Arrivato a Soweto, pardon, a Monza, il treno si è bloccato. L’altoparlante gracchiava che a causa dell’investimento di una persona e dei necessari accertamenti giudiziari, tutti i treni da e per Seregno avrebbero avuto almeno 120 minuti di ritardo. Panico. Sceso dal treno bloccato e cancellato, mi sono affrettato a comprare un biglietto del pullman in edicola. Sono corso per il sottopassaggio fino a raggiungere la piazzola da cui partono gli autobus e i miei occhi sono stati aggrediti da una visione raggelante. C’erano una cinquantina di Mandingo colossali, giganteschi, tutti seduti su un lungo muretto in mezzo ai rifiuti e alla sporcizia. I muri erano scrostati tanto da somigliare alla pelle giallastra di un lebbroso. Chiazze scure di orina dovunque, che corrodevano le pareti colando sull’asfalto. I Mandingo avevano con sé grosse radio da cui uscivano note disarmoniche, sgraziate. Un frastuono spaventoso, nuvole di sudore. Ho pensato per un attimo di essere stato teletrasportato in Nigeria, poi mi sono accorto di essere, diciamo così, in Italia, a causa di due dettagli. C’erano due ragazze bionde e tatuate sedute in mezzo ai nerboruti energumeni, e c’erano gli orari dei mezzi scritti in italiano. Sono rimasto lì per un’ora, perché l’autobus che dovevo prendere fa poche corse. Intanto arrivava altra gente che doveva partire e la tensione era in crescendo. Gli altoparlanti della stazione annunciavano a ritmo serrato il ritardo di 120 minuti e la cancellazione di sempre nuovi treni, a ciclo continuo. Ogni tanto annunciavano anche fantomatici pullman sostitutivi che però non si materializzavano. Arrivato allo stremo, sono riuscito a prendere il mezzo che mi avrebbe portato a Seregno. Per fortuna sono riuscito a trovare un posto a sedere. Vicino a me, in piedi, stava un giovane uomo biondiccio. Seduta poco lontano c’era sua moglie, che cercava di tenere a bada due bambine dai capelli dorati. A un certo punto, ecco che una di queste bambine ha cominciato a strepitare, chiedendo a suo padre di essere baciata in bocca, “lingua contro lingua”. Lui ha fatto finta di nulla, la madre non le badava, sperando che smettesse. Invano. Per poco non ho perso i sensi per l’orrore.
Marco "Antares666" Moretti, agosto 2017
A volte la gente non vuole ascoltare la verità perché non vuole vedere le proprie illusioni distrutte. Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità.
(Friedrich Wilhelm Nietzsche)
venerdì 11 agosto 2017
UN RIENTRO APOCALITTICO
giovedì 10 agosto 2017
QUANDO LA FONETICA PUO' UCCIDERE
Mi è tornato alla mente un episodio assai singolare, occorso molti anni fa. Alla televisione, all’epoca ancora la guardavo di tanto in tanto, scanalando ho visto un presentatore che presentava un concerto benefico, se così si può dire. Non ricordo il suo nome. A un certo punto ecco arrivare un gigantesco mandingo che doveva esibirsi nel suo numero. Il presentatore ha cercato di socializzare e se ne è uscito a dire "stop the war", pronunciando "stop" con una /o/ tanto chiusa da sembrare quasi "stup". L'energumeno colossale, a cui mancava soltanto il machete, ha subito dato in escandescenze. Il conduttore non capiva e insisteva con il suo "stup de worre". Quando finalmente il gigante di ebano ha afferrato il senso di quelle parole, ha emesso un verso inarticolato di assoluto disprezzo, tra un rantolo e una crisi di vomito, quindi ha eruttato il suo "stop the war" con "stop" pronunciato "staap". Soltanto i musicisti che hanno preso a suonare lo hanno convinto a iniziare a strimpellare la chitarra e a lasciar perdere l’alterco. Un esempio di incomprensione dovuta alla cessata unità della lingua inglese, che per poco non riusciva fatale al presentatore.
