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venerdì 1 gennaio 2016

I NOMI DELLE LETTERE GOTICHE IN UN MANOSCRITTO DI ALCUINO

Queste sono le lettere dell'alfabeto di Wulfila con il loro nome riportato in un manoscritto di Alcuino (Codex Vindobonensis 795):

𐌰    aza
𐌱    bercna
𐌲    geuua 

𐌳    daaz 
𐌴    eyz
𐌵    qertra 
𐌶    ezec 
𐌷    haal 
𐌸    thyth 
𐌹      iiz  
𐌹̈      iiz 
𐌺     chozma  
𐌻     laaz  
𐌼     manna  
𐌽     noicz  
𐌾     gaar  
𐌿     uraz  
𐍀     pertra  
𐍁     -  
𐍂     reda  
𐍃     sugil  
𐍄     tyz  
𐍅    uuinne  
𐍆     fe  
𐍇    enguz  
𐍈    uuaer  
𐍉    utal  
𐍊    

I nomi di queste lettere nella lingua di Wulfila sono stati evidentemente riportati da Alcuino secondo la pronuncia che doveva essere in auge ai suoi tempi. Questo significa che la lingua dei Goti era ancora parlata a quell'epoca e che aveva subìto un'evoluzione fonetica, arrivando ad allontanarsi non poco dalla pronuncia del IV secolo d.C. Sembra probabile che Alcuino abbia appreso questi nomi dalla viva voce di un parlante goto, ingegnandosi a trascriverli come poteva.

Alcuni mutamenti fonetici sono simili a quelli registrati in numerosi antroponimi attestati all'epoca del regno degli Ostrogoti. Così la vocale lunga /o:/ si è chiusa fino a diventare /u:/, mentre la sillaba finale /-us/ è divenuta /-əs/, scritta -as nell'antroponimo Sunjaifriþas (Atti di Napoli) e -az nel nome della lettera /'u:rus/, trascritto come uraz.

Vediamo qualcosa di molto singolare nella lettera che Alcuino ha trascritto come eyz. Questa è tradizionalmente interpretata come aiƕs "cavallo", attestato in aiƕatundi "pruno" (lett. "dente di cavallo") e di ottima tradizione indoeuropea (cfr. latino equus, greco ἵππος, celtico epo-). Tuttavia qualcosa non quadra. La parola gotica infatti suonava /ɛxws/ con la vocale /ɛ/ breve ed aperta. Invece la lettera gotica chiamata eyz esprime il suono di una vocale /e:/ lunga e chiusa, che non si confonde mai con la precedente. Nel gotico di Wulfila questo si vede bene, e la filologia germanica lo conferma.

Quanto esposto prova che eyz non può stare in alcun modo per il gotico aiƕs. Si nota che in numerosi trattati sulle rune si trova una diversa trascrizione, ossia egeis. Basta fare una rapida ricerca per trovare tale voce, che è presentata come un vocabolo realmente attestato. Il punto è che il lemma *egeis /'e:γi:s/ non significa affatto "cavallo". Significa "mare" e corrispondente alla perfezione al teonimo norreno Ǽgir, che indica il Signore del Mare. Lo stesso vocabolo dotto ǽgir si usava in poesia e traduceva "mare", "oceano". Qualche germanista serio deve avere ricostruito il corrispondente gotico *egeis a partire dal norreno, poi i runologi lo hanno male interpretato e diffuso. Questa è la spiegazione del nome eyz

L'identificazione erronea di eyz con aiƕs ha portato a una conseguenza drammatica. Meditando su questi argomenti, mi sono reso all'improvviso conto di cosa è successo in un testo neogotico che narra dei fatti accaduti all'epoca della Migrazione, di cui abbiamo trattato. L'autore scriveva attiuha eiz mein, e io non ero stato in grado di tradurre questo eiz. Ecco gli errori dello sconosciuto autore.
1) Ha preso il nome della lettera eyz da Alcuino, dando per buono il suo significato di "cavallo".
2) Ha sostituito -y- con -i- e ha ottenuto *eiz, credendolo la parola genuina per "cavallo".
3) Ha dato per scontato che questo *eiz fosse un neutro, e ha coniato il fantomatico attiuha eiz mein per dire "condurrò il mio cavallo".

Volendo ottenere un corretto testo neogotico, la frase "condurrò il mio cavallo" si deve invece tradurre attiuha aiƕ meinana. Questa frase Alarico e Teodorico il Grande l'avrebbero capita e ritenuta della lingua avita.

Riporto a questo punto i nomi nell'ortografia di Wulfila, omettendo l'asterisco.

