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mercoledì 21 novembre 2018


COME CE LA CAVAMMO QUANDO IL PASSATO SE NE ANDÒ 

Autore: Robert Silverberg
Anno: 1969
Titolo originale: How It Was When the Past Went Away
Aka: Quando il passato se ne andò
Lingua: Inglese
Tipologia narrativa: Romanzo breve 
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Innerspace SF, fantareligione, fantascienza
     apocalittica e post-apocalittica
1a edizione it: 1970
2a edizione it.: 1984
Editore (it.): Arnoldo Mondadori Editore
Edizioni italiane (antologie):
     1970: La fabbrica dei flagelli, Urania 551
     1984: Catastrofi!, Oscar 1767 
Traduttori:
     Beata della Frattina (1970),
     Giuseppe Lippi (1984)
Dettagli dell'antologia Catastrofi!:
   Titolo originale: Catastrophes!
   Curatore: Isaac Asimov
   Sezione:
Catalogo Vegetti: 


Trama:

Un soggetto particolarmente interessante, Haldersen, è definito "psicotico" dalle autorità sanitarie. Preso da un'ispirazione divina, tenta un esperimento che ritengo meritorio e benefico in sommo grado. Egli trova il modo di rilasciare nell'acquedotto di San Francisco una droga che cancella la memoria. Coloro che si abbeverano con l'acqua del rubinetto, subiscono una rimozione di parti dei loro archivi mnemonici o vengono addirittura formattati completamente. Si segnala il caso di un nocivo guitto, che intratteneva il pubblico con esercizi di memoria e che, trovatosi privato delle sue facoltà, opta per un dignitoso suicidio. Innumerevoli sono gli effetti positivi di questa cancellazione della memoria tra le masse: in questo modo ogni ferita viene sanata, ogni cuore infranto rinasce e rifiorisce rigoglioso, ritorna l'ispirazione di chi ne era da tempo rimasto privo, tutti i debiti vengono cancellati, le fauci dell'usura vengono spezzate, decenni di bassezze politiche e di similare immondizia si avviano alla formattazione definitiva rilasciando al contempo una benefica folata di aria purissima, tutte le determinazioni delle logge massoniche si dissolvono e via discorrendo. Haldersen fonda così una nuova religione, la Chiesa dell'Oblio, che si basa su fatti concreti e non su futili dispute dottrinali: grazie alla cancellazione di ogni memoria, essa offre una Salvezza concreta, facendo tornare i sofferenti al Vuoto beato in cui stavano prima di essere gettati in questo mondo di aberrazioni!

Recensione:

Grande Silverberg! La Chiesa dell'Oblio è un concetto geniale che meriterebbe proprio di essere tradotto in pratica! Un santo lavacro in grado di ripulire una volta per tutte la Terra dalle infinite storture dei suoi abitanti! È davvero grande la mente dello scrittore ashkenazita, che irradia lampi di purissimo genio.

L'amnesia può essere molto pericolosa e insidiosa quando colpisce una singola persona, perché pone la sua vittima in uno stato di assoluta debolezza, gettandola inerme in balia di un mondo in cui il "prossimo" è un lupo vorace e un diavolo. Senza dubbio la cancellazione della memoria ha sempre colpito l'immaginazione popolare e suscitato il massimo interesse, come anche la sua simulazione - basti pensare al caso del cosiddetto Smemorato di Collegno. Meno facile è immaginare cosa accadrebbe se ad essere colpita dalla perdita della memoria fosse un'intera comunità o - perché no? - addirittura l'intero pianeta! Ebbene, proprio Silverberg si è cimentato nell'impresa con ottimi risultati. 

Posso azzardarmi a ipotizzare qualcosa sul funzionamento della droga utilizzata da Haldersen per formattare i banchi di memoria delle genti di San Francisco: con ogni probabilità attacca i corpi mammillari, di fatto agendo come la sindrome di Wernicke-Korsakoff. Oliver Sacks nel suo libro L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello descrive un caso molto interessante nel capitolo Il marinaio perduto. Questo militare, distrutto dall'etilismo, non riusciva a ricordare alcunché degli ultimi 30 anni della sua vita passata e, a complicare le cose, anche la sua memoria a breve termine era stata aggredita: i ricordi gli si dissolvevano già a distanza di poche ore o addirittura di pochi minuti. Eppure Sacks fu colpito da un comportamento religioso del paziente e discrisse con quale "piena, intensa e tranquilla disposizione d'animo, con quale calma di una concentrazione e di attenzione assolute, egli si accostò e partecipò alla Santa Comunione. Era totalmente trattenuto, assorbito da un sentimento. In quel momento non c'era smemoratezza, non c'era sindrome di Korsakoff, né la loro esistenza pareva possibile o immaginabile". Non posso fare a meno di notare la somiglianza con il rito della Chiesa dell'Oblio fondata da Haldersen, in cui l'Eucarestia è proprio l'assunzione della pozione che dona l'Oblio. Luis Buñuel, citato dallo stesso Sacks, scrisse: "La memoria è la nostra coerenza, la nostra ragione, il nostro sentimento, persino il nostro agire. Senza di essa non siamo nulla". Verissimo. Va però precisato che non siamo nulla in ogni caso. 

Biblioteca galattica

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Un interessante progetto 

A quanto ho appreso, la Focus Features ha acquisito i diritti di quest'opera di Silverberg e ne progetta l'adattamento cinematografico. Questa pagina del sito Comingsoon.net risale al 2014: 


Questo è quanto è riportato sul sito Cineblog.it:

"La Focus Features adatterà il romanzo sci-fi di Robert Silverberg How It Was When the Past Went Away, inizialmente pubblicato nel 1969 con l'antologia "Three of Tomorrow". Alex e David Pastor si occuperanno dello script, per una storia che si svolgerà all'indomani di un evento che causa la perdita di memoria di massa. Tutta colpa di un folle, che mette dell'anfetamina nell'acqua di San Francisco, con la città che lentamente inizia a cadere a pezzi. Gli abitanti non sanno più chi sono, con chi vivono, dove lavorano e senza memoria. Effetti devastanti della droga, per una storia raccontata come 'disaster movie'. Tra i produttori Wyck Godfrey e Marty Bowen della saga Twilight."  

Per raggiungere il frammento sopra riportato, anch'esso abbastanza datato, sono giunto su una pagina che riportava il nome di Ben Stiller, così ho pensato che il ruolo di Haldersen sarebbe stato assegnato a quell'attore - che ricordo soprattutto perché in un film rifiutava un pompino da una milf.

Nonostante l'adattamento di How It Was When the Past Went Away sia stato annunciato anni fa, dalle informazioni raccolte nel Web, sembra che il progetto non sia stato portato a compimento. Il mio timore è che possa andare alla deriva, come spesso accade alle cose in questo universo in sfacelo. 

