domenica 12 luglio 2020

LA MISTERIOSA LINGUA DEL PAESE DI SODOMA E GOMORRA

Una domanda angosciante è sorta a un certo punto in me. Che lingua si parlava nel Paese di Sodoma e Gomorra? Possibile che non se lo sia mai chiesto nessun altro? Si scopre, indagando nel Web e nelle fonti cartacee, che ci sono pochi argomenti a questo mondo in grado di riscuotere meno interesse tra le genti. Forse il motivo consiste nell'ignoranza: per semplicità molti amano credere che nella Pentapoli si parlasse l'ebraico, così la questione è finita. Oppure si tratta di pura e semplice superstizione, mossa dal terrore di provocare la collera di Dio se fosse possibile bestemmiarlo nella lingua delle città che ha distrutto col fuoco e con lo zolfo.  
 
La filologia è uno strumento potentissimo. Chedorlaomer (כְּדָרְלָעֹמֶר, Kedorlāʻōmer) fu il Re di Elam che conquistò la Pentapoli. Il suo nome ci è perfettamente comprensibile. Infatti sappiamo che nella lingua di Elam kudur significa "servo", mentre Lagamar (Lagamal) indica un'importante divinità femminile. Così Kudurlagamar significa "Servo della dea Lagamar". In ebraico Kudurlagamar è stato semplicemente adattato in Kedorlāʻōmer, senza troppi problemi. La consonante /g/ dell'elamico compare in ebraico come una faringale sonora /ˁ/, trascritta con la lettera ʻayin. L'accento cade sulla penultima sillaba. Per il Popolo Eletto questo era un nome oscuro come tanti altri. Eppure la conoscenza che abbiamo della lingua di Elam ci permette di comprendere il significato dell'antroponimo, ossia di renderlo trasparente. Questo non accade col nome di Sodoma, solo per fare un esempio. Il perché è semplice: esisteva in loco una lingua peculiare, che è andata perduta. Non era una lingua semitica, o saremmo in grado di intenderne le pur poche vestigia. Non era sumerico, o varrebbe lo stesso. Finché non salteranno fuori documenti scritti e tavolette con testi bilingui, le nostre saranno soltanto speculzioni.

Questi sono i toponimi dell'area sodomitica: 

שִׂדִּים (Siddīm), Siddim : nome di valle (attestato come עֵ֖מֶק שִׂדִּים,
     ʻēmeq Siddīm, dove ʻēmeq è la parola ebraica per "valle")
סְדֹם (Sedōm), Sodoma : nome di città 
עֲמֹרָה (ʽAmōrah), Gomorra : nome di città
צְבֹיִים (Tsevōyīm), Zeboim : nome di città 
אַדְמָה ('Admāh), Adma : nome di città
בֶּ֖לַע (Bèlaʽ), Bela : nome di città 
Quest'ultima è chiamata anche צֹעַר (Tsōʻar), Zoar.  

Alcune false etimologie di Siddim 

È assai probabile che il toponimo Siddim significasse semplicemente "Valle (ampia)". Non sono mancati tentativi di ricondurlo all'ebraico biblico: in genere si cita la radice שדד sdd "arare un campo", aggiungendovi la parola שָׂדֶה ,שָׂדֵּי "campo", "pascolo", "pianura" (quindi "campo non coltivato", in netta contraddizione con la premenssa). Va detto che nessuna di queste etimologie risulta convincente. L'unico raffronto che potrebbe essere interessante è con una parola isolata e strana: שְׁדֵמָה šedēmāh "campo". Si vede già dalla consonante iniziale che non ha una relazione così evidente con quelle riportate in precedenza. Servirebbero ulteriori studi per capire meglio il suo rapporto con Siddīm. In ogni caso si tratta di un relitto di un sostrato pre-semitico, anteriore ai Cananei, che è stato collegato anche al nome di Sodoma (vedi nel seguito).
 
Due false etimologie di Sodoma 
 
Due comuni proposte etimologiche per il nome di Sodoma sono interessanti perché coinvolgono elementi pronominali. 
 
סוֹד (sōd) "segreto" 
 
La forma possessiva di terza persona plurale maschile in ebraico è sōdām "il loro segreto". Nella lingua semitica di Canaan, al suffisso -ām corrisponde -ōm, così il toponimo Sedōm è stato analizzato come "Il loro segreto". Ha tutta l'aria di essere un'etimologia popolare. 

סִיד (sīd) "calce", "cemento"; 
  אֶבֶן סִיד ('even sīd) "calcare" (lett. "pietra di calce")  
 
La forma possessiva di terza persona plurale maschile in ebraico è sīdām "la loro calce". Nella lingua semitica di Canaan, al suffisso -ām corrisponde -ōm, così il toponimo Sedōm è stato analizzato come "La loro calce, il loro cemento". Ha tutta l'aria di essere un'etimologia popolare. Tra l'altro Sodoma era famosa per il suo bitume, non per la sua calce. 

Altre vane etimologie di Sodoma
 
A quanto riporta Bob Macdonald nel suo trattatello, "East of the Jordan": Territories and Sites of the Hebrew Scriptures (2000), il toponimo sarebbe connesso con l'arabo sadama "rendere saldo; fortificare; rafforzare" (Borée, 1930). Altrove nel vasto Web mi sono imbattuto in un diverso tentativo di etimologia araba (o piuttosto fanta-araba), in cui una radice sdm di quella lingua è glossata come "tristis poenitens fuit" (Simonis, 1828).  

Un'idea che subito mi era parsa interessante, anche se poi l'ho abbandonata, è quella di un collegamento tra Sedōm e Siddīm. Il problema è che la consonante iniziale del primo nome (trascritta con la lettera samekh) non è la stessa di quella del secondo (trascritta con la lettera sin). Sono estremamente scettico sulla pretesa intercambiabilità di queste lettere. Ho pensato che nella lingua pre-cananea di Sodoma forse era possibile che le cose andassero diversamente. Ad esempio, la sibilante /s/ forse si palatalizzava se seguita da vocale anteriore /i/, in modo tale che la sillaba /si/ divenisse qualcosa di simile a /ʃi/ (forse una sibilante apicale contrapposta a quella laminale). Alla fine ho lasciato perdere questa pista. 
 
Sono stati fatti i più svariati tentativi di ricondurre il nome di Sodoma a parole ebraiche. Tuttavia, ritengo significativo notare che tutti questi raffronti riguardano parole ebraiche inizianti con le consonanti sin e shin, mai con samekh. Alcuni raffronti, che gli incauto potrebbero ritenere promettenti, sono in realtà artificiosi e fallaci. Così il legame con una radice שדם šdm "bruciare" (riportata anche come סדם sdm), da cui Sodoma significherebbe "Bruciata", è una pura e semplice assurdità concettuale, dal momento che quando la città era prospera non poteva esistere consapevolezza alcuna del suo fato nel fuoco e nello zolfo. Si scopre poi che la radice שדם šdm "bruciare" è assai sospetta, non attestata in concreto e probabilmente forgiata ad hoc da qualche biblista esuberante. Lo stesso discorso vale per il raffronto con שדף šdp "incenerire, bruciare", riportato da Genesius (1833). Altrettanto assurdo è supporre un nesso con la radice שדד šdd "violare", come se Sodoma traesse nome dall'intrusione anale, ritenuta il suo principio fondante fin dall'inizio. Nelle Scritture è invece affermata l'idea che le genti di Sodoma e Gomorra un tempo seguissero il Patto con l'Eterno, come gli Ebrei, abbandonandolo in seguito - come lamentato da Lot.  

Un tentativo di metodo bilinguistico 

Un'altura, chiamata dagli Arabi Jebel Usdūm "Montagna di Sodoma", sorge in prossimità di una penisola detta El Lisān, alla lettera "Lingua", per via della sua forma caratteristica. Questo lembo di terra doveva essere proprio il sito ove sorgeva la città accusata di mostruose perversioni. Potrebbe darsi che la forma araba El Lisān ne traduca una precedente, ebraica o aramaica (non attestata), che a sua volta doveva essere la traduzione letterale dal sodomitico, tramandato come Sedōm. Se questa supposizione fosse fondata, potremmo dire che sedōm in sodomitico significava "lingua". In altre parole, sedōm = לָשׁוֹן lāšōn "lingua". Purtroppo non ci sorregge il metodo etimologico: al momento non conosciamo alcuna lingua che possa spiegare questo vocabolo. Restiamo così nel campo delle ipotesi. Si nota che in sumerico eme significa "lingua" e sud significa "lungo". Tuttavia va detto che in sumerico gli aggettivi seguono il nome, non lo precedono mai: la traduzione di "lingua lunga" è EMESUD
 
 Due possibili attestazioni extra-bibliche  
 
Sodoma è forse menzionata nelle tavolette di Ebla come SI-DA-MUki - dove ki è il sumerogramma che significa "terra", "paese". In ugaritico è attestato un nome proprio Šdmy che è forse un gentilizio formato a partire dal nome di Sodoma (Botterweck, 1986).  

Due false etimologie di Gomorra 
 
Bob Macdonald ha proposto di analizzare ʽAmōrāh come derivato dalla radice עמר ʽmr "profondo", "acqua copiosa", basandosi sul giudizio di Koehler e Baumgartner (1958). Gaster (1969) è dell'idea che il redattore biblico scelse il nome ʻAmōrāh proprio perché la radice ʻmr significa "sommergere". Il punto è che quando Gomorra fu fondata non era certo sommersa. Secondo un altro studioso, Fürst-Ryssel, la stessa radice significherebbe invece "spaccatura, fessura". Un'altra idea abbastanza diffusa è quella di una connessione con עֹ֫מֶר ʽōmer "covone" (anche unità di misura per cereali). Dubbi e confusione non mancano davvero! Detto questo, non ho al momento alcuna proposta etimologica. 
 
