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giovedì 3 giugno 2021

 
EPONA 
 
Titolo originale: Epona 
Gruppo: Eluveitie
Album: Evocation II - Pantheon
Anno: 2017
Genere: Heavy metal, musica celtica 
Sottogenere:
Folk metal, Celtic metal 
Paese: Svizzera
Lingua: Gallico
Etichetta: Nuclear Blast 
Formato: CD
Formazione Eluveitie (2017):
    Fabienne Erni – voce, arpa celtica, mandola
    Chrigel Glanzmann – voce, mandolino, flauto traverso, 
        fischio, cornamusa, gaita, chitarra acustica, bodhràn
    Rafael Salzmann – chitarra
    Jonas Wolf – chitarra
    Kay Brem – basso
    Alain Ackermann – batteria
    Matteo Sisti – cornamusa, flauto, fischio
    Nicole Ansperger – violino
    Michalina Malisz – ghironda
Etimologia del nome del gruppo: dall'antroponimo etrusco Eluveitie, adattamento del nome celtico degli Elvezi. 
Link: 
 
Testo in gallico: 

EPONA

Mater mara rigani nertaca
Uxella uindape in louci riuri
Briga mara beretor in uaitei tuei
Uoretes silon tuon con deruolami

Benoulati epon ueidonti marcacon
Gutus nertomaros tuos radit
In surpritiia biuotutos
Matrona uxella
Breccata con marii roudoblatouon

Mater mater mater deiua
Mater mater uoretontipe
Mater Benoulati epon
Mater mater rigani reidonti

Delua uer arescarus marcotegeson salacon
Anuides touetont
Dalli supritiii biuotutos
Ne appisiiont caiciiin
Mariias gdoniiodiias

Mater mater mater deiua
Mater mater uoretontipe
Mater Benoulati epon
Mater mater rigani reidonti

Testo in inglese (dal sito): 
 
EPONA
[Goddess of horses, fertility and nature]

Great mother, mighty queen
Noble and shining in the light of Riuros
Great might is borne in your blood
With firm hand you help your offspring

Mistress of horses, leader of horsemen
Your strong voice speaks in the beauty of life
August mother goddess
Adorned by the magnificence of roses

Mother, mother, mother, goddess
Mother, mother, and helper
Mother, mistress of horses,
Mother, mother, riding queen

?Figure on the walls of sickening stables?
Quoth the ignorant
Blind to the beauty of life
They do not see the vanity
Of manmade pomp

Mother, mother, mother, goddess
Mother, mother, and helper
Mother, mistress of horses,
Mother, mother, riding queen 

Traduzione in italiano: 
 
Grande madre, possente regina
Nobile e brillante alla luce di Riuros
Un grande potere è nato nel tuo sangue
Con mano ferma aiuti la tua prole

Padrona di cavalli, leader dei cavalieri
la tua voce forte parla nella bellezza della vita
Madre divina augusta
ornata dalla magnificenza delle rose

Madre, madre, madre, dea
Madre e aiutante
Madre, signora di cavalli,
Madre, madre, regina a cavallo

"Figura sul muro di stalle nauseanti",
dissero gli ignoranti ciechi alla bellezza della vita
Non vedono la vanità
dello sfarzo creato dalle mani dell'uomo

Madre, madre, madre, dea
Madre e aiutante
Madre, signora di cavalli,
Madre, madre, regina a cavallo

Madre, madre, madre, dea
Madre e aiutante
Madre, signora di cavalli,
Madre, madre, regina a cavallo 
 
Note:
Ho preso una traduzione in italiano presente nel Web e ho notato che conteneva degli errori, perché fatta da un traduttore inesperto a partire dalla traduzione in inglese. Così ho visto subito che la locuzione gallica Matrona uxella "Madre divina augusta", tradotta giustamente in inglese con "August mother goddess", dove august è l'aggettivo "augusta", è tradotta in modo assurdo nella versione in italiano come "Dea, madre di Agosto"! Ho corretto l'aberrazione.
 
