mercoledì 10 febbraio 2021

ALCUNE CONSIDERAZIONI SULL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE E SUL GIUDIZIO DEI ROBOT

L'Intelligenza Artificiale (IA, in inglese AI) è l'intelligenza dimostrata dalle macchine, opposta all'intelligenza naturale degli animali, umani inclusi. La ricerca dell'Intelligenza Artificiale è stata definita come il campo di studi degli agenti intelligenti, che si riferisce a qualsiasi sistema che percepisce il suo ambiente e intraprende azioni che massimizzando le sue possibilità di raggiungere un obiettivo. Il termine "intelligenza artificiale" è stato usato per descrivere macchine che imitano le capacità cognitive associate alla mente umana, come l'apprendimento e la risoluzione dei problemi ("problem-solving"). Questa definizione è stata in seguito rigettata dai più grandi ricercatori in questo campo, che ora descrivono l'intelligenza artificiale in termini di razionalità e di azione razionale, cosa che non limita il modo in cui l'intelligenza può essere articolata (Russell, Norvig).
Fonte: Wikipedia in inglese
 
 
Kurzweil e la natura del'intelligenza 
 
Il tecnocrate Raymond Kurzweil (1948 - non ancora defunto) ha una convinzione molto peculiare: crede con fede granitica che non esista alcuna differenza qualitativa tra un essere umano e una macchina. La differenza, a suo dire, sarebbe unicamente quantitativa e dovuta a un fattore magico che egli chiama computing power, ossia "potenza di calcolo". Egli ha profetizzato il rapido avvento della Singolarità Tecnologica, capace di rendere le macchine esseri senzienti e spirituali. Molti tecnofeticisti accolgono questo concetto della potenza di calcolo come Verità Assoluta. Per contro, io reagisco con fermezza a queste ideologie abominevoli. Non dobbiamo mai dimenticarcelo: un simile presupposto kurzweiliano implica la superiorità della macchina rispetto al suo stesso artefice e sta già avendo conseguenze luttuose per l'intero genere umano. Mi accingo ad illustrarne alcune nel seguito.  

Come ben sappiamo, gli Americani sono affetti da una feroce germanofobia. Odiano tutto ciò che è tedesco o che anche solo appare tale. Così hanno trovato un sistema per esorcizzare il loro terrore per la Germanità in ogni sua forma: deturpano la pronuncia dei nomi di origini teutoniche (yiddish incluso), anglizzandola su base ortografica. Gli esiti di questo processo di assimilazione non sono sempre logici e prevedibili. Anche se diversi siti del Web riportano la pronuncia corretta, trascrivendola come Koorts-vile, questa non è necessariamente la norma. Ecco quindi che nella Terra dei Liberi il cognome Kurzweil viene pronunciato da alcuni come Kurz Evil. L'ho sentito con le mie orecchie: una bionda studiosa americana diceva /kə:ɹts 'i:vəl/ anziché /'kʊʁtsvaɪl/. Kurz il Malvagio. Oppure il Male-Kurz. Certo, la sintassi non è quella usuale della lingua inglese, ma rende l'idea. Sarà una coincidenza? Ne dubito. 
 