𐌰    ahsa "spiga" (1) 
𐌱    bairkan "ramo di betulla"
𐌲    giba "dono"

𐌳    dags "giorno"

𐌴    egeis "mare"
 
𐌵    qairþra "boccone" (2) 
𐌶    - (3) 
𐌷    hagl "grandine"
𐌸   
þiuþ "il bene"
𐌹      eis "ghiaccio" 

𐌹̈      eis "ghiaccio"

𐌺    kusma "bubbone"

𐌻    lagus "acqua"

𐌼    manna "uomo"

𐌽    nau
þs "necessità"
𐌾     jer "anno"

𐌿     urus "uro" 

𐍀     pair
þra (4)
𐍁     - 

𐍂     raida "carro"

𐍃     sauil "sole"

𐍄     teiws "dio" 

𐍅    winja "gioia"

𐍆     faihu "bestiame; denaro"

𐍇    iggws "dio degli Ingevoni"  

𐍈    
ƕair "calderone" (5)
𐍉    o
þal "patria"
𐍊     -

(1) Probabilmente per motivi superstiziosi ha cacciato l'esito di proto-germanico *ansuz "(semi)dio".
(2) Cfr. antico alto tedesco querdar "boccone".
(3) Forma gotica al momento non ricostruibile. 
(4) Dati i dubbi e le difficoltà etimologiche, non fornisco la traduzione. Potrebbe significare "albero da frutto" o "grembo di donna". Se giungerò a conclusioni ragionevoli, non mancherò di pubblicare un intervento.
(5) La trascrizione di Alcuino, uuaer, non può - per ragioni etimologiche - contenere un dittongo. Sarà un mezzo grafico per esprimere una vocale molto aperta /æ/.

L'ANNOSO PROBLEMA DEL NOME GOTICO DELL'ELEFANTE

La ricostruzione della parola gotica per indicare l'elefante è finalmente un fatto compiuto. Possiamo con sicurezza porre gotico *ailipandus /'ɛlipandus/ "elefante". Nella trascrizione etimologica tradizionale si scriverebbe *aílipandus. Noi non usiamo questa ortografia, dato che ci riferiamo al gotico dell'epoca di Wulfila (IV secolo d.C.), e in quanto la scelta editoriale di esprimere le vocali brevi /ɛ/ /ɔ/ con i digrammi può risultare estremamente ingannevole, soprattutto per i lettori italiani. Così nella lingua gotica ricostruita (conlang neogotica), avremo ailipandus, e per i nostri fini potremo usarlo senza l'asterisco tanto caro agli accademici, che come è risaputo si baloccano nella loro torre d'avorio senza volersi applicare a concrete e sistematiche imprese di ricostruzione delle lingue antiche.

Le basi che provano la fondatezza e la bontà del lemma da noi ricostruito sono le seguenti: 

1) L'antroponimo Elipandus, portato da un dissidente religioso spagnolo (VIII-IX sec.) 
2) Antico alto tedesco elphant, helphant, elepant "elefante"
3) Antico inglese (anglosassone) elpend, ylpend "elefante"

Da questo vediamo che nella lingua di Wulfila *ailipandus "elefante" doveva essere ben distinto da ulbandus "cammello", proprio come in antico alto tedesco elphant "elefante" era ben distinto da olbenta "cammello" (variante olbento, antico sassone olbundeo). In altre parole si tratta di un doppione, entrato in gotico due volte da due fonti diverse (in una con vocale oscurata dalla liquida velare), e con significati diversi. La forma ulbandus sarà da un latino volgare *olifantus, che non è sconosciuto alle lingue romanze (si veda ad esempio il famoso Olifante, corno d'avorio del paladino Orlando, dall'antico francese olifant).
Questo pone fine, si spera una volta per tutte, all'annoso problema del vocabolo gotico per indicare il pachiderma proboscidato.

In particolare: 

1) Non si deve ricostruire *feils "elefante" sulla base del norreno fíll "elefante", che chiaramente ha la sua origine nell'arabo fīl. Questo notevole vocabolo è attestato in un verso risalente al X secolo (Fb. i. 209), che tuttavia alcuni ritengono non autentico. Molto probabilmente è giunto tra i Vichinghi attraverso il persiano, seguendo le rotte commerciali della Russia e di Costantinopoli.
2) Non si dovrebbe usare ulbandus col significato di elefante: l'antico alto tedesco e l'anglosassone distinguono chiaramente l'elefante dal cammello. Ad esempio abbiamo in anglosassone on horsum and on, múlum and on olfendum and on elpendum, tradotto con "equis et mulis et elephantis et camelis" (Nar. 9. 15). Tuttavia pare certo che qualche sovrapposizione potesse sussistere in alcuni casi, come mostrato dall'esempio del norreno, in cui 
úlfaldi "cammello" si può tradurre con "elefante" in un famoso detto latino elephantum ex musca facere "far di una mosca un elefante" (gera úlfalda úr mýflugu).

lunedì 6 aprile 2015

UN TESTO NEOGOTICO PRESENTATO COME GIOCO ENIGMISTICO


In un blog di enigmistica, egpuzzles.blogspot.fr è riportato un testo in una conlang neogotica che trovo piuttosto grossolana. Si tratta di un'immagine con ogni probabilità scannerizzata da una pagina di un libro scritto in caratteri wulfiliani, con figure sul bordo (animali, un albero, montagne, un tavolo, armi).   

