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domenica 20 giugno 2021

 
 JOHNNY MNEMONIC
 
Titolo originale: Johnny Mnemonic
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1995
Lingua: Inglese
Durata: 96 min
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Cyberpunk, distopia
Regia: Robert Longo
Soggetto: William Gibson (dall'omonimo racconto)
Sceneggiatura: William Gibson
Produttore: Dan Carmody
Fotografia: François Protat
Montaggio: Ronald Sanders
Effetti speciali: Rory Cutler
Musiche: Brad Fiedel
Scenografia: Nilo Rodis-Jamero
Interpreti e personaggi:
    Keanu Reeves: Johnny Mnemonic
    Dina Meyer: Jane
    Ice-T: J-Bone
    Takeshi Kitano: Takahashi
    Dennis Akayama: Shinji
    Dolph Lundgren: Karl, il predicatore di strada
    Henry Rollins: Spider
    Barbara Sukowa: Anna Kalmann
    Udo Kier: Ralfi
    Tracy Tweed: Pretty
    Falconer Abraham: Yomamma
    Don Francks: Hooky
    Diego Chambers: Henson
    Sherry Miller: Segretaria di Takahashi 
    Gene Mack: Laslo
    Jamie Elman: Toad 
    Douglas O'Keeffe: Guardia della Pharmakom 
    Marlow Vella: Bambino LoTek
    Howard Szafer: Strike
    Paul Brogren: Stump
    Arthi Sambasivan: Infermiera
    Michael A. Miranda: Stick
    Coyote Shivers: Buddy
    Susan Tsagkaris: Cantante d'opera
    Christopher Comrie: Cronista della rivolta di Pechino
    Robin Crosby: Ragazza nella stanza d'albergo
    Lynne Adams: Yakuza col lanciarazzi
    Caitlin Carmody: Gemella nella hall
    Erin Carmody: Gemella nella hall
Doppiatori italiani
    Francesco Prando: Keanu Reeves
    Cristina Boraschi: Jane
    Nino Prester: J-Bone
    Dario Penne: Takahashi
    Sergio Di Stefano: Shinji
    Alessandro Rossi: Karl, il predicatore di strada
    Francesco Pannofino: Spider
    Vittoria Febbi: Anna Kalmann
    Antonio Sanna: Ralfi
    Stefanella Marrama: Pretty
    Enrico Pallini: Yomamma  
 
Trama: 
Anno del Signore 2021. La società è governata dalle multinazionali. Un Internet virtuale e 3D pervade in modo capillare ogni aspetto della vita. A causa della continua esposizione ai computer e alle loro radiazioni si è diffusa una malattia neurologica pandemica chiamata NAS, ossia "Nerve Attenuation Syndrome" ("Sindrome da attenuazione nervosa"). Johnny è un corriere mnemonico, che riesce a stoccare un'immensa quantità di dati nel cervello grazie a un innesto, anche a costo di perdere i suoi ricordi d'infanza per fare spazio. Questi dati innestati sono molto sensibili e di somma importanza per le multinazionali, quindi devono essere contrabbandati. Johnny ha un incarico da un gruppo di scienziati a Pechino e mostra qualche riluttanza quando scopre che i dati superano la sua capacità di memoria anche con la compressione. Riesce comunque a convincersi visto che la tariffa elevata sarà sufficiente a coprire il costo dell'operazione per rimuovere il dispositivo. Il corriere avverte che deve far estrarre i dati entro pochi giorni, altrimenti subirà danni permanenti che potrebbero anche causargli la morte. Gli scienziati crittografano i dati con tre immagini casuali tratte da un filmato televisivo e iniziano a inviare queste immagini al ricevitore a Newark, nel New Jersey. A questo punto vengono attaccati e uccisi da sicari della Yakuza, guidati dal terribile Shinji, che fa una strage prima che le immagini crittografate possano essere completamente trasmesse. Johnny scappa con una parte delle immagini ma viene inseguito sia dalla Yakuza che dalle forze di sicurezza della Pharmakom, una multinazionale farmaceutica gestita da Takahashi, a cui appartengono i dati trafugati. Johnny inizia ad assistere a brevi immagini della proiezione femminile di un'Intelligenza Artificiale che tenta di aiutarlo, ma lui è costretto a interrompere la comunicazione. A Newark, il corriere deve incontrare il suo boss Ralfi, che però gli fa il bidone, facendolo inoltrare nel territorio degli anarchici LoTek guidati da J-Bone. Nel frattempo Jane, una guardia del corpo potenziata dalla cibernetica, sorprende Ralfi in un locale mentre è intento a smaialare con due transex. Si scatena una rissa tremenda. Jane trova Johnny immobilizzato e lo salva: il suo boss stava lavorando con la Yakuza e voleva ottenere il dispositivo di archiviazione a qualunque costo. Shinji si irrita e fa a pezzi l'isterico Ralfi con un laser, mentre Jane porta il corriere in una clinica gestita da Spider, un benefattore dell'umanità che rivela di essere il destinatario dei dati degli scienziati di Pechino: quello che è nascosto in quel cranio è la cura della NAS sottratta alla Pharmakom. Spider afferma che la Pharmakom si rifiuta di rilasciare questa cura risolutiva poiché ottiene maggiori guadagni con rimedi palliativi. Sfortunatamente, anche la parte delle immagini di crittografia che Johnny ha preso non è sufficiente per decifrare i dati, e Spider suggerisce di vedere Jones alla base dei LoTeks. Proprio in quel momento arriva il gigantesco Karl, un biondo vichingo cristiano e fanatico che di mestiere fa sia il predicatore che il sicario. Lo aveva assunto Takahashi per portargli la testa di Johnny, da cui estrarre i dati. Spider viene crocifisso, torturato e ucciso da Karl, mentre Johnny e Jane riescono a fuggire. I due raggiungono la base LoTek e apprendono da J-Bone che Jones è un delfino un po' incrostato, usato una volta dalla Marina militare. Il cetaceo può aiutare a decifrare i dati nella mente di Johnny. Proprio mentre iniziano la procedura, Shinji e la Yakuza, Takahashi e il vichingo cristiano attaccano la base. Takahashi affronta Johnny ma viene ucciso da Shinji, che vuole i dati per sé. Johnny combatte Shinji e dopo una lotta estenuante riesce a decapitarlo. Takahashi moribondo ha un ripensamento e consegna una parte della chiave di crittografia a Johnny prima di morire, ma questo ancora non basta. J-Bone gli dice allora che dovrà hackerare la sua stessa mente con l'aiuto di Jones. Johnny, Jane, J Bone e i Lo Tek riescono a sconfiggere le restanti forze nemiche. Il brutale religioso Karl viene fulminato da un potentissimo flusso di raggi gamma durissimi e bruciato fino alle ossa cibernetiche. Inizia il secondo tentativo di recupero dei dati. Aiutato dall'intelligenza artificiale femminile, il corriere mnemonico riesce a scaricare il suo contenuto craniale e allo stesso tempo recuperare i perduti ricordi d'infanzia. L'intelligenza artificiale si rivela essere la versione virtuale della madre dello stesso Johnny, che era anche la fondatrice di Pharmakom, prima di ribellarsi all'azienda che tratteneva la cura. Mentre J-Bone trasmette le informazioni sulla cura del NAS attraverso Internet, Johnny e Jane guardano da lontano mentre il quartier generale di Pharmakom va in fiamme a causa della protesta pubblica. J-Bone per festeggiare si sbarazza anche del cadavere bruciato del vichingo cristiano facendolo gettare nelle acque lutulente del Miskatonic, il fiume che attraversa Newark. 
 

