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venerdì 15 gennaio 2021


LA MORTE DI SIDDHARTHA GAUTAMA BUDDHA 
 
Sentii parlare della sorprendente morte di Siddhārtha Gautama, più noto come Buddha, in una circostanza abbastanza curiosa, in un sito nichilista ormai sparito dalla Rete:  CounterOrder.com. Se si cerca di accedere all'url, compare una scritta desolante: "The domain counterorder.com is for sale". Fortunatamente esiste un backup su Oocities.org
 
 
Bizzarramente nell'url del backup compare un glorioso nome germanico, che sarebbe stato inteso in tutta la Germania e tra i Longobardi: Liudegast "Ospite delle Genti". È il nome che nel Nibelungenslied è dato al Re di Danimarca. Credo che sia anche il nick dell'artefice del salvataggio. Esiste una sezione del sito che riporta interessanti notizie biografiche di alcuni nichilisti celebri.
 
 
Essi sono i seguenti: 

Re Salomone
Buddha 
Gorgia 
Niccolò Machiavelli 
Mikhail Bakunin 
Friedrich Nietsche 
Sergei Nechayev 
Vera Figner 
Marcel Duchamp 
Andy Warhol 
La banda Baader-Meinhof 
I Sex Pistols 

Questa è la traduzione in italiano del testo relativo a Buddha:

Buddha Siddhartha nacque in Nepal. Alla fine, esaurito e annoiato dallo stile di vita edonistico come figlio privilegiato di un sovrano della casta guerriera dell'India, Buddha si rivolse all'introspezione e inventò il percorso verso l'illuminazione, attraverso l'amore, la serenità e specialmente la serenità amorevole. 

Rendendosi conto che la sofferenza è il denominatore comune dell'umanità, la meditazione e la pace interiore sono l'antidoto logico all'eterno conflitto esterno. Portando questo alla sua estrema conclusione, nullificando finalmente l'esistenza corporea, la sofferenza viene rimossa e non resta altro che l'illuminazione nello stato finale del Nirvana. Questo è l'obiettivo dei Buddhisti, il desiderio ultimo è raggiungere il Nulla. Una sorta di nichilismo si trasformò in religione, meno spirituale che logica, cosa che fu un virulento affronto al sistema dominante Indù.

Buddha parlava in Pali ma non scrisse mai nulla. Usando la lingua comune invece del Sanscrito elitario, molti non riuscivano a capire che egli includeva la persona media nei suoi sermoni, una nuova idea democratica che conquistò i convertiti that won converts della maggioranza ignorata. Dopotutto chiunque può essere sul cammino dell'illuminazione.

Buddha ha avuto alcune idee sorprendenti, considerato non soltanto il periodo storico, ma anche la longevità storica che attribuisco al notevole concetto di religione come metodologia: "il sentiero" anziché "la fede". E ancora oggi monumenti a sua somiglianza, grandi e ancora più grandi, ricoprono l'intera metà orientale del continente asiatico. E per inciso, le sculture e le immagini del Buddha intendono ritrarre la beatitudine attribuita allo stato di Nirvana - scherzosamente simile a uno sballo sonnifero da droghe o all'oppiaceo originale del Nulla.

Buddha morì a Kusinagara, in Nepal, dopo aver mangiato prosciutto contaminato; se fosse sopravvissuto, sono sicuro che il nono sentiero sarebbe stato "evita i piatti di carne di porco poco cotta". 
 
Questa narrazione pone alcuni problemi, come per esempio quello della dieta. Ebbene, Buddha non era affatto vegetariano. Condannava l'uccisione di animali ma non il consumo delle loro carni, a patto che il macellaio fosse di un'altra religione. Questo semplice dato di fatto non è stato accettato da alcune congreghe di monaci, che hanno anche cercato di nascondere la verità sulla morte di Gautama, dipingendolo come vegetariano. 
 
La fonte più attendibile sul delicato argomento è il Mahāparinibbāṇa Sutta, che è il Sutta 16 del Digha Nikāya, testo scritturale appartenente al Sutta Pitaka della tradizione Theravāda, la più antica del Buddhismo e la più vicina agli insegnamenti originali. Questa è la narrazione. Il ricco fabbro Cunda Kammāraputta ospitò Buddha e gli servì una speciale prelibatezza a base di carne di porco, oltre ad altri piatti, tra i quali del riso cotto nel latte. L'Illuminato ordinò che ai suoi monaci fossero dati soltanto i piatti a base di riso, mentre la carne di porco doveva essere servita soltanto a lui. Il nome di questa preparazione non vegetariana era sūkaramaddava. Mentre Buddha stava mangiando, si sentì molto male, avvertendo un fortissimo dolore addominale e defecando diarrea mista a sangue. Ordinò quindi che ogni avanzo di carne di porco fosse sepolto in una buca. Chiese poi al suo prediletto discepolo Ānanda di portargli dell'acqua. Questi non voleva portargliene, affermando che l'acqua del vicino ruscello era stata contaminata e resa torbida dal passaggio di carri. Buddha insistette per avere comunque quell'acqua. A questo punto fu trasportato in barella nella città di Kuśināgara, dove spirò prima che un medico potesse aiutarlo.   
  
In sanscrito la parola sūkaramaddava indica il prosciutto (da sūkara "porco, cinghiale" e maddava "cosa tenera"). Punto. Sono stati fatti grotteschi tentativi di reinterpretazione! Per evitare lo scandalo, negli ambienti di tradizione Mahāyāna ("Grande Veicolo") si è diffusa una falsa etimologia di sūkaramaddava, tradotto con "cosa tenera dei porci", osssia "cosa tenera gradita ai porci". I porci, sia domestici che selvatici, sono ghiottissimi di funghi. Queste manipolazioni semantiche sono infatti fondate sull'identificazione del cibo fatale con una specie di timballo di funghi. L'amico C., appassionato di Buddhismo, ha scritto: "La possibilità che sia morto per il consumo di funghi contenuti in quel misterioso piatto è riportato come possibile e probabile da alcune fonti". A parte il fatto che l'etimologia da me esposta non lascia adito a dubbi, a parer mio è estremamente improbabile che una preparazione a base di porco possa essere interpretata come una preparazione a base di funghi. Questo ho ribattuto all'amico: "Se il Papa venisse da te a cena, gli daresti un piatto preparato con funghi raccolti a caso? Funghi di cui ignori gli effetti?" E ancora: "Trovo difficile credere che un devoto possa mostrare una simile incuria verso l'oggetto della sua venerazione. Tra i funghi ci sono molti inebrianti, allucinogeni, psicotropi. Gautama evitava con cura ogni sostanza inebriante. Nessun devoto avrebbe rischiato di propinargliene una per ignoranza o per sbaglio." 
 