Il testo in questione è presentato dal gestore del blog come "impenetrabile", ossia "completamente incomprensibile", neanche fosse scritto in una lingua extraterrestre usata su un pianeta di Altair. Ne riporto qui la translitterazione: 

So amaliþa Kaisaris Walensis uns nasida fram frumistsaha hunnane. Uns fragaf farþa ufar Donaris jah in þraka friþu. 

Lupikinus jah Maximus unsis andnemun qairruba, dauht unsis gafun. Ana þamma dauhtiska atleweins þarei usqemun þans batistans unsarans. 

Alawiwus sa mikls gastikans warþ in hrukk þairh afmarzein Walensis. Halisaiw ana aleinai þlauh ik afarlaistiþs was swe dius. 

Sa bagms saei warþ gedrausiþs fram hindarweisein Rumone wahsjiþ aftra swinþs. Þai Þerwingos galesun aftra, miþgatimridedun aftra, gaswinþnodedun iþ þo tauidedun sniumundo. 

Ƕaiwa mag ik swa blinds Walensa jah allamma reikja Rumone, eis biqemun sinteino Gutþiuda ahaks friþaus wairþiþ niu aiw. 

Faur jera hunda jah mais tauhans warþ Ruma fram drauhtina balwaweisa. Fraujinodedun þairh gais swa managam kunjam ei wairþan þai ainahan. 

Walens skal wisan sa iftuma. Sunjis ist du biqiman þans Þerwingans. Þroþida ik faura laþon þo mikilon. Brukja þo fadreinskrama airizane meine. 

Attiuha eiz mein jah tiuha þiuda meina. Weis fraqistjam Lupikinau jah Walens usqiman. 

Ƕazuh dals miþ bloda fulniþ. Ruma drausjiþ. 

In realtà non è poi così incomprensibile, per quanto non manchino i punti poco chiari. Riporto una versione in italiano. Dove il testo originale non è coerente è stata adottata una traduzione libera.  

La forza dell'Imperatore Valente ci ha salvati dai primi ranghi degli Unni. Ci ha concesso l'attraversamento del Danubio nella pace Trace.

Lupicino e Massimo ci hanno accolto gentilmente. Ci hanno offerto una festa. Durante questa festa hanno ucciso a tradimento i nostri uomini migliori.

Alavivo il Grande è stato trafitto nella schiena per tradimento di Valente. A stento sono fuggito sui gomiti, sono stato inseguito come una bestia. 

L'albero che è stato abbattuto dall'inganno dei Romani ricresce forte. I Tervingi si sono riaggregati, si sono ricostruiti, si sono rafforzati e lo hanno fatto rapidamente.  

Come posso io <essere> così cieco a Valente e a tutto il regno dei Romani? Essi hanno attaccato ogni giorno, il popolo dei Goti non sarà più colomba di pace.  

Per cento anni e più Roma è stata guidata dal Male. Hanno dominato per mezzo della lancia così tante stirpi che sono diventati la sola. 

Valente deve essere l'ultimo. Mi sono allenato per invitare la Grande. Userò la spada dei miei antenati. 

Porterò il mio (?) e guiderò il mio popolo. Annienteremo Lupicino e uccideremo Valente. 

Ogni valle si riempirà di sangue. Roma cadrà. 

In genere si usa l'asterisco per etichettare le forme non attestate. Lo ometterò, trattandosi di considerazioni su una lingua ricostruita, usandolo solo con i lemmi proto-germanici e con le forme neogotiche errate. Mi permetto di aggiungo le seguenti annotazioni, di certo non esaustive: 

1) Se Valente è Walens, allora il suo genitivo deve essere Walentis, non certo *Walensis. Così il dativo sarà Walenta e non *Walensa. Infatti negli antroponimi il gotico tendeva a seguire la declinazione della lingua di origine, e non c'è alcun motivo perché la -s del nominativo debba essere estesa ad altri casi, andando ciò contro la logica non soltanto del latino, ma anche del gotico. Il carattere e rappresenta /e:/ lunga e chiusa è adatto a trascrivere il sono latino, essendo la vocale -e- resa lunga dal nesso -nt- in simili forme (cfr. pote:ns, pote:ntis, pote:ntia, etc.).

2) Il termine *frumistsaha è formato male ed è molto oscuro. Potrebbe essere un errore per frumistamma, dativo maschile o neutro di frumists "primo, migliore, prominente", anche se sembra che si debba leggere proprio *frumistsaha. Non si riesce a capire come l'autore abbia potuto coniare questa parola fantomatica. 

3) Il termine per indicare gli Unni sarà stato Huneis /'hu:ni:s/, ascritto alla declinazione con tema -i-, con un genitivo Hune /'hu:ne:/. In antico alto tedesco abbiamo ad esempio Hûn, pl. Hûni, con un genitivo Hûneo, Hûnio. Ascrivere questo etnonimo alla declinazione dei nomi maschili deboli è a mio parere ingiustificato. 

