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giovedì 20 maggio 2021

UN SINGOLARE ESPERIMENTO ANTROPOLOGICO: IL PANINARISMO

Inizi anni '80 del XX secolo. Si stavano spegnendo gli ultimi echi del '68. La gente non voleva più saperne dell'impegno politico e sociale, il cui frutto erano stati gli anni di piombo. Ne aveva abbastanza dei comunisti, del terrorismo e della Rivoluzione. Cominciavano a vedersi i soldi, dopo un lungo periodo di stenti. Finalmente si aveva la pancia piena, la borghesia si poteva permettere spese consistenti. Così a Milano si formarono i paninari (Gallo, 1993). Erano una vera e propria tribù urbana, con proprie regole e un proprio slang (Azzali, 1993). 
Com'è specificato in modo pedantesco nella Wikipedia in italiano, per identificare il fenomeno di costume giovanile è utilizzato il termine paninaro, come se fosse un nome astratto e collettivo. Questa è la spiegazione data: "Per sineddoche, non esistendo un nome come paninarismo o paninaresimo per tutto il movimento, a cui ci si riferisce semplicemente come i paninari". Ebbene, il termine Paninarismo esiste eccome, perché l'ho fatto esistere io. "La lingua è del popolo, ed è il popolo stesso che crea le parole, le distrugge e le trasforma, con buona pace di Lavoisier" (De Benedetti, 2015). 
L'etimologia del termine paninaro viene fatta risalire al primo luogo documentato in cui si radunavano i gruppi da cui l'embrione del movimento si sarebbe formato e sviluppato: il bar Al Panino in Piazza del Liberty, nota più semplicenente come Piazza Liberty, nel pieno centro di Milano. Ci sono tuttavia opinioni discordanti e alcuni negano espressamente questa tesi, affermando che il locale in questione era piuttosto un raduno di giovani di estrema destra detti sanbabilini (Verdoia, 2013). In seguito il tempio del Paninarismo divenne il famosissimo Burghy in Piazza San Babila, un locale che può essere considerato il precursore di McDonalds.      

 
Un'interpretazione dietrologica 

Secondo la vulgata corrente, i paninari sarebbero stati l'espressione del cosiddetto "riflusso nel privato". Con questo termine del linguaggio giornalistico si intede un atteggiamento di disimpegno politico e sociale, il ripiegamento nella sfera del privato in un clima caratterizzato da estrema disillusione. Quindi un fenomeno di costume fondato sulla moda e sull'apparire sarebbe stato la conseguenza di qualcosa che era già in atto a un livello più profondo. Alcuni sostengono addiruttura che i paninari si sarebbero formati dal "vuoto pneumatico" degli anni '80 (Leggeri, 2015). Propongo un diverso modo di analizzare il fenomeno. A parer mio, il Paninarismo sarebbe invece stato la principale causa dell'affermarsi del "riflusso nel privato" e del "vuoto pneumatico", una costruzione artificiale architettata a tavolino per uno scopo ben preciso. Vediamo di esporre in dettaglio gli eventi. Era necessario disinnescare la tensione sociale, che aveva raggiunto livelli insopportabili, prossimi al punto di rottura. Bisognava seppellire per sempre gli anni di piombo e la loro eredità maledetta. Far obliare i problemi con la crescita esponenziale dei consumi. Silvio Berlusconi aveva tutti i mezzi per riuscire nell'ambiziosa impresa. Direi che ci è riuscito alla perfezione. In altre parole, il Paninarismo è stato un esperimento antropologico su larga scala, che ha impattato in modo pervasivo sui comportamenti e sui modi di pensare della popolazione italiana. Una delle sue caratteristiche fondanti era un acceso filoamericanismo di origine feticistica, puramente materialista e non ideologica. Un fatto del tutto nuovo. Non a caso si è parlato di edonismo reaganiano (D'Agostino, 1985), definito come "non solo un goliardico scherzo catodico, ma il piedino di porco per penetrare nella Weltanschauung degli Anni '80" (D'Agostino, 2011). Va detto questo: si tratta di una subcultura autoctona. Mentre i rockabilly, i metallari e i dark sono giunti dal mondo anglosassone, i paninari sono a tutti gli effetti un prodotto italiano. 
 

Drive In e il contesto mediatico
 
Qualcuno si ricorda ancora di Drive In? I Millennials non ne sanno nulla. Per farla breve, era una trasmissione andata in onda sulle reti di Berlusconi dal 1983 al 1988. Chi l'ha vista non l'ha dimenticata. Lory Del Santo incedeva sensuale, con le sue splendide tettine, con le sue gambe statuarie. Sorriso smagliante e voce vellutata. All'epoca non era ancora dedita alle assurdità New Age. Era sensualità assoluta. Nella sigla d'apertura lei passava e a Enrico Beruschi cadevano gli occhi sul pavimento (effetto speciale rudimentale). Suonava la musichetta in sottofondo e una vocina femminile faceva "saxofonofonì". Tutta la popolazione maschile italiana se ne restava davanti al video con lo sperma che premeva nei testicoli. Potremmo definire Drive In una manifestazione dei frivoli anni '80. Oppure era proprio Drive In a generare l'essenza dei frivoli anni '80? Molti troveranno stravagante la mia domanda. Consideriamo però alcune cose. La trasmissione, che andò in onda con cadenza settimanale a partire dal 1983, aveva una diffusione capillare, giungendo ovunque. Questo è un fatto che non va sottovalutato. Si avvertiva un imperativo: dimenticare la violenza. Lasciarsi alle spalle l'orrore. La Milano della mala con la sua escalation che l'aveva trasformata in feroce gangsterismo. Una scia di sangue, rapine quotidiane. Morti ammazzati. Attentati senza sosta, sequestri. Stragismo, eversione. Guardando la televisione si poteva dire basta. Basta con la strategia della tensione! Basta con Lotta Continua! Basta con le Brigate Rosse! Basta con Vallanzasca! Basta con i tumulti! Basta con i tribunali studenteschi! Basta con i coglioni che urlavano "fascista!" a chiunque non condividesse le loro stronzate! Simili atrocità erano come l'alito di un dragone infernale, sulfureo, un tanfo pestilenziale che nessuno voleva più annusare. I primi segnali di disimpegno cominciarono su finire degli anni '70, quando fu notato che moltissimi avevano abiurato Marx per abbracciare il consumismo (Montanelli, 1979). A questa urgente domanda di senso, Berlusconi diede una risposta forte che fu percepita come salvifica. Ecco quindi un po' di profumo erotico che non costava nulla. Un profumo inebriante, che non si poteva fare a meno di continuare ad annusare. Questa strategia ebbe un immenso successo. Non bisogna tuttavia dimenticare che non è tutto oro ciò che luccica. Erano i prodromi di ciò che si sarebbe sviluppato appieno anni dopo, irradiandosi dalla Reggia di Hardcore. Tempo fa ebbi a dare una definizione meno anodina del fenomeno: "prove tecniche di puttanizzazione". I frutti maturi del seme piantato in quell'epoca li si è visti nel XXI secolo col diffondersi di una nuova definizione della prostituzione: "Un'intelligente forma di imprenditoria che dà alla donna l'accesso alla ricchezza tramite la libera gestione del proprio corpo".  

 
Enzo Braschi, il Profeta del Paninarismo 
 
Proprio Drive In fu il palco migliore per la diffusione del Paninarismo, che ebbe in Enzo Braschi il suo predicatore convulsionario. Si presentava sul palco mentre suonavano le note di Wild Boys (pron. uabbòis o uabbò), una canzone dei Duran Duran, gruppo il cui cantante Simon Le Bon era idolatrato dai paninari. Imperversava, faceva faville. In seguito il comico ha affermato cose stravaganti su questo suo passato, dando l'impressione di un tentativo di rinnegarlo. Ha rifiutato l'etichetta di ideologo del movimento paninaro, facendo capire che in realtà vi si sarebbe infiltrato obtorto collo. Questo a dispetto del fatto di per sé evidente che è stato per anni il massimo promotore di quella subcultura. Si è diffusa poi una leggenda, una diceria, secondo cui alcuni paninari lo avrebbero pestato perché aveva perculato l'identità del loro gruppo. Queste sono le sue parole riportate in un'intervista: "Se è vero che un gruppo di paninari milanesi mi riempirono di botte? No. Però quelli che ci credevano veramente in quel movimento si sentirono offesi. Una volta un paio di paninari di zona San Babila, a Milano, mi inseguirono. Non ho mai capito se volessero un autografo o darmi una 'compilation di schiaffazzi'. Un'altra volta in una discoteca mi si avventarono una trentina di loro: quelli sì, volevano spaccarmi le ossa. Io mi feci grosso e li respinsi. Forse, mi salvai la vita" (Braschi, 2017). Trovo difficile credergli. Sono tutte affermazioni analizzabili tramite un famoso brocardo: "excusatio non petita, accusatio manifesta". Sarebbe sensato dirlo usando una parola genovese: "sono musse". A mio avviso Braschi non intese mai perculare un'identità che traeva vita, vigore e grandissima diffusione proprio dai suoi numeri comici. Chi può pensare che senza di lui ci sarebbero stati così tanti paninari? In realtà era il protagonista indiscusso di uno dei più importanti esperimenti antropologici di tutto il XX secolo. Credo che ne fosse consapevole, anche se non posso fornirne una dimostrazione diretta. Senza dubbio è stato notevole l'effetto dell'opera braschiana sulla codifica e sull'omologazione del gergo paninaro sull'intero territorio italiano e oltre. Qualcuno accusa Braschi di aver preso una subcultura elitaria ed esclusiva, tipica unicamente del Milanese, facendone qualcosa di nazional popolare (Sam Arko, 2007). Perché dovrebbe essere un'accusa? Diabole Domine, era proprio quello lo scopo dell'esperimento! 
 