 
Politica robotica
 
Anni fa ero convinto che fosse possibile un proficuo utilizzo degli androidi per sostituire l'intera classe politica e religiosa, evitando i gravi problemi causati dalla natura umana, per sua stessa ontologia incline alla corruzione. Se Philip K. Dick aveva scritto i romanzi I simulacri (The Simulacra, 1964) e L'androide Abramo Lincoln (We Can Build You, 1972), io intendevo scriverne uno analogo ma adattato ai tempi moderni e alla specifica realtà del nostro Paese: L'androide Sergio Mattarella. Per me il Presidente della Repubblica appariva come la quintessenza della natura robotica, infinitamente placida, immune da qualsiasi compromissione col Male. Un androide non mangia, non dorme, non ha alcun bisogno, non è avido, agisce sempre in modo assolutamente razionale e disinteressato. L'idea portante del romanzo L'androide Sergio Mattarella, di cui poi non ho scritto neanche una riga, era stata ispirata da alcune percezioni organolettiche in apparenza allucinatorie, come l'aspetto quasi irreale dei capelli dell'illustre statista, che sembravano di plastica argentea e che non si bagnavano neppure sotto la pioggia battente. La mia fantasia ingenua si fondava in ogni caso sull'intuizione che il simulacro dickiano fosse una specie di automa settecentesco, funzionante per mezzo di schede perforate. Non certo un automa kurzweiliano! Infine mi sono reso conto che un meccanismo automatico funzionante a schede perforate non sarebbe in grado di gestire alcunché. Kurz Evil insisterà fin che volete con la sua potenza di calcolo, ma le cose non cambiano di un iota. Un meccanismo, simulacro, androide o intelligenza artificiale, è per sua definizione privo di empatia. Non può capire in nessun modo la natura umana. Non potrà mai farlo, nemmeno se studiasse per diecimia anni senza interruzione. Se chiamata a giudicare un essere fatto di carne e di ossa, una macchina sarebbe capace di infliggergli condanne spropositate per motivi incomprensibili quanto futili e irrilevanti. 
 

Facebook e il sesso oro-anale
 
L'Intelligenza Artificiale non è in grado di comprendere la natura del desiderio sessuale. Il suo giudizio sugli utenti della Rete e sui loro atti erotici, compiuti o anche soltanto sognati, è quindi per necessità distorto, fuorviante, semplicemente assurdo. Non credo che sia un mistero: Zuckerborg mi perseguita da tempo. I miei commenti su Facebook non vengono sottoposti a un team formato da esseri umani in carne ed ossa, bensì da un'Intelligenza Artificiale. Le conseguenze sono a dir poco paradossali. Ognuno di noi nasconde qualcosa di inconfessabile. È inutile quest'opera di occultamento, tanto prima o poi salta sempre fuori tutto ciò che si vuole celare alla vista delle genti. Quindi non userò mezzi termini. Ho una passione erotica sfrenata per la bellissima Bettie Page. Ogni volta che penso a lei, sono preso dal desiderio di metterle la faccia in mezzo alle natiche, di leccarle avidamente lo sfintere anale infilandole dentro la lingua. Qualcuno ha fatto notare che è molto improbabile che si troveranno erotica di Pierre Teilhard de Chardin. Ebbene, i miei erotica invece saranno trovati e si vedrà che non sono affatto elogi del "sesso vaniglia"! Orbene, ogni volta che ho messo un commento a una foto della sensualissima Bettie Page, palesando la mia bramosia, sono stato bloccato. L'accusa che mi è stata mossa dall'Intelligenza Artificiale è sorprendente: "HARASSMENT, BULLYISM". Ma come? Se io voglio leccare l'ano a una donna, sarei un molestatore e un bullo? Bene, abbiamo capito che per una macchina, il sesso oro-anale non è un atto di adorazione: è bullismo. Nessun essere umano darebbe un giudizio simile, nemmeno chi non farebbe mai ciò per cui io ardo di desiderio. Persino un pastore evangelico al massimo etichetterebbe tale pratica come "peccaminosa", "sodomitica" o "diabolica". Non come "bullismo". Penso quindi di aver provato al di di ogni dubbio che i blocchi su Facebook sono inflitti da robot, non da persone viventi. Inutile cercare delatori o traditori che segnalano post e commenti, come fanno molti. È soltanto una perdita di tempo
 

La Legge di Caino 

Cos'ha in comune l'Intelligenza Artificiale dei social network con Grendel? Semplice. L'appartenenza alla Stirpe di Caino! La mia esperienza su Facebook e su Quora mi ha insegnato una verità molto amara. Quando si viene insultati da uno stramaledetto troll e si reagisce rispondendogli a tono, è inutile aspettarsi giustizia per il danno morale ricevuto. L'imperativo delle gelide macchine è il seguente: "Nessuno tocchi Caino". Linciare chi viene aggredito e osa difendersi, attribuendogli tutte le colpe, è il modo di agire comune dei giudici robotici. Tra Abele e Caino, l'Intelligenza Artificale sceglie immancabilmente il secondo come modello etico e umilia il primo. Chi aggredisce senza motivo non può essere in alcun modo osteggiato, la sua iniquità deve prevalere e non ci si popporre, non si può contrattaccare, né si può compiere alcuna vendetta, alcuna pur legittima e sacrosanta ritorsione.

