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sabato 30 aprile 2016

GIULIO CESARE A CENA DA VALERIO LEONE: MEMI E SINGOLARI CONTRADDIZIONI

Leggendo la Storia di Milano di Pietro Verri, mi sono imbattuto in un brano in cui è ricordato un episodio bizzarro occorso a Caio Giulio Cesare mentre si trovava a Milano. Questo è quanto riporta l'illuminista meneghino: 

Pompeo, Crasso, Cesare furono in Milano. Cenando quest'ultimo in Milano da Valerio Leone, osservò che gli eleganti Romani erano offesi in vista d'una mensa rustica e senza atticismo, e già cominciavano a deridere l'albergatore, il quale ne provava confusione; ma Cesare giocondamente prese a mangiare quelle rozze vivande, e seriamente rivolto a' Romani fece loro la questione, se fosse più rozzo e barbaro chi ospitalmente presentava i cibi alla foggia del suo paese, ovvero chi insultava l'albergatore.  

Plutarco, nelle Vite Parallele, ci riporta questo:

A dimostrare quanto poco esigente fosse in tema di cibo, si cita di solito questo episodio: un suo ospite, presso cui mangiava a Milano, Valerio Leone, mise in tavola degli asparagi conditi con mirra, anziché con olio. Cesare li mangiò tranquillamente e rimbrottò i suoi amici che si sentivano offesi. “Bastava, disse, che coloro a cui non piacevano non se ne servissero. Chi si lamenta di una zoticaggine come questa, è uno zotico anche lui”.

Questo è il testo greco originale: 

τῆς δὲ περὶ τὴν δίαιταν εὐκολίας κκεῖνο ποιοῦνται σημεῖον, ὅτι τoῦ δειπνίζοντος αὐτὸν ἐν Μεδιολάνῳ ξένου Οὐαλερίου Λέοντος παραθέντος σπάραγον, κα μύρον ντ'λαίου καταχέανtος, ατς μν φελῶς ἔφαγε, τος δ φίλοις δυσχεραίνουσιν πέπληξεν· «ἤρκει γὰρ" φη "τ μ χρῆσθαι τος παρέσκουσιν· ὁ δ τν τοιαύτην γροικίαν ἐξελέγχων ατς ἐστιν ἄγροικος».

Questa è la traduzione latina ad opera di Isaac Casaubon, citata in calce nella stessa opera di Verri (l'introduzione è omessa): 

invitatus Mediolani ad coenam, hospite Valerio Leone, qui asparagum apposuerat, atque olei loco infuderat unguentum, ipse simpliciter comedit, et indignantes increpavit amicos. Satis enim, inquit, abstinere iis a quibus abhorrebatis: nunc eam rusticitatem qui deprehendit, ipse est rusticus.

Non ho trovato menzione dell'episodio nell'opera di Svetonio.

De gustibus non disputandum est

Secondo Wikipedia, sarebbe stato Plutarco (che scrisse in greco!) ad attribuire a Cesare il detto "de gustibus non disputandum est" in occasione della portata con i fatidici asparagi. Tuttavia, in Plutarco non si trova menzione nemmeno di un'equivalente frase in lingua ellenica.

"Secondo Plutarco la frase de gustibus non disputandum est fu pronunciata da Giulio Cesare davanti a un piatto di asparagi al burro serviti nella casa Milanese di Valerio Leone. Ai generali Romani la pietanza non piacque affatto; i Romani infatti erano abituati all'olio e il burro era considerato un alimento "barbaro". Allora Cesare, di fronte all'imbarazzante situazione, placò gli animi con la soprascritta frase."

Ma proprio sopra si dice:

De gustibus non est disputandum[1][2] – talvolta reso anche con De gustibus non disputandum est oppure De gustibus et coloribus non est disputandum, o anche nella forma abbreviata De gustibus non disputandum – è una locuzione latina molto diffusa di origine non classica.

[1][2] Le due note che compaiono nel testo di Wikipedia rimandano al sito www.taccuinistorici.it, che non cita le fonti del detto attribuito abusivamente a Cesare. A quanto pare è un sito con attendibilità prossima a quella dei fumetti di Paperinik.

Le due cose non combinano! O la frase è di Cesare - e in tal caso è classica - oppure è apocrifa - e in tal caso è non classica. Non può essere entrambe le cose. I wikipediani che hanno composto la pagina devono aver avuto le idee confuse.

Il punto è che la frase non è classica e non fu detta da Cesare. Inoltre, a pensarci bene, non avrebbe avuto alcun potere calmante e risolutore in occasione di un banchetto compromesso dalla mancanza di educazione degli ospiti. Sarebbe come se qualcuno dicesse all'albergatore: "Quello che ci hai servito è oggettivamente merda, ma sui gusti non si discute"

Burro e mirra

Plutarco parla di mirra o comunque di un olio profumato, non di burro. In lingua greca, la parola che il Casaubon traduce con unguentum e che il Verri interpreta con "burro" è μύρον. La traduzione dello studioso calvinista è senza dubbio ineccepibile: μύρον significa, oltre che "mirra", anche "olio profumato" o "unguento". Non indica però mai il burro, che in greco è chiamato βούτυρον. Plutarco non avrebbe mai confuso i due concetti. Il fatto che a Roma il burro fosse usato come unguento e cosmetico non implica che unguentum debba necessariamente indicare il burro.

Proliferazione memetica

La prima volta che mi sono imbattuto nella storia di Cesare e di Valerio Leone è stato quando ero un giovincello. Leggendo la Settimana Enigmistica, sono rimasto colpito da un breve aneddoto (credo che fosse nella sezione "Forse non tutti sanno che"), che però parlava di uova al burro anziché all'olio. Cesare avrebbe fatto onore a una portata di uova fritte col burro, che avevano fatto storcere il naso ai suoi commilitoni. Degli asparagi non si faceva menzione. Dai fatti asciutti e stringati esposti da Plutarco sono pullulate innumerevoli varianti ed estensioni. In un forum la cena da Valerio Leone (ribattezzato Leonte o Leonzio perché fa più figo) si trasforma addirittura in uno sketch comico, in cui Giulio Cesare e il suo ospite sono ridotti a macchiette. Il condottiero romano, ridotto a guitto, prende in disparte il suo ospite chiedendogli informazioni sulla natura di quel "maleodorante unguento", sentendosi rispondere che è prodotto col latte delle floride vacche cisalpine.