Recensione:  
Il film di Longo ha tratto la sua ispirazione da un racconto cyberpunk di William Gibson, Johnny Mnemonico (Johnny Mnemonic), uscito nel 1981 e candidato in quello stesso anno al Premio Nebula per il miglior racconto breve. Nel 1986 questo racconto è stato incluso nell'antologia gibsoniana La notte che bruciammo Chrome (Burning Chrome). In ogni caso, si deve notare che il film non è un semplice adattamento dell'opera di Gibson, che pure ha lavorato alla sceneggiatura: ne ricalca soltanto in parte la trama e introduce svariati elementi nuovi. Si ravvisa soprattutto una forte influenza del romanzo cyberpunk Luce virtuale (Virtual Light, 1993), dello stesso autore, che assieme ad Aidoru (1996) e American Acropolis (1999) forma la Trilogia del Ponte. Questa trilogia non mi piace granché e presenta molteplici contraddizioni. In pratica sono stati compiuti innesti di Virtual Light in Burning Chrome. Secondo quanto affermato dallo stesso Gibson, il film è stato rieditato dai produttori per renderlo più "mainstream", posto che questa parola abbia ancora un senso. Si dice che l'uscita giapponese sia più vicina alla visione originale del regista e dello sceneggiatore, ma non sono riuscito a visionarla. L'ambientazione è perennemente notturna, come se il mondo intero non conoscesse più la luce del sole. Non mancano tuttavia precedenti, basti pensare alla tenebrosa Gotham City, il teatro delle gesta di Batman, in cui non si è mai vista un'alba da secoli. Credo che lo si possa definire un capolavoro assoluto e lo riguardo sempre volentieri.
 
 
Ralfi smaiala! 
 
Nell'ecosistema criminale in cui imperversa la Yakuza, Ralfi è un pesce piccolo che vegeta nel sottobosco. Oltre che di contrabbando di dati, si occupa dell'ingaggio di guardie del corpo e ha una netta predilezione per le transessuali. Fa una battaglia di lingue con la bionda Pretty, che è già in erezione, pronta a inginocchiarsi per continuare a leccare, mentre l'afroamericana Yomamma preferisce mettersi a pecora per ricevere il fallo nel budello. Le due shemale scherniscono Jane facendo esplicita menzione delle loro attività preferite. Ecco la conversazione: 
 
Ralfi (rivolto a Jane): "Hai mai consideratà un'attività fisica... un po' violenta?" 
Yomamma: "Come quella che si fa sulla schiena..." 
Pretty (facendo la linguetta): "O sulle ginocchia!" 
 
Questi dettagli sono passati inosservati, a quanto pare gli spettatori non hanno nemmeno intuito la presenza del cazzone tra le gambe di queste scherane.
 
 
Occhi divini! 
 
Memorabile è lo sguardo da folle di Jane, interpretata magistralmente da Dina Meyer. Avrei voluto incontrarla io una donna che mi guardasse in quel modo, con quegli occhi spiritati! Piena zeppa di adrenalina e sensualissima: non si potrebbe desiderare di meglio. Combatte contro due guardie del corpo transessuali che la bullizzano. Una di queste shemale, l'afroamericana Yomamma, finisce sgozzata con un rapidissimo colpo di stiletto e ha soltanto il tempo di esalare l'ultimo insulto: "Brutta puttana!" L'altra, la bionda Pretty, riesce invece a sottrarsi alla morte, pur finendo massacrata a pugni e a calci. Al giorno d'oggi questo film non potrebbe più essere girato: sarebbe considerato omofobo e trànsfobo.
 

Il vichingo cristiano 
 
Karl, chiamato semplicemente "spazzatura" dagli Anarchici LoTek, è quanto nel XXI secolo di Gibson si avvicina di più al Re Olaf II di Norvegia. Rido degli idioti decostruzionisti che si affannano a ritenere il sovrano norvegese come un "democratico fautore della tolleranza religiosa" e a descrivere i Vichinghi come "nani scuri di pelle coi capelli corvini e crespi" o "simili ai Mandingo". Notiamo le pose grottesche e teatrali di Karl, che fa ridicoli gesti religiosi con le dita, facendo danzare un pugnale sagomato come un crocefisso. Il suo linguaggio è pieno di kenningar molto significative: "far tornare a Gesù" significa "uccidere". Quando il visore di un LoTek inquadra il vichingo cristiano, compare questa sintetica descrizione: 
 
RADICAL HUMAN
MODIFICATION
CYBER-ENHANCED
MUSCULAR STRUCTURE
 
 
FULL CUSTOM
BIOMECHANICS
EXERCISE
EXTREME CAUTION
 
J-Bone: "A quel figlio di puttana non gli è rimasto nemmeno un osso naturale nel corpo." 
Toad: "E davvero un predicatore?"
J-Bone: "Predicatore? Quel gran bastardo ha preso Dio e tecnologia per il verso sbagliato. Farebbe fuori chiunque per pagarsi gli impianti che ha nel corpo." 
Toad: "Vuoi che lo segua?"
J-Bone: "No, staglio lontano. È pericoloso." 
 
Nel finale allo spettatore viene un brivido: sembra che lo scheletro biomeccanico del redivivo Olaf II, morto bruciato dai raggi gamma durissimi, cominci a muoversi e a rianimarsi! Uno zombie cristiano! Per fortuna il brivido dura poco: il movimento delle ossa metalliche è dovuto al gancio di un paranco, con cui la carcassa del fanatico viene issata e scaraventata nei tristi flutti del Miskatonic. 
 
 
Gli affascinanti paradossi dell'Anarchia 
 
I LoTek traggono il loro nome dalla locuzione Low Technology, ossia "bassa tecnologia", perché si oppongono alla riduzione dell'essere umano a una macchina. Sono luddisti irriducibili e sono nemici giurati di ogni forma di autorità. Eppure sono costretti a utilizzare la tecnologia per combattere contro l'establishment. Questa è la base del loro paradosso intrinseco, definitorio. Vagano tra le macerie per sfuggire al controllo delle classi dominanti e hanno il loro rifugio inespugnabile nel Ponte. Utilizzano meccanismi per fare incursioni nelle trasmissioni televisive, cercando di risvegliare la gente obnibilata con messaggi traumatici. Dipendono in tutto e per tutto da un delfino rifatto da molteplici innesti di piastre e di meccanismi, che di biologico conserva ben poco. Per portare avanti la loro guerra sono costretti ad avere una struttura gerarchica. J-Bone dà ordini e i suoi sottoposti li eseguono. J-Bone e Spider sono capi. Toad è uno sfigato che non ha voce in capitolo. Questo contraddice in modo radicale il presupposto dell'Anarchia. Ricordo ancora quando un amico, C., mi parlava degli Anarchici, dicendomi che in gioventù aveva frequentato il Circolo del Ponte della Ghisolfa. Gli chiesi come potessero prendere delle decisioni in quel contesto, dato che un anarchico non dovrebbe riconoscere autorità alcuna senza venir meno ai suoi princìpi. C. mi rispose che il costume era quello di ricorrere alla votazione tramite un'assemblea. La cosa mi parve incredibilmente grottesca e lasciai cadere l'argomento. Tanto non si cavava un ragno dal buco. Bizzarra è comunque la coincidenza tra la denominazione della comunità anarchica milanese, il Ponte, e la creazione di Gibson.      
 