Possibili etimologie semitiche per Adma e Zeboim  

Queste sono le interpretazioni più accreditate dagli etimologi per i nomi di Adma e di Zeboim: 

אַדְמָה ('Admāh) = Terra Rossa 
צְבֹיִים (Tsevōyīm) = Cervi, Gazzelle 
 
Il primo toponimo avrebbe la stessa radice di אֱדֹם 'adōm "rosso" e di אָדָם 'Ādām "Adamo" - oltre che di דָּם dām "sangue".
Il secondo toponimo sarebbe un semplice plurale di צְבִי tse "cervo, gazzella".
 
Se queste etimologie fossero confermate, se si potesse escludere con sicurezza che non si tratta del frutto di coincidenze, dovremmo dedurre che la lingua semitica di Canaan era penetrata nel territorio della Pentapoli, rimpiazzando la lingua nativa nelle città di Adma e di Zeboim. Non esiste tuttavia questa certezza. Un significato tradizionale attribuito al toponimo Admāh è "Fortezza", che andrebbe contro l'idea di un'etimologia cananea. La confusione è grande. Alcuni, anziché ricondurre Zeboim ai cervi, tirano in campo le iene. In ebraico צְבֹעִ֖ים tsevōʻīm significa "iene" (Gray, 1902) ed esistono due toponimi formati da questa parola (1 Samuele 13, 18; Neemia 11, 34). Secondo me la connessione è molto improbabile: non risulta affatto che il suono faringale sonoro trascritto con la lettera ʻayin potesse in quel contesto affievolirsi e sparire, come ai moderni appare tanto naturale pensare. La traduzione "iene" parrebbe ideologica: la città doveva essere abitata da abominevoli carogne, se Dio ha pensato bene di incenerirla! La concreta possibilità è che Zeboim non debba il suo nome né ai cervi né alle iene, trattandosi di false etimologie basate su assonanze. Nelle Tavolette di Amarna è citata una città di nome SA-BU-MA, situata nella Valle del Giordano: secondo Astour sarebbe proprio un'attestazione di Zeboim. Nelle Tavolette di Ebla si ha attestazione di AD-MA e AD-MU-UT-ki (ki è il sumerogramma già trattato sopra). 

Una denominazione bilingue per Zoar
 
La città di Zoar (צֹעַר, Tsōʻar) è stata l'unica della Pentapoli a sfuggire alla distruzione, tanto da esistere ancora all'epoca delle Crociate, per essere poi abbandonata. Come riportato sopra, ci viene spiegato che era conosciuta anche come Bela. Possiamo pensare che si tratti di una glossa. Siccome tsōʻar in ebraico significa "piccolezza, cosa insignificante", ne deduciamo con una certa sicurezza che belaʻ dovesse significare lo stesso nella lingua di Sodoma. Secondo il racconto biblico, sarebbe stato Lot a compiere questa traduzione, chiedendo a Dio di risparmiare la città per potervi trovare rifugio, dicendo che "è una piccola cosa" (Genesi 19, 20-23). Bob Macdonald fa derivare il nome Belaʻ dalla radice ebraica בלה blh "rovinare; decadere" (Koehler e Baumgartner, 1958), "(essere) distrutto" (Van Seters, 1975), "divorare" (McNamara, 1972), anche se la consonante finale è problematica (h non è intercambiabile con ʻ). Gli adattamenti del toponimo in greco sono vari: Βαλακ, Βαλεκ, Βάλα. La protoforma originale doveva essere *BALAG o *BELAG. Gli adattamenti del nome di Zoar in greco sono ancor più numerosi: Σηγωρ, Ζογορ, Ζοαρα, Ζοορα. Possiamo dedurre da quanto esposto che all'epoca in cui visse Lot la lingua semitica di Canaan stesse penetrando nel territorio della Pentapoli, imponendosi sulla lingua nativa in alcuni dei suoi centri abitati. 
 
Una curiosità 
 
La Diocesi di Zoara è una sede vescovile titolare della Chiesa Cattolica, vacante dal 2001, anno della morte del vescovo Wacław Skomorucha.    
 
Nomi di persona della Pentapoli 
 
Questi sono gli antroponimi: 
 
בֶּ֫רַע (Bèraʽ), Bera, Re di Sodoma 
בִּרְשַׁע (Biršaʽ), Birsa, Re di Gomorra 
שִׁנְאָב (Šin'av), Sineab, Re di Zeboim 
שֶׁמְאֵבֶר (Šem'ēver), Semeber, Re di Adma
 
Il Re di Bela (Zoar) non è menzionato per nome. Un fatto molto singolare, ma forse in linea con il fatto che tale città era considerata "piccola, insignificante". Questo è il testo in lingua originale in cui si parla della Battaglia di Siddim e dei sovrani della Pentapoli: 
 
Genesi 14, 1-12
 
 וַיְהִ֗י בִּימֵי֙ אַמְרָפֶ֣ל מֶֽלֶךְ־שִׁנְעָ֔ר אַרְי֖וֹךְ מֶ֣לֶךְ אֶלָּסָ֑ר כְּדָרְלָעֹ֙מֶר֙ מֶ֣לֶךְ עֵילָ֔ם וְתִדְעָ֖ל מֶ֥לֶךְ גּוֹיִֽם׃  עָשׂ֣וּ מִלְחָמָ֗ה אֶת־בֶּ֙רַע֙ מֶ֣לֶךְ סְדֹ֔ם וְאֶת־בִּרְשַׁ֖ע מֶ֣לֶךְ עֲמֹרָ֑ה שִׁנְאָ֣ב ׀ מֶ֣לֶךְ אַדְמָ֗ה וְשֶׁמְאֵ֙בֶר֙ מֶ֣לֶךְ צְבוֹיִ֔ים‪‬ וּמֶ֥לֶךְ בֶּ֖לַע הִיא־צֹֽעַר׃ כָּל־אֵ֙לֶּה֙ חָֽבְר֔וּ אֶל־עֵ֖מֶק הַשִּׂדִּ֑ים ה֖וּא יָ֥ם הַמֶּֽלַח׃ שְׁתֵּ֤ים עֶשְׂרֵה֙ שָׁנָ֔ה עָבְד֖וּ אֶת־כְּדָרְלָעֹ֑מֶר וּשְׁלֹשׁ־עֶשְׂרֵ֥ה שָׁנָ֖ה מָרָֽדוּ׃ וּבְאַרְבַּע֩ עֶשְׂרֵ֨ה שָׁנָ֜ה בָּ֣א כְדָרְלָעֹ֗מֶר וְהַמְּלָכִים֙ אֲשֶׁ֣ר אִתּ֔וֹ וַיַּכּ֤וּ אֶת־רְפָאִים֙ בְּעַשְׁתְּרֹ֣ת קַרְנַ֔יִם וְאֶת־הַזּוּזִ֖ים בְּהָ֑ם וְאֵת֙ הָֽאֵימִ֔ים בְּשָׁוֵ֖ה קִרְיָתָֽיִם׃ וְאֶת־הַחֹרִ֖י בְּהַרְרָ֣ם שֵׂעִ֑יר עַ֚ד אֵ֣יל פָּארָ֔ן אֲשֶׁ֖ר עַל־הַמִּדְבָּֽר׃ וַ֠יָּשֻׁבוּ וַיָּבֹ֜אוּ אֶל־עֵ֤ין מִשְׁפָּט֙ הִ֣וא קָדֵ֔שׁ וַיַּכּ֕וּ אֶֽת־כָּל־שְׂדֵ֖ה הָעֲמָלֵקִ֑י וְגַם֙ אֶת־הָ֣אֱמֹרִ֔י הַיֹּשֵׁ֖ב בְּחַֽצְצֹ֥ן תָּמָֽר׃ וַיֵּצֵ֨א מֶֽלֶךְ־סְדֹ֜ם וּמֶ֣לֶךְ עֲמֹרָ֗ה וּמֶ֤לֶךְ אַדְמָה֙ וּמֶ֣לֶךְ צביים צְבוֹיִ֔ם וּמֶ֥לֶךְ בֶּ֖לַע הִוא־צֹ֑עַר וַיַּֽעַרְכ֤וּ אִתָּם֙ מִלְחָמָ֔ה בְּעֵ֖מֶק הַשִּׂדִּֽים׃ אֵ֣ת כְּדָרְלָעֹ֜מֶר מֶ֣לֶךְ עֵילָ֗ם וְתִדְעָל֙ מֶ֣לֶךְ גּוֹיִ֔ם וְאַמְרָפֶל֙ מֶ֣לֶךְ שִׁנְעָ֔ר וְאַרְי֖וֹךְ מֶ֣לֶךְ אֶלָּסָ֑ר אַרְבָּעָ֥ה מְלָכִ֖ים אֶת־הַחֲמִשָּֽׁה׃ וְעֵ֣מֶק הַשִׂדִּ֗ים‪1‬ בֶּֽאֱרֹ֤ת בֶּאֱרֹת֙ חֵמָ֔ר וַיָּנֻ֛סוּ מֶֽלֶךְ־סְדֹ֥ם וַעֲמֹרָ֖ה וַיִּפְּלוּ־שָׁ֑מָּה וְהַנִּשְׁאָרִ֖ים הֶ֥רָה נָּֽסוּ׃ וַ֠יִּקְחוּ אֶת־כָּל־רְכֻ֨שׁ סְדֹ֧ם וַעֲמֹרָ֛ה וְאֶת־כָּל־אָכְלָ֖ם וַיֵּלֵֽכוּ׃ וַיִּקְח֨וּ אֶת־ל֧וֹט וְאֶת־רְכֻשׁ֛וֹ בֶּן־אֲחִ֥י אַבְרָ֖ם וַיֵּלֵ֑כוּ וְה֥וּא יֹשֵׁ֖ב בִּסְדֹֽם׃ 
 
