Visualizzazione post con etichetta lingue altaiche. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta lingue altaiche. Mostra tutti i post

sabato 10 luglio 2021

I MAESTRI ANTELAMI E L'ETIMOLOGIA DEL TOPONIMO INTELVI

Oltre ai Maestri Comacini esistevano nel Medioevo anche altre corporazioni originarie della Diocesi di Como, come i Maestri Antelami (in latino Magistri Antelami, al singolare magister Antelami), detti anche Antelamici e Mestri Intelvesi, originari della Val d'Intelvi, che furono attivi a partire dal X secolo e molto presenti a Genova. La loro menzione più antica negli atti notarili della città ligure risale al 1157. Tuttavia già nel 929 si ha la menzione di carpentieri intelvesi, in un diploma rilasciato dal Re Ugo in favore del monastero di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia. Ancora nel 1457 in un atto notarile si trova l'artista Giovanni Gagini definito "magister Antelami et intaliator marmoriorum". Questi artisti vivevano praticando costumi loro propri, diversi da quelli del volgo che abitava le terre in cui si trovavano. Esiste infatti una locuzione caratteristica e ben attestata nei documenti: "secundum morem et consuetudinem terre Antelami". Nelle fonti storiche si rileva una certa confusione tra i Magistri Antelami e i Comacini, cosa che non cessa di creare problemi non soltanto tra il pubblico, ma anche tra gli stessi studiosi (Lazzati, 2008).        
 
Un relitto celtico 
 
Si comprende subito che gli Antelamici derivano il loro nome dal toponimo Antelamus, che corrisponde alla forma moderna Intelvi. La Val d'Intelvi è una zona montuosa situata tra il Lago di Como e il Lago di Lugano, con cui questi artisti hanno sempre continuato a mantenere stretti contatti, pur lavorando in terre molto lontane. Si vede che la forma Intelvi non può essere derivata da Antelamus secondo gli sviluppi tipici delle lingue romanze: la sua evoluzione fonetica diventa invece facile a capirsi ammettendo la lenizione di /m/ intervocalica in /v/ tipica delle lingue celtiche. 
 
Antelamus > *Antelavus > *Intèlav > Intelv, Intelvi  
 
Si comprende anche che il toponimo Antemamus / Intelvi deve essere collegato etimologicamente all'idronimo Telo. Il Telo è un torrente che nasce poco sotto la Cima Orimento e che scorre in Val d'Intelvi; nel suo corso raccoglie le acque di diversi altri torrenti. Sfocia nel Lago di Como ad Argegno, creando un conoide alluvionale. Lo stesso nome Telo si applica anche a un diverso torrente che nasce vicino a Scaria e sfocia nel Lago di Lugano ad Osteno. Per questo motivo è chiamato Telo di Osteno (Fonte: Wikipedia). 
 
 
Si risale a un idronimo protoceltico *Telamos, da cui, tramite il ben noto prefisso celtico ambi- "intorno", comunissimo in gallico (imparentato col latino am-, amb(i)- e col greco amphi-), deriva il toponimo *Ambi-telamos "Che sta intorno al Telamo". Proprio da questo *Ambitelamos è derivato Antelamus. L'evoluzione di *Telamos, attestato come Telamo, fino alla forma attuale Telo, è avvenuta tramite la lenizione della nasale /m/ intervocalica nella fricativa /v/, poi scomparsa, a differenza di quanto è avvenuto nella trafila che ha portato Antelamus a divenire Intelvi. Alla luce di queste evidenze, dobbiamo supporre che nella zona della Valle d'Intelvi sia sopravvissuta fino a un'epoca sorprendentemente tarda una forma di lingua neoceltica, di cui putroppo non ci sono rimasti testi scritti.  
 
Il professor Guido Borghi si è occupato del toponimo Intelvi nel suo lavoro Continuità Celtica della Toponomastica Indoeuropea del Bacino Lariano (2012), consultabile liberamente su Academia.edu. Questo è il link:
 
 
Riporto in questa sede, per finilità di conoscenza, quanto scrive l'autore nella sua peculiare ortografia, suggestiva man ben poco pratica (pagina 119): 
 
• Val d’Intelvi, 736 Antelavo, 712 Telamo < gallico *Tĕlămŏ- (cfr. l’idronimo svizzero romando Tièle / alemannico Zil; composto (le) Toulon) ÷ *Ămbĭ-tĕlău̯ī „(abitanti) intorno al Telo“ < celtico *Tĕlămŏ-  ÷ *Ămbĭ-tĕlău̯ŏi̯ <= *Ămbĭ-tĕlău̯ūs < indoeuropeo *Tĕlămŏ-  ÷ *Ămbɦĭ-tĕlăṷȭs < *(S)tĕlh2(/4)-(ĕ)mŏ- / *Tĕlh2(/4)-(ĕ)mŏ- „(fiume) che scorre / bovino“ (cfr. greco στάλαγμα "goccia" / lituano tẽlias "vitello") → *H2ănt·bɦĭ-tĕlh2(/4)-(ĕ)u̯ŏ-h1ĕs  

Molti dettagli lasciano il tempo che trovano, ad esempio le laringali delle audaci ricostruzioni di composti che potrebbero essere sorti in epoca ben più tarda di quella in cui la protolingua indoeuropea era parlata. Tuttavia nel testo sono contenute informazioni estremamente interessanti. 
 
Pokorny ha ricostruito la radice protoindoeuropea *(s)tel- "far scorrere, orinare", che corrisponde perfettamente alla radice *(s)telh2(/4)- "far scorrere" riportata dal Borghi. Sono convinto che sia questo il raffronto giusto. Oltre al greco στάλαγμα (stálagma) "goccia", dal verbo σταλάσσω (stalássō) "far scorrere", si possono riportare anche altri raffronti. In greco esiste anche τέλμα (télma) "pozzanghera, palude", corrispondente all'armeno tełm, tiłm "fango; feci". In inglese troviamo stale "orina" e to stale "orinare", vocaboli ricercati che certo non vengono insegnati nelle scuole italiane. In medio alto tedesco abbiamo stall "orina di cavallo" e stallen "orinare", verbo che esiste ancora nella lingua moderna. Il bretone staot "orina" (medio bretone staut), potrebbe risalire al protoceltico *stalto- "orina". In lituano esistono i verbi tul̃žti "diventare umido; gonfiarsi" e ištil̃žti "ammorbidirsi". In russo esiste толстый (tolstyj) "gonfio, grasso", che stando a Pokorny indica anche il cazzone: il raffronto è utile perché dal membro virile schizza il seme.

