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domenica 28 febbraio 2016


IL MIRACOLO DELLA VITA
Terzo capitolo della Trilogia Fecale

Autore: Vinicio Motta
Anno: 2016
Genere: Scat Science Fiction (Fantascienza
      scatologica)
Pubblicazione: VERDE
    (mensile elettrocartaceo, autoprodotto e
    gratuito di protolettere, interpunzioni
    grafiche e belle speranze, fondato a Roma
    nell’aprile 2012 da Pierluca D’Antuono)

Link: https://verderivista.wordpress.com/
2016/02/08/il-miracolo-della-vita/

Illustrazione: Silvia Priska Benedetti (Dodici)

La Trilogia Fecale del grande Vinicio Motta giunge al suo compimento con questa gemma della letteratura scatologica, fulgido genere rivoluzionario che sta assumendo sempre più consistenza e che spero possa presto rivaleggiare con la fantascienza classica. Dopo il viaggio mistico in un condotto fognario, descritto nel precedente racconto Dallo scarico all'alba, il protagonista si ritrova su un pianeta desertico, dotato di un nuovo corpo il cui motore è un cuore fatto di escrementi umani. Anticiperò soltanto un breve accenno al tema centrale del racconto: la demiurgia che plasma umanoidi dal corpo composto interamente da sterco. A questo punto riporto l'incipit:

Sono un uomocacca, sono nato trentanove giorni fa su questo pianeta di sabbia e sono fatto perlopiù di carne: nel mio petto batte un cuore di merda arido e rovente come il deserto sotto i miei piedi. Ho fatto il giro del mondo centouno volte, ma di altri miei simili, finora, ahimè, neanche l’ombra. Il privilegio di battezzare il pianeta, quindi, immagino spetti a me. Lettiera?
Mmmh… suona bene. Sì, mi piace!
È deciso, allora: questo mondo, la mia casa, d’ora in avanti si chiamerà così:
Lettiera

Con una pisciata, spiano una duna. Osservo il risultato del getto poderoso del mio pene e mi sento un dio.
Interessante: il rilievo appena eliminato nascondeva qualcosa… Dalla sabbia impregnata di urina, spunta il vertice marrone di un oggetto a prima vista squadrato, che subito recupero con entrambe le mani.
Un cubo marrone.
Inutile. Ma tutto sommato affascinante.
Decido di tenerlo: mi terrà compagnia nel prossimo giro del mondo.

La miglior descrizione della vera natura dell'esistenza biologica a cui siamo condannati è contenuta nelle righe di questo capolavoro. Ogni nascita è una vera e propria immersione. Non ci sono speranze. Come recita un detto che spesso si incontra nel Web, l'anagramma di dream è merdaCi sono ottime possibilità che la meritoria opera continui con un prequel di Mercuriale sulfureo-scatologico, come si accenna sulla rivista VERDE. Mi spingo più in là ancora. Mi  auspico che verrà alla luce un romanzo di Scat Science Fiction e che vincerà il Premio Urania! Ovviamente sono sempre benvenuti feedback dell'autore, persona geniale di cui ho la massima stima e che colgo l'occasione per salutare.

martedì 8 dicembre 2015


DALLO SCARICO ALL'ALBA
ll nuovo capolavoro della Scat Science Fiction

Autore: Vinicio Motta
Anno: 2015
Genere: Scat Science Fiction (Fantascienza
     scatologica)
Pubblicazione: VERDE
    (mensile elettrocartaceo, autoprodotto e gratuito
    di protolettere, interpunzioni grafiche e belle
    speranze, fondato a  Roma nell’aprile 2012 da
    Pierluca D’Antuono)
Link:


Attesissimo seguito di Mercuriale sulfureo-scatologico. Il protagonista prosegue il suo viaggio allucinatorio nelle vastità fecali di una cloaca, alla deriva in un flusso cangiante di escrementi delle più svariate provenienze. Questo è l'incipit del racconto: 