Ricordo una pubblicità che veniva trasmessa molto tempo fa, ancora nel XX secolo. Uno strano individuo, conciato come un adepto della setta degli Hare Krishna, lodava il "prosciutto alla tibetana". Questo nonostante il fatto che gli Hare Krishna sono notoriamente vegetariani (rifiutano sia la carne che le uova, ma non il latte, che definiscono "nettareo"). In realtà il "prosciutto alla tibetana" esiste. Consiste in un maialino, morto di morte naturale, che viene sepolto nel letame dopo che i mosconi azzurri l'hanno riempito di covata. Riesumato dalla sua tomba fecale, dopo un paio di settimane, il corpo del maialino viene divorato anche crudo. Anche senza arrivare a simili eccessi, forse il piatto preferito di Gautama era meno invitante di quanto potremmo pensare. Esistono persino raffigurazioni pittoriche dell'accaduto: in un dipinto si vede il fabbro Cunda Kumāraputta intento a preparare personalmente il porco per il piacere dell'Illuminato. Cosa interessante, si può notare la tetra figura di Māra, il Demone della Morte, che guida le azioni del cuoco.
 
 
Il dottor Mettanando Bhikkhu è l'autore di un testo estremamente interessante, in cui analizza con estrema cura  la causa della morte di Gautama, identificandola infine con l'infarto mesenterico. 

 
"L'ischemia mesenterica acuta è l'interruzione del flusso sanguigno intestinale causata da un'embolia, una trombosi o una condizione di basso flusso. Causa la liberazione di mediatori, infiammazione e infine infarto. Il dolore addominale è sproporzionato rispetto ai reperti obiettivi."
Fonte: Parswa Ansari, MD, Hofstra Northwell-Lenox Hill Hospital, New York 
 
Le conclusioni dell'autore lasciano comunque perplessi, perché quanto riportato nel Mahāparinibbāa Sutta è oscuro e contraddittorio. 
 
1) Buddha avverte che qualcosa non va nel cibo mentre lo sta mangiando;
2) Buddha dispone che gli avanzi siano seppelliti; 
3) Buddha, mentre sta per morire, afferma che Cunda non deve essere biasimato e che non è stata la carne di porco da lui offerta ad essere causa di morte. 

Quanto affermato nei punti 1) e 2) contraddice le conclusioni del punto 3). 
Forse Gautama intendeva, per misericordia, evitare che Cunda fosse oggetto di odio e di rappresaglie. Per ottenere questo scopo, avrebbe però mentito. Agendo così, l'Illuminato sarebbe venuto meno agli stessi precetti da lui insegnati alle genti. 

Il dottor Mettanando Bhikkhu afferma che non fu la qualità del cibo a uccidere Gautama, bensì la quantità. L'eccesso di cibo avrebbe causato la patologia intestinale, rivelatasi presto fatale. Questa conclusione non è affatto innocua: implica che l'Illuminato fosse goloso, ingordo, incline a ingerire più cibo del necessario. Se era goloso, come è inevitabile credere alla luce di quanto riportato, allora non poteva aver raggiunto il Nirvāa, stato che implica la cessazione di ogni concupiscenza. Le conseguenze di ciò sono devastanti e potenzialmente in grado di distruggere l'intero edificio dottrinale.  
 
Un altro notevole studio  (Chen, 2005), individua la causa della morte di Buddha in una colite necrotizzante causata dal batterio Clostridium perfringens, ma la sostanza delle cose non cambia. 
 
 
L'Illuminato, a cui è attribuita una conoscenza profondissima di tutte le cose, avrebbe dovuto capire che il cibo era infetto prima ancora di portarlo alla bocca.
 
Il karma di Buddha 
 
Le dottrine di Gautama portano a infinite altre aporie. Secondo quanto affermato dall'Illuminato, la liberazione dalla ruota delle rinascite può avvenire soltanto quando sono stati consumati tutti i semi del karma maturati nelle vite precedenti e in quella stante. Perché ciò avvenga è necessario conseguire un karma che non sia né oscuro (ossia funesto) né luminoso (ossia fausto). Quando questo avviene, si raggiunge il Nirvāa, il cui nome indica l'Estinzione, ossia uno stato particolare in cui non esiste concupiscenza. 
Il punto che sembra essere sfuggito a tutti è il seguente: essendo morto a causa di violentissimi attacchi di diarrea, Gautama aveva ancora dei semi del karma da consumare. Questo contraddice quanto si dice sul suo raggiungimento dell'Illuminazione. 
Vivere è dolore. Chi nasce, vive, muore, rinasce, sperimenta dolore in ogni fase del suo passaggio. La malattia fa parte di questo dolore. Il karma funesto è la causa della malattia. Essere colpiti da diarrea sanguinolenta e da atroci coliche addominali fino a morire è senza dubbio una malattia, è senza dubbio dolore, e la causa di ciò deve essere quindi il karma funesto. Ne consegue che Gautama era un uomo come tutti gli altri e non un Buddha
Un uomo che si contorce e smerda sangue, scaricandosi con estrema pena, desidera sommamente una cosa sola: che l'intestino smetta di essere squassato, che le coliche cessino. Quindi non può trovarsi in condizione di Nirvāa, per il semplice fatto che patisce e desidera qualcosa. 
 
Morte del sé personale e Illuminazione 
 
Emerge un'altra singolare contraddizione. Come è risaputo, Buddha afferma che l'attaccamento alle cose genera sofferenza e porta alla rinascita. Le stesse conseguenze porta anche l'attaccamento al sé personale (ātman). Secondo le dottrine buddhiste, non esiste infatti alcun sé personale immortale. Non vi è alcun protagonista immutabile che possa osservare le cose del mondo esterno, costituendo un riferimento duraturo. Il sé personale è un composto in cui è insita la morte: è destinato a dissolversi con la fine delle funzioni vitali del corpo. A questo insegnamento è dato il nome di anātman, ossia "non-sé". 
 
Come può la dottrina buddhista del karma essere compatibile con quella dell'anātman
Se il sé personale si dissolve con la morte, tutto è perduto. Come ha fatto Gautama a ricordare le sue precedenti esistenze quando ha avuto l'Illuminazione? 
Se l'ātman si dissolve con la morte, perché dicono che Gautama abbia ricordato le sue esistenze precedenti? Come avrebbe potuto? 
Se l'ātman si dissolve con la morte, perché dicono che Gautama sapesse prevedere quante esistenze terrene rimanessero a ciascuno dei suoi discepoli? Dall'anātman proviene l'impossibilità pratica di conoscere alcunché del passato o del futuro di un essere. 

Il concetto di rinascita secondo gli insegnamenti di Gautama è molto diverso da quello che popolarmente si crede. La rinascita è paragonata allo spegnimento della fiammella di una candela e all'accensione della fiammella di un'altra candela. Nessuno direbbe che la fiammella spenta della prima candela sia trasmigrata nella fiammella accesa della seconda candela. Non siamo di fronte alla migrazione fisica di un principio vitale.  
 