Questa è la traduzione: 
 
1 Al tempo di Amrafel re di Sennaar, di Arioch re di Ellasar, di Chedorlaomer re dell'Elam e di Tideal re di Goim, 2 costoro mossero guerra contro Bera re di Sodoma, Birsa re di Gomorra, Sinab re di Adma, Semeber re di Zeboim, e contro il re di Bela, cioè Zoar. 3 Tutti questi si concentrarono nella valle di Siddim, cioè il Mar Morto. 4 Per dodici anni essi erano stati sottomessi a Chedorlaomer, ma il tredicesimo anno si erano ribellati. 5 Nell'anno quattordicesimo arrivarono Chedorlaomer e i re che erano con lui e sconfissero i Refaim ad Astarot-Karnaim, gli Zuzim ad Am, gli Emim a Save-Kiriataim 6 e gli Hurriti sulle montagne di Seir fino a El-Paran, che è presso il deserto. 7 Poi mutarono direzione e vennero a En-Mispat, cioè Kades, e devastarono tutto il territorio degli Amaleciti e anche degli Amorrei che abitavano in Azazon-Tamar. 8 Allora il re di Sodoma, il re di Gomorra, il re di Adma, il re di Zeboim e il re di Bela, cioè Zoar, uscirono e si schierarono a battaglia nella valle di Siddim contro di esso, 9 e cioè contro Chedorlaomer re dell'Elam, Tideal re di Goim, Amrafel re di Sennaar e Arioch re di Ellasar: quattro re contro cinque. 10 Ora la valle di Siddim era piena di pozzi di bitume; mentre il re di Sodoma e il re di Gomorra si davano alla fuga, alcuni caddero nei pozzi e gli altri fuggirono sulle montagne. 11 Gli invasori presero tutti i beni di Sodoma e Gomorra e tutti i loro viveri e se ne andarono. 12 Andandosene catturarono anche Lot, figlio del fratello di Abramo, e i suoi beni: egli risiedeva appunto in Sodoma. 
 
Viene tramandata una traduzione del nome del sovrano di Sodoma, Bera (Beraʻ): "Dono". Esiste anche un'altra interpretazione come "Potere del Male", che è una falsa etimologia estrapolata in qualche modo a partire dall'ebraico רַע raʻ "cattivo" con l'aggiunta del prefisso be- "in". In sumerico ba significa "dare" e ru significa "dono", "dare". Quest'ultima radice nei composti compare anche come -ra (ad esempio kadra "mazzetta", da kad "unire" + ru "dono"). La ʻayin finale dell'antroponimo sodomitico potrebbe essere il residuo di un'antica consonante che in sumerico è scomparsa; si consideri che esiste anche un derivato rug "ripagare", "ricevere".

Il nome dei sovrano di Gomorra, Birsa (Biršaʻ), è forse quanto di meno studiato esista. L'idea è che possa essere in qualche modo correlato al nome del suo collega di Sodoma, Bera (Beraʻ). La prima parte di Biršaʻ, ossia bir-, potrebbe essere un'abbreviazione della radice che  doveva significare "Dono". In sumerico šag significa "buono; piacevole" e "buona fortuna" (variante: sag). Proprio questa potrebbe essere la seconda parte del composto antroponimico. Sarebbe spiegata anche la consonante finale /ˁ/. Il significato di Biršaʻ sarebbe così "Dono Buono", "Dono Fausto". Siamo sempre nel campo delle ipotesi. 
 
Il nome del re di Adma, Sineab (Šin'āv), è di origine incerta. Se fosse cananeo, dovrebbe essere una variante di שֶׁנהָב šen'āv "avorio" (da שֵׁן šēn "dente" e da un nome obsoleto dell'elefante - di origine egiziana). Alcuni interpretano invece l'antroponimo come "Sonno del Padre" e quindi "Morte del Padre". Non sembrano molto probabili queste "traduzioni". Ha tutta l'aria di essere un'etimologia popolare particolarmente grossolana. I Cananei hanno trascritto un nome non semitico facendogli assumere l'aspetto di una parola semitica. Purtroppo mi mancano i mezzi per poter anche soltanto azzardare una proposta etimologica sensata. 
 
Il nome del re di Zeboim, Semeber (Šem'ēver), è di origine incerta. Se fosse cananeo, dovrebbe significare "Nome di Penna Remigante". Infatti in ebraico שֵׁם šēm significa "nome" e אֵבֶר 'ēver significa "penna remigante" (dalla radice di אָבַר 'āvar "volare"). Non sembra molto probabile questa "traduzione" dell'antroponimo. Ha tutta l'aria di essere un'etimologia popolare particolarmente grossolana. Altri collegano la radice all'ebraico אַבִּיר 'abbīr "potente, forte", che avrebbe più senso dal punto di vista semantico, presentando però impervie difficoltà fonologiche. I Cananei hanno trascritto un nome non semitico facendogli assumere l'aspetto di una parola semitica. Purtroppo mi mancano i mezzi per poter anche soltanto azzardare una proposta etimologica sensata. 

Una possibile glossa
 
Riportiamo un passo scritturale molto interessante. 
 
Genesi 14, 17-20 
 
  וַיֵּצֵ֣א מֶֽלֶךְ־סְדֹם֮ לִקְרָאתוֹ֒ אַחֲרֵ֣י שׁוּב֗וֹ מֵֽהַכּוֹת֙ אֶת־כְּדָרלָעֹ֔מֶר‬ וְאֶת־הַמְּלָכִ֖ים אֲשֶׁ֣ר אִתּ֑וֹ אֶל־עֵ֣מֶק שָׁוֵ֔ה ה֖וּא עֵ֥מֶק הַמֶּֽלֶךְ׃ וּמַלְכִּי־צֶ֙דֶק֙ מֶ֣לֶךְ שָׁלֵ֔ם הוֹצִ֖יא לֶ֣חֶם וָיָ֑יִן וְה֥וּא כֹהֵ֖ן לְאֵ֥ל עֶלְיֽוֹן׃  וַֽיְבָרְכֵ֖הוּ וַיֹּאמַ֑ר בָּר֤וּךְ אַבְרָם֙ לְאֵ֣ל עֶלְי֔וֹן קֹנֵ֖ה שָׁמַ֥יִם וָאָֽרֶץ׃ וּבָרוּךְ֙ אֵ֣ל עֶלְי֔וֹן אֲשֶׁר־מִגֵּ֥ן צָרֶ֖יךָ בְּיָדֶ֑ךָ וַיִּתֶּן־ל֥וֹ מַעֲשֵׂ֖ר מִכֹּֽל׃
 
Traduzione: 
 
17 Com’egli se ne tornava, dopo aver sconfitto Chedorlaomer e i re che erano con lui, il re di Sodoma gli andò incontro nella valle di Sciavè, cioè la valle del re. 18 Melchisedec, re di Salem, fece portare del pane e del vino. Egli era sacerdote del Dio altissimo. 19 Egli benedisse Abramo, dicendo: «Benedetto sia Abramo dal Dio altissimo, padrone dei cieli e della terra! 20 Benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha dato in mano i tuoi nemici!» E Abramo gli diede la decima di ogni cosa.  

Essendo il toponimo "Valle di Sciavè (Shaweh)" spiegato come sinonimo di "Valle del Re", ci sembra di poterne dedurre che il vocabolo שָׁוֵ֔ה šaweh dovesse significare "re" nella lingua di Sodoma. Si tratterebbe quindi di una preziosa glossa.  

Dato che il nome di Lot non è poi così comprensibile (nonostante le solite etimologie popolari e pseudotraduzioni come "Velo", "Nascondimento", etc.), è anche possibile che fosse tratto dalla lingua dai Sodomiti. Non dimentichiamoci del fatto che Abramo era alleato e sostenitore delle genti di Sodoma, per cui ha combattuto, liberandole dalla tirannia degli Elamiti. Come evidenzia il testo scritturale sopra riportato, Abramo sedette a tavola con Bera, il Re di Sodoma, e i due furono serviti dal Re di Salem, Melchisedec (tuttora celebrato nella liturgia come archetipo del sacerdote), che portò loro pane e vino. L'ambiente doveva essere un calderone di multilinguismo, in cui ognuno avava una grande familiarità con diversi idiomi, senza bisogno alcuno di interpreti. 
 