La gianni è bella, la gianni è saporita. Io però – non fraintendetemi – la gianni non voglio mica mangiarla. Non sono un cannibale, no no. Attorno a me, in questa profumatissima fogna, infinite gianni. L’una diversa dall’altra, ciascuna con una personalità e un nome. Tutte bellissime.
Io sono la gianni e la gianni è me.
Sono felice.
Perché la gianni è bella. Perché la gianni è saporita.
Nostalgia fantasma: vorrei tanto ricordare da dove vengo.
«Lascia fare a noi!» dicono in coro tutte le altre gianni del mondo.
«Grazie!» rispondo. «Vi amo!»
Veloce come un fiotto di diarrea incontrollabile, permeo migliaia di cadaveri di esseri umani, coccodrilli e pesci rossi, chiedendo aiuto alla gianni intrappolata nelle loro viscere putrescenti.
Nessuna risposta.

Il linguaggio è visionario, il lessico presenta innovazioni geniali. Nel linguaggio della Chiesa Fecale, ecco che compare il sostantivo "gianni", che si traduce con "stronzo". Si noterà che tale vocabolo è di genere femminile: così si dice "la gianni". Se la Merda è il Principio Creatore in una delirante visione di panteismo escrementizio, ecco che ogni singola gianni ne è un componente. In altre parole, la gianni è un atomo della Merda. Mi auguro che il progetto prosegua culminando in un terzo racconto, in modo da formare una trilogia che potrebbe ben intitolarsi Gianni 3000.

Invito l'autore, l'ottimo Vinicio Motta, a commentare questa mia recensione. 

mercoledì 29 aprile 2015


 MERCURIALE SULFUREO-SCATOLOGICO

Autore: Vinicio Motta
Anno: 2013
Pubblicazione: VERDE, n° 19
(mensile elettrocartaceo autoprodotto, a cura di Pierluca D'Antuono e Alda Teodorani)
Link:
http://issuu.com/verderivista/docs/verde_19_def

Un racconto fantascientifico assolutamente unico nel suo genere: è tutto incentrato sulla merda. Il postulato è un'umanità scampata a una tremenda invasione aliena bombardando gli invasori con i propri escrementi. A causa di questo si è instaurata una nuova religione, fondata sull'adorazione delle feci. Nel protagonista cominciano a sorgere preoccupanti processi di dissociazione. Da una parte l'indottrinamento della Chiesa Fecale, dall'altro una consapevolezza sempre più pressante che insinua un tarlo subliminale in forma di mantra eretico: "La merda puzza".

Questo è l'incipit:

"La Merda non la digerisco più bene: mezzo secolo fa, quando la Merda salvò la razza umana, mai avrei immaginato una crisi del genere. Dopo che, grazie a essa, abbiamo sconfitto gli alieni, la Merda io e gli altri abitanti del pianeta abbiamo cominciato a metterla ovunque: nell'ombelico, nel cazzo e nella fica, nel tubetto del dentifricio, in chiesa - la Merda abbiamo dovuto imparare ad amarla."    

Questa è innovazione! Uno scritto rivoluzionario, un contributo fondamentale per spezzare le catene che imprigionano la fantascienza! Mi sembra di vedere centinaia di cultori della Science Fiction storcere il naso e contrarre il volto in espressioni di disgusto. Certo, per decenni i fantascientisti hanno coltivato il sogno di un universo asettico, in cui i corpi sono sistemi chiusi in grado di assimilare il cibo senza espellere nulla. Ecco, l'entropia che hanno cercato di censurare e di bandire ora si ripresenta. Perché una certezza regna sovrana: la merda esiste. Chiunque non  riconosca questo dato di fatto, prima o poi ci dovrà cozzare.  