Escluderei fin da subito la radice con semantica bovina: lituano tẽlias "vitello", che corrisponde al lettone teļš, telēns e al proto-slavo *telę "giovane bovino" (russo теленок "vitello"). Questa radice enigmatica è trattata sull'utilissimo Wiktionary.

 
Sono state fatte tre ipotesi sull'origine di questa radice baltica e proto-slava. Le elenco in questa sede: 
 
1) Origine indoeuropea diretta.
Forse dal proto-indoeuropeo *telh₂- "portare", imparentato col latino tollō "portare", forse col proto-slavo *telěga "carro". Questa ipotesi è sostenuta da Snoj. Machek ipotizza invece una semplificazione del proto-indoeuropeo *wetélas “animale di un anno” imparentato col latino vitulus “vitello”, col greco antico ἔταλον (étalon), “animale di un anno” e col proto-germanico *weþruz “agnello di un anno”.
2) Origine da un diverso strato indoeuropeo.  
Secondo Holzer, l'origine sarebbe dal proto-indoeuropeo *dʰeh₁(y)- “succhiare, poppare”, tramite un dialetto ipotetico che desonorizzava le occlusive aspirate sonore. Se questo fosse corretto, la radice sarebbe imparentata col proto-slavo *dětę “bambino”, col latino fīlius “figlio” e con l'albanese dele “pecora”.
3) Prestito dal proto-turco.
Proto-turco *tẹ̄l “vitello”, attestato in Kazakh тел (tel) e in Yakut тиил (tiil). Questa proposta è sostenuta da Matasović e mi pare particolarmente convincente. 

Ovviamente per il professor Borghi, che è un seguace dei Neogrammatici, non sarebbe d'accordo con queste conclusioni. La cosa non è per me granché rilevante: ognuno segua il proprio cammino secondo il proprio giudizio. 
 
Gli Antelamici e i Catari  
 
Un mito assai diffuso tra gli intellettuali cattolici è quello secondo cui i Comacini e gli Antelamici sarebbero stati incaricati dalla Chiesa Romana di condurre una crociata antiereticale utilizzando la propria arte come arma. Secondo questa narrazione, mostrare Cristo dalla nascita alla morte plasmandone in modo realistico ed umano le fattezze, avrebbe contribuito a combattere le idee di coloro che ne negavano alla radice la natura carnale. In altre parole, doveva essere un modo per combattere le idee dei Catari e ostacolare la loro diffusione. Sull'efficacia di simili stratagemmi, posto che siano mai stati formulati in modo esplicito e consapevole, avrei serissimi dubbi. Pensare che una persona priva di qualsiasi fede nell'essenza corporale di Cristo possa convertirsi guardando una statua, è pura e semplice stoltezza. Si ha l'impressione che questi intellettuali cerchino con ogni mezzo di ridurre la propria dissonanza cognitiva, non sopportando l'idea di un Medioevo che non fu solo ed esclusivamente cristiano e cattolico. 
 
Antelamici, Comacini e Frammassoni 
 
Trove ben singolare e tutto sommato grottesco il fatto che sia la Chiesa Romana che la Frammassoneria, congreghe in aperta ostilità reciproca, rivendichino l'appartenenza al proprio corpus dottrinale delle maestranze di architetti del Medioevo. Per gli intellettuali cattolici, gli Antelamici e i Comacini sarebbero stati crociati del Cristianesimo Niceno. Per i Frammassoni, gli Antelamici e i Comacini sarebbero invece stati precursori e padri spirituali delle Logge. Bisognerà forse attendere molto tempo prima che sia fatta la necessaria chiarezza. 

domenica 28 marzo 2021

 
IL SONNO NERO DEL DOTTOR SATANA 
 
Titolo originale: The Black Sleep 
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1956
Durata: 82 min
Dati tecnici: B/N
Genere: Orrore, fantascienza
Regia: Reginald Le Borg
Soggetto: Gerald Drayson Adams (storia)
Sceneggiatura: John C. Higgins  
Produttore: Howard W. Koch 
Produttore esecutivo: Aubrey Schenck
Fotografia: Gordon Avil
Montaggio: John F. Schreyer
Musiche: Les Baxter 
Interpreti e personaggi:
    Basil Rathbone: Sir Joel Cadman
    Akim Tamiroff: Odo, lo zingaro
    Herbert Rudley: Dottor Gordon Ramsey
    Lon Chaney Jr.: Mungo
    John Carradine: Borg, l'uomo che si crede Boemondo
    Bela Lugosi: Casimiro (Casimir) 
    Patricia Blair: Laura Munroe
    Phyllis Stanley: Daphnae
    Tor Johnson: Curry
    Sally Yarnell: Mostro femmina
    George Sawaya: Marinaio
    Claire Carleton: Carmoda Daily
    Peter Gordon: Sergente Steele
    John Sheffield: Detective Redford
    Clive Morgan: Agente Blevins
    Louanna Gardner: Angelina Cadman
    Aubrey Schenck: Aiutante coroner della prigione
Doppiatori italiani:
    Emilio Cigoli: Sir Joel Cadman
    Luigi Pavese: Odo, lo zingaro
    Gualtiero De Angelis: Dottor Gordon Ramsey
    Renato Turi: Borg, l'uomo che si crede Boemondo
    Rita Savagnone: Laura Munroe
    Wanda Tettoni: Daphnae
    Renata Marini: Carmoda Daily
    Manlio Busoni: Sergente Steele 
Titoli in altre lingue: 
    Tedesco: Die Schreckenskammer des Dr. Thosti 
    Francese: Les monstres se révoltent 
    Spagnolo (Spagna): El sueño negro
    Spagnolo (Messico): Sueño negro 
    Portoghese: A Torre dos Monstros 
    Rumeno: Somnul negru 
    Russo: Черное бездействие 
    Greco: Η κατάρα της Ανατολής 
    Greco (traslitterato): I katara tis Anatolis 
    Turco: Kâbuslar Şatosu
    Arabo: النوم الأسود