4) La forma *farþa, che non risulta attestata, è in effetti formata male. Infatti il proto-germanico ricostruito ha *farðiz, donde tedesco Fahrt, norreno ferð. La forma neogotica deve quindi essere fards, gen. fardais, pl. fardeis, della declinazione con il tema in -i-, di genere femminile.  

5) Con *Donaris si intende il Danubio, ma la ricostruzione è imprecisa. Infatti ci aspetteremmo un genitivo femminile in -os; la forma neogotica dovrebbe essere Donaujos. Cfr. antico alto tedesco Tuonouwa. La vocale gotica -o- è chiusa e lunga /o:/, e di certo compatibile con i dati dell'alto tedesco. Non si capisce tuttavia la rotica da dove sarebbe giunta, forse è solo un refuso per il carattere che trascrive /w/.   

6) Per essere chiari si dovrebbe dire in þrakiska friþu o in friþu Þrake "nella pace dei Traci" anziché in *Þraka friþu, posto che sia proprio questo il concetto che l'autore intendeva esprimere.   

7) La voce verbale *gafun per "diedero" è un marchiano strafalcione: la forma corretta, ben attestata, è infatti gebun. L'autore non mostra piena dimestichezza con la coniugazione dei verbi forti, così ha formato la III persona plurale a partire dalla forma singolare gaf "diede", senza accorgersi che la consonante sorda -f è secondaria e che la radice ha -b-: giban "dare", gibans "dato", etc.

8) L'antroponimo Alavivo (latinizzato in Alavivus) non è di chiara etimologia. La forma originale potrebbe non essere *Alawiwus, ma Alaweiws, associato dagli autori romani al latino vivus;(ei trascrive la vocale lunga /i:/). Il prefisso gotico ala- "tutto" è ben noto; il secondo membro sarà collegato a un antroponimo attestato in un'iscrizione runica norvegese, Wiwaz (Pietra di Tune), probabilmente da un più antico *wi:γwaz, dalla radice *wi:γ- / *wi:x- "combattere".  

9) La parola *hrukk semplicemente non poteva esistere in gotico. La radice proto-germanica era *xruγja- "schiena", e queste sono le forme germaniche attestate da essa derivate: norreno hryggr, antico sassone hruggi, antico frisone hreg, antico inglese hrycg, antico alto tedesco hrukki, rucki, donde tedesco moderno Rücken. In gotico non avrebbe mai -kk-, per nessun motivo. Evidentemente l'autore del testo è stato influenzato dall'attuale tedesco in modo considerevole. 

10) Il prefisso ge- nella forma *gedrausiþs "fatto cadere, abbattuto" è errato: tale prefisso suonava infatti /ga-/, così si deve scrivere gadrausiþs (da gadrausjan, causativo di driusan "cadere"). È possibile che l'autore si sia lasciato ingannare dalla sua conoscenza dell'attuale tedesco, pensando di utilizzarla come un riempimento delle proprie lacune. Siccome però in altri casi il prefisso usato nel testo è il corretto ga-, si può pensare a un semplice refuso.   

11) La forma Þerwingos è errata e tratta da una trascrizione latina fuorviante: l'etimologia garantisce che si debba scrivere *Tairwingos, con /ɛ/ aperta e breve trascritta col dittongo grafico -ai- e con /t/ iniziale, che nella pronuncia poteva suonare aspirata (ossia come /t/ più una lieve /h/; invece þ- è usato per trascrivere l'interdentale simile a quella dell'inglese thin).

12) La traduzione di *eiz appare impossibile: non si capisce da dove sia stata tratta questa parola fantomatica. Ci sono scarse probabilità che l'autore abbia inteso dire eisarn mein, ossia "il mio ferro". È escluso anche che intendesse eis mein "il mio ghiaccio", non solo perché non avrebbe il minimo senso nel contesto, ma perché la radice ha una chiara -s- in ogni lingua germanica e la protoforma è *i:sa- (poi bisognerebbe capire se la forma gotica fosse maschile come in norreno o neutra come in anglosassone).    

13) Il genitivo plurale di meins "mio" non è *meine, ma meinaize.

14) La parola per indicare la valle è dal, di genere neutro, come in antico alto tedesco. Tuttavia non è impossibile che esistesse anche una forma maschile, cfr. norreno dalr.