Recensione: 
Bellissimo e commovente! Ho tenuto sul tavolo lo smartphone facendo andare a tutto volume il video di questa canzone durante le mie libagioni di idromele. L'ho ascoltato fino allo sfinimento in più di un'occasione. Si può dire che con la loro opera gli Eluveitie hanno fatto rivivere la lingua gallica, seppur in modo isolato ed effimero (non sono più così ingenuo da farmi illusioni sulle possibilità di eternare ciò che è estinto). Duole notare che il pubblico non se ne è nemmeno accorto. Questo perché qualsiasi cosa gli artisti cantino, non viene recepita; peggio ancora, non desta curiosità alcuna. Nelle sequenze del video vediamo un'imboscata e una battaglia. All'inizio sembra che a subire l'attacco siano legionari romani; presto però notiamo che l'armamento e gli indumenti indossati erano diversi. Si notano cotte di maglie, brache, elmi peculiari. Ne deduciamo che lo scontro sia tra due tribù celtiche. A un certo punto un guerriero colpito a morte si rialza quando ha un'apparizione di Epona, che ha l'aspetto di una giovane di una bellezza sconvolgente, dai capelli rossi come il fuoco e dalla veste candida. 
 
Il problema della musica celtica 
 
Nello splendido video, nel bel mezzo della battaglia, vediamo il gruppo comparire come per incanto e suonare i suoi strumenti. La cantante è fulva e bellissima. L'esecuzione è eccellente, tuttavia non dobbiamo dimenticare che gli strumenti sono anacronistici, che non esistevano all'epoca in cui le genti della Celtica combattevano, prima che si imponesse la Pax Romana. Sono stati fatti studi sugli strumenti musicali dei Celti dell'Età del Ferro, anche basandosi su reperti e raffigurazioni in manufatti. Non sono riuscito a reperire risultati convincenti. Va detto che la musicologia è molto più ardua della linguistica.  

Glossario gallico: 

anuides "ignoranti" (lett. "coloro che non conoscono")
benoulati epon "signora dei cavalli": 
   benoulati "signora" 
   epon "dei cavalli" (genitivo plurale) 
beretor "è portato" (verbo passivo)
biuotutos "della vita" (genitivo) 
briga mara "forza grande": 
   briga /'bri:ga:/ "forza" 
   mara /'ma:ra:/ "grande"  
caiciiin "vanità" (lett. "cecità, vuoto")  
con deruolami "con mano forte" 
   con "con" (preposizione + dativo) 
   deruolami "alla mano forte" (lett. "alla mano di quercia") 
con marii roudoblatouon "con la magnificenza delle rose": 
   con "con" (preposizione + dativo) 
   marii "magnificenza, grandezza" (dativo) 
   roudoblatouon "delle rose" (genitivo, lett. "dei fiori rossi") 
dalli supritiii "ciechi alla bellezza" 
delua "figura, simulacro"
gutus nertomaros "voce potente": 
   gutus "voce" 
   nertomaros "dalla grande forza, potente" 
in louci Riuri "nella luce del mese di Riuros": 
   in louci "nella luce" (locativo) 
   Riuri /'ri:uri:/ "del Mese Freddo" (genitivo)  
in supritiia "nella bellezza"  
in uaitei tuei "nel tuo sangue" 
marcotegeson salacon "delle stalle nauseanti": 
   marcotegeson "delle stalle" (genitivo) 
   salacon "nauseanti, ripugnanti" (genitivo) 
mariias gdoniiodiias "dello sfarzo creato dalle mani dell'uomo" 
   mariias "della grandezza" (genitivo)
   gdoniiodiias "di ciò che è fatto dall'uomo" (genitivo)
mater deiua "madre dea": 
   mater "madre" (vocativo) 
   deiua "dea" (vocativo) 
mater mara "grande madre": 
   mater "madre" (vocativo) 
   mara "grande" (femminile)  
mater uoretontipe "e madre soccorritrice" 
   mater "madre" (vocativo)
   uoretonti "soccorritrice" 
   -pe "e" (congiunzione enclitica) 
matrona /'ma:trona:/ "grande madre, Signora"
ne appisiiont "non vedono": 
   ne "non" 
   appisiiont "vedono"   
radit "parla"
rigani nertaca "regina potente": 
   rigani "regina" 
   nertaca "forte, potente" 
rigani reidonti "regina cavalcante" 
   rigani "regina" 
   reidonti "cavalcante" (participio presente femminile) 
silon tuon "la tua progenie" 
touetont "essi dicono" 
tuos "tuo" (meglio sarebbe toue, anteposto) 
ueidonti marcacon "guida dei cavalieri" 
uer arescarus "sulle pareti": 
   uer "su, sopra" (preposizione + accusativo) 
   arescarus "pareti" (accusativo)
uoretes "voi aiutate"
uxella uindape "nobile e splendente":
   uxella "alta, nobile"
   uinda "bianca, splendente" 
   -pe "e" (congiunzione enclitica) 
 