Trama: 
Inghilterra vittoriana, Anno del Signore 1872. Il giovane dottor Gordon Angus Ramsey è in cella per un omicidio che non ha commesso. La notte prima dell'impiccagione riceve l'inattesa visita dell'anziano dottor Sir Joel Cadman, che è un chirurgo eminente. La conversazione è sorprendente. Il luminare offre al prigioniero un'opportunità insperata per sfuggire al suo destino: gli somministra una pozione che simula la morte provocando un coma profondo. Così il condannato viene dichiarato morto e sfugge all'esecuzione. Recuperato il corpo, fatto passare per un cadavere, il dottor Cadman lo trasferisce in un antico maniero di sua proprietà con l'aiuto dello zingaro Odo, suo subdolo servitore. In quel tetro luogo si conducono esperimenti perigliosi di rianimazione, ben oltre il limite del sacrilegio. La pozione imitatrice della morte, chiamata Nind Andhera (ossia "Sonno Nero"), ha infatti un antidoto che può annullarne l'effetto - a patto che sia somministrata in tempo. Quando il dottor Ramsay viene rianimato nella castello del dottor Cadman, viene spaventato dalle urla di una giovane donna di nome Laurie, subito attaccata da un energumeno. L'unica persona che può controllare questo folle deforme, dileggiato col nomignolo "Mungo", è l'infermiera del dottor Cadman, Daphnae, che lo calma e lo porta via (immagino che sia stato sedato con stimolazioni lubriche degli organi genitali e dell'ano, ma tutto ciò è rigorosamente off camera!). Più tardi, il dottor Cadman e Daphnae visitano la camera da letto di Angelina. Costei è la moglie del luminare ed è in coma a causa di un tumore inoperabile al cervello. Questo è il punto cruciale. Il dottor Cadman giura che troverà un modo per operare Angelina, di cui è follemente innamorato, riuscendo così a salvarle la vita. Tuttavia, quando incontra il dottor Ramsay, il dottor Cadman gli dice che sta conducendo esperimenti sul cervello umano per aiutare a riportare in condizioni normali creature come Mungo e il suo servo muto Casimiro. Si scopre così che Mungo era in realtà il dottor Munroe, uno degli ex insegnanti del dottor Ramsay, che il dottor Cadman vorrebbe aiutare tramite la sua ricerca. Lo capite anche voi che tutto questo è la merda, vero? Bisogna però capire che all'epoca della narrazione c'erano conoscenze molto rudimentali sul sistema nervoso. In una sala operatoria nascosta nel maniero, il dottor Ramsay osserva l'esperimento del dottor Cadman sul cervello di un uomo, con Lucy e Daphnae che lo aiutano, pieni di angoscia. Il giovane medico è colto alla sprovvista quando vede fuoriuscire il fluido cefalorachidiano dalla materia cerebrale esposta del soggetto, prova che quel corpo è ancora vivo. Il dottor Cadman considera la potenziale lesione all'encefalo come un rischio necessario per il bene superiore dell'Umanità, evocato con una formula tipicamente massonica. La necessità impellente è testare diverse regioni del cervello per mapparne le funzioni. Quella notte Laurie dice al dottor Ramsay che pensa di potersi fidare di lui. Gli confida di essere la figlia del dottor Munroe. Lo stato attuale del suo povero padre, ridotto a una larva, è stato causato da un'improvvida operazione del mefistofelico dottor Cadman. Quando si confronta con il suo protetto, il dottor Cadman ammette di essere responsabile del funesto accaduto e gli dice che sta lavorando duramente per invertire le conseguenze indesiderate espiando i suoi errori - ma non menziona sua moglie Angelina e le sue terribili condizioni. Di ritorno a Londra, il felpato e sornione zingaro Odo ha somministrato il Nind Andhera a una donna che conosceva, una pingue fellatrice pubblica. Odo è un uomo molto simpatico, anche se più ossessivo e avido di una badante ucraina. Quando la polizia arriva a cercare la meretrice scomparsa, Odo afferma di non sapere dove si trova e si sbarazza dell'antidoto che potrebbe rianimarla. Così la donna è morta, per sempre. Al maniero del dottor Cadman, il dottor Ramsay e Laurie  trovano trovano in alcune celle di una prigione nascosta  alcune cavie degli esperimenti del dottor Cadman. Sono tutti individui pazzi e sfigurati. Il dottor Cadman, Daphnae, Mungo e Casimiro catturano il dottor Ramsay e Laurie ma lasciano cadere le chiavi mentre se ne vanno. Il dottor Cadman rivela le condizioni di Angelina al dottor Ramsay. Si aspettava di condurre un'operazione che richiedeva un secondo soggetto donna, ma quando scopre che Odo aveva lasciato morire la vittima designata, decide di usare Laurie al suo posto. Il dottor Cadman viene però interrotto dall'arrivo di investigatori della polizia alla ricerca dello zingaro Odo. Nel frattempo, Il dottor Ramsay cerca di far rivivere Laurie anestetizzata e riesce a drogare Mungo mentre Daphnae è fuori dalla stanza. L'infermiera stessa si confronta con le vittime del dottor Cadman, che sono fuggite dalla prigione con le chiavi abbandonate. Guidati da un predicatore fanatico di nome Borg, che crede di essere il crociato Boemondo di Taranto, gettano Daphnae nel camino. Lei fugge, urlando in fiamme. Il dottor Ramsay fa allora rivivere Laurie, ma Mungo si sveglia e la attacca. Viene fermato da Borg-Boemondo e dalle altre vittime, che poi si rivoltano contro il dottor Cadman proprio mentre entra nella stanza con la moglie in coma. Indietreggiando, lo scienziato pazzo cade sulla ringhiera delle scale e precipita verso la morte assieme ad Angelina. La polizia finalmente arriva con Odo e Casimiro. Il dottor Ramsay e Laurie partono all'alba del nuovo giorno. E questo schifo di affare è finito. Non se ne poteva più di un simile trambusto.
 