15) Una considerazione sintattica: i pronomi personali all'accusativo o al dativo dovrebbero seguire il verbo come nei testi di Wulfila, anziché precederlo. Dovrebbe così dirsi nasida uns, non uns nasida. Così fragaf uns e non uns fragaf

Non so chi sia l'autore del testo, nel Web non si trovano molte informazioni. È un vero peccato che la lingua in cui è scritto sia piena di inesattezze, in quanto si parla di importanti fatti storici. Pochi sono a conoscenza degli orrori che i Goti hanno sofferto per mano dell'infame Lupicino, prima di insorgere. Era costui un mostro e un pedofilo i cui crimini aberranti non possono essere dimenticati: arrivò ad approfittare della carestia per vendere a peso d'oro carogne di cani e altra carne infetta, pretendendo le figlie dei Goti per poterle sodomizzare. 

domenica 5 aprile 2015

IL MANIFESTO DI MARX ED ENGELS IN LINGUA GOTICA

Tempo fa ho rinvenuto in rete una traduzione del Manifesto del Partito Comunista e di parti del Capitale di Marx in lingua gotica - o forse si dovrebbe dire in conlang neogotica, per essere precisi, visto che i testi tradotti sono stati concepiti secoli dopo l'estinzione della lingua di Wulfila. A quanto pare esisteva un sito originale che è stato distrutto, e alcune sue pagine sono sopravvissute in un archivio del Web come snapshot: 


Anche se non è facilissimo trovarlo, il materiale in questione è tuttora presente nel blog Gutrazda su Wordpress:


Sulla stessa piattaforma esiste anche un altro blog, anch'esso non facilmente reperibile, in cui si trova il Capitolo 2 del Manifesto con la trascrizione in caratteri wulfiliani: 


Non è la prima volta che mi imbatto in forme di censura contro tentativi di utilizzare questa lingua. Le autorità sono forse preoccupate di impedire la diffusione di idee "sovversive" tra i Goti? L'ottusità di certi burosauri non conosce limiti. 

Com'è logico immaginare, l'autore si è trovato in grave difficoltà nel tentativo di tradurre non poche parole, e alcune sue scelte mi sembrano discutibili. Queste sono alcune mie osservazioni:  

1) A mio avviso "Zar" andrebbe tradotto con Kaisar Winiþe /'kɛ:sar 'winiθe:/, ossia "Imperatore dei Venedi" (antico nome degli Slavi, chiamati Venethi da Iordanes e da altri autori). 

2) Il termine "papa" in gotico indica un sacerdote, non il pontefice romano, che si può ben chiamare Aipiskaupus Rumone /ɛ'piskɔpus 'ru:mo:ne:/, ossia "Vescovo dei Romani"

3) Ridurrei al minimo indispensabile i toponimi moderni, usando dove possibile le forme latine o greche. Così "Londra" può ben tradursi con Laundinjum /lɔn'dinjum/, e via discorrendo. 

4) A volte potrebbe non essere necessaria la traduzione letterale di una locuzione moderna difficile, visto che l'importante è produrre qualcosa in grado di rendere il concetto: così penso che "artiglieria pesante" possa essere reso con stainos ballistos, ossia "pietre di catapulta" - essendo ballista un naturale prestito dal latino, a sua volta di origine greca.   

5) Cognomi come Metternich non possono essere ovviamente tradotti, ma non posso nascondere che suonano surreali in un simile contesto. Non mi sembra corretto tradurre il cognome Engels con Aggilisks in quanto il suffisso gotico -isks non può corrispondere a -s in tedesco. 

6) Si presentano alcuni problemi anche nella traduzione dei nomi propri. Se Friedrich è tradotto correttamente con Friþureiks, non posso nascondere che Karl tradotto con Kairls fa storcere il naso. Pur essendo l'antroponimo Karl di chiara origine germanica (significa "maschio"), è possibile che sia meglio renderlo nella forma latinizzata Karaulus /'karɔlus/. È vero che si tratterebbe comunque di un anacronismo (Wulfila visse secoli prima di Carlo Magno), ma rientrerebbe nello spirito della lingua. 

7) Alcuni neologismi, come baurgeins per tradurre "borghesia", lasciano un po' perplessi, pur essendo formati in modo corretto: sono infatti parole adatte all'uso moderno, ma un goto dell'epoca di Alarico non sarebbe riuscito a capire il concetto. Sarebbe meglio usare una perifrasi o un composto come baurgsþiuda. Invece il termine Kaummunismus mi sembra più accettabile: è vero che gli antichi non lo avrebbero capito, ma non avrebbero esitato a prendere a prestito un termine simile dal latino se fosse stato disponibile. Ottimo fairƕumaþl "mercato mondiale", in quanto composto da elementi che esistevano come parole indipendenti. 

8) La convenzione ortografica del trattino per separare i prefissi mi sembra inutile e pesante: si tenga conto che ai tempi per scrivere la lingua di Wulfila si usava addirittura la scriptio continua. Noto comunque che nel materiale più recente l'uso del trattino è drasticamente ridotto. 

9) Non perderei tempo a tentare di distinguere i digrammi ai e au con accenti per indicare dittonghi etimologici (ái, áu) o vocali brevi (, ) nella versione in caratteri wulfiliani: si tratta di una convenzione introdotta dagli studiosi per ragioni etimologiche, sconosciuta in epoca antica e poco utile ai fini pratici dell'apprendimento della lingua. Nel gotico di Wulfila del IV secolo gli antichi dittonghi /ai/ /au/ ormai suonavano rispetttivamente /ɛ:/ e /ɔ:/. Naturalmente uno potrebbe pensare di usare i suoni più antichi e di parlare un gotico del III secolo, ma in tal caso molti neologismi introdotti da Wulfila sarebbero anacronistici.  