UNA STRANA SPECIE DI LEPRECAUNI
Marco "Antares666" Moretti, aprile 2017
martedì 8 agosto 2017
LE INSIDIE DEL MENTALISMO
sabato 5 agosto 2017
NATURA ANTIFISICA DI TARZAN E DEI TARZANIDI
giovedì 3 agosto 2017
- LA CITTA' DELLE RANE
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1988
Durata: 86 min
Genere: fantascienza post-apocalittica
Regia: Donald G. Jackson, Robert J. Kizer
Fotografia: Donald G. Jackson, Enrico Picard
Montaggio: R.J. Kizer, James Matheny
Musiche: David Shapiro
Scenografia: Dins W.W. Danielsen, Suzette Sheets
Costumi: Merril Greene
Trucco: June Brickman
Interpreti e personaggi
Julius LeFlore: Squidlips
RCB: The Poor Dufus
Roddy Piper: Sam Hell
William Smith: capitano Devlin / conte Sodom
Sandahl Bergman: Spangle
Eyde Byrde: Patton
Lee Garlington: ufficiale briefing
Cec Verrell: Centinella
Suzanne Solari: Runaway Girl
Kristi Somers: Arabella
Rory Calhoun: Looney Tunes
Cliff Bemis: Leroy
Nicholas Worth: Bull
Brian Frank: comandante Toty
Danelle Hand: Crosse
Stupido ed involuto filmettino prodotto dalla New World Pictures (senza più Corman alla sua guida), diretto da un regista ai più sconosciuto (e meno male...) ed interpretato da quello stoccafisso di Roddy Piper che da lì a poco sarebbe diventato il protagonista del detestabile Essi vivono di Carpenter. Sceneggiatura spazzatura in un contesto trash e dilettantesco, dove rane mutanti si scontrano all'ultima gracidata con l'ultimo degli "inseminatori" rimasti sulla terra. Fanno sorridere le maschere da anfibio, fanno pietà le musiche, fa inorridire il resto.
Fantascienza post apocalittica alla vecchia maniera, dove i nuovi abitanti sono in parte dei mutanti rana la cui origine non è spiegata. Non sono spiegate molte cose, a dire il vero, in questo film che si rivela così piuttosto disadorno; molta azione che si può trovare in altri millemila film e niente di nuovo. Bizzarre allusioni erotiche (relative al bisogno di maschi fertili per aumentare la popolazione) condiscono l'intera visione, raggiungendo il culmine nella grottesca scena fra la rana e l'uomo. Solamente per gli appassionati del genere.
mercoledì 2 agosto 2017
Aka: Un ragazzo, il suo cane, due inseparabili amici;
Apocalypse 2024
Anno: 1975
Regia: L.Q. Jones
Genere: Fantascienza
Lingua: Inglese
Durata: 91 min
Tratto da: A Boy and His Dog, di Harlan Ellison
Sceneggiatura: L.Q. Jones, Harlan Ellison, Wayne Cruseturner
Musica: Tim McIntire, Ray Manzarek,
Jaime Mendoza-Nava
Produttore: L.Q. Jones, Alvy Moore
Fotografia: John Arthur Morrill
Montaggio: Scott Conrad
Interpreti e personaggi:
Don Johnson: Vic
Susan Benton: Quilla June Holmes
Alvy Moore: Dottor Moore
Jason Robards: Lou Craddock
Helen Winston: Mez Smith
Michael Rupert: Gery
Tim McIntire: Blood
Hal Baylor: Michael
Charles McGraw: Predicatore
Ron Feinberg: Fellini
Don Carter: Ken
Michael Hershman: Richard
L.Q. Jones: Attore di film porno
Dickie Jones: Uomo con la pistola
Maggie Smith: Vecchia sopravvissuta
Doppiatori originali:
Charles McGraw: Blood
Siamo nell'Anno del Signore 2024, nel polveroso e arido scenario postatomico provocato dalla Quarta Guerra Mondiale. Ovviamente la popolazione è stata decimata, ci sarebbe da stupirsi del contrario. Uno dei superstiti è un ragazzo, Vic, al cui seguito zampetta un cagnolino arruffato di nome Blood, un botolo dotato di poteri telepatici e di intelligenza umana. Tramite queste capacità, il cane e il suo padrone sono in grado di comunicare. Vic e Blood vagano nelle solitudini cercando cibo e non solo: il botolo funge anche da lenone e procura al ragazzo compagnia femminile - cosa abbastanza scabrosa, data l'età del giovane, che dev'essere innaturalmente precoce. A un certo i due punto incontrano una ragazza di nome Quilla June Holmes, che vive nella città ctonia di Topeka. La ragazza farà cadere Vic in una trappola, facendolo separare dal cane telepatico. Le genti di Topeka non riescono a riprodursi, dato che gli uomini sono sterili e spesso anche affetti da impotenza. I pochi uomini fertili catturati vengono adibiti alla fecondazione a raffica delle donne. Pensate, una città affamata di sperma fecondo! Dopo varie peripezie, Vic sceglierà di abbandonare la città delle donne assatanate e di fare ritorno dal suo cagnolino. I due si allontaneranno dai miseri resti del genere umano, perdendosi in un orizzonte senza vita.