Un sintetico glossario 
 
Il paninarese era pieno zeppo di anglismi, autentici o maccheronici; l'influenza della lingua inglese si esercitava anche sulla morfologia (esistevano plurali in -s, nomi formati col suffisso -ation pronunciato -éscion, etc.). Vi si trovavano anche tracce di ispanismi maccheronici. Riporto un certo numero di vocaboli e di locuzioni:     

appiovrare "abbordare una ragazza" 
arrapation "eccitazione sessuale" 
arterio "un vecchio" (pl. arterios)
burghino "paninaro" 
cagacazzo "chi importuna le ragazze" 
cagare il cazzo "importunare"
cannare "sbagliare" 
centenari "i genitori"  
centra "cazzotto"
cesso "brutto" 
che calfort "che cavolo" 
ciàina "comunista" (dall'inglese China)
cinese "comunista" 
cinghiale "individuo rozzo; non paninaro" 
cinghio = cinghiale (pl. cinghios)
classica catrambogia "cosa incomprensibile" 
    esempio: 
    non ci capisco una classica catrambogia "non ci capisco 
    un cazzo"
company "la compagnia" 
compilation "un insieme, una serie"
cucador "scopatore, macho" (pl. cucadores)
cuccare "fare sesso con una ragazza" 
Curma "Courmayeur"  
everyday "sempre"
falchettare "puntare una ragazza" 
fiocinare "prendere qualcosa" 
floppy "fiasco, fallimento"
fuori di melone "impazzito"  
gallata "idea geniale"
gallo "paninaro di successo" 
galloso "figo" 
gino "ragazzo inesperto, sfigato" 
Gran Gallo "capo paninaro"
grano "denaro" 
grippare "afferrare qualcosa; afferrare qualcuno" 
ingrippare "coinvolgere" 
kissettini "bacini" 
kissettoni "bacioni" 
lager "scuola"
libidine "godimento, piacere" 
    esempi: 
    libidine mongola "grande godimento";
    è una libidine, mi si rizza "è un piacere immenso" 
manzire "fare sesso con una ragazza" 
mazzulare "massacrare di botte" 
mazzulatore "picchiatore" 
megagalattico "gigantesco, immenso" 
meucci "telefono" 
mezza gamba "50.000 lire" 
must "dovere" 
    esempio: 
    è un must "è un dovere" 
naa "no" 
non me ne sdruma un drigo "non me ne frega un cazzo" 
okappa "in regola" 
pacco "inganno, bidone" 
paccoso "uno che fa i bidoni" 
pan-look "look paninaro"
panozzo "panino; paninaro" 
preppy "ragazza"
ramboso "tosto" 
ruotare "andare in giro in moto"  
sapiens "i genitori"
schizzare al brucio "muoversi velocemente"
sfitinzia "ragazza" 
slacciare "rompere" 
    esempio: 
    ti slaccio la faccia, tamarro!  
slandra "vulva, figa; ragazza"
smerigliare il gargarozzo "mangiare"  
squallor "male"  
    esempio:
    l'andazzo oggi è uno squallor "oggi va male" 
squinzia = sfitinzia  
storia tesa "lite"
suggellare lo zillo con la slandra "fare sesso con una ragazza"
tacchinare "puntare una ragazza, fare la corte" 
tamarrata "cosa da tamarro"
tamarro "individuo rozzo; non paninaro" 
tarocco "falso, imitazione" 
tarro = tamarro 
Timbe "le Timberland" 
troppo giusto "buono, in" (indica approvazione)
troppo scarso "non buono" (indica disapprovazione)
truzzo "individuo rozzo" 
truzzolone "pseudo-paninaro" 
una cifra "tanto" 
una gamba "100.000 lire" 
very arrapation "sexy" 
very original "originale"  
volpinata "cosa molto furba" 
volpino "furbo"

Come si può notare, alcune di queste parole sono tuttora di uso corrente e nessuno ne sospetta l'origine (es. pacco, tarocco, cagacazzo, cesso). Il verbo cuccare si è indebolito e viene spesso glossato come "rimorchiare, conquistare; pomiciare"; c'è persino qualche ingenuo che lo traduce con "fare colpo". All'epoca era decisamente più hard (per dire di aver cuccato, un gallo doveva ottenere almeno un rapporto orale). Altre parole e locuzioni sono cadute in un oblio profondo e nessuno si sognerebbe più di usarle (es. classica catrambogia). 
Molti si chiedono se si parlasse davvero così. Ebbene sì, c'erano molti chi lo faceva. Per quanto possa sembrare incredibile, ci sono persone che affermano di non ricordare termini essenziali come sfitinzia, attribuendoli a distorsioni e caricature cabarettistiche dello stesso Braschi (Sam Arko, 2007). In netto contrasto, c'è invece chi afferma di usare ancora questi termini nella conversazione familiare. Se devo essere franco, credo che Verdoia, che parla tuttora in questo modo, sia più attendibile degli scettici.     

 
La Milano da bere (e da annusare) 
 
L'espressione "Milano da bere" è l'ennesima trovata del linguaggio dei giornalisti. È usata per descrivere certi ambienti opulenti della metropoli lombarda degli anni '80, in cui fortissimo e pervasivo era il potere del Partito Socialista Italiano di Craxi - quello stesso milieu in cui si formò Berlusconi. Queste erano le caratteristiche salienti del contesto:  
1) percezione di benessere diffuso; 
2) rampantismo arrivista e opulento ostentato dai ceti sociali emergenti; 
3) immagine "alla moda".
(Fonte: Wikipedia). 
La locuzione Milano da bere ha avuto origine da uno pubblicitaria dell'Amaro Ramazzotti (Mignani, 1994; Santolini, 2008). Non si tiene però conto di una cosa importante. Alla Milano da bere era associata in modo indissolubile una Milano da annusare. Era il regno dei proboscidati che aspiravano un pregiato alcaloide peruviano. Nei loro cervelli nevicava sempre. Combinandosi questo alcaloide con l'alcol, nei loro fegati erano sintetizzati ingenti quantitativi di cocaetilene. Qual era il rapporto dei paninari con la droga e con l'alcol? Senza dubbio era odiatissima l'eroina, che era la droga dei tamarri. Si dice che si beveva a malapena e che la bamba fosse così costosa da essere fuori dalla portata (Verdoia, 2013). Pure so per certo che molti se la potevano permettere e che era assai diffusa, oltre al fatto che alcuni galli erano bevitori. "Nasce ed impazza la tv privata di Berlusconi, piena di programmi che mostrano una società laccata, imbrillantata. In questo clima di festini alla moda, pieni di Vip televisivi, non può che prendere piede una droga come la cocaina che, diversamente dalle droghe più utilizzate negli anni '70, che servivano ad aprire le porte della percezione, serve per aumentare le prestazioni, non ingrassare, essere falsamente sempre in prima linea" (Meroni et al., 2012). Se la Milano da bere è ormai un ricordo, la Milano da annusare esiste tuttora. 
 
Paninari e yuppies 
 
Gli yuppies erano i giovani rampanti, nella cui vita esisteva soltanto il lavoro ai fini dell'arricchimento personale. Erano ben distinti dai paninari, nonostante qualcuno li considerasse i loro fratelli maggiori. Gli yuppies producevano ricchezza, i paninari la consumavano come rampolli viziati della borghesia medio-alta. La differenza tra le due subculture non avrebbe potuto essere più grande, pur coesistendo nello stesso habitat metropolitano. Condividevano pochi valori, nonostante esista nell'immaginario collettivo l'idea di una comunanza di Weltanschauung tra yuppies e paninari, fomentata da alcuni film ambientati nella Milano da bere. Possiamo citare Yuppies - I giovani di successo (Carlo Vanzina, 1986) e Yuppies 2 (Enrico Oldoini, 1986), in cui i protagonisti si esprimono in paninarese (es. troppo giusto "buono", troppo scarso "non buono", è una gallata "è un'idea geniale"). Puramente paninaro, senza traccia alcuna di yuppismo, è invece Italian Fast Food, diretto da Lodovico Gasparini nel 1986. In questo film Enzo Braschi interpreta il capo paninaro conosciuto come Gran Gallo, che lotta perennemente contro una gang di punk. Non è affatto sicuro che un paninaro potesse metamorfosare in uno yuppie una volta diventato più maturo. 

 
Strane contraddizioni
 
Più volte è stato notato che i paninari ostentavano ricchezza, eppure in diversi casi si ispiravano a modelli di vestiario proletari, tipici di operai, boscaioli e contadini. La differenza sostanziale è che si trattava di indumenti costosissimi, essendo firmati. Un outfit tipico era costituito da giubbotto Moncler imbottiti di autentico piumino d'oca, pantaloni Levi's 501, scarpe Timberland, cintura El Charro, camicia Armani. Innumerevoli erano gli oggetti-feticcio. La stessa dieta dei paninari non era affatto sofisticata: era composta principalmente da panini con hamburger. Non esisteva a quei tempi la tirannia degli chef, con le loro porzioni da Lillipuziani meno nutrienti di una particola e i loro ingredienti selezionatissimi fatti pagare a peso d'oro. I paninari andavano nei fast food come Burghy in Piazza San Babila e "si smerigliavano il gargarozzo con una compilation di panozzi", come dicevano nel loro interessante e peculiare gergo. A quei tempi ero tanto ingenuo da pensare che i paninari si chiamassero così perché sembravano giganteschi panini deambulanti. Tutto nasceva da un equivoco. A Seregno i Moncler erano omologati e quasi tutti di un color arancione che li faceva assomigliare alla parte esterna del tipico pane molle usato dagli anglosassoni per preparere gli hamburger. In realtà c'erano Moncler di vari colori, anche viola o verdi, fluorescenti - e non c'erano soltanto i Moncler. Un'altra strana contraddizione la vedo nell'uso della lampada. Non era raro imbattersi in paninari che coltivavano il malsano costume di abbronzarsi sottoponendosi a irradiazione con i raggi UVA fino ad esibire una pelle più scura di quella di molti africani. Eppure ricordo bene che a Seregno molti di questi abbronzati ostentavano un razzismo a dir poco virulento. Mi fu persino riferito di un gallo che abusò della lampada a tal punto da sviluppare una neoplasia cutanea. 
 
La massima espansione del Paninarismo   

Ricorderò sempre che nei lontani anni del liceo, mentre ci si stava preparando a una gita scolastica a Monaco di Baviera, c'era chi temeva di trovare i paninari imperversanti nella città tedesca. "No! I panini a Monaco!", esclamavano alcuni miei compagni di classe. Poi quando andammo a Monaco, non vedemmo nemmeno un singolo Moncler (Monti, 1985). Si dice spesso che la massima espansione del Paninarismo si realizzò di lì a poco, nel 1986. L'evento determinante fu proprio la pubblicazione di un singolo dei Pet Shop Boys intitolato Paninaro, avvenuta in quello stesso anno (Falchi, 2003). Il gergo paninaro entrò nell'uso corrente e si diffuse anche tra persone estranee al movimento. Ricordo un bottegaio dei Navigli che ebbe a dirmi: "Gesù era un gallo". Sempre nel 1986 nacquero fumetti come Paninaro, edito da Edifumetto di Renzo Barbieri (un numero arrivò a vendere ben 140.000 copie), e Cucador, edito da Garden Editoriale. Esistevano anche versioni per ragazze, come New Preppy, edito da Edifumetto. In questi fumetti il paninaro era presentato come un eroe metropolitano, senza nascondere le sue inclinazioni abbastanza violente. Non dimentichiamo che i galli erano spesso coinvolti in risse. Ricordo giornalini che esaltavano le storie tese con i tamarri e altri gruppi deprecati; anche gli studenti adepti di Comunione e Liberazione venivano aggrediti. Quando studiavo a Fisica, questi fanatici religiosi erano una piaga. Peccato che non giungessero un po' di paninari agguerriti a slacciare la faccia ai ciellini!
 
