitario di Providence. Nodens è chiamato "Il Cacciatore" e "Il Signore del Grande Abisso" (Lord of the Great Abyss). Considerato una divinità del Ciclo dei Sogni, è annoverato tra i Grandi Antichi. I suoi servitori sono i Magri Notturni (Nights Gaunts, Nightgaunts) In qualche modo è dipinto come benevolo, se non altro perché si oppone a Nyarlathotep, il Caos Strisciante. Compare nel romanzo fantastico La ricerca onirica dello sconosciuto Kadath (The Dream-Quest of Unknown Kadath), scritto nel 1926-1927 e pubblicato postumo nel 1943. Si trova anche nel racconto horror La casa misteriosa lassù nella nebbia (The Strange High House in the Mist), scritto nel 1926 e pubblicato nel 1931 su Weird Tales:  
 
"And upon dolphin’s backs was balanced a vast crenelate shell wherein rode the grey and awful form of primal Nodens. Lord of the Great Abyss…. Then hoary Nodens reached forth a wizened hand and helped Olney and his host into the vast shell" 
 
Il suo aspetto è quello di un uomo canuto con la barba grigia, anziano ma robusto e vitale. Viaggia su una specie di carro costituito da una grande conchiglia marina e trainato da un cetaceo. Sembra quasi rassicurante, in confronto all'insondabile orrore alieno di Cthulhu e di Yog-Sothoth. Per il resto, sono sconosciuti i suoi poteri, così come le sue reali intenzioni.  

Nodens e J. R. R. Tolkien 

Sembra evidente che lo scrittore sudafricano sia rimasto molto colpito dalla scoperta delle iscrizioni di Lydney e dall'allusione all'anello di Silviano rubato dal perfido Seneciano. Da questi fatti deve aver sviluppato una vera e propria ossessione per gli anelli! Una cosa è certa: senza Nodens non avremmo Il Signore degli Anelli. Si è tanto insistito sull'adesione di Tolkien alla religione della Chiesa di Roma, eppure non si menziona quasi mai la pervasività dell'influenza delle antichità pagane nella sua formazione e nella sua opera.

domenica 4 ottobre 2020

ETIMOLOGIA DI DAGON

Il dio Dagon è descritto dalla Bibbia come una divinità dei Filistei. Essendo questi un popolo di origine marinara, provenienti dalla lontana isola di Caphthor (con ogni probabilità da identificarsi con Creta), fino agli inizi del XX secolo prevaleva l'idea che Dagon fosse un Dio Pesce. Gli studiosi delle Scritture reputavano che tutto ciò fosse assolutamente naturale e scontato, fornendo al contempo una lineare etimologia ebraica del teonimo. Infatti nella lingua scritturale דָּג dāg significa "pesce" (plurale numerabile דָּגִים dāgīm "pesci"), così non è troppo difficile pensare che il teonimo דָּגוֹן Dāgōn significhi proprio "Dio Pesce". Dalla stessa radice derivano le parole דָּגָה dāgāh "pesce" (collettivo), דּוּגָה dūgāh "pesca; arpione da pesca; pescatore", דַּיִג dayig "pesca", דַּייָּג dayyāg "pescatore". 
 
In realtà le cose sono un po' più complesse. Se si indaga, si scopre che l'associazione tra Dagon e il pesce è una fabbricazione medievale. In ebraico esiste anche un'altra parola, che fornisce un'etimologia più plausibile: דָּגָן dāgān "grano, frumento".  Anche in ugaritico il nome comune del grano è dgn /da'ga:nu/. In fenicio questa parola doveva suonare /da'go:n/. Quindi Dagon non è una divinità delle acque, bensì della terra e della crescita dei cereali. Una divinità della fertilità. Non dobbiamo dimenticare una testimonianza giunta da un'epoca lontana: Filone di Biblo (circa 64 - 141 d.C.), basandosi sull'autorità del fenicio Sanchuniathon, scrive che Dagon significa proprio "grano", traducendo il teonimo con il greco σῖτον (sîton). Sempre secondo Filone, Dagon sarebbe stato il fratello di Crono. L'importanza di questa divinità era grande a Ugarit, nella cui lingua ricorre la locuzione bʽl bn dgn /'baʕlu binu da'ga:ni/ "Baal, figlio di Dagon". Gli Hurriti identificavano Dagon con Kumarbi, che era chiamato anche Halki. Orbene, nella lingua hurritica halki significa proprio "grano". 

Possiamo pensare che dal fenicio dgn /da'go:n/ "grano, frumento" sia derivato il teonimo, poi preso a prestito dagli Ebrei col vocalismo diverso da quello della parola comune per indicare il cereale. Casi simili non sono rari: il fenicio yd /jo:d/ "mano" è passato a indicare il nome della lettera yōd /jo:ð/, mentre la parola ebraica per "mano" è yād /ja:ð/. Tutto sarebbe risolto se il culto di Dagon si fosse sviluppato proprio in Fenicia. In realtà l'area in cui questa divinità era adorata era molto ampia e comprendeva la Mesopotamia; sulla costa le attestazioni del suo culto sono molto meno comuni e provengono per lo più da Ugarit. Gli studiosi si interrogano sulla verosimiglianza del racconto biblico, dato che i reperti archeologici con iscrizioni di dedica a Dagon sono scarsi proprio nella terra che fu abitata dai Filistei. In sumerico il teonimo è Dagan. La pronuncia in accadico doveva essere /da'ga:nu/, come in ugaritico. La variante Zagan, che pure si trova in sumerico, è notevole, perché punta a una protoforma con una consonante fricativa iniziale /ð/, che nelle lingue storiche sarebbe diventata per lo più un'occlusiva /d/, ma talvolta si sarebbe assibilata in /z/
 
Qualche biblista avrà sicuramente cercato di ricondurre dāgān "grano, frumento" a dāg "pesce" tramite un singolare artifizio etimologico. La muscolatura del pesce è simile nella sua struttura a una spiga: presenta muscoli incuneati in modo da sembrare proprio i chicchi di grano nella spiga. Così Adamo, volendo nominare il grano e il pesce, avrebbe usato parole simili proprio perché avrebbe notato una somiglianza strutturale. Questo perché i biblisti danno per scontato che l'ebraico fosse la Prima Lingua del genere umano, quando è dimostrato che è una lingua derivata come tutte le altre. I dati esterni alla lingua ebraica (ad es. parole afroasiatiche per indicare tipi di cereali, parole altaiche per indicare il pesce) dimostrano, se ce ne fosse davvero bisogno, che si tratta di un'etimologia popolare, ingegnosa ma vana. 
 