Conclusioni 
 
Il sumerico è considerato una lingua isolata perché non sono noti suoi parenti. Se fosse dimostrato che la lingua di Sodoma e Gomorra era imparentata anche lontanamente col sumerico, non si potrebbe più definire quest'ultimo come una lingua isolata: si dovrebbe postulare una piccola famiglia linguistica, il "sumerico-sodomitico". 

giovedì 9 luglio 2020

LA MISTERIOSA LINGUA SETHIANA

Riporto e analizzo in questa sede i testi di due defissioni su lamine di piombo, rinvenute a Cartagine. La defissione (latino defixio, greco κατάδεσμος) era una forma di magia nera molto diffusa all'epoca dell'Impero: chi la usava intendeva con essa nuocere ai propri avversari nell'arena, ma anche in amore, nella politica, praticamente in ogni aspetto della vita privata e pubblica. I testi delle tremende maledizioni sono scritti latino (in caratteri latini, ma anche in caratteri greci), in greco (in caratteri greci) e in una lingua sconosciuta (in caratteri greci). Questa lingua arcana, le cui parole sono evidenziate in grassetto nei testi da me riportati, appare strettamente connessa con lo Gnosticismo. Per questo motivo la chiamo convenzionalmente Lingua Sethiana. Come avrò modo di spiegare, questa denominazione è di per sé ambigua, eppure la trovo suggestiva e la propongo senz'altro. Secondo quanto si può dedurre, i testi sono almeno in parte composti da nomi di demoni, spiriti di morti e altre entità soprannaturali, evocate per produrre il massimo danno ai soggetti designati. Gli studiosi che si sono occupati di questo materiale classificano le parole sethiane come voces magicae. In altri termini, sarebbero invocazioni di cui non conta conoscere il significato, ma soltanto pronunciare ogni suono alla perfezione per ottenere l'effetto desiderato: una pronuncia difettosa comprometterebbe l'operazione magica e farebbe perdere alle formule quasiasi efficacia. Nonostante la bizzarria estrema della fonologia di queste parole, non è possibile credere che fossero davvero prive di senso e inventate ex nihilo. Infatti tramite un attento studio è possibile dedurre qualcosa, anche se siamo ben lungo dal comprendere ogni dettaglio. Si trovano alcuni elementi punici, altri sono egiziani, ma non va nascosto che in molti casi siamo di fronte a parole la cui fonotassi è impervia e la cui analisi è estremamente difficile. L'uso della Lingua Sethiana per le maledizioni era assai diffuso nell'Impero, tanto che se ne trovano esempi persino in Grecia. Si potrebbe parlare addirittura di una globalizzazione esoterica. Una grande mole di materiale si trova nei Papiri Magici Greci (Papyri Graecae Magicae, PGM), documenti dell'Egitto greco e romano che attestano parole, formule, inni e rituali.    
 
Rimando all'interessantissima tesi di Andrea Bosisio (Università degli Studi di Milano), Defixiones Agonistiche Greche dall'Africa e dal Medio Oriente
 
 
Questi sono i due testi che ho scelto: 
 
1) Audollent, Defixionum Tabellae, Nr. 252
Luogo di rinvenimento: Cartagine 
 
ερεκισιφθη αραρα[χ]αραρα εφθισικεκε ευλαμω ιωερβηθ ιωπακερβηθ ιωβ[ο]λχωσηθ βολκοδηφ βασουμπαντα θνυχθεθωνι ρινγχοσεσρω απομψπακερβωθ [π]ακαρσαρα ρακουβ̣α ααακαχοχ ραβκαβ καὶ σὺ θεοξηρ ἄν[α]ξ κατασχὼν τὸν καρπὸν των ἀποδομων καὶ τὸ ὁμοιων κατάσχες τοῦ Σαπαυτούλου ὃν ἔτεκεν Πονπονία, δῆσον αὐτὸν καὶ ρ̣ε[..]ε τὴν δύναμιν τὴν καρδίαν τὸ ἧπαρ τὸν νοῦν τὰς φρήνας ἐξορκίζω ὑμᾶς αλκ[.]ον αμηνηγεισειχεεε βασίλιον ὑμῶν ἵνα βλεπ[..] εινπλικατε λακινια Σαπαυτούλο ιν καβια κορονα αμπιθεατρι [..] χυχβαχ ευλαμω ιωερβηθ αω[..]αι[.]α[...]ρ̣ υλαμωε ιωπακερβηθ πωκ[....] βακαχυχ λαμωευ ιωβολχωσηθ ιωκαδιανω αμωευλ ιωαπο[...] βακαξιχυχ μωευλα ιωπακαρθαρ βαζαβαχυχ ωευλαμ ιωπασναξ μανεβαχυχ αβεζεβεβιρω ιωτοντου[..]σι βαδετοφωθ ιω ιαω αυβλυουλ βλιχχαιωχ θευζυε ευλαμω βρακ ισισισρω σισιφερμοχ χνοωρ αβρασαξ σοροορμερ φεργαρβαρμαρ οφριουρινχ ἐπικαλοῦμέ σε ὁ μέγας καὶ ἰσχυ[ρ]ὸς [....]υ[..] τος κρατῶν καὶ δωμεύων καὶ κατόχων δεσμοῖς ἀλύτοις αἰωνίοις ἰσχυροῖς ἀδαμαντίνοις καὶ πόσον ψυχὴν κράτησον καὶ κατασλ δ κατάδησον ὑπόταξον προσκλίσον τὸν Σ[α]παυ[τού]λ[ον] κατάδησον αὐτὸν σμαύρησον ιν πα[... ...] ἵνα ἐξέλθες τόνδε τὸν τόπον μεδὲ τὴν πύλη[ν] ἐξέλθε μ̣έτε τὴν τυμηθη[.] ἀπέλθινι[.] τὸν τόπον ἀλλὰ μίνη[.] κατὰ σοῖς δεσμοῖς ἰσχυροῖς αἰωνίοι<ς> ἀδαμαντίνοις τὴν ψυ[χ]ὴν τοῦ Σαπαυτούλου ενεκε τὸν Πονπωνία ε[..]υριανι ποτιατουρ λακινια ιλλι ινπλικητουρ οβλιγητουρ ουρσελλου νον ρεσπικιαντ νον λιγετ νημινεμ πουγνι ιλλι σολβαντουρ νον σιτ ποτεστατις qυα βουλνερητουρ σανγουινητουρ Σαπαυτούλους κουρρερε νον ποσσιτ οβλιγηντουρ ιλλι πεδες νερβια ιλα κοντρα γῆς κοντα[..] εντε σοῦ φακιτε Σαπαυτούλου ομν[..] φαζελο[υ]νε συι ιανουαριας ιν ομνι μομεντο ἤδ[η τα]χύ ευλαμω [ερ εκισι]φθη αραραχ[αραρα ηφθισικερε] 
 
Traduzione (i passi in sethiano sono traslitterati ed evidenziati in grassetto maiuscolo): 
 
EREKISIPHTHĒ ARARACHARARA EPHTHISIKEKE EULAMŌ IŌERBĒTH IŌPAKERBĒTH IŌBOLCHŌSĒTH BOLKODĒPH BASOUMPANTA THNYCHTHETHŌNI RINGCHOSESRŌ APOMPSPAKERBŌTH  PAKARSARA RAKOUBA AAAKACHOCH RABKAB e tu THEOXĒR, signore, colui che fa seccare e che trattiene il frutto generato, così ugualmente trattieni Sapautulo, che Pomponia generò, bloccalo e [...] il potere, il cuore, il fegato, la mente, l'intelletto; vi prego, ALK[.]ON AMĒNĒGEISEICHEEE  il vostro regale [...] affinché non veda ... Attorcigliate la veste a Sapautulo nella cavea dell'anfiteatro [..] CHYCHBACH EULAMŌ IŌERBĒTH AŌ[..]AI[.]A[...]R YLAMŌE IŌPAKERBĒTH POK[....] BAKACHYCH LAMŌEU IŌBOLCHŌSĒTH IŌKADIANŌ AMŌEUL IŌAPO[...] BAKAXICHYCH MŌEULA IŌPAKARTHAR BAZABACHYCH ŌEULAM IŌPASNAX MANEBACHYCH ABEZEBEBIRŌ IŌTONTOU[..]SI BADETOPHŌTH IŌ IAŌ AUBLYOUL BLICHCHAIŌCH THEUZYE EULAMŌ BRAK ISISISRŌ SISIPHERMOCH CHNOŌR ABRASAX SOROORMER PHERGARBARMAR OPHRIOURINCH io ti invoco, grande e potente ... essendo potente e ... e legando con lacci indissolubili, eterni, resistenti, saldi, e obnubilagli l'anima, controllali, e ... blocca, sottometti, piega Sapautulo, bloccalo, indeboliscilo ... affinché non esca da questo luogo, né dalla porta né dalla .... Non abbandoni il luogo, ma resti. Con i tuoi lacci eterni, resistenti, saldi, (blocca) l'anima di Sapautulo che Pomponia generò e ... sia dominato, a lui la veste sia legata e bloccata, non vedano l'orsetto, non blocchi nessuno, gli si fiacchino i pugni, non sia in (suo) potere, dal quale sia ferito e sia fatto sanguinare Sapautulo, non possa correre, abbia i piedi bloccati, i nervi, i fianchi contro la terra ... di te ... fate di Sapautulo ogni ... fa' (nel) giorno della Luna a sé, di Gennaio in ogni momento, presto, velocemente EULAMŌ [ER EKISI]PHTHĒ ARARACH[ARARA ĒPHTHISIKERE] 
 
Traslitterazione delle frasi in latino scritte in caratteri greci: 
εινπλικατε λακινια = implicate lacinia(m) 
ιν καβια κορονα αμπιθεατρι = in cavea corona amphitheatri 
ποτιατουρ λακινια ιλλι ινπλικητουρ = potiatur lacinia illi
     implicetur 
οβλιγητουρ ουρσελλου νον ρεσπικιαντ = obligetur ursellu(m) non
     respiciant 
νον λιγετ νημινεμ πουγνι ιλλι σολβαντουρ = non liget neminem
     pugni illi solvantur 
νον σιτ ποτεστατις qυα βουλνερητουρ = non sit potestatis qua
     vulneretur 
σανγουινητουρ = sanguinetur 
κουρρερε νον ποσσιτ = currere non possit 
οβλιγηντουρ ιλλι πεδες νερβια = obligetur illi pedes nervia 
ιλα κοντρα = il(i)a contra 
κοντα . εντε = contrahente 
φακιτε = facite 
φαζελο[υ]νε = fac die Lunae  
συι ιανουαριας ιν ομνι μομεντο = sui Ianuarias in omni momento 
 
2) Audollent, Defixionum Tabellae, Nr. 253
Luogo di rinvenimento: Anfiteatro di Cartagine
 