Le ragioni dell'estinzione dei paninari 
 
Ho discusso a lungo con i miei coetanei della subitanea scomparsa dei paninari. Conserverò sempre memoria di queste conversazioni. L'argomento mi ha sempre affascinato. Le tesi a questo riguardo sono poche e circostanziate. I paninari si sarebbero estinti per via di un'improvvisa riduzione dei prezzi del loro costosissimo outfit, dovuta a qualche speculazione dei produttori, oppure per via di un incremento della ricchezza della Nazione - cose che avrebbero reso gli acquisti accessibili a una platea più ampia (Gallo, 1993). La questione non sarebbe però stata soltanto economica: avrebbe contribuito in modo determinante l'enorme diffusione di prodotti farlocchi. Tra questi citiamo con i loro nomi gergali i giubbotti Fintcler (imitazioni del Moncler) e le scarpe Finterland (imitazioni delle Timberland). Quando queste contraffazioni resero difficile alla massa distinguere tra paninari autentici e pseudo-paninari, sarebbero scattati dirompenti meccanismi di estinzione tempestiva (Dionisi, 1988). Verso gli inizi degli anni '90 del XX secolo, i pochissimi superstiti del movimento si sarebbero all'improvviso votati ad altre mode, rilanciando i pantaloni a zampa di elefante; alcuni sarebbero addirittura confluiti nei cosiddetti maranza (Azzali, 1993). In genere il termine maranza è glossato come "teppista"; la cosa non deve sorprendere troppo, visto il passato rissoso di molti galli - anche se resta problematico l'aspetto tamarresco dei criminali di strada. 
Tutte queste ipotesi alla fine si dimostrano incapaci di spiegare l'accaduto. La realtà è infatti ben diversa: le ragioni della fine del Paninarismo vanno rintracciate in chi lo ha fabbricato.   

 
Paninari e neopaninari in Svizzera 
 
Ho trovato un documento nel Web sulla diffusione del Paninarismo a Berna. Ecco il testo, che risale al 1988, quando a Milano il movimento si era ormai esaurito: 
 
"Ciao Italia! Noi orsi* siamo per ora il nucleo più lontano dal Durango. Tenere alta la gloriosa reputazione paninara nella Bear-city sfiora l'impossibile, ma il Pan-look muore con noi. [...] Della lingua tedesca a noi non ce ne sdruma un drigo, perché usiamo un linguaggio troppo giusto!" 
 
*L'orso è il simbolo araldico della città di Berna. Risale alla Dea Artiona degli antichi Elvezi.  
 
Questo è il link al documento con l'interessante citazione, che è stato pubblicato nel 2018: 
 
 
Un accademico studioso di linguaggi giovanili, il professor Guido Petrojetta (Università di Friburgo), si occupò del caso. Notiamo che nel testo sopra riportato si trova il termine Durango, che nel gergo paninaro indicava l'Italia. Mi sono interrogato sulla sua esatta etimologia, pensando dapprima allo stato messicano di Durango, vista la passione che molti paninari avevano per i film western. Poi all'improvviso ho avuto l'intuizione. Proprio Durango era il nome di una rinomata marca di stivali amati dai paninari. La Penisola è anche chiamata Stivale, per via della sua caratteristica forma. Così da Stivale si è arrivati a Durango. Ho trovato nel Web diverse attestazioni di questo vocabolo gergale. Su Facebook e altrove è documentata la presenza di qualche seguace tardivo del movimento: 
 
"Siamo pochi e sparsi per tutto il Durango ma ci siamo ancora"
(cit., 2020)  

"e oggi l’Italia ha disimparato a giocare col linguaggio perché non scherza più, non vuole più essere un Durango stragallosissimo di Dio."
(cit., 2016) 

Gli autori di questi interventi non sarebbero superstiti degli anni '80, ma esponenti di una nuova generazione di paninari formatisi dalla riattivazione della moda, avvenuta verso il 2012 a Milano (Benazzo, 2018). In questo contesto si è avuto l'avvistamento di un paninaro a Basilea. Dalla sua intervista si hanno indizi della presenza di seguaci del movimento anche in Germania (Benazzo, 2018). Il paninaro scoperto a Basilea è discendente di immigrati milanesi, giunti in Svizzera negli anni '70 dello scorso secolo. Tecnicamente parlando è un neopaninaro. Si dovrebbe parlare di Neopaninarismo per indicare il movimento riattivato negli anni '10 del XXI secolo. Ecco il link al documento:
 
 
Come si vede, il Paninarismo arrivò ben oltre il Canton Ticino e il Neopaninarismo è poi giunto ad allignare in Germania, dovunque ci fossero discendenti di immigrati italiani. 
 
Testimonianze dell'estinzione del Paninarismo 

Era il 1987. Un anno luttuoso per la musica: aveva fatto la sua comparsa Jovanotti e alla radio non trasmettevano quasi più brani decenti. Mi trovavo a Milano, di ritorno dalle vacanze estive. L'aria che si respirava era cambiata. All'improvviso mi resi conto che i paninari non esistevano più. Non ne vedevo più nel centro di Seregno. Non ne vedevo più in stazione, né a Seregno né a Milano. Non ce n'erano nemmeno sul treno. Vero è che quasi nessun paninaro frequentava il corso di laurea in Fisica all'università di Via Celoria, ma ormai non se ne vedevano più nemmeno nelle facoltà umanistiche di Via Festa del Perdono, dove le sfitinzie abbondavano. Nell'ateneo dove studiavo e soffrivo, ricordo soltanto una tale Barbara Duncan, che vestiva con abiti firmati e che dava feste orgiastiche esclusive - a cui non ero certo invitato. Ero un reietto e un immondo paria già a quei tempi. L'attillata Barbara Duncan non resse molto a Fisica: il suo ambiente ideale era la Milano da annusare. Per il resto, essendo quell'infelice sede universitaria infestata dai ciellini, l'estinzione dei paninari non aveva portato grandi cambiamenti. Una cosa mi ha sempre stupito: la perfetta sincronia nell'abbandono di un costume che sembrava destinato a diventare universale. Era come se tutti i paninari si fossero messi d'accordo, in un tempo in cui Internet non esisteva, in cui non c'erano smartphone, lanciando un tam tam con l'ordine di smettere all'istante l'uso dei Moncler e delle Timberland. Assurdo! Eppure questa impressione è sempre rimasta in me fortissima (Moretti, 1987). Alcuni anni dopo, nel borgo montano di Malesco, situato nell'impervia Ossola, ho potuto vedere che i paninari erano ancora presenti. In quei distretti si è registrato un ritardo nell'estinzione del Paninarismo rispetto all'ambiente metropolitano milanese (Cazzaniga, 1994).
 
Rimozione, oblio e ritornanti
 
Nel 2012 mi sono imbattuto in L., una ragazza che si era da poco laureata al Politecnico di Milano. Mentre parlavamo del più e del meno, mi ha riportato il caso di un "paninaro" che era diventato un eroe rifiutandosi di pagare il pizzo ai mafiosi. Sono rimasto allibito. Dopo alcuni minuti di malintesi imbarazzanti da parte di entrambi, è emersa la realtà dei fatti: con "paninaro", L. intendeva il venditore ambulante di panini e ignorava del tutto che esistesse un'altra accezione della parola. Nel 1982, quando si videro i primi paninari al bar Al Panino di Piazza Liberty, L. al massimo era sperma nei testicoli di suo padre. A distanza di 30 anni da allora, l'esistenza del Paninarismo era stata addirittura rimossa a Milano. Se avessi parlato a L. degli Antitrinitari, degli Anabattisti di Münster o dell'Eretico di Lacchiarella, avrei anche potuto capire il suo stupore. Meno comprensibile è che una milanese trasecolasse nel sentir parlare di una subcultura tanto recente. Tanto più che proprio nel 2012 si era svolto un raduno di paninari in Piazza San Babila. Si trattava sia di superstiti degli anni '80 che di giovani neopaninari (Benazzo, 2018). Secondo altri erano soltanto rievocazioni nostalgiche organizzate ad arte (Canziani-Crivelli, 2015). In ogni caso ne concludiamo che Milano è vasta: una giovane sbarbina come L. poteva anche non conoscere ogni diverticolo della metropoli.  
 

Il Paninarismo come religione 

Nel 1986 negli ambienti paninari si parlava troppo di Dio. Lo si menzionava troppo. Il Gallo di Dio. Il Gallo Supremo del Dio Vivente. Il Dio Galloso. Il Durango di Dio. Qualcuno cominciava a credere in un destino ultraterreno per chi seguiva i precetti dall'abbigliamento griffato: la Grande Paninoteca Celeste, dove si cuccava senza sosta. Ancora un po' e si sarebbero circolate frasi come "Tu non sei veramente morto se credi nel Grande Gallo", "Il Grande Gallo ha creato l'Universo", "Ci attendono grandi viali celesti da percorrere in Zündapp". La subcultura giovanile stava diventando qualcosa di ipertrofico, correndo il rischio di svilupparsi in una nuova religione, il Gallismo. In fondo anche il Cristianesimo aveva aveva avuto inizi modesti all'epoca dell'antica Roma - forse proprio a partire da un esperimento antropologico (Atwill, 2005). Nessuno ne avrebbe saputo prevedere gli sviluppi. Dirò di più. Il Gallismo sarebbe stato la prima religione nella storia del genere umano con questa caratteristica: l'etica coincide con l'estetica. Posso immaginare l'accaduto e lo ricostruisco sotto forma di narrazione, anche se ovviamente non ne sono stato testimone. A Berlusconi non piacque quanto gli fu riportato, così decise di far cessare in modo subitaneo l'esperimento antropologico. Il Magnate di Hardcore non voleva derive religiose tanto destabilizzanti, non intendeva permetterle, quindi staccò la spina e pose fine al progetto. Interruppe i finanziamenti da un giorno all'altro. Diede ordini a Enzo Braschi di smetterla con le sue prediche paninaresche. Così fu inventata in fretta e furia una nuova pantomima guittesca per il comico: Braschi era stato chiamato alla leva militare e cominciò a interpretare il ruolo di una recluta ottusa, che sapeva quasi soltanto recitare il ritornello "gnornò", lapalissiana contrazione di "signor no". Domanda del caporale: "Sei macaco?" Risposta della recluta: "Gnornò!" I paninari furono colti dal terrore. Sapevano che li aspettava la naja, che non potevano sottrarsi agli obblighi militari e che sarebbe stata la fine della loro bella vita. Dopo una simile agonia, Drive In chiuse i battenti, nell'aprile del 1988. Così la religione paninara non poté svilupparsi. Fu estirpata sul nascere. I paninari superstiti non si ripresero dal colpo. Il fumetto Paninaro smise di essere pubblicato di lì a poco, nel 1989. Il servizio di leva non ebbe comunque lunga vita: fu abolito nel 2004, poco più di un decennio dopo gli eventi da me descritti. I boomerang hanno la strana capacità di tornare da chi li lancia, anche se è un multimilionario.
 