BENEDIZIONE OSCURA

Autore: Walter M. Miller Jr.
Anno: 1951
Titolo originale: Dark Benediction
Lingua: Inglese
Tipologia narrativa: Romanzo breve
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Fantascienza apocalittica e post-
       apocalittica, fantareligione, clerical SF,
       fantapatologia, fantaerotismo
1a edizione it.: 1964
2a edizione it.: 1984
3a edizione it.: 1988
4a edizione it.: 1992
Editori (it.):
     Arnoldo Mondadori Editore (1984, 1988),
     Zillitti Editore (1964),
     Interno Giallo (1992) 
Edizioni italiane (antologie):    
    1964: Umani a condizione, Futuria 4
    1984: Catastrofi!, Oscar 1767 
    1988: Un cantico per Leibowitz - Benedizione
             oscura - Umani a condizione - Il mattatore
,
             I massimi della Fantascienza 17
    1992:
Il grande libro della fantascienza. Società
             del futuro. Romanzi brevi degli anni '50
,
             EdgarMammut 3.44
Traduttori:
     Arianna Rossi Livenzev (1964, 1988, 1992),
     Giuseppe Lippi (1984)
Dettagli dell'antologia Catastrofi!:    
    Titolo originale:
 Catastrophes!
    Curatore: Isaac Asimov
    Sezione: Distruzione dell'umanità 
Catalogo Vegetti:


Nota: Segnalo l'errato titolo originale nel Catalogo Vegetti: Dark Benedition (sic.). Manca la -c- di Benediction, come appare evidente a chiunque abbia anche soltanto una parvenza di dimestichezza col lessico inglese dotto di origine latina.

Trama: 

L'umanità è condannata a causa di una malattia che si propaga senza che nulla valga a frenarla. Le persone colpite mostrano vistose alterazioni della cute, su cui compaiono macchie grigiastre destinate ad estendersi e caratterizzate da un pullulare di terminazioni nervose ipersensibili che acuiscono i sensi. Per questo il morbo è stato battezzato neurodermatite (neuroderm). I contagiati sono chiamati volgarmente "pellaccia". Considerati immondi dalle persone sane, che li assimilano ai lebbrosi, questi "pellaccia" sono dominati dalla bramosia irresistibile di espandere il contagio. Sono dotati di papule erogene sui polpastrelli delle dita, simili alle formazioni perlacee che spesso si trovano sulla corona del glande. In pratica, è come se le dita di ogni "pellaccia" terminassero con un glande tumefatto, perennemente eccitato. Ne nasce una forma di erotismo perverso, bizzarro e macabro: questi individui mutati concupiscono le persone sane e cercano di consumare un atto di libidine palpando morbosamente ogni parte del loro corpo, traendone un indescrivibile piacere e propagando al contempo l'infezione tra le genti. In questo scenario di autolisi della società umana, il giovane Paul Harris Oberlin, non contagiato dal morbo, si innamora di Willow (Willie, in realtà sta per Wilhelmina), una ragazza che ha sviluppato la malattia. La salva da Georgelle, un dittatore genocida che vuole attuare lo sterminio di tutti i "pellaccia", pensando così di risanare l'umanità. Volendo trovare un modo per guarirla da uan ferita, Paul conduce Willie a Galveston, rendendosi presto conto di essere finito in una comunità religiosa costituita interamente da "pellaccia", guidata da monaci e suore. Qui incontra il dottor Seevers, un biochimico che gli rivela la vera natura della neurodermatite: si tratta di un'infezione causata da un parassita di origine extraterrestre, inviato sulla Terra da una lontana civiltà aliena. Paul comprende, anche se all'inizio non è facile, che si tratta di una condizione benefica, perché porta all'espansione dei sensi e a facoltà cognitive del tutto nuove. Il crollo della civiltà non è la fine del genere umano, bensì l'inizio di una nuova specie più dotata. Dopo mille esitazioni il giovane vince la sua repulsione per le condizione dei "pellaccia" e si abbandona all'amore con Willie, donando alle sue dita frementi il proprio corpo nudo e facendosi così contagiare.

Recensione:

A quanto pare Walter M. Miller Jr. (1923-1996) era fissato con un tema davvero inconsueto: la salvezza del genere umano ad opera del clero - aspetto non sfuggito a Giuseppe Lippi nella sua introduzione all'antologia. Non a caso è l'autore del famosissimo romanzo Un cantico per Leibowitz (A Canticle for Leibowitz), pubblicato per la prima volta nel 1959, che è incentrato sulla descrizione dell'opera civilizzatrice della Chiesa Romana su un mondo post-apocalittico ripiombato in una spaventosa barbarie e avvolto nelle dense tenebre dell'ignoranza. Tuttavia Benedizione oscura ha in sé anche qualcosa di profetico quanto sinistro: i ripugnanti "pellaccia", avidissimi palpatori di corpi nudi di ragazzini e di ragazzine, sembrano quasi far trasparire un simbolismo della pedofilia che infesta la Chiesa Romana! Tale piaga, che ora sappiamo connaturata al clero cattolico, all'epoca in cui Miller scrisse era qualcosa di cui non si poteva assolutamente parlare, nemmeno in un paese come gli Stati Uniti d'America, per tradizione caratterizzato da un grande pluralismo religioso e non privo di componenti fortemente antipapiste. Le ossessioni religiose di Miller non lo hanno salvato da una grave depressione: poco dopo la morte della moglie, che gli aveva dato quattro figli, terminò volontariamente la sua infelice esistenza con un colpo di fucile.  

Un medico pieno di antinomie

Quando ho letto il racconto, molti anni fa, sono rimasto particolarmente colpito dalla figura dello scienziato "pellaccia". Il dottor Seevers è una persona animata da un altissimo senso morale e al contempo un groviglio di contraddizioni insanabili. Se da una parte riconosce qualcosa di benefico nel morbo che ha annientato la civiltà e condannato la specie umana in quanto tale, come mai poi si astiene con ferreo rigore dal trasmettere tale condizione ad altri? In un passo egli rivela di sottoporsi a un doloroso quanto inutile trattamento, cauterizzandosi le papule erogene sui polpastrelli, lamentandosi della loro continua formazione e affermando la sua determinazione a non conoscere mai le delizie date dalla palpazione della pelle di persone sane. Pensa che, non sapendo cosa si perde, non avrà mai rimpianti. Si professa ateo, ma in realtà a guidarlo sembra essere la dottrina cattolica dell'abnegazione e del rifiuto del piacere, considerato peccaminoso in quanto tale - nei laici ovviamente, essendo il suo esercizio permesso invece ai membri del clero, sia pure tra mille ipocrisie e nascondimenti. Probabilmente gli effetti dell'immersione in un ambiente impregnato di religosità cattolica ha del tutto riplasmato il biochimico, senza che nemmeno se ne accorgesse.

Inquietanti interrogativi

Nonostante il giovane Paul abbia infine accettato la rivelazione del dottor Seervers sulla nascita di una nuova specie dalle ceneri dell'umanità, qualcosa in lui agita ripugnanza e dubbi spaventosi su ciò che è umano e su ciò che non lo è.

"Ma la pelle grigia... i palpi gustativi nelle dita... micro-organismi alieni che scavavano nei nervi e nel cervello umano... tutto ciò gli metteva i brividi. L'Uomo, trasformato per soddisfare i gusti di un pugno di parassiti "benevoli", era ancora Uomo? O era qualcos'altro? Piccoli agricoltori batterici sepolti nella pelle che coltivavano cellule nervose come l'uomo coltiva il grano... piccoli divoratori che mangiano uno e piantano due, che seminano nuovi sensi e rimpastano le fibre gustose del cervello..."

Mentre il protagonista è preso da queste riflessioni mortificanti, la dura realtà dei fatti non ne è minimamente toccata: la minaccia del genocida Georgelle non è scongiurata e incombe su Galveston.

Note di linguistica lippiana

Trovo divertente l'uso della parola ghenga per indicare una banda di delinquenti o come sinonimo di "feccia". Ormai il vocabolo non sembra essere più molto comune in questa lingua italiana che presenta sempre più evidenti segnali di sofferenza e che appare meno incline all'assimilazione fonetica dei barbarismi. Ecco il passo in questione: 

"Le uniformi gli ricordavano quelle delle ghenghe di teppistelli negli slum: anche loro usavano maglioni di un colore speciale e parole d'ordine."