Com'è e quando è nata la leggenda del Dio Pesce? 
 
Tutto ha avuto origine dal testo biblico: 1 Samuele, 5:1-7.
Questa è la versione originale in lingua ebraica: 

בוַיִּקְח֚וּ פְלִשְׁתִּים֙ אֶת־אֲר֣וֹן הָאֱלֹהִ֔ים וַיָּבִ֥אוּ אֹת֖וֹ בֵּ֣ית דָּג֑וֹן וַיַּצִּ֥יגוּ אֹת֖וֹ אֵ֥צֶל דָּגֽוֹן:
גוַיַּשְׁכִּ֚מוּ אַשְׁדּוֹדִים֙ מִֽמָּחֳרָ֔ת וְהִנֵּ֣ה דָג֗וֹן נֹפֵ֚ל לְפָנָיו֙ אַ֔רְצָה לִפְנֵ֖י אֲר֣וֹן יְהֹוָ֑ה וַיִּקְחוּ֙ אֶת־דָּג֔וֹן וַיָּשִׁ֥בוּ אֹת֖וֹ לִמְקוֹמֽוֹ:
דוַיַּשְׁכִּ֣מוּ בַבֹּקֶר֘ מִֽמָּחֳרָת֒ וְהִנֵּ֣ה דָג֗וֹן נֹפֵ֚ל לְפָנָיו֙ אַ֔רְצָה לִפְנֵ֖י אֲר֣וֹן יְהֹוָ֑ה וְרֹ֨אשׁ דָּג֜וֹן וּשְׁתֵּ֣י | כַּפּ֣וֹת יָדָ֗יו כְּרֻתוֹת֙ אֶל־הַמִּפְתָּ֔ן רַ֥ק דָּג֖וֹן נִשְׁאַ֥ר עָלָֽיו:
העַל־כֵּ֡ן לֹֽא־יִדְרְכוּ֩ כֹהֲנֵ֨י דָג֜וֹן וְכָֽל־הַבָּאִ֧ים בֵּית־דָּג֛וֹן עַל־מִפְתַּ֥ן דָּג֖וֹן בְּאַשְׁדּ֑וֹד עַ֖ד הַיּ֥וֹם הַזֶּֽה:
 
Questa è la versione latina della Vulgata:

Philisthim autem tulerunt arcam Dei et asportaverunt eam a lapide Adiutorii in Azotum tulerunt Philisthim arcam Dei et intulerunt eam in templum Dagon et statuerunt eam iuxta Dagon cumque surrexissent diluculo Azotii altera die ecce Dagon iacebat pronus in terram ante arcam Domini et tulerunt Dagon et restituerunt eum in loco suo rursumque mane die alio consurgentes invenerunt Dagon iacentem super faciem suam in terram coram arca Domini caput autem Dagon et duae palmae manuum eius abscisae erant super limen porro Dagon truncus solus remanserat in loco suo propter hanc causam non calcant sacerdotes Dagon et omnes qui ingrediuntur templum eius super limen Dagon in Azoto usque in hodiernum diem.
 
Questa è la traduzione CEI 2008: 
 
5 I Filistei, catturata l'arca di Dio, la portarono da Eben-Ezer ad Asdod. 2 I Filistei poi presero l'arca di Dio e la introdussero nel tempio di Dagon. 3 Il giorno dopo i cittadini di Asdod si alzarono ed ecco Dagon giaceva con la faccia a terra davanti all'arca del Signore; essi presero Dagon e lo rimisero al suo posto. 4 Si alzarono il giorno dopo di buon mattino ed ecco Dagon con la faccia a terra davanti all'arca del Signore, mentre il capo di Dagon e le palme delle mani giacevano staccate sulla soglia; solo il tronco era rimasto a Dagon. 5 A ricordo di ciò i sacerdoti di Dagon e quanti entrano nel tempio di Dagon in Asdod non calpestano la soglia fino ad oggi.
 
Il versetto רַ֥ק דָּג֖וֹן נִשְׁאַ֥ר עָלָֽיו raq dāgōn nishʾar ʿālāyw è stato equivocato e mal tradotto. La Vulgata traduce, come la CEI 2008: "solo il tronco di Dagon era rimasto (a lui)". La parola raq significa "solo, soltanto, esclusivamente". Così la parola per "tronco" è sottintesa. David Kimhi (XIII secolo) interpretò quindi "il tronco di Dagon" come "la parte in forma di pesce del suo corpo", ritenendo che la forma corretta dovesse essere raq dāgō, "solo il suo pesce": omettendo la -n finale, il nome di Dagon veniva a essere la parola comune dāgō "il pesce di lui". Già Shlomo "Rashi" Yitzchaki (XI secolo) era giunto a conclusioni simili prima di Kimhi. Nel XIX secolo questa erronea convinzione, sostenuta da Julius Wellhausen, fu rafforzata dalle scoperte archeologiche mesopotamiche, che portarono alla luce numerose raffigurazioni di divinità con caratteri teriomorfi di pesce. Si trattava degli Abgal (Apkallu in accadico), esseri sapienti tra cui vi era Uanna (grecizzato in Oannes), emerso dal Golfo Persico ai primordi del genere umano per insegnare i rudimenti della civiltà alle genti della Mesopotamia. Questi Abgal nulla hanno a che vedere con Dagon. Una bella lezione per i fautori del primato dell'archeologia sulla linguistica! 
 
Il primo a dubitare del mito del Dio Pesce fu Hartmut Schmökel, che nel 1928 pubblicò il suo lavoro Der Gott Dagan; Ursprung, Verbreitung und Wesen seines Kultes. Oggi nessuno studioso serio sostiene più l'iconografia tradizionale dell'ibrido ittiomorfo, che tuttava continua ad essere presente nella cultura popolare. 
 
Esistono altre ipotesi, a mio avviso poco plausibili:
1) In arabo esiste la parola dajana "essere tenebroso, nuvoloso", che deriva da una protoforma *dagana, visto che in tale lingua il fonema protosemitico velare /g/ è diventato palatale, evolvendo in /dʒ/ in modo sistematico. Sempre in arabo si ha anche dajj "pioggia", forse in qualche modo connesso alla radice di dajana (forse, perché esiste anche la parola dujn "tenebra"). Secondo questa ipotesi, Dagon sarebbe addirittura una divinità uranica, paragonabile a Giove. 
2) Nella lingua degli Hittiti esiste la parola tekan "terra", che ha la variante dagan. Così dankuiš daganzipaš significa "Terra Nera", o meglio "Oscuro Genio della Terra": è un nome dell'Oltretomba. Daganzipa è poi il nome di una dea che corrisponde a Persefone, traducendo l'epiteto greco Khthonía "Sotterranea", e deriva anche dalla stessa radice. Secondo questa ipotesi, Dagon verrebbe ad essere nientemeno che una divinità ctonia, legata al sottosuolo e al mondo del Morti. 
 