Archeofuturo e incongruenze

Quando correva il 1995, il 2021 sembrava un futuro lontanissimo. Innumerevoli casi dimostrano come sia insidioso ambientare storie in un tempo che dista dal proprio soltanto pochi decenni. Si corre il rischio di costruire uno pseudo-futuro grottesco, con una tecnologia troppo progredita per certi aspetti e incredibilmente arretrata per altri. Ci limitiamo a fare alcuni esempi. A un certo punto Johnny prende un Concorde per Newark, nel New Jersey, proprio dove abitava Portnoy, l'enfant terrible che costringeva le donne puritane a succhiarglielo e faceva mangiare il suo sperma alla madre nascondendolo tra le bistecche. Nel mondo reale, i Concordes sono stati ritirati nel 2003. Notiamo immediatamente altre incoerenze spaventose, stridenti. I teleschermi funzionano con il telecomando, in un mondo dotato di cielo televisivo e pullulante di visori immersivi per la realtà virtuale 3D. Ci aspetteremmo che personaggi che hanno congegni installati nel cervello fossero capaci di accendere e di spegnere un teleschermo servendosi del pensiero o di un semplice gesto. Poi ci sono ancora i fax come normale mezzo di trasmissione dei dati (esempio: "Mando il fax a Newark"). Ebbene sì, tiro fuori per l'ennesima volta il fatto che in Neuromante si usano ancora i telefoni a gettoni. Il prete-sicario Karl usa un videotelefono, ma non è uno smartphone. Non esiste il concetto di smartphone come computer portatile. Non è stata prevista la civiltà dello smartphone. Certo, i visori 3D immersivi esistono anche nella nostra realtà, ma sono ancora poco diffusi, non sono certo il modo usuale di connettersi al Web. Il nostro Web è ancora bidimensionale, si fonda sul principio della pagina che viene sfogliata dal browser. Quando Johnny si connette a un terminale, indossando il visore 3D, mima la presenza di una tastiera inesistente, facendo gesti nel vuoto come se stesse premendo tasti. Siamo ancora lontani da questo livello tecnologico, sempre ammesso che sia proprio questa la tendenza verso cui ci stiamo dirigendo. Nel Web 3D gibsoniano non esiste praticamente socialità. Non troviamo nulla di anche remotamente simile a un blog o a un social: gli sviluppi della Rete Sociale non sono stati previsti da Gibson. Per quanto riguarda i congegni installati nel cervello, siamo ancora ai primi passi, con esperimenti fallimentari portati avanti da Elon Musk, uno stravagante magnate che ha le immense disponibilità finanziarie per mettere in atto i propri deliranti desiderata. Anche l'evoluzione dell'universo criminale nella pellicola non somiglia a quella del nostro corso storico. Mafia e Triadi sono state assorbite dalla Yakuza, che domina il pianeta. Un processo accelerato e forse semplicistico, che non tiene conto della complessità estrema e dell'intrinseca entropia tumorale di queste realtà.    
 

 
Contenuti profetici 
 
Il lavoro di Gibson e di Longo mostra tutta la sua potenza profetica negli sviluppi dell'industria farmaceutica, non nella descrizione dei gingilli tecnologici. Quando i produttori di farmaci hanno come sola legge il profitto, si arriva a paradossi le cui ricadute sono estremamente nocive per l'intero genere umano. Può sembrare banale ma non è affatto così. Facciamo un semplice esempio che mi riguarda molto da vicino. Sarebbe possibile guarire dal diabete II con un intervento agevole e privo di complicanze, asportando un'esigua quantità di grasso presente all'interno del pancreas, causa primaria della spiacevole disfunzione. Ovviamente questa terapia risolutiva spiace all'industria farmaceutica: se fosse possibile guarire dal diabete II, crollerebbe tutta la produzione di farmaci per la sua difficile terapia, oltre a tutto l'indotto di aggeggi (aghi, pungidito, strisce reattive, etc.). Continuare a curare il diabete II è molto più redditizio che eliminarlo una volta per tutte. Così, avendo bisogno di insulina e di altri medicamenti, sono condannato a rimanere uno schiavo vita natural durante, condannato a una morte atroce se mi venissero a mancare le cure necessarie. Per uno come me che si ribella alla dieta e che si ingozza di panettone a colazione, ce ne sono decine che in preda al terrore si costringono a una dieta da Auschwitz, finendo col ridursi a scheletri. Chi paga per tutto questo dolore?  
 
 
Il mito del fantasma nella macchina  

Uno dei cardini del Cyberpunk e più in generale del Transumanismo, è senza dubbio il mind uploading, ossia il caricamento su computer dell'autocoscienza di una persona morta. La fede nella realizzabilità pratica del mind uploading nasce dall'idea che il cervello umano funzioni esattamente come un elaboratore elettronico. A sua volta, Gibson aveva uno strano concetto che lo portava a considerare come organismi biologici, funzionanti per mezzo di organi simili a quelli del corpo umano. Da tutti questi equivoci si è formato il singolare modo di vedere la realtà proprio degli scrittori di questo peculiare sottogenere della fantascienza. Così ebbe a dire in un'occasione il padre del Cyberpunk: "In realtà sono stato in grado di scrivere Neuromante perché non sapevo nulla di computer... non sapevo letteralmente nulla. Quello che ho fatto è stato decostruire la poetica del linguaggio di persone che già lavoravano sul campo. Stavo nel bar dell'hotel alla convention di fantascienza di Seattle ad ascoltare questi ragazzi che sono stati i primi programmatori di computer che abbia mai visto parlare del loro lavoro. Non avevo idea di cosa stessero parlando, ma quella era la prima volta che sentivo la parola “interfaccia” usata come verbo. E sono svenuto. Wow, questo è un verbo. Seriamente, poeticamente è stato meraviglioso." (Gibson, 2020). In un'altra intervista, che purtroppo non sono più in grado di reperire, lo stesso autore dichiarava di essere rimasto molto perplesso quando ha potuto osservare l'interno di un computer. Fino a quel momento aveva creduto che anche i computer avessero qualcosa di corrispondente al fegato, al cuore e al pancreas. La sua delusione è stata immensa. Abbiamo così chiarito l'idea che tra l'organismo biologico e la macchina possa esistere una prosecuzione, una compatibilità assoluta, tale da poter permettere all'autocoscienza di trasmigrare dal suo supporto naturale a un processore artificiale.     
 
  
Curiosità 
 
Robert Longo e William Gibson originariamente intendevano realizzare un film d'autore con un budget limitato, ma non sono riusciti a ottenere finanziamenti necessari. In seguito Longo avrebbe commentato che il progetto "è iniziato come un film d'autore da 1,5 milioni di dollari, ed è diventato un film da 30 milioni di dollari, perché non siamo riusciti a ottenere <solo> un milione e mezzo".  

Il personaggio Molly Millions, dalla storia originale, è stato cambiato in Jane per il film. Sono personaggi molto simili, tranne per il fatto che Molly aveva lame di rasoio retrattili sotto le unghie e una vista aumentata. Si ritiene che il cambiamento sia dovuto al fatto che il personaggio di "Molly" è stato annesso ai diritti per qualsiasi possibile futuro adattamento cinematografico di Neuromante.
 
Durante la scena nella stanza sul retro del Crazy Bob's Computer Store, sembra che Johnny chieda un "iPhone", dodici anni prima che fosse lanciato. Certo, sarebbe bello poter credere che lo sceneggiatore abbia inventato la parola, diventata poi il nome di un onnipresente pezzo di tecnologia dell'informazione. In realtà le cose non stanno così. Johnny chiede un "Eyephone", una rudimentale interfaccia montata su testa e progettata da Jaron Lanier. Infatti chiama il congegno "Thomson Eyephone", con riferimento al fatto che il brevetto di Lanier è stato acquistato da Thomson Electronics. La pronuncia di iPhone e di Eyephone è identica: /'aɪfoʊn/. Nonostante questo, né Gibson né Longo sono stati in grado di prevedere gli sviluppi della telefonia mobile. Un articolo di fede della narrativa cyberpunk è la facilità di innestare impianti nel cervello delle persone, mentre un semplice smartphone rimane inconcepibile.   