lunedì 2 giugno 2014

EDGAR A. POE E LA NATURA DELLA DEMOCRAZIA

Tutti conoscono Edgar A. Poe per racconti come Il gatto nero, La maschera della morte rossa, Il pozzo e il pendolo, Una discesa nel Maelström e via discorrendo. Eppure scrisse anche testi di diversa natura, meno noti al pubblico italiano ma non per questo meno significativi. Tra le opere di fantascienza pubblicate molto prima che si parlasse di questo genere, possiamo citare senza dubbio il suo racconto Mellonta Tauta (ossia "le cose a venire"), ambientato nel 2848. Molti preferiscono non parlare di fantascienza riferendosi a scritti di questo tipo, ma di protofantascienza. A parer mio, essendo il significato principale della parola "fantascienza" quello di "fantasia scientifica", la definizione calza a pennello e non è soggetta a vincoli cronologici rigidi - con buona pace di tutti coloro che ancora provano un grande disagio alla sola menzione della parola "fantascienza", come se si trattasse di una vergognosa forma di pornografia. Proponiamo a questo punto un brano particolarmente interessante estratto da Mellonta Tauta, in cui l'autore riflette in modo lucido quanto amaro sul concetto di Democrazia, arrivando ad intenderne in modo perfetto la vera natura e a profetizzarne la decomposizione. Quanto Poe scrisse nel XIX secolo è sotto i nostri occhi e ognuno potrà riconoscerlo. 

«5 aprile. Sono quasi divorata dall'ennui. Pundit è l'unica persona a bordo con cui si possano scambiare due parole; e, poverino! non sa che parlare di antichità. Ho passato tutto il giorno a cercar di convincermi che gli antichi Amriccani si autogovernavano! Si è mai sentita una simile assurdità? - che vivevano in una sorta di confederazione in cui ognuno pensava a sé, come i "lupi della prateria" di cui si legge nelle favole. Dice che presero le mosse dalla più strana idea che mai si possa immaginare, vale a dire che tutti gli uomini nascono liberi e uguali - una cosa che fa a pugni con le leggi della graduatoria, così visibilmente impressa in tutte le cose dell'universo sia morale che materiale. Ciascuno "votava", come si diceva - vale a dire, si impicciava degli affari pubblici - finché, alla fine, si scoprì che ciò che riguarda tutti non riguarda nessuno e che la "Repubblica" (tale era il nome di quella assurda cosa) non aveva nessun governo. Si racconta però che la prima circostanza che turbò profondamente l'autocompiacimento dei filosofi i quali avevano messo in piedi questa "Repubblica" fu la sorprendente scoperta che il suffragio universale dava adito a manovre fraudolente, grazie alle quali era possibile l'accaparramento del desiderato numero di voti, senza pericolo di essere scoperti o ostacolati, da parte di un qualsiasi partito abbastanza disonesto da non vergognarsi per quella frode. Un minimo di riflessione su quella scoperta fu sufficiente a portarne in luce le conseguenze - e cioè che la disonestà era destinata a prevalere - in breve, e che un governo repubblicano non poteva essere altro che un governo di disonesti. Tuttavia, mentre i filosofi erano occupati a vergognarsi della propria stupidità per non aver previsto questi inevitabili mali, e ad elaborare nuove teorie, la faccenda finì bruscamente ad opera di un tizio di nome Mob, il quale prese in mano le redini instaurando un dispotismo al cui confronto quello dei mitici Zeros ed Hellofagabaluses erano una rispettabile piacevolezza. Questo Mob (uno straniero, fra l'altro) pare fosse l'individuo più odioso che avesse mai calpestato la faccia della terra. Di statura gigantesca - insolente, avido, sporco; col fegato di un toro, il cuore di una iena, e il cervello di un pavone. Alla fine, morì stroncato dalle sue stesse energie. Comunque ebbe una sua utilità, come la hanno tutte le cose, per spregevoli che siano, e insegnò agli uomini una lezione che, ancora oggi, essi non corrono il rischio di dimenticare - quella di non andare mai contro le analogie naturali. In quanto al repubblicanesimo, non si trovò mai nulla di analogo sulla faccia della terra - se si eccettua il caso dei "cani della prateria" - eccezione che, se non altro, serve a dimostrare che la democrazia è la forma di governo ideale - per i cani.» 

Edgar Allan Poe, Mellonta Tauta