Conclusioni 
 
Bisogna combattere, o ci si ritroverà come scimmie imprigionate in una cella all'interno di un laboratorio di vivisezione! Possa sorgere lo Spirito di Ned Ludd!

lunedì 8 febbraio 2021

DIECI CHILI DI FRUTTA AL GIORNO E DIVENTI IMMORTALE!

Gli scienziati della Terra di Jimmy Savile e i diavoli dell'OMS si sono inventati una maledizione per torturare il genere umano: la trovata raccapricciante delle cinque porzioni quotidiane di frutta e di verdura per restare in salute. Sono sicuro che il loro ispiratore sia stato Belzebù in persona. Essendo essi tizzoni dell'Inferno, gli hanno obbedito prontamente e hanno preso volentieri l'incarico di diffondere tra le genti questo molestissimo comandamento. 
 
Le streghe naturiste e i giornalisti hanno cominciato a urlare senza sosta: "Cinque porzioni di frutta e verdura ogni giorno!" 
A un certo punto le cinque porzioni di frutta e verdura sono diventate insufficienti! Non bastano! Ecco che le streghe naturiste e i giornalisti si sono messi a strepitare: "Dieci porzioni di frutta e verdura ogni giorno!"  E perché no? Aumentano la dose: "Quindici porzioni di frutta e verdura ogni giorno!", "Venti porzioni di frutta e verdura ogni giorno!" Avanti così, fino a scoppiare!
Che palle! 

Mi faccio beffe di tutto ciò. Durante il lock down del 2020 mi sono trovato con sintomi di scorbuto: mi sanguinavano le gengive e barcollavo. Come ho mangiato una mela e ho bevuto un bicchiere di succo di limone, il sanguinamento è cessato e mi sono sentito meglio. Da tempo mi sostentavo unicamente con carne in scatola e alcol. Nel giro di tre anni ho mangiato in tutto quattro mele, e con un certo disgusto. A parte un paio di confezioni di lamponi e mirtilli durante l'estate, non ho ingerito frutta. A parte la guarnitura di lattuga dei piatti di pesce fritto mangiato al mare, non ho ingerito nemmeno verdura a foglia larga. Il mio consumo di bevande inebrianti si attesta sulle 60 unità alcoliche alla settimana. A sentire quei babbioni dell'OMS, dovrei essere una massa di cancro semovente, con giusto qualche cellula sana in un mare di metastasi! "Perché ti vuoi così male?", mi ha chiesto una volta una femmina. "Perché è mille volte meglio il mio male del bene imposto da altri!", le ho risposto.
 
Viviamo in tempi orribili, dominati da orde di convulsionarie e dai loro immondi deliri. Guardo con un certo sollievo a epoche lontane, in cui la terra era inzuppata di sangue e ingrassata dai cadaveri. Poco fa mi sono imbattuto nella foto del cranio di un guerriero celta, che era stato reciso ed esibito come trofeo. Uno splendido reperto archeologico! Morire spappolati da una scure sul campo di battaglia in quei giorni di gloria era infinitamente meglio che vivere nella presente epoca infame e degenerata, che il folle Steven Pinker si ostina a ritenere "Il migliore dei mondi possibili". Tanto l'Angelo della Morte giungerà a ghermire anche questo moderno Dottor Pangloss! Coglierà tutte le urlatrici che inneggiano alla Natura, ignorando che anche l'Amanita phalloides è un prodotto della loro adorata Madre Terra. A cosa serviranno, di fronte ad Azrael, tutte le loro porzioni di frutta e di verdura? A nulla. Conteranno meno delle pustole sull'ano di un cane smerdante.  
 