β ρ α ερεκισιφθη αραραχαραρα ηφθισικηρε ευλαμω ιωερβηθ ιωπακερβηθ ιωβολχοσηθ βολχοδηφ βασουμπαντα θναξχθεθωνι ρινγχοσεσρ[ω] ... απομψπακερβωθ πακαρθαρα ιακ[ο]υβια ααψκακοχ[...] μωτοντουλιψ οβριουλημ κυμ[.. ἄ]ναξ βρακκοβ̣αρ̣[..] ρσυραβκαβ καί συ θεοξηρ ἄναξ κα[τάσ]χων τὸν καρπὸν των ασοδομων καὶ τὸ ομορων καδ[...] Vincentζus Tζaritζo in ampitζatru Carta<n>g[in]is in ζie Merc<c>uri in duobus cinque in tribus nove [Vi]ncentζo Tζaritζoni quen peperit Concordia ut urs<s>os ligare non possit in omni ora in omn<n>i momento in ζie Merc<c>uri καὶ τὴν ἰσχὺν τὴν δύναμιν τὴν καρδίαν απὸ ἧπαρ τὸν νοῦν τὰς φρήνας· ἐξορκίζω ὑμᾶς αννηναμηγισεχει τὸ βασίλιον ὑμῶν in Vincentζo Tζaritζoni quen peperit Con[cor]dia in ampitζatru Carthaginis in ζie Merc<c>uri obligate in[p]licate lac[i]nia Vincentζo Tζaritζoni ut urs<s>os ligare non possit omni urs<s>u perdat omn<n>i urs<s>u Vincentζus non occidere possit in ζie Merc<c>uri in omni ora iam iam cito cito facite χυχβαχ ευλαμω ιωερβηθ βακαχυχ υλαμωε ιωπακερβηθ βακαξιχυχ λαμωευ [ι]ωβολχοσηθ βαζαβαχυχ αμωευλ ιωαπομψ μωευλα μανεβαχυχ ωευλαμ ιωπακαρθαρα ιωπαθναξ βαδετοφωθ ιαβεζεβεβιω ιωτοντουλιψ βαινχωωχ ιω ιαω ουβριουλημ βευζυθιε ευλαμω βρ̣[...] εισισρω σισιφερμοχ χνω[... α]βρασαξ σοροορμερ φεργαρβαρμαρ [οφριουρινχ] ἐπικαλοῦμέ σε ὁ μέγας καὶ [ἰσχυρὸς ..]ην[-]εο τος κρατῶν καὶ δεσμεύων κ[αὶ κατόχων δ]εσμοῖς ἀλύτοις αἰωνίοις ἰσχυρο[ῖς ἀδαμαντίνο]ις καὶ πᾶσον ψυχὴν κρ̣ατ[..] κατάσε[ισον(?) ......... κατά]δησον ὑπόταξον πρόσ[κλισον Vincentζu Tζaritζoni] qu[e]n peperit Concor[dia - - - - - - oblig]ate Vincentζo Tζari[tζoni - - - - - -]in ampitζatru in ζie [Merc{c}uri] - - - - exterminate Tζaritζo[ni] - - - - - -  ἐξέλθ μήτε τὲν ἐξέλθῃ ἰς τόνδε τὸν τ[όπον μηδὲ τὴν πύλην] ἐξέλθῃ μήτε τὲν τυμηθ[ην ἀπέλθειν] τὸν τώπων ἀλλὰ μίνῃ κ[ατὰ σοῖς δεσμοῖς ἀλύ]τοις, ἰσχυροῖς, αἰωνίοις, ἀ[δαμαντίνοις τὴν] ψυχὴν τοῦ Vincentζus Tζa[ritζoni quen peperit Concor]dia obligate inplicate Vinc[entζu Tζaritζoni - - - in] duobus cinque urs<s>os in trib[us nove] - - - - - vinc<c>atur, vulneretur, dep[annetur(?) .... non curre]re possit Vincentζus Tζa[ritζoni - - - - -] facite Vinc<c>entζ[u Tζaritζoni - - - - Vin]centζu Tζ[aritζoni - - - - - - in ampi]tζatru Cart[haginis - - - - - - -]ta per- - - - - - [Vincentζu Tζaritζo]ni, obligate in[plicate lacinia in duobus cinque in] tribus no[ve] - - - - - - - non possit - - - - - - - - possit - - - - - - - [in] ζie Merc<c>uri - - - - - - - ne anima e - - - - - - - [in proeli]o vinc<c>atur deficiat - - - - - [in omni] ora per ispirital<l>es tra[ctus(?)] - - - - ω ηρεχισιφη [αραρ]αχα[ραρα ηφθισικηρε] ευλα[μω]
 
Traduzione (i passi in sethiano sono traslitterati ed evidenziati in grassetto maiuscolo): 

B R A EREKISIPHTHĒ ARARACHARARA ĒPHTHISIKERE EULAMŌ IŌERBĒTH IŌPAKERBĒTH IŌBOLCHOSĒTH BOLCHODĒPH BASOUMPANTA THNAXCHTHETHŌNI RINGCHOSESR[Ō ... ...] APOMPSPAKERBŌTH PAKARTHARA IAK[O]UBIA AAPSKAKOCH[... ...] MŌTONTOULIPS OBRIOULĒM KYM[...] signore BRAKKOBAR[...] RSYRABKAB e tu THEOXĒR, signore, colui che fa seccare e che trattiene il frutto generato, (così ugualmente trattieni) Vincenzo Zarizone nell'anfiteatro di Cartagine nei due cinque nei tre nove Vincenzo Zarizone che Concordia generò, affinch non possa bloccare gli orsi in ogni ora, in ogni momento del giorno di Mercurio e la forza, il potere, il cuore, il fegato, la mente e l'intelletto; vi prego, ANNĒNAMĒGISECHEI, il vostro regale, contro Vincenzo Zarizone che Concordia generò, nell'anfiteatro di Cartagine nel giorno di Mercurio bloccate, annodate la veste a Vincenzo Zarizone affinché non possa bloccare gli orsi, perda con ogni orso, non riesca ad uccidere nessun orso nel giorno di Mercurio, in tutte le ore presto, presto, velocemente, fatelo. CHYCHBACH EULAMŌ IOERBĒTH BAKACHYCH YLAMŌE IŌPAKERBĒTH BAKAXICHYCH LAMŌEU [I]ŌBOLCHOSĒTH BAZABACHYCH AMŌEUL IŌAPOMPS MŌEULA MANEBACHYCH ŌEULAM IŌPAKARTHARA IŌPATHNAX BADETOPHŌTH IABEZEBEBIŌ IŌTONTOULIPS BAINCHŌŌCH IŌ IAŌ OUBRIOULĒM BEUZYTHIE EULAMŌ BR[...] EISISRŌ SISIPHERMOCH CHNŌ[... A]BRASAX SOROORMER PHERGARBARMAR [OPHRIOURINCH] io ti invoco, grande e potente ... essendo potente e legando e controllando con lacci insolubili, eterni, resistenti, saldi e obnubilagli l'anima, controllalo, scuotilo ... blocca, sottometti, piega Vincenzo Zarizone che Concordia generò - - - - - - bloccate Vincenzo Zarizone - - - - - - nell'anfiteatro nel giorno di Mercurio - - - -, distruggete Zarizone - - - - - - non lasci la non entri questo luogo né passi la porta non esca dalla ... né abbandoni il luogo ma resti con i tuoi lacci insolubili, eterni, resistenti, saldi, (blocca) l'anima di Vincenzo Zarizone che Concordia generò, bloccate, fermate Vincenzo Zarizone - - - nei due cinque orsi nei tre nove - - - - - sia vinto, ferito, … non riesca a correre Vincenzo Zarizone - - - - - rendete Vincenzo Zarizone - - - - Vincenzo Zarizone - - - - - - nell'anfiteatro di Cartagine - - - - - - per - - - - - - - Vincenzus Zarizus, bloccate, annodate la veste nei due cinque, nei tre nove - - - - - - - non possa - - - - - - - - possa - - - - - - - nel giorno di Mercurio - - - - - - -l'anima da - - - - - - vinca nel combattimento, sconfigga - - - - - a tutte le ore trascinato attraverso gli Ispiritales. ĒRECHISIPHĒ [ARAR]ACHA[RARA ĒPHTHISIKĒRE] EULA[MŌ]   
 
Alcune considerazioni 
 
Sono convinto che col tempo e con la pazienza necessaria sarò in grado di dare una spiegazione di ogni singola vox magica attestata. Non pretendo certo di sbrogliare il bandolo della matassa in un post. Comincio a mettere giù qualche idea e una serie di riflessioni sparse, sperando di fare cosa utile. Anche perché ben pochi studiosi sembrano essersi occupati di questa complessa materia. 

Elementi glossolalici 
 
Un sostrato glossolalico è senza dubbio presente: parole come ARARACHARARA sono molto simili per fonotassi a produzioni documentate di moderni parlanti glossolalici. 
 
La Sua Eternità 
 
In lingua ebraica il termine עוֹלָם ῾ōlām significa "mondo; eternità, Eone". La semantica è questa: "ciò che dura per sempre" = "mondo". Il corrispondente di questa parola in punico è ulōm (attestato in caratteri greci come ουλωμ e nelle iscrizioni puniche come wlmlm). L'articolo in punico è il prefisso e- (variante y-), ben documentato nelle iscrizioni tarde vocalizzate, e anche nella glossa di Agostino edom "sangue" (lett. "il sangue", in ebraico ha-dām). Così eulōm significa "l'Eternità". Con l'aggiunta del suffisso possessivo di III persona singolare maschile (ben documentato), otteniamo proprio la forma ευλαμω, EULAMŌ "la Sua Eternità". Dato l'elevato valore magico di questa parola, ecco che ne venivano intonati anagrammi magici come YLAMŌE, AMŌEUL, MŌEULA. Altre locuzioni puniche attestate sono lulōm "in eterno" (scritto llm) e dulōm "molto dopo, nel futuro" (scritto d lm). 
 