 
Recensione: 
Un bianco e nero intriso di un'oscurità densa come il petrolio. I contrasti tra luce fioca e tenebra fitta sono magici, trasmettono una grande angoscia. Il bianco e nero dovrebbe essere obbligatorio nella produzione di film horror. Non si vedono molte pellicole di una tale bellezza tecnica in questi tempi degenerati. Peccato che la narrazione sia molto più prosaica dell'ambientazione gotica, contenendo moltissime inconsistenze! Certo, non è il peggio della produzione di Le Borg. Almeno non si trovano i suoi terribili "effetti speciali", di cui ha fatto uso e abuso in Horla - diario segreto di un pazzo (1963). Una nota triste: Il sonno nero del dottor Satana è stato l'ultimo film interpretato da Bela Lugosi, nel ruolo inglorioso di un servitore muto. Si segnala un bravissimo Akim Tamiroff nei panni dello zingaro Odo. Questo attore, che era un armeno nato a Tbilisi (Georgia), è comparso in un numero impressionante di film. Notevole anche Jonh Carradine nei panni di Borg (curiosa l'assonanza col cognome d'arte del regista), che aveva in sé lo spirito visionario, guerriero ed esagitato di Boemondo di Taranto. La sua tempra è assolutamente eroica, dai suoi occhi si sprigiona una violenta luce di fanatismo. 
 
Alcuni commenti sui titoli in varie lingue 

  1) Italiano  
L'epiteto "dottor Satana" che compare nel titolo del film in italiano non ha corrispondenza alcuna nell'opera originale di Reginald Le Borg: è una delle solite "traduzioni" fantasiose così tipiche del mondo della Settima Arte. In ogni caso nel corso del film non si fa mai alcun riferimento al Principe delle Tenebre. Sono però riuscito a trovare le cause di questa scelta solo apparentemente incongrua (vedi nel seguito).
  2) Tedesco 
Il titolo Der Schreckenskammer des Dr. Thosti significa "La camera degli orrori del dottor Thosti". Non si sa bene per quale dannato motivo il dottor Cadman sia diventato il dottor Thosti nella versione in tedesco. Tra l'altro non è affatto chiara l'etimologia del cognome Thosti. Non si capisce il motivo di una scelta tanto stravagante e arbitraria. Sarò sempre grato a chi saprà darmi lumi.  
  3) Francese 
Il responsabile del titolo Les monstres se révoltent, ossia "I mostri si ribellano", meriterebbe di spararsi accidentalmente una revolverata in un piede. 
  4) Russo 
Il titolo Черное бездействие (Čórnoje bezdéjstvije) significa "Inazione nera". Non sarebbe stato possibile trovare qualcosa di tanto squallido e inefficace nemmeno per caso! Il termine russo bezdéjstvije è un calco dal francese ination, formato usando il prefisso negativo bez- e il sostantivo déjstvije "azione". Il neologismo è attestato per la prima volta nel 1778. Con buona pace di Dugin e di Putin.
  5) Rumeno 
Il titolo Somnul negru è una traduzione letterale dell'originale, assolutamente perfetta. Molto bene! Tutto ciò è lodevole! Non dobbiamo mai dimenticarci che il rumeno, lingua dell'eroico Vlad Tepes, è una bizzarra eredità dell'Impero Romano.
  6) Greco 
Il titolo Η κατάρα της Ανατολής (I katara tis Anatolis) significa "La maledizione dell'Est". La parola κατάρα "maledizione" deriva dal greco antico: κατά "contro", ἀρά "invocazione". La scelta è piuttosto fantasiosa, anche se tutto sommato di scarso effetto. Credo che la lingua greca abbia risorse in grado di produrre titoli ben migliori!  
  7) Turco 
Il titolo Kâbuslar Şatosu significa "Il castello degli incubi". Sembra più passabile del titolo greco, anche se comunque è piatto e insoddisfacente. La parola kâbus "incubo" deriva dall'arabo kābūs (َابُوس) "incubo", mentre şatosu è la forma possessiva di terza persona singolare di şato "castello", dal francese château
  8) Arabo 
Il titolo النوم الأسود (Al-Nawm al-aswad) si spiega facilmente: nawm (نَوْم) significa "sonno" e aswad (أَسْوَد) significa "nero". È una traduzione assolutamente letterale. La più riuscita di tutte! Sa di Necronomicon, come se fosse il frutto dell'ingegno di Abdul Alazred! 
 

Il vero Dottor Satana 
 
L'origine del titolo italiano del film di Le Borg è in realtà molto chiara. Il personaggio noto l'epiteto "Dottor Satana" è il serial killer francese Marcel André Henri Félix Petiot (1897 - 1946). Nacque ad Auxerre (dipartimento dell'Yonne), a soli 11 anni sparò in classe con la pistola del padre e propose a una compagna di fare sesso. Si divertiva a seviziare animali, straziandoli, ustionandoli e soffocandoli. Nell'adolescenza scassinò una cassetta postale, finendo accusato per furto e danneggiamento di proprietà dello Stato. Costretto a sottoporsi a una perizia psichiatrica, gli fu diagnosticata una malattia mentale. Dopo varie squallide vicissitudini si arruolò nell'esercito e combatté nella Grande Guerra, distinguendosi per la sua ferocia. Ferito e gassato in battaglia ad Aisne, mostrò sintomi di un grave esaurimento. Dopo un incessante andirivieni tra il carcere militare e il reparto psichiatrico, fu rimandato al fronte nel 1918. Nuovamente ferito in  battaglia, gli furono diagnosticati disturbi psichiatrici e finì riformato. In tre anni riuscì a laurearsi in medicina, grazie a un programma che favoriva l'accesso dei veterani agli studi. Aprì uno studio medico e iniziò a somministrare massicce quantità di oppio ai pazienti, rendendoli dipendenti. Narcotizzava le sue vittime e abusava di loro sessualmente. Quando la Francia fu invasa dalle armate del Terzo Reich, escogità un'attività molto lucrosa: offriva agli ebrei perseguitati passaporti falsi per espatriare, estorceva loro grosse somme di denaro e in cambio somministrava iniezioni di cianuro in endovena. Quando i famigliari di un morto venivano a piangerlo, li gassava con la stricnina, godendo delle loro convulsioni! I cadaveri li faceva sparire cremandoli in un forno che aveva nello scantinato. Scoperto per un caso fortuito, fu condannato a morte e giustiziato nel 1946. Furono accertate 27 vittime, i cui corpi smembrati e decapitati furono trovati nei sotterranei della sua abitazione, anche se il numero reale si potrebbe aggirare intorno alle 150 persone soppresse. Per paradosso tutto ciò fu fatto da un uomo che odiava la Germania e che militava nella Resistenza. Il caso ebbe un'enorme risonanza mediatica: si originò così l'uso di attribuire l'epiteto "Dottor Satana" al personaggio cinematografico tipo di un medico pazzo che compie atrocità di ogni genere su vittime narcotizzate. Jesús Franco diresse Il diabolico dottor Satana (Gritos en la noche, 1962): anche in questo caso la traduzione in italiano si è ispirata a Marcel Petiot per definire il protagonista, il dottor Orlof, che narcotizzava e rapiva donne belle e giovani per tentare di trapiantare la loro pelle sul volto della figlia Melissa, rimasta sfigurata in un incendio. 
      
