sabato 6 febbraio 2021

ALCUNE RIFLESSIONI SULLA NET NEUTRALITY E SULLA RETE A DUE VELOCITÀ

A lungo si è parlato di Net neutrality ("Neutralità della Rete"). Alcuni sinonimi sono Network neutrality, Internet neutrality, NN. Queste sono alcune definizioni semplici e al contempo ragionevoli del concetto. 
 
1) Internet è un bene comune.

2)
Una rete è considerata neutrale se non ci sono restrizioni arbitrarie sui dispositivi connessi e sul loro funzionamento. 
 
3) Se una rete è neutrale, i provider non possono bloccare, rallentare o segmentare l'accesso ai dati.

4) I provider di servizi Internet e telefonici devono fornire lo stesso trattamento a tutti i pacchetti di informazione transitanti, indipendentemente dai contenuti da essi codificati.

5) I provider
di servizi Internet e telefonici non devono far pagere agli utenti per ottenere un transito preferenziale di alcuni pacchetti rispetto ad altri.

6) I provider
di servizi Internet e telefonici non possono controllare l'accesso degli utenti.  
 
Com'è ovvio, esistono forze potenti a cui questi concetti non piacciono. Poniamoci ora una domanda, che a mio avviso non è affatto banale.

Com'è una rete non neutrale? Quali ne sono le conseguenze pratiche nelle nostre vite? Eccone un paio:  

1) I provider di servizi Internet e telefonici potrebbero vietare o mettere a pagamento l'accesso ad alcuni contenuti e siti.  

2) I provider di servizi Internet e telefonici potrebbero rendere a pagamento l'accesso alla Rete alle imprese basate sul Web.

Enuncerò il problema in estrema sintesi.
 
Gli ultraliberisti americani hanno pressato per introdurre una sostanziale disuguaglianza nella Rete, favorendo gli utenti disposti a pagare per ottenere un migliore accesso ai contenuti. 
 
Secondo questo modo di concepire Internet, coloro che non si adeguassero al cambiamento, sarebbero marginalizzati sempre più. Si crea una Rete a due velocità
 
Il motivo dell'allusione alla doppia velocità della Rete è presto compreso. Coloro che pagano di più vanno veloci, come in autostrada, mentre gli altri sono costretti a percorrere stradine congestionate. 
 
Si cominciava a parlare di queste cose già nel lontano 2006, negli States. Le discussioni in merito erano tuttavia abbastanza ingannevoli, facendo credere ai lettori che si trattasse soprattutto di dettagli tecnici incomprensibili ai non addetti ai lavori. 

Solo per fare qualche esempio, riporto la definizione del concetto di neutralità della Rete, data da due importanti personalità. Il primo esperto, Tim Wu, è un accademico di chiara fama e tra le altre è proprio colui che ha reso popolare la locuzione "Net neutrality". Il secondo, Tim-Berners Lee, può essere a buon diritto considerato il Padre Fondatore del World Wide Web.

Questo è la definizione data da Tim Wu: 

"La network neutrality è definita nel modo migliore come un principio di progettazione. L'idea è che una rete informativa pubblica massimamente utile aspiri a trattare tutti i contenuti, siti, e piattaforme allo stesso modo. Ciò permette alla rete di trasportare ogni forma di informazione e di supportare ogni tipo di applicazione. Il principio suggerisce che le reti informative abbiano maggior valore quando è minore la loro specializzazione – quando sono una piattaforma per usi diversi, presenti e futuri." 