La diffusione illimitata di Internet nei primi anni '90, e la conseguente rapida crescita della cultura dell'alta tecnologia, avevano reso il cyberpunk sempre più rilevante: questa è stata una motivazione primaria per la decisione della Sony Pictures di finanziare il progetto con decine di milioni. La Sony si è resa presto conto del potenziale per raggiungere il proprio target demografico attraverso il marketing su Internet e la sua nuova divisione tecnologica ha promosso il film con una caccia al tesoro online che offre 20.000 dollari US in premi. Un dirigente è stato citato per aver osservato: "Vediamo Internet come un passaparola turbo. Invece di una persona che dice a un'altra persona che sta accadendo qualcosa di buono, è una persona che lo dice a milioni!" Il sito web del film ha facilitato un'ulteriore promozione incrociata vendendo prodotti Johnny Mnemonic emessi da Sony Signatures, come una maglietta "Hack your own brain" e tazze di caffè Pharmakom. Gibson è stato schierato per rispondere alle domande sul videogioco dei fan online. Il romanziere, abitualmente solitario, nonostante abbia creato nel cyberspazio una delle metafore centrali dell'era di Internet, non era mai stato personalmente su Internet. 0Ha paragonato l'esperienza a "fare una doccia con l'impermeabile addosso" e a "cercare di fare filosofia in codice Morse". La sua tecnofobia è sorprendente. 

Nel 2021, Robert Longo ha creato una nuova versione del film, interamente in bianco e nero. Come ha detto a Screen Slate, "Quando ho visto la prima versione del film in bianco e nero, ero così felice. Era molto più vicino a quello che immaginavo che fosse, di sicuro. Sapevo che trasformarlo in nero- e-bianco lo avvicinerebbe a come l'avevo immaginato fin dall'inizio.Nel mio lavoro, mi ispiro a film come Agente Lemmy Caution: Missione Alphaville (1965), La jetée (1962), cose del genere. I film in bianco e nero non sono realmente in bianco e nero. Sono un po' grigi. Il contrasto è davvero aumentato ora (in questo montaggio), quindi è molto in bianco e nero". 

Circa al minuto 44 della pellicola, il vichingo cristiano Karl usa un videotelefono nascosto in un libro. Piuttosto che una Bibbia latina, sembra essere incastonato nelle pagine 103-104 del "Venerabilis Caesaris Baronii SRE Cardinalis Bibliothecarii Epistolae Et Opuscula Pleraqve Nunc Primum Ex Archetipis In Lucem Eruta", una raccolta di opere latine del Venerabile Cesare Baronio (1538 -1607), cardinale e storico cattolico italiano. I passaggi di queste pagine recano un testo elogiativo dell'imperatore del Sacro Romano Impero Rodolfo II (1552-1612). Sebbene entrambi i personaggi siano interessanti, il libro e il passaggio non hanno alcuna relazione significativa con il film, quindi molto probabilmente sono stati scelti solo per via del loro aspetto cristiano. 

Altre recensioni e reazioni nel Web

Segnalo la dottissima recensione dell'amico Giovanni "X" De Matteo, Johnny Mnemonic: se vi pare che questo 2021 sia brutto, pubblicata sul sito Quaderni d'altri tempi. Il titolo rimanda a una raccolta di Philip K. Dick, Se vi pare che questo mondo sia brutto (The Shifting Realities of Philip K. Dick, 1995). Il citazionismo estremo ha sempre impreziosito i trattati di Giovanni "X". Non potrei mai stare al suo pari in quanto a conoscenze letterarie e cinematografiche. Questo è il link: 
 

domenica 9 maggio 2021

LA VERA PROTOFORMA DI CONDOM: *GUANTONE

Anni fa ci siamo occupati dell'etimologia dell'inglese condom e dei suoi derivati: francese gondon e italiano goldone. Questo è il sintetico post pubblicato all'epoca e intitolato "Esiti dialettali di condom e un cavaliere inesistente", che ripropongo all'attenzione di eventuali lettori: 
 
 
Ricordo che l'amico Watt (non so se sia ancora vivo, non si è mai più sentito) non aveva preso troppo bene il mio intervento. Non apprezzava i miei innovativi lampi di genio. Sul suo blog Etymos aveva affermato, non nascondendo un certo disagio, che il Cavalier Goldoni sarebbe esistito realmente e che si sarebbe davvero occupato di produrre condom. Riteneva che i miei contenuti fossero in qualche modo "dissacranti" nei confronti delle autorità accademiche e della loro tradizione, tutto sommato per lui indiscutibile. Eppure bisogna avere il coraggio di sfidare i luoghi comuni e i dogmi dei parrucconi! La posizione di Watt all'epoca giunse per me come un fulmine a ciel sereno. Torno ad affermare che nessun Cavalier Goldoni può essere stato all'origine della parola goldone, perché questa è senza dubbio una dissimilazione di un più antico gondon. Quante parole di aspetto fonetico tanto simile potrebbero mai essersi prodotte in modo indipendente? Non avrebbe il benché minimo senso. Chiamo Thor a testimone, che possa colpirmi con la folgore e uccidermi sul colpo se pronuncio il falso! 
 

La soluzione di un caso annoso 
 
Abbiamo risolto dopo tanto tempo l'enigma dell'origine ultima della parola condom. Si tratta di un vocabolo che è nato in Inghilterra come lontano prestito dall'italiano. La protoforma della bizzarra parola è semplicemente questa: *GUANTONE. Si tratta chiaramente di un accrescitivo di guanto, che doveva essere usato in ambito gergale. I mutamenti occorsi non sono poi così difficili da comprendere. Eccoli:

*GUANTONE > QUONDAM > CONDOM 
 
Cerco ora di ricostruire l'esatta trafila a partire da *GUÀNTON, forma adattata di *GUANTONE
 
1) Prima si è avuta una metatesi vocalica: 
 
*GUÀNTON > *GUÒNTAN 

Una cosa simile è avvenuta almeno in un caso, in tempi più recenti: l'italiano ricatto è diventato racket "organizzazione malavitosa dedita all'estorsione". Questa è la trafila: 

RICATTO > *RICKATT /'rıkæt/ > *RACKET /'rækıt/
 
Potrebbe anche trattarsi di un effetto della consonante labiovelare /gw/ sulla vocale /a/, che ne avrebbe provocato il passaggio a /ɔ/. Una cosa simile è avvenuta almeno in un caso, in tempi più recenti: il napoletano guappo è diventato wop (termine denigratorio per indicare gli immigrati italiani e le persone di discendenza italiana). Questa è la trafila:

GUAPPO > *GUAPP > WOP

Non so decidere quale delle due spiegazioni sia quella corretta, il risultato però è il medesimo.

2) Poi c'è stato un altro peculiare mutamento, che ha però colpito le consonanti: 
 
*GUÒNTAN > *QUÒNDAN 
 
La sequenza labiovelare sonora /gw/ + gruppo consonantico con occlusiva dentale sorda /nt/ è diventata la sequenza labiovelare sorda /kw/ + gruppo consonantico con occlusiva dentale sonora /nd/.
 
3) La pronuncia *QUÒNDAN è divenuta QUONDAM, perché già esisteva tale parola ed era molto comune - anche se il significato era diverso (popolarmente indicava i Morti, dal latino quondam "un tempo, una volta", passato a significare "coloro che vissero un tempo"). 
 
4) Infine la consonante labiovelare /kw/ si è semplificata in una semplice /k/ per effetto della vocale posteriore: 
 
QUONDAM > CONDOM 
 
Si tenga presente che non è una novità o un fatto eccezionale la pronuncia indistinta delle vocali atone nelle sillabe finali. 
 