La Storia si usura e si arrugginisce

Ogni cosa sembra perdere i suoi contorni e scolorare nell'irrealtà, a causa del flagello del contagio memetico. Come prioni della mente, i memi inquinano ogni cosa, fanno sì che la Storia perda di sostanza fino a ridursi a qualcosa di sfocato, di estemamente confuso. Alla fine diventa davvero difficile stabilire cosa davvero è accaduto. Tuttavia, per quanto sia arduo districarsi in mezzo a queste rovine in disgregazione, grazie alla Logica e al duro impegno è ancora possibile impedire che tutto si perda nel rumore di fondo.  

La necessità del Connettivismo

Di fronte a questa incertezza intrinseca delle informazioni - e non soltanto di quelle reperibili nel Web - reputo necessaria l'istituzione di una nuova figura nel mondo scientifico, quella del Connettivista. Proprio come il joat di cui parlava Philip José Farmer nel suo romanzo di fantascienza Gli Amanti di Siddo, il Connettivista deve assumersi il compito di far parlare tra loro mondi che hanno perso la capacità di comunicare. Confrontando le informazioni e sottoponendole a un attento vaglio, farà emergere criticità e confuterà errori anche inveterati. Combattere fraintendimenti e falsità tramite il flusso di informazioni è un dovere. Solo in questo modo si potrà impedire il tracollo della Scienza, visto che l'Accademia è sempre più minacciata dalla cecità e si divide ormai in tronconi autoreferenziali.

lunedì 21 marzo 2016


GLI AMANTI DI SIDDO

Autore: Philip José Farmer
AKA: Un amore a Siddo; Gli amanti
Titolo originale: The Lovers
Prima pubblicazione: 1961
Edizioni italiane:      
      1)
La Tribuna SFBC, 2 III serie [26],
          Aprile 1966     
      2) La Tribuna SFBC, n. 53, Gennaio 1978
      3) Cosmo - Classici della Fantascienza,
      volume n. 119 - Settembre 1991
      4) Urania Collezione, n. 63, Aprile 2008
Editori: La Tribuna; Editrice Nord; Mondadori
Codice (Editrice Nord): 12 119 CO
ISBN: 9788842904168
Traduttori: Ganni Fabrizi; Riccardo Valla

Sinossi (da Goodreads.com):
Per sfuggire all'opprimente tirannia religiosa della Terra del 31° secolo, dedita al culto del Precursore, il linguista Hal Yarrow accetta volentieri una missione sul lontano pianeta Ozagen, ma il peggio della civiltà terrestre lo ha seguito: è Pornsen, il suo Angelo Custode, che vigila su ogni pensiero deviante o peccaminoso... Finché sul pianeta, fra le antiche rovine di una civiltà scomparsa, Yarrow scopre Jeannette, una splendida creatura non propriamente umana. Se nel tirannico regime del Precursore il condizionamento in materia sessuale è rigidissimo, l'amore per un essere alieno è addirittura impensabile. Eppure la lalitha Jeanette è paradossalmente la creatura più umana fra tutte quelle conosciute da Yarrow, il quale però sa fin troppo bene che l'amore per lei equivale alla più terribile delle trasgressioni e verrà considerato un inammissibile atto di ribellione...
Un'opera fra le più acclamate e discusse che ha saputo allargare coraggiosamente gli orizzonti della fantascienza americana.

Recensioni:

Un grande romanzo, che potrebbe ben essere ascritto al genere ucronico, se si potesse dimostrare che il punto di divergenza si trova anche soltanto all'epoca in cui l'autore scriveva. Mentre gli autori appassionati dell'ucronia si fossilizzano sul passato e cercano di capire come sarebbe stata la Storia cambiando qualcosa - e falliscono miseramente - Farmer proietta le sue speculazioni nel futuro. Il suo genio ci regala così un mondo in cui una spaventosa guerra batteriologica ha cambiato completamente la definizione delle nazioni e la distribuzione dei popoli. Il nuovo corso storico mostra un'Europa in cui la lingua più diffusa è l'islandese, seguita dal georgiano. Ovviamente, nell'istante stesso in cui intervengono mondi alieni, si capisce che l'eventuale ucronia si rivela come al solito onirostoria.

PHILIP J. FARMER E IL CONNETTIVISMO

Nel benemerito romanzo di Philip José Farmer esiste una chiara menzione di qualcosa di molto simile al Connettivismo descritto da Alfred Van Vogt in Crociera nell'Infinito. In un mondo atroce e decadente, dominato dall'unione tra Stato e Chiesa (la Schiesa in neolingua), la Scienza è ormai fortemente specializzata e nessuno ha più una preparazione generica. Si rende così necessario l'operato di persone in grado di fornire ai singoli scienziati le informazioni di discipline diverse dalla loro, in modo da permettere la continuazione dei lavori. Sono i Connettivisti. Questi collegatori di scienze sono chiamati Joat, e traggono il loro nome dalla locuzione Jack-of-All-Trades (alla lettera "Giovannino Tutti i Mestieri"). Ancor meglio del Grosvenor di Crociera nell'Infinito, il protagonista si destreggia tra le discipline più disparate. Una cosa notevole, se si considera che opera in condizioni spaventose e precarie. 