Penso sia in ogni caso utile far notare che ghenga ha un'origine trasparente: è l'adattamento dell'inglese gang "banda, gruppo di delinquenti", da cui deriva gangster "criminale membro di una banda", formato con lo stesso suffisso -ster che si trova anche nel sinonimo mobster, oltre che in alcune formazioni come youngster "giovanotto" e songster "musicista vagabondo". Vediamo che nella traduzione di Lippi figura, non tradotta, la parola slum, che negli anni ottanta era già popolare. Non mi risulta che ci siano mai stati tentativi di adattamenti fonetici all'italiano. La traduzione lippiana ci mostra stratificazioni lessicali e sedimentazioni da cui spuntano gemme di svariati tipi.   

Biblioteca Galattica

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giovedì 15 novembre 2018


SEMI DEL CREPUSCOLO

Autore: Raymond Z. Gallun
Anno: 1938
Titolo originale: Seeds of Dusk
Lingua: Inglese
Conlang(s): Itorloo
Tipologia narrativa: Racconto lungo 
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Xeno SF, fantabotanica, fantabiologia,
    fantapatologia, fantascienza apocalittica  
1a edizione it.: 1979
2a edizione it.: 1984
Editori (it.): Editrice Nord (1979),
Arnoldo
     Mondadori Editore (1984)

Edizione italiana (antologie):
     1979: Avventure nel tempo e nello spazio, Grandi
          Opere Nord 5
     1984: Catastrofi!, Oscar 1767
Traduttori:
     Giuseppe Lippi (1984),
     Rita Botter Pierangeli (1979)
Dettagli dell'antologia Catastrofi!
    Titolo originale: Catastrophes!
    Curatore: Isaac Asimov
    Sezione: Distruzione dell'umanità  
Catalogo Vegetti: 



Trama:

La Terra è ormai moribonda. Le specie più evolute che vi si trovano sono gli umanoidi Itorloo, discendenti del genere umano, e un tipo di corvi altamente sociali in grado di parlare. In questo scenario, già di per sé non troppo allegro, fa la sua comparsa qualcosa di imprevisto quanto letale: sono le spore aliene provenienti da Marte. Per la verità, nemmeno Marte era il luogo d'origine di questi temibilissimi agenti infestanti. Prima di prosperare sul Pianeta Rosso, avevano infestato Ganimede. Quando gli Itorloo si accorgono del flagello, è già troppo tardi: i tentativi di disinfestazione risultano fallimentari. Le piante aliene, dotate di prodigiose capacità di adattamento e di grandissima intelligenza, fabbricano e diffondono un patogeno studiato a bella posta per annientare gli Itorloo. Una febbre mortale divora gli eredi dell'umanità, proprio quando fervono i preparativi per la loro migrazione su Venere.  

Recensione: 

Un angosciante racconto di xenobiologia. Del resto, se un autore che tratta di xenobiologia non scrivesse cose angoscianti, farebbe meglio a occuparsi dei Puffi! Il geniale fondamento della narrazione di Seeds of Dusk è una pianta infestante i cui semi vagano tra gli spazi interstellari, cullati dai venti cosmici, programmati per attecchire su pianeti adatti e uccidere tutti i viventi autoctoni che vi si trovano. Una pianta mostruosa dotata tra l'altro di raffinati organi di senso e di una potente memoria epigenetica, essendo persino in grado di riconoscre le sagome degli umanoidi e i loro veicoli, avendone visti di simili innumerevoli altre volte in passato. Quando lessi da giovane quest'opera di Gallun ero febbricitante e sentii in me il comando del genoma che mi imponeva di sopravvivere all'infezione, proprio come Zar, il sanguigno protagonista Itorloo, che si imponeva di lottare anche quando ormai era contaminato e condannato. Adesso, a distanza di tempo, sono convinto che l'annientamento dell'umanità ad opera di una pandemia sarebbe una cosa quanto mai auspicabile, in grado di cancellare definitivamente ogni problema e ogni sofferenza. Sarebbe una delle soluzioni migliori, anche se lì per lì si soffrirebbe un po'. Ognuno di noi forse reagirebbe come Zar, che non voleva arrendersi per nessun motivo, che con i suoi ultimi barlumi di forze ancora sognava una stagione di piaceri brutali su Venere, avventure anche erotiche che non ci sarebbero mai state. Questa tensione genetica è descritta e comunicata in modo magistrale. La cosa davvero notevole è che Seeds of Dusk fu scritto nel lontano 1938, eppure non dimostra la sua età, anche se certi concetti come l'abitabilità di Venere sono ormai da tempo obsoleti.

Dinamiche involutive

Gli Itorloo, chiamati "i freddi, crudeli, astuti esserini che discendevano dagli uomini" (the cold, cruel, cunning little beings who were the children of men), sembrano il concentrato di ogni aspetto deteriore della nostra specie. Quelle che furono le doti dell'umanità si sono da lungo tempo dissolto, perché gli accoppiamenti hanno favorito i peggiori energumeni. Non è stata tanto l'intelligenza a svilupparsi, quanto la furbizia, la capacità di nuocere con l'inganno - anche se va detto che la tecnologia ereditata si è conservata abbastanza bene. Per gli Itorloo l'empatia è inesistente, la violenza anche sessuale è una somma virtù e la tortura è un genere voluttuario. Le dimensioni del corpo si sono ridotte rispetto a quelle degli antenati umani, con ogni probabilità per via della diminuzione delle risorse e dell'ostilità dell'ambiente. 

La lingua degli Itorloo

L'autore pianta i semi di una conlang che però non sviluppa. La frase "Itorloo loaaah!", pronunciata da un corvo in grado di parlare, significa "Itorloo, pericolo!"; già sappiamo che Itorloo è l'endoetnico degli epigoni degenerati dell'antica umanità (voce di etimologia incerta). Per coincidenza o per cosciente intenzione dell'autore, il termine loaaah "pericolo" richiama nella forma grafica al nome degli spiriti della religione Voodoo di Haiti e della Louisiana, anche se chiaramente il significato attribuito non ha connessione alcuna con quello del vocabolo pseudo-africano. In realtà la pronuncia è senz'altro diversa: nel linguaggio del Voodoo, loa suona /lwa/ e deriva dal francese le lois "la legge". Possiamo supporre che proprio questo termine religioso sia stato all'origine dell'ispirazione di Gallun. 

La ricerca onirica dell'Antico Kolum

Gli Itorloo compaiono in un racconto di Jordan S. Bassior, The Dream-Quest of Old Kolum, del 2013, di cui si può leggere il primo capitolo in questo blog:  


Non sono riuscito a trovare i capitoli seguenti. Il titolo dimostra un citazionismo spinto che trovo abbastanza fastidioso. Dell'autore non so praticamente nulla e quanto ho letto lo trovo poco avvincente.  

Biblioteca Galattica

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STELLE, VOLETE NASCONDERMI?