Il Neopaninarismo è un culto del cargo?

Non si può evitare di notare che il contesto in cui sono comparsi i neopaninari è profondamente diverso da quello degli anni '80 dello scorso secolo. Manca del tutto l'ottimismo, la fiducia in un futuro radioso. Allora perché qualcuno sta rievocando qualcosa che non ha attinenza con la nostra epoca inquieta? Forse il fenomeno neopaninaro è una forma di culto del cargo. Alcuni pensano questo: vestendosi come nei frivoli anni '80 e riportando in vita un'estinta identità di gruppo, ritorneranno l'abbondanza e la spensieratezza di quei tempi, per magia simpatica. Il Paninarismo è stato un esperimento antropologico, come abbiamo dimostrato. Il Neopaninarismo non è un esperimento antropologico: è un imprevisto.    
 
 
Violenza, religione, ingiustizia e morte  
 
Questa è la scheda tecnica della canzone dei Pet Shop Boys, che conserva traccia di quanto ho esposto sulle derive religiose del Paninarismo: 
 
Singolo: Paninaro 
Artista: Pet Shop Boys
Album: Suburbia
Anno: 1996 
Paese: Regno Unito 
Lingua: Inglese 
Genere: Synth pop 
Produttore: Pet Shop Boys 
Etichetta: Parlophone

Testo:

Passion and love and sex and money
Violence, religion, injustice and death
Paninaro, Paninaro, oh, oh, oh
Girls, boys, art, pleasure
Girls, boys, art, pleasure
Paninaro, Paninaro, oh, oh, oh
Food, cars, travel
Food, cars, travel, travel
New York, New York, New York
New York
Paninaro, Paninaro, oh, oh, oh
Armani, Armani, ah-ah-Armani
Versace, cinque
Paninaro, Paninaro, oh, oh, oh
Paninaro, Paninaro, oh, oh, oh
Armani, Armani, ah-ah-Armani
Versace, cinque
Paninaro, Paninaro, oh, oh, oh
Paninaro, Paninaro, oh, oh, oh
I don't like country-and-western
I don't like rock music
I don't like, I don't like rockabilly 
or rock 'n0 roll particularly
Don't like much really, do I?
But what I do like I love passionately
Paninaro, Paninaro, oh, oh, oh
Paninaro, Paninaro, oh, oh, oh
Paninaro, Paninaro, oh, oh, oh
You, you're my lover, you're my hope, you're my dreams
my life, my passion, my love, my sex, my money
violence, religion, injustice and death
Paninaro, Paninaro, oh, oh, oh
Don't like much really, do I?
Paninaro, Paninaro, oh, oh, oh
But what I do like I love passionately
Paninaro, Paninaro, oh, oh, oh

Ispirazione: 
 
"Eravamo a Milano a fare promozione, vedemmo dei ragazzi vestiti in modo curioso. Noi eravamo considerati alternativi. Loro sembravano più fan di Madonna o Wham! Ma ci arrivò l'ispirazione per un brano con un coro oh-oh che sembrava piacere tanto all'Italia in quel momento la intitolammo così".  
(Neil Tennant)
 
Il brano fu registrato nuovamente nel 1995, circa un decennio dopo l'estinzione del movimento. Gli fu dato un nuovo nome: Paninaro '95 e usato per promuovere l'album Alternative
 
La religione a cui alludono i Pet Shop Boys è il Gallismo, non certo l'agonizzante bigottismo dei vecchi o il rampante fanatismo di Comunione e Liberazione. La menzione della violenza consiste nell'ingigantimento delle tensioni tra paninari e gruppi ostili (punk, estremisti di sinistra chiamati Ciàina o cinesi, metallari, etc.). La menzione dell'ingiustizia fa riferimento all'ostentazione della ricchezza. E la morte? Mi sembra facile capirlo. Qualcuno a forza di fiutare sacchi di bamba ci sarà pure rimasto secco.
Secondo alcuni questa canzone contribuì ad esportare la moda persino in Albione. Secondo altre fonti era soltanto un'eco della subcultura giovanile italiana, che aveva raggiunto il Regno Unito come un tentacolo sporadico (Falchi, 2003). Sono abbastanza scettico sulla diffusione del Paninarismo in Albione a partire dal 1986, né mi risultano attestazioni di una sua presenza negli Stati Uniti. 
 
Riferimenti

Atwill, 2005: Caesar's Messiah
Azzali, 1993: comunicazione personale 
Benazzo, 2018: Spazio Sara (www.missprettysara.com
Braschi, 2017: Enzo Braschi, il Paninaro di Drive In: "Oggi mi occupo di indiani d’America e ufo", intervista su www.tvblog.it
Canziani-Crivelli, 2015: Raduno dei paninari a Milano: la generazione 'troppo giusta' degli anni '80, su Blasting News Italia (it.blastingnews.com)
Cazzaniga, 1994: comunicazione personale  
D'Agostino, 1985: Quelli della notte (programma televisivo di Renzo Arbore e Ugo Porcelli, trasmesso su Rai2).
D'Agostino, 2011: Gli anni dell'Edonismo Reaganiano, su La Stampa (www.lastampa.it), 6 febbraio 2011  
De Benedetti, 2015: La situazione è grammatica, Einaudi, 2015 
Dionisi, 1988: comunicazione personale
Falchi, 2003: cominicazione personale 
Gallo, 1993: comunicazione personale 
Leggeri, 2015: Trooooooppo scarsi!!! I Paninari a fumetti. (www.lospaziobianco.it)  
Meroni et al., 2012: Adolescenti di oggi e generazioni precedenti: Emo & Co., Rivista di psicoterapia relazionale: 35, 1, 2012, pag. 19 
Mignani, 1994: L'uomo che inventò la Milano da bere, su La Stampa (www.lastampa.it), 1 aprile 2008
Montanelli, 1979: I nonni del '68, su Il Giornale nuovo, 16 gennaio 1979
Monti, 1985: comunicazione personale 
Moretti, 1987: memorie
Sam Arko, 2007: Vero e falso dei paninari, thread su Narchive.com.
Santolini, 2008: L'uomo che inventò la Milano da bere, su La Stampa (www.lastampa.it), 1º aprile 2008 
Verdoia, 2013: intervista in Troppo giusto - Storia dei paninari italiani (www.vice.com)

mercoledì 24 marzo 2021

 
IL SILENZIO 
 
Titolo originale: Tystnaden 
Titolo in inglese: The Silence
Anno: 1963
Paese di produzione: Svezia
Lingua: Svedese, spagnolo, timokano  
Durata: 96 min
Regia: Ingmar Bergman 
Colore: Bianco e nero 
Rapporto: 1,37 : 1 
Genere: Drammatico, surreale
Soggetto: Ingmar Bergman
Sceneggiatura: Ingmar Bergman 
Produttore: Allan Ekelund 
Casa di produzione: Svensk Filmindustri (SF)
Fotografia: Sven Nykvist
Montaggio: Ulla Ryghe
Musiche: Ivan Renliden
Scenografia: P. A. Lundgren
Costumi: Marik Vos-Lundh (come Marik Vos), Bertha
     Sånnell
Trucco: Börje Lundh, Gullan Westfelt 
Fonico: Stig Flodin, Bo Leverén, Tage Sjöborg  
Effetti speciali: Evald Andersson 
Fotocamera e reparto elettrico: Rolf Holmqvist, Harry Kampf 
Responsabile della location: Lars-Owe Carlberg 
Lingua di Timoka: Gun Grut (ex moglie del regista)
Interpreti e personaggi:
    Ingrid Thulin: Ester
    Gunnel Lindblom: Anna
    Birger Malmsten: Il barista
    Håkan Jahnberg: Il maître dell'albergo
    Jörgen Lindström: Johan
    Lissi Alandh: La donna del varietà
    Karl-Arne Bergman: Il ragazzo che distribuisce i giornali
    Leif Forstenberg: L’uomo del varietà
    Eduardo Gutiérrez: Impresario dei nani
    Eskil Kalling: Proprietario del bar
    Birger Lensander: Portinaio
    Kristina Olausson: Anna (controfigura di Gunnel Lindblom)
    Nils Waldt: Cassiere
    Olof Widgren: Un vecchio
Doppiatori italiani:
    Rina Morelli: Ester
    Rosetta Calavetta: Anna
    Serena Verdirosi: Johan 
Titoli in altre lingue: 
   Danese: Stillreden
   Tedesco: Das Schweigen
   Finlandese: Hinjaisuus
   Francese: Le Silence 
   Spagnolo: El silencio
   Russo: Молчание

Trama: 
Anna ed Ester, due sorelle in pessimi rapporti, stanno tornando a casa in treno dalla villeggiatura. Con loro c'è anche un bambino, Johan, che è il figlio di Anna. Ad un certo punto Ester si sente male. I tre sono costretti a fermarsi nella città di Timoka. Si rendono presto conto che vi si parla una lingua sconosciuta, del tutto incomprensibile, la cui sonorità ricorda vagamente quella dell'ungherese o delle lingue slave. Non esiste possibilità di comunicazione, nonostante Ester sia una traduttrice di professione. Il clima soffocante non aiuta. Le due donne riescono a prendere alloggio in un albergo assieme al pargolo, che in preda alla noia esplora i corridoi stranamente deserti. Prima fa amicizia con l'anziano cameriere, poi incontra una troupe di grotteschi nani spagnoli giunti in quella città remota da Madrid. Nel frattempo per le strade notturne si aggirano continuamente carri armati, spettrali avvisaglie di una guerra incombente. Ester è malata di tisi e molto avanti nel percorso dell'etilismo, ancor più di quanto lo sia io. È tormentata da qualcosa di atroce che la corrode da dentro. Viene assistita amorevolmente dal cameriere gentile. Anna invece è una adepta dei piaceri di Afrodite: ha un'indole futile e non perde occasione di recarsi in un bar per cercare un amante. Quando trova un uomo che la attizza e lo conduce nell'albergo, gli eventi precipitano. Con grande crudeltà mentale, Anna esibisce la sua conquista davanti alla sorella, causandole un peggioramento delle condizioni mentali. Il rapporto tra le due si rompe irreparabilmente. Come se Ester avesse la lebbra, quando ha l'ennesimo malore viene abbandonata al suo destino dalla libidinosa Anna, che sdegnata prende il figlioletto e lo conduce al treno. Durante il viaggio, Johan maneggia un foglio che Ester gli ha dato: è un breve dizionarietto della lingua di Timoka. Pronuncia una parola, hadjek, ma il suono della sua voce è subito coperto dal rumore del treno. Come spiegato nel seguito, il finale della versione in italiano è stato gravemente manipolato. 
 