Questi sono in sintesi i dubbi: 
 
i) Le caratteristiche di Dagon postulate da queste etimologie non corrispondono a quelle dimostrabili. 
ii) Le parole arabe dajana e dajj hanno origine incerta; non è nemmeno chiaro il rapporto che intercorre tra loro e non se ne trova traccia, a quanto ne so, nell'area in cui Dagon era venerato.
iii) Non mi risulta che il culto di Dagon fosse tipico dell'Asia Minore.
iv) Un tiranno di Purushanda, in Asia Minore, portava il nome di Nur-dagan. Visse all'epoca di Sargon, che lo vinse e lo spodestò. Esiste anche la variante Nur-daggal, che complica le cose. Potrebbe non avere connessione alcuna con Dagon. 
 
H. P. Lovecraft e Dagon 
 
Howard Phillips Lovecraft fu l'autore di un racconto breve intitolato Dagon. Lo scrisse nel luglio del 1917, riuscendo a farlo pubblicare su The Vagrant nel 1919. Dopo alcuni anni, nel 1923, Dagon apparve su Weird Tales. La storia fu ispirata in parte da un incubo che funestò il suo sonno in un'occasione. Così ebbe in seguito a descriverlo: "Ho sognato tutto quell'orribile strisciare, e riesco ancora a sentire la melma che mi risucchia!" ("I dreamed that whole hideous crawl, and can yet feel the ooze sucking me down!"). Bisogna stare attenti a non equivocare: la creatura che appare nel racconto non è denominata "Dagon". È un gigantesco mostro viscido che striscia verso un monolito alieno, abbracciandolo in adorazione. Un devoto quindi, più che il demone oggetto del culto. Il teonimo che dà il titolo all'opera del Solitario di Providence può così essere interpretato: il protagonista, conscio dell'esistenza e della terrificante natura del Signore degli Abissi, deve avergli dato un nome biblico che conosceva bene e che lo faceva tremare dall'orrore. La confutazione del mito del Dio Pesce ad opera di Schmökel sarebbe giunta soltanto pochi anni più tardi, ma questo è per noi irrilevante. Possiamo dire che Dagon e Nodens siano i soli nomi di divinità realmente adorate da popoli della Terra ad essere stati utilizzati da Lovecraft, che ha sempre preferito servirsi di spaventosi suoni di ben altra origine, non appartenenti al mondo che conosciamo.

venerdì 2 ottobre 2020

ALCUNE NOTE SULL'ETIMOLOGIA DELL'IDRONIMO MISKATONIC

La geografia del New England incubico descritto da H. P. Lovecraft è a dir poco affascinante. Somiglia a quella della realtà in cui viviamo, ma non è del tutto identica. Proprio questo è il suo fascino intrinseco: quella toponomastica distorta, incongrua, che sulle prime potrebbe sembrare verosimile ma che poi si scopre essere il sottile parto dell'immaginazione.
 
La Miskatonic University è menzionata per la prima volta nel racconto Herbert West, rianimatore (Herbert West, Reanimator), pubblicato per la prima volta nel 1922. L'ateneo trae il suo nome da quello del fiume che scorre nella tetra cittadina di Arkham. Il Miskatonic è descritto come un fiume descritto come spettrale e tristissimo, dalle acque grigie. Molto diffusa è la leggenda di una derivazione dell'idronimo dall'aggettivo chthonic "sotterraneo, ctonio", vocabolo dotto derivato dal greco χθών (khthon) "terra". I sostenitori di questa etimologia analizzano la terminazione -katonic come una deformazione ortografica di chthonic, lasciando un residuo mis- anch'esso ricondotto al greco e identificato col ben noto prefisso mis- di parole come misanthropy "misantropia", a sua volta confuso col prefisso inglese mis- indicante qualcosa di sbagliato (ricorrente in parole come misunderstanding "fraintendimento", misdeed "misfatto", mismatch "errata corrispondenza", etc.). Questo è riportato nel sito Academic Dictionaries of Encyclopedia
 

"A likely origin for the word Miskatonic is that it is the phonetic contraction of the English prefix 'Mis-', indicating something wrong (as in ‘misplaced’), or bad (as in ‘misanthropy’), and Chthonic (from Greek χθόνιος – chthonios, "in, under, or beneath the earth"), which designates, or pertains to, deities or spirits of the underworld, especially in relation to Greek religion. The Greek word khthon is one of several for "earth"; it typically refers to the interior of the soil, rather than the living surface of the land. It evokes at once abundance and the grave. A close approximation to the phonetic pronunciation of the word Chthonic is 'kuh-th-onic', where 'th' is pronounced identically as it is in the word 'thing'. Miskatonic thus read and understood, would clearly fit with Lovecraft’s wit and mythos." 

Traduzione per i non anglofoni: 

"Una verosimile origine per la parola Miskatonic è che sia la contrazione fonetica del prefisso inglese 'Mis-', indicante qualcosa di sbagliato (come in ‘misplaced’), o cativo (come in ‘misanthropy’), e Chthonic (dal grego χθόνιος – chthonios, "in o sotto la terra"), che designa o riguarda divinità o spiriti del mondo sotterraneo, specialmente in relazione alla religione greca. La parola greca khthon è una delle tante per "terra"; si riferisce tipicamente all'interno del suolo, piuttosto che alla superficie vivente della terra. Evoca al contempo l'abbondanza e la tomba. Una stretta approssimazione alla pronuncia fonetica della parola Chthonic è 'kuh-th-onic', dove 'th' è pronunciata in modo identico a quello della parola 'thing'. Miskatonic, così letto e compreso, si adatta chiaramente all'arguzia e al mito di Lovecraft."

Posso dimostrare che questa etimologia è fallace e basata su errori grossolani. Innanzitutto il vocabolo cthonic non è affatto pronunciato /kə'θɔnɪk/ in inglese americano, bensì /'θɒnɪk/. Nell'inglese britannico l'iniziale ch- corrisponde a /k/: /'kθɔnɪk/, ma senza formare il nucleo di una sillaba. Non è improbabile che tale suono velare sia stato restaurato in epoca abbastanza recente tramite un intervento accademico e che la pronuncia più antica corrispondesse a quella americana. Il dizionario Merriam-Webster non riporta traccia di /k/ nella pronuncia del vocabolo in questione.
 
 
Non sembra probabile quindi che Lovecraft potesse trascrivere chthonic come -katonic. 
 