Ecco dunque una mia breve creazione satirica, che sono felice di presentarvi: 
 
Il coro greco delle Eumenidi fruttariane 
 
Navigatore (smarrito): "L'OMS dice che per vivere sani bisogna mangiare cinque porzioni di frutta e di verdura ogni giorno. Ma come si fa? Io proprio non ci riesco, dovrei passare il tempo soltanto per quello e nemmeno mi piace..."
Prima Eumenide (stizzita): "Ma cosa dici? Io ci riesco benissimo! Adoro la frutta e la mangio anche dieci volte al giorno!"
Seconda Eumenide (con fare moralista): "Dieci volte? Io mangio la frutta quindici volte al giorno!"
Terza Eumenide (sibilando): "Io mangio la frutta venti volte al giorno!"
Quarta Eumenide (con voce roca): "Io mangio la frutta anche quando sono seduta sulla tazza!"
Quinta Eumenide (petulante): "Io mangio la frutta anche quando parlo al cellulare!"
Sesta Eumenide (suadente): "Io mangio la frutta anche quando scopo!"
Settima Eumenide (rantolando): "Io mangio la frutta anche quando dormo!"
Ottava Eumenide (con voce piatta): "Io mangio la frutta... anche quando mangio!"

sabato 6 febbraio 2021

ALCUNE RIFLESSIONI SULLA NET NEUTRALITY E SULLA RETE A DUE VELOCITÀ

A lungo si è parlato di Net neutrality ("Neutralità della Rete"). Alcuni sinonimi sono Network neutrality, Internet neutrality, NN. Queste sono alcune definizioni semplici e al contempo ragionevoli del concetto. 
 
1) Internet è un bene comune.

2)
Una rete è considerata neutrale se non ci sono restrizioni arbitrarie sui dispositivi connessi e sul loro funzionamento. 
 
3) Se una rete è neutrale, i provider non possono bloccare, rallentare o segmentare l'accesso ai dati.

4) I provider di servizi Internet e telefonici devono fornire lo stesso trattamento a tutti i pacchetti di informazione transitanti, indipendentemente dai contenuti da essi codificati.

5) I provider
di servizi Internet e telefonici non devono far pagere agli utenti per ottenere un transito preferenziale di alcuni pacchetti rispetto ad altri.

6) I provider
di servizi Internet e telefonici non possono controllare l'accesso degli utenti.  
 
Com'è ovvio, esistono forze potenti a cui questi concetti non piacciono. Poniamoci ora una domanda, che a mio avviso non è affatto banale.

Com'è una rete non neutrale? Quali ne sono le conseguenze pratiche nelle nostre vite? Eccone un paio:  

1) I provider di servizi Internet e telefonici potrebbero vietare o mettere a pagamento l'accesso ad alcuni contenuti e siti.  

2) I provider di servizi Internet e telefonici potrebbero rendere a pagamento l'accesso alla Rete alle imprese basate sul Web.

Enuncerò il problema in estrema sintesi.
 
Gli ultraliberisti americani hanno pressato per introdurre una sostanziale disuguaglianza nella Rete, favorendo gli utenti disposti a pagare per ottenere un migliore accesso ai contenuti. 
 
Secondo questo modo di concepire Internet, coloro che non si adeguassero al cambiamento, sarebbero marginalizzati sempre più. Si crea una Rete a due velocità
 
Il motivo dell'allusione alla doppia velocità della Rete è presto compreso. Coloro che pagano di più vanno veloci, come in autostrada, mentre gli altri sono costretti a percorrere stradine congestionate. 
 
Si cominciava a parlare di queste cose già nel lontano 2006, negli States. Le discussioni in merito erano tuttavia abbastanza ingannevoli, facendo credere ai lettori che si trattasse soprattutto di dettagli tecnici incomprensibili ai non addetti ai lavori. 

Solo per fare qualche esempio, riporto la definizione del concetto di neutralità della Rete, data da due importanti personalità. Il primo esperto, Tim Wu, è un accademico di chiara fama e tra le altre è proprio colui che ha reso popolare la locuzione "Net neutrality". Il secondo, Tim-Berners Lee, può essere a buon diritto considerato il Padre Fondatore del World Wide Web.

Questo è la definizione data da Tim Wu: 

"La network neutrality è definita nel modo migliore come un principio di progettazione. L'idea è che una rete informativa pubblica massimamente utile aspiri a trattare tutti i contenuti, siti, e piattaforme allo stesso modo. Ciò permette alla rete di trasportare ogni forma di informazione e di supportare ogni tipo di applicazione. Il principio suggerisce che le reti informative abbiano maggior valore quando è minore la loro specializzazione – quando sono una piattaforma per usi diversi, presenti e futuri." 