Commenti: 
 
Il testo contiene numerosi arcaismi. Tra questi notiamo la conservazione dell'antico dittongo -ei- (es. deiua, reidonti, ueidonti) e la congiunzione enclitica -pe (< *-kwe), al posto della forma più comune -c (< *-kwe). La congiunzione -pe è ben attestata in leponzio. 
In netto contrasto con il dittongo -ei- preservato, vediamo che il dittongo -ou- è ridotto a -u- in uxella "alta, nobile" (meglio sarebbe scrivere ouxella) - anche se si conserva in roudoblatouon "delle rose". La riduzione di -ou- in -o- o in -u- è molto documentata nell'antroponimia. 
Si nota la forma vocativa mater /'ma:ter/, che è assolutamente ineccepibile, essendo il nominativo matir /'ma:ti:r/ "madre". Il derivato matrona /'ma:trona:/ "madre divina" ha la penultima sillaba breve e atona, a differenza del latino matrona /ma:'tro:na/, con la penultima sillaba lunga e tonica. Queste notevoli somiglianze tra il gallico e il latino sono il frutto della comune eredità indoeuropea. 
La parola briga /'bri:ga:/ "forza" ha la vocale tonica lunga e non deve essere confusa con il quasi omofono briga /'briga:/ "città", che ha la vocale tonica breve (compare spesso in toponimi come secondo elemento di composti, es. Augustobriga "Città di Augusto"). 
Il gruppo consonantico *dw- del protoceltico si semplifica quasi sempre in d- nelle lingue storiche, così si ha dalli "ciechi". 
La parola uaitos "sangue", di cui nel testo è presente il locativo uaitei "nel sangue", è un termine tabuistico che è sopravvissuto nel gallese gwaed "sangue", bretone gwad, cornico goes.   
Siamo di fronte a reliquie preziosissime. 
 
Etimologia di Epona 
 
Il nome della Dea Epona è presto spiegato: deriva dalla parola gallica epos "cavallo", che è un'ottima eredità indoeuropea, corrispondente al latino equus e al greco hippos. Il suffisso di Epona, che è lo stesso di matrona "madre divina" (vedi sopra) aveva vocale breve. La pronuncia era /'epona/, con l'accento sulla prima sillaba.  
La Dea Epona è la Signora dei Cavalli e più in generale di tutti gli equini, inclusi asini e muli, adorata in quanto dispensatrice di doni e di fertilità. Suoi attributi sono la cornucopia, la pàtera, le spighe di grano e i puledri. Il culto di Epona ha una particolarità unica: fu adottato dai Romani e dalla Gallia Transalpina si diffuse in tutto l'Impero, mentre altre divinità celtiche rimasero venerate in contesti locali.   
 
Considerazioni sulla "bellezza della Vita"  
 
Anche se il video ritrae un'ambientazione anteriore alla guerra gallica o ad essa contemporanea, mi sembra chiaro che il riferimento agli ignoranti che non vedono la vanità della pompa umana sia rivolto ai Cristiani. Questo testo sembra provenire direttamente dall'epoca gallo-romana ed è prezioso come se fosse stato ritrovato inciso sul marmo o sul bronzo. Per quanto riguarda la bellezza della Vita, per i Celti era composta da cose ben lontane dalla moderna sensibilità New Age percolante tra le genti. La bellezza della Vita era fatta di sbornie colossali, uccisioni, battaglie, caccia ai crani, sesso anale anche violento, sacrifici anche umani con vittime bruciate vive. Tra diversi popoli, compresi gli Elvezi, era diffuso il cannibalismo. Il rinvenimento di ossa umane con evidenti segni di macellazione non deve destare grande stupore. Nell'Aremorica sono stati addirittura scoperti resti che documentano la produzione di salumi di carne umana e l'esistenza di servi allevati appositamente per fornire cibo, come se fossero maiali. Mi rendo conto che per le genti odierne tutto ciò è di un'atrocità spaventosa. Grande è l'interesse che nutro per questo mondo scomparso, dove non si viveva molto a lungo, però non c'erano medici impegnati nel tentativo di vietare tutto ciò che è piacevole. I medici non erano come quelli dei nostri giorni: non avevano interesse a escogitare il modo di regalare a tutti venti o trent'anni in più da passare in ospedali e gerontocomi, macerati nei pannoloni pieni di merda!