Autore: Ben Bova
Anno: 1966
Titolo originale: Stars, Won't You Hide Me?
Lingua: Inglese
Tipologia narrativa: Racconto
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Fantascienza apocalittica, Space opera,
     fantacosmologia
Edizione it.: 1984
Editore (it.): Arnoldo Mondadori Editore 
Edizione italiana (antologia):
   
Catastrofi!, Oscar 1767
Traduttore: Giuseppe Lippi
Dettagli dell'antologia:    
    Titolo originale: Catastrophes!
    Curatore: Isaac Asimov
    Sezione: Distruzione dell'Universo

Catalogo Vegetti:



Trama: 

L'umanità è stata annientata dalla specie aliena degli Altri, che è riuscita ad uccidere ogni singolo individuo con l'unica eccezione di Holman, a tutti gli effetti il Superstite. In fuga sulla sua astronave, Holman apprende da un alieno della specie degli Osservatori l'origine e la cronistoria di questa guerra genocidaria. In origine il genere umano si era espanso tra le stelle e aveva subìto epurazione da parte degli Altri, che l'avevano confinato sulla Terra, causando una spaventosa era glaciale per impedirgli ogni nocivo progresso. Tuttavia la glaciazione era finita e una nuova ondata di espansione cosmica dell'umanità era iniziata, provocando una nuova rappresaglia da parte degli Altri, questa volta più radicale. Qual era l'origine di tutto questo? Semplice: gli umani avevano trovato il modo di rendersi immortali tramite il genocidio di una specie aliena indifesa, il Popolo dei Fiori. Per ogni persona immortale, un individuo del Popolo dei Fiori doveva morire. Così la voce dell'Osservatore spiega al Superstite che anche durante la prima espansione cosmica l'umanità aveva individuato in un popolo alieno pacifico una fonte di composti dell'immortalità, avviandone l'annientamento. A questo punto l'Osservatore tace. Un rappresentante degli Altri si manifesta con la propria voce prendendo possesso del computer dell'astronave e afferma la necessità della totale estinzione della specie umana: ucciso Holman, il compito sarà concluso. Giudice, giuria e boia al contempo, l'araldo degli Altri sta per eseguire la sentenza, quando all'improvviso la sua voce tace. Si manifesta una catastrofe improvvisa: l'universo collassa di colpo in totale spregio della relatività gemerale. Sbalzata fuori dal cosmo, l'astronave di Holman è l'unico oggetto sopravvissuto alla forza stritolatrice della gravità. L'ultimo uomo dell'universo urla di gioia e di trionfo: egli è il peccatore che in modo del tutto inatteso è riuscito a sfuggire al Giudizio.  

Recensione: 

La natura conflittuale e aberrante della specie Homo sapiens non è davvero messa in discussione in questo racconto, nonostante le molte pecche insanabili che sono rinfacciate al Superstite, suo ultimo rappresentante, prima dalla voce di un Osservatore e poi da quella di uno degli Altri. Anche se Holman rimane in preda allo shock di fronte alla rivelazione del progetto genocidario nei confronti del Popolo dei Fiori per creare umani immortali, scatta alla fine in lui un orgoglio tipico dell'americano medio: affermare come un vanto ogni aberrazione. La sentenza degli Altri è chiara: "Appartieni a una razza maledetta. Una razza di assassini. La vostra punizione è l'estinzione. Estinzione totale. Per tutta l'umanità. Tutta. Non hai il diritto di resistere. La tua razza è malvagia." Di fronte a parole tanto chiare e condivisibili, Holman reagisce con il solito crogiolo di baggianate, facendo il panegirico di un'umanità viva e vitale, la cui natura comprende aspetti creativi e assassini indissolubilmente legati, che avrebbe quindi diritto di propagarsi a qualsiasi costo. 

Un ritmo apocalittico 

Il racconto è inframmezzato dai versi di un canto religioso di un certo interesse. Ne riporto il testo:

O peccatore, dove pensi di nasconderti 
O peccatore, dove pensi di nasconderti
 
O peccatore, dove pensi di nasconderti 
Quando sarà venuto il giorno? 
 
Ti nasconderai sulla luna: o luna, vuoi nascondermi?
Ma disse il Signore: O peccatore, la luna sanguinerà
Quel giorno.

Correrai verso il mare: o mare, mi nasconderai?
Ma il Signore disse: O peccatore, il mare sarà prosciugato
Quel giorno.

Ti nasconderai presso il Signore: O Signore, vuoi nascondermi?
Ma il Signore dice: O peccatore, dovrai a lungo pregarmi
Quel giorno. 

Ti nasconderai presso Satana: O Satana, vuoi nascondermi?
E Satana risponde: O peccatore, tira dritto
Perché è venuto il giorno.

Ti nasconderai fra le stelle: Stelle, volete nascondermi?
Ma il Signore disse: O peccatore, le stella cadranno
Quel giorno. 

Angoscia assoluta, senso di inesorabilità, Morte Eterna che incombe: il testo è un autentico capolavoro poetico. Si tratta di Sinner Man (Sinnerman), un tradizionale spiritual afroamericano, interpretato negli anni '50 da Les Baxter, the Swan Silverstones, the Weavers e altri, e nel 1965 da Nina Simone in una versione estesa. Diversi testi che ho trovato nel Web sono un po' diversi da quello riportato da Ben Bova. L'originale più aderente a quello usato dall'autore deve essere il seguente: 


(Refrain)
O sinner-man, where are you going to run to?
O sinner-man, where are you going to run to?
O sinner-man, where are you going to run to
     All on that day?

Run to the moon: O moon, won't you hide me?
Run to the moon: O moon, won't you hide me?
Run to the moon: O moon won't you hide me
     All on that day?

The Lord said : O sinner-man, the moon'll be a-bleeding,
The Lord said : O sinner-man, the moon'll be a bleeding,
The Lord said : O sinner-man, the moon'll be a-bleeding
     All on that day.

(Refrain: O sinner-man, etc.)
Run to the stars: O stars, won't you hide me? etc.
The Lord said : O sinner-man, the stars'll be a-falling, etc.
(Refrain: O sinner-man, etc.)

Run to the sea: O sea, won't you hide me? etc.
The Lord said : O sinner-man, the sea'll be a-sinking, etc.
(Refrain: O sinner-man, etc.)

Run to the rocks: O rocks, won't you hide me? etc.
The Lord said : O sinner-man, the rocks'll be a-rolling, etc.
(Refrain: O sinner-man, etc.)

Run to the Lord : O Lord, won't you hide me? etc.
The Lord said : O sinner-man, you ought to been a-praying, etc.
(Refrain: O sinner-man, etc.)

Sinner-man says: Lord, l've been a-praying, etc.
The Lord said : O sinner-man, you prayed too late, etc.
(Refrain: O sinner-man, etc.)

Run to Satan: O Satan, won't you hide me? etc.
Satan said : O sinner-man, step right in, etc.
(Refrain: O sinner-man, etc.)

Come si può vedere, nel racconto mancano soltanto le pietre e le stelle sono messe per ultime.

Le opinioni di Giuseppe Lippi sul racconto

Queste sono le parole del traduttore dell'antologia Catastrofi! nella sua introduzione, Le catastrofi liriche, a proposito del singolare racconto di Ben Bova:

"Parliamo della morte, allora, per differirla, per farne un oggetto di burla. Ben Bova sembra addirittura tentato di negarla: il genere umano uscirà sempre e comunque vincitore, in una visione del mondo che non fa pensare tanto a Prometeo quanto a John Campbell e ai Berretti Verdi. La morte sono gli Altri, gli alieni spietati e invisibili, mentre noi siamo "all right" anche di fronte al collasso dell'universo."

Quale nuovo inizio?

In effetti è un racconto di grande arroganza. Merita di essere segnalato per la sua natura mostruosa. Alla fine, di fronte al Big Crunch, una catastrofe cosmica che fa collassare tutte le galassie in un punto, ecco il superstite che giubila, tremando di esaltazione per essere riuscito a sottrarsi chissà come alla spaventosa forza gravitazionale. Sicuro della cessazione definitiva della minaccia degli Altri, subito pensa di poter dare un nuovo inizio al genere umano, anche in condizioni tanto avverse ed estreme. Sì, certo, tramite parto anale!