Questa è la definizione data da Tim-Berners Lee: 

"Vent'anni fa, gli inventori di Internet progettarono un'architettura semplice e generale. Qualunque computer poteva mandare pacchetti di dati a qualunque altro computer. La rete non guardava all'interno dei pacchetti. È stata la purezza di quel progetto, e la rigorosa indipendenza dai legislatori, che ha permesso ad Internet di crescere ed essere utile. Quel progetto ha permesso all'hardware e alle tecnologie di trasmissione a supporto di Internet di evolvere fino a renderlo migliaia di volte più veloce, nel contempo permettendo l'uso delle stesse applicazioni di allora. Ha permesso alle applicazioni internet di venire introdotte e di evolvere indipendentemente.
Quando ho progettato il Web non ho avuto bisogno di chiedere il permesso a nessuno. Le nuove applicazioni arrivavano sul mercato già esistente di Internet senza modificarlo. Allora provai a rendere la tecnologia del web una piattaforma al contempo universale e neutrale, e ancora oggi moltissime persone lavorano duramente con questo scopo. Il web non deve assolutamente discriminare sulla base di hardware particolare, software, rete sottostante, lingua, cultura, handicap o tipologia di dati.
Chiunque può scrivere un'applicazione per il Web, senza chiedere a me, o a Vint Cerf, o al proprio ISP, o alla compagnia telefonica, o al produttore del sistema operativo, o al governo, o al fornitore dell'hardware. 
La neutralità della rete è questo:
Se io pago per connettermi alla rete con una certa qualità di servizio, e tu paghi per connetterti con la stessa (o una migliore) qualità di servizio, allora possiamo iniziare una comunicazione con quel livello di qualità. 
Questo è tutto. I fornitori di accesso ad internet (ISP) hanno il compito di interagire tra loro affinché questo avvenga. 
La neutralità della rete NON è chiedere l'accesso ad internet gratuito. 
La neutralità della rete NON è affermare che qualcuno non dovrebbe dover pagare di più per una maggiore qualità di servizio. È sempre stato così, e sempre lo sarà." 

Questa è invece la definizione adottata da Google, che mi sembra più chiara e meno farraginosa: 

"La network neutrality è il principio per cui gli utenti di internet dovrebbero avere il controllo su cosa possono vedere e quali applicazioni vogliono usare su internet."  
 
Utile è anche la definizione data dal Sole 24 Ore, per quanto riguarda la menzione esplicita dei diritti degli utenti:  

"Per neutralità della rete s'intende il principio secondo cui gli operatori devono gestire il proprio traffico senza discriminazioni che danneggino concorrenza, innovazione e, in generale, i diritti degli utenti e delle aziende web."

La storia della Net neutrality è contorta e assai controversa. Non mi dilungherò in sterili dettagli legali. Non riporterò tediosi elenchi di normative. Mi limiterò a dire che Barack Obama ha cercato di difendere la neutralità (2014-2015). Donald Trump ha fatto di tutto per affossarla (2017). L'Unione Europea l'ha sostenuta (2015), anche se mi sembra che si sia giunti a risultati paradossali. 

Cosa sta accadendo? 

Capisco bene che molti potrebbero accusarmi di avere le idee confuse e non comprendere bene la natura delle cose. Li invito a leggere con attenzione questo mio scritto e a porsi qualche domanda.   
 
Capisco bene che, fin dalla preistoria, per godere di qualcosa è necessario compierne l'acquisto. Dire che il cibo è un diritto universale non implica che il cibo possa essere gratuito. 
 
Capisco bene che la neutralità della Rete non è l'accesso illimitato e gratuito a tutti i contenuti e a tutti i servizi. Possono benissimo esistere siti a pagamento, applicazioni a pagamento, etc., senza che la neutralità della Rete sia compromessa.
 