 
Recensione: 
Questa pellicola di Bergman è considerata l'ultima della cosiddetta "Trilogia del Silenzio di Dio", di cui fanno parte Come in uno specchio (Såsom i en spegel, 1961) e Luci d'inverno (Nattvardsgästerna, 1963). Resta il fatto innegabile che lo stesso regista ha in seguito ritrattato le sue dichiarazioni iniziali, negando addirittura che i tre film costituiscano una trilogia. Era stato incalzato da interpretazioni in chiave spirituale che lo infastidivano moltissimo e che provenivano dall'Italia! Sembra evidente che ci sia stato un fraintendimento sulla locuzione "Silenzio di Dio": si parla piuttosto dell'Inesistenza di Dio. Seguendo la logica bergmaniana si giunge alla conclusione che il Creatore tace perché non c'è, è un'invenzione umana. Queste sono le parole del regista, intervistato da Olivier Assayas: "Olivier… una cosa è importante e io l’ho capita molto tardi: Come in uno specchio appartiene a un periodo anteriore. La vera rottura si colloca fra Come in uno specchio e Luci d’inverno. Purtroppo ho creato io stesso questo malinteso: Come in uno specchio, Luci d’inverno e Il silenzio non costituiscono una trilogia. Come in uno specchio appartiene al periodo precedente, poi viene la rottura." 
 
Ecco un link utile che riporta le fonti: 
 
 
Questo robusto bianco e nero non lo dimenticherò mai. L'ambientazione è sublime, con quell'albergo gelido e ostile, massiccio, dalle mura ciclopiche che annientano lo spettatore. Lo stesso tema dell'incomunicabilità tra i personaggi, di cui tanto si è parlato, si dissolve di fronte all'enigma di Timoka, che è una sfinge destinata a restare inesplicabile per l'Eternità.    
 
 
Intimità incestuosa tra madre e figlio  

Ancora una volta siamo di fronte a un film che oggi non potrebbe più essere girato, nonostante il potere della censura fosse più forte in passato - un paradosso davvero singolare che ha cause complesse. La soluzione del paradosso è questa: gli argomenti di suscettibili di essere censurati cambiano nel corso dei decenni. Ci sono cose che un tempo passavano in cavalleria e che oggi non possono nemmeno più essere pensate. Ci sono cose che oggi passano in cavalleria e che un tempo non potevano nemmeno essere pensate. L'accusa di incesto e di pedofilia sarebbe subito pronta a scattare per il regista, che non avrebbe modo di difendersi. Le sue opere finirebbero disprezzate e gettate al macero a furor di popolo, data l'ipersensibilità che regna su temi così delicati. La pellicola ci mostra infatti un rapporto estremamente morboso tra madre e figlio piccolo, con tanto di contatto tra i corpi nudi. Il bambino lava la schiena della madre nella vasca da bagno e dorme con lei senza indumento alcuno, com'è stato partorito. Una vecchia locandina, conservata nel sito Davinotti.com, dà questa efficace definizione: "Un'opera rischiosa, ai confini del lecito". Quindi aggiunge un commento: "Mai atteggiamenti ed azioni così audaci sono stati portati sullo schermo".  
 
Passione incestuosa di una donna per sua sorella  
 
Si capisce che Ester è una lesbica e che arde di desiderio per sua sorella Anna. Non potendo sopportare questo stato di cose, inammissibile per la morale corrente, si alcolizza in modo pesante per autodistruggersi. Non me la sento di biasimarla. Oggi si direbbe che si tratta di un "orientamento sessuale", ma una simile teoria non mi ha mai convinto. Si tratta di uno stupido dogma di questi tempi assurdi e buonisti, pervasi dal morbo del politically correct. Eppure le cose sono così semplici. Una donna che ha avuto tante delusioni dai cazzi, sarà ben libera di dedicarsi alle bernarde!    
 
Interludi naneschi! 
 
I nani recitano un travolgente spettacolo teatrale, vorticando come meteore folli. A un certo punto, sulle note di strumenti musicali guitteschi, le loro figure tozze e deformi si compongono in un gigantesco bruco! Si agitano, con gli arti cortissimi. Le loro braccia sono al limite della focomelia, le loro gambe sembrano moncherini. I loro corpi distorti si ammassano, annaspando, gli uni contro gli altri, diventando qualcosa di simile a una larva di processionaria! Il ritmo è folle, dovevano essere così le danze in onore di Cibele, quelle in cui i sacerdoti in preda all'ebbrezza si castravano con le proprie mani!  
 
Censura

Com'è facile immaginarsi, la scure dei censori si è abbattuta su questa pellicola in molti paesi del mondo. Negli Stati Uniti è stato presentato come un film semi-pornografico. Questa è la citazione di una recensione dal Daily News: "Sull'incesto, l'autocontaminazione e la ninfomania, quest'ultimo di Bergman è il film più scioccante che abbia mai visto. Non potevo credere ai miei occhi." (originale inglese: "On incest, self-defilement and nymphomania, this Bergman latest is the most shocking movie I have ever seen. I could not believe my eyes."). In Argentina il distributore del film è stato condannato a un anno di reclusione con la condizionale, mentre è stato proiettato senza censure in Uruguay. 

In Svezia il film è stato sottoposto ai censori poche settimane dopo che le direttive erano state un po' liberalizzate: è passato senza tagli e ha fatto molto scalpore. Ha attirato un vasto pubblico, è stato ferocemente dibattuto e ha acquisito la reputazione di essere il film che ha inflitto la prima grande breccia nel "muro della censura sessuale" del cinema svedese. Nel giro di cinque anni, la censura cinematografica era diventata una formalità. So sono levate voci per richiedere l'abolizione della censura, ma con l'aumento dei livelli di violenza cinematografica alla fine degli anni '60 l'opinione è cambiata, agendo meno sulla nudità e sul sesso ma in modo molto duro sulla violenza. La censura statale è stata abolita soltanto nel 2011, un secolo dopo la sua introduzione.
 
Questi sono i tagli inflitti in Italia:

1) La madre che dorme nuda assieme al figlio.
2) La protagonista che assiste a baci ardenti e un rapporto sessuale completo tra due amanti nel teatro, con la donna bionda impalata nella posizione detta cowgirl.
3) Il seno nudo della madre spiato dal figlio attraverso il buco della serratura.

Queste sono le alterazioni inflitte in Italia:

1) La parola "chiesa" viene sostituita con "scantinato", per evitare che un luogo consacrato venga ad essere visto come teatro di incontri sessuali (a dispetto del fatto che esistono le chiese sconsacrate e che spesso vi si svolgono tregende!).
2) Nel monologo in cui Ester dichiara il suo disgusto per gli uomini, le parole "sangue e muco" sono sostituite con "ormoni e uomini", distorcendo il senso stesso dell'intervento, come se la donna esprimesse un "pentimento" per la propria sessualità.
3) Nel finale della versione originale il bambino legge da un dizionario una parola della lingua di Timoka, hadjek, senza glossa alcuna, quindi ne pronuncia mentalmente altre due senza che si avverta il loro suono; nella versione italiana invece pronuncia ancora la parola hadjek fornendone la traduzione: "anima". Quando Bergman è venuto a sapere di questo cambiamento nella versione doppiata in italiano, è andato su tutte le furie. Disapprovava la che il vocabolo hadjek fosse glossato con "anima", perché a suo avviso introduceva nel film una lettura spiritualista che egli non aveva assolutamente inteso dare. Detto questo, sono convinto che sia stato Andreotti in persona a imporre la traduzione della parola hadjek come "anima" e a diffonderla. Egli fu a lungo l'incarnazione della censura in Italia: visionava infinite ore delle pellicole più disparate, decidendo cosa poteva passare e cosa non poteva passare. Non dimentichiamoci cos'era il Paese in quell'epoca stramaledetta. Non mi stancherò mai di ripeterlo: basta ascoltare la canzone Nera dei Varunna per capirlo! Mi bolle il sangue se penso che c'è tuttora una critica cinematografica di Comunione e Liberazione fondata sui dettami antreottiani. In diversi siti afferenti a tale area la versione italiana alterata del film bergmaniano viene considerata originale! 
 
Curiosità 
 
La scrittrice e attivista politica Susan Sontag ha commentato: "Ancora una volta, Ingmar Bergman avrebbe potuto voler dire che il carro armato rimbombava per la strada ne "Il Silenzio" come un simbolo fallico. Ma se lo avesse fatto, sarebbe stato un pensiero sciocco". E ancora: "Coloro che cercano un'interpretazione freudiana del carro armato stanno solo esprimendo la loro mancanza di risposta a ciò che c'è sullo schermo"
 
 
L'enigmatica lingua di Timoka 
 
La lingua di Timoka è molto densa e complessa. Pone seri ostacoli a qualunque tentativo di afferrarne le nozioni basilari. Dall'analisi delle parole non si riesce a dedurre alcunché della morfologia. Non si trovano parole ricorrenti che possano essere interpretate con certezza come particelle, articoli, preposizioni o postposizioni. In una scena la protagonista riesce a ottenere la traduzione di un paio di parole. Una è kasi (pronuncia /ka'si/) "mano", che è una parola sicuramente uralica: finlandese käsi "mano", estone käsi "mano", ungherese kéz "mano". Un'altra è naigo "faccia", anch'essa una parola uralica: estone nägu "faccia", finlandese näkö "vista, visione", senza corrispondenza in ungherese. Nonostante ciò, la lingua di Timoka non sembra proprio essere uralica. In altre parole, un conoscitore di una qualsiasi lingua uralica non sarebbe in grado di comprendere un discorso o anche soltanto un breve testo. Non è certamente "un misto di magiaro e di lingue slave", come spesso è definita nel Web e altrove. L'autore di una simile definizione deve avere idee molto fumose sia sul magiaro che sulle lingue slave, anche se non gli si può addossare una grande colpa, dato che in timokano ci sono alcuni prestiti da lingue slave.   

Con grande fatica sono riuscito a reperire le immagini dell'intera pagina del quotidiano e persino della seconda! 
 