Come può un principio, pur deterministico come quello del karma, agire su inconsapevoli fiammelle ontologiche, quando il sé personale responsabile delle azioni si estingue con la morte? De facto, a ogni nuova vita si avrebbe un essere diverso, su cui però agirebbero le conseguenze di esseri ormai estinti, corrispondenti alle vite precedenti. Come è possibile stabilire un nesso tra un essere vivente e quelle che era in una sua esistenza passata? Non si può. Le conseguenze della rigorosa applicazione delle dottrine di Buddha portano in modo ineluttabile alla negazione dell'Essere.  

Conclusioni
 
Gautama era davvero un autentico nichilista. Credeva unicamente nel Nulla e perseguiva l'Estinzione di tutti i viventi come unica forma di Salvezza. Tutte le narrazioni sui miracoli, sull'ascesi, sulla santità, sul ricordo di esistenze passate, altro non sono che baggianate inventate da monaci ignoranti, avidi e superstiziosi. Se si tolgono queste futili incrostazioni morali, si ottiene il ritratto di un Profeta del Non-Essere. L'ho compreso di colpo in modo cristallino. Un universo entropico è incompatibile con la dottrina buddhista del karma.

venerdì 1 gennaio 2021

LA CREZIONE DEL TEHOM E DEL TOHU-VA-BOHU

Questo è riportato nel Libro della Genesi (1, 1:4): 
 
"Creazione del cielo e della terra. - In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo gorno." 
 
Il termine "abisso" è la traduzione del vocabolo ebraico TEHOM, che è corradicale dell'accadico TIAMAT. Ora, nel passo biblico si omette di precisare che il Tehom, anteriore alla creazione del cielo e della terra, fu creato da Dio. Quindi secondo questa narrazione il Dio dell'Antico Testamento avrebbe tratto qualcosa da una realtà preesistente chiamata Abisso, a cui gli studiosi rabbinici attribuiscono il nome di TOHU VA-BOHU, indicante una condizione di disordine. Uno stato precosmico, anteriore all'instaurarsi delle stesse leggi di Natura. Se le cose stanno così, allora tale Dio è minore dell'Abisso detto Tehom e della condizione di Caos, perché nessuno può essere chiamato Principio Primo se ha bisogno di una precedente sostanza - comunque sia definita - per effettuare la propria Creazione. 
 
Dunque i teologi niceni che ammettono l'origine di tutte le cose in questo Dio, dovrebbero rispondere a una pressante domanda:  
 
"Chi ha creato l'Abisso? Chi ha creato il Caos?" 
 
E ancora: 
 
"Chi ha creato la tenebra da cui questo Dio avrebbe tratto la Luce?" 
 
Se infatti un simile Dio disse "Sia la luce!", significa che egli è minore della Tenebra, da cui avrebbe compiuto una simile opera. Può la Vera Luce essersi originata dalla Tenebra? No. Deve essere quindi evidente a tutti che l'intera impalcatura dell'Antico Testamento è fallace. Questo si deduce dalle parole del Libro chiamato Genesi, che il Dio di cui si parla in tali scritti non è affatto il Vero Dio, ma è il Malvagio Creatore che ha bisogno della Tenebra per plasmare il Nulla.

mercoledì 25 novembre 2020

 
SICARIO 
 
Titolo originale: Sicario
Lingua originale: Inglese, spagnolo
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2015
Durata: 121 minuti
Rapporto: 2,39:1
Genere: Azione, thriller, drammatico
Regia: Denis Villeneuve
Soggetto: Taylor Sheridan
Sceneggiatura: Taylor Sheridan
Produttore: Basil Iwanyk, Thad Luckinbill, Trent Luckinbill,
       Molly Smith, Edward McDonnell
Produttore esecutivo: Ellen H. Schwartz, Erica Lee
Casa di produzione: Black Label Media, Thunder Road
       Pictures
Distribuzione in italiano: Lionsgate, 01 Distribution
Fotografia: Roger Deakins
Montaggio: Joe Walker
Musiche: Jóhann Jóhannsson
Fonico: William Sarokin
Costumi: Renée April
Scenografia: Patrice Vermette
Interpreti e personaggi:
    Emily Blunt: Kate Macer
    Benicio del Toro: Alejandro Gillick
    Josh Brolin: Matt Graver
    Victor Garber: Dave Jennings
    Jon Bernthal: Ted
    Jeffrey Donovan: Steve Forsing
    Raoul Trujillo: Rafael
    Maximiliano Hernández: Silvio
    Daniel Kaluuya: Reginald "Reggie" Wayne
    Julio Cesar Cedillo: Fausto Alarcón
    Hank Rogerson: Phil Coopers
    Bernardo Saracino: Manuel Diaz
    Edgar Arreola: Guillermo Diaz
    Kevin Wiggins: Burnett
    Jesus Nevarez-Castillo: Eliseo
    Dylan Kevin: Charlie (comandante Delta Force) 
    John Trejo: Agente Delta Force 
    Marty Lindsey: Ufficiale SWAT
    Vic Browder: Maresciallo Capo US
    Boots Southerland: Maresciallo US Keith
    Adam Taylor: Maresciallo US Kevin
    David Garver: Bob Fisks
    Lora Martinez-Cunningham: Jacinta
    Kim Larrichio: Moglie di Silvio
    Michael Sheets: Agente del Tesoro
    Julian Ortega: Figlio del boss Fausto Alarc
ón
    Ian Posada: Figlio del boss Fausto Alarc
ón
Doppiatori italiani:
    Francesca Manicone: Kate Macer
    Massimo Corvo: Alejandro
    Fabrizio Pucci: Matt Graver
    Luca Biagini: Dave Jennings
    Alessio Cigliano: Ted
    Giorgio Borghetti: Steve Forsing
    Gianni Giuliano: Rafael
    Alessandro Quarta: Silvio
    Andrea Mete: Reggie Wayne
    Francesco Prando: Fausto Alarcón
    Fabrizio Russotto: Phil Coopers
    Pino Insegno: Guillermo 
Budget: 30 milioni di dollari US
Box office: 84,9 milioni di dollari US 
Sequel: Soldado (), di Stefano Sollima