Se però tutti i siti di una certa tipologia nel Web diventassero a pagamento, l'utente si troverebbe a non poter più scegliere liberamente. Facciamo un esempio. Se tutti i siti pornografici dovessero essere a pagamento e non fosse più fruibile alcun contenuto gratuito, la Rete non sarebbe più neutrale

Anche se una gran parte dei siti di una certa tipologia nel Web diventassero a pagamento, pur restando alcuni siti (ad esempio scadenti, ingannevoli, etc.) ad accesso libero, l'utente si troverebbe a non poter più scegliere liberamente. Facciamo un esempio. Se i più importanti siti pornografici dovessero essere a pagamento, e un utente trovasse on line soltanto spazzatura e banner pubblicitari, la Rete non sarebbe più neutrale

Perché le cose siano ancora più chiare, adesso vorrei che al posto della pornografia si considerasse l'informazione. Cosa accadrebbe se una gran parte dei siti di informazione nel Web fossero a pagamento e restassero soltanto siti scadenti ad accesso libero, come media complottisti e simili?

Ora dirò una cosa sorprendente. Non sono stati i provider dei servizi Internet e telefonici a compromettere la neutralità della Rete. La neutralità della Rete è stata erosa dai quotidiani on line. Pochi sembrano rendersene conto, ma è proprio così. Sono stati i giornalisti ad introdurre il vulnus, tramite un meccanismo chiamato paywall (ossia "barriera del pedaggio") e senza agire in alcun modo sulla velocità della connessione e sulla trasmissione dei pacchetti. 
 
Era l'estate del 2016 quando il Corriere della Sera introdusse la possibilità di leggere un piccolo numero di articoli, dopo di che scattava una schermata con offerte di abbonamento, che cercava di indurre il navigatore a pagare pur di accedere ai contenuti. Fu seguito poi da La Repubblica, agli inizi del 2017. I siti di informazione dotati di paywall sono sempre più numerosi. Resistono pochi siti di agenzie come ANSA e Adnkronos, i cui sintetici articoli sono ancora consultabili liberamente. 
 
Come ho percepito il paywall quando per la prima volta l'ho dovuto subire? Ve lo dico. L'ho percepito come un ricatto. L'ho percepito come un tentativo di estorsione. Come se un brigante volesse bucarmi la panza per cercare di sottrarmi poche monete. 
 
Reazione: boicottaggio. Mi sono sempre rifiutato categoricamente di pagare! Come me devono aver fatto molti altri, visto che la crisi dell'editoria non si risolve. 
 
Capisco che è un argomento molto delicato, ma sono convinto che le questioni da me sollevate siano di importanza capitale. 

Ok, se vado in edicola per comprare un po' di carta straccia, è giusto che io paghi. Però non lo faccio. Vediamo anche qual è stata la vergognosa gestione dell'informazione durante la pandemia di COVID-19, durante i lock down. I quotidiano hanno reso difficile l'accesso a informazioni vitali, soprattutto alla popolazione anziana e disagiata, che mostra meno dimestichezza con i metodi di pagamento telematico.

Alla luce di questi fatti e di queste considerazioni, siete proprio sicuri che la Net neutrality sia solo una questione tecnica di provider e di pacchetti? Se nella Rete non esistessero più quotidiani on line, di nessun tipo, si potrebbe ancora parlare di neutralità? Anche se provo disgusto per la massima parte di questi giornalai, mi sento di dare una risposta chiara e inequivocabile. No, non si potrebbe in alcun caso parlare ancora di neutralità. Se nessuno potesse diffondere nemmeno un concetto, per quanto distorto, non pensate che sarebbe invece un mondo anche fin troppo simile alla Corea del Nord?

Siamo sempre alle solite. Le leggi del Mercato strozzano ciò che non è composto di materia. Strozzano lo Spirito. Strozzano la Conoscenza. Strozzano quella che Platone chiamava Idea. Pretendono di monetizzare tutto. Ciò che non è monetizzabile, viene considerato immondizia e abbandonato all'Oblio. Tutto ciò è estremamente rischioso. 
 
Per fortuna esistono siti come Academia.edu, in cui la Conoscenza può essere ancora condivisa gratuitamente e sottoposta a discussione. Altrimenti si aprirebbero scenari raccapriccianti, in cui intere branche del Sapere finirebbero dimenticate solo perché non soggiacciono alle leggi della domanda e dell'offerta!