Il Tetragrammaton 
 
La ricorrenza della sillaba si spiega facilmente. Questo , derivato da un più antico e formale IAŌ, altro non è che la pronuncia vera del Tetragrammaton, quello che è noto come Nome di Dio, YHWH. I Cartaginesi lo consideravano il nome del Pessimus Daemon, il Peggiore dei Demoni - il che spiega la sua ricorrenza nelle formule di maledizione. Vocalizzazioni come Yehowah e Yahweh sono fondate su ricostruzioni opinabili: la prima pronuncia è derivata introducendo nel Tetragrammaton le vocali di אֲדֹנָי 'Adōnai "Mio Signore", utilizzando un comune metodo di etimologia popolare; la seconda pronuncia è invece una congettura di uno studioso ottocentesco ed è a parer mio totalmente erronea. Il Nome doveva in origine pronunciarsi YAHU /ja:'hu:/, quindi è diventato per naturale evoluzione fonetica YAHO /ja:'ho:/. In ebraico la pronuncia originale si conserva soltanto nel nome di Elia e in pochi altri: אֱלִיָּהוּ 'Elīyāhū. Il nome ADŌNAI è pure ben documentato nel materiale magico. L'ho evidenziato in grassetto in questo testo:
 
Audollent, Defix. Tab. 256 
 
αε υ {signum magicum} οδ διο αριε ρ̣εαο διτης λντηθ αψλερωθπα {signa magica} αλρ.ρλαθχ {signa magica} ψονψορ̣ρτρ κναρρ̣αλζθωφξ[...]τξξ {signum magicum} ο[...]οχλλϜο {signa magica} υυωωω ναρσαλαξυετραα Αδωναι γαβριβαβι υυπ {signa magica} {oculus} το ωδ[...]α εδνβυισσυηηηηη {signum magicum} ωωωωα[..]αα ονοδε ελθες καταδε[..]ασρ̣[...]π[...] μο κδεσατσαω[..]ρτεν[... ..]ν 
 
Il Signore Seth, il Distruttore
 
Ecco la spiegazione di un nome di origine egiziana: IŌBOLCHŌSĒTH. A prima vista può sembrare stravagante, ma in realtà si riesce abbastanza facilmente a dipanare il bandolo della matassa. 
1) SĒTH è il nome della divinità egiziana della Distruzione e del Caos, assimilata al greco Tifone. Nel Paese del Nilo si pensava che le persone coi capelli rossi fossero dotate di una naturale ferocia e che fossero nate dal seme di Seth. Si noterà che questo teonimo nulla ha a che fare con il nome di Seth, figlio di Adamo. In ogni caso è ben possibile che ci fossero parziali confusioni tra i due personaggi.
2) Il prefissoide IŌ- è la pronuncia del Tetragrammaton (vedi sopra), spesso incorporata a nomi di demoni. 
3) BOL è il punico Bal "Signore", passato in egiziano con un tipico vocalismo /-o-/. A tutti è ben nota la trascrizione Baal del teonimo cananeo (ebraico בַּעַל).  
4) Il verbo egiziano trascritto come CHŌ- significa "colpire, distruggere"; nelle defissioni si trova anche la variante -CHO- con vocale breve. Purtroppo non sono riuscito a recuperare l'esito copto di questa radice.   
Così IŌBOLCHŌSĒTH in tardo egiziano significa "Signore Seth il Distruttore". In altri documenti compare senza il prefissoide IŌ-, come BOLCHOSĒTH
Un altro epiteto di Seth il Distruttore è APOMPS. Si trova anche con il prefisso IŌ-, come IŌAPOMPS, alla lettera YEHOWAH-SETH. Un accostamento tra la Creazione e la Distruzione, tra il Cosmo e il Caos. Tutto ciò farebbe rabbrividire i moderni religiosi, ma è perfettamente comprensibile sapendo che lo stesso Artefice del Cosmo non è affatto un'entità benevola, bensì il PESSIMUS DAEMON, lo Sterminatore di Viventi, il Torturatore, Radice e Origine del Male.
 
Il nome di Abraxas 
 
Un teonimo che salta subito agli occhi è ABRASAX, una comune forma metatetica del più noto ABRAXAS. Non credo che serva rimarcare la capitale importanza di questa divinità nei complessi Sistemi Gnostici dell'Antichità. Sulla sua etimologia sono stati scritti fiumi di inchiostro, senza approdare a nulla di convincente. Per ragioni di spazio dovremo trattare questo argomento in un'altra occasione. A parer mio la vox magica ABRAZARACHA, attestata in una defissione del IV secolo d.C., è un composto formato proprio a partire da ABRAXAS.
 
Le Stelle 
 
Uno dei pochi elementi di cui è possibile fornire un'interepretazione e un'etimologia è senza dubbio la sillaba CHYCH che compare in molte occasioni. Si trova sia come primo elemento, in CHYCH-BACH, che come secondo elemento, in MANEBA-CHYCH, BAKA-CHYCH, BAKAXI-CHYCH, BAZABA-CHYCH. In un'altra defissione troviamo BOL-BAXI-CH[YCH] (formato con BOL- "Signore"), CYCH-BA-CHYCH-BAKA, con una specie di reduplicazione, e addirittura CHYCH-BAKAXI-CHYCH, con la sillaba in questione sia come primo che come secondo elemento (Tomlin, 2007). Il termine CHYCH, di evidente origine punica, significa "stella" e corrisponde alla perfezione all'ebraico כּוֹכַב kōkhāv "stella". La mia ipotesi è che la consonate labiale mancante -b-, che ci attenderemmo, compaia in fomre derivate: se questo fosse provato, il plurale di CHYCH "stella" sarebbe CHYCH-BA- o -BA-CHYCH "stelle" (probabilmente nell'accezione di "astri mortiferi"). La forma col prefisso BA- sarebbe molto peculiare. Si noterà che il punico forma invece il plurale maschile con il suffisso -īm, come l'ebraico. 
 
Un elemento di origine greca 
 
Come supposto da Audollent, il teonimo THEOXĒR è di origine greca e sta per θεὸς ὃς ξηραίνει "dio che fa seccare". Questo dà prova della facilità con cui la Lingua Sethiana incorporava nella propria architettura parole delle più svariate provenienze.
 
Eternità e mutabilità 

Le voces magicae subivano la naturale evoluzione fonetica di tutte le lingue, con buona pace delle pretese di una perfetta pronuncia come condicio sine qua non per l'efficacia delle maledizioni. Questo è provato dalla presenza di numerose varianti delle stesse parole sethiane in testi diversi. Solo per fare un esempio abbiamo BOLKODĒPH (BLOKODĒPH) rispetto a BOLCHODĒPH. Notiamo che il termine PAKARTHARA che si trova in Audollent 253 corrisponde a PAKARSARA in Audollent 252, con assibilazione della consonante affricata (o fricativa). In alcune voci si trova una certa confusione tra la vocale breve E e la vocale lunga Ē, così come tra la vocale breve O e la vocale lunga Ō. Queste vocali non differivano soltanto per la quantità, bensì anche per la qualità, come avviene in copto.  
 
Alcune note sul latino di Cartagine  

I testi sono fatti risalire al II secolo d.C., e contengono alcune trascrizioni degne di nota, perché ci danno indicazioni sulla pronuncia usata in quel contesto. La consonante /t/ davanti a semiconsonante /j/ diventava un'affricata, trascritta con usando un carattere greco. La pronuncia doveva essere /ts/. La semiconsonante /j/ proviene sia da /i/ che da /e/ davanti a vocale. Così amphitheatrum è scritto ampitζatru. Allo stesso modo Vincentius è scritto Vincentζus. Un mutamento simile intacca la consonante /d/ anche davanti a vocale /i/, persino tonica, nella parola dies, producendo una consonante sonora /dz/ trascritta con la lettera greca ζ. Così si trova scritto ripetutamente in ζie per in die "nel giorno". Invece vediamo che nel nome proprio femminile Concordia questo non avviene, forse perché questa era percepita come una forma dotta, appartenente a una lingua più nobile e priva di mutazioni consonantiche. L'antroponimo era per questo sfuggito alla genuina usura della lingua volgare. Forse ciò è dovuto al fatto che in Concordia la -i- atona seguita da vocale conservava il suo pieno valore sillabico, mentre nelle parole del lessico di base questo non avveniva. Si noti che la consonante velare /k/ era ben conservata davanti a vocali anteriori: lacinia "veste" è scritto in caratteri greci λακινια; implicetur è scritto in caratteri greci ινπλικητουρ. Non si ha nemmeno una traccia di mutazione palatale di /g/ davanti a vocali anteriori: liget è scritto in caratteri greci λιγετ; allo stesso modo obligetur è scritto in caratteri greci οβλιγητουρ. Si notano altre cose interessanti. Il dittongo grafico ου era usato per rendere i fonemi /u/ e /u:/, dato che li trascriveva in parole latine. Di questo si deve chiaramente tener conto nella pronuncia delle formule sethiane. In alcuni casi la lettera greca η è usata correttamente per trascrivere la vocale lunga /e:/, come in ινπλικητουρ /impli'ke:tur/, rispetto a λιγετ /'liget/ con vocale /e/ breve. Abbiamo anche νημινεμ /'ne:minem/, con la giusta /e:/ lunga. Così anche la lettera greca ω è usata correttamente in Πομπωνία /pom'po:nia/. Tuttavia abbiamo spesso la lettera greca ο per trascrivere una /o:/ lunga latina: νον per /no:n/, μομεντο per /mo:'mento:/.  
 