martedì 1 giugno 2021

 
OMNOS 
 
Titolo originale: Omnos 
Gruppo: Eluveitie 
Album: Evocation I - The Archane Dominion
Anno: 2009 
Genere: Heavy metal, musica celtica 
Sottogenere: Folk metal, Celtic metal
Paese: Svizzera
Lingua: Gallico
Etichetta: Nuclear Blast
Formato: CD
Formazione Eluveitie (2009):
   Päde Kistler – cornamusa, flauto, fischio
   Merlin Sutter – batteria
   Siméon Koch – chitarra
   Chrigel Glanzmann – voce, mandolino, flauto traverso, 
        fischio, cornamusa, gaita, chitarra acustica, bodhràn
   Meri Tadic – violino, voce
   Kay Brem – basso
   Ivo Henzi – chitarra
   Anna Murphy – ghironda, voce
Etimologia del nome del gruppo: dall'antroponimo etrusco Eluveitie, adattamento del nome celtico degli Elvezi. 
Link: 
 
Testo in gallico: 
 
OMNOS

Immi daga uimpi geneta,
lana beððos et' iouintutos.
Blatus ceti, cantla carami.
Aia gnata uimpi iouinca,
pid in cete tu toue suoine,
pid uregisi peli doniobi?
Aia gnata uimpi iouinca,
pid in cete tu toue suoine

Aia mape coime, adrete!
In blatugabagli uorete,
cante snon celiIui in cete!

Vrit- me lindos dubnon -piseti
Vrit- me lindos dubnon -piseti 
Vrit- me lindos dubnon -piseti
 
N'immi mapos, immi drucocu.
In cetobi selgin agumi,
selgin blatos tou' iouintutos.
Nu, uoregon, cu, uorigamos,
lamman, cu, suuercin lingamos,
indui uelui cantla canamos!
N'immi mapos, immi drucocu.
In cetobi selgin agumi,

Ne moi iantus gnaton uorega,
iantus drucocunos uoregon,
cante toi in medie cete.

Vrit- me lindos dubnon -piseti
Vrit- me lindos dubnon -piseti 
Vrit- me lindos dubnon -piseti

Cu allate, papon sod urege,
eððiIo de iantu in cridie.
VediIumi: cante moi uosta!

Ne, a gnata, cante t' usstami,
ne uostami, ne te carami.
Ne carami, nec carasumi.

Boua daga uimpi geneta.
Immi trouga, lana nariIas.

Vrit- me lindos dubnon -piseti.
Vrit- me lindos dubnon -piseti. 
 
Testo in inglese: 
 
FEAR

I am a fair, pretty girl
Full of virtue and youthfulness
The forest's flowers and songs I love
Hey, pretty young girl
What are you doing in the forest alone
So far from all beings?
  Hey, pretty young girl
  What are you doing in the forest alone?

Hey, handsome boy, come here!
Let us pick some flowers
in this forest together!

Now only the deep pond awaits me 
Now only the deep pond awaits me 
Now only the deep pond awaits me
 
  I am not a boy, I am the bad wolf
  In the woods I hunt
  Hunt for the flower of your youth
Well, wolf, let us play a game
Let us dance a joyful dance
Let us sing decent songs!
  I am not a boy, I am the bad wolf
  In the woods I hunt

  I don't like children's games
  I like playing sinister wolf games
  In the depths of the forest, with you

Now only the deep pond awaits me 
Now only the deep pond awaits me 
Now only the deep pond awaits me
 
Wild wolf, do whatever your heart longs for
But I beg you: Stay with me!
  No, girl, I'm not staying with you and don't love you!
  Never loved you! 

I was a fair and pretty girl 
Now I'm poor and overcome with shame
 
Now only the deep pond awaits me 
Now only the deep pond awaits me

Traduzione in italiano:
 
PAURA 
 
Sono una pura, bella ragazza,
Piena di virtù e giovinezza.
I fiori della foresta e le canzoni io amo.
  Ehi, giovane bella ragazza,
  Cosa fai nella foresta da sola,
  Così lontana da tutte le creature? 