In ogni caso è tutto molto interessante e faccio i miei più vivi complimenti al traduttore, che in un blog si firma Fredrik. Pur avendo ben poca simpatia per le dottrine marxiste, riporto in questa sede una parte dell'opera a beneficio dei lettori, promettendomi di contattare Fredrik per suggerirgli miglioramenti e se possibile per spingerlo a pubblicare la revisione. Come di consueto uso il carattere ƕ anziché hv.  

Swikunþi Gamainduþeiniskis Hiuhmins 

Ahma ist wrakjands Aiwropa — ahma kaummunismaus. Allos þruþjos sinaizos Aiwropos gagahaftidos sind in weihamma traustja bi us-dreiban jainamma ahmin: Papa jah Tsar, Metternich jah Guizot, fragkiskai uswaltjandans jah sahsiskai wardiggos. 

Ƕar ist sa andstandanda hiuhma, saei ni waja-meriþs swe kaummunistisks waurþans ist fram anda-staþjam raginondam is? Ƕar ist andstandanda hiuhma, saei ni ibuka-warp þata ga-tandjando id-weit kaummunismaus, wiþra þaim mais fram-gagganam and-lagja-liudim, jah wiþra ibuka-tilondam anda-staþjam ize?

Twos waihteis at-augjand sik fram þizai dediwaihtai: 

I. Kaummunismus ist ju-þan uf-kunþs swe þruþi af allaim aiwropiskaim þruþjom. 

II. Ist hauh þeihs þatei kaummunistans, and-augiba, faura allamma fairƕau, ga-swi-kunþjand kunþja, mundreins jah halþeins ize, jah spill bi ahman kaummunismaus wiþra-satjan miþ swi-kunþja af hiuhmin sa silba.

Bi þizai mundrein, sind kaummunistans missa-leikistaizo þiudo sik in London ga-gaggans jah und-waurpun iftuma swi-kunþi, þatei ist us-mernans wairþan in aggiliskai, fragkiskai, sahsiskai, italiskai, flamiskai jah daniskai razdai.

I — BAURGEINEI JAH AIHTILAUSAI

Spill allaizo and hita nu wisandeino ga-main-duþe ist spill bi stassiweiga. 

Sa frija jah þius, patrikjus jah plaibaijus, faþs jah libaigins, fasteis jah swains, maurguba: stodun uf-þrukjands jah uf-þrukidai, in un-ƕeilai wiþra-satein du misso, funsidedun un-af-brukan, suns ana-laugn, suns and-augi weig, weig þatei in allaim sinþam andida in us-waltjandein id-skapiþai ga-main-duþais þizos allons, aiþþau in ga-mainai qisteinai haifstjandeino stasse. 

In airizeim aldim spillis, bi-gitam neƕ in allaim stadim all-andja ga-tewein ga-main-duþis in missa-leikaim standim, aina manag-falda gridein stasse þizo ga-main-duþeinono. In fairnjai Rumai habam weis patrikjuns, knaihtans, plaibaijuns, þiwans; in Midjai Aldai, faihoþiskai fraujans, skalkans, fastjans, swainans, libaiginans; jah in neƕ allaim jainaim stassim aftra us-sindos ga-teweinins.

So, us qisteinai þizos faihoþiskons ga-main-duþais, ur-rinnaido and-wairþo baurgeino ga-main-duþs ni blauþida stassi-wiþra-sateinins. Si þat-ain ga-satida niujos stassins, niujos ga-qissins uf-þrukeinis, niujos laudjos weigis in stadai þizo fairnjono. 

So alds unsara, so alds baurgeineins, aþþan us-taikneiþ sik ei ain-falþida stassi-wiþra-sateineins. 

So allo ga-main-duþs dis-tahneiþ sik mais jah mais in twos mikilos anda-neiþos bi-baurgeinins, in twos mikilos stassins misso and-standandeins: baurgeinei jah aihtilausaliudeis. 

Fram libaiginaim Midjaizos Aldais ur-rinnaidedun baurgarjos baurge þizo frumistono, jah fram jainai baurgiþai and-waibidedun sik grundu-stomans þai frumistans baurgeineins. 

Und-þakeins Amerikos jah bi-fareins Afrikos skopun baurgeinein þizai reisandein niuja airþa. Þata austra-indisko jah sinisko maþl, þata landa-nem Amerikos, in-maideins miþ niujalandam, so manageins maidjakaupis jah tauje allis, gebun kaupa, farþonai, us-daudeinai, ainana iupa-swaggw ni faurþis kunþana, jah þaruh þan, du us-waltjandin grundu-stomin in ga-main-duþai faihoþiskai ga-tairandein, aina adra and-waibein. 