PHILIP J. FARMER E LA RELIGIONE

La teocrazia della Schiesa si fonda sulla religione del Precursore, nella cui figura non è difficile scorgere quella di Ron Hubbard. Persino i tratti fisici delineati dall'autore nella descrizione di un ritratto del Precursore richiamano alla mente quelli del capo religioso americano. Farmer costruisce un possibile corso storico ucronico in cui è prevalsa un'organizzazione che rispecchia in tutto e per tutto la Chiesa di Scientology. Certo, della compagine fantascientifica su cui Hubbard ha fondato la sua setta non c'è traccia. Non si fa menzione del demiurgo Xenu e dell'infernale pianeta Helatrobus: la religione del Precursore ha radici fondamentalmente bibliche e non concede molto alla fantascienza. Sono tuttavia descritti altri aspetti particolarmente significiativi del culto di Ron Hubbard. Per conoscere gli effetti pratici degli insegnamenti di tale congregazione e per capire come sarebbe la società se essa riuscisse ad imporsi, basti leggere con attenzione Gli amanti di Siddo

PHILIP J. FARMER E IL SESSO

The Lovers è ritenuto il primo libro di fantascienza ad affrontare lo scabroso tema del sesso tra umani e alieni. Così è giustamente presentato da Editrice Nord: "Il classico che ha segnato una svolta nella storia della fantascienza". Riconosco senza dubbio la portata rivoluzionaria di questo complesso capolavoro. Va comunque notato che l'argomento dei connubi carnali con gli extraterrestri aveva già fatto capolino nel genere fin dai tempi della protofantascienza. Ad esempio in Shambleau di Catherine Lucille Moore, raccolta di racconti scritti negli anni '30 dello scorso secolo, in cui un pistolero cosmico provava un piacere incredibile tra le braccia di una giovane aliena, perdendosi in un insidioso cupio dissolvi. Nel racconto anonimo The Great Romance, del lontano 1881, sono descritti abitanti del pianeta Venere interessati ad avere rapporti sessuali con esseri umani. 

PHILIP J. FARMER E L'ESOBIOLOGIA

L'autore si sbizzarrisce nella descrizione della fauna di Ozagen e delle sue specie senzienti, e lo fa usando parole tanto vivide che sembra quasi di vivere con i propri occhi le creature più incredibili. In un mondo dominato da insetti, insetti polmonati, pseudo-artropodi endoscheletrati e altre amenità, nel continente di Siddo l'evoluzione aveva favorito i mammiferi, dando luogo addirittura a una specie umanoide, denominata dagli scienziati terrestri Homo Ozagen. Questi umanoidi avevano dato origine a una civiltà del livello di quella babilonese, ma poi erano stati spazzati via da una spaventosa catastrofe, salvo gruppuscoli di superstiti inselvatichiti. Dopo secoli era giunto a Siddo un Cristoforo Colombo degli Insetti. La specie dominante conviveva con una serie di altre specie bizzarre: vengono descritti persino insetti la cui sola funzione è quella di ingurgitare ingenti quantitativi di zuccheri per produrre col loro corpo una bevanda alcolica. E ci sono anche insettoidi mimetici il cui aspetto non è quello degli artropodi...    

PHILIP J. FARMER E L'ESOLINGUISTICA

Ozagen, gioco di parole su "Oz Again", è il nome del pianeta alieno dominato da specie insettoidi. Come l'autore ci spiega, proviene dall'adattamento di un vocabolo di una delle lingue locali, descritta come dotata di una struttura formidabile e talmente complessa da renderne quasi impossibile l'apprendimento. Riporto alcuni passi del romanzo, che descrivono bene la natura della lingua di Siddo: 

"Un altro ostacolo era rappresentato dalla costruzione grammaticale del Siddo. Bastava considerare le coniugazioni dei verbi. Invece di coniugare un verbo o di usare una particella separata per indicare il passato o il futuro, il Siddo usava una parola completamente diversa. Per esempio, l'infinito animato maschile dabhumaksnigalu'ahai, che significava vivere, diventava, all'imperfetto, ksu'u'peli'afo e, al futuro, mai'teipa. Lo stesso uso di una parola completamente diversa vigeva per tutti gli altri tempi. Inoltre, il Siddo non aveva soltanto i tre normali generi (terrestri) maschile, femminile e neutro: aveva anche il genere inanimato e quello spirituale. Per fortuna, i generi si declinavano, benché questo fosse piuttosto difficile per chiunque non fosse nato a Siddo. Il sistema per indicare il genere, però, cambiava secondo i tempi dei verbi.
Tutte le altre parti del discorso, nomi, pronomi, aggettivi, avverbi e congiunzioni, funzionavano secondo lo stesso sistema dei verbi. Per rendere ancora più confuso l'uso della lingua, frequentemente le diverse classi sociali usavano parole diverse per esprimere lo stesso significato." (pag. 60, edizione del 1991)  

LA LINGUA NEOINGLESE-HAWAIIANA 

Una lingua discendente dall'inglese sopravvive in forma degradata e frammista all'hawaiiano, perché il Nordamerica è stato colonizzato dopo la Guerra Apocalittica da discendenti di Americani della Hawaii. Così sono moltissime le parole di origine hawaiiana in essa presenti. Il saluto tipico è aloha, i grattaceli sono chiamati pali "montagne", mentre strutture abitative sotterranee sono chiamate puka "pozzi". A queste si mescolano parole ebraiche provenienti dall'ambito della religione. Così ecco il saluto shalom, più formale di aloha, il termine di rispetto abba usato per rivolgersi a superiori, e alcune parole gergali che affondano le loro radici nella Bibbia. Per dire "buono, accettabile" si usa shib, che è da shibboleth (in origine "spiga"). La sua negazione è in-shib "cattivo, inaccettabile".

LA LINGUA NEOFRANCESE DELLA BAIA
DI HUDSON
 

All'epoca in cui si svolgono i fatti, sopravvivevano su tutto il globo terracqueo soltanto venti parlanti una lingua discendente dal francese dei Franco-Canadesi, tutti abitanti nella Riserva della Baia di Hudson. Tuttavia nel libro non è riportata una descrizione del loro idioma. 