Ehi, gentile ragazzo, avvicinati!
Raccogliamo dei fiori  
Insieme in questa foresta!
 
  Non sono un ragazzo, sono il lupo cattivo.
  Nei boschi io vado a caccia,
  Vado a caccia del fiore della tua gioventù.
Allora, lupo, giochiamo ad un gioco, 
Danziamo un ballo gioioso,
Cantiamo buone canzoni!
  Non mi piacciono i giochi da bambini,
  Mi piacciono i sinistri giochi da lupo
  Nelle profondità delle foreste, con te.
Lupo selvaggio, fa ciò che il tuo cuore desidera,
Ma ti supplico: Resta con me!
  No, ragazza, non mi fermerò con te 
  Non starò con te e non ti amo.
  Non ti ho mai amata.
 
Ero una pura e bella ragazza.
Ora sono povera e coperta di vergogna. 

Ora solo il profondo stagno mi attende 
Ora solo il profondo stagno mi attende. 
 
Spiegazione: 
La canzone è un dialogo tra una giovane fanciulla e un lupo in forma umana, che ha l'aspetto di un ragazzo prestante. Lei è molto ingenua, vorrebbe giocare con lui, cantando e raccogliendo fiori. Lui è un predatore sessuale: vorrebbe condurla nelle profondità del bosco per abusare di lei - e forse anche ucciderla. Quando lei gli dice di fare ciò che desidera, lui è preso da un moto di avversione e rinuncia di colpo ai suoi infami propositi. I pedofili sono sempre esistiti nel genere umano. All'epoca però non si usavano parole artificiose per definirli. Per i Celti un predatore sessuale era semplicemente un lupo (cu o drucocu nel testo in gallico delgli Eluveitie).   
 
Recensione:  
Grandissimo è il mio entusiasmo nei confronti degli Eluveitie per la loro meritoria opera filologica. Ricostruire poesie in gallico e cantarle è un'impresa notevole. La lingua si basa su attestazioni in iscrizioni di epoca imperiale, soprattutto defixiones su lamine di piombo, che documentano come si parlava nelle Gallie e che hanno molto migliorato la nostra conoscenza sull'argomento. Oltre a parole attestate, si notano parole ricostruite a partire dalle lingue celtiche medievali, in particolare dall'antico irlandese. Tutto questo sforzo, di grande valore scientifico, sfugge ovviamente ai metallari. Leggo nel Web recensioni non proprio positive su questo brano, ma non me ne curo affatto. Non mi interessa se una canzone rientra o non rientra nei canoni di qualche comunità di stupidissimi snob tutti presi dall'adorazione di qualche feticcio tecnico. Basta che ci sia qualcosa di melodico, ed ecco che si scatenano branchi di fiere rabbiose. Le recensioni tecniche fanno soltanto danno all'Arte. Sarebbe ora di abolirle. 
P.S. 
La bambina che compare nel video in vesti bianche e viola somiglia in modo impressionante a Greta Thunberg! Tiene in una gabbia bianca un giovane falco pellegrino e a un certo punto lo libera. 

Il problema della musica celtica 

Le lingue sono documentate tramite la scrittura. Per quanto riguarda la musica, il discorso è molto diverso: se non c'è alcuna notazione in grado di trascriverla, è perduta per sempre. Non lascia traccia, non si fossilizza. La musica degli antichi Celti non può essere al momento ricostruita, a meno che non siano fatte nuove scoperte, anche se ci sono stati alcuni tentativi. Quella che per convenzione conosciamo come musica celtica è qualcosa di molto più recente: si è formata nel XVII secolo. Il più antico brano attestato è la marcia di Brian Boru, che risale all'Irlanda del X secolo, pur avendo subìto qualche rimaneggiamento nel XIII secolo (Fonte: Tuatha Dé Danann, 1997). Nella melodia sono già presenti tutte le caratteristiche della musica celtica che conosciamo. Resta il fatto che non è detto che esistesse un unico prototipo antico per tutti i Celti europei. Il problema è ben lungi dall'essere risolto.   