Fissismo linguistico

Notiamo un gravissimo difetto che ricorre in un numero immenso di opere fantascientifiche: la lingua dell'umanità, l'inglese americano, è considerata immutabile nei millenni e addirittura nei milioni, nei miliardi di anni. Manca la consapevolezza del mutamento linguistico, nonostante sia sotto gli occhi di tutti che l'inglese di Beowulf è tanto diverso da quello di Obama e di Trump da essere irriconoscibile. Se una lingua è tanto cambiata in poco più di un millennio, a quali stravolgimenti andrebbe incontro in tempi più lunghi? Ve lo dico io: nel giro di diecimila anni, se questo sciagurato genere umano potesse sopravvivere tanto - e mi auguro che così non sia - la lingua inglese darebbe origine a un gran numero di discendenti tra loro mutuamente inintelligibili, lontani da tutto quello che oggi conosciamo come il francese è lontano dal turco. 

Biblioteca Galattica

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VIA DAL FUOCO 

Autore: Harry Harrison
Anno: 1975
Titolo originale: Run from the Fire
Lingua: Inglese
Tipologia narrativa: Racconto
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Realtà parallele, viaggi nel tempo,
     ucronie, fantascienza apocalittica  
Edizione it.: 1984
Editore (it.): Arnoldo Mondadori Editore
Edizione italiana (antologia):
    Catastrofi!, Oscar 1767
Traduttore: Giuseppe Lippi
Dettagli dell'antologia:    
    Titolo originale: Catastrophes
    Curatore: Isaac Asimov
    Sezione: Distruzione del sole

Catalogo Vegetti:


Trama:

Mark Greenberg è un avvocato ashkenazita newyorkese che viene avvicinato da Arinix, un agente di un'organizzazione in grado di viaggiare tra le linee temporali. Di colpo viene messo di fronte a una realtà sconvolgente. Esistono infiniti universi paralleli e in molti di questi esiste una copia della Terra. In moltissimi di questi pianeti gemelli non si è mai sviluppata la vita, in altri la vita è presente ma non esiste la specie umana, in altri ancora invece esiste, ma il corso storico è stato molto diverso dal nostro. Cosa inquietante, anzi, spaventosa, è il fatto che la maggior parte di queste Terre è accomunato da un evento catastrofico: il sole ha la tendenza a subire una trasformazione esiziale. Nel gergo degli astronomi e dei fisici, si definisce così il fenomeno: il sole abbandona la sequenza principale, nel suo nucleo si innesca il ciclo dell'elio (reazione di Salpeter) e avviene così l'evoluzione in una stella gigante rossa. A causa di questo, il sole si espande e la sua radiazione crescente comincia a diventare una minaccia per la vita. I viaggiatori tra gli universi paralleli provengono da un pianeta chiamato Odio, perché sfigurato dal sole mutato. Un individuo geniale di quel mondo ha trovato il modo per compiere viaggi in altre linee temporali, così ne è nata un'organizzazione votata al salvataggio del maggior numero possibile di esseri umani dalla furia del mostro solare. Arinix rivela a Mark il motivo della scelta: è dovuta al solo fatto che parla la lingua degli Oneida, essendo cresciuto tra loro. In una linea temporale in cui il sole è destinato a mutare entro la fine del secolo, l'Europa è sprofondata in una perenne preistoria a causa di religioni granitiche, la cui superstizione impedisce di uscire dal Neolitico. L'America non è mai stata raggiunta e la Lega delle Nazioni Civili Irochesi è la massima potenza sul globo. Il precedente inviato tra gli Oneida, il Mohawk Joseph Wing, è stato ucciso per essersi mostrato un po' troppo esuberante con una fanciulla, così è necessario qualcuno che, avendo le necessarie conoscenze linguistiche, possa sostituirlo. Mark si reca così nel mondo alternativo descritto, col compito di trasferire gli Irochesi in un mondo vergine, tuttora popolato dalla megafauna pleistocenica e privo di esseri umani, il cui sole è tranquillo.   

Recensione:

Un capolavoro esaltante, che mi ha profondamente colpito quando l'ho letto per la prima volta e che ha lasciato in me un segno: nel corso degli anni non l'ho mai dimenticato. All'epoca in cui venni a conoscenza di Via dal fuoco ero giovane e simili narrazioni mi aprivano la mente, proiettandola nell'Infinito, erano come boccate di ossigeno che mi mantenevano in vita, impedendomi di avvizzire nel grigio mondo che mi circondava. Bizzarramente per me l'autore, Harry Harrison (1925-2012), è finora rimasto per me soltanto un nome. Non ho mai approfondito la sua ricchissima bibliografia, che include un gran numero di romanzi e di racconti, né ho letto altre sue opere oltre a quella in analisi. Una mancanza a cui intendo porre quanto prima rimedio. Del resto non faccio mistero del fatto che la mia cultura fantascientifica è abbastanza erratica e piena zeppa di lacune che per molti appassionati sarebbero inconcepibili. Quello a cui guardo è la sostanza delle cose, che cerco di indagare con ogni mezzo, e mi faccio beffe dell'isterismo delle comunità di lettori idolatri e della limitatezza estrema dei loro intelletti.

Problemi ontologici

L'ontologia temporale presupposta dal racconto è complessa e sembra implicare l'esistenza di infiniti universi sviluppatisi a partire da un singolo evento primordiale. Non è tuttavia un multiverso del tipo presupposto dal fisico americano Hugh Everett III (1939-1982), in cui i corsi temporali si dipartono ad ogni collasso della funzione d'onda quantistica in ogni singolo universo a partire da ogni singolo evento - modello questo che è fortemente critico, come ho mostrato a suo tempo in un articolo sul problema degli infiniti eruttivi. Le linee temporali descritte da Harrison sono universi paralleli nel senso più letterale del termine: in condizioni naturali, senza influenze esterne, evolvolo l'uno accanto all'altro senza la benché minima interazione reciproca. Il passaggio da uno di questi universi all'altro, operato dagli agenti del pianeta Odio, non comporta la benché minima violazione di regole di selezione e non ha effetti deleteri sull'universo in cui i viaggiatori arrivano, né su quello da cui sono partiti. Tutto ciò è suggestivo e oltremodo interessante, anche se non privo di difficoltà concettuali. Per ottenere due universi, caratterizzati entrambi dall'esistenza della Terra e da corsi storici tra loro abbastanza simili, con entità riconoscibili come il Cristianesimo, gli Stati Uniti d'America, il Sudafrica e via discorrendo, sarebbero necessari lunghissimi periodi in cui le interazioni tra ogni singola particella sono assolutamente identiche nei due contesti, per poi cambiare a un certo punto - che possiamo chiamare Punto di Divergenza, anche se mi rendo conto che questa designazione è abbastanza arbitraria. Oppure dovremmo supporre che i due universi, pur avendo corsi storici confrontabili, si siano prodotti a partire da stati iniziali molto diversi tra loro, senza un vero Punto di Divergenza, nel qual caso le somiglianza sarebbero il prodotto di una serie di enigmatiche convergenze. Come definire i rapporti tra gli eventi nei diversi universi paralleli? Oppure dobbiamo ammettere l'esistenza di un'Entità esterna, un Cosmocratore, un Demiurgo, una spaventosa forza che ha modellato consapevolmente queste diverse linee cosmiche per far sì che assumessero un dato aspetto, insito in un progetto predefinito e per noi inconoscibile? Domande a cui per ora non c'è risposta, né sono sicuro che lo stesso autore del racconto si sia posto questi problemi filosofici. 