1) Il prefisso inglese mis- "cattivo, sbagliato" non è affatto di origine greca: è di origine germanica. Deriva dal protogermanico *missa- "erroneo, non corrispondente", che troviamo immutato in gotico: missadeþs "misfatto"; missaleiks "vario"; missaqiss "discordia, dissenso". 
2) In alcune parole importate dal francese antico, il prefisso mis- è invece di origine latina e deriva da minus "meno". Così miscreant "miscredente", in ultima analisi dal latino medievale minuscredens. Si noti che l'avverbio minus non è mai stato usato come prefisso nel latino classico. Questo uso si è imposto in seguito per influenza del prefisso germanico mis- della lingua dei Franchi (vedi sopra).
3) Esiste un altro prefisso in inglese, mis(o)-, che è di origine greca e significa "odio, odiatore, che odia". Si trova in parole come misanthropic, misoginy, misandry, etc. Non esiste soltanto in inglese: è ben conosciuto in moltissime altre lingue, italiano incluso. Così tutti sappiamo che il misantropo è colui che odia gli esseri umani, e che il misogino è colui che odia le donne; una donna che odia gli uomini è chiamata misandra, anche se questo vocabolo non è conosciuto dal volgo, non avendo il giornalismo politically correct alcun interesse a diffonderlo. Le parole greche μῖσος (mîsos) "odio" e μισέειν, μισεῖν (miséein, miseîn) "odiare" non hanno alcuna etimoloia indoeuropea credibile: sono con ogni probabilità relitti del sostrato pre-ellenico.
 
Veniamo al dunque: il Solitario di Providence ha dichiarato che l'idronimo Miskatonic deriva da un guazzabuglio di radici Algonchine  ("a jumble of Algonquin roots"). Non ha mai sostenuto l'idea di una fabbricazione cervellotica dal greco accademico. La sua parola senza alcun dubbio vale più delle boiate degli improvvisati grecisti del Web. In realtà il processo creativo non è stato così complesso da poter essere descritto come "guazzabuglio". Due sono le sorgenti identificabili: 
 
1) L'etnonimo Misqat, che identifica un'oscura tribù degli Algonchini del Massachusetts, secondo quanto riportato da Daniel Harms (The Encyclopedia Cthulhiana, 1998); 
2) L'idronimo Housatonic, la cui pronuncia è /hu:sə'tɒnɪk/. Molte sono le ortografie attestate per il nome di questo fiume del New England. A quanto pare la più antica grafia risale al 1661 e si deve a un certo John Pynchon: Ausatinnoag. Nel 1859, l'ultima superstite di sangue puro della tribù Schaghticoke, Eunice Mahwee, scriveva invece Hoosatenuc. Il linguista James Hammond Trumbull riconduceva la prima sillaba dell'idronimo al prefisso Delaware wussi- "oltre", "sull'altro lato". La parte centrale del nome sarebbe a suo parere stata la parola adene "montagna", mentre il suffisso -ic lo ha ricondotto al vocabolo Mohicano akee "luogo", "terra". Così Housatonic (con le sue varianti) significherebbe "luogo al di là delle montagne", o qualcosa del genere. La forma originale è riportata anche in altri modi, la cui sostanza è comunque la stessa: il più diffuso è usi-a-di-en-uk, che nella lingua dei Mohicani significa "oltre il luogo montano" o "fiume del luogo montano". 
 
Ortografie alternative (obsolete): Ousetonack, Howsatunnuck, Oweantinock, etc. 
 
 
Gli Indiani Misqat di cui parla Harms sono con ogni probabilità fantomatici. Non sono certo uno di quelli che dicono: "Se una cosa non si trova in Google, allora vuol dire che non esiste". Tuttavia se questi Misqat fossero esistiti, avrebbero lasciato qualche traccia anche in lavori di altri studiosi. Qualche loro menzione si dovrebbe trovare. Sulle prime ho pensato che un'etimologia possibile dell'etnonimo fosse dalla radice proto-algonchina *mexkātci che ha dato il vocabolo Cree miskāt "gamba", plurale miskāta "gambe"; in tal caso il nome dei Misqat significherebbe "Gambe Lunghe", "Gambe Veloci" o qualcosa di simile. Poi, appurato che la lettera q è usata nella trascrizione di parole algonchine per esprimere una consonante labiovelare /kw/, la mia ipotesi è venuta a cadere. Non era sostenibile. Nella lingua Wampanoag, parlata un tempo nel Massachusetts, "gamba" è muhkôt, che non si adatta a spiegare l'etnonimo Misqat. Nonostante le difficoltà sono comunque riuscito a trovare la vera etimologia cercando con attenzione tra le radici proto-algonchine: *miskwa- "rosso", *miskwi "sangue". Si conclude che il nome dei Misqat significa certamente "Rossi". La terminazione -at potrebbe derivare dal proto-algonchino *atihte- "essere colorato". Forse Harms ha preso questo nome da qualche parte; dubito che lo abbia inventato di sana pianta. Non disponendo di una copia dell'Encyclopedia Cthulhiana, probabilmente mi stanno sfuggendo informazioni importanti sulle fonti. 
 
Se mi è concesso, credo che siano necessari studi più seri e approfonditi: il materiale disponibile nella maggior parte dei siti Web è piuttosto deludente. Il rischio è quello di scivolare verso degenerazioni paragonabili al paleocomparativismo dei romanisti, che conoscono unicamente il latino e disprezzano ogni lingua nativa, considerata "inferiore", "inconoscibile" e appartenente all'Oblio. Riporto il link di un utile vocabolario proto-algonchino, che fornisce le protoforme e gli esiti nelle lingue storiche: 
 
 
Probabilmente Lovecraft avrà letto simile materiale fumoso e ne sarà stato affascinato, anche se di certo non conosceva nessuna lingua amerindiana. Con tutta probabilità il nome del fiume Miskatonic significa "oltre la terra della tribù Misqat". Non conoscendo la fonetica della lingua Wampanoag e le convenzioni ortografiche per trascriverla, ha sostituito la scomoda consonante -q-, non seguita da una -u-, con una più immediata -k-

mercoledì 30 settembre 2020

ALCUNE NOTE SULL'ETIMOLOGIA DI YOG-SOTHOTH

Yog-Sothoth è uno degli Dei Esterni, il cui Nome è stato menzionato (evocato) per la prima volta da H. P. Lovecraft nel romanzo Il caso di Charles Dexter Ward (The Case of Charles Dexter Ward), scritto nel 1927 e pubblicato per la prima volta nel 1941, postumo. 
 