Alla ricerca delle origini del guantone
 
Il condom è a tutti gli effetti un guanto e c'è ancora chi lo chiama così. Ricordo un detto trovato su un giornale porno all'epoca universitaria, "godere tanto ma con il guanto", da me non condiviso per la mia insofferenza al sesso di gomma. Il condom era un guanto anche nelle sue prime versioni, che coprivano soltanto il glande, essendo assicurate alla vita da rudimentali legacci. Poteva essere realizzato con diversi materiali. Forse un medico italiano era migrato in Albione e aveva avuto l'idea di realizzare un commercio di budelli o di vesciche di agnello. Non ho informazioni più dettagliate: anche se la mia fervida fantasia vorrebbe che il medico in questione fosse siciliano (non dimentichiamoci che Palermo ha generato Cagliostro), non ho al momento prova alcuna che mi permetta di sostanziare questa mia intuizione. Potrebbe anche darsi che all'origine ci sia uno scienziato mai emigrato, come l'illustre medico e anatomista Gabriele Falloppio (Modena, 1523 - Padova, 1562), che condusse interessanti esperimenti sulla contraccezione e sulle malattie veneree, utilizzando panni di lino, la cui efficacia è stata ben verificata con esperimenti rigorosi: i test coinvolsero più di un migliaio di uomini sani, di cui nessuno finì infettato dalla sifilide (Youssef, 1993). Una cosa singolare è che Falloppio raccomandava di indossare il condom con il prepuzio tratto in avanti a coprire il glande. Potremmo anche pensare che "Guantone" fosse un soprannome che qualcuno affibbiò proprio a Falloppio e che poi fu portato in Inghilterra tramite l'emigrazione anche di una singola persona dotata di una vasta rete sociale. Il dispositivo non era comunque una novità: era conosciuto già da Egizi, Greci e Romani (Collier, 2007; Youssef, 1993). Certo, non era molto diffuso, dal momento che si rompeva abbastanza facilmente. Persino dagli antichi Germani sapevano della sua esistenza, anche se era severamente vietato dalla religione pagana (Fischer-Fabian, 1978). La trovata intelligente di un medico italiano, sia esso Falloppio o qualcuno il cui nome ci sarà forse sconosciuto per sempre, fu quella di rilanciare un'idea vetusta migliorandola in modo notevole. Conobbe un tale successo che anziché il suo nome si tramandò quello del guantone

domenica 2 maggio 2021

IL DECLINO DELLA FOGLIA E L'INTRODUZIONE DEI MACCHERONI A NAPOLI

Al liceo lessi alcuni interessantissimi brani sul testo di storia usato nella scuola che frequentavo: Storia Moderna, di Gabriele De Rosa, edizioni Minerva Italica, 1982. L'ho recuperato, traendolo dalla polvere di un luogo ctonio pieno di cose vecchie, l'ho sfogliato e ho trovato con inaspettata facilità ciò che cercavo. A pagina 253 si parla della dieta di Napoli, che nel corso del XVII secolo subisce un drastico cambiamento. Li riporto senz'altro in questa sede, perché penso che siano di grande utilità.
 
Si impoverisce la dieta alimentare

"È vero che nel corso del Settecento la popolazione di Napoli crebbe notevolmente: nonostante la peste del 1656 e la carestia del 1764, essa salì da 240 mila abitanti ai primi del Seicento ai 437 mila abitanti alla fine del Settecento. Era la città più popolosa d'Italia. Ma questa crescita demografica non corrispondeva a uno sviluppo dell'industria e del commercio della città; essa era il risultato dell'abbandono della terra da parte dei contadini, che non sopportavano più le misere condizioni di vita a cui erano sottoposti da parte dei baroni e dei grandi feudatari. Del resto, questa abnorme crescita demografica di Napoli ha un riscontro nell'impoverimento della dieta alimentare. Tra il XV e il XVI secolo il consumo base dei napoletani era costituito dalla "foglia", che era una sottospecie del cavolo, da carne, da pesce secco o salato, da formaggi, frutta e vino. Con il XVII secolo si ricominciò a mangiare meno carne."  
 
E ancora:

"In realtà - scrive Giovanni Aliberti - da un tipo di dieta basata su glucidi (pane e vino), protidi (carne e derivati) e lipidi (grassi vegetali e animali) (...) si passa ad un regime dietetico fondato principalmente sui carbo-idrati, cioè sulla pasta alimenate, cibo senza dubbio più nutriente rispetto alla cellulosa ed all'acqua contenute nella tradizionale "foglia", ma insufficiente ad assicurare quella quantità necessaria di sostanze proteiche che sono indispensabili all'equilibrio biologico e che solo la carne più dare. Fenomeno, d'altronde, che non riguarda solo Napoli, ma presso che tutta l'area napoletana i cui abitanti, proprio a partire dal Cinquecento, rifluiscono ad un livello alimentare, sia quantitativo che qualitativo, nettamente peggiore rispetto al secolo precedente. Dal secolo XVII in poi, dunque, il consumo della "foglia" cede sempre più a quello dei maccheroni, che diventano la base dell'alimentazione napoletana sia come massa alimentare che come nutrimento vero e proprio." 
 
Sono riuscito a recuperare informazioni sul testo di Giovanni Aliberti: Economia e società a Napoli dal Cinquecento al Settecento, Editori meridionali riuniti, 1974 (428 pagine).   

 
Riporto ora il link a un prezioso articolo di Luciano Pignataro, Da mangiafoglie a mangiamaccheroni, storia della straordinaria netamorfosi partenopea. Il testo è una vera e propria miniera di informazioni! Vi si trovano anche diverse citazioni letterarie oltremodo interessanti.


Fino agli inizi del XVII secolo il territorio urbano di Napoli era ricchissimo di orti. La produzione di vegetali commestibili era prospera. Per questo motivo i Napoletani erano soprannominati "mangifoglie". Quando nel corso dei decenni si ebbe nella città un abnorme incremento demografico, non era più possibile mantenere l'alimentazione tradizionale. Serviva una nuova fonte di sostentamento, atta a mantenere le necessità di una grande massa di gente. Non si poteva trattare di un prodotto deperibile. Doveva conservarsi bene ed essere facilmente trasportabile. In Sicilia l'uso della pasta secca aveva una tradizione che risaliva agli Arabi e le cui prime attestazioni risalgono addirittura al X e al XI secolo. Per questo motivo i Siciliani erano soprannominati "mangiamaccheroni". I maccheroni erano conosciuti anche a Napoli già nel XVI secolo e anche prima, ma erano un alimento tipico degli aristocratici, di uso limitato, da condirsi con zucchero e cannella. Negli anni '30 del XVII secolo a Napoli fu inventato il torchio con trafila per la produzione automatica dei maccheroni, che era chiamato 'ngegno (con diverse varianti ortografiche come 'ncegne, 'nciegno; deriva dal latino ingenium). Questo macchinario fu determinante per il cambiamento delle abitudini alimentari dei Partenopei. Nell'area napoletana il metodo di produzione prevedeva l'uso dei piedi per lavorare l'impasto nella sua fase iniziale, non diversamente da quanto avveniva nell'Egitto dei Faraoni nel processamento della pasta di pane usata per la fermentazione della birra. Le condizioni igieniche, per essere eufemistici, non dovevano essere delle migliori. Questo sistema di impasto coi piedi, incredibile a dirsi, arrivò fino alla prima metà del XIX secolo. Grazie alla fortuna del torchio con trafila, agli inizi del XVIII secolo si era ormai completata la trasformazione dei "mangiafoglie" in "mangiamaccheroni": il nomignolo un tempo dato ai Siciliani era ora tipico dei Napoletani. Nel frattempo si era del tutto perso il gusto per i cibi agrodolci: le ricette più antiche di paste zuccherate e aromatizzate con cannella erano scomparse in favore del condimento con formaggio e solo in seguito, a partire dalla fine del XVII secolo, anche con pomodoro (è l'origine della famosa pummarola 'ncoppa, la prima ricetta con questo ingrediente è del 1692). I Lazzaroni erano grandi divoratori di maccheroni, che mangiavano tipicamente con le mani, sollevandone una gran massa con un gesto particolare e lasciandoseli cadere in bocca. Erano comuni in questo contesto le malattie a trasmissione oro-fecale, dato che non vi era la costumanza di detergersi le mani dopo essersi puliti il deretano. I contagi da Escherichia coli imperavano e le infestazioni da ascaridi non dovevano essere rare! Il famigerato colera sarebbe venuto soltanto in seguito, nel corso del XIX secolo.
 