LA LINGUA NEOFRANCESE DI OZAGEN

Farmer si dimostra anche un ottimo conlanger, descrivendo per sommi capi - ma in modo assai vivido - la lingua neofrancese parlata dall'aliena umanoide (lalitha) Jeannette sul pianeta Ozagen. Figlia di una antropoide locale e di un esule giunto su Ozagen da un pianeta colonizzato da Francesi, l'affascinante creatura porta il cognome paterno Rastignac. Consapevole dell'evoluzione graduale delle lingue, l'autore ha compilato una lista di mutamenti fonetici regolari. 

bwa sfa < bon soir
e'uteh < écoutez
fi < oui
fo tami < votre ami
kfe < quoi
maw sheh < mon cher
nespfa < n'est-ce pas
pukfe < pourquoi
sah mfa < c'est moi

su < monsieur
Wuhbopfei
< Le Beau Pays

wuhfvayfvu < levez-vous

Chiaramente il termine lalitha, usato per descrivere le creature della specie di Jeannette, è concepito come una parola aliena delle genti di Siddo, ma l'ispirazione potrebbe essere venuta a Farmer direttamente dal nome Lolita

domenica 13 marzo 2016

L'INCONTRO CON BRUCE STERLING: UN'ESPERIENZA DEVASTANTE

Lo scrittore americano Bruce Sterling scrive in un ottimo inglese, peccato che non parli affatto la stessa lingua. Questo è un breve glossario del texano da lui parlato, che ho messo assieme basandomi sul suo intervento alla Convention Connettivista del 28-29 ottobre 2012, tenutasi a Roma.

AGMEWIEWE /agmewi'ɛwe/ = augmented reality
INEGUERE /ine'gwɛre/ = integrated
INENEA /ine'nea/ = internet
KANSE /'khanse/ = concept
KAZMEGOWA /kazme'gɔwa/ = cosmic horror
MAQUASA /'makwasa/ = Microsoft
MEMWE /'mɛmwe/ = memory
NOMOWIEWE /nomowi'ɛwe/ = normal reality
PALA /'phala/ = pilot
PHAA /pha:/ = power
QUENYA /'kwenja/ = Ucraina
SABAWOWO /saba'wɔwo/ = cyberwarrior
VECHOWIEWE /vetʃowi'ɛwe/ = virtual reality
WAQUEA /wa'kwɛa/ = Lovecraft
WIRO /'wiro/ = little

Non solo per lui "Internet" suona come per noi "In Enea", ma è stato capace di parlare di Manzoni e dei Promessi Sposi senza che delle parole italiane si cogliesse una benché minima eco.

Già mi ero imbattuto in un parlante della stessa lingua durante un convegno scientifico, ed ero riuscito a trascrivere altre voci simili, potendo così effettuare un confronto con i tratti fonetici più tipici:

CHAANDJE /'tsa:ndʒe/ = challenges
IGNOMEGO /ig'nɔmego/ = economical
NESAWE /'nesawe/ = necessary
NUQUIOPHAA /'nukwjopha:/ = nuclear power
PAUSE /'phause/ = policy, policies
QUAME /'kwame/ = climate
WIÑUBO /wi'ɲubo/ = renewable
WIÑUBWENDJE /wiɲubw'ɛndʒe/ = renewable energies

Non oso pensare a un reading con brani tratti dalla Matrice Spezzata in lingua originale da parte dello stesso Sterling: se Shakespeare fosse presente, di certo direbbe che a scandire la lettura è un Mohicano o un Wampanoag. Faccio i miei vivissimi complimenti a Francesco Verso, che ha funto da interprete alla Convention: egli conosce il texano di Sterling alla perfezione, oltre a numerose altre lingue neoinglesi. La sua traduzione mi ha aiutato non poco a compilare il glossario. Devo comporre un dizionario completo - che un giorno presenterò allo stesso Sterling (già mi immagino il suo immenso stupore, dato che di certo è assurdamente convinto che l'inglese sia una lingua unica e monolitica) - in modo che questa stramba parlata non abbia più misteri per nessuno.

venerdì 25 settembre 2015


LO SPECCHIO E LA PISTOLA

Regia e Sceneggiatura: Alberto Rizzi
Montaggio: Luigi Recanatese
Regista: Alberto Rizzi
Produttori: Seautòs Produzioni 
Sceneggiatore: Alberto Rizzi 
Fornitore: Alberto Rizzi
Interprete: Riccardo Braggion

Anno: 2009
Durata: circa 4 min.
Tratto dall'omonimo racconto di Alex Tonelli.


Trama e recensione: La spettrale narrazione post mortem di un suicida quantistico, che come l'ombra di una distribuzione probabilistica aleggia nella stanza e rivede continuamente quel colpo di pistola che perfora il cranio del suo corpo che fu - atto che ha reso possibile la transizione a qualcosa che non è cessazione dell'essere, ma non è neppure vita. A parer mio non si tratta una forma di rinascita o di una seconda possibilità, come potrebbe credere chi è legato a un'ottica materialistica, ma di qualcosa di gran lunga peggiore della pura e semplice scomparsa nel Nulla. Immaginate lo sfarfallio di un segnale audio disturbato da un fruscio di fondo, che riverbera senza fine parvenze di pensiero...    

Punti oscuri: L'autore del racconto è un carissimo amico, che colgo l'occasione di salutare. Ho assistito alla presentazione del corto a Stienta, nel 2010. Sono rimasto molto sorpreso quando ho appreso che secondo altri il racconto da cui è stato tratto sarebbe invece "Creature del buio e del silenzio" di Mauro Ferrari. Non sono mai riuscito ad appurare a cosa si debba questa singolare confusione. 

Una considerazione: La cosa che più mi ha innervosito quando ho visto il corto la prima volta è stata di certo quella bottiglia di whisky non finita.

lunedì 27 luglio 2015


LA TRENTUNESIMA ORA 

Sceneggiatura:
    Sandro Battisti
    Francesco Cortonesi
    Giovanni De Matteo
Basata su un soggetto di:    
    Sandro Battisti
    Giovanni De Matteo
    Marco Milani
Regia:
    Marco Cerilli
Interpreti:     
     Francesco Trani
     Giulia Tramentozzi
     Sandro Battisti
Durata: circa 30 min
Colore: colore 

Sinossi (da Hyperhouse):

Un matematico è prossimo alla morte, un cancro lo sta divorando così come un gusto per lo studio dei numeri primi sta divorando la sua creatività: egli è convinto che dietro ogni numero primo si celi un messaggio, un criptico esistere delle dottrine occulte che hanno attraversato le ere degli uomini. Feynman, il matematico, ha una storia con Ilaria, che è anche l’infermiera che segue i suoi frequenti soggiorni in ospedale; lei non sembra interessarsi ai numeri primi e non riesce a capire perché lui si ostini a rincorrere quelle bizzarre teorie, perdendoci il sonno e quel residuo di salute che gli è rimasta. Feynman è tormentato e fa fatica a discernere la realtà dai suoi pensieri, vede cose strane accadergli intorno che s’intrecciano, apparentemente, con i suoi deliri; tutto l’universo sembra parlargli e lui è ora certo di aver trovato la soluzione ai suoi supplizi cerebrali. Ma Feynman è davvero al sicuro quando ritiene la sua scoperta attinente soltanto al mondo sottile delle dottrine occulte e non, invece, passibile di applicazioni pratiche?

Recensioni:

Il primo cortometraggio connettivista (o mediometraggio, la definizione esatta appare un po' problematica). Un esperimento iniziato nel gennaio 2006, che ho seguito fin dall'inizio sul blog che descriveva ogni fase del suo sviluppo. I risultati si sono rivelati eccellenti, di estremo interesse. Segnalo la magistrale interpretazione di Sandro Battisti nel ruolo di Nephilim, l'agente alieno. Così scrivevo nel resoconto della Prima NextCon, svoltasi a Vimercate il 3 marzo 2007, sul blog splinderiano Supernova Express, purtroppo scomparso:

"Ho rivisto con estremo piacere La trentunesima ora, e mi sono immerso in complessi turbini di purissimi memi matematici. Intuizioni sui numeri primi mi hanno sfiorato come tentacoli, sfuggendomi sempre. Per un attimo mi è quasi parso di poter cogliere il segreto di Feynman, ma la musica delle quasar ancora una volta si è dissolta in me. Più consono alla mia natura, il personaggio di Nephilim rappresenta un'epifania dell'insondabile sempre viva in me."

Il blog di Paolo Marzola, oggi estinto, conteneva una notevole recensione del mediometraggio connettivista, ma purtroppo soltanto un breve frammento si è potuto salvare: il link al portale è attualmente soltanto una pagina piena zeppa di geroglifici informatici, e in tutto il Web non si trova null'altro. Riporto così quanto sono riuscito a recuperare dal mio vecchio blog Esilio a Mordor:

"La trentunesima ora è film di contenuti, poetico senza dubbio, con una storia che potrebbe vagamente ricordare Pi greco il teorema del delirio ma che in realtà cela al suo interno come scatole cinesi svariati argomenti, diciamo che può essere, come molte opere concettuali, analizzato e percepito secondo vari livelli di interpretazione. Personalmente, dopo averlo visto paio di volte per meglio coglierne tutti i riferimenti, sono riuscito ad apprezzare il lato indubbiamente nostalgico e onirico che circonda questa opera prima, l’andamento a spirale della storia che confonde finzione e realtà. I temi che la permeano sono importanti: il mistero della morte prima di tutto che si presenta in forma di visioni e allucinazioni da parte del protagonista, l’amore, il mistero dell’infinito, il dolore che ognuno di noi cela nei momenti di difficoltà o di malattia, per fluisce in un finale estremamente poetico e rivelatore."

Riporto anche la recensione trovata sul blog Neurone Proteso di Masque, a quanto pare ormai spento (l'ultimo post è del 2013):

"Il corto, mi ha ricordato un po’ PI di Darren Aronofsky (ma l’associazione, era abbastanza scontata, avendo entrambi dei matematici ossessionati e malati come protagonisti ;-) ).
Belle le inquadrature, ed anche i colori mi sono piaciuti molto, specie il contrasto fra i colori accesi delle scene nell’ostello ed il buio delle inquadrature esterne. Non so se l’effetto grana nelle inquadrature notturne fosse voluto, ad ogni modo, ci stava bene. :-)
È un film che, mentre lo guardi, al pari di PI, riesce a trasmetterti la paranoia e l’ossessione del protagonista. Capiterà di accorgersi di fare particolare attenzione ai numeri degli autobus che si vedono ed, in generale, a qualsiasi numero che appare sullo schermo. Verrà spontaneo cercare di trovare dei pattern nella grana delle inquadrature notturne. Gli eventi non seguono una cronologia lineare, quindi, è necessaria una seconda visione per cogliere certi particolari. Questo anche perché i dialoghi o, più comunemente, le didascalie (essendo un film quasi muto), sono molto ermetici. La trama sembra quasi funzionale all’atmosfera ed allo scopo dichiarato di coinvolgere lo spettatore nelle paranoie del protagonista."

Altre informazioni e link: 

Un tempo era possibile visualizzare il filmato in streaming, ed esiste tuttora una pagina di Fantascienza.com che ne reca testimonianza. Ho potuto constatare che tutte le pagine che lo permettevano sono sclerotizzate. In Youtube è presente il trailer: 



Per maggiori informazioni, per la storia del corto e per i dettagli sulla lavorazione si rimanda all'attuale blog di Sandro "Zoon" Battisti:


La sceneggiatura completa è consultabile seguendo questo link: 


Esiste tuttora una pagina con le informazioni necessarie per ordinare il cortometraggio. Non so se siano ancora valide, in ogni caso fornisco il link:   

sabato 25 aprile 2015

TRADUZIONI IN KLINGONIANO: UN ESPERIMENTO FALLIMENTARE

Tempo fa il carissimo amico Lukha Kremo Baroncinij mi ha chiesto se potevo tradurgli nella lingua dei Klingon il seguente testo:  

Anche tu non ne puoi più di fatine, elfi e vampiri che sberluccicano? Anche tu non riconosci più le convention dove prima circolavano vulcaniani e si incrociavano spade laser, e ora sembra di passeggiare per la Terra di Mezzo? Anche a te sorgono impulsi assassini ogni volta che incroci una di queste creature? 

La spilla Kill the Fairy e Once Upon a Bloody Time - A Sci-Fi Manifesto sono per te! 

Un rabbioso Darth Vader che strangola senza pietà un’indifesa Campanellino. Quante volte abbiamo sognato qualcosa del genere? Potrebbe anche essere il tenente Worf che affetta un hobbit a colpi di bat'leth, o Roy Batty che tortura uno qualsiasi dei vampiri di Twilight... 

È con quest’immagine che Franco Brambilla ha voluto illustrare il manifesto in cui Selene Verri esprime l’esasperazione dei fan di fantascienza nei confronti dell’invasione delle icone fantasy nei nostri universi. 

C’è chi ha obiettato che però Darth Vader appartiene a quella che ormai è universalmente riconosciuta molto più come una saga fantasy che fantascientifica, Star Wars. Una realtà che non contestiamo, ma che anzi rafforza il messaggio che vogliamo far passare: questa non è una battaglia contro il genere in sé, ma contro la saturazione della presenza di icone fantasy in un universo che non gli appartiene.

Insomma, non se ne può più. Finché si vedeva qua e là qualche simpatico stregone o qualche eterea ninfea a festival e convention, perché no? Siamo gente ospitale e crediamo nell’incontro fra le culture. Ma ora queste creature hanno invaso e corrotto l’universo fantascientifico, ci stanno portando via il lavoro e gli alieni, e questo non possiamo accettarlo! 

Allora, Darth Vader, pur in un contesto fantasy, resta ben accetto in quanto icona dai tratti fantascientifici: alla fin fine, si tratta pur sempre di un cyborg. E questo noi vogliamo: cyborg, robot, alieni, cloni, astronavi e pianeti che esplodono... Li vogliamo tutti e li vogliamo ora! 

Unisciti anche tu dunque alla nostra battaglia.

Passa al Lato Oscuro: abbiamo i biscottini!

Non avendo dimestichezza con tale conlang, ho trovato nel Web un traduttore automatico che permetteva di tradurre testi anche in klingoniano. Ho pensato così di utilizzarlo per ottenere una prima bozza da sottoporre poi al necessario controllo. Così ho inserito tal quale il testo del Kremo nella finestra del traduttore, ho impostato il passaggio da "italiano" a "Klingon" e ho premuto il tasto "traduci". Questo è il testo che ho ottenuto come output

je ghewmey laH puS fairies, elves 'ej vampires sberluccicano? je convention not ghov nuqDaq wa'DIch vulcans ghom lightsabers 'ej circulating 'ej DaH law' botlh tera' wander? SoHkiller pulse whenever roQ wa' Hub'eghtaHvIS?

DaHoHta' Fairy vISovchu' wa'logh ghaH time-a Bloody Poster sci-fi 'ej SoHvaD! 

rabid darth vader 'e' undefend tink strangles mercilessly. poH 'ar naj vay'? wa' ra'wI' porgh chaq je vaj choS vampires vIvoqHa' luSIjchu' hobbit jI'ovlaHbe' pagh roy batty be'joy' Sogh wo'rIv. 

'oH je poster nuqDaq QeD fiction fans against fantasy icons qaStaHvIS 'u' yot exasperation vIHutlh selene verri illustrate neH franco brambilla 'e' ghItlhvam qar. 

'e' legh 'ach HoSHa'bogh DaH universally ghov je Huch law' latlh rur QeD-fiction fantasy saga, Hov wars SeH darth vader. vaj not qaD 'ach nongtaH reinforces QIn 'e' across vIneH reality qar: may' against genre per se, 'ach against fantasy 'u' icons presence saturation doesn't SeH 'e'.

je ngaj laH pagh vay' nI'qu'. until likable sorcerer 'op Ethereal bIQ lilies yupma' conventions, 'ej pagh legh naDev je pa' lu'? hospitable nuvpu' 'ej Har SabtaHbogh cultures encounter. 'ach DaH yot je QeD fiction 'u' qal roQ, Qap nov je qeng pagh laj!

vaj, darth vader, vabDot fantasy context, majQa' HoSqu'mo' QeD fiction icon 'oH: ultimately, ghotvam'e' cyborg. 'ej 'e' nuq wIneH: cyborgs, qoq, nov, clones, spaceships 'ej yuQmey jor. wIneH 'ej chaH DaH! 

muv DaH may'.Ha' Dop Hurgh cookies wIghaj! 

Davvero notevole. A parte un certo numero di frammenti in inglese e una parola rimasta in italiano - simili a pezzi di cibo non digerito nel vomito - tutto sembrava a posto. D'altronde mi era nota la tendenza dei traduttori automatici ad usare parole inglesi per sopperire alle lacune dei vocabolari, un po' come il DNA di rospo usato in Jurassic Park per rimediare alla frammentazione del corredo genetico dei dinosauri. Con un po' di tempo e di pazienza sarei riuscito a sistemare ogni cosa, magari trovando sinonimi, fino ad ottenere un testo accettabile. Ho provveduto allora ad invertire la traduzione. In un atto di coprofagia intellettuale, ho preso l'output e l'ho reintrodotto come input. Questa è la traduzione in italiano del testo pseudo-klingoniano, eseguita dal servomeccanismo: 

può qualche agitazione fate, elfi e pires in questo sberluccicano? Convenzione ed non riconoscerà mai dove una parte dei Vulcaniani ligtsabers e circolanti e ora sembra essere il mezzo di vagare la terra? pulse sohkiller ogni volta che uno giù la difesa? 

nuova fata dahoh, so che lui è un passo - tempo - sci fi poster sanguinante e a voi! 

rabbioso darth vader adenite undefend I tink senza pietà. quanto tempo per sognare? uno del corpo del leader e forse questa sera allora pires non hobbit fetta di sfiducia o r batty tortura tenente worf. 

è un poster dove i fan della fantascienza contro le icone di fantasia di tristezza insopportabile pervaso l'universo era che questo preciso vihuk selene verri esasperazione solo franco brambilla illustrare.

ma, ho visto che il hosha' ormai universalmente riconosciuto e altri prezzi come una saga fantasy-fantascienza, Star wars darth vader ha appartenuto a. Mi non opporrò mai, ma piuttosto rafforza la vista che la realtà, "voglio essere preciso attraverso la battaglia contro i tag genere: se, ma contro le icone di presenza di saturazione universo fantasy apparteneva a non.e quelli corti o lunghi. fino a qualche simpatico stregone ninfee etereo festival è visto qui e niente, e le convenzioni e la stanza, va bene? la gente è ospitale e l'incontro di culture che credeva. ma ora invadono l'universo della fantascienza e corrotti e Broken down e l'inverno o trasportare alieno!Beh, darth vader anche fantasia contesto, molto buono perché è un'icona della fantascienza: questo in ultima analisi l'uomo cyborg. e cosa ne pensi che vogliamo: Cyborg, robot, astronavi aliene, cloni e il pianeta esplode.