Note etimologiche

Nel racconto di Harrison è riportato il termine amerindiano orenda, che indica una forza soprannaturale che possiede un individuo e gli fa compiere miracoli, ossia azioni portentose, impossibili a un comune essere umano. Il concetto è diffusissimo tra le tribù del Nordamerica. L'orenda di uno sciamano determina il suo grande potere magico, la sua capacità di profetare e di leggere la sorte. L'orenda di un cacciatore determina la sua capacità di avere successo nel catturare o abbattere selvaggina. L'orenda delle nazioni determina l'esito della guerra. Anche la Natura ha orenda, ad esempio il termine è usato in riferimento a fenomeni in cui si scatena la forza bruta degli elementi, come le tempeste. Si può dire che l'orenda sia una forza panteista che innerva ogni cosa, che si manifesta dovunque, ma che è distinta dalla vita, dallo spirito delle persone e dai fantasmi. Le nazioni Mohawk, Oneida e Cayuga pronunciano la parola orenna o karenna. In Tuscarora la forma in uso è urente, presso gli Uroni (Wyandot) è - o meglio era - orenda o iarenda. In Lakota è chiamato wakd o mahopa, nelle lingue Algonchine è chiamato manitowi (è il famoso Manitou tradotto come "Grande Spirito"), nel remoto Shoshone è chiamato pokunt. La parola irochese per indicare un uso malvagio, letale e distruttivo dell'orenda è otgon.


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Considerazioni finali

A quanto pare c'è stata un'unica edizione italiana di questo splendido e meritorio racconto. Questo ci dice il Catalogo Vegetti. Trovo che sia senz'altro il caso di riproporre Via dal fuoco: trovo inconcepibile che una simile gemma possa scivolare nell'Oblio.

mercoledì 14 novembre 2018


NEL CENTRO

Autore: Larry Niven
Anno: 1966
Titolo originale: At the Core
Aka: Pubblicità negativa
Lingua: Inglese
Tipologia narrativa: Racconto
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Space opera, grottesco, fantascienza
     apocalittica
1a edizione it.: 1974
2a edizione ita: 1984
Editore (it.): Arnoldo Mondadori Editore 

Edizione italiana (antologie):
    1974: Reliquia dell'Impero, Urania 642
    1984: Catastrofi!, Oscar 1767

Traduttori:

     Beata della Frattina (1974),
     Giuseppe Lippi (1984)
Dettagli dell'antologia Catastrofi!:     
    Titolo originale: Catastrophes!
    Curatore: Isaac Asimov
    Sezione: Distruzione della Terra

Catalogo Vegetti:


Trama:

Un'avventura spaziale con i Burattinai, che sono grotteschi e bizzarrissimi alieni con due teste. Questi alieni bicipiti inviano Beowulf Shaeffer fino al nucleo galattico perché da quelle regioni cosmiche inesplorate provengono segnali a loro avviso assai preoccupanti. L'uomo, avvicinatosi alla destinazione con un'astronave innovativa, la Lunga gittata, scopre che la distruzione è in atto: una serie di supernove in esplosione ha già reso inabitabile il centro della galassia. Anzi, l'espansione del fronte apocalittico non lascia speranza: la galassia è destinata a diventare intabitabile, anche se ci vorranno circa 20.000 anni prima che le radiazioni giungano a devastare l'Ecumene. Shaeffer ritorna e fa il suo rapporto ai Burattinai, ricevendo il compenso pattuito. A questo punto le creature bicipiti fanno subito qualcosa di molto logico, di cui nessun umano a parte l'eroico Shaeffer potrebbe sospettare il motivo... 

Recensione:

Notevole e interessante, anche se purtroppo è fantascienza obsoleta a tutti gli effetti: all'epoca in cui fu scritta le conoscenze sugli esopianeti e sulla loro formazione erano praticamente nulle. I viaggi interstellari li si faceva abbastanza facili nel mondo della fantascienza, concependo a getto continuo ogni sorta di escamotage per aggirare i vincoli imposti dalla teoria della relatività di Albert Einstein. Negli anni '70 si credeva ancora che l'intera galassia fosse potenzialmente abitabile. Lo stesso Asimov non vedeva nulla di assurdo nell'idea di pianeti simili alla terra posti proprio nel bel mezzo della Via Lattea. Ricordo ancora i primi timidi sospetti di inabitabilità causati dall'elevata densità stellare nel nucleo della galassia, che avrebbero innalzato temperatura e radiazione di eventuali pianeti formatisi in condizioni tanto estreme. Oggi siamo consapevoli del fatto che le regioni del nucleo galattico sono inabitabili a causa della spaventosa intensità delle radiazioni cosmiche dovuta non soltanto alla densità di stelle, ma anche alla presenza di buchi neri supermassicci, autentiche mostruosità al cui confronto i biblici Leviathan e Behemoth ci apparirebbero tranquillizzanti come la favola di Cappuccetto Rosso... o come i Puffi! Se sospendiamo l'incredulità, quest'opera di Larry Niven resta tuttora godibile. L'umorismo del protagonista Beowulf Shaeffer è leggero ma penetrante, ha l'effetto di una boccata d'ossigeno. 

Alcune parole aliene

Kdatlyno è il nome di una civiltà galattica. Non si capisce se sia un endoetnico o se sia il nome attribuito loro dai Burattinai. Bizzarramente il traduttore, il buon Giuseppe Lippi, utilizza gli articoli "il, i, un, etc." con questo nome: i Kdatlyno, dei Kdatlyno, quando a me parrebbe assai più logico usare gli articoli "lo, gli, uno, etc.", ossia gli Kdatlyno, degli Kdatlyno. Questo accade perché la maggior parte della gente fatica molto a pronunciare gruppi consonantici iniziali e immagina che le consonanti K- e -d- debba esserci una vocale sfuggente, come se fosse Kadatlyno. Come viene precisato, questi Kdatlyno sono ciechi a tutte le lunghezze d'onda tranne le onde radar. Una loro opera d'arte, esposta in un museo dei Burattinai e mostrata a Beowulf Shaeffer, è chiamata Hrodenu e ha come titolo SPAZIO IPERLUCE. Sul reale significato della parola non posso avanzare che timide ipotesi. Sarà un vocabolo dei Burattinai o degli Kdatlyno? A quanto pare, il modo migliore per godere dell'esperienza artistica con questo Hrodenu è leccarlo, come se fosse un succoso cunnus o un ano femminile simile a un bocciolo di rosa. Evidentemente le questioni igieniche derivanti da stratificazioni di salive promiscue non preoccupano troppo i Burattinai, che sotto sotto devono essere ben laidi.

Kzinti è il nome di una civiltà galattiva di energumeni assai bellicosi, di abitudini puramente carnivore. Anche questa volta non si capisce se Kzinti sia un endoetnico o se sia un epiteto poco lusinghiero appioppato dai Burattinai. L'unico modo per trattare con questi Kzinti è, a detta degli stessi Burattinai, assestare terribili mazzate ma astenersi dallo sterminio, concedendo qualcosa al commercio, vendendo loro cibarie, acquistando strani metalli e inviando come ludo-terapista qualche fellatrice particolarmente disinibita. Bizzarramente, il buon Giuseppe questa volta utilizza nella sua traduzione gli articoli "lo, gli, uno, etc." davanti al nome di questo popolo alieno: gli Kzinti, degli Kzinti. Perché gli Kzinti ma i Kdatlyno? Misteri della linguistica aliena!

Che dire? Larry Niven aveva una gran fantasia che ne avrebbe fatto un buon creatore di lingue costruite. Sapeva plasmare parole assai peculiari, con una fonotassi stravagante quanto suggestiva. Peccato a quanto pare che la glottopoiesi non fosse per lui una passione dominante! 