Alcune perplessità 

Nella traduzione riportata da Bosisio nella tesi si ritrovano alcune cose che mi lasciano abbastanza perplesso. Il prenome Vincentzus, che è evidentemente il prodotto di una mutazione di Vincentius, viene lasciato intradotto. Il nome Tzaritzo, che io renderei con Zarizone, è di origine punica ed è chiaramente adattato nella III declinazione: non riesco a capire perché sia stato reso nella traduzione con Zarizus. Mi appare incredibile che siano state lasciate intradotte forme come urs<s>u, urs<s>os, quando è evidente che si tratta di orsi, animali della massima importanza negli spettacoli delle arene. Si ricorda che proprio il piacere sadico epidemico nel vedere massacrate le fiere nelle venationes è stata la causa della scomparsa di molte specie dall'Africa e dal Medio Oriente. Trovo anche strane alcune traduzioni, come potiatur tradotto con "domini", quando è chiaro che si tratta di un verbo passivo (potio = io metto in potere, dunque potior = io sono messo in potere): ho così tradotto con "sia dominato". Dove ho potuto, ho emendato le traduzioni. Non che il mio lavoro sia perfetto: mi scuso in anticipo se dovesse essermi sfuggito qualcosa di importante. Convengo sulle notevoli difficoltà di comprensione di questi testi, dovute anche alla loro lacunosità.
 
Riscimmiazione del genere umano 
 
Ai tempi dell'Impero gli intestini erano pieni di vermi, si mangiava una massa putrefatta di pesce salato, si ritenevano leccornie le grosse larve xilofagi e si faceva bollire il vino in pentole di piombo per rafforzarlo. Però si andava ad assistere agli spettacoli sanguinari dell'arena invocando demoni con una lingua molto difficile a pronunciarsi. Adesso si trovano invece ultras energumeni che intonano negli stadi cori pieni di stronzate che lascerebbero basiti branchi di australopitechi. Non è questa una prova in più del fatto che la specie umana si sta riscimmiando?

lunedì 6 luglio 2020

LA SINTESI DI DIECI ANNI

1. Premessa storica 

Durante il XIII secolo, in Italia settentrionale, si assistette a una fioritura della Fede Catara. Nella località lombarda di Desenzano sorse una Chiesa che professava il dualismo radicale di matrice balcanica. La crociata contro gli "eretici albigesi", bandita da Innocenzo III nel 1208, ebbe ripercussioni che si protrassero per decenni e condussero alla completa distruzione  delle Chiese Catare, in Linguadoca e in Italia. La spietata repressione messa in atto dalle autorità secolari, sobillate dalla Chiesa di Roma, provocò l’estinzione del Catarismo e l’interruzione della linea apostolica: il Consolamentum (Battesimo di Spirito) non poté più essere impartito. Sono cessati i rituali, si sono dissolti gli apparati, le strutture e i ruoli, eppure la Fede Dualista, intesa come visione del mondo, è sopravvissuta fino ad oggi. 

2. Antefatti

Ricordo il professore di italiano e latino, al liceo. Fu da lui che sentii per la prima volta parlare dei Catari. Ne parlò a lungo, con passione e mai con livore, pur essendo egli un prete. Fui colpito dalla sua descrizione, e fu allora che compresi il motivo di alcune strane costumanze e modi di sentire tipici della mia famiglia paterna. Compresi come mai mia zia inveiva contro il Creatore colpevole di aver costretto uomini e donne a convivere nello stesso mondo. Compresi come mai ritenne che la foto di un neonato nudo in una pubblicità fosse un'immagine del Diavolo. Compresi come mai mia nonna paterna non mangiasse carne, avendone orrore. E tante altre cose, inspiegabili in altro modo: dovevano essere residui delle dottrine dei Catari, sopravvissute chissà come per secoli, in quell'ambiente desolato e impervio del Piemonte. Per molto non ci pensai più, finché un giorno lessi una singolare notizia. Uno spagnolo si era convertito all'Islam perché aveva scoperto di discendere dai Moriscos. Pur disapprovando le azioni non commendevoli di questo individuo, fui colpito dal suo legame con i propri antenati e con la loro identità. Presentii per un istante che un giorno avrei agito in modo simile, recuperando la religione dei miei avi. Fu solo per un attimo. Lasciai tutte queste cose in un cassetto della mia mente. 

3. Un evento traumatico 

Era la Vigilia di Ognissanti del 2006. Ero pieno zeppo di alcol, a tal punto da rasentare il coma etilico. Litigai furiosamente con un amico (RIP), troncando con lui ogni rapporto. Dopo alcuni mesi dall'accaduto, egli morì all'improvviso per una crisi cardiaca. Nessuno poté togliermi dalla mente che la causa fosse la mia maledizione. Allora lessi di Guglielmo Belibasta, che in una lite aveva ucciso un pastore e per questo decise di diventare un Buon Uomo, dedicandosi alla religione dei Catari. Fu così che iniziai a predicare la Conoscenza del Bene, aprendo un blog sulla piattaforma di Splinder. Lo chiamai IL VOLTO OSCURO DELLA STORIA. Il mio intento era quello di diffondere tra le genti la consapevolezza di un pensiero che il mondo ha dimenticato e che rifulge per intransigenza nella sua opposizione all'ordine cosmico. 

4. L'epoca splinderiana 

Intorno a me si coagulò una piccola comunità di persone interessate. Fu allora che conobbi il Fratello Pietro, che a tutt'oggi resta il mio solo correligionario. Sul blog venivano pubblicati articoli di vario genere, che avevano lo scopo di esporre in modo chiaro la Dottrina e di far conoscere importanti dettagli sulla storia dei Catari, dalla loro origine alla persecuzione e alla loro triste espulsione dai registri della Storia. Lo scopo precipuo dell'opera era quello di cercare persone che conservassero qualche vestigia di quella Fede o che fossero interessate al suo messaggio. Eravamo molto attenti a ogni segnale che potesse giungerci dal vasto Web, ma tutto si dimostrava vano, come la ricerca di forme di vita intelligente nel Cosmo. Falsi segnali e falsi amici - proprio come le radiazioni di forni a microonde di campus universitari, scambiate per segnali di civiltà aliene. Presto al primo blog anticosmico ne fu fondato un secondo, che denominai RINASCITA CATARA. Era caratterizzato da un ritmo incalzante e da post brevi, netti, chiari, in cui si denunciava l'orrore della vita nella biologia e si invocava l'Estinzione della specie umana tramite l'abbandono del contatto tra i sessi. Il portale in questione doveva servire ad attirare navigatori e utenti blogosferici, ma neppure questo tentativo sortì l'effetto desiderato, nonostante alcuni successi iniziali.

5. Facebook e la fine di Splinder 

Vedemmo l'ascesa dei social. L'epoca dei Blogger Faccialibristi era caratterizzata dall'uso di Facebook nel vano tentativo di dar nuova vita ai blog morenti. Si aggregavano i post di Splinder, cercando di procurare loro un flusso di visite. Uno sforzo inutile come i peti di un mulo. I segni di decadenza di Splinder erano sempre più marcati. Venne così il giorno in cui i suoi gestori annunciarono ne annunciarono la fine. All'inizio di febbraio del 2012 Splinder venne meno per sempre, dopo un difficile periodo caratterizzato dalla feroce persecuzione da parte di troll e cyberbulli. Qualcuno timidamente diceva che Berlusconi fosse il responsabile della fine della piattaforma, irritato dalle intercettazioni pubblicate su blog splinderiani da qualche oppositore al regime. In fondo aveva tentato per anni di mettere il bavaglio alla Rete. Nessuno poté togliermi dalla mente che Splinder fu affondato soprattutto perché ospitava blog dedicati dalla Fede dei Catari, perché i potenti del mondo la ritenevano sommamente pericolosa e sgradita. C'era infatti un precedente importante: qualcuno, forse un affiliato a una loggia massonica, si era materializzato con un commento a un mio post, dicendo che la predicazione da me intrapresa costituiva "una minaccia alla pace sociale"

6. La migrazione su Iobloggo

I due blog dedicati alla religione catara, IL VOLTO OSCURO DELLA STORIA e RINASCITA CATARA, furono migrati su una piattaforma blogosferica che nella forma somigliava molto a Splinder: Iobloggo. Fu un percorso di declino e di sfacelo, come la traiettoria di un pianeta morente attratto verso l'orizzonte degli eventi di un buco nero supermassiccio. Non si trovò mai alcun rimedio a questa ineluttabile rovina - anche perché Iobloggo era una piattaforma da schifo, popolata soltanto da pistolini e da streghette, che chattavano senza sosta in apposite finestre incorporate sui loro fatui blog, con un linguaggio sincopato tutto fatto di abbreviazioni (k, nn, etc.). Non c'era alcuna apertura sulla rete sociale. Ogni comunicazione sembrava impossibile in quell'ambiente asfittico. Non era un vivere, era un vegetare.   