 
Etimologia di Nind Andhera 

In Hindi la parola nind (नींद) significa "sonno" (glossa inglese: sleep). Nella stessa lingua la parola andherā (अँधेरा) significa "scuro" (glossa inglese: dark). Entrambi i vocabili hanno origine sanscrita: nind deriva dal sanscrito nidrā (निद्रा) "sonno", mentre andherā deriva dal sanscrito andhakāra (अन्धकार) "tenebra". Quindi il nome Nind Andhera è stato tradotto correttamente in inglese con "Black Sleep". Si nota che in Romaní si usa una parola molto diversa per designare la Creazione di Morfeo: suno significa "sonno; sogno". Ricoro ancora la vibrante declamazione di un poeta: amarí čhib, amaró suno "la nostra lingua, il nostro sogno". La parola suno deriva direttamente dal pracrito suvina "sogno", a sua volta dal sanscrito *supna (सुप्न) "sogno" - la cui radice indoeuropea è la stessa delle parole latine sopor, somnus e somnium. In alcuni dialetti l'accento è sulla seconda sillaba (sunó), mentre in altri a quanto pare è sulla prima. La traduzione letterale di Nind Andhera in Romaní è Kaló Suno.

Il nome Romaní del gatto

Lo zingaro Odo sostiene più volte che il suo nome nella sua lingua nativa significa "Gatto". Sembra che ci tenga molto a farlo sapere. L'informazione è affidabile? No, non lo è affatto. In lingua Romaní odo non significa "gatto". La parola per dire "gatto" è mačka. Così si hanno le seguenti frasi:
 
mačka del goli "il gatto miagola" 
mačka rovél "il gatto miagola" (lett. "piange") 
mačka pel thud "il gatto beve il latte" 
 
Da dove è giunta l'idea che gli Zingari chiamino odo il gatto? Si tratta di un'invenzione dell'autore del soggetto? Al momento non riesco a tracciare meglio questo pacchetto memetico, che dovrebbe far meditare su come la Settima Arte abbia il potere pervasivo di diffondere dati non fidedigni.  
 
Etimologia di Mungo 
 
Quando mi sono imbattuto nel nomignolo Mungo, ho pensato che fosse una semplice abbreviazione di mongoloid "mongoloide, affetto da trisomia 21". Ora credo che si tratti piuttosto di un portmanteau: Munroe + mongoloid => Mungo. Un'altra possibilità è che il nomignolo sia stato tratto dallo Shelta: in quella lingua segreta e misteriosa esiste infatti la parola mong "stupido" (glossa inglese: fool), non connessa con la ben nota anomalia genetica. Al giorno d'oggi l'uso di un simile epiteto sarebbe censurato e proibito dall'imperante tirannia del politically correct. Persino chiamare il personaggio "Down" sarebbe ritenuto irrispettoso e vietato. 
 
Curiosità 
 
Le mani che compiono l'intervento al cervello sono quelle di un vero neurochirurgo, che lavorava al Cedars of Lebanon Hospital di Los Angeles. È stato noleggiato perché l'operazione apparisse verosimile.  

In origine il ruolo dello zingaro Odo doveva essere assegnato a Peter Lorre (nato László Löwenstein), ma la sua richiesta di compenso fu giudicata troppo esosa. Così la parte fu data a Akim Tamiroff. Credo proprio che ciò sia stato un gran bene. 

Secondo quanto riferito, Bela Lugosi era molto scontento della sua mancanza di dialogo e ha assillato Reginald Le Borg perché gli concedesse alcune battute. Sebbene il regista alla fine abbia acconsentito a girare alcune scene di dialogo extra con l'attore, non sono mai state utilizzate. 

L'ineffabile Odo offre a una prostituta un bicchiere di vino di Madera drogato. Questo è probabilmente un riferimento sfacciato all'allora popolare canzone di Flanders & Swann, "Have Some Madeira, M'Dear", una ballata in stile edoardiano che parla di un vecchio libertino intento a stordire una giovane ragazza nella speranza di poter abusare di lei.
 
 
Altre recensioni e reazioni nel Web  
 
Riporto alcune brevi recensioni comparse sul sito Il Davinotti, che mi sembrano interessanti. 
 
 
Homesick ha scritto: 

"Gotico ordinario che alla debolezza del materiale narrativo – talora maneggiato con la grossolanità e il ridicolo involontario di un Ed Wood – replica convocando l’aristocrazia del vecchio cinema del terrore: il bestiale Chaney jr., il maggiordomo sordomuto Lugosi e il delirante crociato Carradine seggono con egual dignità accanto a Rathbone, imperturbabile mad doctor, e a Tamiroff, losco zingaro servile e linguacciuto. Avendo chiamato in causa Ed Wood non si può tralasciare il suo bombolone calvo Tor Johnson. Sufficiente." 

Giùan ha scritto: 
 
"Per parlarne verrebbe voglia di lasciar da parte ogni griglia di carattere filmico per ricorrere invece a un glossario cinematografico-lombrosiano, considerato il preoccupante materiale antropologico offerto dal cast: dall'incartapecorito Rathbone al catatonico Chaney jr passando per l'ormai belante occhio di Lugosi. È nondimeno però proprio la presenza di queste maschere di cera, mosse da Le Borg con accondiscendente apatia, a render simpaticamente bizzarra questa creatura Frankensteinian-Franjuiana. Straripante Tamiroff, che infonde linfa vitale." 
 