Trama: 
Chandler, Arizona. Kate Macer, una giovane agente dell'FBI, idealista e con poca cura dell'igiene intima, conduce una delicata operazione assieme al suo collega, il mandingo Reggie Wayne. L'obiettivo è Manuel Diaz, boss del Cartello di Sonora. Durante l'irruzione in una villetta intestata al criminale, per poco gli agenti non soffocano a causa dei pestilenziali lezzi cadaverici. La Macer scopre decine di cadaveri di uomini e donne, avvolti in sacchi di plastica e appesi come carcasse suine. È squassata dal vomito di fronte a quel piccolo genocidio. Proprio quando un agente sta per aprire un tombino, che permette di accedere a un sotterraneo stipato di centinaia di cadaveri, avviene una tremenda esplosione. Rimangono uccisi in due, dilaniati, trasformati in una pappa carnea sparsa dovunque. Terminata l'infelice operazione, la donna viene ricevuta dal suo capo, che la spinge ad accettare un gravoso incarico "volontario", facendola trasferire in una task force diretta dal rozzo Matt Graver e da un inquietante colombiano, Alejandro. Lei finisce con l'accettare, volendo ottenere vendetta. Il compito della squadra consiste infatti nel recarsi in Messico, a Ciudad Juárez, per estradare il fratello di Manuel Diaz, Guillermo. Tutto finisce in merda già fin dal primo momento. Kate si trova suo malgrado nel bel mezzo di una carneficina in cui vengono abbattuti numerosi sicari dei narcos; in più di un'occasione è testimone del modo di agire illegale dei suoi compagni di squadra. Alejandro non esita ad usare la tortura per estorcere informazioni da Guillermo Diaz, riuscendo ad apprendere l'esistenza di un tunnel usato per contrabbandare la droga negli Stati Uniti. Durante una serata tranquilla, il mandingo Reggie fa il paraninfo: porta la collega in uno squallido bar e le presenta un giovane agente di polizia locale, Ted, sperando così di favorire una relazione carnale. La scintilla scocca: la donna è attratta da Ted e gli si vuole concedere, ma la cosa non funziona, anzi finisce in una lotta disperata quando lei scopre che il poliziotto è in realtà un corrotto al soldo dei narcos. Alejandro la salva in extremis, proprio mentre sta per essere strangolata. Ted viene messo alla tortura e confessa tutto ciò che sa. Rivela i nomi di tutti gli agenti americani pagati da Diaz. C'è tutto il necessario per organizzare una nuova spedizione in Messico, percorrendo il cunicolo e giungendo nel cuore del regno dei narcos. La squadra si muove di notte usando visori a raggi infrarossi. Alejandro compie una carneficina: riesce a giungere fino alla dimora di Fausto Alarcón, al vertice del Cartello di Sonora, sorprendendolo con la moglie e i figli piccoli mentre stavano cenando. Prima ammazza la donna e i bambini, come se fossero insetti. Poi sopprime anche il boss, sparandogli nel cranio. Così si viene a sapere qualche antefatto sul misterioso personaggio: Alejandro aveva iniziato la sua carriera come assassino prezzolato del Cartello di Medellín, in Colombia. Poi era diventato procuratore in Messico; proprio Alarcón aveva fatto decapitare sua moglie e sciogliere sua figlia nell'acido. Ora la vendetta è compiuta. Kate Macer riceve una visita dal giustiziere e non regge alle sue rivelazioni. Il mondo non è un idilliaco giardino puffesco pervaso di valori e di sublimi ideali: è una massa di feci grasse e maleodoranti su cui ronzano nuvole di mosche, in mezzo all'acre fumo di olocausto. Gli incoscienti cittadini degli States si dimostrano essere la causa e il motore di questo orrido meccanismo: la loro incessante richiesta di droga alimenta il narcotraffico con annessi e connessi, mattanze in primis. L'unica possibilità è cercare di ridurre al minimo la complessità del problema, evitando la proliferazione dei Cartelli. Piena d'ira, la donna vorrebbe uccidere quello che è soltanto un sicario più intelligente e più dotato degli altri, ma non ci riesce. Troppo ligia alla morale e alla legge, non può concepire un simile rimedio all'orrore che la opprime. La narrazione si conclude con una partita di calcio tra ragazzi: all'improvviso si sentono rumori di mitra in lontanza, che annunciano l'avvento del dominio di Nyarlathotep, Caos Strisciante!   
 

Recensione: 
Questo è l'unico dei film di Villeneuve che mi abbia davvero esaltato. La prima volta che l'ho visto, la qualità del video era pessima e si notava una macchia nera il cui profilo sembrava quello di un grosso cranio bantoide, proprio nell'angolo in basso a sinistra: evidentemente si trattava della registrazione di uno schermo fatta con una telecamera rudimentale. La seconda volta che ho visionato le sequenze la qualità del video era perfetta e mi sono goduto appieno lo spettacolo. I personaggi sono come ombre che si muovono in un universo scuro, caliginoso, lugubre, truculento, soffocante, in cui ogni movimento comporta rischio di una morte atroce. Sempre palpabile è il senso di Morte Termodinamica. Il Cosmo in sfacelo è la sola realtà. Quello che emerge istante dopo istante è l'assoluta mancanza di un qualsiasi senso, anche abbozzato.   
 
Sesso smerdante! 
 
La protagonista attraversa una fase piuttosto difficile della sua esistenza. A un certo punto incontra Ted, un poliziotto brillante, provando presto un'insana passione per lui. Come accade spesso in America, i due finiscono subito a letto, senza tanti preamboli. Si baciano, poi gli eventi prendono una piega grottesca. Lui cerca di metterle la testa tra le gambe e di leccarle la vulva. Lei si vergogna da morire perché da un po' non ha curato molto l'igiene (come le aveva fatto notare il suo collega mandingo). Le puzza ed è piena di smegma. Non vuole che il grossolano amante senta il tanfo di formaggio e che resti schifato, così lo spinge via. Mentre la donna cerca di divincolarsi scalciando all'impazzata, nota che il poliziotto ha un bracciale variopinto che dimostra la sua connessione con il Cartello di Sonora. Questo dettaglio fortuito fa sorgere in lei una ribellione violenta. A volte anche un mancato bidet può salvare la vita: se il sesso non fosse stato smerdante, le cose sarebbero andate ben diversamente!  
 

Penetrazione auricolare!

Il poliziotto corrotto viene catturato e messo alla tortura. Lo gonfiano di pugni, fino a ridurlo a un cencio sanguinolento. Il truce Alejandro gli infila un dito in un orecchio, scavando in mezzo al cerume fino a raggiungere il timpano e a grattarlo. Ancora una lieve pressione ed ecco che la fragile membrana si lacera! Le urla sono atroci. Le implicazioni sessuali dell'accaduto sono annichilenti: l'agente non può più affermare di essere vergine nelle orecchie! Si converrà che non si vedono cose simili tutti i giorni. Questa trovata geniale compensa di certo le innumerevoli stronzate ideate dal regista canadese nel corso della sua carriera! Peccato che i fan villeneuviani non se ne siano nemmeno accorti.
 