I Burattinai, che bizzarramente hanno dato alla loro società commerciale il nome inglese General Products, sono senza dubbio la forma di vita più intelligente della galassia plasmata da Niven. Consapevoli che l'annientamento incombe, lasciano precipitosamente la Via Lattea: anche un lasso di tempo di molti millenni li mette in grande allarme e li incoraggia a non perdere tempo, come se l'arrivo delle radiazioni mortifere potesse violare le leggi stesse della fisica ed essere questione di pochi giorni. Di fronte a questa trovata geniale, possiamo dire che la paranoia sia uno svantaggio evolutivo? Certo che no! 

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IL GIORNO DEL GIUDIZIO

Autore: Lloyd Biggle Jr.
Anno: 1953
Titolo originale: Judgement Day
Lingua: Inglese
Tipologia narrativa: Racconto  
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Fantascienza apocalittica
Edizione it.: 1984
Editore (it.): Arnoldo Mondadori Editore
Edizione italiana (antologia):
    Catastrofi!, Oscar 1767
Traduttore: Giuseppe Lippi
Dettagli dell'antologia:
    Titolo originale:
 Catastrophes!
    Curatore: Isaac Asimov
    Sezione: Distruzione del sole
Catalogo Vegetti: 


Trama:

Lem Dyer è capace di trasformare in realtà le sue visioni. Ognuna di queste immagini mentali è un possibile futuro, che una volta che l'uomo compie la sua scelta, questa si realizza immancabilmente. Nemmeno lui sa perché, ma è così, questo gli ha insegnato la sua esperienza. Accade però un giorno che viene condannato a morte perché accusato di un atroce delitto che non ha commesso. La folla lo vuole linciare. Mentre Lem si trova sul patibolo, pronto per l'impiccagione, cerca disperatamente qualcosa che lo salvi. Le alternative passate in rassegna non lo convincono. Alla fine però vede il sole esplodere. Ecco la sua scelta!

Recensione:

La breve e secca narrazione di Lloyd Biggle Jr. (1923-2002) si fonda sulla teoria tensionale del tempo con futuro ramificato. Come nel racconto Next (The Golden Man) di Philip K. Dick, del 1954, il protagonista non ha soltanto la facoltà di vedere diversi futuri possibili, ma anche quella di decidere quale si realizzerà. Se il mutante descritto da Dick sceglieva tra varie alternative che non dipendevano dalla sua volontà - in pratica scrutava le possibilità in anticipo - alla fine del racconto si ha quasi l'impressone che l'uomo descritto da Lloyd Biggle Jr. abbia il potere di fabbricarsi dal nulla le visioni e di inverarle con la sua sola forza di volontà. Questo pone gravi interrogativi ontologici. Il sole infatti, stando alle leggi della fisica, non può esplodere senza una causa, così, all'improvviso. Un'esplosione deve originarsi nel nucleo e quindi propagarsi verso la superficie, cosa che non può essere istantanea: date le dimensioni dell'astro, ci vorrebbe del tempo. Quindi l'onda catastrofica dell'esplosione dovrebbe raggiungere la Terra, posta a 149.597.870,7 chilometri dal sole, una distanza che la luce impiega 8,31 minuti a percorrere. Visto che l'esplosione non può viaggiare a velocità superluminali, ne consegue che nel momento in cui Lem Dyer vede il sole esplodere e riversare la distruzione sulla Terra, le cause dell'esplosione devono già essere reali da almeno 8,31 minuti. Quindi, stando così le cose, se davvero il sole esplode e incenerisce ogni cosa sul pianeta... sarebbe esploso comunque, in qualsiasi circostanza, indipendentemente dall'immagine mentale dell'uomo e dalla sua scelta. E se Lem avesse scelto di morire e di non innescare la catastrofe? Cosa sarebbe successo? Come sarebbe stata definita la catena di causazione? Comprendete il paradosso?

Questo è un sito che può aiutare a capire meglio il problema: 


Ecco come viene descritta l'immagine mentale di Lem, che disegna la visione definitiva:

"Il sole estivo, alto e brillante a mezzogiorno, che all'improvviso esplodeva come impazzito, squarciava i cieli, inceneriva la campagna e i vermi umani in un'unica vampa abbacinante, e faceva evaporare i fumi, fondeva il cemento, mandava in ebollizione la polvere sotto i piedi..."

L'annuncio dell'Araldo di Distruzione è sublime, semplicemente sublime! Ben deprimente è invece la descrizione del villaggio in cui Lem Dyer conduce la sua infelice esistenza, un paesino americano dominato dal Ku Klux Klan, in cui il reverendo della Chiesa Metodista è al contempo un Gran Dragone degli Incappucciati - e Gran Maestro della locale loggia massonica, ça va sans dire. Anche se queste connessioni non vengono menzionate esplicitamente, le si può comunque inferire da numerosi indizi. La tipica ottusità statunitense, l'ignoranza essenziale che esala dal suolo, fa sì che un uomo non sposato, che non ha mai avuto la ragazza, che ha fama di essere un po' tocco, sia automaticamente accusato di essere un assassino e un pedofilo, nel momento stesso in cui recupera il corpo estinto di una bambina dalle acque del fiume. L'onda solare, annichilitrice di vermi umani, è in realtà la personificazione di Nemesi, incaricata di rimuovere l'Iniquità! 

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NAVE DA PREDA

Autore: Cyril M. Kornbluth
Anno: 1958
Titolo originale: Shark Ship

Aka:
Nave squalo, La Nave-Squalo, La virtù
     sterminatrice  

L
ingua:
Inglese
Tipologia narrativa: Racconto lungo / romanzo breve 
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Distopia, fantascienza sociale,
     fantareligione, fantascienza post-apocalittica 
1a edizione it.: 1964

2a edizione it.:
1967
3a edizione it.: 1984
4a edizione it.: 1987
Editori (it.):
     Arnoldo Mondadori Editore (1964, 1984, 1987),
     Giacomo Feltrinelli Editore (1967)
Edizioni italiane (antologie): 
   1964:
Dimensioni vietate, Urania 334
   1967:
Fantasesso, Il brivido e l'avventura 25
   1984:
Catastrofi! Oscar 1767
   1987: Oltre la luna, Urania 1056

Traduttori:

    Cesare Scaglia (1964, 1967),
    Giuseppe Lippi (1984),
    Delio Zinoni (1987)

Dettagli dell'antologia Catastrofi!: 

   Titolo originale: Catastrophes! 

   Curatore: Isaac Asimov 

   Sezione: Distruzione della civiltà

Catalogo Vegetti:
 


Nota: Nel catalogo il titolo del racconto è riportato con il trattino (hyphen)Shark-Ship. Eppure non sembrano trovarsi riscontri di questa variante nel mondo anglosassone.

Trama:

Un futuro cupissimo. Gli abitanti dell'AMEN (Area Metropolitana del Nord Est), un opprimente megalopoli, avevano da tempo abbandonato il loro brulicante formicaio umano per vivere su una flotta di navi di acciaio, vincolati da un solenne giuramento a non avvicinarsi mai alla terraferma. L'unico sostentamento per questo popolo di navigatori è il pesce catturato nelle acque degli oceani. La flotta è formata da più convogli, ognuno agli ordini di un commodoro, ma ogni nave è autosufficiente e il suo capitano ha il potere assoluto. La disciplina è rigidissima: anche un'insignificante macchia di ruggine può compromettere la sopravvivenza e quando il pescato è scarso gli ultrasessantenni sono obbligati all'eutanasia. Le peregrinazioni della flotta duravano ormai da circa tre secoli, quando la nave del comandante Salter perde la rete. L'unica possibilità di salvezza è raggiungere la costa, sperando di riuscire a trovare acqua e cibo. Quello che i marinai vedono è spaventoso. Le antiche nazioni sono crollate, ci sono state morie catastrofiche su tutto il pianeta e sono sopravvissuti alcuni sparuti gruppuscoli di adepti di una setta sanguinaria di sadici cannibali che adorano il loro fondatore, un profeta chiamato Merdeka, il Prescelto, soprannominato anche Il Completo Straniero e l'Arci-Forestiero. Morto a causa di un aneurisma, il suo spirito aveva continuato ad aleggiare sui continenti, dando origine a spaventosi olocausti! 