Proiettato al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro il primo febbraio 2010, in lingua originale e in bianco e nero - per via di qualche problema tecnico non risolto. Definito "un misconosciuto film fantastico, tratto da una novella apocalittica di Harlan Ellison", lo descriverei piuttosto come una colossale pataccata. Un film tremendo, trash all'ennesima potenza! Se dovessi stilare una classifica delle peggiori boiate viste in vita mia, di certo sarebbe in una posizione abbastanza elevata. Tanto per rendere l'idea, è stata utilizzata una sola voce per il protagonista e il patetico cane telepatico, cosa che rende i dialoghi del tutto incomprensibili. A proiezione finita, nella mia mente pulsava la seguente sentenza: "Dire che fa schifo anche ai porci è ancor poco!". Nonostante gli stimoli concettuali descritti nella trama, non sono riuscito a evitare una pesante sonnolenza: la monotonia delle sequenze era assoluta. In genere i critici ritengono cosa della massima importanza ricordare che il protagonista del film, il giovanissimo Don Johnson, sarebbe poi diventato famoso per aver interpretato James "Sonny" Crockett in Miami Vice. In genere si crede che una recensione debba essere un cumulo di simili informazioni e di paccottiglia tecnica. Ebbene, io la penso diversamente. Così interesserà di certo a milioni di internauti sapere che dal racconto originale di Harlan Ellison è stata anche ricavata una graphic novel disegnata da Richard Corben. Ellison? Corben? E chi sono costoro? Chi li conosce?
lunedì 31 luglio 2017
Paese di produzione: Stati Uniti
Lingua: Inglese
Anno: 1991
Durata: 132 min
Colore: Colore
Audio: Sonoro
Genere: Drammatico, melodramma
Sottogeneri: Introspezione psicologica; apologia
di stupro; apologia di pedofilia; propaganda
antitedesca
Regia: Barbra Streisand
Soggetto: Pat Conroy (romanzo)
Sceneggiatura: Pat Conroy, Becky Johnston
Fotografia: Stephen Goldblatt
Montaggio: Don Zimmerman
Musiche: James Newton Howard
Interpreti e personaggi
Nick Nolte: Tom Wingo
Barbra Streisand: Dr. Susan Lowenstein
Blythe Danner: Sallie Wingo
Kate Nelligan: Lila Wingo Newbury
Jeroen Krabbé: Herbert Woodruff
Melinda Dillon: Savannah Wingo
George Carlin: Eddie Detreville
Jason Gould: Bernard Woodruff
Doppiatori italiani
Luciano De Ambrosis: Tom Wingo
Maria Pia Di Meo: Dr. Susan Lowenstein
Isabella Pasanisi: Sallie Wingo
Vittoria Febbi: Lila Wingo Newbury
Sergio Di Stefano: Herbert Wooddruff
Cristina Boraschi: Savannah Wingo
Manlio De Angelis: Eddie Detreville
Corrado Conforti: Bernard Woodruff
Sandro Sardone: Henry Ringo
Eleonora De Angelis: Jenny Wingo
Marco Mete: Cittadino
Claudio Fattoretto: Cittadino
Golden Globe Award for Best Actor - Motion Picture Drama -
Nick Nolte
Boston Society of Film Critics Award for Best Actor -
Nick Nolte
Los Angeles Film Critics Association Award for Best Actor -
Nick Nolte
Nominations:
Academy Award for Best Picture
Academy Award for Best Actor - Nick Nolte
Academy Award for Best Supporting Actress -
Kate Nelligan
Academy Award for Writing Adapted Screenplay -
Becky Johnston and Pat Conroy
Academy Award for Best Art Direction - Set Decoration -
Paul Sylbert and Caryl Heller
Academy Award for Best Cinematography -