Questo è il testo originale in cui sono descritte le proprietà della terribile Entità, tratto dal racconto L'orrore di Dunwich (The Dunwich Horror), composto nel 1928 e pubblicato per la prima volta l'anno successivo: 
 
"Yog-Sothoth knows the gate. Yog-Sothoth is the gate. Yog-Sothoth is the key and guardian of the gate. Past, present, future, all are one in Yog-Sothoth. He knows where the Old Ones broke through of old, and where They shall break through again. He knows where They have trod earth's fields, and where They still tread them, and why no one can behold Them as They tread."
(H. P. Lovecraft, L'orrore di Dunwich) 
 
Riporto una traduzione in italiano per i pochi non anglofoni rimasti: 
 
"Yog-Sothoth conosce la porta. Yog-Sothoth è la porta. Yog-Sothoth è la chiave e il guardiano della porta. Passato, presente e futuro sono un’unica cosa in Yog-Sothoth. Egli sa da dove gli Antichi irruppero in tempi remoti e sa da dove Essi irromperanno di nuovo. Egli sa dove Essi hanno calpestato i campi terrestri e dove Essi torneranno a calpestarli, e sa perché nessuno può contemplarLi mentre camminano." 
 
Ancora se ne parla nel racconto Attraverso le porte della chiave d'argento (Through the Gates of the Silver Key, 1934), scritto dallo stesso Lovecraft a partire dall'abbozzo narrativo di Edgar Hoffmann Price: 

"It was an All-in-One and One-in-All of limitless being and self - not merely a thing of one Space-Time continuum, but allied to the ultimate animating essence of existence's whole unbounded sweep - the last, utter sweep which has no confines and which outreaches fancy and mathematics alike. It was perhaps that which certain secret cults of earth have whispered of as YOG-SOTHOTH, and which has been a deity under other names; that which the crustaceans of Yuggoth worship as the Beyond-One, and which the vaporous brains of the spiral nebulae know by an untranslatable Sign..." 
(H. P. Lovecraft, E. H. Price, Through the Gates of the Silver Key) 

Traduzione:
 
"Era un Tutto-in-Uno e un Uno-in-Tutto di illimitato essere e sé - non solamente un essere di uno Spazio-Tempo, ma connesso all'essenza ultima ed animante dell'intera ed illimitata curva dell'esistenza - la curva finale e completa che non ha confini e che si estende allo stesso modo verso sognatori e matematici. Era forse quello che certi culti segreti della terra avevano sussurrato come YOG-SOTHOTH, e che era stata una divinità sotto altri nomi; ciò che i crostacei di Yuggoth adorano come l'Altrove, e che i cervelli eterei delle galassie a spirale conoscono attraverso un Simbolo intraducibile."
 
Onnipresente nello spazio-tempo, Yog-Sothoth è tuttavia esiliato dalla Terra, in attesa della giusta occasione per fare il suo ingresso trionfale. Si può dire che agisca una specie di constraint, un arcano vincolo sulla struttura stessa dello Spazio-Tempo, in grado di impedire certe transizioni. 
 
Le radici R'lyehian YOG- e SOTH- 
 
L'etimologia non è affatto difficile se si ha qualche conoscenza della lingua di R'lyeh: YOG-SOTHOTH significa "Abitatore dello Spazio Esterno", da YOG "fuori, esterno" e da SOTH "spazio; il Nulla". Il concetto espresso richiama le Tenebre Esteriori. Per quanto riguarda la morfologia, il suffisso -OTH è molto produttivo col senso di "abitante, nativo" e permette di derivare un gran numero di teonimi e di nomi comuni. Dalla stessa radice YOG "fuori, esterno" sono formate parole come YOGOR "su, in alto", YOGAGL "cielo" (alla lettera "luogo esterno"), YOGFM'L "stella" (alla lettera "fuoco esterno"), YOGFM'LOG "sole" (alla lettera "grande fuoco esterno") e via discorrendo. Esiste anche una traduzione diversa di YOG come "tempo; epoca". La cosa non sarebbe poi così inspiegabile, se fosse confermata: le menti sfocate delle genti di R'lyeh concepivano il Tempo come qualcosa che è al di fuori dello Spazio. Così si sarebbe avuto questo slittamento: 
 
"fuori, esterno" => "al di fuori dello spazio" => "tempo" 
 
È anche possibile che esistessero differenze di pronuncia per noi poco rilevanti che permettevano di marcare la distinzione tra i due diversi significati. Tutto ciò necessita di ulteriori approfondimenti. 

Questo per ciò che concerne l'etimologia interna del teonimo Yog-Sothoth, ossia la derivazione dalla lingua in cui è stato concepito dall'Autore (definita "fittizia" o "artificiale" dagli studiosi materialisti). Sono state tuttavia escogitate dai critici alcune etimologie esterne, che fanno riferimento alle lingue degli umani della Terra e che presentano qualche interessante spunto di riflessione. 

Alcune ingannevoli etimologie popolari
 
1) Origine ebraica. Vagando nel Web mi è capitato di imbattermi in un'interpretazione particolarmente cervellotica. Non ne esiste più alcuna traccia, così non saprei dove indirizzare il lettore. L'autore del blog ormai scomparso sosteneva che Yog-Sothoth in ebraico significasse "Tredici Depravazioni". Così argomentava, nella sua ingenuità infinita, che Sothoth doveva essere l'ebraico סוֹטוֹﬨ sōṭōth "depravazioni", plurale di סוֹטָה sōṭāh "depravazione". Non comprendeva che la consonante è diversa da th. Il verbo סטה sṭh è ben documentato per indicare la depravazione morale: sāṭāh significa "deviare (dalla virtù)". In concreto, la parola sōṭāh indica la moglie infedele o sospettata di infedeltà, ossia la "donna deviante". Non mi pare una semantica adatta agli Dei Esterni. Per quanto riguarda il numerale, egli considerava i valori numerici delle lettere yod (10) e gimel (3), sommandoli e ottenendo per l'appunto "tredici". In effetti per scrivere in forma sintetica 13, si usa la notazione יג. Nella sua infinita ingenuità, questo blogger era convinto che in ebraico la parola per dire "tredici" si pronunciasse realmente YOG! In realtà in ebraico il numerale in questione è שְׁלֹשָה-עָשָׂר shelōshāh-'āsār "tredici" (maschile) e שְׁלֹשׁ-עֶשְׂרֵה shelōsh-'esreh "tredici" (femminile).   
 