Una distorsione percettiva  
 
Non so per quale ragione, ma mi ero convinto che il poliziotto protagonista della scena di sesso smerdante e poi torturato avesse il cranio pelato, liscio come quello del Tenente Kodak! Quando ho visionato il film una seconda volta, mi sono accorto che non era affatto così: il poliziotto corrotto, non solo non aveva nemmeno una vaghissima somiglianza con Teddy Savalas, ma era addirittura provvisto di una folta chioma nera. Come ho fatto a rimuovere alcuni particolari e a deformarne altri? Non so spiegarmelo! Evidentemente i ricordi che si accumulano nei banchi di memoria stagnante non sono statici e immutabili, non sono fatti acquisiti e messi sotto naftalina, come schedari di una biblioteca polverosa. Vivono di vita propria senza che me ne accorga, subiscono trasformazioni, si distorcono!  

 
I blogger macellati 
 
A Ciudad Juárez sono in vigore usanze a dir poco truculente. Ammazzano le donne per un nonnulla e le seppelliscono nella terra molle, senza nemmeno una bara, facendole marcire tra i vermi. Di questo i media hanno parlato a lungo, denunciando l'orrore di quel tristissimo recesso dell'Inferno. Hanno parlato molto meno del destino riservato ai blogger in Messico. Proprio così: da quelle parti macellano i blogger!  Villeneuve ce ne mostra alcuni appesi a un viadotto autostradale. I corpi nudi sono dilaniati, tagliati come quarti di bue, spesso privati delle braccia. Anche se il regista non lo dice in modo esplicito, non ho alcun dubbio: quelli che si vedono penzolare sono cadaveri di blogger! Numerose esecuzioni sono avvenute a Monterrey e altrove: i corpi dei blogger impiccati sono stati mostrati nel Web e tuttora si riescono a trovare foto delle mattanze senza troppe difficoltà. Perché proprio i blogger vengono macellati? Non bisogna faticare troppo per trovare una risposta a un simile interrogativo. Nella terra che ha dato i natali a personalità come Emiliano Zapata e Benito Juárez, i blogger sono convinti di poter migliorare il mondo attraverso opere di denuncia sociale. Ovviamente ai narcos non va molto giù che si diffondano notizie sul genocidio in atto da anni in Messico, con bilanci peggiori di quelli di una guerra. Non va loro a genio nemmeno che qualcuno pretenda di vivere in un mondo in cui regna la Pace, cosa che arrecherebbe non pochi danni a chi guadagna dalla morte altrui. Quindi questi blogger vengono perseguitati e abbattuti. La realtà, non compresa dagli stessi blogger, è che Huitzilopochtli è un essere reale che abita nel sottosuolo del Messico e chiede un tributo di sangue umano! Oggi come ieri.

 
Entropia dilagante 
 
Villeneuve descrive con toni estremamente vividi una società terminale in preda alle metastasi di un cancro ormai inestirpabile. Le stesse forze dell'ordine sono aggredite da un flusso incessante di materiale genetico tumorale, tanto che gli agenti sono diventati nuclei di corruzione. Se ne può anche neutralizzare uno, con sistemi illegali, ma tanto altri dieci prenderanno il suo posto. Le difese immunitarie non mirano nemmeno più alla salute dell'organismo sociale, scopo questo che sarebbe soltanto un pio desiderio: si limitano a rimuovere qualche massa cancerosa qua e là, qualche tentacolo del parassita alieno che ha contaminato ogni cosa. Non c'è speranza alcuna. Ogni ideale umano viene ad essere ridotto a un puro e semplice flatus vocis. La specie Homo sapiens si mostra in tutta la sua desolazione, in tutta la sua demente nudità, al culmine di un processo di degenerazione millenaria! Non esiste rimedio alcuno, a parte un conflitto termonucleare globale che cancelli ogni traccia di biologia dal coprolito chiamato Terra. Qualsiasi sforzo di risanamento in un dato luogo si traduce per necessità fisica in un aumento del disordine in regioni più vaste. Per produrre risultati limitati è necessario spendere risorse che non ci sono, arrecando danni ancora maggiori. La Termodinamica è ineluttabile come un carnefice!        
 

Curiosità e inconsistenze 

L'odioso Matt menziona la città di Sasabe, lungo la frontiera tra Arizona e Messico, affermando che si trova ad est di Nogales. In realtà è a ovest di Nogales. Il toponimo Sasabe deriva dalla lingua O'odham (Papago), appartenente alla famigia Uto-Azteca, e significa "fondovalle". Ovviamente non è spagnolo. 
 
Nella scena dell'attraversamento della frontiera, quando Alejandro sta cercando di disinnescare la situazione pericolosa, dice "compas" ai gangster. Questa parola è stato mostrata erroneamente nei sottotitoli come "con paz", ossia "con pace". Nel Messico settentrionale, come in altre parti dell'America Latina, compas è un'abbreviazione di compadres "compagni", ed è un'espressione che sarebbe con maggior probabilità usata per cercare calmare i manigoldi.  

Nelle scene di traffico ambientate a Ciudad Juárez si notano taxi gialli e rossi. Ci sono anche piccoli autobus grigiastri e verdi denominati "Peseros". In realtà questi veicoli non circolano a Ciudad Juárez, sono invece tipici di Città del Messico. 

Nel film ci sono numerose incoerenze in materia legale. Ad esempio, dopo gli arresti in banca si afferma che gli autori hanno effettuato depositi di $ 9.000 ogni giorno per evitare le segnalazioni del governo. Tuttavia, i dipendenti delle banche negli Stati Uniti sono addestrati a segnalare depositi di contanti sospetti. Depositare $ 9.000 al giorno ogni giorno per anni sarebbe sicuramente considerato sospetto (tecnicamente parlando è un illecito chiamato "structuring"). Molti altri dettagli errati riguardano il modus operandi dell'FBI e della CIA, le loro limitazioni materiali dovute a cavilli complessi, difficilmente traducibili in un linguaggio comprensibile.
 
Quando Alejandro sta parlando con il suo amico e collega alla stazione, il sottotitolo in inglese mostra Monterey. La città nello stato di Nuevo León, in Messico, è Monterrey, con una consonante rotica forte -rr-. È proprio il luogo dove sono stati impiccati numerosi blogger. 
 