Questa è la definizione data da Tim-Berners Lee: 

"Vent'anni fa, gli inventori di Internet progettarono un'architettura semplice e generale. Qualunque computer poteva mandare pacchetti di dati a qualunque altro computer. La rete non guardava all'interno dei pacchetti. È stata la purezza di quel progetto, e la rigorosa indipendenza dai legislatori, che ha permesso ad Internet di crescere ed essere utile. Quel progetto ha permesso all'hardware e alle tecnologie di trasmissione a supporto di Internet di evolvere fino a renderlo migliaia di volte più veloce, nel contempo permettendo l'uso delle stesse applicazioni di allora. Ha permesso alle applicazioni internet di venire introdotte e di evolvere indipendentemente.
Quando ho progettato il Web non ho avuto bisogno di chiedere il permesso a nessuno. Le nuove applicazioni arrivavano sul mercato già esistente di Internet senza modificarlo. Allora provai a rendere la tecnologia del web una piattaforma al contempo universale e neutrale, e ancora oggi moltissime persone lavorano duramente con questo scopo. Il web non deve assolutamente discriminare sulla base di hardware particolare, software, rete sottostante, lingua, cultura, handicap o tipologia di dati.
Chiunque può scrivere un'applicazione per il Web, senza chiedere a me, o a Vint Cerf, o al proprio ISP, o alla compagnia telefonica, o al produttore del sistema operativo, o al governo, o al fornitore dell'hardware. 
La neutralità della rete è questo:
Se io pago per connettermi alla rete con una certa qualità di servizio, e tu paghi per connetterti con la stessa (o una migliore) qualità di servizio, allora possiamo iniziare una comunicazione con quel livello di qualità. 
Questo è tutto. I fornitori di accesso ad internet (ISP) hanno il compito di interagire tra loro affinché questo avvenga. 
La neutralità della rete NON è chiedere l'accesso ad internet gratuito. 
La neutralità della rete NON è affermare che qualcuno non dovrebbe dover pagare di più per una maggiore qualità di servizio. È sempre stato così, e sempre lo sarà." 

Questa è invece la definizione adottata da Google, che mi sembra più chiara e meno farraginosa: 

"La network neutrality è il principio per cui gli utenti di internet dovrebbero avere il controllo su cosa possono vedere e quali applicazioni vogliono usare su internet."  
 
Utile è anche la definizione data dal Sole 24 Ore, per quanto riguarda la menzione esplicita dei diritti degli utenti:  

"Per neutralità della rete s'intende il principio secondo cui gli operatori devono gestire il proprio traffico senza discriminazioni che danneggino concorrenza, innovazione e, in generale, i diritti degli utenti e delle aziende web."

La storia della Net neutrality è contorta e assai controversa. Non mi dilungherò in sterili dettagli legali. Non riporterò tediosi elenchi di normative. Mi limiterò a dire che Barack Obama ha cercato di difendere la neutralità (2014-2015). Donald Trump ha fatto di tutto per affossarla (2017). L'Unione Europea l'ha sostenuta (2015), anche se mi sembra che si sia giunti a risultati paradossali. 

Cosa sta accadendo? 

Capisco bene che molti potrebbero accusarmi di avere le idee confuse e non comprendere bene la natura delle cose. Li invito a leggere con attenzione questo mio scritto e a porsi qualche domanda.   
 
Capisco bene che, fin dalla preistoria, per godere di qualcosa è necessario compierne l'acquisto. Dire che il cibo è un diritto universale non implica che il cibo possa essere gratuito. 
 
Capisco bene che la neutralità della Rete non è l'accesso illimitato e gratuito a tutti i contenuti e a tutti i servizi. Possono benissimo esistere siti a pagamento, applicazioni a pagamento, etc., senza che la neutralità della Rete sia compromessa.
 