2) Origine araba. Sembra una direzione abbastanza scontata in cui fare ricerche. In fondo l'arabo sarebbe stato proprio la lingua madre di Abdul Alhazred, autore del Necronomicon. Così nel manuale del gioco di ruolo The Call of Cthulhu (Chaosium) è stato suggerito che Yog-Sothoth fosse un adattamento della supposta frase araba Yaji Ash-Shuthath "non c'è pace alle porte". Se posso permettermi un paragone espressivo, se questa traduzione è verosimile, allora Hulk Hogan somiglia a Cicciolina.
 
Riporto un significativo dialogo tra Wikipediani sulla natura del nome Yaji Ash-Shuthath
 
 
Nareek (03/01/2007):  
Does this really mean "There is no peace at the gates" in Arabic? I feel a little uncomfortable with the reference as it stands, because it's not actual scholarship--it's color for a role-playing game, which for all we know may have been made up out of whole cloth. I do not think it is a serious suggestion that Lovecraft derived the name from an Arabic phrase. 
 
Phil Smith (04/02/2007):
Good point. I just noticed that the alleged translation had been put there without attribution and hoped that citing the source might clear it up slightly. But yes: it might be Arabic, it might not; the essay in question doesn't actually confirm it one way or another. If it is Arabic, then it's probably a back-formation. Any Arabic speakers able to clear that up? 
 
Legiodes (18/03/2007): 
I'm not sure about 5th edition but according to 6th edition "Yaji Ash-Shuthath" translates to "The abnormal ones (things, times?) are coming" while "There is no peace at the gates" seems to be the english translation of "Ny har rut hotep".
 
Siebharrin (06/06/2007): 
I speak an arabic dialect, and although I'm not an expert of classical Arabic, I can tell : Actually, neither "Yaji Ash-Shuthath" or "Ny har rut hotep" are Arabic...
 
Ho potuto appurare che esiste una frase in arabo classico, ال شذاذ ي جيء yajī'u ash-shudhdhādh, il cui significato è "vengono le cose strane" o "arriva la stranezza". Direi che è una fabbricazione piuttosto grossolana. Tecnicamente parlando, appare insensato spiegare Yog-Sothoth con la lingua di un popolo terrestre: il genere umano è ben giovane in confronto agli Dei Esterni! Uno spiritosone con qualche rudimento di arabo classico deve essersi strizzato il cervello giorno e notte per produrre questa "meraviglia".  
 
Le manipolazioni di Simon e di Carranza 
 
Cercare corrispondenze del teonimo Yog-Sothoth in sumerico e in accadico era un'impresa votata al fallimento fin dall'inizio. Così i famigerati Simon e Venustiano Carranza hanno pensato bene di forgiare forme inesistenti, senza alcun criterio, spacciandole quindi per reali. Ecco alcuni discutibili "capolavori" della creatività umana: 
 
1) il "sumerico" IAK SAKKAK, menzionato da Simon nel corpus delle formule del suo pseudo-Necronomicon;
2) il "babilonese" YUGGSUDUGGU con la variante YUGSUDUK, menzionato nelle cosiddette Tavolette di Kutu, nel Necronomicon fittizio di Carranza. 
 
I falsificatori non mostrano alcuna conoscenza delle lingue dell'antica Mesopotamia, che distorcono a loro piacimento a beneficio dei babbei che credono a baggianate così colossali. Confondono il sumerico (una lingua isolata) con l'accadico (una lingua semitica), ignorano ogni fondamento di fonotassi e di scrittura di entrambe le lingue, spargono fumisterie di ogni genere e arrecano grande nocumento alla Conoscenza.

Un'interpretazione cabalistica

Il mago cerimoniale Thelemita Kenneth Grant (1924 - 2011) ha proposto una tesi singolare: Yog-Sothoth sarebbe stato descritto dal Solitario di Providence come un conglomerato di globi maligni (supposto originale: "a conglomeration of malignant globes"; frase attestata: "only a congeries of iridescent globes, yet stupendous in its malign suggestiveness", L'orrore nel museo, 1933) su ispirazione delle Qliphoth, le cosiddette "Conchiglie", che rappresentano il Male nella cosmologia cabalistica e si contrappongono alle Sephiroth, le emanazioni attraverso cui si rivela l'Infinito (Ain Soph). Nel misticismo ebraico l'insieme delle Qliphoth è conosciuto come Albero della Morte, che è il contrario dell'Albero della Vita. Andrebbe verificato quanto Lovecraft conoscesse davvero le complessità della Cabala. Non mi risulta che conoscesse l'ebraico (aveva soltanto pochi rudimenti di greco). Si è detto e scritto di tutto su di lui e sulla sua ipotetica formazione esoterica. Ricordo la suggestione che lo vorrebbe istruito nei misteri della Massoneria Egiziana la cui fondazione è attribuita a Cagliostro: queste nozioni gli sarebbero giunte tramite la consultazione della biblioteca paterna. Su tutte queste cose sono piuttosto scettico.  
 
Questi sono i nomi delle 10 Sephiroth che compongono l'Albero della Vita: 
 
1. KETHER
2. CHOKMAH
3. BINAH
4. CHESED
5. GEVURAH
6. TIPHERETH
7. NETZACH
8. HOD
9. YESOD
10. MALKUT 
 
Alcune Sephiroth hanno nomi alternativi:
CHESED è anche nota come GEDULLAH;
GEVURAH è anche nota come PAHAD e come DIN;
TIPHERETH è anche nota come RACHAMIN
MALKUT è anche nota come SHEKINAH
 
Le varianti ortografiche sono dovute a diverse convenzioni nella traslitterazione: YESSOD, MALKUTH, etc.  
 
Questi sono i nomi delle 10 Qliphoth che compongono l'Albero della Morte: 
 
1. THAUMIEL  
2. CHAIGIDEL
3. SATHARIEL
4. GAMCHICOTH
5. GOLACHAB
6. THAGIRION
7. HARAB SERAPEL
8. SAMAEL
9. GAMALIEL
10. NEHEMOTH

Le varianti ortografiche sono dovute a diverse convenzioni nella traslitterazione. Alcuni scrivono THAMIEL anziché THAUMIEL.
 
Nel Necronomicon fittizio di George Hay, Yog-Sothoth è costituito da 13 globi maligni i cui nomi sono i seguenti: 

1. GOMORY 
2. ZAGAN 
3. SYTRY 
4. ELIGOR 
5. DURSON
6. VUAL 
7. SCOR 
8. ALGOR
9. SEFON
10. PARTAS
11. GAMOR
12. UMBRA
13. ANABOTH 
 
La fonotassi non è tipicamente R'lyehian, anche se nulla impedisce a questi nomi di appartenere a tale lingua; si nota che un nome suona come il latino umbra "ombra". Non è improbabile che l'autore della teoria delle 13 Depravazioni (vedi sopra) abbia tratto ispirazione dall'opera di Hay.  

lunedì 28 settembre 2020

ETIMOLOGIA E PRONUNCIA DI CTHULHU

Per tutti i Cultisti è una certezza incrollabile. Il Grande Cthulhu dorme a R'lyeh. Attende sognando nella sua dimora che è come un loculo scavato nella gelida pietra, finché risorgerà dal suo Sonno Nero e giungerà a noi quando verrà il Giorno del Ritorno. Allora si manifesterà con tutti i suoi Consanguinei e meraviglierà l'Universo in decadenza!  