Glossario gallico: 
 
adrete "avvicinati" (imperativo, lett. "corri verso")
beððos "di virtù" (genitivo) 
blatos "del fiore" (genitivo)
blatus ceti "fiori del bosco": 
    blatus "fiori" (accusativo) 
    ceti "del bosco" (genitivo) 
boua "io ero" 
cante moi uosta "resta con me" 
cante toi "con te" 
cantla "canzoni" (neutro plurale) 
cantla canamos "cantiamo canzoni" 
carami "io amo" 
coime "bello, carino" (vocativo) 
cu "cane; lupo" 
cu allate "lupo selvaggio" (vocativo) 
daga "buona" (femminile)
drucocu "lupo" (lett. "cane cattivo") 
drucocunos uoregon "gioco del lupo": 
    drucocunos "del lupo" (genitivo) 
    uoregon "gioco"  
eððiIo de iantu in cridie "che è dal desiderio nel cuore": 
    eððiIo "che è" (-I- sta per -ii-: eððiiio
    de iantu "dal desiderio" 
    in cridie "nel cuore"  
et' "e" (abbreviazione di etic)
geneta "ragazza" 
gnata "ragazza", 
   a gnata "o ragazza" (vocativo) 
gnaton uorega "giochi dei bambini": 
   gnaton "dei bambini" (genitivo plurale)
   uorega "giochi" (neutro plurale)
immi "io sono", 
   n'immi "non sono"  
in blatugabagli "nel cogliere i fiori" 
in cetobi "nei boschi" 
in medie cete "dentro al bosco"  
iouinca "giovane" (femminile)
iouintutos "di gioventù" (genitivo)
   tou' iouintutos "della tua gioventù" 
lamman "salto" 
lana nariIas "piena di vergogna", 
    lana "piena" (femminile) 
    nariIas "di vergogna" (genitivo, -I- sta per -ii-: nariiias)   
lindos dubnon "stagno profondo": 
   lindos "stagno" (neutro) 
   dubnon "profondo" 
lingamos "saltiamo", "danziamo"  
mapos "ragazzo": 
   mape "o ragazzo" (vocativo) 
ne, gnata, cante t' usstami "non resto con te, ragazza" 
   usstami "io resto" 
ne te carami "io non ti amo",
ne carami, nec carasumi "non amo e non amerò"
   ne "non" 
   nec "e non" 
   carami "io amo" 
   carasumi "amerò" 
   te "te, ti" (accusativo) 
ne moi iantus "non mi piace": 
   ne "non" 
   moi "a me, mi" (dativo) 
   iantus "desiderio, libidine"
nu "ora" 
omnos "paura"  
papon sod urege "fa' tutto ciò" 
   papon "tutto" (neutro) 
   sod "questo, ciò" 
   urege "fa'" (imperativo)    
peli doniobi "lontano dagli esseri umani" 
   peli "lontano" 
   doniobi "agli esseri umani" (dativo) 
pid "che cosa" 
pid uregisi "cosa fai"   
selgin agumi "vado a caccia": 
   selgin "caccia" (accusativo, moto a luogo)
   agumi "io vado"
trouga "povera" (femminile) 
tu toue suoine "tu da sola"
uimpi "bella" (femminile) 
uorete "accorri" (imperativo, lett. "soccorri")
uorigamos "giochiamo" 
uostami "io resto" 
   ne uostami "io non resto" 
vediIumi "io chiedo" (-I- sta per -ii-: vediiiumi)  
vrit- me ... - piseti "mi aspetta" 
   vrit- "contro, verso" 
   me "me" 
   piseti "vede"

Alcune forme problematiche: 
 
Dovrebbe dirsi canomos anziché canamos. In latino diremmo che la coniugazione è la terza, non la prima. La forma verbale è stata ricostruita a partire dall'irlandese, in cui si ha canaid "egli canta" (< *kana:ti) mentre ci attenderemmo *cainid (< *kaneti). 
Osserviamo la conservazione del gruppo consonantico -st-, in genere risolto in -ðð-, ad esempio in uostami "io resto". Questo può essere considerata un arcaismo. 
Restano al momento difficilmente spiegabili alcune parole e locuzioni, che non ho quindi incluso nel glossario: suuercin e indui uelui.
Va detto in ogni caso che nelle Gallie non regnava un'assoluta compattezza linguistica: c'era una varietà considerevole. 