Fauno ha scritto: 
 
"Non solo horror, ma con qualche interessante risvolto giallo, specie per le persone scomparse o dichiarate morte. All'inizio va lento, ma il finale è corposo e in netta crescita. La pozione in grado di dare morte apparente verrà ripresa perfino nel Sandokan nostrano; mi ha colpito di più il vedere l'evoluzione dello studio dei compartimenti cerebrali come deputati a molte funzioni vitali. Da un lato è molto crudele la sperimentazione su condannati o su figli di nessuno, dall'altro intenerisce la disperazione per la morte quasi sicura della donna amata." 
 
Molti recensori lamentano la supposta incomprensibilità del titolo italiano evocante Satana: credo di aver presentato materiale sufficiente e convincente per rispondere ai loro dubbi.   

sabato 6 giugno 2020

UNA GLOSSOLALIA DI POSSIBILE ORIGINE IPERMNESTICA

Presento per il vostro piacere filosofico una lingua che ho assemblato con grande facilità, mentre ero in stato di veglia e perfettamente lucido. Risale al 2013 e non ricordo alcun dettaglio del contesto in cui ho annotato il materiale. Sono riuscito soltanto a trascrivere le parole isolate, senza tuttavia avere la capacità di formulare frasi e di capire appieno la struttura grammaticale. Mi sono chiari soltanto pochi suffissi della declinazione, oltre la formazione di verbi in -a a partire dai sostantivi. Le forme plurali dei sostantivi sono spesso irregolari e difficilmente prevedibili. Ne ho trascritti in gran numero. Talvolta si trovano forme duali distinte da quelle plurali ordinarie. Noto alcune peculiarità fonotattiche. Nessuna parola di questo idioma inizia per vocale, se ne trovano però molte che iniziano con un'aspirazione h-. Il suono aspirato trascritto con -kh- si trova molto spesso all'interno o alla fine delle parole, ma non in posizione iniziale. 
 
Elementi grammaticali: 
 
-ma, suffisso dell'accusativo
-di, suffisso del locativo 
 
Pronomi personali:  
 
hoy, da me; mio 
gu, noi 

Lessico:

bada, molti; moltitudine 
baga, apparire 
baha, splendere
bakhgu, braccio 
bakhi, abbondanza 
bakhlo, ferita 
    bakhlot, ferite (pl.)   
bal, nero; scuro; torbido; cieco
   balal, neri; scuri; torbidi
   balkho, ciechi  
balna, immergere 
bara, dare 
belkògu, ventre; cintola 
bela, arroventare, far ardere 
belo, essere rovente, ardere
benkhi, testa 
bepto, labbra 
bilo, rovente, ardente 
bohènya, ossa 
bokhka, ardere 
bokhro, polvere, sozzura 
bolkho, foglie, verdure 
bolo, piccione 
     bolond, piccioni (pl.) 
bong, seno di donna 
     bonget, seni di donna (du.) 
     bonge, seni di donna (pl.)
bor, montagna
budukha, essere attento, essere vigile 
bunga, gonfio, turgido 
buro, tempesta 
dal, dolce 
dalkau, onda 
dalkha, leccare 
dam, fumo  
damda, coprire 
daura, stare  
dayra, irrigidirsi
dika, capra
dila, sole 
dima, respirare  
dimòngae, spazzatura; feci animali 
dost, luna; mese 
    dosto, mesi 
doya, luogo
dukhlo, polvere 
dukhmo, tenebra 
duli, fuoco 
dumkhu, quercia 
dure, interiora 
dzamb, coda 
dzemùkae, fumo; fuliggine  
dzèroe, spalla 
dzerul, flusso, corrente rapida 
dzoàwa, brutto 
dzomokh, cera d'api
dzort, vulva, figa 
    dzorto, vulve, fighe (pl.)  
dzuhud, dolce (agg.) 
dzukhlo, fiamma
gab, testa
   gabal, teste (pl.)
gada, lato
gahan, sonno 
gakta, due; coppia 
gakhba, raccogliere; afferrare 
gakhna
, dormire
gal
, grano 
    galil, cereali (pl./coll.)   
gam, bocca 
    gamdi, in bocca (loc.)
    gamam, bocche (pl.)
    gamamdi, nelle bocche (loc. pl.)
gandu
, maschio
    gandun, maschi (pl.)
gankh
, larghezza
gardz
, eminente; grosso
garkh
, aguzzo 
   garkha, aguzzi; cose aguzze (pl.)
garkh
, desiderio
garkha, aver bisogno; desiderare
garud
, lato
garung
, tuono
gata
, possedere 
gaun, ventre, addome
    gaundi, nel ventre (loc.)
    gaung, ventri, addomi (pl.) 
gay, alto
   gayo, alti (pl.)
gaya
, lanciare 
gayalu, tartaruga 
gaydi, antilope, gazzella 
    gaydya, antilopi, gazzelle (pl.) 
gedus, crepuscolo
    geduzdi, al crepuscolo
    geduso, crepuscoli (pl.) 
gem, forte
geyra
, fornace
geys
, freccia, arma da getto
geysa
, gettare un'arma 
gilu, ragazzo 
    gilum, ragazzi (pl.) 
gohom, mano, pugno 
   gokhmot, mani, pugni (du.)
   gomokh, mani, pugni (pl.) 
gol, feto 
    golo, feti (pl.) 
golpa, debole
golu
, intestino 
golwa, teschio 
gomo, tenebra, notte (pl. tantum)
gond, formica 
    gondan, formiche (pl.) 
gònkhalo
, avambraccio
gonob
, bordo
gor
, cinghiale
gorand, gorond, tronco
gorayu, uccidere
gorb
, buio 
gore, braci, carboni ardenti
got
, formica
goyna
, colpire 
guhàno, voce 
   guhàngo, voci (pl.)  
gun
, pene, fallo  
   gunu, peni, falli (pl.) 
gudza, annusare  
gus, vita 
gusa, vivere
guspa
, vomitare
hal
, luce; goia 
hala, gioire
haleu
, elefante
   halewa, elefanti (pl.) 
halok
, passo 
haloku, andare
haloka
, camminare 
ham, vagina 
    hamam, vagine (pl.)
han
, testa 
    hano, teste (pl.)  
hana, su, sopra
hank
, fuoco
hant
, nòcciolo 
    hantar, nòccioli (pl.) 
hanu
, altro 
haru, valle
has
, fiamma
hasa, bruciare (trans.)
haso, bruciare (intrans.)
hau, desiderio
haun
, spirito 
     haung, spiriti (pl.)  
hausa
, uomo
haut
, formula magica, incantesimo 
    hauto, formule magiche, incantesimi (pl.)
hauta
, pronunciare incantesimi 
hawa, desiderare 
hayu, vivere
hemona
, tronco
hemud
, desiderio, concupiscenza 
    hemudo, desideri sessuali
hemuda
, desiderare, concupire
henom
, prendi!
henoma
, prendere
heru
, alto 
hewa, cadere; affondare 
hiltur, vaso sanguigno
himarimp
, palpebra 
hoge, sopra
hoku
, copula
hokwa
, copulare 
hokhwa, scorrere
homp
, ape
   hompi, api (pl./coll.) 
hontsa, fronte
hori, giovane
horoba, correre 
horya, procreare
howa
, caverna
humpo
, ombelico 
    humpwa, ombelichi (pl.)
hund
, radice 
    hundo, radici (pl.)
hupel
, fiume 
kada, roccia 
kahar, duro
kake
, furioso
kal
, donna; moglie
   kalu, donne; mogli 
kalwa, assieme; tutto; tutti
kame
, sangue 
kamya, sanguinare
kamp
, labbra
   kampo, labbra (pl.)
kar
, cerchio
kar, gru (uccello) 
kara, sorgere
karem
, muro 
   karemo, muri, mura (pl./coll.)
karo
, asino 
   karor, asini (pl.)
kart
, taglio
karta
, recidere
karya
, seppellire 
kaswa, crescere; diventare grosso 
kat, farro, spelta (tipo di cereale) 
kat, parola 
   kato, parole (pl.) 
kata, parlare; pensare
kaura
, fuoco
kekhpo
, bocca 
kerkum, furetto; puzzola
keuka
, verdura; verde; azzurro 
keya, fare 
keya
, foresta
keyp
, leggero 
   keypo, leggeri (pl.)
kirkh
, vecchio 
   kirkha, vecchi (pl.)
kirugay
, masticare
kirup
, pesce 
   kìrupo, pesci (pl./coll.) 
kohàpo, rana 
   kohapwa, rane (pl.)  
kohom
, uomo, persona
   kokhma, uomini, persone (pl.) 
kokhp
, caverna 
   kokhpo, caverne (pl.) 
kolkha, morire, finire
komol
, larva
kops
, morte
kopsa
, morire
kopur
, grande
korau
, gallina
korawa
, marcire 
korb, focolare 
   korbo, focolari (pl.) 
kore, cervo 
   koreb, cervi (pl.)
korekh
, gola 
   korekha, gole (pl.)
kork
, puledro
korut
, cagnotti
kot
, fine 
kot, parola magica 
   koto, parole magiche (pl.)
kote
, ano 
koya, chiamare 
koyr, animale maschio 
   koyro, animali maschi (pl.) 
koyt
, pus 
koyta, spurgare
koyu
, grasso (agg.) 
koyu, larva, bruco 
   koywa, larve, bruchi (pl.) 
koyur, mucchio di pietre  
   kòyoro, mucchi di piete
kudzum, fumo
kudzma, mandare fumo
kul, gelo 
kulya, gelare
kuni
, donna 
    kunya, donne (pl.)
kunts
, unghia
    kuntse, unghie (pl.)
kurkh
, urlo 
    kurkho, urla (pl.) 
kurkha, urlare 
kuti, casa, capanna
     kùtidi, nella casa, nella capanna (loc.)
     kutya, case, capanne (pl.)  
     kùtyadi, nelle case, nelle capanne (loc. pl.)
laba, ottenere
lahak
, crescita (di piante, etc.)
lahaka, far crescere
lahako
, crescere (detto di piante, etc.)
laham
, palude  
      lahamdi, nella palude (loc.)
      lahamp, paludi (pl.)
      lahampti, nelle paludi (loc. pl.) 
      lakhmu, paludi, terre paludose (pl.)
      lakhmudi, nelle paludi, nelle terre paludose (loc. pl.)
lahap, fiamma 
     lakhpo, fiamme (pl.) 
lak, tenero 
lakwa, leccare
lakh
, lotta
lakha
, uccidere
lakhga
, tagliare
lakhpa
, palmo della mano 
lakhpa, bruciare 
lamud, basso (detto di terra) 
lank
, lingua (organo della bocca) 
     lanko, lingue (pl.)  
lapta, appiattire 
lark
, clava 
     larko, clave (pl.) 
larwa, molti; moltitudine
     hausa-larwa, moltitudine di uomini 
     kalu-larwa, moltitudine di donne
laukh
, tronco; trave 
    laukho, tronchi; travi (pl.) 
lauko
, buco 
    laukwa, buchi (pl)
lauts
, debole 
    lautso, deboli (pl.)
las
, debole 
    laso, deboli (pl.) 
layba, essere soffice
layp
, bello  
    laypo, belli, belle (pl.)
lekhko
, malattia
lend
, uccello 
    lendo, uccelli (pl.)
lenda
, volare
leuda
, trovare 
lihau, uro, bovino (n.)
    lihùwa, uri, bovini (pl.)
lik
, dolore
lil
, mare 
    lilu, mari, acque (pl.)
lip
, grasso (n.), adipe 
lipkha
, trafiggere
lisa
, ammucchiare 
lonka, legare
luk
, mucchio
luka
, legare
luke
, rottura
lukudz
, frusta 
lùkudza, frustare 
lukhka, saltare
lum
, magia
    lumo, magie, incantesimi (pl.)
luma, fare incantesimi
lungau
, orso 
    lungaug, orsi (pl.) 
madu, miele
malank, verme 
   malanko, vermi (pl.) 
mald, giovane (agg.) 
malkh, montagna 
   malkho, montagne (pl.) 
malkho, teschio 
   malkhwa, teschi (pl.)
mana, davanti 
manakanta, faccia a faccia
mau
, no 
mayta, luogo 
mel, occhio 
   melot, occhi (du.) 
   melo, occhi (pl.) 
melòkha, lucertola 
meuda, parlare 
mig, regalo, dono
miga, donare
mud, fine; estinzione 
muda, finire; estinguersi 
munkau, pesante; grave  
muy, acqua
nahar
, giovane (n.; agg.)
    nakhre, giovani (pl.) 
nak, sorella 
    nako, sorelle (pl.) 
nakhgo, affamato; assetato 
nakhgwa, essere affamato; essere assetato 
nakhto, donna (di un altro clan) 
nal, lingua (idioma, linguaggio)
    nalo, lingue (pl.)
namta
, dare 
namwa, spremere
nauka
, capelli
naun
, cielo
nayn
, andare
nekha
, occhio; vista 
nekha, vedere
nelehomp
, zanzara 
    nelehòmpi, zanzare (pl.)
net
, albero 
nidzu, femmina (di animale) 
    nidzwa, femmine (pl.) 
niturk
, pugno 
    niturko, pugni (pl.)  
niturka, prendere a pugni
nohor, ricco di acqua; umido 
nuk, sonno 
nuku, dormire 
nulunk, cervello; midollo spinale 
     nulunko, cervelli (pl.) 
palka, spaccare 
palo, pianura 
     palwa, pianure (pl.) 
pang, fronte (parte anteriore della testa) 
    pange, fronti (pl.) 
pond, gamba 
    pondot, gambe (du.)
    pondo, gambe (pl.) 
ponos, zanzara
poyamb, drago 
    poyambo, draghi (pl.)
poyu, cucciolo 
    poywa, cuccioli (pl.) 
pulkhu, giallastro 
puna, rosso (detto di capelli) 
punèya, capelli, chioma
rak
, tempo 
    raka, tempi (pl.) 
rakau, mettere in ordine
rakhba, tremare
rakht, ramo 
    rakhto, rami (pl.)
raku
, corno 
rakhum, ventre; stomaco di animale 
    rakhmo, ventri; stomaci di animali (pl.) 
raugu
, distruggere 
raukh, largo, spazioso
rauma
, succhiare; masticare  
rawa, bere
rayam
, pesce 
    raymi, pesci (pl.)
regul
, piede
    roglot, piedi (du.) 
    roglo, piedi (pl.)
repa
, spaccare
rints
, chioma 
    rintso, chiome (pl./coll.)
rogu
, perverso  
rom
, quiete 
roya, vedere
ruhum
, tenebra 
    rukhmo, tenebre 
rum
, vermi
    rumum, vermi
rumon
, vena 
    rumona, vene (pl.) 
sada
, legare
sarikh
, fiume
satìma
, udire
sau
, nel mezzo 
sauba, deserto, terra salina 
saus
, indurito
sagoyra
, capelli
sana
, parola
sèara
, entrare
sela
, portar via
sera
, arrostire
serom
, tendine 
    sèromu, tendini (pl.) 
seukh, figlio; figlia 
    seukho, figlio; figlie (pl.) 
seukha, venire al mondo, nascere 
sewa, corpo umano
sil, occhio 
silma, vedere, osservare
singer
, topo 
    singri, topi (pl.)
sirga
, tortura
siwa
, sole 
sobokh, tribù
sòroba
, ingurgitare 
soyu, pieno 
soywa, riempire 
sundu, fiume 
    sundwa, fiumi (pl.)
sur
, gregge; sciame
surd
, filo
suwa
, buono, buoni 
tab
, buono 
   tabo, buoni (pl.)
takt
, pulce 
   takto, pulci (pl.) 
takùna
, scarafaggio 
talkho, piatto; piano (agg.) 
tangau, tirare, trarre, spingere  
tapkha, distruggere, annientare
tarkha
, bere 
tayk, dito della mano; uno 
teke
, casa
tik
, destro
tika
, essere diritto
togae
, terra 
tògama, mordere
tok
, palmo della mano
tomos
, mucchio
tòmosa
, raccogliere
ton
, vista
tona
, vedere
tor
, corteccia
torga
, debole
tubo
, lago 
    tubokh, laghi (pl.)
tupkha, profondo
tur
, deretano
tus
, contro
yaka, ghiaccio 
yanakh, voce, suono; discorso  
yankha, dire 
yekae, bianco 
yelay, splendere
yomurt
, uovo 
yorob, forte, solido 
    yorbo, forti (pl.) 
yowa, buono, buoni  
yuma, cielo diurno
yupukh, leopardo 
   yupkho, leopardi (pl.) 