Sa and hita nu wisanda faihoþiska aiþþau gildaga waurstwei-haidus us-daudeins, ga-nohida juþan ni wahsjandeim þarbom maþle þize niujaize. So ga-smiþons nam staþ is. Af-skubanai waurþun gildja-fastjos fram midji-stassai þizai us-daudeinon; daileins arbaidais ana midumai leikoþiwe anþar-leikaize us-laiþ faur daileinai arbaidais in waurstwa-stada þamma ainaklin. 

Iþ bijands wohsun maþla, bijands aiauk so þarba. Jah so ga-smiþons ga-nohida juþan ni. Bi-þe, us-waltidedun staums jah tawilos ga-smiþons þo us-daudeinon. Þo staþ ga-smiþonais nam so and-wairþo mikilo us-daudei; þo staþ midja-stassais þizos us-daudeinons nemun þai us-daudeinans miljonarjos, þai waurkifaþeis allaize harje þize us-daudeinane, so and-wairþo baurgeinei. 

So mikilo us-daudei ga-skop fairƕumaþla, þammei manwida so und-þakeins Amerikos. Þata fairƕumaþl gaf du kaupa, farþonai jah landa-gawissai abra and-waibein. Þatuh aftratawida, in seinai tewai, ana uf-þaneinai þizos us-daudeins; jah in sama-leikamma melin swe us-daudei, kaup, farþons, eisarnawigos uf-þanidedun sik, in sama-leikamma melin and-waibida sik so baurgeinei, managida þana auþ izos, jah skauf ana hindargrundu allos stassins at-stiganons us Midjai Aldai. 

Weis saiƕam, þan-nuh, ƕaiwa so and-wairþo baurgeinei si silbo ist ain taui ainis laggis and-waibeinigaggis, ainaizos tewos miþ us-walteinim in haidau ga-smiþonis jah ga-wissis. 

Ƕarjizuh þizo and-waibeinigride þizos baurgeineins was miþ-qumana ainai ga-and-hafjandein raginiskai fram-gahtai, in þizai stassai. Uf-þrukida stass uf fraujinassau þise faihoþiskaize fraujane, sarwiþs jah silba-raginonds ga-qums in þamma baurgs-gauja: her ungilstragibandei baurgiska þiudawaihts (swe in Italjai jah Sahsalanda); þar gilstraskulda þridja stass þis þiudinassaus (swe in Fragkareikja); afar þata, in ƕeilai ga-smiþonos wiþrakauriþa wiþra aþala, in andizuh stasseinamma aiþþau all-andjamma þiudinassau, jah haubidagrundus þiudinassiwe þize mikilane allis, si ga-jiukaida sis bi spedistin, fram skapiþai þizos mikilons us-daudeins jah þis fairƕumaþlis, in þamma and-wairþin fulla-triggwin reikja, þana us-letandan raginiskan fraujinassu. Þata waldufni þis and-wairþins reikjis ist þatain us-skut, þatei faura-gaggiþ þaim ga-mainam kaupam þizos allons baurgeineins. 

domenica 4 maggio 2014

LETTERATURA GOTICA CONTEMPORANEA

In questo contributo non parlo dei vampiri che vanno tanto di moda in questi tempi, ma dell'uso letterario dell'antica lingua dei Goti in epoca moderna. J.R. Tolkien è autore di un interessante testo, la poesia Bagme Bloma, ossia Fiore degli Alberi, che riporto con traduzione.
Fornisco anche la trascrizione nei caratteri fonetici IPA, secondo la pronuncia in uso ai tempi di Wulfila (seconda metà del IV secolo) tra la maggior parte dei Goti. La spiegazione dei caratteri si trova in questo link:

 
BAGME BLOMA

Brunaim bairiþ bairka bogum
laubans liubans liudandei,
gilwagroni, glitmunjandei,
bagme bloma, blauandei,
fagrafahsa, liþulinþi,
fraujinondei fairguni.

Wopjand windos, wagjand lindos,
lutiþ limam laikandei;
slaihta, raihta, ƕeitarinda,
razda rodeiþ reirandei,
bandwa bairhta, runa goda,
þiuda meina þiuþjandei.

Andanahti milhmam neipiþ,
liuhteiþ liuhmam lauhmuni;
laubos liubai fliugand lausai,
tulgus, triggwa, standandei.
Bairka baza beidiþ blaika
fraujinondei fairguni.
 
 
Trascrizione fonetica IPA:

ˈbaγme: ˈblo:ma

ˈbru:nɛ:m ˈbɛriθ ˈbɛrka ˈbo:γum
ˈlͻ:βans ˈl
iŭβans ˈliŭðandi: 
ˈg
ilwaˌgro:ni, glitˈmunjandi: 
ˈbaγme: ˈblo:ma, ˈbl
ͻ:andi: 
ˈfa
γraˌfaχsa, ˈliθuˌlii
ˈfr
ͻ:jiˌno:ndi: ˈfɛrguni.

ˈwo:pjand ˈwindo:s, ˈwaγjand ˈlindo:s 
ˈlu:ti
θ ˈlimam ˈlɛ:kandi: 
ˈsl
ɛχta, ˈrɛχta, ˈχwi:taˌrinda 
ˈrazda ˈro:ði:
θ ˈri:randi: 
ˈbandwa ˈb
ɛrχta, ˈru:na ˈgo:ða  ˈθiŭða ˈmi:na ˈθiŭθjandi:.