Questi sono titoli, sottotitoli e articoli comparsi sulla prima pagina di un numero del giornale ARAKAVSANII
 
ARAKAVSANII 
TIIMOKA INOSLIP 
Dezirohtuh stskarihl usaivthl kanzi sezier iganav savaguad I. B.  7-263.
Srotkader: Irak-Enra Namgreb 
VEIS SUTOL
Enskol paliz
UDEIZ TSEZ

 
MAKEVLIC DIZL SAGED EITSDRIS UKUNTZ PAS SATPU 
 
SMAJOREVEL USIVTA SMUKENP IRZ MAKEVLIC IZDIL TIDUAB SAJITLAB 

Itam sataj ajir
Eip akibal   ..  9

Zirdnag ituclevun sinlivak maraky smujatuas staniceil ...... 13  

Rap ulskam manimta nu meidag alein [...]utua itsarap ....   6

MACIEVS SARUJ: 
Eip adlagamats okabamdat iaäter siakabal abitrak sakeil ..... 11

Sjiebirg: Aaap-ujvstal adär arumunu mazdei  
 
GHP. Arumunu mazdeins. Vjicamrofin. Ak akinorev eterelerts sisal sajie kel rap useivtal udolav. Is amajorevei amukanap. Ijatanisorei Ajib. Useivtal utneduts. Apurg sak iabidav azdeinsel Ugiceitta umugul exiere tojemrofin uvals. Utlab sajigolodif ardetak ujatidav. Unvagi sabituat uroseforp sruk iz ulizd. Iseretni ule[...] ajevatszia use[...] [u]dolav atarotkel unasidar ma[...] seitocietap starotkel dat ira stidar rap usum omajineig iceinjezd. Os umkanap ulece una vad. Anaj Anilezdne sanimaipianeil ajokiras.  
 
MISOGLUPEN ARETEIB UAG. TEITSRIMZIAEN UVAS UTUAT IMEZVET 
 
Teijabalgas olandican urutluk at ir satuat abivizd. 
Acev abiseitap trakzduad. Sadaz sabirakas ateprizd anizta avasak akail atanurzi useivtal udiv. 
Tsugei itatilautak araksas meilketup ok sazad sanosrep anigem tlec, pa aretier orki. Umse seinizapei udak uniavid utskartrapka stitalpzi urukun osutusas arodet aretier. 
Jjvatstap isvgeinsei ujigulozer ak sazeirgaj eip avocsurgh ial sniv aradzien sabrmubnota gem unisanon tab tad. Itsilartien ra ujidin alagskeirp seisulecas terp. Os uaj at karap oginiaven ujigulozer, cip mat ra uvitom, ak thkirden, igisupneis tezitirk uvocsurz smakei is akitirk nav. 
Smamizajib staniceil ajir sinkivak meimunuaj smajepset okabamdat satuaj smugeinsas sakeil seitaceirp ezierteb umsujas abmub terp, seitsrev ikeintaniz timsesmadrizd ravudat.  
Rap ulskam manimta nu meidag arakas ra alrak. 
Alein, uzumsup. Sat sakas. Dak saneid avulk neib asisteb, sakelep atir alserk inkezdua uneak ajedivap asiagapun. Uneidiak alserk upnak soneizeir? Gap atsgua alibitsev, ellah ajib. Asev agilimseivmen tapat ak eikelep igol adigaj ekikelep. Seisidarap uksurd samsiag.  
 
RAP ULSKAM MANIMTA NU
 
DAP ABINEIVAS AGINIA VIREDO  
 
Dap. Abineivas. Aginiav. Inredom Igorei otan. Snedt saniprut tidav ujinatirbleil. Ajiragnu sanis sanirpitsap. Sakessekinskeirp. Svores adav ureimen unaseipspa ugiops skeintsev sijagzia. Sazabrhp ucavmurtsua meikaindar ajirdeivs at majorpoj satuj arpits sordrav sozad. 
Sajitlab saruuj arsark otseipspa otub av anetkil soglupsta akialujibzolpske. Idiev sanis, ajiserped nu sabiv ansap sisatepuk sajivtal ulkätspa smujorutskar neidos ak amasemkes. 
Smujatuas, irmeidosak dagenurak sijomsuj smujidareip siakabal. Ukevlicarak sjatecovorp sjeceaset stapsatnu sneiv siklumiraniz entanicinzi ukevlic smujeduaz kitjigasz i samodsisuj akibal, abrideibas ajanspivap majajkuas mentemosuj sijedrid. 
Zirdnag sinlivdakatir uizuvarpap smatsizapen skeirpeiat ateserdarap seisudatei ajebirganiv vun.  
 
Dris abizduard agiragia, isugua otsrepam arsakibal. 
Isierk emuajsuvas sagedei mamuktion magimiziav
 
Skagrad sneide its 
AGINOA TREP         

Otonevipa ujikan anasmirgap 
 
Sajatonivpa sajican utslav 
 
Ukeintiagzdil adrav amuvedzu sijitskarap naivtal cisum sabic einvedzi, skeinsapt anacnakj a. Idäk ivitom isudeipts anacnak, uginuk adas adeiv. Seitzeirg eip sabirdeibas idak ir aniv etseitap. Ikulon van itsi smakasap tojezi on atskarträkap arutas. Itol imajolezon utub. Utskarträkpa utub sasujetkip alakiev. Seseretni - tkuarträp aretier arok itatiunitnok zdil ra ot satmenzu sabitsias. Sneiv remot ri sridars - anacnak salev ial aretier sirok sotobraden. Aretier adrav ätjo sanasobrad tose aliezi akeiniskam adrav. 
Anasoglup irpits idrav, meiruk rav tedlibta iakit adat asap adeiv. Smujanigem tanisulkpa useivtal umseizd ri arodoet arag anasoglup. Ial ot utevitom, sajatspaäj eip arag aniv semizon useivtal smatorp, arempa ok. Jualta atskarkial sajels. Smums ri izduad iliczi arok salskam iratsiem. On meit titiakszu rav iakit ajedep akial sentoskriv. Amrip atrak sluap suvzoj - aniv uloks tsizap srtak useivtal sratsiemrok, slime siliaknlem uksives uteiv siaklams sikizum sfloda eleba seijisualk aniv saravxumseizd ... 
Avatsas aniza nagzeid alibatsen arok sutrecnok. Uzdras sator iriv oleczi anivlac arosier sanaseirgta. Sajatson sabicit smujaniceilpa sajivlat ientokan okrapsmum atskar adagnuaj smujokiras adrofdarb. Teijodetz uktevsmeiz iajicka setilge ajibrok snedt saniprut tidav ujinatir bleil sodrav sozad.

Utorui zilrakj 

Utorpasen sujsezil iriravs ucatiak sotidlipeip agimialumse sijebirg, utub seiruak tatorpasen eimirpsalev mazebor senetmizd ulabagleil utedrizd katarpbales. Idriasaki maravzu sumujoniz igizduard atiszu iginilp seiteijepuren skameipgan usumiar tapatunodrad ulabagaleil rapsemdat. 
Sezdrazia igraszia sasujagap ibasak.  
 
Questi sono gli articoli della seconda pagina del quotidiano. 
 
Timsedciep irakav starefer mein cepat 
 
Timsedciep useivtal sabirdeib sadanak sukariav sudaggep isujezinagroon, sumujokoras sititlev meikamajorevei meikeinjed. Irakav isuvulk meikeintskar isuvugei nuilanoicidart ubiguata tapunudag spoksatolimei useivtal segeintskar seredagirb, sanasmizd ajezdsaniv meisivsmumirilet iratmeiacevak ilimnuvivut omajorevei. Tonimeip iceintskar seitorecta sansmizd tub salos starefer setiliag enezduard subrad acamal irautub atevatsrapira. Meiletugul ukasap serosizersadlim atedutseiabid asidirpson, sonasil adeip asikup satjetlev saneidsupcep. Tubsalos meisuguaeip mein reb cepat ukasev abidavap avirbajifi sitizdur sjatidav sukeintamaliad ubraslas atezderap elazullatsirk, sotrdatszi rav seitadaget. 
Snizdritedatszi ajeeiujed ukizon seisatszuizier makaleil oksituataor ianasanidog urivarak tanizamas isokeiteip umszeizd unaksta uktevs matrecnuomaksta. Smugilsanor stkeiton sidualp erakaveip usrum sanas[..]ieb [.]sivm[..]nas sabiceilpa, azdeinsziakaceveblug eteinlakslip mabibradon aruksnugn, ierecta sajidegart ujvrud askeirp inskuz meineitneg unasanisirfta steninmamukas. Vasaksadiab uksivesta sonasoneiv ujmodapar ubeimeivas tododrapzi sjid sajicavmuteir, idajedat tonizam sanasoneivpa allogredcep uteilrasajicamrofin tsarpas. Rautub tamurureim otordeibas sajicapuko sabiseit inskortudaken utlecen izebnit oteduart, ujicavmurtsua sototerpen iseicav murtsun. Ujmodap utizduarrap silesdaveip sajivacuterir. 
Amzaderasen amujatuaj entokam seitojoterp umutslav sajilgan amujatuaj uvas stap unasonetsi sakmamuras, tanizdilon iginiev samajepsei tocuartrap araksojeziersap utsirkeipen kitapteibzia arjoteksir izirkujeskei zeirgap urugumvas. Iajilgna isivun adarzia sijerut satgåesziav italkta sijanur meitknup, sonaspakeip ajogritzi tonizpilon meimukieton igivedzien aravzu ilgeivtrakuv suriecajiam sana satsatama meigidiapsei meitsetorp satkaszu. Tojokesedlav mamujamisor siktevsabiaraktaen ukeinidmirtozam sijeduabz ujivtalzcels sovizd atlevzur sabiraktaen uzird.    
 
Sjevedzi onsadiab rapsasilgna asidlav 
 
Sanasedlepsub setskicasratsiem iaktieltalgeiv akuaj sarasav anasedlepriatods sentemorsarasav usein eniluas, sabisnecas enebardis sajiladeip stiaksukeinbilad tozdeins rapeser etni asalpuseinuaj sanasedlep mabisnecas. Isuved imsor, eitrops useivtal iabineivpa tezinagro setskicatatseim iaierapsiv iapvrg ibradskeirp utkietonen todleptuak sumurag majerav. Suzduad ulitsutpokzi selevesujivum udirgni ugrebiudiatilat suticnudil sabisnegas uloksuvas akadarsemizap sajetluksuvas akadarsemizap sajetraksdag sakiremalameiz setskicaratsiem akiteltalgeiv anasedelp susivaruk asinet. Sasuktionsudag usevuteil suniamrap sezinag orasavamakam somujokiras sukeinsapi ulitsutpokzi imaciet selevesujiv. Umudililat sabisnecasuloks adarsemeizap sakiremaleåeiz sajetraksdag akitektakgeiv setskicasratsiem susuvsaruk, asenit niana sedlep useivuteil useivtalsuniamrap sezinagorasav amakansomuj okirasarasav. 
Cepatinuagi ilodokubineiv usumusivsajat useivtal sadan dodajsubteiks, ajibedakasalp amripukatedlep kasajiaruk sonedusokalizd omripardagat uajseitovatag unasanigemzi ukeppsom rip useivtal sets kic asratseim skiton sapurg umujetkelpmok iteizucnarf akilapokniram aj inezizisuin iteizucnarf, irapenimda suzduad torevmajerav suticumudil ilat uberbidiat selvesusiv sukeinapic. Lits utpokzimac metskic asratsiem mamrip enebarbis ucnatsid sumurag majerav suzduad imaciet sukeimsapi udiatseleves ilatugrebi. 
Sakireåaleåeiz saketriksdag akiteletalgeiv rasajokir imanibidziensajokir, ubicitarap esentsevskeirp sakaseiruk zierzad sacevlicajaleil mezduaap. Satmizd neivzird idajedat utrezd imanibidzien imadaituszu esentsevskeirp semialen saleilri neivra, ineizdels savasmirp igliemteb onakras umasnakei umseirb satuajonskeirpititskarzu misovozdeip esentsevskeirp unemuarts unairetibserp acinzab imujoplakveid sezduard adagsalev seititevsei ajaticam, senebardis ilazira.  
 