Premi e riconoscimenti: 

 2016 - Premio Oscar
     Candidatura per la Migliore fotografia a Roger Deakins
     Candidatura per la Migliore colonna sonora a Jóhann Jóhannsson
     Candidatura per il Miglior montaggio sonoro a Alan Robert

        Murray
 2016 - Premio BAFTA
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    Candidatura per la Miglior colonna sonora a Jóhann Jóhannsson
 2016 - Producers Guild of America Award
    Candidatura per il Miglior film
 2016 - Writers Guild of America Award
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        Sheridan
 2016 - Satellite Awards
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    Candidatura al Miglior film
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    Candidatura alla Migliore fotografia a Roger Deakins
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    Candidatura al People's Choice Awards
 2015 - Festival di Cannes
    Candidatura alla Palma d'oro
 2015 - Washington D.C. Area Film Critics Association Awards
    Miglior colonna sonora a Jóhann Jóhannsson
    Candidatura al Miglior film
    Candidatura alla Migliore fotografia a Roger Deakins
    Candidatura al Miglior montaggio a Joe Walker

domenica 22 novembre 2020

 
ARRIVAL 
 
Titolo originale: Arrival
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2016
Durata: 116 min
Genere: Fantascienza, drammatico
Regia: Denis Villeneuve
Soggetto: Ted Chiang (libro)
Sceneggiatura: Eric Heisserer
Produttore: Dan Levine, Shawn Levy, David Linde,
      Karen Lunder, Aaron Ryder
Produttore esecutivo: Glen Basner, Dan Cohen,
      Eric Heisserer, Tory Metzger, Milan Popelka, Stan
      Wlodkowski
Casa di produzione: Lava Bear Films, 21 Laps
     Entertainment, FilmNation Entertainment
Distribuzione in italiano: Warner Bros.
Fotografia: Bradford Young
Montaggio: Joe Walker
Musiche: Jóhann Jóhannsson
Scenografia: Patrice Vermette
Interpreti e personaggi:
    Amy Adams: Louise Banks
    Jeremy Renner: Ian Donnelly
    Forest Whitaker: colonnello Weber
    Michael Stuhlbarg: agente David Halpern
    Tzi Ma: generale Shang
    Mark O'Brien: capitano Marks
    Frank Schorpion: Dr. Kettler
Doppiatori italiani:
    Ilaria Latini: Louise Banks
    Roberto Gammino: Ian Donnelly
    Massimo Corvo: colonnello Weber
    Massimo De Ambrosis: agente David Halpern
    Haruhiko Yamanouchi: generale Shang
    Davide Perino: capitano Marks
    Sergio Lucchetti: Dr. Kettler 
Budget: 47 milioni di dollari US 
Box office: 203,4 milioni di dollari US 

Trama: 
La linguista Louise Bank racconta la tediosa storia della figlia, morta a dodici anni per una forma di leucemia incurabile. Mentre sta tenendo una lezione all'università, accade un fatto epocale: dodici astronavi aliene compaiono all'improvviso, librandosi su vari punti della Terra. Sembrano immensi sigari di metallo. Date le sue competenze, la studiosa viene invitata dai militari statunitensi a far parte di una squadra speciale il cui scopo è quello di cercare un modo per comunicare con gli sconosciuti esseri giunti dallo Spazio Esterno. È un'occasione estemporanea che non si ripeterà: Louise lo sa bene e decide di coglierla al volo. Da quel momento passa il suo tempo a cercare di comunicare con gli alieni, che si rivelano essere enormi polpi scorreggianti! Sono chiamati "Eptapodi" (Heptapods in inglese) perché hanno sette tentacoli. Durante l'opera di apprendimento di una forma di scrittura geroglifica che gli alieni disegnano nell'aria per mezzo delle flatulenze, la studiosa si rende conto di avere delle angoscianti visioni del proprio futuro. Infatti l'apprendimento della lingua scritta degli Eptapodi, la comprensione della sua intima natura, si rivela in grado di indurre una percezione non lineare del tempo. I nodi giungono al pettine: il suo uomo la lascia quando si rende conto che lei ha deciso di dare alla luce una bambina pur essendo consapevole di votarla a un atroce destino di malattia. Quando lui capisce che nella sua compagna l'impulso a dare la vita è talmente forte da vincere ogni considerazione razionale, ne ha un orrore insondabile. Non è difficile immaginare il seguito della sua vita: orribilmente disilluso, decide di rompere ogni rapporto col gentil sesso, andando alla ricerca di uomini irsuti con cui darsi a pratiche sodomitiche.  
 

Recensione: 
Questo film è stato tratto dal racconto di Ted Chiang Storia della tua vita (Story of Your Life), facente parte dell'antologia Storie della tua vita (Stories of Your Life and Others) e pubblicato per la prima volta nel 1998. Il libro in questione mi era stato vivamente raccomandato dall'amico Andrea "Jarok" Vaccaro, che me lo aveva anche prestato. Lo avevo letto, anche se ero talmente pieno di whisky che ben poco di Storia della tua vita è rimasto fissato nei miei banchi di memoria stagnante. Ricordo però che avevo trovato abbastanza originali e interessanti le mirabolanti teorie su una lingua aliena esposte in quel racconto. Bizzarramente, mi è invece rimasto impresso un altro racconto che mi parve orribile, quello dell'uomo che amava Dio a tal punto da non mutare i propri sentimenti nemmeno quando si ritrova condannato all'Inferno per l'eternità - e per giunta senza alcun motivo logico. Ho poi qualche vaga reminiscenza di uno scritto grottesco in cui alcuni studenti si masturbavano fino allo sfinimento, raccogliendo un bacile pieno zeppo di spermatozzi e riuscendo a usare quel liquame per plasmare un homunculus. In ogni caso dissi ad Andrea che l'antologia di Chiang mi era piaciuta, più per cortesia che per altro. Qualche anno dopo, ritrovarmi alle prese con Arrival mi ha provocato un rigurgito acido. Tra tutti i registi, Villeneuve era proprio il meno adatto per cimentarsi in un'impresa del genere. Quello che non riesco a capire è perché sia così adorato dalla critica, che mostra addirittura scomposte reazioni di fanatismo quando non si accettano le sue opinioni dittatoriali. Sarò forse il solo nel Web a combattere contro questa funesta idolatria villeneuviana! 
 
 

Polpi che scorreggiano con le estremità! 

Gli alieni mostrati da Villeneuve sono incredibilmente grotteschi. Appena abbozzati e realizzati in maniera quasi artigianale, i molluschi tentacolati sono poco più che sagome immerse in una densa nebbia, studiata ad arte per celare al pubblico le loro fattezze. La forma di comunicazione da loro usata ha dell'incredibile. Producono cospicui peti dalla punta dei loro tentacoli, emettendo una specie di denso gas nero che va aggregandosi fino a disegnare forme complesse. Geroglifici flatulenti! Mentre nel racconto di Chiang, Storia della tua vita, si dava una dettagliata spiegazione logica dei princìpi fondanti della scrittura degli Eptapodi e del confronto con la loro lingua parlata, nel film si trova soltanto qualche traccia rudimentale di tutto questo. Il regista si limita a giocare su un equivoco comunicativo (la storia della scrittura aliena come "arma", fraintesa dai militari ottusi e ritenuta una dichiarazione di guerra da parte degli extraterrestri). Mostra poi gli ideogrammi che si formano nell'aria e una serie di fotografie, ma non ricordo nemmeno un abbozzo di indicazione sul rapporto tra il valore semantico dei segni e la loro forma. Diciamo che un trattatello di fantalinguistica, certamente originale e con notevoli possibilità di sviluppo, è stato banalizzato in modo irrimediabile. 
 