Se però tutti i siti di una certa tipologia nel Web diventassero a pagamento, l'utente si troverebbe a non poter più scegliere liberamente. Facciamo un esempio. Se tutti i siti pornografici dovessero essere a pagamento e non fosse più fruibile alcun contenuto gratuito, la Rete non sarebbe più neutrale

Anche se una gran parte dei siti di una certa tipologia nel Web diventassero a pagamento, pur restando alcuni siti (ad esempio scadenti, ingannevoli, etc.) ad accesso libero, l'utente si troverebbe a non poter più scegliere liberamente. Facciamo un esempio. Se i più importanti siti pornografici dovessero essere a pagamento, e un utente trovasse on line soltanto spazzatura e banner pubblicitari, la Rete non sarebbe più neutrale

Perché le cose siano ancora più chiare, adesso vorrei che al posto della pornografia si considerasse l'informazione. Cosa accadrebbe se una gran parte dei siti di informazione nel Web fossero a pagamento e restassero soltanto siti scadenti ad accesso libero, come media complottisti e simili?

Ora dirò una cosa sorprendente. Non sono stati i provider dei servizi Internet e telefonici a compromettere la neutralità della Rete. La neutralità della Rete è stata erosa dai quotidiani on line. Pochi sembrano rendersene conto, ma è proprio così. Sono stati i giornalisti ad introdurre il vulnus, tramite un meccanismo chiamato paywall (ossia "barriera del pedaggio") e senza agire in alcun modo sulla velocità della connessione e sulla trasmissione dei pacchetti. 
 
Era l'estate del 2016 quando il Corriere della Sera introdusse la possibilità di leggere un piccolo numero di articoli, dopo di che scattava una schermata con offerte di abbonamento, che cercava di indurre il navigatore a pagare pur di accedere ai contenuti. Fu seguito poi da La Repubblica, agli inizi del 2017. I siti di informazione dotati di paywall sono sempre più numerosi. Resistono pochi siti di agenzie come ANSA e Adnkronos, i cui sintetici articoli sono ancora consultabili liberamente. 
 
Come ho percepito il paywall quando per la prima volta l'ho dovuto subire? Ve lo dico. L'ho percepito come un ricatto. L'ho percepito come un tentativo di estorsione. Come se un brigante volesse bucarmi la panza per cercare di sottrarmi poche monete. 
 
Reazione: boicottaggio. Mi sono sempre rifiutato categoricamente di pagare! Come me devono aver fatto molti altri, visto che la crisi dell'editoria non si risolve. 
 
Capisco che è un argomento molto delicato, ma sono convinto che le questioni da me sollevate siano di importanza capitale. 

Ok, se vado in edicola per comprare un po' di carta straccia, è giusto che io paghi. Però non lo faccio. Vediamo anche qual è stata la vergognosa gestione dell'informazione durante la pandemia di COVID-19, durante i lock down. I quotidiano hanno reso difficile l'accesso a informazioni vitali, soprattutto alla popolazione anziana e disagiata, che mostra meno dimestichezza con i metodi di pagamento telematico.

Alla luce di questi fatti e di queste considerazioni, siete proprio sicuri che la Net neutrality sia solo una questione tecnica di provider e di pacchetti? Se nella Rete non esistessero più quotidiani on line, di nessun tipo, si potrebbe ancora parlare di neutralità? Anche se provo disgusto per la massima parte di questi giornalai, mi sento di dare una risposta chiara e inequivocabile. No, non si potrebbe in alcun caso parlare ancora di neutralità. Se nessuno potesse diffondere nemmeno un concetto, per quanto distorto, non pensate che sarebbe invece un mondo anche fin troppo simile alla Corea del Nord?

Siamo sempre alle solite. Le leggi del Mercato strozzano ciò che non è composto di materia. Strozzano lo Spirito. Strozzano la Conoscenza. Strozzano quella che Platone chiamava Idea. Pretendono di monetizzare tutto. Ciò che non è monetizzabile, viene considerato immondizia e abbandonato all'Oblio. Tutto ciò è estremamente rischioso. 
 
Per fortuna esistono siti come Academia.edu, in cui la Conoscenza può essere ancora condivisa gratuitamente e sottoposta a discussione. Altrimenti si aprirebbero scenari raccapriccianti, in cui intere branche del Sapere finirebbero dimenticate solo perché non soggiacciono alle leggi della domanda e dell'offerta!

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