ˈandaˌnaχti ˈmilχmam ˈni:piθ 
ˈl
iŭχti:θ ˈliŭχmam ˈlͻ:χmuni 
ˈl
ͻ:βo:s ˈliŭβɛ: ˈfliŭγand ˈlͻ:sɛ: 
ˈtulgus, ˈtr
iggwa, ˈstandandi: 
ˈb
ɛrka ˈbaza ˈbi:ðiθ ˈblɛ:ka
ˈfr
ͻ:jiˌno:ndi: ˈfɛrguni
 
Traduzione:   
 
Fiore degli Alberi

La betulla porta sui rami
belle foglie splendenti, 
cresce verdastra e scintillante,
il fiore degli alberi in fiore,
bionda e dalle morbide membra,
sovrana della montagna. 

I venti chiamano, scuotono dolcemente,
lei china i suoi rami bassi in gioco;
liscia, dritta e bianca corteccia,
tremando parla un linguaggio,
un segno luminoso, un buon mistero,
benedicendo la mia gente. 

La sera cresce scura con le nuvole,
i fulmini risplendono,
le belle foglie volano libere,
ma la betulla bianca, ferma e fedele,
sta nuda e attende, 
governando la montagna.

Esiste poi una bellissima traduzione in gotico del prologo del Signore degli Anelli, che si trova nel Web da diversi anni: 


Þrija figgragulþa faur þans albiska-þiudanans undar þana himin;
Sibun faur þans dwairga-fraujans in rohsnim seinaim stainahaim;
Niun faur mannans diwanans, domidans diwan;
Ain faur þana fraujan riqizeinan ana stola riqizeinamma seinamma,
In þamma landa Maurdauris þarei þai skadjus ligand.
Ain figgragulþ waldan ija alla, ain figgragulþ finþan ija,
Ain figgragulþ briggan ija alla jah in riqiza bindan ija.
In þamma landa Maurdauris þarei þai skadjus ligand.
 
 
Trascrizione fonetica IPA: 

ˈθrija ˈfiŋgraˌgulθa fͻr þans ˌalbiska-ˈθiŭðanans ˌundar θana ˈhimin
ˈsiβun fͻr θans ˌdwɛrga-ˈfrͻ:jans in ˈro:χsnim ˌsi:nɛ:m ˈstɛ:nahɛ:m
ˈniŭn fͻr ˈmannans ˈdiwanans, ˈdo:miðans ˈdiwan
ˈɛ:n fͻr θana ˈfrͻ:jan ˈrikwizi:nan ana ˈsto:la ˈrikwiˌzi:namma ˈsi:namma
in θamma ˈlanda ˈmͻrdͻris
ˈθari: θɛ: ˈskaðjus ˈliγand
ɛ:n ˈfiŋgragulθ ˈwaldan ija ˈalla ɛ:n ˈfiŋgragulθ ˈfinθan ˌija
ɛ:n ˈfiŋgragulθ ˈbriŋgan ija ˈalla jah in ˈrikwiza ˈbindan ˌija
in θamma ˈlanda ˈmͻrdͻris
ˈθari: θɛ: ˈskaðjus ˈliγand. 
 
Traduzione: 

Tre Anelli ai re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
Sette ai Principi dei Nani nelle loro rocche di pietra
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
Uno per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra nera scende.
Un Anello per domarli, Un anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli,
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende.  
 
La prima volta che ho visto questo testo ho pensato che fosse opera dello stesso Tolkien, ma non ho trovato menzione da nessuna parte di un suo tentativo di tradurre il Signore degli Anelli nella lingua di Wulfila: l'autore di questo capolavoro permane tuttora ignoto. Nel lontano 2004 ho inserito questa versione della Poesia dell'Anello in un gruppo da me creato in Yahoo per favorire la traduzione in gotico integrale del Signore degli Anelli e di altre opere di Tolkien. Purtroppo il progetto non è andato a buon fine. L'unico membro del gruppo che prometteva bene si è rivelato un neonazista ed è scomparso all'improvviso: ho subito pensato che fosse finito in prigione per qualche rissa in cui era rimasto coinvolto. Ben presto sono arrivate prostitute in gran numero a lasciare un'infinità di messaggi di spam erotico che ha sommerso ogni cosa. Nonostante questi gravi ostacoli alla mia opera, non intendo arrendermi. Alcuni critici ritengono che la lingua di questi brani si debba chiamare "neogotico" e che sia una lingua artificiale (conlang), ma sono dell'idea che si tratti di una ricostruzione fondata su solide basi scientifiche, che sarebbe stata a tutti gli effetti ben comprensibile allo stesso Wulfila. Posso solo augurare alla letteratura nella lingua dei Goti di fiorire e di produrre sempre nuove fulgide gemme, a dispetto delle condizioni avverse.