Detto questo, qual è in concreto l'etimologia del nome CTHULHU? Come si pronuncia? Il proposito del nostro breve trattatello è dare risposte a questi interrogativi. 

Secondo i materialisti più pervicaci, non ci sarebbe nulla da spiegare. A loro avviso H. P. Lovecraft avrebbe inventato il nome del temibile demone forgiandolo direttamente dall'aggettivo chthonian "sotterraneo, ctonio" o dal suo sinonimo chthonic. Sono vocaboli dotti, derivati dal greco χθών (khthōn) "terra". Già soltanto per via della fonetica, la proposta etimologica è irricevibile. Si tratta di una paretimologia, nata dal tentativo di spiegare Omero con Omero. Come in moltissime le etimologie popolari, resta sempre un residuo inspiegabile. 
 
La vulgata corrente degli snippets di Google e della Wikipedia in inglese sostiene un'associazione abbastanza oscura, suggerendo che il finale del racconto lovecraftiano I ratti nei muri (The Rats in the Walls, 1923) confermerebbe l'origine di Cthulhu da chtonic. Questo è il testo dello snippet che appare sotto il naso a chiunque cerchi "Cthulhu etymology", e che è tratto proprio da Wikipedia: 
 
«Invented by Lovecraft in 1928, the name Cthulhu was probably chosen to echo the word chthonic (Ancient Greek "of the earth"), as apparently suggested by Lovecraft himself at the end of his 1923 tale "The Rats in the Walls".»
 
In realtà il Dormiente di R'lyeh non è menzonato nel racconto in questione, nemmeno una volta. Ho letto l'opera in italiano e nella versione originale, e posso confermare che vi si menziona soltanto Nyarlathotep. Il fatto che vi siano descritti in modo assai efficace orrori e atrocità cannibaliche avvenute nel sottosuolo nel corso delle epoche, non implica che il riferimento sia proprio a Cthulhu. Quindi è un atto di disonestà intellettuale da parte dei Wikipediani affermare che Lovecraft stesso abbia suggerito che il nome di Cthulhu derivi da chtonic

Così il Solitario di Providence ha descritto, in modo sommario ma significativo, la pronuncia di Cthulhu

"The actual sound, as near as human organs could imitate it or human letters record it - may be taken as something like Khlûl'hloo, with the first syllable pronounced gutturally and very thickly. The 'u' is about like that in 'full', and the first syllable is not unlike 'klul' in sound, hence the 'h' represents the guttural thickness."
(Selected Letters V, pagg. 10-11) 
 
Traduco per i pochi non anglofoni rimasti: 
 
"Il suono reale, per come gli organi umani possono imitarlo o le lettere umane trascriverlo - può essere qualcosa come Khlul'hloo, con la prima sillaba pronunciata gutturalmente e in modo molto denso. La 'u' è circa come quella di 'full', e la prima sillaba non è dissimile da 'klul' nel suono, ove la 'h' rappresenta la densità gutturale."  

Si comprende questo: il digramma -th- esprime una consonante simile alla laterale tl /tɬ/ del Nahuatl o di alcune lingue nord-caucasiche, ma glottalizzata. Invece il digramma -lh- esprime una consonante laterale sorda /ɬ/ trascritta in gallese con ll (esempi: llawn "pieno", llong "nave", gwell "meglio", gwallt "capelli", twll "buco", etc.). In sintesi, così si deve trascrivere in caratteri fonetici IPA il nome di Colui che dorme a R'lyeh: 
 
/'ktɬʔuɬu/ 
 
Tutto ciò fa apparire come ridicola la leggenda della derivazione da chthonic, chtonian. Non soltanto: quanto esposto implica la natura glossolalica della creazione linguistica lovecraftiana. Una glossolalia singolare, caratterizzata da un consonatismo molto complesso, in netto contrasto con le produzioni registrate dagli studiosi, che sono invece caratterizzate da un consonantismo elementare e dalla prevalenza delle sillabe aperte. 
 
Ortografie alternative (lovecraftiane): Tulu 
Ortografie alternative (post-lovecraftiane): Tulu, Katulu, Kutulu,  
      Kathulu, C'thulhu, Cthullu, Cthulhutl, Kthulhut, Q'thulu,
      Kutunluu, K'tulu, Thooloo, Kulu, Clulu, etc. 
Pronuncia corrente nei paesi anglosassoni: /kə'tu:lu:/ 
Pronuncia suggerita da Chaosium: /kə'θu:lhə/
Trascrizione in cirillico: КТУЛХУ
 
La radice R'lyehian CTHU(LH)- 
 
Per quanto riguarda la vera etimologia, ovviamente dobbiamo fare riferimento alla lingua di R'lyeh, di cui già abbiamo presentato una sintetica descrizione
 
I dati disponibili non permettono di trovare immediatamente il significato della radice da cui il nome in questione è formato. Occorre fare qualche considerazione, quindi possiamo giungere alla Conoscenza, anche considerando dati esterni alla lingua di R'lyeh. Per l'esattezza, la soluzione al problema la si reperisce in Enochiano, pur non essendo ovvia né evidente. 
 
Sappiamo che Cthulhu è l'Annientatore, il Nullifico. Egli è Colui che riduce l'Essere a nullità. Questo il nucleo semantico da cui partire.  

La radice R'lyehian CTHU(LH)- "annientare l'Essere" corrisponde all'Enochiano TELOCH "morte" (varianti TELOC-, TELOAH).
 
Questa è la protoforma ricostruibile: *ktʔlwχ- "Morte dell'Essere".  

Esiste in R'lyehian anche un altro teonimo che conferma quanto dedotto. Il nome CTHUGHA è formato dalla stessa radice e significa evidentemente "Fiamma che Annienta l'Essere". Il demone di fuoco Cthugha compare per la prima volta in un racconto di August Derleth, La casa in Curwen Street (The House on Curwen Street, 1934). 
 
Così vediamo che nella lingua R'lyehian esiste la parola GHA "fiamma", che a quanto ne so non è attestata isolatamente: questa è la forma sintetica, sinonimo della parola comune FM'LATGHOR "fuoco, fiamma", derivata dal verbo FM'LATGH "bruciare, ardere". 
 