 
Una scrittura semasiografica 
 
Riporto in questa sede quanto viene detto nella pellicola villeneuviana sul peculiare sistema di scrittura usato dagli Eptapodi, trascritto verbatim ab origine
 
«Come comunicano? Qui Louise ci sta facendo vergognare. La prima svolta è stata scoprire che non c'è correlazione tra quello che un eptapodo dice e quello che un eptapodo scrive. A differenza di tutte le lingue umane scritte, la loro scrittura è semasiografica: veicola un significato, non rappresenta un suono. Forse per loro la nostra forma di scrittura è un'occasione sprecata, perché tarata a un secondo canale di comunicazione. Dobbiamo ringraziare gli amici pakistani per lo studio su come scrivono gli Eptapodi. A differenza del linguaggio, un logogramma è svincolato dal tempo. Come la loro astronave e i loro corpi, la loro lingua scritta non ha una direzione in avanti o indietro. I linguisti la chiamano "ortografia non lineare", il che solleva il quesito: "È così che pensano?" Immaginate di voler scrivere una frase usando due mani a partire da entrambi i lati. Dovreste già sapere ogni parola che vorreste usare, oltre a quanto spazio andrebbe ad occupare. Un eptapodo sa scrivere una frase complessa in due secondi, senza sforzo. Noi ci abbiamo messo un mese per una semplice risposta. Prossimo passo: ampliare il vocabolario. Secondo Louise potremmo metterci un altro mese per essere pronti.»
 
Vengono mostrati in rapida sequenza i segni che esprimono i seguenti concetti, nell'ordine: 
 
mother
planet
life
man
star
heptapod
child
woman
earth
human
walk
time
death
system
technology
solar system
home
number
write 
 
I semagrammi fotografati e riprodotti tramite computer sembrano il risultato delle eiaculazioni del Seme Nero del Caprone Primigenio. Le figure sono troppo sfuggenti per impressionarsi sulla retina dello spettatore, ma anche fermando l'immagine non si ottiene alcuna informazione utile. Non c'è la possibilità di analizzare queste forme, di scomporle in unità significative comprensibili e maneggevoli, anche se in alcuni fotogrammi si notano intricate serie di linee tracciate allo scopo di dare un ordine razionale a ciò che sembra figlio del Caos.

Nella biblioteca realizzata dalla studiosa e dalla sua équipe, visualizzata sullo schermo di un computer, sono visualizzate le seguenti parole in inglese, senza però che sia mostrato il corrispondente geroglifico degli Eptapodi:

see
find
understand
think
query
ask
truth
land
perch
ground
hold
choose
pick
take
accept
search 
 
Si evidenziano subito alcune difficoltà concettuali. Come può il linguaggio eptapodico scritto essere davvero universale? Come può accomunare tutti gli esseri senzienti, indipendentemente dalle peculiarità della loro biologia e del loro ambiente? Faccio pochi esempi per esporre le mie perplessità. Immaginiamo una civiltà aliena di esseri simili a balene che vivono in un oceano planetario. Che significato avrebbero per loro segni per esprimere cometti come "terra", "terreno", "suolo", "aria"? Come hanno fatto gli Eptapodi ad elaborare segni per concetti come "madre", "donna", "bambino"? Un gigantesco polpo senziente potrebbe avere una biologia riproduttiva del tutto diversa da quella di un mammifero. Per fissare le idee, le cose potrebbero andare in questo modo: 
1) la femmina depone le uova in una vasca;
2) il maschio al ritorno dal lavoro scarica lo sperma sulle uova e le fertilizza; 
3) se il maschio manca all'appuntamento e rincasa il giorno dopo, la femmina cucina le uova in insalata e se le mangia. 
Adesso ditemi che senso avrebbe per una simile specie parlare di "madre", o anche soltanto comprendere il significato dell'idea di "madre" per un popolo umano. 
 
 
Scrittura eptapodica e natura del tempo 
 
Non si capisce come i segni possono essere indipendenti dallo scorrere del tempo, se devono rendere possibile la trascrizione di qualsiasi concetto. Come si potrebbe scrivere in semagrammi eptapodici atemporali un trattato sulla storia della Germania? Non si potrebbe nemmeno specificare che Hitler è venuto dopo Rindfleisch, o che la banda Baader-Meinhof è venuta dopo Hitler? Se non si può trovare il modo di esprimere la relazione d'ordine che definisce l'esistenza dei viventi nella freccia temporale termodinamica, allora tutto è vano: non è nemmeno possibile utilizzare concetti implicanti la nozione di irreversibilità, come "nascita", "morte", etc. Tutto ciò accade perché Villeneuve non ha ben compreso i contenuti dell'opera di Chiang, come spiegato nel seguito.  

Ideogrammi e semagrammi 
 
Le scritture ideografiche a noi più familiari sono due: quella degli antichi Egizi e quella cinese. Il problema è che non si tratta di vere e proprie scritture ideografiche. I segni non esprimono idee. La scrittura geroglifica egiziana è un complesso sistema di rebus fonetici: un gran numero di segni rappresenta una o più consonanti e vengono utilizzati per trascrivere parole che contengono gli stessi suoni, indipendentemente dal significato; molti altri segni sono determinanti che non corrispondono ad alcun suono e servono soltanto a specificare il contesto semantico delle parole, evitando ambiguità ed errori. La scrittura cinese è fondata sulla trascrizione di sillabe, unità semantiche minime della lingua, a cui corrispondono diversi significati a seconda del contesto e dell'intonazione. Queste sillabe vengono poi utilizzate per il loro valore fonetico, indipendentemente dal significato, anche per trascrivere nomi e parole provenienti da altre lingue. Così ad esempio Marx in cinese viene adattato come 马克思 (trascrizione: MǍ-KÈ-SĪ), il cui significato letterale sarebbe qualcosa come "cavallo-vincere-pensare". Altre scritture comunemente etichettate come ideografiche, come quella dei Maya, hanno anch'esse natura fonetica. I complessi geroglifici Maya si sono rivelati composti da segni che rappresentano il valore fonetico delle sillabe e non il significato. Non c'è nulla di realmente ideografico. Come conseguenza di tutto questo, non si può scrivere in geroglifici egiziani senza conoscere la lingua degli antichi Egizi, né si può scrivere in ideogrammi cinesi senza conoscere la lingua cinese su cui si fondano, etc.
 