U[..]ei[..]zni[...]gi[..]b
ajtrap sanasidlav zu 
 
Smujanosorei soaksisul admirt imadovizd nuizeibzsem ubdioksatuat rapmajanur zdud ubimaseiceipen sabipoksis ubipokadas, tebubitevs matsrimzis trakzadsem toselkem aladvatsas amamen tean satam irsvren sabivizdnu aladvatsas sdravaruk siteivtal. 
Siazam satib sotskarkial sadmirt smasal, sutama sumazder meneien sauatsavas eipsarut atslabta sumukasap sotsusiv ianasidar sumuskasapzeb utubsemeiruk, srabutiautaknertzi sabinag amusevs siteivtal siazamsis. Tevatsap uteraven arukzebsat sajicazinagri nusezduard tkiton uteraven sedarzi imujokiras, sotskarkial ijevedzi utskarkial rapsutrub dotrapitseips. Atsataj unecanivs siazamdak aneidajat seiseseretnien matamargira ubipok sadmirt ujatisal skurteip meitskarkial, suseituatseisujerecta sarecta sot irsajicazinagro salartnecusum udnof sarutluk sasujodievzi sabiarak. Taen rikseip majici dart matka sap meikeintskar, meijatonzelg imajamodeien sockatspa sotrug tanizdcazi zierdak asarpen kartav abradagli sanzelg sajicizopmok, silikseisveid sabimeivpa salanoican useivlat sajimnakras. Spokidagicep stskarlaiceps sezirap ajitrap asodlav iraisukiet udravuvas ojetraksdag sajtrap ovitavres, nok osujemakszi ukeindarst zuidroka eijedep ojetrak sdaguvas oniraial sajitrapsavas smajemitza. Ajiradzi aminamrap okagidiapsei seijizrivzi siajeniszdil kamprut sjatidav sosrutta udrav sivemojsan setrevmeiruk satiradzi ujetarpteil smunitza uniamrap usujibat amibaseiceipen, ukepsjenizd majagiravs seisgiebzi manaselev akialyudag uzadseis tobalzualos ukeindarts. 
Amunitza isujidar zu sutatluzer sugideb sutatluzer sajozid sanasidlav ojatovizdei sanasozidis smazdeilon savxotozop ajtrap, asodlav iraisukiet udravuvas ojeraksdag sajitrap rapsasligna onelutsev ureinexni subradskerpvxies ukinhcetnu. Uzdanav mugnav ajlgana adrofdarb saretsaknodira asotsrugonen, sukilapruk iguardareim siteicemsrudas sjevedzi asotsrugonen, ukinhcet subradskeirp isukiet asodlavxira ianasorakpa sajizavmi onsadiab atskarkial smuvedzu.     
Ak sazeirgaj eipa radzien 
Sniv tskirden mat ra nav 
 
Rap ulskam manimta nu meidag arakas ra alrak. Alein, uzumsup. Sat sakas. Dak saneid avulk neiv asisteb. Sakeleb atir alserk inkezdua uneak ajedivap asiagapun. Uneitiag alserk upnäk soneizeir? Gap atsgua alibitsev, ellah ajib. Asev agilimseivmen tapat ak eikelep igol adiagaj eikelep, seisidarap uksurd samsiag. Sojas ukelepte utua sojatakzia sogol. Samsiag anasidiag itsarap ajemizon ugikremzeb unasilk meinetiag ial uterav. Tkas tadrrst teb ekinuaj inkezdua ot ajotnam igiseiten sotinamej saptel ruk ajadarst meiledomliak rukum. Ledht irtuaj ajagersp sazam amugug sanimsark samarodhtszi umugijam samadisiarta sadolva izad trakuv as ajekem zu. Utsivania uginbradruk sanizup savas sanakson itar. 
 
Alserk ajanigemzi zu selojiv izleib neiv meivin sajoneiveip. Sajitrotavresnok ajib siganrap. Zu ujimedaka sajevak ellah riksuzduad sudag ajecifinos rep silrak sgedap uvas onslag urugif ezeir otengizer. 
 
Ogitep uneitaks igirutta otanipuk usoripap. Meikial animta divap alrak alien akelep atir skelep. Atsuasap ukual izmav tuipar ugulk unizorg akor: unlip meileputrak satajb. Skeinmias atiron ukual abrad utub. Siminap izdil ieceimias uleputrakira uzorg ial, anuaj. Asevsun solkatspa ujatuaj osrap ostarapen utaks marut maregej miretetsaruj maniv suleputrak atus majam. Oken askamen trakrto tipuatet skeinmez apuat ulkes arasavap. Ialkes salkes iduarg lug sasraksniev uzumuvas ucat udak uneid ulepvtrak? 
Unizorg sriav asenen zu olarugif zuteb ovitarokep ucinbrad asapatmuj eroks savasrok sivrud ajib. Sirevta meisiv meit mak. Meinkez duad sasuk anzi sanasarpasen i kial ajib dak saneis akito saiarps. Satsiks sasanu sanis ubivirb alsmak dakizad arexzia seviszia meisiv zu. Meikial izad sracvtap eip acinbrad levteb izad meipakz sgedap aselkemzu ucinbrad zamvis itsivania. 
 
x
 
Teitsrimziaen uvas utuat imezvet. Teijabalgas olandican urutluk at ir satuat abivizd. 
 
Acev abisetitap trakzduad. Sadaz sabirakas ateprizd anizta avasak akial atanurzi useivtal udiv. Thugei itatilautak araksas meilketlp ok sazad sanisrep anikem tlec, pa areter orkt. Umse senizapei udak uniavid utskartrakpa stitalpzi urukun osutusas arodoet aretier. Ukeintiagzdil adrav amuvedzu sijitskarap naivtal cisum sabic einvedzi, skeinsapt anacnak a. Idär ivitom isudeipts anacnak ugunik adas adeiv. 
Seitzeirg eip sabirdeibas idak ir aniv etseitap. Ikulon van itsi smakasap tojezi on atskarträkap arutas. Itol imajolezon utub. Utskarträkpa utub sasujetkip alakiev. Seseretni - tkuarträp aretier arok itatiunitnok zdil ra ot satmenzu sabitsias. Sneiv remot ri spridars - anacnak salev ial aretier sirok sotobraden. Aretier adrav ätjo sanasobrad tose aliczi akeinilskam adrav. Anasoglup irpits idrav, meiruk rav tedlibta iakit adat asap adeiv. Smujanigem tanisulkpa useivtal umseizd ri arodoet arag anasoglup. 
Ial ot utevitom, sajatspaäj eip arag aniv semizon useivtal, smatorp, arempa ok. Jualta atskarkial sajels. Smums ri izduad iliczi arok salskam tratsiem. On meit titiakszu rav iakit ajedep akial sentoskriv. Amrip atrak sluap suvzoj - aniv uloks tsizap srtak useivtal stratsiemrok, slime siliagnlem uksives uteiv siaklams sikizum sfloda eleba seijisualk aniv saravumseizd ... Avatsas aniza nagzeid alibatsen arok sutrecnok. Uzdras sator iriv oleczi anivlac arosizer sanaseirgta. Sajatson terp sislab ujatisal usum sabigit skeps. Stsev uktevsmeiz. 
 
Zu rut zeb adiev 
terp sazuap raot 
 
Siatevs sabicit smujaniceilpa sajivlat ientokan okrapsmum atskar adagnuaj smujokiras adrofdarb. Teijodetz uktevsmeiz iajicka setilge ajibrok snedt saniprut tidav ujinatirbleil sodrav sozad. 
Dap. Abineivas. Aginiav. Inredom Igorei otan. Snedt saniprut tidav ujinatirbleil. Ajiragnu sanis sanirpitsap. Sakessekinskeirp. Svores adav ureimen unaseipspa ugeips skeintsev sijagzia. Sazabrhp ucavmurtsua meikeindar ajirdeivs at majorpoj satuj arpits sordrav sozad.       
 
Cosa davvero bizzarra e oltremodo sorprendente, uno degli articoli riportati (intitolato Sjevedzi onsadiab rapsasilgna asidlav) è corredato dalla foto di una moneta celtica con la figura di un cavallo stilizzato e deve quindi descrivere un'importante scoperta archeologica.  
 
Riporto nel seguito gli annunci pubblicitari che compaiono ai due lati della stessa pagina. 
 
1) Primo annuncio sulla colonna destra: 
 
SAKASAP 
 
ATSKA SABALEZ 

2) Secondo annuncio sulla colonna destra: 

AJICAVMURTSUA 
UCINZABSTOLET 
SENZGIAVZ 

SNUJONPAS

      EDARZION 
      METSKLUP 
      11.00 - 23.00 

3) Terzo annuncio sulla colonna destra: 
 
. ALANOICIDART .
UNAKSOM UK SIVIJE PORIE 
ARAKIZUM UIED ABAL 
ALAMOD OT NORET 

4) Quarto annuncio sulla colonna destra: 

MAJO PLAKAF ENTRAKPA 
Snaz Ustrebla 
Att Ecculur 
UH  1 - 021 
UMAD SNOCASREI ZIRF ATNEV 
Evadnale Romtslev ROOLB 
      ES 4 - 421 

5) Quinto annuncio sulla colonna destra: 

E. G A, PELEA UVAS 
SIVATSRAP 

      SMIL KRAK 
 
      SAJAM - 0 - 21

6) Sesto annuncio sulla colonna destra: 
 
VJAM IKEIN SAPT 
 
SA: 1 - SA: 2 - 

SNIPEIL 
UEY - 508

7) Settimo annuncio sulla colonna destra: 

RELLEHCT AB 
    WEIVRIAF V. D. 
         EL 8 - 62

     P. AMLAP
         EL 8 - 63
8) Primo annuncio sulla colonna sinistra: 
 
SINAJ SILURIG 
- ONAAKS - 
SEREIVALK
       EL - 8 - 66
 
9) Secondo annuncio sulla colonna sinistra: 
 
STRCNOK 
 
J.S. BACH 
 
MEREIVALKEIP 
Divra Gebnini  

Anasorapskdirpei
Ukupsutolnu
Musolakiev 
Llkst  -  20.00
 
Si noterà che nell'ultimo annuncio è presente il nome di Johann Sebastian Bach. Ester, che fatica molto ad apprendere alcune parole della lingua di Timoka, trova finalmente qualcosa in comune con quella città sconosciuta quando sente la musica di Johann Sebastian Bach trasmessa dalla radio. Il cameriere le conferma di conoscere il compositore, ripetendone il nome.
 