Alcune notevoli etimologie popolari  
 
1) Origine sumerica. Il tentativo di ricondurre il nome Cthulhu all'augusta lingua di Sumer è connesso allo scandalo dei Necronomicon falsi, che a un certo punto hanno cominciato a pullulare. Chi non ricorda il famoso trattato con l'introduzione di Venustiano Carranza (in realtà un presidente del Messico, morto da tempo). Chi non ricorda gli sproloqui di Simon? L'idea di un'etimologia sumerica di Cthulhu parte proprio da quest'ultimo autore, sulla cui vera identità si sono fatte molte supposizioni (potrebbe trattarsi di un certo Herman Slater, proprietario di un negozio dell'occulto a New York, sebbene alcuni sostengano che fosse in realtà L. Ron Hubbard). Secondo Simon e Carranza, Cthulhu deriverebbe da KUTU-LU, essendo KUTU un nome dell'Oltretomba, e LU la parola sumerica che significa "uomo". Peccato che in sumerico non si usasse una simile sintassi. L'ordine è inverso e in genere si usa il suffisso del genitivo -A(K), anche se ricorrono casi di semplice giustapposizione. Il genitivo diventa -(A)KE quando si aggiunge il suffisso ergativo -E, cosa che capita quando segue un verbo transitivo. A partire da un toponimo KUTU non sarebbe mai possibile dire KUTU-LU: si deve invece dire LU KUTU-A o LU KUTU; se soggetto di frase transitiva si deve dire LU KUTU-(A)KE
 
Esempi di genitivo semplice: 
 
LUGAL KUKURR-A "Re di tutte le terre"
UDU SIKI-A(K) "pecora da lana"
 
Esempi di genitivo + ergativo: 
 
LUGAL KIŠ-KE "Re di Kiš"
ENSI UMMA-KE "Signore di Umma" 

Una complessità inafferrabile da gente come i fantomatici Simon e Carranza.  
 
Questo è un elenco di nomi sumerici dell'Oltretomba: 
 
ARALA
ARALI (variante di ARALA)
EANIRRAGALGALLA (lett. "casa dei lamenti")
GANZER (lett. "tenebra")
G̃ANSIS (lett. "tenebra; eclisse", vedi GANZER)
ḪILIB (forse un prestito da una lingua ignota)
ḪUBUR (forse da ḪAB "puzzare") 
KIGAL (lett. "luogo grande")
KIKALLAKALLA (lett. "luogo sterile")
KUKKU (lett. "oscuro")
KUR (lett. "montagna, terra straniera")
LAM  
URUGAL (lett. "grande città") 
 
Curiosa è la forma LAM, omofona della parola che significa "abbondanza" e "mandorlo". Si tratta senza dubbio di una mera coincidenza, data la concezione tutt'altro che ottimistica che i Sumeri avevano della morte. 
 
Non risulta affatto che esista un nome KUTU dell'Oltretomba, anche se mostrerebbe una straordinaria coincidenza con la radice R'lyehian CTHU(LH)-, di cui abbiamo parlato in precedenza. L'equivoco è nato dal fatto che esisteva una città chiamata KUTÛ in accadico (arabo Kutha Rabba, attuale Tell Ibrahim, in Iraq). Il suo nome in sumerico era GUDUA. Era un'importante sede del culto del Dio della Distruzione, NERGAL, sposo della Dea degli Inferi EREŠKIGAL. Così fu dedotto che il toponimo KUTÛ, GUDUA, di origine pre-sumerica e senza etimologia nota, dovesse essere un epiteto dell'Ade. 

2) Origine semitica. Secondo Lich Van Winke, l'origine del nome Cthulhu è l'imperativo del verbo protosemitico *qṭl "uccidere", con l'aggiunta del pronome di III persona singolare maschile. Nelle lingue cananee questa forma doveva suonare *qṭul-hū "uccidilo!". In realtà le cose sono un tantino più compicate: in ebraico si ha qoṭlāhū "uccidilo!" (< *qaṭl-, con diverso vocalismo). Tuttavia in arabo, lingua semitica non cananea, si ha uqṭul-hu "uccidilo!", con maggiore assonanza. L'idea di base sembra essere questa: Lovecraft avrebbe udito dei celebranti biascicare formule arcane in arabo, distinguendo un segmento che suonava proprio qṭul-hu, ossia "uccidilo!", equivocandolo e credendo che fosse il nome del demone adorato dall'accolita. Molto fantasiosa come ipotesi, anche se senza dubbio interessante e controcorrente. Resterebbe da capire di quale setta dovrebbe trattarsi.
 
 
Tutto ciò non è sfuggito a un navigatore algerino, che così ha commentato su Reddit: 
 
«I speak Algerian Arabic and "cthul-hu" clearly means "kill him". "Cthul-ha" means "kill her", "cthul-hem" means "kill them", "cthul-na" means "kill us", etc.. It is pronounced differently depending on the country, but the base is the same. It wouldn't be surprising because as we all know, HPL was greatly influenced by Arabic culture and mythology.» 
 
 
3) Origine gallese. Nel Web mi sono imbattuto in qualcosa di stravagante e grottesco, tanto che sulle prime non ci volevo credere: alcune persone sono convinte che Lovecraft abbia dato nome a Cthulhu ispirandosi alla lingua gallese. Già abbiamo accennato al suono laterale sordo scritto ll in tale lingua, specificando che ricorre anche in Cthulhu. Questo però non implica affatto una parentela tra lo R'lyehian e l'idioma celtico del Galles. C'è chi sostiene che Lovecraft avrebbe udito la vera pronuncia di cognomi come Lloyd e Llewellyn, traendone ispirazione. È molto difficile far capire a un americano di cultura bassa o media che lo stesso suono può essere presente in lingue non imparentate tra loro. Su Reddit l'idea che Cthulhu sia un nome gallese è abbastanza diffusa. Leggendo i vari interventi, ne ho poi riscontrato uno singolare: Cthulhu avrebbe una certa assonanza col nome di un eroe gallese: Culhwch. Il punto è che in Culhwch non è presente la laterale sorda ll, ma la normale l, oltre al fatto che la prima vocale -u- è pronunciata come una -i- dura, /ɨ/. Le peculiarità fonetiche delle lingue celtiche attuali risalgono all'epoca altomedievale. Ai tempi di Giulio Cesare, le lingue celtiche avevano una sonorità molto diversa, simile a quella del latino o del greco. La protoforma ricostruibile di Culhwch è *COILOSUCCOS. L'antroponimo significa "Maiale Snello".