Glottopoiesi villeneuviana e altre futilità 
 
A quanto ho letto nel vasto Web, Villeneuve si sarebbe impegnato assieme allo sceneggiatore Eric Heisserer nella creazione di un vero e proprio vocabolario di semagrammi eptapodici, circa un centinaio in tutto. Solo alcune decine di questi segni sono visibili nel film, seppur per pochi istanti. Come già accennato, non viene data alcuna vera spiegazione delle unità significative che li formano, né viene fatto cenno della logica con cui queste sono state aggregate. Se quanto riportato fosse vero, saremmo di fronte all'ennesimo spreco del grande e munifico Re Adim, che col suo tocco magico trasforma in merda ogni cosa toccata, anche l'oro! Santo Cielo, mi dico, a cosa può servire fare un complesso "lavoro glottoteta" su un centinaio di semagrammi se poi tutto ciò viene messo in un cassetto e dimenticato? Comunque sia, nessuno può provare, al di là dei gossip mediatici, che i semagrammi mostrati non siano altro che chiazze d'inchiostro generate casualmente, come quelle usate nel test di Rorschach. Mi immagino la reazione dei fan se un giorno si dovesse scoprire che l'artista in realtà era uno scimpanzé che si è divertito a pasticciare!
 
La critica e le sue idiozie  

Secondo la maggior parte dei commentatori nel Web, il film villeneuviano avrebbe come idea centrale la stronzata suprema della "mistica della diversità", tanto cara ai radical shit e ai fautori del politically correct. Mentre i migliori capolavori della Fantascienza sono fondati sull'idea di uno scontro tra civiltà, qui viene affermato un isterico appello alla cosiddetta "inclusività", volta ad abbracciare anche i molluschi all'interno del campo smisurato dell'empatia umana. Ecco l'ossessione che ne nasce: l'idea di trovare un'utopica lingua universale che possa accomunare tutti gli esseri senzienti dell'Universo. Questa lingua comune, "inclusiva", non può essere una lingua parlata. Le lingue parlate si fondano su modi di vedere l'esistenza che sono diversissimi tra loro e spesso incompatibili. Una lingua scritta che si fondi sui princìpi della logica e della matematica, che sono oggettivi, dovrebbe invece poter essere appresa e utilizzata da tutti, indipendentemete dalla lingua parlata. È ancora l'idea della matematica come linguaggio cabalistico di Dio, sulle cui lettere sarebbe fondata la struttura stessa della sua Creazione. Eppure, stando al racconto di Chiang, emerge che una simile interpretazione è completamente errata, come posso dimostrare con argomenti solidissimi. Si tratta dell'ennesimo abuso villeneuviano.  
 

Storie della tua vita: una rilettura dopo anni 

Per poter fare un confronto più efficace col film di Villeneuve, ho recuperato l'antologia di Chiang e ho riletto il racconto Storia della tua vita. Ho subito notato non poche differenze significative. 
1) La figlia di Louise Banks nel film muore a dodici anni a causa della leucemia. Nel racconto la figlia di Louise Banks muore a venticinque anni a causa di una caduta durante la scalata di una montagna.
2) Nel racconto gli Eptapodi non sono molto simili a polpi, avendo un corpo dalla forma di un barile con sette occhi disposti in modo radiale. Hanno due orifizi: quello superiore che serve loro per respirare e per parlare, mentre quello inferiore, dotato di denti, serve loro per mangiare e per defecare. Una vera e propria bocca-ano! Inoltre gli arti sono rigidi e non hanno l'aspetto di tentacoli.
3) Nel racconto la comunicazione tra gli studiosi e gli Eptapodi avviene tramite meccanismi simili a specchi che sono stati lasciati dalle astronavi in diversi punti della Terra. Nessuno sale mai su un veicolo alieno. Villeneuve ha stravolto tutto, per rendere le sequenze più sensazionali, portando la squadra scientifica all'interno di un'astronave. Si è anche inventato di sana pianta la trovata del passeraceo chiuso in una gabbia per saggiare la respirabilità dell'aria.  
4) Nel racconto gli Eptapodi non scrivono scorreggiando con le estremità: infilano un arto nel piedistallo di un congegno simile a uno schermo, facendo comparire i semagrammi. 
5) La lingua parlata, l'eptapode A, nel film è ritenuta del tutto priva di interesse e non ne viene fornita alcuna descrizione, mentre nel racconto viene studiata in modo approfondito e con un certo successo. Viene menzionato l'uso di suffissi per marcare il soggetto e l'oggetto di un'azione, nonché l'uso di prefissi per modificare il significato delle radici verbali.
6) Non sta scritto da nessuna parte nel racconto che i semagrammi eptapodici siano stati donati al genere umano come un sistema di scrittura universale. Non si fa nessun riferimento alla cosiddetta "arma" e agli equivoci scaturiti da un'errata interpretazione. Il motivo della venuta degli alieni rimane inspiegato, avvolto nel più fitto mistero.  
7) Nel racconto si descrive in dettaglio la fisica degli Eptapodi, che si fonda su concetti quasi agli antipodi di quelli della fisica del genere umano. Le grandezze che noi esprimiamo come integrali sono considerate fondamentali dagli Eptapodi, che basano tutta la teoria sul concetto inanalizzabile di "azione" anziché sul nesso causa-effetto a noi familiare. Le grandezze che per noi sono fondamentali sono invece considerate derivate dagli Eptapodi. Villeneuve non parla di tutto ciò. 

Un corollario che fa capolino nel racconto di Chiang è la negazione della grammatica generativa di Noam Chomsky. Purtroppo ci è difficile trattare in questa sede tutte queste affascinanti tematiche, così rimandiamo a successivi approfondimenti. 

L'origine della baggianata dei polpi alieni 

Periodicamente viene rilanciata dai media la notizia dell'origine aliena dei polpi (ordine Octopoda, genere Octopus), che sarebbero giunti sulla Terra congelati in una cometa, schiantatasi nell'oceano in epoca remotissima. In fondo i polpi sono abbastanza strani: hanno tre cuori, hanno il sangue blu a causa dell'enocianina (una proteina basata sul rame, che ha le stesse funzioni della nostra emoglobina), emettono inchiostro, sono intelligentissimi, etc. Anche se i molluschi del racconto di Chiang e del film di Villeneuve hanno 7  tentacoli, mentre i polpi ne hanno 8, si comprende bene che questa persistente fake news ha il suo fondamento proprio in Arrival. Le prime testimonianze della stronzata dei polpi venuti dallo spazio esterno risalgono al 2017, l'anno successivo all'uscita della pellicola di cui stiamo trattando. La falsa notizia si è diffusa in modo pervasivo nel 2018, anno in cui hanno cominciato a circolare anche le prime smentite da parte della comunità scientifica. Nel Web questa storiella memetica è stata fin dall'inizio ridicolizzata da moltissimi navigatori. La reazione più comune all'idea dei polpi originari di un altro pianeta era un commento lapidario, ripetuto infinite volte come per istinto: "Si mangiano con le patate!"