Stephen Goldblatt
Academy Award for Original Music Score -
James Newton Howard
Golden Globe Award for Best Director -
Barbra Streisand
Golden Globe Award for Best Motion Picture - Drama Directors
Guild of America
Award for Outstanding Directorial Achievement in Motion Pictures -
Barbra Streisand
WGA Award for Best Screenplay Based on Material
from Another Medium -
Becky Johnston and Pat Conroy
American Society of Cinematographers Award for Outstanding
Achievement in Cinematography in Theatrical Releases -
Stephen Goldblatt
venerdì 28 luglio 2017
Forbidden Zones
Anno: 1983
Paese: USA
Lingua: Inglese
Durata: 90 min
Regia: Lamont Johnson
Genere: Fantascienza
Specifiche tecniche: girato e proiettato in 35 mm
Rapporto immagine: 1,85 : 1 e 2,35 : 1
Formato audio: Dolby
Compagna di produzione: Columbia Pictures
Corporation, Delphi I Productions, Zone
Productions
Distribuzione: CEIAD (1984), Columbia Tristar
Home Video
Sceneggiatura: David Preston, Edith Rey, Dan
Goldberg, Len Blum
Fotografia: Frank Tidy
Montaggio: Scott Conrad
Musiche: Elmer Bernstein
Produttore: Ivan Reitman
Locations: Vancouver, British Columbia (Canada),
Moab, Utah (USA)
Interpreti e personaggi:
Molly Ringwald: Niki
Peter Strauss: Wolff
Ernie Hudson: Washington
Andrea Marcovicci: Charlmers
Deborah Pratt: Meagan
Michael Ironside: Overdog
Beeson Carroll: Patterson
Aleisa Shirley: Reena
Call Timmins: Nova
Harant Alianak: Il Chimico
Paul Boretski
Patrick Rowe
Reggie Bennett
Colin Mochne
Budget: 14,4 milioni di $
Incassi al botteghino (USA): 16,5 milioni di $
giovedì 27 luglio 2017
Paese di produzione: Francia
Anno: 2004
Durata: 98 min (secondo altri 102 min)
Genere: Fantascienza
Lingua: Francese, inglese, antico egiziano
(pronuncia egittologica)
Regia: Enki Bilal
Soggetto: Enki Bilal
Sceneggiatura: Enki Bilal
Produttore: Charles Gassot, Dominique Brunner,
Sylvie Chevreau
Fotografia: Pascal Gennesseaux
Effetti speciali: Matthieu Grospiron
Musiche: Sigur Rós, Goran Vejvoda
Costumi: Mimi Lempicka
Trucco: Nicolas Degennes, Cécile Gentilin
Interpreti e personaggi:
Linda Hardy: Jill Bioskop
Thomas Kretschmann: Alcide Nikopol
Charlotte Rampling: Elma Turner
Frédéric Pierrot: John
Thomas M. Pollard: Horus
Yann Collette: Froebe
Corinne Jaber: Lily Liang
Joe Sheridan: Kyle Allgood
Derrick Brenner: Jonas
Doppiatori italiani:
Gabriella Borri: Elma Turner
Francesca Fiorentini: Jill Biskiop
Fabio Boccanera: Nikopol
Roberto Pedicini: Horus
Emiliano Coltorti: John
Doppiaggio italiano: SEFIT-CDC
Dialoghi italiani: Ruggero Busetti
Direzione del doppiaggio: Marco Guadagno
Assistente al doppiaggio: Laura Masini
Fonico di doppiaggio: Marco Meloni
Fonico di mix: Alessandro Checcacci
Budget: 22,1 milioni di $
Incassi al botteghino: 6,3 milioni di $