Le conseguenze dell'input sull'output 
 
Al cambiamento dell'alimentazione dovette fare riscontro un cambiamento nella produzione fecale e nelle proprietà organolettiche degli escrementi espulsi, ma di questo nessuno studioso si occupa. Ritengo che sia un male. Le feci prodotte dai mangiatori di foglia dovevano essere eubiotiche e poco fetide. Le feci prodotte dai mangiatori di maccheroni divennero senza dubbio disbiotiche e graveolenti, spesso caratterizzate da fenomeni fermentativi e putrefattivi che provocavano la comparsa di lezzi infernali. A quei tempi le genti non avevano nemmeno la più vaga idea di cosa fosse la celiachia, che pur doveva essere presente. Chi ne era affetto andava incontro a una vita infernale, con terribili conseguenze a cui non poteva in alcun modo porre rimedio. Si andava dall'osteoporosi alla necrosi intestinale e al coma. Possiamo dire che il passaggio dalla foglia ai maccheroni fu un sacrificio al Moloch della sovrappopolazione, che a fronte di pochi effetti positivi dovette provocare la rovina di non poche vite.   

Il ciclo infinito del cibo e della merda 
 
Non è possibile separare completamente quello che mangiamo da quello che defechiamo. Bisognerà farsene una ragione: le mani che portano il cibo alla bocca sono le stesse che rimuovono gli escrementi dallo sfintere anale, pur con vari aiuti. Nella nostra epoca si usa la carta igienica, in tempi meno fortunati si ricorreva a strumenti più rudimentali, come ad esempio panni, pietre lisce o muschio. In ogni caso resta sempre qualcosa della pasta marrone asportata con gran fatica. In ogni boccone di cibo che mangiamo si trovano sempre particelle fecali, seppur minuscole al punto di essere invisibili ad occhio nudo. Anche se la maggior parte delle persone non ne è consapevole, ogni pasto è un atto di coprofagia! 

lunedì 15 febbraio 2021

IL MITO DI EDWARD MORDAKE, L'UOMO CON DUE FACCE

Edward Mordake (talvolta scritto Mordrake) è un personaggio apocrifo, protagonista di una leggenda urbana che conobbe notevole diffusione nella tarda epoca vittoriana e che è ancor oggi in voga. Erede di un'importante famiglia di Pari d'Inghilterra, il povero Edward avrebbe sofferto di un'eccezionale malformazione, essendo nato con una seconda faccia sulla sua nuca. Questo volto posteriore sarebbe stato incapace di parlare, potendo però piangere e ridere. Avrebbe inoltre avuto la capacità di trasmettere i propri orribili pensieri tramite un incessante mormorio, avvertibile dallo sfortunato rampollo. Non esistendo rimedio a una simile condizione, Edward Mordake si sarebbe suicidato all'età di 23 anni. La vulgata corrente ci narra le cose in questo modo. Si rende necessario esaminare le fonti disponibili. 
 
Questo è riportato nel testo medico Anomalies and Curiosities in Medicine ("Anomalie e curiosità in medicina"), di George Milbry Gould e Walter Lytle Pyle (1896): 
 

The following well-known story of Edward Mordake, though taken from lay sources, is of sufficient notoriety and interest to be mentioned here:—
 
One of the weirdest as well as most melancholy stories of human deformity is that of Edward Mordake, said to have been heir to one of the noblest peerages in England. He never claimed the title, however, and committed suicide in his twenty-third year. He lived in complete seclusion, refusing the visits even of the members of his own family. He was a young man of fine attainments, a profound scholar, and a musician of rare ability. His figure was remarkable for its grace, and his face – that is to say, his natural face – was that of an Antinous. But upon the back of his head was another face, that of a beautiful girl, "lovely as a dream, hideous as a devil". The female face was a mere mask, "occupying only a small portion of the posterior part of the skull, yet exhibiting every sign of intelligence, of a malignant sort, however". It would be seen to smile and sneer while Mordake was weeping. The eyes would follow the movements of the spectator, and the lips "would gibber without ceasing". No voice was audible, but Mordake avers that he was kept from his rest at night by the hateful whispers of his "devil twin", as he called it, "which never sleeps, but talks to me forever of such things as they only speak of in Hell. No imagination can conceive the dreadful temptations it sets before me. For some unforgiven wickedness of my forefathers I am knit to this fiend – for a fiend it surely is. I beg and beseech you to crush it out of human semblance, even if I die for it." Such were the words of the hapless Mordake to Manvers and Treadwell, his physicians. In spite of careful watching, he managed to procure poison, whereof he died, leaving a letter requesting that the "demon face" might be destroyed before his burial, "lest it continues its dreadful whisperings in my grave." At his own request, he was interred in a waste place, without stone or legend to mark his grave.” 
 
Traduzione: 

La seguente ben nota storia di Edward Mordake, anche se presa da fonti non ufficiali, è di sufficiente notorietà e interesse da essere essere menzionata qui:—
 
Una delle storie più strane nonché melanconiche di deformità umana è quella di Edward Mordake, che si diceva fosse l’erede di uno dei più nobili lignaggi d’Inghilterra. Non rivendicò mai il titolo, comunque, e si suicidò all’età di 23 anni. Viveva in completa reclusione, rifiutando persino le visite dei membri della sua famiglia. Era un giovane di fini maniere, uno studioso profondo, un musicista di rara abilità. La sua figura spiccava per grazie e il suo viso – bisogna dirlo, il suo viso naturale – era quello di un Antinoo. Ma sul retro della sua testa c’era un’altra faccia, quella di una bella ragazza "amabile come un sogno, odiosa come il diavolo". Il volto femminile era una mera maschera, occupando solo una piccola porzione della parte posteriore del cranio, anche se esibiva ogni segno di intelligenza – di un tipo maligno, comunque. Fu vista ridere e sogghignare mentre Mordake stava piangendo. Si dice che gli occhi seguissero i movimenti dell’interlocutore, e che le labbra si muovessero in continuazione. Nessuna voce era udibile, ma Mordake affermava di essere tenuto sveglio la notte dai sussurri odiosi del suo "demone gemello", come lo chiamava, "che mai dorme, ma mi parla continuamente di cose di cui si parla solo all’inferno. Nessuna immaginazione può concepire le terribili tentazioni che mi pone innanzi. Per qualche maledizione mai perdonata dei miei antenati sono saldato a questo demonio – perché un demonio lo è senz’altro. Io vi prego e vi imploro di distruggerla, anche se dovessi morire per questo". Queste erano le parole dello sfortunato Mordake a Manvers e a Treadwell, i suoi dottori. Nonostante l’attenta guardia a cui era sottoposto riuscì a procurarsi del veleno grazie al quale morì, lasciando una lettera in cui chiedeva che il suo "volto demoniaco" fosse distrutto prima della sua sepoltura, "per timore che continui i suoi spaventosi sussurrii nella tomba". Su sua richiesta venne inumato in un luogo desolato, senza pietra o iscrizione a segnarne il sepolcro.” 
 
Per molti l'analisi potrebbe finire qui, data l'autorevolezza della pubblicazione scientifica. Invece è il caso di non fidarsi e di proseguire.  
 
