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lunedì 9 novembre 2015

LA LINGUA AQUITANA E LA SUA RICOSTRUZIONE

Famosissime sono le parole di Cesare sugli abitanti della Gallia Transalpina, che sono insegnate in numerose scuole - o almeno lo erano fino a poco fa, prima che prendesse corpo l'uso di fissare l'Inizio della Storia del genere umano nel 1945 d.C.
Il condottiero romano scrisse quanto segue:

Gallia est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae, aliam Aquitani, tertiam qui ipsorum lingua Celtae, nostra Galli appellantur. Hi omnes lingua institutis legibus inter se differunt. Gallos ab Aquitanis Garunna flumen, a Belgis Matrona et Sequana dividit. (De Bello Gallico)

Pur non conoscendo le lingue dei popoli contro cui ha combattuto, Cesare nota che gli Aquitani parlavano una lingua diversa da quella degli altri popoli della Gallia. Anche Strabone ci ha tramandato informazioni molto utili sulle genti dell'Aquitania. Così scrive nella sezione II del Libro IV della sua Geografia:

"Dobbiamo ora parlare degli Aquitani e delle quattordici nazioni galliche che li riguardano, situate tra la Garonna e la Loira, alcune delle quali si estendono fino al fiume Rodano e alle pianure della Narbonese. Generalmente parlando, bisogna dire che gli Aquitani differiscono dalla stirpe gallica, sia nella forma del corpo che nella lingua, somigliando più da vicino agli Iberi."   

Per molto tempo la lingua degli Aquitani è stata un mistero, ma si è scoperto che era una forma antica di Euskara. La stessa lingua era parlata dai Vascones, sull'altro versante dei Pirenei. In numerose iscrizioni funerarie dell'Aquitania romana, redatte in latino, compaiono nomi propri di persona e di divinità, maschili e femminili, che ci mostrano conservata la lingua indigena, con un'ortografia abbastanza accurata e diversa da quella latina, a causa della presenza di suoni estranei a quest'ultima. Ebbene, questi nomi sono formati a partire da radici che non hanno solo una vaga assonanza con parole basche, ma che sono praticamente identici alle protoforme basche ricostruite indipendentemente da Koldo Michelena. Riporto una lista di radici di antroponimi e di teonimi degli Aquitani e dei Vascones classificandole per area semantica e fornendo il corrispondente in basco moderno. Tratto anche diverse radici non più presenti nella lingua attuale, ma il cui significato è comunque in qualche misura deducibile da quanto conosciamo. Infine aggiungo alcuni prestiti dal celtico. 

1) Nomi di animali:

AHER- "caprone"
   basco
aker 'caprone'
ASTO- "asino"

   basco asto 'asino', arc. arsto
BELHEIO- "cornacchia"  

  basco bele, bela 'cornacchia'
ERGE- "manzo"
   basco ergi 'manzo'
HARS- "orso" 

   basco hartz 'orso'
HERAUS- "cinghiale" 

   basco herauts 'cinghiale'
IDI- "bue"
 

   basco idi 'bue'
OXSON-, OSSON- "lupo"  

   basco otso 'lupo'
SESENCO "torello"  

   basco zezen 'toro'
SOSONN- "toro"   

   basco zezen 'toro'
URDE "maiale"  

   basco urde 'maiale'

2) Nomi di piante:

ARIX- "quercia" 
   basco haritz, hareitz 'quercia'
ARTEHE "leccio"  

   basco arte 'leccio'
ELE, ELHE "albero, quercia"
 

  Questa radice sopravvive nell'antico composto
   basco eltzun 'pioppo'

HALS-, TALS- "ontano" 
 HALSCO-, TALSCO- "uomo-ontano"
 
TALSEIA "donna-ontano"  

   basco haltz 'ontano'
LEHER- "pino" 

   basco leher 'pino'
-SUNHAR "olmo" 

   basco zumar, zun(h)ar 'olmo'

3) Nomi di elementi della natura:

BAESER- "bosco; selvaggio"  
   basco baso 'bosco', basa 'bosco; selvaggio' 
   iberico baise-, baiser 'bosco; selvaggo' 
   Si trova anche bes- 'bosco' in toponimi baschi. 
BAI- "fiume, flusso"  

   basco ibai 'fiume'
GARR- "fiamma" 

   basco gar, kar 'fiamma'   

   Attestato come DEO GARRI 
HARBELEX(S)-, HARBELS- "ardesia" 

   basco harbel 'ardesia'
ITSA- "acque, mare"  

   basco itze (arc.), itsaso 'mare' 
LARRAHE "pascolo" 

   basco larre 'pascolo'
SELATSE, STELA(I)TSE "pianure" 
 

   basco zel(h)ai "pianura" 

4) Nomi di esseri umani:

ANDERE- "signora"  
   basco and(e)re 'signora'   
ANDOS(S)-, ANDOX- "signore"  
   Formato dalla stessa radice di ANDERE- 
   "signora"
, ne costituisce il corrispondente
   maschile.
 

ATTA- "padre" 
   basco aita 'padre'
CIS(S)ON-, GISON- "uomo" 

   basco gizon 'uomo'  
ERHE-, ERE- "femmina"  
   Ha la stessa radice di ANDERE-, basco and(e)re
   'signora'

HANNA- "fratello"  
   basco anai, anei 'fratello'
HAR-, -AR "maschio"  

   basco ar 'maschio'
   iberico taŕ 'maschio'

HAHAN(N)- "sorella"
 

   Ha la stessa radice di HANNA-, basco anai
   'fratello'
.
HAUTEN- "donna eletta, principessa" 
 

   In iberico si trova l'elemento tautin 'principe'
   in nomi maschili.

HOXS-, -HOX(S)-, -DOX- "maschio"
 

   Si trova un suffisso -ots, -dots in basco orots
   'vitello'
, ordots 'verro', bildots 'agnello'.
LELHUNN- "guerriero" 
 

   Attestato come epiteto di Marte.
NARHON-, NAR(H)UN- "lignaggio, nobiltà"
 
NARHONS- "nobiluomo"
 
NARHUNGES- "nobiluomo"
 
NARUNSE- "nobildonna"  
   basco narea < *narhena 'lignaggio'
NESCATO "ragazzina" 

   basco neska 'ragazza', neskato 'ragazzina'
OMBE-, UMME "bambino"  

   basco ume 'bambino; giovane animale' 
SEMBE- "figlio"  

   basco seme 'figlio'
SENI- "bambino"  

   basco sein, sehi 'bambino'

5) Nomi del corpo e di sue parti:

AHOISS- "bocca grande; chiacchierone"
  
basco aho 'bocca', ahotsu 'ciarlatano'
BAMBIX "midollo; caro"
 
   basco mami 'midollo'
BIHOX-, BIHOS- "cuore"
  BIHOSCINN- "facitore di coraggio, istigatore"
 

   basco bihotz 'cuore'
HON- "piede; base" 
 

   basco oin 'piede'
LOHI- "corpo" 

   basco (arc.) lohi 'corpo' 

6) Aggettivi:

AGIR- "appariscente"  
   basco ageri 'apparire'
   iberico aker, AGER- 'appariscente'
AND-, -ANDI- "grande"
 ANDE- "la Grande" 
 

    basco handi, haundi 'grande'
BELEX(S)-, BELS- "nero"
 BELEXCO- "il Nero"
 BELEXEIA "la Nera"  

    basco beltz 'nero'
BERHAX(S)- "benigno"  

   basco beratz 'soave, tenero, blando'  
BERRI- "nuovo" 

   basco berri 'nuovo'
BON-, -BONN-, -PONN- "buono" 

   basco on 'buono'
CORRI-, GORRI-, CURRI- "rosso" 

   basco gorri 'rosso' 
EDE- "bello"
   basco eder 'bello' 

EDUNN- "immacolata, bianca come la neve"  
   Ha la stessa radice di basco edur 'neve'.
ILUN(N)- "scuro"
 

   basco ilun 'scuro'
SAHAR "vecchio"  

  basco zahar 'vecchio'  
SILEX(S)- "chiara, legittima"   
   Ha la stessa radice di basco zil(h)egi 'lecito,
   legittimo'
. Si veda anche la semantica dello
   spagnolo limpio, limpieza, lindo


7) Altri nomi: 

ADEHIO-, ADEI- "rispetto"  
   basco adei 'rispetto, deferenza'
ADINN- "coetaneo, compagno"  
    basco adin 'età'; 'giudizio'
    iberico atin 'coetaneo, compagno'

ASTER- "studio" 
 

  basco azterren 'studio' 
-BOX "allegria"
 

   ENNEBOX "mia allegria"  
   basco poz, botz 'allegria' < *botz
ERDE- "straniero"

   basco erdera 'lingua straniera'  

ERTITSE "centro" 
 
   basco erdi 'metà', erditsu 'centro'
ESTEN- "lesina; dardo" 

   basco ezten, izten 'lesina, pungiglione'
ILI- "città" 
 

   basco iri 'città'
ILUR- "città"
 

   basco irun 'città' (arc.)
SORI "sorte, fortuna"
   basco zori 'fortuna'

8) Numerali:

BORS- "cinque" 
   basco bortz, bost 'cinque'
LAUR- "quattro"  

   LAURCO "quarto nato" 
   LAUREIA "quarta nata" 
   basco lau(r) 'quattro'

9) Pronomi:

ENNE- "mio"
 ENNEGES "uomo di me stesso"
 
  basco ene 'mio'
NEURE- "di me stesso"
 
NEURESE- "di me stessa"
   basco neure 'me stesso'

10) Verbi:

ERREN- "bruciare"  
   basco erre 'bruciare'

11) Suffissi:

-C(C)O : diminutivo  
   basco -ko
-T(T)O : diminutivo 
   basco -to
-X(S)O : diminutivo  

   basco -txo

-ENN- : genitivo  
   basco -en
-ENN- : superlativo (con aggettivi)  

   basco -en
-TEN, -TENN- : aumentativo (con sostantivi)  
   basco -
-DON- : marca del possessore   
 
  basco -dun 'che possiede' 

-E : femminile
   basco -
-EIA : femminile 
   basco -
-SE : femminile onorifico 
   basco -

-T(H)ARR- : marcatore di provenienza o
   di appartenenza (es. a un clan)

   basco -ar, -tar

-TSEHE : collettivo 
   basco -tze, -tza

12) prestiti dal celtico:

DUNO- "città" 
   gallico
du:no-  
DUNOHO- "mondo" 

   gallico dumno-, dubno-
-RIG-, -RIX "re"
   gallico -ri:x, -ri:go-

Alcune radici che non ho incluso nella trattazione sono ancora misteriose, ma avremo modo di parlarne in seguito. A partire da questo materiale e da quanto sappiamo della storia dell'Euskara, possiamo azzardarci a ricostruire qualche frase nella lingua degli Aquitani. Chiameremo questa lingua ricostruita con ottime basi conlang neoaquitana, affinché nessuno ci accusi di inventare dati.  

CISONHAR BON DA "questo uomo è buono" 
ENNE BIHOX GOGOR DA "il mio cuore è duro"
ARDANO BELEX EDANI DADUDA "ho bevuto vino rosso"*

*In basco il vino rosso è chiamato ardo beltz 'vino nero', mentre il rosato è detto ardo gorri 'vino rosso': è ben possibile che si un uso antico.

martedì 15 settembre 2015

I PREFISSI NELLA LINGUA PALEOSARDA RICOSTRUITA: MARCATORI DEL SECONDO TIPO

Chiamo marcatori del secondo tipo alcuni prefissi in uso nella lingua paleosarda che si prefiggono a radici inizianti per consonante, salvo alcune eccezioni. Questi elementi si comportano in modo decisamente diverso dai marcatori di primo tipo già analizzati. 

1) Prefissi in consonante alveolare:

Presentano due varianti essenziali: una iniziante per T- e un'altra, chiaramente un allomorfo, iniziante per TZ-. Non in tutti i casi è chiaro quale delle due forme sia la più antica. Il vocalismo è incerto e può dipendere - anche se non sempre - dalla vocale tonica della parola a cui si aggiungono i prefissi. Questo tipo di prefisso non comporta alterazioni del vocalismo della radice a cui si prefigge.
Così abbiamo:

TA-, TZA-
TE-, TZE-
TI-, TZI-
TU-, TZU-

Questi elementi sono tuttora vivi nella lingua sarda neolatina, dove si ritrovano prefissi sia a resti del sostrato preromano che a parole di chiara origine latina. In sardo le varianti in tz- si scrivono solitamente come th-, esprimendo ormai un suono fricativo interdentale.   

Esempi di prefissi applicati a parole sarde di origine latina:

thi-ghinisa "cenere incandescente"
       < lat.
cinus 
thi-likerta "lucertola"
< lat. lacerta(m)  
th-ukru "collo" < lat. iugulu(m)
th-únniu "fungo" < lat. fungu(m)

Esempi di prefissi applicati a parole sarde di origine paleosarda:

thi-likukku, tza-lakuka "gongilo
        (un lucertolone)" 
thi-lingrone "lombrico" (1)
thi-lipirke "locusta" 
thu-lurthis "biscia d'acqua" (2) 

(1) Variante senza prefisso: lingrone "individuo allampanato"; altre forme molto lontane foneticamente potrebbero essere ricondotte a diverse radici.  (2) Varianti su-lurzi (con articolo romanzo) e lúrtsis, lircis (senza prefisso). 

Non è sempre facile in questi casi separare il lessema originario e ricostruirlo in modo corretto, anche perché spesso si presentano forme problematiche e molto complesse, come ad esempio: 

thilibríu "nibbio"
thurulía "poiana" 

tzarantzula "tarantola"
tzintzimureddu "pipistrello"
tzurrundeddu "pipistrello"

Frequenti sono le interferenze tra lemmi nativi e voci neolatine. Così sospetto che tzintzigorru, sitzigorru "chiocciola" risenta della voce neolatina corru, gorru (< lat. cornu:), che non ha nulla a che vedere con il paleosardo GORRU "rosso"

Possibili spiegazioni: le posizioni di Blasco Ferrer e di Pittau

Blasco Ferrer non riconosce la natura paleosarda di questi prefissi e aderisce alla teoria di molti romanisti, che vedono in tali formazioni nient'altro che agglutinazioni delle parole latine (di origine greca) thi:u(m) "zio" e thi:a(m) "zia". Accolgo senza dubbio le obiezioni di Pittau a una simile posizione, che mi pare inconsistente con l'impostazione di uno studioso come il Blasco Ferrer, che non è certo affetto da Horror Praeromanus e che tanto ha contribuito a chiarire la natura della lingua paleosarda. Una tale analisi è infatti tipica di persone che si fanno in quattro per negare qualsiasi realtà anteriore all'arrivo della lingua latina, spiegando a forza Omero con Omero.

Così si sintetizza la posizione di numerosi romanisti, adottata da Blasco Ferrer: 

1) Le parole latine thi:u(m) e thi:a(m) sono all'origine dei prefissi sardi;
2) La motivazione dell'uso di tali parole è totemica ed esprime aspirazione alla caccia o timore;
3) Esistono in dialetti dell'Italia meridionale e centrale forme tabuistiche in apparenza analoghe come ciammaruca "lumaca" < lat. *thi:am eru:ca(m); zimmadonna "chiocciola" : it. *Zia Madonna; zalaura "lupo" : it. *Zia Laura.

Così si sintetizza la posizione di Pittau: 

1) I vocabili thiu e thia in sardo non elidono mai le vocali -u, -a davanti a consonante, ma il solo thiu lo fa davanti a vocale;
2) Non si ha la benché minima documentazione di forme abbreviate *thu e *tha.
3) I prefissi si trovano con specie di animali che non sono mai state prede ambite o oggetto di timore; 
4) Si trovano questi prefissi anche con alcuni nomi inanimati, come il barbaricino ta-ni'ele "coso" per nikele id. (trascritti taniqele e nichele dal Pittau).

Aggiungerei alle considerazioni del Pittau anche il fatto che le forme tratte da dialetti meridionali e centrali sono argotiche e di natura diversa da quella delle forme sarde. Non si ha mai qualcosa come *thi:u(m) lupu(m) per esaugurare il lupo: si ricorre a un eufemismo di natura diversa (un nome proprio femminile). Anche ciammaruca non sarà tanto da *thi:am eru:ca(m), quanto piuttosto da *Zia Maria Ruca.

La soluzione offerta da Pittau a questi gravi difficoltà è il paragone con il pronome dimostrativo etrusco ta, arc. ita: i prefissi paleosardi sono da lui interpretati come articoli che si sarebbero poi cristallizzati perdendo la loro originaria funzione. La cosa mi pare sospetta, anche perché i sostantivi neolatini derivano quasi sempre da accusativi, e all'accusativo l'etrusco ta fa tn. Se le parole in questione fossero entrate nel latino volgare da una lingua affine all'etrusco, è molto probabile che avrebbero conservato un elemento nasale come antica desinenza dell'accusativo fossile. 

La teoria dell'origine berbera

Non va nascosto che esistono anche romanisti che accettano l'origine neolatina dei prefissi in questione, ma li ritengono di origine berbera e li utilizzano nel tentativo di ricondurre la popolazione isolana a un sostrato africano. Il prefisso berbero utilizzato per il paragone è il ben noto marcatore femminile ta-:

a-fullus, fullus "pulcino" < lat. pullus
ta-fullus-t "gallina" 

Va detto però che dall'analisi della parole sarde, non si evince affatto un uso di questo prefisso per marcare parole di genere femminile in opposizione a parole di genere maschile: l'ipotesi, basata su un'assonanza e contraddetta dai dati di fatto, è quindi da respingersi. Wagner, le cui conoscenze di berbero erano alla meglio fragili, credeva che vi esistesse un fantomatico prefisso maschile *tu- opposto al femminile in ta-, mentre invece nella realtà il prefisso maschile è a-.  

2) Prefissi in consonante velare: 

Per alcune parole che in molte varietà di sardo neolatino si hanno prefissi in dentale, esistono anche forme che presentano invece un prefisso in consonante velare, a volte palatalizzata: 

ka-
ci- /tʃi-/
 

Così abbiamo in campidanese per thi-likerta:

ka-lixerta
ci-lixerta  

Si dovranno quindi ricostruire le seguenti forme paleosarde: 

KA-
KI-

È lampante il fatto che questi prefissi non possono essere ridotti artificiosamente a thi:a(m). Pittau riterrebbe di certo questo prefisso confrontabile con il pronome dimostrativo etrusco ca, arc. ika; non mi risulta tuttavia che lo studioso barbaricino abbia trattato queste forme nel suo sito.

3) Prefissi in vocale:

Si danno casi di parole sarde con antichi prefissi in vocale agglutinati. Questi sono: 

a-
u-

Esempi:

a-tzanda "papavero", rispetto a tzanda id.
u-kau "gabbiano", rispetto a kau, kaone id.

Il prefisso u- non sembra mostrare alcuna vitalità, mentre il prefisso a- ha la proprietà di aggiungersi spesso ai prefissi in dentale per dare una sequenza a-tza- (a volte dissimilata in an-tza-) o at-ta-.
Ricostruiamo quindi i corrispondenti prefissi paleosardi: 

A-
U-

Ancora una volta, sembra che questi elementi non alterino in alcun modo il significato delle parole a cui sono aggiunti: non è facile capire la loro antica funzione.

Considerazioni finali

A parer mio la natura di tutti questi elementi non è chiara. In una fase molto antica del protobasco dovevano esistere simili marcatori, di cui restano oggi pochissime tracce.

In un caso particolare possiamo ricostruire tale situazione in basco: 

urki, burk(h)i "betulla" - varianti: turki (vizcaino di Zigoitia), epurki (Gipuzkoa, arc.) 

La situazione che si ricostruisce è questa: 

*burki, *te-burki 

L'occlusiva dentale sorda t- del prefisso è quindi sparita nella maggior parte dei dialetti; in questo modo *te- si è mutato in e-. Respingo l'idea di Michelena, che postulava un'improbabile assimilazione da burki a *gurki, passando poi a *kurki e quindi provvidenzialmente dissimilando in turki. Una spiegazione contorta che postula una serie di mutamenti non usuali. La mia spiegazione invece riduce a una sola origine le forme turki ed epurki.

In aquitano, una forma antica di basco e in pratica una varietà di protobasco, si danno casi di conservazione dell'antico T- accanto a forme in H-

TALSCO-, HALSCO- : basco haltz "ontano" + -ko
TARBEL-, HARBELEX : basco harbel "ardesia" (lett. "pietra nera")

In particolare TARBEL- deve essere da *TA-HAR-BEL-, con successiva contrazione. 

Ho una domanda da porre sia al Blasco Ferrer che al Pittau, e spero che non cada nel vuoto. Quanto visto per le fasi più antiche del basco e per l'aquitano è poi così diverso dalla situazione dell'attuale sardo?

sabato 12 settembre 2015

PALEOSARDO RICOSTRUITO: ANALISI DI ALCUNI RESTI DEL SOSTRATO SOPRAVVISSUTI IN SARDO

Nelle diverse varietà della lingua sarda neolatina sopravvivono ancora oggi numerosi vocaboli preromani, che sono di grande utilità nella ricostruzione della lingua paleosarda. Alleghiamo una lista di voci che sono state recuperate. 

1) ALAUSSA < *ALABUSSA = senape bianca 
     basco: -
     ligure: *alab-, *aleb- 'bianco' < IE *albh-
Un notevole prestito da una lingua paleindoeuropea.

2) ALIKUKKU = ciottoli (coll.)
    basco: -
Con ogni probabilità un composto, il cui primo membro ALI- è l'equivalente nativo di KILI "letto roccioso del ruscello", di origine iberica.

3) ÁPPARA = porro; aglio selvatico
    basco: -
Secondo Pittau avrebbe la stessa radice del latino cappari "cappero", dal greco κάππαρις. Se la cosa fosse confermata, si tratterebbe di un prestito molto antico, con k- dileguato. 

4) ARGÁSA < *ARGÁBASA = pecora a cui è stato ucciso l'agnello
   basco: ardi 'pecora' + gabe 'senza'
Il termine è riportato da Wagner ed è molto diffuso. Evidentemente -GASA significa "privato di" e corrisponde precisamente al basco gabe con l'aggiunta di un formante sigmatico. Da questo termine si forma in sardo neolatino un verbo argasare, che è giunto a significare "uccidere"

5) ARPAU < *ARDIBABU = scorpione; scrofoloso 
    basco: ardi 'pulce' + mamu 'insetto'
Sardo neolatino arpau, aprau. Tradizionalmente i romanisti lo reputano un derivato dal latino arcua:tu(m), ma è stato dimostrato da Roberto Bolognesi che questo non è possibile. Intanto /kw/ avrebbe dato /b/ e non /p/. Poi c'è l'attestazione di aprau nel senso di "scrofoloso"; evidentemente è la stessa parola, ma con una semantica incompatibile con la proposta derivazione latina.

6) ÁRTZANA = gelo, assideramento; nebbia nociva 
    basco: harpa 'crampo, intorpidimento'   
Sardo neolatino arthana, artana "nebbia (nociva)"artanare "addiacciare, intirizzire". La voce paleosarda non va confusa con il suo omofono ÁRTZANA "luogo pietroso", ma potrebbe tuttavia risalire in ultima istanza alla stessa radice, da un originario significato di "rendere rigido come un sasso".

7) ATZOBA  = salice viminale
    basco: atze 'albero' (arc.)
Le varietà di sardo neolatino conservano un gran numero di forme come atzova, attoa, tzova, tzoa, thova, toa, etc. Formato con un suffisso -BA. Le proposte che riconducono questa parola al basco zume "vimini" < *zur-bene "legno stretto" non convincono per motivi fonetici.
Toponomastica: ATZÓBARA = salici (coll.) > Tóvara.

8) AUTZÁRA = clematide
    basco: -
    berbero: aussar, wussar 'vecchio'
Il termine latino senecio "senecione" potrebbe essere un calco di denominazioni tabuistiche molto antiche, dovute alla presenza di un pappo (latino pappus, dall'etrusco papa "nonno"), ossia di un ciuffo di peluria bianca che ricorda la chioma di un vecchio.

9) BARDA, PARDA = zolla
    basco: mardo 'soffice; robusto' (< 'consistente')
Sardo neolatino bardula, bardule, baldile "zolla" e pardula "un tipo di dolce". Al momento non sono stati trovati parallelismi convincenti. Toponomastica: BARDU-NOLI = zolla scura. Il termine pardula è una variante di questa radice. I romanisti credono che questi termini derivino dal latino *quadrula(m), che tra l'altro, come mostrato dal Bolognesi, non può spiegare la /p/ di pardula.  

10) BEKA, IBEKA < *(I)BAIKA = vallata fertile
    basco: ibai, hibai 'fiume'
    iberico: bai- 'fiume' (negli idronimi)
Il termine sardo bega "vallata fertile" è stato ritenuto a lungo un prestito dallo spagnolo o dal catalano. Tuttavia, come giustamente fa notare il Wagner, la cosa non è proprio possibile, essendo questa parola documentata in una pergamena originale risalente ai tempi del Giudice Torchitorio (1107-1129). La presenza di una radice idronimica bai- in Iberia parla contro una ricostruzione *ur-bani con una -n- mediana.

11) BILLURI = cicuta
     basco: belar zuri 'erba bianca'
Questa denominazione è evidentemente un termine tabuistico. Nel sardo neolatino, il vocabolo sopravvive come bidduri, con trasformazione del paleosardo -ll- in un suono cacuminale -dd-. Che la forma basca zuri "bianco" avesse un'antichissima *d-, è provato dall'occorrenza della forma beluri "pallido" accanto a beltzuri id.

12) BITTI = agnellino
    basco: bitin, bitiña 'capretto'
Numerosi sono stati i tentativi dei romanisti di dare un'origine romanza alla parola basca, e nessuno si dimostra convincente. I dati del sardo mostrano che si tratta di un lemma nativo, che è attestato anche col significato di "cerbiatto".

13) GARGA = tana
   GÁRGARA = burroni (coll.)
    basco: -
Wagner riporta il vano tentativo di associare questa voce al basco harpe "grotta", che è invece il parallelo esatto del sardo garroppu "burrone" (vedi KARROPE nel seguito). 

14) GARULEU = crisantemo; polline (< giallo chiaro)
    basco: -
    etrusco: γαρ
ουλεου (*χarule) 'crisantemo' (glossa)
Pittau riporta le forme sarde garuléu, galuréu, galiléu "polline dei fiori", con altre varianti, oltre a ghirielle, chirielle "crisantemo selvatico". Queste parole derivano da un termine deve essere giunto in paloesardo dall'etrusco o da una lingua affine.

15) GOLLEI < *GONLEDEGI = colle; piccolo altopiano
    basco: gora 'alto' (< *goni-la)
Pittau riporta le varianti golléi, olléi, gulléi, ancora vitali nel sardo neolatino. Non può derivare dal latino colle(m) per motivi fonetici. Anche l'idea dei romanisti di ricondurre questa parola al latino colle:giu(m) presenta gravi difficoltà semantiche e fonetiche; tra l'altro l'esito di colle:giu(m) è invece boddeu, coddeu "gruppo di case di pastori". Per contro golléi si trova in campidanese come in nuorese, e con un significato ben preciso. Sarà piuttosto da *GON-LE- "alto" + -*DEGI "luogo"  

16) IRRUSSU = cinghiale
   basco: herauts 'cinghiale'
   aquitano: HERAUS- 'cinghiale'
La rotica della forma paleosarda è forte, mentre in protobasco si ha una rotica semplice. È possibile che un tempo esistesse un nesso consonantico, poi semplificato in modo diverso nelle due lingue. 

17) ISPÉLI = argilla
     basco: istil beltz 'fango nero'
Un composto molto antico, derivato da ISTI "fango" e da MELE "scuro". In origine doveva riferirsi ad argille scure.

18) ISPÉLI = ghianda
    basco: ezpel 'bosso (albero)'
Un composto molto antico, derivato da IS- "albero, legno" e da MELE "scuro". Dal nome di un albero è passato a indicare quello del suo frutto, come spesso accade.  

19) ISTÉL(L)I = piombaggine (erba)
     basco: - Sardo neolatino isteli, ispeli, ispéliu.
Da questa radice si formano i toponimi riportati da Pittau: ISTELÉNNORE, ISTELLAI, ISTELAI, ISTELLATZEI, etc. Le forme con -p- devono essere state formate in epoca romanza per influenza con le due precedenti voci ISPÉLI "ghianda; argilla".

20) ITILE = pozza, luogo acquitrinoso
   basco: itil 'stagno, palude'
In sardo il vocabolo è sopravvissuto e ha subìto una lenizione dell'occlusiva dentale intervocalica, divenendo idíle.

21) ITZOLOBE = strato di neve
    basco: izotz 'ghiaccio'
Pittau riporta l'enigmatica parola sarda tholove "strato di neve sulla campagna". La si può ben spiegare tramite un composto di ITZO "gelo, brina", anche se il secondo membro -LOBE permane al momento oscuro.

22) ITZURPU, ITZORPO = cieco
    basco: itsu 'cieco' 
Sardo neolatino itzurpu, intzurpu, tzurpu, tzorpu, surpu, ciurpu "cieco". Deve essere un antico composto, anche se il secondo membro non mi risulta chiaro. Non è connesso con il latino orbus
 

23) KAK(K)ABARRE = screziato
    basco: kaka 'merda'
Sardo neolatino kakarru, kakabarre "screziato", formazione non romanza. La forma con -b- mediana è evidentemente la più antica.

24) KALA = tana della volpe; formicaio
   basco: -
   ligure: *kala- 'riparo, baia' 
La peculiare semantica di questa voce in Sardegna prova il suo arcaismo. Avendo k- iniziale integra, deve essere un prestito, avvenuto in epoca preromana. 

25) KALANKA = crepaccio; antro 
   basco: -
   ligure: *kalanko-, *kalanka- 'canalone, dirupo'
Da questa parola deriva il toponimo KALANK-OI, ossia Calancoi (Osilo).

26) KARBA = ramo
    basco: karbaza, arbazta, garbasta, arba 'ramo;
        tronco'
    ligure: *karba-, *garba- 'ramo, ramaglia'
Il termine, diffuso su un'ampia area, non è una parola antichissima in basco. A causa dell'iniziale k-, deve essere un prestito medievale da una lingua pirenaica poi scomparsa, che ha dato moltissimi vocaboli immediatamente riconoscibili dalle caratteristiche fonetiche: se questi fossero stati adottati in epoca romana sarebbero stati assimilati in modo sistematico, come è avvenuto con molti prestiti latini (k-g-). Avremo modo di parlare diffusamente di questo argomento in altra occasione. Pittau nota i termini di sostrato sopravvissuti in Spagna e in Occitania, e ne conclude che l'affinità tra il lemma sardo e quello basco non è univoca. Vero, ma in paleosardo si trovano moltissimi prestiti, come del resto in basco: la constatazione di Pittau nihil probat e non confuta la relazione del lessico nativo paleosardo con quello del protobasco.

27) KARKURI = saracchio (un'erba usata per legare
        le viti)
     basco: -
Al momento la parola permane oscurissima.

28) KARROPE = sotto la roccia > burrone
    basco: harpe 'grotta'
Questo vocabolo vive tuttora nella lingua sarda neolatina come karroppu, garroppu, gorroppu "burrone, crepaccio, gola montana".

29) KASSÍBILE = martora
     basco: -
La parola sopravvive nel sardo neolatino nelle seguenti forme: assile, ansile, assaíle, grassibile, grassimile, kassibi, kassíle, issíle, etc. È di certo un antico composto il cui secondo membro è un allomorfo di MELE "scuro".

30) KEIA = buca, fossa
     basco: -
Una parola oscurissima, sulla cui origine è al momento difficile persino fare supposizioni sensate.

31) LÍMBARA = rocce, pietre
   basco: -
Formato con un suffisso collettivo -ARA, la sua radice è verosimilmente imparentata con quella del latino lapis e del greco λέπας.

32) LOLLE, LOLLO = volpe
   basco: -

Sardo neolatino lodde, grodde, con suono cacuminale. Il toponimo Lollove è evidentemente da LOLL-OBI = caverna della volpe. Pittau associa lodde il vocabolo a loddu "sporco": se l'etimologia fosse confermata, si tratterebbe di una denominazione tabuistica. Un antroponimo medievale Lollo, Lollu era particolarmente diffuso.

33) LOLLOI = fiore
     basco: -
Il termine, conservato nel dialetto di Perdasdefogu, non può essere paragonato al basco lili "fiore", che è un prestito dall'occitano lilh "giglio". Esiste in basco anche lirio "giglio", che è un più antico prestito dal latino li:liu(m). Se la voce paleosarda aveva un corrispondente nel protobasco, questo è sparito prima della comparsa dei più antichi documenti in basco, rimpiazzato da lore "fiore", regolarmente derivato dal latino flo:re(m)

34) LURTZI(S), LIRTZIS = serpente d'acqua
     basco: -
Al momento la parola permane oscurissima. 

35) MATTA = albero, pianta 
    basco: - 
Termine di sostrato di ampia diffusione, che si trova anche nella penisola iberica. Non può tuttavia essere uno spagnolismo, trovandosi nella toponomastica con formazioni antiche: MATT-URR-EI, MATT-AL-EO.  

36) MELAKE = scarafaggio, blatta
    basco: beltz 'nero' 
Un termine tabuistico, sopravvissuto nel sardo neolatino melaghe

37) NARBONE = debbio; disboscamento; maggese
   basco: eihar, igar 'secco' < *einaR 
Il secondo membro del composto potrebbe essere ONE, ONI "buono". Il vocabolo è alla base del toponimo Narbona. Da respingersi senza esitazione una derivazione da un fantomatico latino *in arvo:ne(m).

38) NÉNNIRI, NÍNNIRI = germoglio  
    basco: -
In sardo neolatino il termine indica piantine di grano o di orzo appena nate, di significato augurale, cresciute al buio e portate in chiesa in occasione del Giovedì Santo.

39) NÉPIDI = nebbia
    basco: -
    ligure: *nebid- 'nebbia' < IE *nebh-
Sardo neolatino nébide, népide, etc. Non può essere dal latino nebula(m) per via della fonetica e della morfologia.

40) NINIERI = rosa selvatica
     basco: ihintz 'rugiada' 
Chiaramente si tratta di un derivato di NINI "rugiada" con il suffissoide -ERI "luogo" (< "paese"). Blasco Ferrer pensa che si tratti di un appellativo derivato da un toponimo. Non credo che sia necessario: il significato originale del lemma sarà stato "(fiore) del terreno umido".

41) NURRE, NURRI = stalla o recinto di pietre
   basco: ehorz- < *e-nor-z- 'seppellire'
È chiaramente un antico derivato di NUR(R)A "pietra", a cui si rimanda. 

42) NURRILE = erba parassita
   basco: ehorz- < *e-nor-z- 'seppellire'
Il termine indica un'erba che cresce sulle rovine, ed è un altro derivato di NUR(R)A "pietra".

43) OPPO = giusquiamo
    ÓPPORO = giusquiami (coll.) 
    basco: -
Il collettivo è attestato nella toponomastica.

44) OSPO(A) = secco
    basco: -
Riportata da Pittau, questa radice antichissima è tuttora usata come verbo nel sardo neolatino: ospoare "seccare".

45) OSSASSI = betonica glutinosa (lett. erba spessa)
    basco: usi 'denso'

46) SAKKAIA = agnello di un anno
     basco: segaila 'capretto di un anno'
Vani borborigmi sono i tentativi dei romanisti di ricondurre il vocabolo al latino saccu(m) "sacco".

47) SASAIA, SISAIA = scarafaggio fetido
     basco: sats 'sterco'; sits(a) 'tarma' (< *sis-sa)
Sardo neolatino sasaia, sasagia, voci riportate dal Wagner, di cui esiste anche una variante sisagia. I dati del basco farebbero postulare una consonante -SS-, anche se le forme sarde mostrano -s-.

48) SASSOINI < *SASSOGINI = erba da vetri
         (lett. facitore di sale) 
    basco: itsaso 'mare' (< 'acqua salata') + -gin 'facitore'
Sardo neolatino sassoíni, sossoíni, sossóini "erba da vetri (Suaedia fruticosa)". Un caso che mostra come il confronto con il protobasco - e non il ricorso a mere assonanze - sia in grado di rendere trasparenti parole paleosarde.

49) SAURRA < *SABURRA  = rugiada
   basco: -
   ligure: *sab- 'succo' < IE *sab-
La stravagante proposta di Pittau, che ritiene il vocabolo corradicale del latino ro:s 'rugiada' (gen. ro:ris) e del sanscrito rasa- id., è inaccettabile per motivi fonetici. Immaginare non soltanto una metatesi, ma anche lo sviluppo di una vocale -o:- in un dittongo -au- o addirittura in un iato -aú-, è davvero troppo.  

50) SÉSSINI = tipo di giunco (Cyperus longus)
    basco: -
    berbero: sezzerθ 'stelo d'alfa'
Sardo neolatino séssene, séssini "giunco marino". L'etimologia presenta qualche difficoltà, ma in assenza di meglio l'accoglierò.

51) SIMI = canapicchia
    basco: -
Il vocabolo ha formato toponimi come SIMI-ERI "paese della canapicchia", SIMIS e SIMISI, e sopravvive tuttora in Barbagia come simu, riportato da Pittau. Non sono affatto sicuro che la forma sia corradicale di thymu(m).

52) TETTI, TITTIONE = erba spinosa (Smilax) 
   basco: -
Etimologia sconosciuta.

53) TIBANI = corvo
    basco: -
Sardo neolatino (campidanese) krobu tivani, tivani "corvo". L'origine è sconosciuta, non mi sovviene alcun parallelismo.

54) TITONE = colombaccio
    basco: -
    etrusco: tite, titu 'colombaccio'*
    *Attestati come antroponimi, donde latino Titus. Il termine era anche suscettibile di significato fallico (cfr. lat.  titi:nus, titu:nus). 
In sardo neolatino il vocabolo sopravvive come tidone, tidori (per -r- < -n- confronta liori "volpe" < lat. leo:ne(m) con slittamento semantico tabuistico). La connessione con l'etrusco è stata proposta da Pittau. Senza dubbio da scartare la proposta di Blasco Ferrer, che vede in tidori l'antroponimo greco Θεόδωρος.

55) TONERI, TÓNERI = altipiano scistoso
     basco: -
Chiaramente si tratta di un derivato di DONI, TONI "luogo franoso" con il suffissoide -ERI "luogo" (< "paese"). Notare la variante con l'accento retratto. Il vocabolo è tuttora vitale nella lingua sarda (neolatina); si noterà che il plurale romanzo è toneris.

56) TÚBARA = erica (arborea)
      basco: -
Sardo neolatino túvara. È evidente il suffisso collettivo -ARA. Il termine sardo indica anche il tartufo, e in quell'accezione deriva dal latino tu:beru(m): è possibile che due voci distinte nell'origine e nel significato siano diventate omofone. 

57) TUMBU = timo
   basco: -

Da questa radice è stato formato il toponimo TUMB-OI "luogo del timo". Il sinonimo tumu può essere invece regolarmente da lat. thymu(m) con -u- per greco -y-.

58) TZÁKARU, ATZÁKARU = segugio
     basco: zakur 'cane'
In sardo neolatino abbiano giágaru, sgiágaru "segugio", con una consonante sonora che si deve essere prodotta da un'antica sorda, anche se i dettagli di tale sviluppo permangono oscuri. Non è un catalanismo. 

59) TZÁNDARA, ATZÁNDARA = papavero
    basco: and(e)re 'signora'
    aquitano: ANDERE 'signora'
Sardo neolatino attanda, attanna, thanda, thranda, tzanda, tzandza, tz
ándara, tanda, tranda, etc. Evidentemente un termine tabuistico, che ha un preciso parallelo nel provenzale ander "papavero" (< celtico *anderos). Del prefisso TZ- e delle sue varianti parleremo diffusamente in altra occasione.

60) TZAPPU, TZAPPI = cencio
   basco: zapi 'stoffa; panno'
Sardo neolatino tzappulu "cencio", con suffisso diminutivo romanzo. Anche se Blasco Ferrer dubita di questo parallelismo, non porta ragioni fonetiche, ma soltanto culturali. Il raffronto mi pare invece del tutto valido.

61) TZÉPPARA = luogo pietroso
    basco: -
È evidente il suffisso collettivo -ARA, ma la base non è chiara.

62) TZONKA = violetta, mammola     basco: -
Sardo neolatino tzonka, sonka (nuorese). Etimologia sconosciuta.

63) TZONKA, ATZONKA = assiolo, chiù  
    basco: -
Sardo neolatino tzonka, atzonka, antzonka, tonka "assiolo". Il termine deve essere ben distinto dall'omonimo fitonimo.

64) TZONKI, TZÓNKINI = resina
    basco: -
Etimologia sconosciuta.

65) TZONNI(A) = giunco (Juncus acutus)
    basco: zi 'giunco'
Chiaramente una variante apofonica di TZIN(N)IKA "Juncus acutus", con un vocalismo ignoto al protobasco.

66) TZORROMPI(S) = lucertola
    basco: ume zorrotz 'giovane animale aguzzo'
Un termine tabuistico, che svela l'origine di una parola enigmatica. L'iniziale TZ- non andrà quindi interpretata come un prefisso.


67) UDURI = fusto d'albero
     basco: zur 'legno'
Sardo neolatino uduri, duri "fusto d'albero (usato come appenditoio)". Il termine paleosardo aveva un prefisso che ha evitato il passaggio della d- della radice in tz-

68) UKAU = gabbiano
     basco: kaio 'gabbiano'
     etrusco: kavie 'gabbiano'*
     *Attestato come antroponimo
Sardo neolatino ukau, kau, kao, kaone "gabbiano". Non può essere dal latino gavia, che tra l'altro è di origine etrusca. La corrispondente parola basca è un prestito da una lingua pirenaica scomparsa, come mostra la sua inusuale struttura fonetica.

69) UNELE = volpe (lett. cane funesto)
    basco: hor beltz 'cane nero'
Chiaramente un termine tabuistico, con -NELE "nero, scuro" inteso come "funesto", "sciagurato". Anche in basco la corrispondente parola beltz < *belez è usata in un simile modo nella locuzione gezur beltz "calunnia" (lett. "menzogna nera"). Pittau ha il merito di aver reso nota la glossa sarda sa nela "la volpe", vocabolo tuttora in uso a Sindia, e di aver ricostruito UNELE come forma protosarda, riconoscibile nei toponimi TA-UNELE e UNEL-AI. Tuttavia non posso concordare sul suo tentativo di estendere questa forma a tutti i toponimi in cui -NELE significa semplicemente "nero, scuro": non solo non vi è un tal pullulare di volpi nella toponomastica sarda, ma questo -NELE è in genere un chiaro allomorfo di -NULE, -MELE, -MULE, -MALA e via discorrendo, da cui non può essere separato. La forma U-, che corrisponde in modo perfetto al basco (h)or "cane", è un residuo di un'antica parola, poi decaduta nel paleosardo e sostituita da KALU "cane", prestito da una lingua correlata all'etrusco.

70) ÚRTZULA, URTZÚLA = clematide
    basco: ur 'acqua' + -zale 'avido di'
Una definizione tabuistica, che con ogni probabilità allude alle proprietà vescicanti della pianta. Il vocalismo del secondo membro del suffisso deriverà da assimilazione, essendo la forma d'origine *URTZALA.