Ho notato la presenza di parole altaiche (yomurt "uovo"), uraliche (sil "occhio"), semitiche (rum "vermi", etc.) e persino affini al basco (gal "grano", gu "noi") - oltre a numerose radici indoeuropee (madu "miele", etc.). Freud direbbe certamente che ho restituito parole ruminate a lungo nel subconscio. A distanza di tempo, credo di aver compreso la fonte di questa glossolalia: le ricostruzioni nostratiche di Aharon Dolgopolsky. 
 
 
Se così fosse, si tratterebbe dell'output ipermnestico di materiale da me assimilato nel corso dei miei studi. Sarebbe composto da parole simili al miele delle api, che è il prodotto dell'elaborazione del nettare. Se si dovesse invece provare un giorno che questa lingue è realmente esistita, si tratterebbe di una xenoglossia. 
 
Noto alcune somiglianze con la lingua delle antiche genti fulve della tundra himalayana, da me trascritta nel 2016. 
 
 
Se chiamiamo "glossolalia A" la lingua esposta nel presente articolo e "glossolalia B" l'altra lingua, abbiamo le seguenti corrispondenze: 
 
glossolalia A: kame, sangue
glossolalia B, pamp, sangue
protoforma attesa: *kwam- 
 
glossolalia A: gu, noi 
glossolalia B: -γu, noi, nostro 
protoforma attesa: *Gu- 
 
glossolalia A: bal, nero; scuro
glossolalia B: bir, nero 
protoforma attesa: *bɨL- 
 
glossolalia A: hayu, vivere
glossolalia B: awa-, vivere 
protoforma attesa: *XaywV-  

glossolalia A: golwa, teschio 
glossolalia B: gul, testa 
protoforma attesa: *golu- 
 
Se la Scienza dell'etimologia fosse applicata anche alle glossolalie e alle lingue create dall'ingegno umano, si otterrebbero risultati sorprendenti. Ne sono convinto.