La vera origine del mito memetico

Che la storia di Edward Mordake sia un meme lo capirebbe anche un poppante. Qual è il problema? Ovviamente a creare difficoltà a uno studioso moderno sono proprio le fonti non ufficiali e non menzionate di cui si sono serviti Gould e Pyle. Nonostante questa deplorevole mancanza di accreditamento, la fonte ultima è stata trovata nel 2015 da Alex Boese, che ha scritto un articolo sul sito The Museum of Hoaxes. Questo è il link:


In sintesi, Edward Mordake è nato dalla fantasia del poeta, scrittore di proto-fantascienza e giornalista Charles Lotin Hildreth (1853 - 1896). Questo autore non sembra avere al momento una propria pagina su Wikipedia in inglese, per quanto la cosa possa sembrare incredibile: l'unica pagina a lui dedicata è su Wikipedia in italiano. Il contributo di Charles Lotin Hildreth, un articolo intitolato The Wonders of Modern Science: Some Half Human Monsters Once Thought to Be of the Devil's Brood ("Le meraviglie della scienza moderna: alcuni mostri semiumani che un tempo si pensava appartenessero alla stirpe del Diavolo") è stato pubblicato per la prima volta sul Boston Sunday Post l'8 dicembre 1895; l'autore sarebbe morto meno di un anno dopo, il 22 agosto 1896. Pochi giorni dopo la prima pubblicazione, l'articolo apparve su diversi altri quotidiani, come appurato da Boese: l'11 dicembre sul Parsons Daily Sun e il 14 dicembre su The Decatur Herald. L'articolo di Hildreth era puramente sensazionalistico e privo di qualsiasi fattualità, tanto che includeva la descrizione di alcuni mostri chimerici, tra cui un ragno con la testa umana, un uomo con quattro occhi, una sirena, un essere con caratteri di uomo e di granchio. La fonte accreditata, la Royal Scientific Society, si è rivelata inesistente. L'unica società nota con questo nome è stata fondata nel 1970 dai regnanti della Giordania, mentre la Royal Society of London, dal nome simile, non mostra traccia alcuna di documentazione sui mostri sopra descritti. Questo è il link a un sito che riporta l'articolo apparso sul Boston Sunday Post:   
 

Ebbene, Gould e Pyle hanno preso da Hildreth ricopiando il suo testo su Mordake parola per parola! Boese ha fatto ricerche sui due supposti medici citati, Manvers e Treadwell, mostrando che sono sconosciuti, non trovandosi alcuna loro menzione nella documentazione dell'epoca. 
 
Insidie del debunking 
 
Il sito Bufale.net, fondato da Claudio Michelizza e Fabio Milella, ha dedicato una pagina al nobiluomo inglese con due facce. Questo è il link:   
 
 
Gli autori citano il lavoro di Gould e Pyle, ma incorrono in un errore grossolano. La locuzione lay sources, che significa "fonti non ufficiali", ossia "fonti estranee al sistema di validazione delle riviste scientifiche", è stata tradotta come "fonti laiche" - dal momento che in inglese lay significa "laico". Il significato di lay è tuttavia più esteso: "non istruito; non professionale; profano; ignorante; secolare, non clericale". La traduzione di lay sources usata su Bufale.net è fuorviante, in quanto fa supporre la corrispondente esistenza di "fonti ecclesiastiche" usate in contesto scientifico, cosa di per sé assurda. Questo fa capire quanto la conoscenza dell'inglese in Italia sia labile e affetta da gravi distorsioni.  
 
I meandri della Parìa 

La Parìa britannica (Peerage) è un'istituzione estremamente complessa. In sostanza è un sistema di titoli nobiliari che fa parte delle onorificenze vigenti in Gran Bretagna. Sarebbe interessante fare qualche ricerca sull'eventuale esistenza di una famiglia di Pari col cognome Mordake o Mordrake. Non mi risulta che questo sia stato fatto dallo stesso Alex Boese. Probabilmente la ricerca è stata creduta inutile, una volta ottenute le prove della natura apocrifa del personaggio di Edward Mordake. Per me sarebbe comunque interessante provarci. Certo, è un'impresa impegnativa e le risorse del Web potrebbero non essere sufficienti. 
 
Iconografia (posticcia) diffusa nel Web 
 
Non esiste la benché minima prova che sia mai vissuto un individuo corrispondente a quanto descritto nel mito di Edward Mordake, o Mordrake che dir si voglia. Tuttavia si capisce bene come una simile storia abbia eccitato l'immaginazione per più di un secolo, vivendo di vita propria e ispirando vari artisti.  
 
1) Primo reperto 
 

La fotografia in questione è spacciata nel Web come originale. Si è diffusa come un contagio in moltissimi siti e social. Non si è potuto determinare il suo autore. In ogni caso l'ipotesi più probabile è che sia stata scattata in un museo delle cere, per poi essere rielaborata con tecniche moderne come Photoshop. Certamente non è una foto dell'epoca in cui si suppone abbia vissuto Mordake e quindi deve essere stata "anticata" in qualche modo.

2) Secondo reperto 
 

È una statua di cera che si trova al Panoptikum Wax Museum di Amburgo, cittadina amena da me prediletta (una sera ho esplorato i bassifondi di Sankt Pauli e ho trovato un simpatico topo rossiccio). Si nota che il volto posteriore di questo simulacro di Mordake mostra un'inquietante somiglianza con quello di Michel Houellebecq, pur essendo contratto e distorto. Non è improbabile che il primo reperto, descritto in precedenza, sia stato ottenuto da una foto del presente secondo reperto, procedendo in questa maniera: i capelli sono stati trasformati fino a diventare neri e a caschetto; la faccia posteriore, quella simile a Houellebecq col ghigno, è stata appiattita fin oltre il limite del grottesco, tanto da ricordare uno di quei trofei rinsecchiti prodotti dagli Jívaro con le teste dei nemici uccisi. 

3) Terzo reperto 
 

La testa mummificata di Edward Mordake è un'opera in cartapesta dell'artista Ewart Schindler. Non è facile reperire dati su di lui nel Web: sono riuscito soltanto a venire a conoscenza de fatto che si è laureato all'Università di Plymouth (Contea del Devon, Inghilterra). Si noti che la faccia posteriore presenta proprie orecchie, seppur residuali e minuscole rispetto a quelle associate alla faccia anteriore. Il primo reperto e il secondo hanno non mostrano traccia di orecchie associate alla faccia posteriore. L'etichetta apposta alla testa mummificata recita: "Head of Edward Mordrake, preserved for posterity, by P. Manvers." Riconosciamo il cognome di uno dei medici che ebbero in cura Mordake. L'iniziale del nome, non citata da Hildreth, deve essere frutto della fantasia di Schindler. 

4) Quarto reperto 

 
L'autore di quest'opera d'arte è Thomas "Tom" Kuebler. A quanto ho potuto constatare, il manufatto è stato venduto a 1.047,45 €, imposte locali incluse, più spese di spedizione. È definito "iperrealistico". L'etichetta apposta al duplice teschio recita: "The skull of Edward Mordake, the man born with a second face on the back of the head, c. 1890. Although it would non speak full words, the second face was able to laugh, cry and make strange moans without Edward's control. He reportedly begged to have his 'Demon's Face' removed, claming that it whispered to him at night, but no doctor would attempt it. He committed suicide at the age of 23." Si tratta sempre della stessa narrazione, che non presenta elementi nuovi rispetto a quanto scritto da Hildreth.