Noi vogliamo e che ora!reclutare ora, la battaglia è finita.Vieni sul lato oscuro dei cookie per andare!

Le nozioni di grammatica Klingon incluse nel traduttore dovevano essere a dir poco grossolane. A questo punto non mi è rimasta altra scelta che lasciar perdere e comunicare al Kremo il fallimento della traduzione: per ottenere qualcosa di decente avrei dovuto studiare a fondo la lingua dei Klingon - impresa in cui non avevo la benché minima intenzione di imbarcarmi.

Le lingue non sono sovrapponibili, questo è un dato di fatto. Non è soltanto una questione di parole e di grammatica. Anche trascurando la presenza di anglismi, se si prendesse il testo di partenza e lo si facesse leggere a un parlante italiano di cent'anni fa, quanto potrebbe capire? Ben poco, non c'è dubbio. Moltissimi concetti gli sarebbero completamente sconosciuti e impenetrabili. Frasi anche stringate come "passare al Lato Oscuro" nascondono in realtà interi universi, sono stenografie concettuali molto complesse. Nel caso specifico, si può tracciare uno spartiacque: la comparsa di Guerre Stellari. Una persona colta vissuta prima dell'era di Star Wars al massimo avrebbe inteso le parole che chiudono il testo come un invito a "vender l'anima al Diavolo in cambio di biscotti" - e non le avrebbe trovate comiche. 

martedì 6 gennaio 2015


  CORPI SPENTI

Autore: Giovanni De Matteo
Editore: Mondadori (Urania n. 1607)
Pubblicazione: Giugno 2014

Trama (da MondoUrania):

Nel 2049 sono cominciate le operazioni della Sezione Investigativa Speciale di Polizia Psicografica, un gruppo di agenti che possono estrarre informazioni dai morti, recuperandone la memoria. Sono i necromanti e il loro uomo di punta, Vincenzo Briganti, ha risolto nel 2059 il caso battezzato ufficiosamente Post Mortem (ma pubblicato su "Urania" come Sezione P greco). Ora siamo nel 2061, anno del bicentenario dell'Unità Italiana, e la Bassitalia sta per secedere dal resto del paese "come una coda di lucertola" Sulla manovra gravano pesanti ipoteche, perché qualcuno pensa di trasformare il Territorio Autonomo del Mezzogiorno in una vera e propria riserva di caccia per i signori della nuova società feudale. Briganti e i suoi colleghi avranno poco meno di un mese per scoprire tutti gli intrighi ed evitare che il Territorio si trasformi in un ghetto tecnologico per schiavi del lavoro... o molto peggio.

Recensione:

Ho letto diverse recensioni online di questa splendida opera, ma un dettaglio non da poco sembra essere sfuggito ai critici: Corpi Spenti è pervaso da pura poesia connettivista, densissima. Ci sono frasi che racchiudono in sé un intero universo. Mondi collassati, compatti come stelle di neutroni, concentrati in poche parole. Non mancano le parentesi visionarie, come ad esempio il brano intitolato "Sulle ali membranose del passato", in cui il Blue-K nebulizzato fa emergere baluginanti ricordi dell'epoca degli Hittiti. Nella complessa architettura della narrazione si resta col fiato sospeso.

L'ambientazione è quella di una civiltà terminale, sempre più vicina al collasso ecofagico. Ogni cosa si disfa e tende alla rovina. L'entropia dilagante non può essere combattuta, ogni tentativo di riorganizzare il vecchio ordine ormai decaduto minaccia di risolversi in un disastro. Rispetto all'epoca dei fatti narrati in Sezione Π2, la situazione politica e sociale si è notevolmente degradata. L'autore sa comunicare molto bene questo senso di autolisi, che trasuda da ogni pagina.   

Corpi Spenti è in tutto e per tutto un romanzo profetico. È stato detto che gli orrori di cui tratta sono una denuncia dei crimini che con orrendo neologismo i mass media chiamano "femminicidi". In realtà questo è il futuro che avanza, portando con sé sviluppi raccapriccianti come ad esempio la produzione su vasta scala degli atroci filmati di torture conosciuti come "snuff". A mio avviso non è affatto necessario pensare che il romanzo intenda fornire una semplice lezione morale facendosi lineare interprete del presente e criptandolo in qualche modo tra le sue righe. Siamo invece di fronte a purissima fantascienza distopica, all'applicazione di un algoritmo ipercomplesso che proietta il presente nel futuro facendo evolvere i dati di input.

I detrattori di questo capolavoro forse non hanno capito che descrivere un futuro raggelante non significa esserne fautori e tesserne le lodi. Farebbero bene a tornare all'asilo e a imparare tutto da zero: ad esempio non bisognerà trascurare di spiegar loro che se un autore descrive un omicidio non significa affatto che ne faccia l'apologia.

SEZIONE Π2

Autore: Giovanni De Matteo
Editore: Mondadori (Urania n. 1528)
Pubblicazione: Novembre 2007
Vincitore del Premio Urania 2006
Altri titoli: Post Mortem

Trama (da MondoUrania):

"Questa è una storia raccolta dalle voci dei morti, in presa diretta dalla Singolarità..." Siamo a metà del XXI secolo, la curva dello sviluppo tecnologico è schizzata verso l'alto, come impazzita. Una cosa è certa, il mondo è sull'orlo di un abisso In una metropoli italiana che stentiamo a riconoscere, violenza e omicidi hanno raggiunto proporzioni inimmaginabili. Per questo esistono uomini come Vincenzo Briganti, investigatore hard-boiled stile classico, con più di un macigno sulla coscienza. E per questo i casi più atroci li affidano a lui, in modo che interroghi i morti. Solo alle vittime puoi strappare il segreto che le ha annientate, solo assumendo il Blue-K puoi farlo. Ma non è un gioco per tutti: per giocarlo devi essere necromante della Π2, la Sezione Investigativa Speciale di Polizia Psicografica Pi-Quadro.