7. Un gruppo cataro su Facebook 

Abbandonata quasi ogni speranza nei blog moribondi, fu portata avanti una diversa iniziativa, altrettanto inutile. Un gruppo su Facebook, inizialmente denominato CREDENTES, fu chiamato CHIESA DI DRAGOVITSA : DUALISMO ASSOLUTO. Vi furono attratti personaggi oltremodo bizzarri che a conti fatti rappresentarono soltanto un grave nocumento alla Causa. Nessuno di loro comprendeva veramente le finalità del gruppo e la Dottrina che vi veniva spiegata. Presto si manifestarono casi di apostasia. Persone che sembravano leali e interessate, all'improvviso diventavano acerrimi oppositori, pugnalandoci alle spalle. Si comprese che vi erano infiltrati di ogni tipo, interessati a carpire informazioni e a colpire. Tra le spie identificate ve ne erano delle più disparate e apparentemente incompatibili affiliazioni: cattolici-belva, satanisti laveyani e presunti massoni. Nessuno di loro agiva a titolo personale. Erano tutti inviati da organizzazioni ostili. Al contempo si registrarono in Facebook e nel Web molteplici tentativi di screditare il gruppo. Furono fondate alcune Chiese Catare fittizie, simili a villaggi Potëmkin e prive di qualsiasi sostanza, al solo scopo di dire che CHIESA DI DRAGOVITSA era una conventicola intollerante da rifuggire. Ci furono sforzi forsennati per far passare la religione dei Catari per una sorta di melensaggine New Age. Fiorirono tentativi di revisionismo storico, con studiosi corrotti che negavano persino la concreta esistenza dei Buoni Uomini. In Francia, in Inghilterra, negli Stati Uniti d'America, dovunque questi messaggi deleteri venivano propalati senza sosta per mezzo di articoli, libri e studi. Riporto ora un episodio cruciale. Un vescovo del Veneto, allarmato dalla possibile reviviscenza del Catarismo in Italia, mandò un suo emissario dal Fratello Pietro, interrogandolo a lungo nel tentativo di estorcere informazioni. Appurato che non vi erano né rituali, né testi sacri tramandati, e che le Chiese Catare nel Web erano solo gusci vuoti, l'Inquisitore se ne tornò alla sua base.    

8. La Fine

Possiamo così dire che il tentativo di riportare in auge il Dualismo Anticosmico si è esteso per dieci anni del XXI secolo, circa settecento anni dopo la morte di Peire Autier, dagli inizi del 2007 agli inizi del 2017, per poi spegnersi miseramente di fronte all'eccessivo gravame delle avversità che mi hanno colpito. Per distruggere una religione formata in buona sostanza da due soli uomini, sono stati compiuti sforzi incredibili. Si evidenzia l'assoluta sproporzione tra l'inconsistenza della presenza dualista e i mezzi che sono stati mobilitati per distruggere i Blog, screditarne i contributori e annientare ogni possibilità di rintracciarne nella Rete gli scritti. In sostanza: il pensiero cataro-dualista è un fenomeno socialmente irrilevante, eppure sono bastate DUE PERSONE per attivare i cani da guardia del Sistema. Non oso immaginare quel che sarebbe accaduto se, anziché due, fossimo stati cento. Ci avrebbero rimossi fisicamente, senza il minimo dubbio. Da una parte contemplo e ammiro l'opera di Peire Autier, l'Apostolo della Linguadoca, che durò una decina di anni e portò a una prodigiosa Rinascita Catara dal 1299 al 1310 - finita tra le fiamme dei roghi. Dall'altra parte sono costretto a guardare la mia triste parabola esistenziale, che non ha portato a nulla di concreto e che non sarà ricordata da alcuno. Continuo a postare vecchi articoli dei portali estinti, anche se sono consapevole del fatto che i motori di ricerca li boicottano. Non c'è più spazio per argomenti diversi dai viaggi a Dubai, dal "food" o dalla cacca delle influencer. Lascio questo mio scritto come un estremo messaggio in una bottiglia alla deriva nel vuoto siderale.

venerdì 3 luglio 2020

LA MACCHINA DEFECATORIA

Inutile girarci troppo intorno. Ognuno di noi ha nel ventre una massa di quattro o cinque chili di merda. Che sia un uomo brutto come un gorilla o una donna bellissima, poco importa: ogni singola persona porta a spasso la sua massa di merda, ogni santo giorno. Il punto è che questa merda non è semplice materia inerte. È un vero e proprio organismo brulicante composto da una grandissima quantità di batteri, dai loro fetidi prodotti e dai loro cadaveri putrescenti. I biologi e i medici lo chiamano microbiota. Questo essere fecale si espanderebbe all'infinito se ne avesse la possibilità. Si moltiplicherebbe fino ad occupare l'intero Universo, trasformando lo spazio stesso in un oceano escrementizio senza confini. Un simile accrescimento non è tuttavia possibile, per via di limitazioni fisiche insormontabili. La massa del microbiota, man mano che cresce, viene spinta dai movimenti dell'intestino verso la sola uscita possibile: l'orifizio anale. Una volta disidratato parzialmente, questo surplus di materia viene espulso. Ecco l'origine degli stronzi che ognuno depone nella tazza del cesso. Il problema è questo. Se per noi la massa fecale nel nostro ventre è un semplice accidente a cui nemmeno pensiamo, per il microbiota noi siamo soltanto degli stupidi simbionti progettati dalla Natura in modo tale da permettergli di deambulare! Sì. Per la Merda Vivente noi siamo appendici! 
 
Siete turbati? Ebbene, sappiate che questo è soltanto l'inizio. Se la massa batterica nel nostro ventre si contrae e irrita le pareti dell'intestino, noi proviamo dolore, fastidio, paura, angoscia, ansia, attacchi di panco: ogni sorta di sensazione sgradevole che ci rende l'esistenza impossibile. È la Merda Vivente che ci richiama all'ordine, che ci impone la sua volontà, che ci domina. Non per niente gli scienziati hanno cominciato a definire questo mostro escrementizio "il nostro secondo cervello". Come si potrebbe credere alla stoltissima baggianata del Libero Arbitrio, quando è una massa fecale a comandarci e a determinare il nostro sentire? Lo vedete? Tutto ciò che è la società umana, con i suoi valori e le sue complesse strutture, altro non è che menzogna. Serve soltanto ad assicurare un'esistenza prospera alla Merda Vivente. Questo è il fondamento di tutto ciò che Homo sapiens ha costruito nei millenni. Perché i fetidi batteri dell'addome si nutrano e crescano nel modo migliore possibile, è necessario che sia fornito loro del cibo, incessantemente. Il punto è che il cibo non è disponibile in modo così facile e gratuito, come ognuno ben sa. Data l'estrema debolezza del corpo umano, un singolo individuo incontrerebbe notevoli difficoltà a sopravvire, nella migliore delle ipotesi. Nella massima parte dei casi soccomberebbe. La solitudine è un cattivo investimento per lo Sterco. La società è un classico esempio di "gioco a somma positiva". Ecco quindi che sono sorte svariate forme di abietta schiavitù atte a garantire il sostentamento a ciascun vivente, sebbene a prezzo di sofferenze indicibili. Il lavoro, l'economia, le nazioni, le religioni, altro non sono che artifizi diabolici. Dietro la maschera del Leviatano si cela il vero tiranno: è la Merda Vivente, che ci costringe, ci soggioga e ci tortura! Fa di noi tanti dannati sulla Terra, e tutto soltanto per il suo profitto!  

Un ingranaggio mostruoso. Non conosce sosta. Stritola. Riduce in poltiglia. Un meccanismo le cui conseguenze durano nei millenni! 

La Merda Vivente ha bisogno che tu le dia cibo: tu devi lavorare! 
 
Per lavorare, tu devi soffrire, tu devi sopportare, all'infinito, fino a che la Morte non si degnerà di liberarti!
 
Perché ci sia lavoro, ci sarà chi dà ordini, chi infligge tormento, e tu dovrai sopportare questo schifo, perché la Merda Vivente te lo comanda! 
 
La Merda Vivente governa la produzione di endorfine che narcotizzano gli schiavi, lenendo il loro strazio proprio quando sembra insopportabile, per far sì che la Ruota del Dolore continui a girare! 

La Merda Vivente fa sì che la Porta di Opale della Morte sia custodita da cani feroci, altrimenti i servi sarebbero tentati di attraversarla per liberarsi dalla loro gravosa condizione! 

Perché questa aberrazione perduri, ci saranno istituzioni volte a perpetuarla. Si diffonde in modo capillare l'idea che un istante di piacere sessuale possa giustificare l'atroce meccanismo. Non ascoltare questa voce! Nessun effimero piacere può giustificare la Morte in Vita, la Vita nella Morte! 
 
La procreazione serve per far sì che la Merda Vivente possa continuare a governare in eterno! Le dà gambe per camminare, braccia per faticare, occhi per vedere orrori, orecchie per udire ogni possibile iniquità! 
 
Bisogna ribellarsi contro tutti coloro che parlano di "opportunità" e che descrivono l'esistenza come qualcosa di idilliaco, tentando di farla passare per un giardino profumato, per il Paese del Bengodi! Idilliaco sarebbe semmai l'Inferno di Dante, se comparato alle profondità di Mordor in cui siamo costretti a vegetare come zombie!
 
Nessuna illusione è possibile. L'antropomorfismo religioso è fondato sul movimento peristaltico intestinale! I Teofagi credono di poter ingurgitare Dio, prendendone in bocca il corpo, inghiottendolo, facendolo affondare negli intestini, digerendolo ed espellendone i resti in forma di escrementi! Gli antichi Egiziani credevano che dopo la morte i defunti sarebbero vissuti in un corpo perfettamente umano, mangiando e smerdando per l'eternità. L'unica differenza vera tra i Salvati e i Dannati era questa: i primi avrebbero defecato per sempre dall'ano, come quando erano in vita, mentre i secondi avrebbero camminato a testa in giù servendosi delle mani e defecando per sempre dalla bocca. Il Libro dei Morti degli antichi Egiziani è il modello della concezione dell'Aldilà delle cosiddette "grandi religioni". Ancora oggi insegna. I Mormoni credono che Dio abbia un corpo fisico sul pianeta Kobol e che produca escrementi. Sono gli Escrementi Divini!