Siamo a New York nell'Anno del Signore 2095. Nella megalopoli invivibile si è realizzato uno spaventoso melting pot in cui coesistono persone delle più disparate provenienze. Oltre agli umani, già di per sé di provenienze molteplici, ci sono elementi mutanti e extraterrestri. Su tutti impera la potentissima multinazionale farmaceutica Eugenetics Corporation. Un quadro raggelante, ma a complicare le cose si registra un evento inaudito: una piramide egizia fatta e finita compare in cielo proprio sopra Manhattan e lì rimane fluttuando allegramente nell'aria. Ad abitarla sono nientemeno che gli Dei dell'Antico Egitto. Ci sono tutti: Iside, Osiride, Anubi, Bast, Thoth e naturalmente Horus, che è protagonista della vicenda. La divinità dalla testa di falco prende possesso del corpo di uno sciagurato umano di sesso maschile e gli ordina di fecondare una ben precisa femmina con fungosità azzurre al posto dei capelli, se necessario senza curarsi troppo del fatto che questa sia o meno consenziente (si sa, queste per gli Dei sono "fisime" incomprensibili e di oscura origine). La posta in gioco è molto alta: se Horus non riuscisse nel suo intento copulatorio, perderebbe nientemeno che l'immortalità. Ne scaturisce un gran putiferio, al punto che il prescelto fecondatore a un certo punto si trova contro un grosso alieno dalla pelle scarlatta e dalla testa come quella di un gran pesce martello. Il film trae la sua ispirazione dai fumetti di Enki Bilal e più precisamente dai graphic novels "La fiera degli immortali" (La Foire aux immortels) e "La donna trappola" (La Femme piège).
Un film davvero strano e unico. La prima volta che lo vidi, al cinema, mi parve subito grandioso, straordinario. Quando lo vidi la seconda volta, al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro (23/02/2008), non mi sembrava più tanto eccezionale, al punto che all'inizio del secondo tempo fui invaso da una stanchezza mortale. Mentre guardavo le immagini la spossatezza crebbe, tanto che appoggiai la testa a un pilastro di cemento nel locale dove avveniva la proiezione e mi addormentai profondamente. Ricordo ancora che quando la luce si riaccese, Francesco L., ridendo, mi disse che di certo non avevo visto il finale: avevo russato in modo fragoroso! Sono portato a ritenere quell'episodio come dovuto alle mie condizioni di salute. Dovrei rivedere la pellicola di Enki Bilal in condizioni migliori per trovarlo di nuovo godibile come quando lo vidi la prima volta. Poi si può dire di tutto e di più su Immortal Ad Vitam, ad esempio che è incentrato sul terrore della dittatura dell'eugenetica - e quindi sul Nazismo, messo in tutte le salse, come se fosse una cosa non soltanto attuale ma futuribile. Si può dire che il tema principale è la paura di invecchiare e di morire, oppure che siamo di fronte a un film politico sulla dissidenza e sulla sua repressione in uno regime autocratico. Potrebbe anche trattarsi di banalità che non aiutano per nulla a capire il complesso scenario.
Storia che non mi ha coinvolto e personaggi a metà tra live action e computer graphic che non convincono sia sotto il profilo della caratterizzazione che da quello visivo.
Forse è più per i fans del genere, gli altri lo dimenticheranno in fretta.
Non credo di aver mai visto niente di così brutto, tanto pesante, noioso, malfatto e scriteriato da far rimpiangere i film di Boldi & De Sica.
La storia comincia con una deportazione di mutanti in una New York sovrastata da una piramide in cui alcuni dei egizi giocano a monopoly...e questo dovrebbe bastare a capire di quanta pochezza sia costituito questo film.
Sconsigliatissimo, anche per quanto riguarda la grafica e gli effetti speciali.