Possibili ispirazioni dalla teratologia 

Anche se Edward Mordake è frutto della fantasia, è ben possibile che questa abbia un suo fondamento in qualche grave malformazione osservata realmente. In genere nel Web si trovano le seguenti ipotesi, che non mi sembrano soddisfacenti:
 
1) Dicephalus parapagus dipus 
 

 
È una rara varietà di gemelli siamesi. Il feto ha due teste e due spine dorsali, ma soltanto due gambe (una per ogni gemello). Una testa può essere anencefalica oppure possono essere entrambe pienamente sviluppate. Se ha due braccia è detto dibrachius. Ne esistono anche con tre o quattro braccia. Un caso famoso di questa anomalia genetica è quello delle americane Abigail e Brittany Hensel, su cui alcuni internauti hanno infierito in modo crudele fabbricando deepfake porno, mettendo loro cazzoni in faccia e in bocca. Non ci sono dubbi: il Dicephalus parapagus dipus non ha alcuna somiglianza con Edward Mordake.

2) Craniopagus parasiticus 
 
 
La testa di un gemello parassita, col corpo atrofizzato o residuale, è saldata alla testa di un gemello pienamente sviluppato. I due crani sono uniti tramite l'osso frontale. Il cranio parassitario è capovolto rispetto a quello principale. Si parla invece di craniopagus conjunctus se entrambi i gemelli hanno un corpo pienamente sviluppato. Né una forma di craniopagus né l'altra hanno alcuna somiglianza con Edward Mordake. 
P.S.
È craniopagus, non craniophagus!  
 
3) Gemelli parassiti (fetus in fetu)
 
 
I tessuti che formano un feto sono cresciuti e si sono differenziati all'interno del corpo di un gemello pienamente sviluppato. Secondo un'ipotesi si tratterebbe di un feto inviluppato all'interno di un altro. Secondo un'altra ipotesi si tratterebbe di un teratoma altamente sviluppato. Sul fatto che si tratti di teratomi non ho il benché minimo dubbio: si danno casi di recidiva, in cui il feto parassitario si forma nuovamente una volta asportato chirurgicamente. Un caso come quello di Edward Mordake potrebbe forse essere ricondotto a un fetus in fetu, anche se la cosa non sembra molto probabile. Il gemello parassita ha sempre lo stesso sesso di quello pienamente sviluppato. Tuttavia una faccia secondaria potrebbe avere aspetto femminile pur essendo di sesso maschile.
 
4) Diprosopus 
 
 
Il feto mostra una duplicazione craniofacciale, ossia ha due facce. Non si tratta di fusione o di incompleta separazione di due gemelli. L'encefalo è uno solo. Quando ero un moccioso, ho visto un gattino imbalsamato che aveva tre occhi, due nasi e due bocche. Ci sono persone diprosope con quattro occhi, due nasi e due bocche. È vero che Hildreth ha descritto un uomo con quattro occhi, ma con una disposizione implausibile: due occhi sopra gli altri due. Il Diprosopus non ha alcuna somiglianza con Edward Mordake. 
 
Difficoltà giuridiche e religiose
 
Com'è considerato dalla Legge un individuo affetto da policefalia? Cos'è realmente un Dicephalus? È un singolo essere umano che ha due teste? Oppure sono due esseri umani che condividono un unico corpo? Dipende dai casi e dal contesto. Negli States, le già menzionate Abigail e Brittany Hensel, nate nel 1990, hanno avuto due nomi distinti e due identità separate, una per ciascuna testa. Per contro, il Dicephalus Syafitri, nato in Indonesia nel 2006, ha ricevuto un solo nome ed è considerato legalmente un singolo individuo, perché dotato di un unico cuore. In Germania era seguita la stessa prassi e un bambino con due teste riceveva un unico nome e un'unica identità legale.    
 
Come fa un prete a battezzare un individuo affetto da policefalia? Il problema dovette sussistere fin dagli inizi del Cristianesimo e pone profondi interrogativi teologici. Ogni testa deve essere considerata dotata di un'anima propria? Il principio seguito dalla Chiesa Ortodossa è il seguente: se le teste sono separate, ognuna viene battezzata con un proprio nome; se si hanno teste non ben distinte o facce non separate dal cranio, prima viene battezzata una persona con la formula normale, poi viene battezzata l'altra (o le altre), ma includendo nella formula battesimale la locuzione "se non già battezzato" o "se non già battezzata", allo scopo di evitare casi di anabattismo. Questa pratica è stata enunciata dal teologo ruteno Petro Mohila nel XVII secolo. Sarebbe interessante conoscere le disposizioni di altre Chiese Cristiane, che però a quanto pare preferiscono non parlare esplicitamente di argomenti tanto scomodi e delicati.     
 
Etimologia del cognome Mord(r)ake 
 
Quando lo sentii menzionare per la prima volta, subito pensai che il cognome Mordrake derivasse dal gallese Morddreic "Drago di Mare". La variante Mordake, per quanto comprendessi la sua maggior antichità, la riconducevo a un diverso adattamento della stessa parola gallese, con dissimilazione del nesso -rddr- con perdita della seconda rotica - anche se la cosa non mi convinse mai. Una supposta variante Mordakedrake, citata nella Wikipedia in italiano, sembra essere inesistente e spuria. In realtà Mordake (che è la forma genuina, essendo Mordrake una variante spuria) è un cognome di origine scozzese e non gallese. 
 
Shakespeare citò un uomo di nome Mordake tra i Clan della Scozia: 
 
Mordake the Earl of Fife, and eldest son / 
To beaten Douglas, and the Earls of Athol, / 
Of Murray, Angus, and Menteith.
(Enrico IV - Parte I, Scena 1) 
 
Come spesso accade, il cognome è derivato dalla sclerotizzazione di un nome proprio, diventato così un'etichetta trasmessa in modo ereditario. 
 
Varianti del cognome Mordake (l'elenco non ha la pretesa di essere esaustivo): 
 
Moordake
Murdac
Murdak
Mordac
Mordoc
Mordok,
Mordik
Mordyk,
Moreduc,
Mourdac
Murthak
Meurdoch,
Murdoch
 
L'origine del cognome è l'antico irlandese muiredach "signore". L'etimologia di questo termine è stata a lungo discussa. Secondo alcuni il significato dovrebbe essere quello di "signore del mare", ossia "capitano": il primo membro del composto, muir- è da una protoforma *mori-. A questo muiredach si sovrappone un antroponimo maschile di diversa origine, Muirchad "Battaglia del Mare", da una protoforma *mori-katu-. La confusione tra le due forme deve essersi generata in epoca tarda, quando le fricative prodotte dalla lenizione si sono affievolite, spesso scomparendo del tutto. Resta l'interrogativo sull'origine di muiredach. In cosa consiste il secondo elemento del composto? Credo di poter offrire una soluzione ragionevole e interessante. Comincio col far notare che muiredach ha una variante muire "signore", in apparenza ancor più enigmatica. Ebbene, il secondo elemento del composto deriva da *wid- "conoscere", ed è lo stesso presente in druí "druida, mago", da *dru-wids (genitivo sing. druad, da *dru-widos; nominativo pl. druïd, da *dru-wides). Così abbiamo: 
 
muire "signore" < *mori-wids "conoscitore del mare" 
   gen. sing. muired < *mori-widos 
derivato di origine aggettivale muiredach < *mori-widākos.  
 
A complicare le cose esiste anche un antroponimo maschile Muirid, un altro composto di muir- "mare", il cui secondo membro è invece fid "legno" (genitivo sing. fedo, feda; nominativo pl. fedae), a sua volta da *widu-
 
Muirid < *Mori-widus "Legno del Mare"
  gen. sing. Muireda < *Mori-widous  
 
In antico gallese esiste un antroponimo simile, derivato dalla stessa protoforma: Morguid. Non ci sono dubbi sul fatto che questi nomi propri di persona siano molto antichi, di molto antecedenti all'arrivo del Cristianesimo.