A questo materiale possiamo aggiungere altre attestazioni sparse tratte da sequenze del film. Sono state trattate in un articolo scritto in ceco. Questo è il link: 
 
 
Queste sono le voci riportate nel sito ceco dall'utente Zababa con le sue glosse tradotte (ho escluso i titoli e pubblicità del quotidiano Arakavsanii, già riportati sopra):
 
1) NITSEL STANTNJON PALIK. - una scritta sulla carrozza
2) [Ti:moka röče tra:nses] - annuncio della guida prima dell'arrivo
3) ARKIM STAJK - pubblicità per i sigari 
4) L. X. YXIKOWA - sopra il negozio (nome del proprietario)
5) LAMGI ISHTAR - sul poster (potrebbe essere un'allusione alla
    dea sumera Ishtar?)*
6) AKIET BARS - nome di un bar 
7) TAXA - forse l'ufficio di cambio?
8) UŽIČKA [...] SLJIVOVICA - su una bottiglia di liquore di prugna**
9) SKAJNOK - su una bottiglia di superalcolico 
10) KASI - "mano" (traduzione) 
11) [mu:sike] - "musica" (traduzione)
12) NAIGO - "faccia" (traduzione) 

*Ishtar è una divinità femminile babilonese, la sua corrispondente sumera è Inanna. Curiosa è la somiglianza tra la parola LAMGI e il sumerico lam "lussuria". Sembra quasi che il titolo significhi "La lussuriosa Ishtar".  
**Sembra che si tratti di una bevanda d'importazione, prodotta nella città serba di Užice. La scritta completa a quanto pare è questa: UŽIČKA <PREPEČENICA> SLJIVOVICA. La lettura PREPEČENICA è molto incerta. Guardando i fotogrammi, si vede che l'etichetta è sfocata e sembra piuttosto doversi leggere DOMAĆA. Il problema è che, essendo una bevanda di importazione, la scritta è con ogni probabilità in serbo.
 
Peculiarità fonotattiche 
 
Si nota la frequenza altissima del dittongo ei e la rarità di altri dittonghi, come ai e ui. Non si capisce perché a volte si scriva ai (come in naivtal) e altre volte si scriva aj (come in SKAJNOK). Ho ragioni di supporre che ua sia invece un iato.
Si nota l'assenza di armonia vocalica, il che è già sufficiente a far sospettare che la lingua non sia affatto uralica - anche se tale caratteristica non è più presente in estone. Le vocali sono sette: a, ä, å, e, i, o, u. La vocale ä è abbastanza rara e non è una variante di a ricorrente in contesti determinabili: è un fonema a sé. La vocale å è molto rara e ricorre soprattutto in gruppi complessi di vocali. Non è chiaro se sia un fonema a sé.  
Va notato che alcune consonanti rare (come x) e alcuni gruppi consonantici inusuali (come tl) tendono a ripetersi in parole che si trovano nella stessa frase o in frasi vicine.

Alcune parole ricorrenti: 

adrav (6 volte) 
ak (6 volte)
alserk (5 volte)
aretier (9 volte) 
ra (7 volte) 
rap (6 volte) 
sijebirg (2 volte) 
sneiv (2 volte)  
suzduad (3 volte) 
ujigulozer (2 volte) 
useivtal (16 volte) 
utub (6 volte) 

Va notato che alcune parole ricorrono molte volte in tutto il testo (ad esempio useivtal), mentre altre si ripetono soltanto nella stessa frase o in frasi vicine.
 
Queste sono alcune alternenze certe, sicuramente non casuali (ossia significative): 

admirt / sadmirt 
aginia / aginiav 
ajir / ajiragnu / ajirdeivs 
anacnak / anacnakj 
aratsiem / aratseim 
atskarträkap / utskarträkpa  
mazdei / mazdeins 
sabisnecas / sabisnegas 
sajicazinagri / irsajicazinagro 
sanasmizd / sansmizd  
sanasoneiv / sanasoneivpa
sanis / sanirpitsap 
setskicaratsiem / setskicaratseim  
siazam / siazamsis / siazamdak 
sodrav / sordrav
ulabagleil / ulabagaleil  
ukevlic / ukevlicaras 
uterav / uteraven 
utorui / utorpasen 

Queste sono alcune alternanze che potrebbero essere non casuali (ossia significative): 

adrav / idrav 
ajtrap / sajtrap 
arotier / arosier / arosizer  
atarotkel / starotkel 
avocsurgh / uvocsurz 
eikelep / ekikelep 
mazdeins / azdeinsel   
 
Questi sono alcuni possibili morfemi:  

aji(r)- 
-ap  
-av 
-dag 
-dak 
-dua 
-duad 
-ei  
-gaj 
-izd  
-pa 
-rap
s-
-suj 
-ta  
-ua 
-uaj 
-zi  
-zu
 
Prestiti da altre lingue 
 
Dal gentile e anziano cameriere veniamo a sapere che la parola timokana per indicare la musica è muusike /'mu:sikə/, che ha una sibilante sorda, a differenza del tedesco Musik /mu'zi:k/. Forse è un prestito dall'estone muusika, che parimenti ha la sibilante sorda. Questo deve essere uno dei pochi prestiti, dato che nella pagina del quotidiano Arakavsanii non se ne riesce a identificare nemmeno uno. Possiamo supporre che Igorei sia una forma declinata dell'antroponimo russo Igor, anche se la cosa  è ben lungi dall'essere certa. Nel materiale trattato nel sito in ceco troviamo alcuni prestiti sicuri: BARS "bar" e TAXA "ufficio di cambio". In ogni caso la percentuale di lessico preso a prestito sembra essere bassissima.   

Un possibile numerale  
 
In alto a sinistra sulla prima pagina del quotidiano Arakavsanii leggiamo la scritta VEIS SUTOL, che sembra proprio indicare il prezzo. Possiamo associare VEIS all'estone viis "cinque"; è possibile che SUTOL sia il nome di un'unità monetaria di Timoka. L'estone viis deriva dal protofinnico *viici, a sua volta dal protouralico *witte "cinque". È imparentato col finlandese viisi "cinque" e con l'ungherese öt "cinque". L'estone veis è un falso amico: significa "bestiame". La domanda è sempre più angosciante. Perché ci sono queste corrispondenze sparse tra le lingue uraliche e il timokano, pur essendo enormemente maggiori le differenze? 
 
Conclusioni sul timokano 

Esistono regolarità, esiste una fonotattica. Non si tratta di parole generate a caso. Deve essere una lingua vera e propria. Fino a poco fa ignoravo chi fosse l'autore di questa conlang. Ebbene, sono riuscito a risolvere il mistero: è stata una delle ex mogli di Ingmar Bergman, Gun Grut, a essersi presa la briga di costruire questa lingua, con cura estrema, per poter comporre addirittura un quotidiano. Era una traduttrice di professione e una linguista specializzata in lingue slave. Eppure non ha divulgato alcun vocabolario timokano. Ci si può chiedere il motivo di tutto questo. Dal punto di vista della logica di mercato imperante nel mondo, quest'opera sarebbe del tutto incomprensibile: comporta una notevole fatica per non averne in cambio alcun vantaggio concreto. 
 
Etimologia di Timoka 

In estone timukas significa "boia". Il genitivo singolare è timuka "del boia". Alcuni esempi tratti da Glosbe.com

See oleks sama, mis nõuda surmamõistetult timuka palga maksmist! "Questo equivale a far pagare il salario del boia alla vittima!" 
 
Timukas vaatas üles ja nägi oma poega võllas rippumas. "Il boia sollevò lo sguardo e vide il volto di suo figlio rivolto verso di lui." 

Verine Timukas kõnnib oma töntsidel kondist jalgadel läbi katkust vaevatud Londoni tänavate... "Il Boia Sanguinario cammina sui suoi piedi scheletrici, per le strade invase dalla peste di Londra." 

Klassikaline lugu: timukas kiindub ohvrisse, kellele ta ei suutnud lõppu peale teha... "Classico, il boia che si affeziona alla vittima a cui non è riuscito a dare il colpo di grazia." 

See on temast väga lahke... kuid pole paslik, et timuka mõõk vapra ser Gregori elu lõpetaks. "È molto gentile da parte sua... ma la mannaia del boia non è la giusta fine per il valoroso ser Gregor Clegane." 

Ma maksin timukale koosveedetud aja eest. "Ho pagato il boia per poter passare del tempo con voi." 

Aga mida sul ei õnnestu mõista, on see, et see olid sina, kes söötis timukat, kes lõpuks sinu järgi tuleb. "Ma quello che non capisci è che stai nutrendo il boia che prima o poi verrà a cercare te." 

ettepaneku esitaja. - Lugupeetud juhataja! Sel ajal, kui meie istume siin istungisaalis ja peame tähtsaid arutelusid, töötavad timukad Iraanis nii, kuidas jaksavad. "Signor Presidente, mentre siamo seduti in quest'Aula indugiando in grandi dibattiti, i boia in Iran fanno gli straordinari."
 
Tuttavia vediamo sulla pagina del quotidiano Arakavsanii che il nome della nazione è Tiimoka, con una vocale lunga /i:/. In estone la lunghezza vocalica esiste ed è distintiva, eppure timuka "del boia" ha la vocale -i- breve. Sembra che le cose siano andate così: Bergman avrebbe preso un libro sulla lingua estone da uno scaffale della moglie Käbi Laretei, aprendoo una pagina a caso e soffermandosi proprio sulla parola timuka. Avrebbe poi chiesto alla donna cosa significasse quel vocabolo e lei avrebbe risposto proprio "del boia". Questo aneddoto, riportato da IMDB.com, è sufficiente ad attenuare il mio scetticismo sull'identità semantica tra il nome della città di Timoka e l'estone timuka "del boia". Probabilmente il toponimo avrà tratto la sua origine da un antico etnonimo, in cui il Carnefice era il capostipite della Nazione. 
 
Ricerche aberranti! 
 
Google non ha affatto gradito le mie ricerche di frasi nella lingua di Timoka e si è bloccato presto, avvisandomi che è stato rilevato un traffico anomalo! L'idea che mi sono fatto è questa: qualcuno nel mondo utilizza questa conlang come codice per trasmettere messaggi segreti. Ecco perché tutto è andato in tilt.