Recensione:

Angosciante quanto geniale e profetico parto dell'ingegno di Cyril M. Kornbluth (1923-1958), l'uomo dai denti verdi che si innamorò perdutamente di una maliarda appartenente a un'importante famiglia mafiosa e diede inizio alla diffusione delle dottrine anarcocapitaliste, che ancora oggi affliggono il genere umano. Pregevole la trattazione di un tema che ancor oggi è visto come un tabù dalle istituzioni come dalle masse decerebrate: la sovrappopolazione con annesse conseguenze funeste. 

La storia del fanatico religioso all'origine del crollo della civiltà su cui si fonda il racconto è di una tristezza assoluta. Bambino esposto nell'immondizia - ci spiega Kornbluth - Merdeka aveva avuto un inizio più difficile di altri. Cresciuto in strada, tra i gangster, i lenoni e le prostitute, ha presto manifestato tratti di grave psicopatia, associati però a un immenso carisma che lo portava a lanciarsi in una violenta predicazione. Come la popolarità di Merdeka cresceva, si delineavano in lui tratti di estrema ferocia e di puritanesimo radicale: egli era la reazione stessa della Natura alla sovrappopolazione che soffocava il pianeta. La sua lotta contro la pornografia era senza quartiere. Preso dall'ira, diceva che i giornali pornografici "tu li bruci e quelli si moltiplicano come vermi in un secchio della spazzatura". Se l'eiaculazione era un delitto, il sadismo più efferato era incoraggiato, tanto che gli adepti iniziarono a massacrarsi a vicenda, persino in seno alla stessa famiglia. "La famiglia che prega assieme, si ammazza assieme" divenne un motto. In una vivida descrizione, ecco un bambino usare la fiamma ossidrica per farsi strada nella camera blindata dei suoi genitori, strangolando il padre nel sonno con un filo di acciaio e colpendo la madre al cranio con un pomolo massiccio: prima di morire la madre la aveva freddato a pistolettate nel cranio. Eppure Merdeka in indonesiano significa "libertà"! Il Prescelto, quando gli chiedevano che razza di nome fosse il suo, "rispondeva che lui non era un inglese bugiardo o un irlandese dalla voce assordante o un francese pervertito o un ebreo spilorcio o un russo barbaro o un tedesco dal grugno di rospo o uno scandinavo con la testa di segatura". Il buonismo politically correct gli era del tutto sconosciuto, e per lui una ragazza nuda era il Male personificato. Sarebbe bello se Valentina Nappi leggesse il racconto.

Un condominio dell'Apocalisse

A un certo punto il comandante Salter e i suoi uomini si imbattono in iscrizoni su targhe d'ottone, apposte all'entrata di un massiccio edificio formato da cubi di cemento, ormai in rovina. Eccone il testo:

APPARTAMENTI HERBERT J. BROWNELL JR. 

Nota a tutti gli inquilini

Un appartamento del Progetto è un Privilegio e non un Diritto. L'Ispezione Quotidiana è un Punto Fondamentale del Progetto. La Presenza almeno una volta alla settimana in una Chiesa o in una Sinagoga di vostra Scelta è Richiesta a tutte le Famiglie che vogliono mantenere la Buona Condotta; su Richiesta, la Famiglia dovrà fornire Prova della sua Presenza. Il possesso di Alcool e di Tabacco verrà considerata Prova Inoppugnabile di Indesiderabilità. Eccessivo uso d'Acqua, Eccessivo uso d'Energia e Spreco di Cibo saranno considerati come capi sufficienti a una completa Revisione della Desiderabilità. L'uso di una lingua diversa dall'Americano da parte di persone di età superiore ai Sei Anni sarà considerato Prova Inoppugnabile di Inassimilabilità, sebbene questo punto non vieti di usare lingue diverse dall'Americano a scopo liturgico.

Sotto c'era una targa più piccola, sempre in ottone:

Nulla di quanto detto potrà essere usato per sorvolare su Pratiche di Depravazione mascherate da Religione di qualsiasi tipo, e tutti gli Inquilini sono avvertiti che ogni tentativo di coprire Pratiche di Depravazione risulterà nell'immediata Espulsione e Denuncia. 

L'autore specifica che qualcuno vi aveva disegnato sopra un immenso cazzo, definito "volgare dettaglio anatomico". Come se il cazzo lo avessero soltanto gli uomini del volgo.

Il Costruttore di Ponti

Il finale interlocutorio, una raffinatezza stilistica poco apprezzata al giorno d'oggi, è stato evitato per un soffio: la narrazione si conclude con una nota etimologica sul significato della parola Pontifex, tradotta alla lettera come "Costruttore di Ponti", seguita dal sospiro di sollievo del cappellano della nave di Salter, felice di constatare che qualcuno ancora pregasse. A dover esser franco, sospiro di sollievo al pensiero che l'autore immaginasse che qualcuno tra gli epigoni di un'umanità terminale ancora rammentasse qualche nozione dell'augusta lingua di Roma!

Capacità profetiche e fallimenti

Come spesso accade, un'opera di fantascienza presenta elementi profetici. In questo caso, senza dubbio ha anticipato i tempi la capacità dell'autore di prevedere  qualche avvisaglia della spaventosa crisi ambientale causata dagli eccessi procreativi della popolazone planetaria. Suppongo che Kornbluth sia stato molto ottimistico a plasmare con la sua immaginazione una soluzione efficace come quella proposta da Merdeka il Prescelto, che ora della fine porrebbe fine a non pochi problemi. Molto più nociva è la cecità dell'IPCC con le sue baggianate sull'ossimoro chiamato "sviluppo sostenibile". Quel branco di moralisti ipocriti quanto pingui si dimostra incapace di comprendere e di ammettere che la causa dell'aumento delle emissioni climalteranti con conseguenti scovolgimenti climatici è una sola: la sovrappopolazione. Visto che non si vuole accettare questa verità innegabile e che non si vogliono controllare le nascite, si manifesteranno spaventosi genocidi e olocausti, di proporzioni mai viste. Una volta Charles Manson, uomo mitissimo, disse che per salvare l'Amazzonia bisognerebbe massacrare un miliardo di persone. Non basterebbe: i procreatori sopravvissuti colmerebbero i buchi demografici in men che non si dica. La speranza è che si insinuerà un virus capace di fare ciò che alla ragione appare impossibile. Quello che Kornbluth non è riuscito a prevedere è la rovina degli oceani, che è già in atto ai nostri giorni e che porterà presto all'anossia globale delle acque marine, con conseguenze catastrofiche. La flotta dei discendenti dell'AMEN non garantirebbe alcuna possibilità di sostentamento a nessuno in un mondo i cui oceani sono privi di vita e pieni di continenti fatti di plastiche galleggianti compattate.   

Biblioteca Galattica

Questa è la pagina della Biblioteca Galattica dedicata al racconto lungo di Kornbluth, ai confini col romanzo breve, con annessa valutazione: