Visualizzazione post con etichetta horror. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta horror. Mostra tutti i post

mercoledì 31 marzo 2021

 
THE CORPSE OF ANNA FRITZ 
 
Titolo originale: El cadáver de Anna Fritz 
Titolo internazionale: The Corpse of Anna Fritz 
Titolo italiano: Il corpo di Anna Fritz  
Anno: 2015
Paese: Spagna 
Lingua originale: Spagnolo
Durata: 76 min
Genere: Orrore, drammatico, thriller 
Sottogenere: Necrofilia, claustrofobico 
Regia: Hèctor Hernández Vicens 
Sceneggiatura: Hèctor Hernández Vicens, Isaac P. Creus 
Soggetto: Hèctor Hernández Vicens, Isaac P. Creus 
Produttore: Marta Carbó, Lara Cireira, Cristian Valencia
Produttore esecutivo: Alberto Aranda, Xavier Atance 
Produttore associato: Daniel Aser, Isaac P. Creus, Luis de Madrid  
Produzione: Columbus Films / A Contraluz Films / Benecé 
    Produccions / Buena Vida Films / Corte y Confección de 
    películas  / Generalitat de Catalunya / Playtime Movies / 
    Seitofilms / Silendum Films / Televisió de Catalunya
Distribuzione: Primer Plano Film Group / Splendor Films / 
    Invincible Pictures / Prime Wave / Capelight Pictures / Alive 
    Vertrieb und Marketing
Montaggio: Alberto Bernad 
Musiche: Tolo Prats 
Effetti speciali: Negrete Films 
Trucco: Cristina Pellisé, Eliseo Medina  
Fotografia: Ricard Canyellas 
Scenografia: Zeroquatre
Interpreti e personaggi: 
   Alba Ribas: Anna Fritz 
   Bernat Saumell: Javi 
   Cristian Valencia: Ivan
   Albert Carbó: Pau 
   Nico Avila: Il dottore  
   Belén Frabra: Prima infermiera 
   Montserrat Miralles: Seconda infermiera  
   Henry Morales: Guardia 
   Daniel Aser: Guardia 
   Julia Lara: Inserviente del bar  
   Ricard Méndez:  Reporter
Titoli in altre lingue: 
   Catalano: El cadàver d'Anna Fritz 
   Tedesco: Die Leiche der Anna Fritz 
   Rumeno: Cadavrul Anna Fritz 
   Russo: Труп Анны Фритц  
   Finlandese: Anna Fritzin ruumis
   Turco: Ölüm ve Ötesi 
   Arabo: جسد آنا فریتس 
   Tagalog: Ang Bangkay ni Anna Fritz 
   Cinese: 安娜·弗里茨的尸体
Box office: 360.000 dollari US 

Trama: 
Siamo nella Spagna di un futuro prossimo. Una Spagna piena zeppa di cocaina, nevosa, dove tutti tirano chili di bamba fino ad andare fuori di testa. In questo contesto accade un fatto del tutto inatteso: la bellissima attrice Anna Fritz, per la cui fica l'intero mondo sbava, è morta all'improvviso, stroncata da un malore in una suite d'albergo, molto probabilmente a causa di un'overdose da droga. Il venusto cadavere finisce nell'obitorio di un ospedale. Pau, il giovane e timido custode, avverte subito i suoi amici Ivan e Javi, prospettando loro la possibilità di contemplare il corpo nudo e di penetrare il vaso procreativo della splendida Anna. Questi arrivano. Ivan, che è un giornalista spavaldo, è esaltato e sta inalando la Neve della Morte a tutto spiano: pregusta il coito col corpo della celebre defunta, ancora caldo e morbidissimo. Invece Javi ha qualche dubbio ed è disgustato all'idea di commettere un atto di necrofilia. Accade così che Ivan si fa avanti, estrae il cazzone e lo infila dentro alla morta, stantuffando e iniettandole dentro il materiale genetico. Quando ha finito di consumare la copula sacrilega, Javi rifiuta la stravagante occasione ed è Pau ad accingersi a stuprare il cadavere della ragazza. A questo punto accade qualcosa di imprevisto, che nessuno si sarebbe mai potuto immaginare. Mentre il ragazzo sta per giungere all'orgasmo, la povera Anna apre gli occhi! È l'inizio di un incubo spaventoso da cui non sembra esserci via di uscita! Un incubo assoluto, zombesco!  
 
Sequenze memorabili: Pau che sfiora con languida voluttà il sensualissimo pancino della ragazza estinta! Per qualche attimo si vede che gioca con un dito nell'ombelico di seta, come se fosse una cavità sessuale. Poi procede nella squallida posizione del missionario: va però capito che difficilmente un cadavere potrebbe essere collaborativo e prestarsi a posizioni diverse.
 
 
Recensione:  
L'idea è senza dubbio originale e innovativa. Anzi, direi che è una delle poche cose interessanti che abbia visto in questi tempi di totale disgregazione della Settima Arte. La Rete pullula di moralisti che si dichiarano stomacati: costoro affermano di aver fatto un'immensa fatica ad andare oltre i primi dieci minuti. Io mi sono guardato la pellicola catalana mentre mi ingozzavo di cioccolatini e bevevo un cicchetto di anice dopo l'altro, senza nemmeno l'ombra di una punta di disgusto. Poi i moralisti disgustati sono quelli che fanno volontariato e che rimorchiano nei gerontocomi e negli ospedali, mentre io mi trascino nella solitudine e nella disperazione, disprezzando la società e le sue stronzate ipocrite.   
 
Il film è disponibile soltanto in spagnolo e in inglese. A quanto ho appreso è stato girato in catalano ma doppiato in spagnolo. Non esiste una versione in italiano. Sono tuttavia reperibili versioni sottotitolate. Sono convinto che tra il materiale di ispirazione di quest'opera possa essere incluso Erodoto. Il celebre storico di Alicarnasso, definito "Padre della Storia" da Cicerone, riportò infatti un caso di estremo interesse. Un imbalsamatore egiziano era stato sorpreso nell'atto di congiungersi carnalmente col cadavere di una donna bellissima. Il Faraone, sconvolto dall'accaduto, col suo potere illimitato cambiò la Legge, stabilendo che i corpi estinti di donne di aspetto gradevole dovessero essere consegnati agli imbalsamatori soltanto dopo la comparsa dei segni della putrefazione. Non sono sicuro che queste ingenue precauzioni abbiano disincentivato i necrofili! 

Interpretazione 

La domanda non è banale come può sembrare a prima vista. Anna Fritz è davvero morta? Se il suo fosse soltanto uno stato di morte apparente, non ci sarebbero troppi problemi: persino gli atti di necrofilia non sarebbero realmente tali, se non nelle intenzioni di chi li ha compiuti. Si tratterebbe soltanto dell'errore di un medico necroscopo, che avrebbe destinato la ragazza all'obitorio anziché alle cure nell'ospedale. Ammettendo la morte apparente di Anna Fritz si razionalizzerebbe la narrazione, che sarebbe però in qualche modo banalizzata. Sarebbe un tentativo di rimuovere un tabù, dicendo che è stato tutto un fraintendimento, perché lei sembrava morta ma non lo era, il suo corpo era vivente e non un cadavere. La cosa ricorderebbe il caso di quei film che prima mostrano un amore incestuoso tra fratello e sorella, per poi rivelare l'assenza di parentela tra gli amanti: ne sono rimasto sempre molto deluso, perché non si trattava mai di incesto genuino. Tornando a noi, il punto è che Anna Fritz era proprio morta stecchita quando è giunta nella squallida morgue. Il suo risveglio nell'atto di ricevere lo spermodepositore turgido di Pau non è la cessazione di uno stato di coma o di catalessi. Siamo di fronte a uno zombie! Il tema del Ritornante, il morto che dall'Ade giunge al reame dei viventi, è diffuso fin dal Paleolitico. Costituisce per il genere umano una vera ossessione e una fonte di terrore assoluto. Nessuno di noi vorrebbe aver a che fare con un morto redivivo, è quanto di peggio potrebbe capitare! Il film di Hernández Vicens non indaga sul perché e sul percome. Non interessa al regista stabilire come sia stata possibile la spontanea rianimazione di un cadavere, quale ne sia stata la causa (indagine che avrebbe assegnato la pellicola al dominio della fantascienza). Qualcuno dirà che in genere gli zombie non parlano e non fuggono per salvare la propria pseudo-vita. Verissimo. Nell'universo di celluloide non si vedono molto spesso morti viventi in grado di articolare suoni comprensibili. Il fenomeno non sarebbe comunque impossibile. Un morto che si risveglia potrebbe accedere alle funzionalità del cervello, se il decesso non è avvenuto da troppo tempo, attingendo ai propri ricordi, ai banchi di memoria e ai circuiti logici. Nel finale tutto appare chiaro. Ivan, il giornalista stronzesco, è convinto di aver ucciso la ragazza rianimata. Eppure le cose non vanno come aveva preventivato. Lo zombie, immortale e animato dalla bramosia di vendetta, ritorna in posizione eretta e uccide entrambi i suoi stupratori servendosi delle cesoie! Il sangue degli uccisi, questi sì senza possibilità di rivivere, le cola lungo il collo mentre dai suoi occhi spiritati fuoriescono le lacrime. 

Alcuni commenti sui titoli in varie lingue 
 
1) Il titolo russo Труп Анны Фритц (Trup Anny Fritz) mi ha subito destato ricordi spiacevoli: la parola труп (trup) "cadavere" è comune all'ucraino e alla lettera significa "tronco" (di albero o di corpo). Nel gergo delle badanti indica la persona anziana che hanno in cura. 
2) Il titolo turco Ölüm ve Ötesi significa "Morte e Oltre", che corrisponde all'inglese "Death and Beyond". La parola ölüm "morte" deriva dalla radice proto-altaica *öl- "morire". Doveva suonare in modo molto simile nella lingua di Attila.   
3) Il titolo cinese 安娜·弗里茨的尸体 è traslitterato così: Ānnà·fú lǐ cí de shītǐ. In cinese, lingua fondata sui monosillabi, si trova una grande abilità nel ridurre i nomi stranieri in catene di sillabe a scopo meramente fonetico, il cui significato risultante è semplicemente ignorato: si tratta di un ingegnoso artificio di adattamento. 

ān "installare" 
"bello, grazioso" 
"essere contrario" 
"villaggio; vicinato" 
"rovo" 

Così Anna Fritz per un cinese sarebbe "Installa-Bella-Contraria-Villaggio-Rovo". 

 
Necrofilia in Turchia o nelle Filippine?
 
Secondo quanto riportato nel sito IMDB.com, in Turchia il film ha riscosso un successo strepitoso, essendo scaricato illegalmente per più di 5 milioni di volte! Questo è il testo originale:
 
"This film was very popular in Turkey sparking illegal downloading of it 5-7 million times."
 
Si direbbe che moltissimi Turchi siano affascinati in modo morboso dagli atti di necrofilia: il perno di questa attrazione sarà forse l'idea di poter possedere una donna che non può opporre resistenza alcuna alla penetrazione brutale. Il punto è che la notizia potrebbe essere un fake nato da un equivoco: secondo altre fonti non sarebbe la Turchia ad aver registrato una simile ondata di download, bensì le Filippine. Questo è quanto riporta Wikipedia in inglese: 
 
"In February 2016, director Hèctor Hernández Vicens discovered that his film was popular in the Philippines, where it was illegally viewed or downloaded between 5 and 7 million times via outlets such as Facebook and YouTube. This prompted the film crew to seek out legal counsel in an attempt to stop the illegal distribution. They have since managed to get an upload of the film deleted from YouTube. Due to the film's popularity overseas, the film's crew and producers are seeking to launch an advertising and screening campaign in the Philippines." 
 
Traduzione in italiano: 
 
"Nel febbraio del 2016, il direttore Hèctor Hernández Vicens scoprì che il suo film era popolare nelle Filippine, dove era stato visionato o scaricato illegalmente tra 5 e 7 milioni di volte tramite punti di download come Facebook o YouTube. Ciò ha spinto la troupe cinematografica a cercare un consulente legale nel tentativo di fermare la distribuzione illegale. Da allora sono riusciti a ottenere da YouTube la cancellazione di un caricamento del film. A causa della popolarità del film all'estero, la troupe del film e i produttori stanno cercando di lanciare una campagna pubblicitaria e di proiezione nelle Filippine." 
 
Le cifre delle visualizzazioni o download illegali sono identiche a quelle riportate da IMDB.com per la Turchia. In un articolo comparso sul quotidiano spagnolo El Diario, intitolato El extraño caso de la película española sobre necrofilia que triunfa en Filipinas, è riportata la notizia del grande successo del film di Hernández Vicens nell'arcipelago orientale: 

 
Per contro, non ho trovato alcuna documentazione sulla Turchia. Possibili cause del fake: qualche americano ignorante avrà confuso le Filippine con la Turchia! Perché proprio un americano? Perché nella Terra dei Liberi c'è una particolare idiosincrasia verso la geografia. Moltissimi americani sono incapaci di identificare il loro Paese su un mappamondo muto. Non mancano dementi che confondono i Portoghesi con gli Arabi, pensando che parlino la stessa lingua. 

 
Altre recensioni e reazioni nel Web  
 
Riporto alcuni estratti di interventi mediocri e abbastanza banali pubblicati sul sito Filmtv.it (i refusi e le punteggiature aberranti sono degli autori): 
 
 
L'utente scapigliato ha scritto:

"Film realmente inquietante e disturbante. Non tanto per la violazione dell’inerme cadavere di una fotomodella arrivato nella camera mortuaria di un anonimo ospedale, bensì per lo scenario autodistruttivo che lo spettatore già sa che andrà palesandosi di minuto in minuto. L’angoscia sale ad ogni scena e nonostante l’improbabilità delle svolte narrative e della situazione generale, lo spettatore è realmente catapultato in un incubo ad occhi aperti e coinvolto più che emotivamente per le sorti di tutti e quattro i protagonisti: i tre amici violatori del corpo della ragazza, e la ragazza stessa." 

L'utente ezio ha scritto: 

"Il cinema vive di deviazioni,che sfociano in imperscrutabili traiettorie,sospese tra questo e l'altro mondo.La necrofilia piu' che un tabu' per molti pare essere una attrattiva e questo film non ne e' esente.E l'attrice Alba Ribas che interpreta la morta e' discretamente bella ,fisico snello e proporzionato,perfettamente adatta al ruolo.A chi consiglio questo film ?...ai fans della necrofilia,agli amanti del genere ,il film e' girato quasi esclusivamente in una camera mortuaria,che diventa un buco infernale,titpica locations da rape e revenge.La durata e' minima quindi si puo' vedere comodamente....e i requisiti non mancano." 

L'utente Mulligan71 ha scritto: 

"Di cadaveri che tornano in vita, ormai, c'è una vera inflazione, ma, per fortuna, almeno sotto questo punto di vista, l'esordiente regista spagnolo sceglie di distinguersi. Il cadavere in questione, quello di una famosissima e bellissima attrice, torna sì in vita, ma da una morte apparente. Il film inizia muovendosi su traiettorie malate, tipiche di certo horror anni settanta, in cui la necrofilia la fa da padrona, suscitando più di un turbamento, ma Vicens non ha coraggio e quindi, dopo lo scontato "colpo di scena", il film scivola sulla china di un thriller piuttosto banale e recitato peggio. Di horror, qui, c'è solo la location, un obitorio, che diventa il set principale per tutti i settanta minuti della pellicola, piuttosto breve e snella, altro punto a favore."

Francamente non so perché raccolgo simili mozziconi dagli angiporti del Web per poi fumarli in una pipa su questo blog ormai inutile. Trovo che sia molto meglio spaccarmi il fegato con etanolo quasi puro.

domenica 28 marzo 2021

 
IL SONNO NERO DEL DOTTOR SATANA 
 
Titolo originale: The Black Sleep 
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1956
Durata: 82 min
Dati tecnici: B/N
Genere: Orrore, fantascienza
Regia: Reginald Le Borg
Soggetto: Gerald Drayson Adams (storia)
Sceneggiatura: John C. Higgins  
Produttore: Howard W. Koch 
Produttore esecutivo: Aubrey Schenck
Fotografia: Gordon Avil
Montaggio: John F. Schreyer
Musiche: Les Baxter 
Interpreti e personaggi:
    Basil Rathbone: Sir Joel Cadman
    Akim Tamiroff: Odo, lo zingaro
    Herbert Rudley: Dottor Gordon Ramsey
    Lon Chaney Jr.: Mungo
    John Carradine: Borg, l'uomo che si crede Boemondo
    Bela Lugosi: Casimiro (Casimir) 
    Patricia Blair: Laura Munroe
    Phyllis Stanley: Daphnae
    Tor Johnson: Curry
    Sally Yarnell: Mostro femmina
    George Sawaya: Marinaio
    Claire Carleton: Carmoda Daily
    Peter Gordon: Sergente Steele
    John Sheffield: Detective Redford
    Clive Morgan: Agente Blevins
    Louanna Gardner: Angelina Cadman
    Aubrey Schenck: Aiutante coroner della prigione
Doppiatori italiani:
    Emilio Cigoli: Sir Joel Cadman
    Luigi Pavese: Odo, lo zingaro
    Gualtiero De Angelis: Dottor Gordon Ramsey
    Renato Turi: Borg, l'uomo che si crede Boemondo
    Rita Savagnone: Laura Munroe
    Wanda Tettoni: Daphnae
    Renata Marini: Carmoda Daily
    Manlio Busoni: Sergente Steele 
Titoli in altre lingue: 
    Tedesco: Die Schreckenskammer des Dr. Thosti 
    Francese: Les monstres se révoltent 
    Spagnolo (Spagna): El sueño negro
    Spagnolo (Messico): Sueño negro 
    Portoghese: A Torre dos Monstros 
    Rumeno: Somnul negru 
    Russo: Черное бездействие 
    Greco: Η κατάρα της Ανατολής 
    Greco (traslitterato): I katara tis Anatolis 
    Turco: Kâbuslar Şatosu
    Arabo: النوم الأسود

Trama: 
Inghilterra vittoriana, Anno del Signore 1872. Il giovane dottor Gordon Angus Ramsey è in cella per un omicidio che non ha commesso. La notte prima dell'impiccagione riceve l'inattesa visita dell'anziano dottor Sir Joel Cadman, che è un chirurgo eminente. La conversazione è sorprendente. Il luminare offre al prigioniero un'opportunità insperata per sfuggire al suo destino: gli somministra una pozione che simula la morte provocando un coma profondo. Così il condannato viene dichiarato morto e sfugge all'esecuzione. Recuperato il corpo, fatto passare per un cadavere, il dottor Cadman lo trasferisce in un antico maniero di sua proprietà con l'aiuto dello zingaro Odo, suo subdolo servitore. In quel tetro luogo si conducono esperimenti perigliosi di rianimazione, ben oltre il limite del sacrilegio. La pozione imitatrice della morte, chiamata Nind Andhera (ossia "Sonno Nero"), ha infatti un antidoto che può annullarne l'effetto - a patto che sia somministrata in tempo. Quando il dottor Ramsay viene rianimato nella castello del dottor Cadman, viene spaventato dalle urla di una giovane donna di nome Laurie, subito attaccata da un energumeno. L'unica persona che può controllare questo folle deforme, dileggiato col nomignolo "Mungo", è l'infermiera del dottor Cadman, Daphnae, che lo calma e lo porta via (immagino che sia stato sedato con stimolazioni lubriche degli organi genitali e dell'ano, ma tutto ciò è rigorosamente off camera!). Più tardi, il dottor Cadman e Daphnae visitano la camera da letto di Angelina. Costei è la moglie del luminare ed è in coma a causa di un tumore inoperabile al cervello. Questo è il punto cruciale. Il dottor Cadman giura che troverà un modo per operare Angelina, di cui è follemente innamorato, riuscendo così a salvarle la vita. Tuttavia, quando incontra il dottor Ramsay, il dottor Cadman gli dice che sta conducendo esperimenti sul cervello umano per aiutare a riportare in condizioni normali creature come Mungo e il suo servo muto Casimiro. Si scopre così che Mungo era in realtà il dottor Munroe, uno degli ex insegnanti del dottor Ramsay, che il dottor Cadman vorrebbe aiutare tramite la sua ricerca. Lo capite anche voi che tutto questo è la merda, vero? Bisogna però capire che all'epoca della narrazione c'erano conoscenze molto rudimentali sul sistema nervoso. In una sala operatoria nascosta nel maniero, il dottor Ramsay osserva l'esperimento del dottor Cadman sul cervello di un uomo, con Lucy e Daphnae che lo aiutano, pieni di angoscia. Il giovane medico è colto alla sprovvista quando vede fuoriuscire il fluido cefalorachidiano dalla materia cerebrale esposta del soggetto, prova che quel corpo è ancora vivo. Il dottor Cadman considera la potenziale lesione all'encefalo come un rischio necessario per il bene superiore dell'Umanità, evocato con una formula tipicamente massonica. La necessità impellente è testare diverse regioni del cervello per mapparne le funzioni. Quella notte Laurie dice al dottor Ramsay che pensa di potersi fidare di lui. Gli confida di essere la figlia del dottor Munroe. Lo stato attuale del suo povero padre, ridotto a una larva, è stato causato da un'improvvida operazione del mefistofelico dottor Cadman. Quando si confronta con il suo protetto, il dottor Cadman ammette di essere responsabile del funesto accaduto e gli dice che sta lavorando duramente per invertire le conseguenze indesiderate espiando i suoi errori - ma non menziona sua moglie Angelina e le sue terribili condizioni. Di ritorno a Londra, il felpato e sornione zingaro Odo ha somministrato il Nind Andhera a una donna che conosceva, una pingue fellatrice pubblica. Odo è un uomo molto simpatico, anche se più ossessivo e avido di una badante ucraina. Quando la polizia arriva a cercare la meretrice scomparsa, Odo afferma di non sapere dove si trova e si sbarazza dell'antidoto che potrebbe rianimarla. Così la donna è morta, per sempre. Al maniero del dottor Cadman, il dottor Ramsay e Laurie  trovano trovano in alcune celle di una prigione nascosta  alcune cavie degli esperimenti del dottor Cadman. Sono tutti individui pazzi e sfigurati. Il dottor Cadman, Daphnae, Mungo e Casimiro catturano il dottor Ramsay e Laurie ma lasciano cadere le chiavi mentre se ne vanno. Il dottor Cadman rivela le condizioni di Angelina al dottor Ramsay. Si aspettava di condurre un'operazione che richiedeva un secondo soggetto donna, ma quando scopre che Odo aveva lasciato morire la vittima designata, decide di usare Laurie al suo posto. Il dottor Cadman viene però interrotto dall'arrivo di investigatori della polizia alla ricerca dello zingaro Odo. Nel frattempo, Il dottor Ramsay cerca di far rivivere Laurie anestetizzata e riesce a drogare Mungo mentre Daphnae è fuori dalla stanza. L'infermiera stessa si confronta con le vittime del dottor Cadman, che sono fuggite dalla prigione con le chiavi abbandonate. Guidati da un predicatore fanatico di nome Borg, che crede di essere il crociato Boemondo di Taranto, gettano Daphnae nel camino. Lei fugge, urlando in fiamme. Il dottor Ramsay fa allora rivivere Laurie, ma Mungo si sveglia e la attacca. Viene fermato da Borg-Boemondo e dalle altre vittime, che poi si rivoltano contro il dottor Cadman proprio mentre entra nella stanza con la moglie in coma. Indietreggiando, lo scienziato pazzo cade sulla ringhiera delle scale e precipita verso la morte assieme ad Angelina. La polizia finalmente arriva con Odo e Casimiro. Il dottor Ramsay e Laurie partono all'alba del nuovo giorno. E questo schifo di affare è finito. Non se ne poteva più di un simile trambusto.
 
 
Recensione: 
Un bianco e nero intriso di un'oscurità densa come il petrolio. I contrasti tra luce fioca e tenebra fitta sono magici, trasmettono una grande angoscia. Il bianco e nero dovrebbe essere obbligatorio nella produzione di film horror. Non si vedono molte pellicole di una tale bellezza tecnica in questi tempi degenerati. Peccato che la narrazione sia molto più prosaica dell'ambientazione gotica, contenendo moltissime inconsistenze! Certo, non è il peggio della produzione di Le Borg. Almeno non si trovano i suoi terribili "effetti speciali", di cui ha fatto uso e abuso in Horla - diario segreto di un pazzo (1963). Una nota triste: Il sonno nero del dottor Satana è stato l'ultimo film interpretato da Bela Lugosi, nel ruolo inglorioso di un servitore muto. Si segnala un bravissimo Akim Tamiroff nei panni dello zingaro Odo. Questo attore, che era un armeno nato a Tbilisi (Georgia), è comparso in un numero impressionante di film. Notevole anche Jonh Carradine nei panni di Borg (curiosa l'assonanza col cognome d'arte del regista), che aveva in sé lo spirito visionario, guerriero ed esagitato di Boemondo di Taranto. La sua tempra è assolutamente eroica, dai suoi occhi si sprigiona una violenta luce di fanatismo. 
 
Alcuni commenti sui titoli in varie lingue 

  1) Italiano  
L'epiteto "dottor Satana" che compare nel titolo del film in italiano non ha corrispondenza alcuna nell'opera originale di Reginald Le Borg: è una delle solite "traduzioni" fantasiose così tipiche del mondo della Settima Arte. In ogni caso nel corso del film non si fa mai alcun riferimento al Principe delle Tenebre. Sono però riuscito a trovare le cause di questa scelta solo apparentemente incongrua (vedi nel seguito).
  2) Tedesco 
Il titolo Der Schreckenskammer des Dr. Thosti significa "La camera degli orrori del dottor Thosti". Non si sa bene per quale dannato motivo il dottor Cadman sia diventato il dottor Thosti nella versione in tedesco. Tra l'altro non è affatto chiara l'etimologia del cognome Thosti. Non si capisce il motivo di una scelta tanto stravagante e arbitraria. Sarò sempre grato a chi saprà darmi lumi.  
  3) Francese 
Il responsabile del titolo Les monstres se révoltent, ossia "I mostri si ribellano", meriterebbe di spararsi accidentalmente una revolverata in un piede. 
  4) Russo 
Il titolo Черное бездействие (Čórnoje bezdéjstvije) significa "Inazione nera". Non sarebbe stato possibile trovare qualcosa di tanto squallido e inefficace nemmeno per caso! Il termine russo bezdéjstvije è un calco dal francese ination, formato usando il prefisso negativo bez- e il sostantivo déjstvije "azione". Il neologismo è attestato per la prima volta nel 1778. Con buona pace di Dugin e di Putin.
  5) Rumeno 
Il titolo Somnul negru è una traduzione letterale dell'originale, assolutamente perfetta. Molto bene! Tutto ciò è lodevole! Non dobbiamo mai dimenticarci che il rumeno, lingua dell'eroico Vlad Tepes, è una bizzarra eredità dell'Impero Romano.
  6) Greco 
Il titolo Η κατάρα της Ανατολής (I katara tis Anatolis) significa "La maledizione dell'Est". La parola κατάρα "maledizione" deriva dal greco antico: κατά "contro", ἀρά "invocazione". La scelta è piuttosto fantasiosa, anche se tutto sommato di scarso effetto. Credo che la lingua greca abbia risorse in grado di produrre titoli ben migliori!  
  7) Turco 
Il titolo Kâbuslar Şatosu significa "Il castello degli incubi". Sembra più passabile del titolo greco, anche se comunque è piatto e insoddisfacente. La parola kâbus "incubo" deriva dall'arabo kābūs (َابُوس) "incubo", mentre şatosu è la forma possessiva di terza persona singolare di şato "castello", dal francese château
  8) Arabo 
Il titolo النوم الأسود (Al-Nawm al-aswad) si spiega facilmente: nawm (نَوْم) significa "sonno" e aswad (أَسْوَد) significa "nero". È una traduzione assolutamente letterale. La più riuscita di tutte! Sa di Necronomicon, come se fosse il frutto dell'ingegno di Abdul Alazred! 
 

Il vero Dottor Satana 
 
L'origine del titolo italiano del film di Le Borg è in realtà molto chiara. Il personaggio noto l'epiteto "Dottor Satana" è il serial killer francese Marcel André Henri Félix Petiot (1897 - 1946). Nacque ad Auxerre (dipartimento dell'Yonne), a soli 11 anni sparò in classe con la pistola del padre e propose a una compagna di fare sesso. Si divertiva a seviziare animali, straziandoli, ustionandoli e soffocandoli. Nell'adolescenza scassinò una cassetta postale, finendo accusato per furto e danneggiamento di proprietà dello Stato. Costretto a sottoporsi a una perizia psichiatrica, gli fu diagnosticata una malattia mentale. Dopo varie squallide vicissitudini si arruolò nell'esercito e combatté nella Grande Guerra, distinguendosi per la sua ferocia. Ferito e gassato in battaglia ad Aisne, mostrò sintomi di un grave esaurimento. Dopo un incessante andirivieni tra il carcere militare e il reparto psichiatrico, fu rimandato al fronte nel 1918. Nuovamente ferito in  battaglia, gli furono diagnosticati disturbi psichiatrici e finì riformato. In tre anni riuscì a laurearsi in medicina, grazie a un programma che favoriva l'accesso dei veterani agli studi. Aprì uno studio medico e iniziò a somministrare massicce quantità di oppio ai pazienti, rendendoli dipendenti. Narcotizzava le sue vittime e abusava di loro sessualmente. Quando la Francia fu invasa dalle armate del Terzo Reich, escogità un'attività molto lucrosa: offriva agli ebrei perseguitati passaporti falsi per espatriare, estorceva loro grosse somme di denaro e in cambio somministrava iniezioni di cianuro in endovena. Quando i famigliari di un morto venivano a piangerlo, li gassava con la stricnina, godendo delle loro convulsioni! I cadaveri li faceva sparire cremandoli in un forno che aveva nello scantinato. Scoperto per un caso fortuito, fu condannato a morte e giustiziato nel 1946. Furono accertate 27 vittime, i cui corpi smembrati e decapitati furono trovati nei sotterranei della sua abitazione, anche se il numero reale si potrebbe aggirare intorno alle 150 persone soppresse. Per paradosso tutto ciò fu fatto da un uomo che odiava la Germania e che militava nella Resistenza. Il caso ebbe un'enorme risonanza mediatica: si originò così l'uso di attribuire l'epiteto "Dottor Satana" al personaggio cinematografico tipo di un medico pazzo che compie atrocità di ogni genere su vittime narcotizzate. Jesús Franco diresse Il diabolico dottor Satana (Gritos en la noche, 1962): anche in questo caso la traduzione in italiano si è ispirata a Marcel Petiot per definire il protagonista, il dottor Orlof, che narcotizzava e rapiva donne belle e giovani per tentare di trapiantare la loro pelle sul volto della figlia Melissa, rimasta sfigurata in un incendio. 
      
 
Etimologia di Nind Andhera 

In Hindi la parola nind (नींद) significa "sonno" (glossa inglese: sleep). Nella stessa lingua la parola andherā (अँधेरा) significa "scuro" (glossa inglese: dark). Entrambi i vocabili hanno origine sanscrita: nind deriva dal sanscrito nidrā (निद्रा) "sonno", mentre andherā deriva dal sanscrito andhakāra (अन्धकार) "tenebra". Quindi il nome Nind Andhera è stato tradotto correttamente in inglese con "Black Sleep". Si nota che in Romaní si usa una parola molto diversa per designare la Creazione di Morfeo: suno significa "sonno; sogno". Ricoro ancora la vibrante declamazione di un poeta: amarí čhib, amaró suno "la nostra lingua, il nostro sogno". La parola suno deriva direttamente dal pracrito suvina "sogno", a sua volta dal sanscrito *supna (सुप्न) "sogno" - la cui radice indoeuropea è la stessa delle parole latine sopor, somnus e somnium. In alcuni dialetti l'accento è sulla seconda sillaba (sunó), mentre in altri a quanto pare è sulla prima. La traduzione letterale di Nind Andhera in Romaní è Kaló Suno.

Il nome Romaní del gatto

Lo zingaro Odo sostiene più volte che il suo nome nella sua lingua nativa significa "Gatto". Sembra che ci tenga molto a farlo sapere. L'informazione è affidabile? No, non lo è affatto. In lingua Romaní odo non significa "gatto". La parola per dire "gatto" è mačka. Così si hanno le seguenti frasi:
 
mačka del goli "il gatto miagola" 
mačka rovél "il gatto miagola" (lett. "piange") 
mačka pel thud "il gatto beve il latte" 
 
Da dove è giunta l'idea che gli Zingari chiamino odo il gatto? Si tratta di un'invenzione dell'autore del soggetto? Al momento non riesco a tracciare meglio questo pacchetto memetico, che dovrebbe far meditare su come la Settima Arte abbia il potere pervasivo di diffondere dati non fidedigni.  
 
Etimologia di Mungo 
 
Quando mi sono imbattuto nel nomignolo Mungo, ho pensato che fosse una semplice abbreviazione di mongoloid "mongoloide, affetto da trisomia 21". Ora credo che si tratti piuttosto di un portmanteau: Munroe + mongoloid => Mungo. Un'altra possibilità è che il nomignolo sia stato tratto dallo Shelta: in quella lingua segreta e misteriosa esiste infatti la parola mong "stupido" (glossa inglese: fool), non connessa con la ben nota anomalia genetica. Al giorno d'oggi l'uso di un simile epiteto sarebbe censurato e proibito dall'imperante tirannia del politically correct. Persino chiamare il personaggio "Down" sarebbe ritenuto irrispettoso e vietato. 
 
Curiosità 
 
Le mani che compiono l'intervento al cervello sono quelle di un vero neurochirurgo, che lavorava al Cedars of Lebanon Hospital di Los Angeles. È stato noleggiato perché l'operazione apparisse verosimile.  

In origine il ruolo dello zingaro Odo doveva essere assegnato a Peter Lorre (nato László Löwenstein), ma la sua richiesta di compenso fu giudicata troppo esosa. Così la parte fu data a Akim Tamiroff. Credo proprio che ciò sia stato un gran bene. 

Secondo quanto riferito, Bela Lugosi era molto scontento della sua mancanza di dialogo e ha assillato Reginald Le Borg perché gli concedesse alcune battute. Sebbene il regista alla fine abbia acconsentito a girare alcune scene di dialogo extra con l'attore, non sono mai state utilizzate. 

L'ineffabile Odo offre a una prostituta un bicchiere di vino di Madera drogato. Questo è probabilmente un riferimento sfacciato all'allora popolare canzone di Flanders & Swann, "Have Some Madeira, M'Dear", una ballata in stile edoardiano che parla di un vecchio libertino intento a stordire una giovane ragazza nella speranza di poter abusare di lei.
 
 
Altre recensioni e reazioni nel Web  
 
Riporto alcune brevi recensioni comparse sul sito Il Davinotti, che mi sembrano interessanti. 
 
 
Homesick ha scritto: 

"Gotico ordinario che alla debolezza del materiale narrativo – talora maneggiato con la grossolanità e il ridicolo involontario di un Ed Wood – replica convocando l’aristocrazia del vecchio cinema del terrore: il bestiale Chaney jr., il maggiordomo sordomuto Lugosi e il delirante crociato Carradine seggono con egual dignità accanto a Rathbone, imperturbabile mad doctor, e a Tamiroff, losco zingaro servile e linguacciuto. Avendo chiamato in causa Ed Wood non si può tralasciare il suo bombolone calvo Tor Johnson. Sufficiente." 

Giùan ha scritto: 
 
"Per parlarne verrebbe voglia di lasciar da parte ogni griglia di carattere filmico per ricorrere invece a un glossario cinematografico-lombrosiano, considerato il preoccupante materiale antropologico offerto dal cast: dall'incartapecorito Rathbone al catatonico Chaney jr passando per l'ormai belante occhio di Lugosi. È nondimeno però proprio la presenza di queste maschere di cera, mosse da Le Borg con accondiscendente apatia, a render simpaticamente bizzarra questa creatura Frankensteinian-Franjuiana. Straripante Tamiroff, che infonde linfa vitale." 
 
Fauno ha scritto: 
 
"Non solo horror, ma con qualche interessante risvolto giallo, specie per le persone scomparse o dichiarate morte. All'inizio va lento, ma il finale è corposo e in netta crescita. La pozione in grado di dare morte apparente verrà ripresa perfino nel Sandokan nostrano; mi ha colpito di più il vedere l'evoluzione dello studio dei compartimenti cerebrali come deputati a molte funzioni vitali. Da un lato è molto crudele la sperimentazione su condannati o su figli di nessuno, dall'altro intenerisce la disperazione per la morte quasi sicura della donna amata." 
 
Molti recensori lamentano la supposta incomprensibilità del titolo italiano evocante Satana: credo di aver presentato materiale sufficiente e convincente per rispondere ai loro dubbi.   

venerdì 12 marzo 2021


ROSEMARY'S BABY -
NASTRO ROSSO A NEW YORK 
 
 
Titolo originale: Rosemary's Baby
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1968
Durata: 136 min
Rapporto: Widescreen
Genere:
Orrore, drammatico, thriller  
Sottogenere: Satanico, onirico 
Regia: Roman Polański
Soggetto: Ira Levin (dall'omonimo romanzo)
Sceneggiatura: Roman Polański
Produttore: William Castle 
Produttore associato: Dona Holloway
Fotografia: William Fraker
Montaggio: Sam O'Steen, Bob Wyman
Musiche: Krzysztof Komeda
Scenografia: Richard Sylbert 
Direzione artistica: Joel Schiller 
Costumista: Anthea Sylbert  
Fonico: Harold Lewis 
Assistente regia: Daniel McCauley 
Secondo assistente regia: Wolfgang E. Marum 
Reparto musica: Robert Bain, Jack Hayes, Lous Kaufman  
Reparto elettrico: Steve Birtles 
Reparto fotografia: Michael P. Joyce, Robert Willoughby
Stunt: Roger Creed, Frank Orsatti
Trucco: Sidney Guilaroff, Vidal Sassoon, Allan Snyder,
    Sherry Wilson 
Colorista: Sheri Eisenberg
Interpreti e personaggi: 
    Mia Farrow: Rosemary Woodhouse
    John Cassavetes: Guy Woodhouse
    Ruth Gordon: Minnie Castevet
    Sidney Blackmer: Roman Castevet
    Maurice Evans: Edward "Hutch" Hutchins
    Ralph Bellamy: Dott. Abraham Sapirstein
    Angela Dorian: Teresa "Terry" Gulliver (in originale
          Gionoffrio)
    Patsy Kelly: Laura-Louise McBirney
    Elisha Cook Jr.: Sig. Nicklas
    Emmaline Henry: Elise Dunstan
    Charles Grodin: Dott. C. C. Hill
    Hanna Landy: Grace Cardiff
    Phil Leeds: Dott. Shand
    D'Urville Martin: Diego
    Hope Summers: Sig.ra Gilmore
    Marianne Gordon: Joan Jellico, amica di Rosemary
    Wende Wagner: Tiger, amica di Rosemary
    Walter Baldwin: Sig. Wees
    Patricia O'Neal: Sig.ra Wees
    Charlotte Boerner: Sig.ra Fountain
    Gail Bonney: Babysitter (voce)
    Carol Brewster: Claudia Comfort
    Jean Inness: Suor Agnes
    Lynn Brinker: Suor Veronica
    Sebastian Brook: Argyron Stavropoulos
    Gordon Connell: Allen Stone, l'agente di Guy
    Patricia Ann Conway: Sig.ra John F. Kennedy
    Tony Curtis: Donald Baumgart (voce)
    Almira Sessions: Sig.ra Sabatini
    Michael Shillo: Il Papa
    Clay Tanner: Il Diavolo 
    Viki Vigen: Lisa
    Frank White: Hugh Dunstan 
    Toby Adler: Signora sullo yacht 
    Cathy Steele: Signora sullo yacht
    Roy Barcroft: Uomo abbronzato 
    Yvonne Bouvier: Donna nella sequenza onirica 
    Florence Clayton: Donna nella sequenza onirica
    Pearl S. Cooper: Donna nella sequenza onirica 
    Jean Crowley: Donna nella sequenza onirica 
    Eleanore Vogel: Donna nella sequenza onirica
    Ann Graeff: Donna nella sequenza onirica 
    William Graeff: Uomo nella sequenza onirica
    Charles Drubin: Uomo nella sequenza onirica 
    Al Jepson: Uomo nella sequenza onirica 
    Ray Johnson: Uomo nella sequenza onirica 
    Max Wagner: Uomo nella sequenza onirica 
    Sharon Tate: Ospite alla festa 
    Michael Stark: Uomo alla festa 
    Tom Signorelli: Uomo alla festa 
    Josh Peine: Uomo alla festa  
    Floyd Mutrux: Uomo alla festa 
    Ken Luber: Uomo alla festa
    Naga Seversen: Donna alla festa  
    Svetlana Mischoff: Donna alla festa 
    Donna Mantoan: Donna alla festa 
    Lorna Luce: Donna alla festa  
    Irene Kelly: Donna alla festa 
    John Halloran: Meccanico 
    Marilyn Harvey: Receptionist del dott. Sapirstein 
    Duke Fishman: Un uomo
    Elmer Modlin: Giovane uomo 
    Martin Meyers: Uomo sulla scena del suicidio
    Al Szathmary: Taxista
    Alphonso DuBois: Pittore 
    Janet Garland: Infermiera 
    Ernest Harada: Giovane uomo giapponese 
    Natalie Masters: Giovane donna 
    Robert Whaley: Zio Mike 
    Craig Littler: Jimmy 
    Louise Lason: Portia Haynes 
    Michael Larrain: Ted Wendell
    Adele Wynn: Caroline Wendell
    Bruno Sidar: Sig. Gilmore
    George Savalas: Operaio 
    William Roderick: Scott 
    Benito Prezia: Renato 
    Gale Peters: Rain Morgan 
    Jack Knight: Pattugliatore 
    Bill Baldwin: Venditore 
    Rutanya Alda: Segreteria del dott. Hill (voce) 
    William Castle: Uomo al telefono pubblico
    Jack Ramage: Promotore 
    Roger Creed: Mason    
Doppiatori italiani:
    Maria Pia Di Meo: Rosemary Woodhouse
    Giuseppe Rinaldi: Guy Woodhouse
    Gino Baghetti: Edward "Hutch" Hutchins
    Wanda Tettoni: Minnie Castevet
    Corrado Gaipa: Roman Castevet
    Flaminia Jandolo: Teresa "Terry" Gulliver
    Michele Gammino: Dott C.C. Hill
    Oreste Lionello: Sig. Nicklas
    Lydia Simoneschi: Laura-Louise McBirney
Titoli in altre lingue:
   Romagnolo: Al putèṅ dla Rosemary - Nàstar rós a New
        York  
   Tedesco: Rosemaries Baby 
   Francese: Le Bébé de Rosemary (Québec)
   Rumeno: Copilul lui Rosemary
   Spagnolo: La semilla del diablo (Spagna); 
          El bebé de Rosemary (America Latina) 
   Catalano: La llavor del Diable
   Portoghese: A semente do diablo (Portogallo);
          O bebê de Rosemary (Brasile)
   Basco: Rosemaryren Haurra
   Finlandese: Rosemaryn painajainen
   Russo: Ребёнок Розмари
   Croato: Rosemaryna beba 
   Polacco: Dziecko Rosemary
   Greco (moderno): Το Μωρό της Ρόζμαρι
   Turco: Rosemary'nin Bebeği
   Ebraico (moderno): תינוקה של רוזמרי
   Arabo: طفل روزماري
   Persiano: بچه رزماری
   Cinese mandarino: 魔鬼怪嬰
   Giapponese: ローズマリーの赤ちゃん
        (Rōsumarī no akachan)
   Nāhuatl (classico): Īpil Rosemary 
   Quechua: Rosemaryp wawa 
Colonna sonora originale:
    Lullaby, Part 1 – 2:20 (cantata da Mia Farrow)
    The Coven – 0:45
    Moment Musical – 2:00
    Dream – 3:45
    Christmas – 2:05
    Expectancy – 2:21
    Main Title – 2:25 (cantata da Mia Farrow)
    Panic – 2:02
    Rosemary's Party – 2:05
    Through the Closet – 1:44
    What Have You Done to Its Eyes – 1:27
    Happy News – 1:57 
Budget: 3,2 milioni di dollari US
Box Office: 33,4 milioni di dollari US

Trama:
Una coppia di giovani sposi in cerca di casa riesce a trovare un appartamento spazioso e conveniente in un palazzo gotico chiamato Bramford, i cui inquilini sono quasi tutti anziani. L'uomo si chiama Guy Woodhouse ed è un attore che ha appena iniziato la sua carriera. La moglie, Rosemary, è di estrazione plebea e rurale (il cognome da signorina rimane ignoto). I due non si lasciano sfuggire l'occasione, anche se apprendono dal loro amico Hutch che il condominio ha una fama oscura legata a omicidi, suicidi, stregonieria e rituali satanici; la precedente inquilina dell'appartamento è morta dopo essere caduta in coma. I vicini di casa, gli anziani coniugi Minnie e Roman Castevet, si dimostrano subito alquanto bizzarri e invadenti. Guy li ritiene simpatici e inizia a trascorrere le sue serate con loro, mentre Rosemary non li sopporta. La donna fa la conoscenza della giovane Terry, una ex tossicodipendente accolta dai Castevet nel loro appartamento. Ne riceve in dono un ciondolo di buon augurio, contenente una radice di tannis. Pochi giorni dopo, Terry si suicida lanciandosi nel vuoto. Guy ottiene una parte importante in uno spettacolo di Broadway perché l'attore che avrebbe dovuto interpretarla è diventato cieco all'improvviso, senza alcuna causa apparente. Al settimo cielo per il suo successo, Guy vuole festeggiare folleggiando con la moglie e le propone di generare un figlio. La sera la coppia cena a lume di candela, finendo con un dessert preparato dalla signora Castevet. Il dolciume è una mousse al cioccolato, chiamata "moscia" dalla carampana che l'ha donata. A detta di Rosemary, questa "moscia" avrebbe un sapore di gesso, ma il marito irritato la obbliga a ingurgitarla.
Lei ne mangia un po' e di nascosto getta via il resto, ma è troppo tardi. Perde i sensi e sprofonda in un incubo, in cui viene offerta a un essere abominevole dal marito e dai Castevet. Questo mostro, che ha occhi di vipera e pelle lebbrosa, la possiede carnalmente col suo enorme fallo e le inietta dentro lo sperma. Al risveglio, la mattina, Guy confessa a Rosemary di aver approfittato della situazione per penetrare nel suo canale procreativo e immettervi il genetico. Quindi il sogno aveva un fondamento nella realtà! Un mese dopo la donna risulta incinta. A comunicarglielo è il suo ginecologo, il dottor Hill. Non appena i Castevet vengono a sapere la notizia, fanno pressione su di lei affinché cambi ginecologo, consigliandole una loro conoscenza, il dottor Sapirstein (tra gli esseri umani la parola "consiglio" è un eufemismo per "pressione"). Rosemary si sente molto sollevata, ma presto si accorge di essere caduta in una trappola. È l'inizio di un incubo ad occhi aperti. Il dottor Sapirstein prescrive alla donna gravida alcune dubbie pozioni erboristiche, che le inducono sintomi molesti come perdita di peso, coliche intestinali e diarrea profusa. Il suo aspetto, spettrale e smagrito, preoccupa molto l'amico Hutch, che comincia ad indagare sulla storia del condominio Bramford. Tuttavia, prima di poter render noti i risultati ottenuti, Hutch sprofonda nel coma. Rosemary, temendo per la propria salute, cerca di ritornare dal suo precedente ginecologo, il dottor Hill, ma Guy le si oppone, temendo che il dottor Sapirstein possa offendersi. Dopo il litigio, i dolori della donna cessano all'improvviso. Tre mesi più tardi, una certa Grace Cardiff la contatta e la informa che Huth, suo amico, è morto, ma che prima del trapasso è tornato cosciente e la ha incaricata di darle un libro sulla stregoneria intitolato All them Witches, assieme a un messaggio criptico: "Il nome è un anagramma". Così Rosemary arriva a comprendere la verità. Roman Castevet è un anagramma di Steven Marcato, nome del figlio di un famoso satanista, Adrian Marcato. Ora ne è certa: i Castevet e il dottor Sapirstein sono adoratori di Satana! Le loro intenzioni nei confronti del bambino che lei ha in grembo non possono essere buone. Per istinto, Rosemary cerca rifugio dal dottor Hill,  che però si rivela egli stesso un appartenente alla setta satanica a cui non solo è affiliato il dottor Sapirstein, ma anche Guy. I due demonolatri raggiungono lo studio del dottor Hill. La gravida, giudicata isterica, viene sottoposta a sedazione. Quando si sveglia, le viene detto che ha avuto le doglie e che il bambino è nato morto. Non rassegnandosi alla morte del figlio, Rosemary trova un adito segreto che dalla sua camera da letto conduce nell'appartamento dei Castevet. Qui trova tutti, il marito, i Castevet, il dottor Sapirstein e altri membri della setta, intenti ad adorare il bambino, vivo e vegeto, che frigna in una culla drappeggiata di nero. Una croce rovesciata è appesa sopra di lui: egli è il Figlio di Satana! 
 
  

Recensione: 
Primo film americano di Polański, Rosemary's Baby è un indiscusso capostipite di un intero genere, quello dell'horror demoniaco. Con le sue sequenze sconvolgenti ha introdotto la tematica del culto satanico all'attenzione del grande pubblico, che spesso ne ignorava addirittura l'esistenza. La sua idea portante, quella della gravidanza innaturale, ha poi ispirato un gran numero di nuove opere, anche di genere completamente diverso: persino Alien di Ridley Scott (1979), coi suoi spaventosi processi xenogenetici, può essere in qualche modo ricondotto al concepimento del Figlio di Satana - pur non essendoci una derivazione diretta. L'interpretazione di Mia Farrow è indimenticabile. Forse con un'altra attrice l'esito non avrebbe raggiunto simili vette. Eroica e potentissima è l'interpretazione di Sidney Blackmer nel ruolo del satanico Roman Castevet, il cui volto grifagno deve aver popolato gli incubi di un'intera generazione! Non possiamo poi dimenticare Ruth Gordon nel ruolo della fastidiosissima Minnie Castevet: nel 1969 ricevette il Premio Oscar e il Golden Globe come miglior attrice non protagonista. Premi davvero meritati!  
 
Sequenze memorabili 
 
La rossochiomata Rosemary è stesa sul letto, nuda. Il suo pancino morbidissimo è incredibilmente sensuale. I senini, piccoli ma deliziosi, hanno i capezzoli eretti, segno inequivocabile che lei sta provando piacere. Gli adepti della setta satanica le tracciano complessi disegni esoterici sulla pelle di velluto. E pensare che la Farrow soltanto pochi mesi prima di lavorare con Polański aveva espresso l'intenzione di farsi suora! Se lo avesse fatto, saremmo stati privati di questa sublime visione erotica! 

Ricordi penosi
 
Incappai per la prima volta in questo film quando ero un moccioso. Il televisore trasmetteva le sequenze di Guy e di Rosemary che mangiavano e la scena della "moscia". Poi, quando iniziò la catabasi erotica, mia madre si irritò e decise che quel film non era adatto a un minore. Cambiò il canale, ma quelle poche scene le ricordai a lungo. Mi è rimasto in mente il signor Castevet che irrideva Rosemary, chiedendole: "Non sarà mica religiosa, mia cara?" All'epoca non avevo i mezzi per capire. Ero stato cresciuto in un mondo asettico, in cui la religione era lo stato naturale di ogni persona, in cui non era nemmeno contemplata l'esistenza di individui irreligiosi. La pellicola di Polański ha incrinato con poche parole e con poche immagini il finto cielo di quella rappresentazione scenica voluta dai miei genitori. Avevano paura di tutto. Erano iperprotettivi. Come i genitori di Siddhartha Gautama, che crebbero loro figlio facendogli ignorare persino l'esistenza della malattia e della morte. Se parlo di queste esperienze mortificanti, è a pubblica edificazione: vorrei che fosse chiara l'inutilità suprema di ogni tentativo di diniego della realtà dei fatti, per quanto orribile possa essere.  
 
Polański e il politically correct    
 
Anche questo film sanguigno, come innumerevoli altri, attualmente non potrebbe più essere girato. Nessun regista dei nostri tempi mostrerebbe senza problemi un marito che approfitta del sonno profondo della moglie per penetrare in lei e introdurvi il liquido seminale. Ok, siamo tutti d'accordo: è un comportamento spregevole per via della mancanza di consenso blà blà blà gnè gnè gnè. Tuttavia il furore del politically correct non fa nessuna distinzione tra mostrare qualcosa perché necessario alla trama e farne apologia o istigazione. E infatti a cosa si è ridotto il cinema del XXI secolo? A merda della Marvel e a merda della Walt Disney. Molti diranno che sto esagerando e che le cose non stanno come dico. Non si rendono conto che se si continua a vedere Rosemary's Baby è soltanto perché, avendo guadagnato lo stato di "classico" e di film cult, è soggetto a una certa tolleranza. 
 
Il mistero del sottotitolo 
 
Perché Nastro rosso a New York? È usanza diffusa esporre sulla porta di casa un nastro per indicare una nascita. Questo nastro augurale è azzurro se il nuovo nato è maschietto, rosa se è femminuccia. Come fare quindi ad annunciare al mondo che è nato il Figlio di Satana? È forse un comune maschietto? No di certo. Secondo l'opinione corrente, si dovrebbe quindi ricorrere a un nastro rosso, come simbolo e geroglifico della sua portentosa natura demoniaca. Il romanzo di Ira Levin, da cui il film è stato tratto, fu pubblicato in Italia proprio col titolo Nastro rosso a New York: solo in seguito fu cambiato in Rosemary's Baby, a causa del successo del film. In realtà del famigerato nastro rosso non c'è traccia. Non c'è nella pellicola di Polański e nemmeno nel romanzo di Levin. Il colore rosso attribuito a Satana è più che altro un mitologema dei bigottoni. Troviamo invece il nero, onnipresente. Ecco la descrizione tratta dal romanzo, a cui il regista si è attenuto in modo scrupoloso:   
 
"In fondo alla stanza, in uno dei grandi bovindo, c'era una culla di vimini, nera. Nera, completamente nera; drappeggiata con del taffetà nero e ricoperta, ammantata, da un velo nero. Una coccarda d'argento su un nastro nero era appuntata sul baldacchino nero.
Morto? Ma no, nonostante la sua paura, il rigido velo ebbe un fremito, il nero drappo s'agitò.
Stava lì dentro. In quella mostruosa culla da vecchie fattucchiere.
La coccarda d'argento era un crocifisso appeso per i piedi, con il nastro avvolto e annodato intorno ai piedi di Gesù.
La vista di suo figlio inerme in quella messa in scena sacrilega e orrenda fece spuntare le lacrime agli occhi di Rosemary; fu presa dall'improvviso desiderio di abbandonarsi, crollare a terra e piangere, arrendersi completamente davanti a quella diavoleria complicata e assurda." 

Non è ancora stato chiarito a chi si debba la trovata del nastro rosso. Il Web non è molto di aiuto in casi come questo. 

 
La moscia 
 
Nell'originale in inglese, Minnie Castevet pronuncia la parola mousse in modo errato, come se fosse mouse (il cui significato è "topo"). La pronuncia corretta di mousse ha una vocale lunga: /mu:s/. L'anziana impicciona trasforma tale vocale lunga in un dittongo: /maʊs/. Le sue frasi che menzionano il dolciume risultano dunque grottesche e stonate: stando a lei, Rosemary avrebbe mangiato un roditore! Credo che Polański abbia voluto creare queste ambiguità in modo consapevole. Secondo alcuni critici antisemiti, questa confusione tra mousse e mouse sarebbe tipica degli askhenaziti di lingua Yiddish e starebbe a significare che i Castevet erano ebrei (e quindi artefici di ogni malefatta). In italiano questi giochi di parole non hanno una convincente trasposizione, così non si è trovato nulla di meglio che alterare la mousse in una grezza moscia.

Adattamento  e traduzione
 
Il film si attiene al libro in una misura molto insolita. Alcuni esempi di questa aderenza al materiale di partenza sono: 

1) I due vasetti di mousse al cioccolato hanno condimenti diversi, in modo che il perfido Guy si assicuri che Rosemary ottenga quello con il "sottogusto gessoso";
2) Quando i Castevet stanno partendo per il loro viaggio in Europa, Roman ha in mano una radio a transistor. Nel libro apprendiamo che la radio gli era stata regalata durante una festa d'addio la sera prima;
3) Quando Rosemary fa visita al dottor Hill per la seconda volta, gli sono cresciuti i baffi. Non solo, ma i baffi sono "biondi e appena percettibili", come viene descritto nel libro.
 
Eppure Polański ha omesso di menzionare che il dottor Sapirstein è ebreo, mentre nel romanzo Minnie Castevet parlava di ciò in modo esplicito. Del resil resto il regista avrà pensato che non ci fosse bisogno di commentare le origini di un cognome che parla da sé (vedi le note etimologiche nel seguito).
 
Al responsabile della versione in italiano, Roberto De Leonardis, dava un enorme fastidio che nella pellicola comparisse qualsiasi riferimento anche vago al Bel Paese e alla sua onomastica. Quindi soppresse il cognome Gionoffrio e lo mutò in Gulliver. Questa decisione è stata giudicata bizzarra. Potrebbe darsi che il cognome Gulliver sia stato scelto per la sua assonanza con gullible "credulone". Nella versione originale, a Rosemary viene chiesto come si chiamasse la ragazza e lei risponde che aveva un cognome italiano. Nella versione in italiano, Rosemary risponde invece di non ricordare il cognome. De Leonardis non poté cambiare il cognome Marcato, troppo importante nell'architettura della narrazione. Mentre si trova in lavanderia, Rosemary viene scambiata per una famosa attrice, Victoria West. Il punto è che nell'originale l'attrice è invece Victoria Vetri (che è il vero nome di Angela Dorian). Il cognome italiano doveva essere soppresso. Credo che le motivazioni di De Leonardis fossero banali e meschine: convinto che l'Italia fosse il paese del Papa, di San Francesco e di Don Bosco, non tollerava il suo accostamento alla realtà del settarismo satanico. La sua ingenuità mi appare ridicola. 

 
Il Satana rivoluzionario di Roman Castevet
 
Roman Castevet ha infuso nel Satanismo le dottrine di Karl Marx e di Michail Bakunin! Ecco il suo sermone: 
 
Roman Castevet, rivolto a Rosemary: "Tuo figlio appartiene a Satana! Guy gliel'ha donato. In cambio avete avuto il successo!" 
Un'anziana coppia: "Ave Satana!"
Roman Castevet: "Satana gli darà potenza! Il suo nome sarà Adrian! Distruggerà i potenti e rovescerà i loro templi! Redimerà tutti i disprezzati e farà vendetta in nome dei dannati e dei torturati!" 
 
Qualcuno ha definito le dottrine di Karl Marx "una forma di Cristianesimo senza Dio" e "l'ultima eresia del Cristianesimo". L'Anarchia di Michail Bakunin ha il suo fondamento nel racconto della Genesi: Dio è il Moloch che opprime il genere umano. Le parole di Roman Castevet raccolgono questa eredità e la amplificano a dismisura, arrivando a un culmine che porta alla rottura il sistema. Di fronte a tutto ciò è difficile evitare di includere il Satanismo in ogni sua forma tra le confessioni cristiane! Non solo ne è cristiana l'origine, è cristiano anche il suo apparato retorico.  
 
La discussa presenza di  Anton Szandor LaVey 
 
Una voce circola da molto tempo. Il Web ha contribuito ad amplificarla a dismisura. Cose che un tempo circolavano giusto al Bar Sport, adesso giungono dovunque, in modo capillare. Questo è il punto: si dice che Anton Szandor LaVey, fondatore della Chiesa di Satana, abbia svolto funzioni di consulente per il film di Polański e che abbia persino partecipato come attore alla scena dell'orgia, impersonando il Diavolo. In realtà questa voce è del tutto priva di fondamento e si può escludere che LaVey abbia avuto a che fare con Rosemary's Baby. Va anche notato che all'epoca in cui il film uscì, la Chiesa di Satana era ancora giovane: era stata fondata soltanto nel 1966, in occasione della cosiddetta Notte di Valpurga, che cade il 30 aprile. A quanto si può appurare, la parte del Diavolo è stata interpretata da Clay Tanner, attore noto per Il texano dagli occhi di ghiaccio (The Outlaw Josey Wales, 1976), I fratelli Dion (The Gravy Train, 1974) e la serie TV Kung Fu (1972-1975). Pur non essendo stato accreditato nella parte del Diavolo, si converrà che Tanner non è esattamente uno sconosciuto.    

Una geniale forma di marketing 

Il National Catholic Office for Motion Pictures condannò il film, deprecando alcune scene di nudità e andando su tutte le furie per quello che considerava un "uso perverso delle credenze cristiane fondamentali, specialmente negli eventi che circondano la nascita di Cristo", oltre che per "la sua presa in giro di persone e pratiche religiose" (eroico Castevet!). Va però detto che ci furono nell'industria del cinema alcuni cattolici praticanti che difesero la pellicola: dal momento che riteneva Satana un'entità reale e non una metafora, non poteva essere ritenuta in contrasto col "pensiero religioso tradizionale". Più scomposta la reazione degli Evangelici, che strepitarono in modo forsennato affermando che Rosemary's Baby avrebbe portato il Male nel mondo. Alla fine della fiera, hanno il carattere del grottesco sia la storia di LaVey che quella dei censori cattolici e degli Evangelici furibondi. Eppure, possiamo dire che anche a causa di tutto ciò le fortune della pellicola si sono accresciute in maniera enorme. Conviene molto essere criticati dalle religioni organizzate! 

Sammy Davis Jr. e l'ironia del Destino 

Quando Rosemary si sdraia sul divano, poco prima che Minnie e la sua amica la interrompano, sta leggendo un libro ben strano: "Yes I can", di Sammy Davis Jr., un autore afroamericano. Si tratta di un'autobiografia che ebbe notevole successo, in cima alla lista dei best seller del 1965. Questo robusto mandingo era membro del cosiddetto "Rat Pack" (Branco di ratti), che includeva anche Frank Sinatra, all'epoca marito della Farrow (per questo voleva farsi suora!). Accanto al volume di Sammy Davis Jr. stavano in bella mostra i due volumi del famigerato rapporto di Afred Kinsey sul "comportamento sessuale del maschio umano". Poi si scoprì che era uno studio farlocco. Ricordo che pretendeva di documentare un caso di fellatio praticata a un animale! Ebbene, esiste una connessione satanica per Sammy Davis Jr., che nei tardi anni '60 si affiliò alla Chiesa di Satana di LaVey, pensando che avrebbe incendiato il mondo con furore rivoluzionario. Ne rimase molto deluso, concludendo che era soltanto un'accolita edinista dedita al sesso di gruppo. All'improvviso, dopo aver visto che oltre ai party orgiastici non c'era nulla di concreto, ne fuoriuscì. Ve lo dico io come sono andate le cose. Sammy Davis Jr. stava lavorando con la lingua l'ano di una femmina bellissima, quando all'improvviso lei gli ha scaricato in bocca una raffica di peti sulfurei, per poi rilasciargli sulla lingua un abbondante assaggio di quello che Pupo chiama "gelato al cioccolato, dolce e un po' salato".
 
Una trovata demente di Ray Bradbury  

Ho letto qualcosa che ha dell'incredibile. Lo scrittore di fantascienza Ray Bradbury è rimasto traumatizzato dal film di Polański. Non ha saputo accettare l'idea dell'esistenza del Figlio di Satana, per quanto si trattasse soltanto di un'invenzione cinematografica. Era il concetto stesso a disturbarlo. Gli rendeva la vita impossibile e lo privava del sonno. Così si è inventato un finale alternativo più stupido della merda, supplicando il regista di adottarlo. Secondo Bradbury, Rosemary avrebbe dovuto rapire il suo stesso bambino e portarlo in una cattedrale, elevandolo davanti all'altare e pregando Dio di prendersi quel fagotto di carne, con queste parole: "O Signore, o Dio, o Signore Dio! Riprenditi tuo figlio!". I satanisti avrebbero dovuto sbirciare tremebondi dal portone della cattedrale, senza poter entrare, cagandosi in mano per quella stupidissima preghiera. Bradbury, autore dei famosissimi romanzi Cronache marziane e Fahrenheit 451, ha così dimostrato di essere un decerebrato banale e senza senso alcuno. Già lo sospettavo di demenza per via di quello schifo che è Cronache marziane. Ora ne ho la conferma: era un idiota assoluto!  
 
 
La maledizione di Rosemary's Baby 
 
Il condominio Bramford è il realtà il famoso Dakota, un edificio inconfondibile e massiccio situato nell'Upper West Side di Manhattan, una zona particolarmente lussuosa. Vi risiedeva John Lennon, che nel 1980 fu ucciso da un suo fan che affermava di parlare col Diavolo e di adorarlo. L'assassinio avvenne proprio all'ingresso del palazzo. Come se non bastasse, John Lennon era molto amico di Mia Farrow. Aggiungo un altro fatto bizzarro, sconosciuto ai più. Il Dakota è stato l'ambientazione del romanzo di fantascienza Indietro nel tempo (Time and Again, 1970) di Jack Finney. 
 
Il compositore polacco Krzysztof Komeda, a cui si deve la colonna sonora del film, cadde in un precipizio nel corso di una festa a Los Angeles. Era il dicembre 1968. Riportò gravissime ferite alla testa e cadde in coma. Trasferito in Polonia, sua terra d'origine, spirò a soli 38 anni. Quello che stupisce è che un incidente del tutto simile lo si è visto accadere a Hutch, l'amico dei Woodhouse che finisce in coma dopo essere precipitato in una scarpata.       

Il produttore, William Castle, era convinto che sul film gravasse una terribile maledizione dovuta all'evocazione di Satana. Egli pensava che una conseguenza fosse il raccapricciante assassinio di Sharon Tate, la moglie incinta di Polański sventrata da Charles Manson, che le estrasse il feto dall'utero con le proprie mani. Era il 9 agosto 1969. William Castle attribuiva all'infuriare di Satana anche le proprie malattie, come una terribile infezione alle vie urinarie (con ogni probabilità una grave forma di gonorrea). Era terrorizzato, tanto che passò lunghi anni da recluso, rifiutandosi persino di mettere piede fuori dalla soglia di casa: aveva la convinzione che Satana si aggirasse nei paraggi come un leone ruggente pronto a divorarlo. Anche William Peter Blatty e Harvey Berhhard, rispettivamente produttori dei film L'esorcista (The Exorcist, 1973) e Il presagio (The Omen, 1978), erano convinti che l'opera di Polański fosse maledetta.   
 