Recensione:

Questo romanzo parla di biologia e di fantabiologia, di fisica e di fantafisica, di neurologia e di fantaneurologia, di medicina e di fantamedicina, di psichiatria e di fantapsichiatria, di antropologia e di fanta-antropologia, di filosofia e di fantafilosofia, esplorando scenari di estremo interesse. 

Una domanda risuona senza sosta, mettendo il lettore davanti alla consapevolezza della propria finitudine: "Qualcosa sopravvive alla morte?" Non viene data una risposta concreta, ma si capisce bene che le memorie estratte dai cervelli dei morti sono soltanto spettri di flussi sinaptici estinti e non costituiscono la sopravvivenza del loro essere. Tutto ciò aggiunge ancor più inquietudine, come se si aprissero le porte di un mondo di tenebre e di mistero.  

Concetto portante dell'opera è la Singolarità Tecnologica, intesa come punto oltre il quale Alice entra nello specchio e viene meno la capacità umana di comprendere gli sviluppi della tecnologia e del progresso scientifico in accrescimento esponenziale. Quando tale Singolarità si instaura, ogni cosa diventa irriconoscibile, non può più essere colta nella sua interezza dalle menti di chi la subisce. 

Si nota un tangibile influsso delle visioni apocalittiche di Lovecraft, che trova la sua apoteosi nella descrizione della Cattedrale di Ossa, un omphalos dell'Orrore Cosmico che io stesso ho visitato nei miei incubi e da cui ho tratto ispirazione: certi luoghi che si trovano al di là del mondo sensibile sono dotati di una propria esistenza, indipendente dall'essere di chi ha la ventura di percepirli. Sempre all'opera di Lovecraft si ispira il personaggio di Rundolph Carter, che ricorda il famoso Randolph Carter del Ciclo dei Sogni.

Il mistero del tumore al cervello del Commissario pone angoscianti interrogativi: è possibile che i meccanismi più profondi che generano il cancro possano resistere persino alle più sofisticate nanotecnologie della Singolarità e continuare ad affliggere gli umani? È evidente che la risposta è affermativa. Un naturale processo di adattamento che pochi hanno postulato nelle loro opere.

Non si hanno tuttavia soltanto meccanismi di resistenza biologica alla Singolarità: anche una parte della società tende ad opporsi a questo meccanismo che tutto travolge, divora e trasforma in modo incontrollabile. Ne è un esempio la Cabala di San Tommaso, una setta pseudognostica fondata sull'Ermetismo, che rappresenta il tentativo di combattere la Singolarità: è in tutto e per tutto l'equivalente antropologico del tumore del Commissario.

sabato 3 gennaio 2015

LA REALTÀ SOSTITUITA

Già ai tempi di Splinder si era posto il problema tutt'altro che ozioso dell'occupazione blogosferica. Così scrivevo su Esilio a Mordor (01/09/2009):

Mi è balenata in mente una questione splinderologica forse un po' oziosa. Se un utente cancella un blog, l'url corrispondente è all'istante disponibile per un portale nuovo creato da un utente diverso. Per fissare le idee, se nero.splinder.com dell'utente black viene cancellato, è sempre possibile che l'utente Puffo crei un blog del tutto diverso al quale dà come url proprio nero.splinder.com. Orbene, se io avessi questo nero.splinder.com nel blogroll e non facessi una costante manutenzione, mi troverei senza saperlo con un link non voluto. Un link che dà su uno spazio del tutto differente da quello da me scelto tempo prima. Mettiamo che il primo nero.splinder.com parlasse di pessimismo cosmico, ora potrei trovarmi un blog dedicato all'allevamento di canarini. Tutto questo ha ingenerato in me un flusso impetuoso di riflessioni mortificanti. Le sequenze di parole e di numeri sono come contenitori, il cui contenuto può mutare senza che neanche ce ne rendiamo conto. La realtà circostante rivela sempre più la sua degradazione, l'impietoso disfarsi di ogni parvenza di noumeno in gretto e transeunte fenomeno. Quello che oggi affligge il mondo virtuale, un giorno si estenderà ad ogni cosa: alle città, alle case, alle persone. Uno si renderà conto, stordito dalla sorpresa, che un suo conoscente non è altro che un vuoto simulacro, improvvisamente abitato da un'ontologia altra. Grasse larve bianchicce già rodono dall'interno gli esseri, umani, e alla fine rimarranno soltanto tracce di esistenza simulata per ingannare i nostri sensi. 

Ricordo il commento stizzito di Zorrokamikaze: "cr****, nero.splinder.com è in mano a uno schifoso fascista... avrei preferito i canarini".

Avendo notato che il gestore del portale era impegnato in una serrata diffusione di idee nataliste, così ho risposto: "Ho molto riflettuto su questo bizzarro caso, tra una soffiata di naso e l'altra. In buona sostanza detesto la spudorata propaganda procreativa, e mi sembra di capire che è comune a molti marxisti; or della fine i fanatismi politici di moda si equivalgono. Ho deciso: se cancella il blog mi prendo l'url e dedico il nuovo spazio ai ramarri"

OCCUPAZIONI NEL WEB

I blog e i siti personali sono come le case ALER: se uno li abbandona a se stessi rischia di trovare spiacevoli sorprese. Così all'url del vecchio blog del buon 7d9, Alphaville is burning, compare ora il portale di un certo Peter Parker, verosimilente un nerd foruncoloso. Nel suo profilo questo emulo dell'Uomo Ragno ha inserito un sinistro link dal titolo "Infantil videos" - in cui ovviamente è suggeribile non entrare: potrebbe trattarsi di innocui filmati delle elementari, ma anche di immagini atroci. Il sito di Ulver, ulverania.net, è stato preso da una vietnamita che scrive nella sua lingua lunghissimi post corredati da squallide immagini di bebè immersi in minuscole vasche da bagno. Va sempre ricordato che se uno cancella il proprio blog o smette di pagare un dominio, l'url può essere preso da chiunque, e non c'è modo di riaverlo: è più facile espellere una tribù di Rom balcanici da un camper rubato che riottenere il controllo di un indirizzo nel Web.