Alcuni errori 
 
Sono presenti nella pellicola alcuni anacronismi. Al funerale una delle limousine è del 1968, mentre l'evento si svolge nel 1966. L'ho letto nel Web: del resto non capisco nulla di automobili e non sarei stato in grado di accorgermi dell'errore, dato che distinguo una Limousine da una Cinquecento solo perché quest'ultima è più piccola. Quando Rosemary è nel centro di Manhattan nel periodo natalizio del 1965, il titolo del film sul tendone del Radio City Music Hall è The Happiest Millionaire (Il più felice dei miliardari), che uscì solo nel periodo natalizio del 1967. Per due volte si vedono taxi Chevrolet del 1967. Tale modello è stato introdotto soltanto nell'autunno del 1966, mentre la nascita del Figlio di Satana avviene nel giugno dello stesso anno. Anche in questi casi si tratta di errori irrilevanti e futili. 
 
Non considero il fatto che Minnie Castevet non muove le labbra mentre dice a Rosemary: "Non importa dove siamo, i nostri pensieri saranno sempre con te." Una simile fattucchiera isterica avrebbe potuto benissimo avere la capacità del ventriloquio! Più rilevante mi appare invece l'allusione al dopobarba del dottor Sapirstein, fatta dal capoufficio di Rosemary, che fa questo paragone dopo aver sentito gli effluvi dell'amuleto con la radice di tannis. Ebbene, il luminare ashkenazita porta una barba completa!  
 
Curiosità varie 
 
Il nome di Rosemary è un riferimento a Maria, madre di Gesù. Questo accostamento è dovuto al carattere portentoso della sua gravidanza. Secondo un antico mito balcanico, Dio ebbe due figli: Gesù e Satanael. Il regista dovette esserne ispirato, creando così il suo personaggio femminile, mettendo in scena una simmetria che non ha alcuna corrispondenza nella dottrina della Chiesa di Roma e delle altre Chiese fondate sul Simbolo Niceno. All'epoca la cosa dovette fare un'impressione terribile ai cattolici. 
 
Rosemary ha un calendario cattolico in cui i venerdì sono contrassegnati da un pesce, come pro memoria per ricordare di non mangiare carne. Non ho mai visto in vita mia nulla di simile in Italia, paese che l'immaginario collettivo americano considera ipercattolico! Nel 1999 incontrai una ragazza che mangiava di magro il venerdì per tradizione di famiglia. La cosa mi apparve incredibilmente bizzarra. Sono rimasto meno stupito quando alcuni anni dopo ne ho incontrata una che apparteneva alla Chiesa di Satana di LaVey.  

La graveolente radice di tannis in realtà non esiste affatto: è stata inventata da Ira Levin appositamente per il suo romanzo. Con ogni probabilità il nome tannis è una semplice alterazione di tannin "tannino". 
 
La voce dell'attore diventato cieco, Donald Baumgart, con cui Rosemary parla al telefono, era quella di Tony Curtis. La Farrow non se lo aspettava, perché il regista aveva pensato bene di tenerla all'oscuro e di farle una sorpresa. L'effetto di disorientamento provato dall'attrice fulva era proprio quello che Polański cercava.  
 

Curiosità onomastiche 

Trovo bizzarra l'assonanza tra il cognome Castevet della coppia satanica e quello dell'attore che ha interpretato Guy Woodhouse, Cassavetes. Non è impossibile che la scelta dell'attore sia stata dettata proprio dal suo cognome, per ragioni esoteriche! 
Il cognome Cassavetes è di origine greca: la forma originale è Κασσαβέτης. Deriva dal turco kasavet "triste; ansioso" (glossa greca: "λυπημένος, ανήσυχος"). Varianti: Cassavetis, Cassavetti.
Il nominativo Roman Castevet è spiegato come l'anagramma di Steven Marcato, verità a cui Rosemary giunge usando le tessere del gioco noto come Scarabeo. Tra l'altro, non può essere una coincidenza il fatto che il nome del satanista dal ghigno aquilino sia lo stesso del regista. Evidentemente Roman Castevet è per Roman Polański quello che Mister Hyde è per il Dottor Jekyll. 
Il sito Myheritage.com menziona una Minnie Castevet nell'annuario dell'Archbishop Ryan High School a Omaha (Douglas County, Nebraska, US), proprio nell'anno 1968, ma aprendo il documento si scopre subito che il nominativo è soltanto una citazione del personaggio del film di Polański. In ogni caso il cognome esiste realmente ed è di origine francese: sempre su Myheritage.com si riescono ad avere informazioni sulla sua diffusione. 
 
Etimologia del cognome Castevet 
 
Non è ben chiara l'etimologia del cognome Castevet. Forse è nato dalla volgarizzazione del latino Castellum vetus "Castello vecchio". In modo simile, il cognome moldavo Castrovet proverrà da Castrum vetus, anch'esso "Castello vecchio". In Moldavia e in Romania si trova la variante Castrevet, di identica origine. Non bisogna invece confondere Castevet con Castevert, anch'esso presente in Francia, che sarà invece da Castellum viride "Castello verde". Parlo di volgarizzazioni di forme latine per un semplice fatto: sia il francese che il rumeno hanno una parola per dire "vecchio" che continua il diminutivo latino vetulus (latino volgare veclus): francese vieux, rumeno vechi. Il latino vetus, non compreso, è stato cristallizzato in -vet in questi cognomi, che probabilmente derivavano da un toponimo. Spiegazioni migliori non sono stato capace di escogitarne. Nella Rete non si trova alcuno studio etimologico dei cognomi in questione, come se fossero semplici guazzabugli di lettere senza senso; resta sempre una fonte di stupore questa trascuratezza dei filologi. 
 
Etimologia del cognome Marcato 

Il celebre satanista portava un cognome italiano: Marcato deriva dal latino mercātor "mercante". È un'interessantissima forma derivata direttamente dal nominativo, la cui consonante finale -r si è dileguata. Identica origine ha il cognome Mercatore, che però deriva dalla forma accusativa mercātōrem. Stando al sito Forebears.io, questa è la distribuzione del cognome Marcato per nazione: 


Italia: 5.446 persone 
Brasile: 2.091 persone 
Argentina: 186 persone 
Francia: 176 persone
Stati Uniti d'America: 124 persone
Australia: 45 persone
Svizzera: 24 persone
Canada: 19 persone 
Germania: 13 persone 
Qatar: 12 persone
 
Etimologia del cognome Sapirstein 
 
Tipico cognome ashkenazita, Sapirstein è stato spiegato come un derivato delle parole Yiddish sapir "zaffiro" (tedesco Saphir) e shteyn "pietra" (tedesco Stein). Tuttavia da indagini più approfondite emerge che la sua etimologia non è così semplice. Senza dubbio Sapirstein è connesso con un altro cognome ashkenazita ben noto: Shapiro. Come mi spiegò un professore genovese ormai defunto (RIP), chiunque porti il cognome Shapiro è sicuramente ebreo. Si pensa che Shapiro sia un cognome di origine locativa e che derivi dalla città tedesca di Speyer /'ʃpaɪəɹ/ (nota in italiano come Spira), anche se permane una grave difficoltà: è abbastanza difficile spiegare la vocale finale -o. Il significato più probabile è "Che viene da Spira". Evidentemente Sapirstein è ottenuto dallo stesso toponimo, ma con l'aggiunta del ben noto formante -stein "pietra". Dovrebbe quindi significare alla lettera "Pietra di Spira". Stando al sito Forebears.io, questa è la distribuzione del cognome Sapirstein per nazione: 
 

Israele: 133 persone 
Stati Uniti d'America: 116 persone 
Argentina: 8 persone 
Canada: 8 persone 
Inghilterra: 4 persone 
Sudafrica: 2 persone 

Varianti ortografiche di Sapirstein: 
Saphirstein, Sapirsztein, Shapirstein, Sapirshtein, Sapeirstein, Saperstein, Shapirshtein, Sapirsteyn, Shapirshteyn, Sapperstein, Shapyrshteyn, Soperstein, Sapershteyn, Shapershteyn, Shapershtiyn, Saperstine, Saperstien, Sapersteim e possibilmente altre. 
 
Le varianti con Sh- iniziale dimostrano che non si tratta di un derivato di Sapir "zaffiro", che ha una sibilante diversa.
 
Varianti ortografiche di Shapiro: 
Shapira, Spira, Spire, Spier, Spiro, Spero, Chapiro, Sprai, Szpir, Sapir, Saphir, Spera e di certo altre. 
 
Un inverecondo sequel  
 
Polański girò più di quattro ore di film. C'era una sovrabbondanza di sequenze che non potevano essere tutte incluse nell'opera compiuta. All'addetto al montaggio, Sam O'Steen, fu lasciata la decisione su cosa tagliare. In seguito lo stesso O'Steen diresse un sequel che urla vendetta al Cielo, intitolato Look What's Happened to Rosemary's Baby (Guardate cos'è successo al figlio di Rosemary) e uscito nel 1976. Dovrebbe essere vietata per legge la produzione di sequel smerdanti!  
 
Un remake degno di ludibrio 
 
In questi tempi di demenza politically correct, non poteva mancare un remake in cui la protagonista è afroamericana. Si tratta di una miniserie interpretata da Zoe Saldana e diretta dalla polacca Agnieszka Holland, che ha recepito l'intero corpus ideologico del femminismo radicale e del suprematismo nero. Secondo i fanatici convulsionari pullulanti nella peggiore America in sfacelo, il Figlio di Satana doveva essere per necessità storica un mandingo! Dopo che il cinema ha mostrato alle genti Heimdall mandingo, Achille mandingo, Robert Neville mandingo, Ellis Boyd Redding mandingo e via discorrendo, adesso aspettiamo soltanto un film sul Terzo Reich in cui Heinrich Himmler è di colore!