La posizione dell'accento:
 
Nella lingua gallica dovevano esistere due tipi di accentazione. Nel primo schema, tipico della lingua più colta, l'accento cadeva sulla terzultima sillaba indipendentemente dalla quantità della penultima sillaba (a differenza del latino) e con l'approssimante -i- che fa quasi sempre posizione: 

carásumi "amerò" 
drúcocu "lupo" 
drucócunos "del lupo" 
uóregon "gioco" 
águmi "io vado" 
 
Nel secondo schema, tipico della lingua più popolare, l'accento cadeva come in latino sulla penultima sillaba se lunga, sulla terzultima se la penultima era breve (a parte alcune eccezioni). Avremo modo di approfondire meglio questi argomenti in altra sede. 
La posizione dell'accento in questa canzone cade invece secondo le necessità del ritmo e tende ad essere sull'ultima sillaba: 
 
mapós "ragazzo" anziché mápos
immí "io sono" anziché ímmi  
drucocú "lupo" anziché drúcocu
vrit - me ... pisetí "mi attende" anziché vrit- me ... píseti  

Nelle lingue celtiche antiche esisteva la distinzione fonemica tra vocali brevi e vocali lunghe. Quindi esisteva l'alternanza tra sillabe brevi e sillabe lunghe, esattamente come in latino e in greco. Si ha però ragione di credere che il verso poetico fosse fondato sull'allitterazione, come tra i Germani. Riporto nel seguito alcuni esempi di parole con la quantità vocalica ricostruita: 
 
agūmī /'agu:mi:/ "io vado" 
blātōs /'bla:to:s/ "del fiore" (genitivo) 
blātūs /'bla:tu:s/ "fiori" (accusativo) 
carāsūmī /ka'ra:su:mi:/ "io amerò"
/ku:/ "cane; lupo" 
dagā /'daga:/ "buona" 
drucocū /'drukoku:/ "lupo" 
drucocunos /dru'kokunos/ "del lupo" (genitivo) 
eððiIo /'eθθijo/ "che è" 
gnāton /'gna:ton/ "dei bambini, dei figli" (genitivo) 
iouincā /'jowinka:/ "giovane" (femminile) 
iouintūtos /jo'wintu:tos/ "della gioventù" (genitivo) 
mapos /'mapos/ "ragazzo"
uimpī /'wimpi:/ "bella"  

Le impressioni dei latinisti 

Di fronte ad alcune frasi in gallico da me riportate, l'amico Bruno V. vi notò giustamente notevoli assonanze con le lingue classiche. Gli ho quindi detto che questo si deve alla comune eredità indoeuropea. In altre parole, il gallico dovrebbe essere ritenuta una lingua classica come il latino e il greco. I latinisti hanno l'impressione strana che qualcosa sfugga loro: non sono in grado di comprendere il testo, che pure è loro familiare. Comprendo bene questo stato d'animo. 

venerdì 28 maggio 2021

 
O VARIUM FORTUNE 
 
Titolo originale: O varium Fortune 
Gruppo: Corvus Corax 
Autori: Corvus Corax, Ingeborg Schöpf & Klaus Lothar Peters 
Album: Cantus Buranus II 
Anno: 2008 
Data di rilascio: 1 agosto 2008
Genere: Musica neomedievale, Folk Rock 
Paese: Germania
Lingua: Latino medievale
Etichetta: Pica Records, Irond 
Formato: CD, Digibook
Orchestra: Deutsches Filmorchester Babelsberg
Formazione Corvus Corax: 
   Ardor von Venushügel 
   Castus Rabensang 
   Harmann der Drescher
   Hatz 
   Meister Selbfried  
   Patrick der Kalauer
   Teufel 
   Wim 
Cantante (Soprano): Ingeborg Schöpf 
Etimologia del nome del gruppo: dal nome scientifico del corvo imperiale (Corvus corax Linnaeus, 1758) 
Video: Live in München 2009 
Rimasterizzazione: 2016 
Link: 
 
Testo in latino medievale:
 
O VARIUM FORTUNE 
 
O varium fortune lubricum
Dans dubium tribunal iudicum,
Non modicum paras huic premium,
Quem colere tua vult gratia.

Et petere rote sublimia,
Dans dubia tamen prepostere
De stercore pauperem erigens,
de rhetore consulem eligens.

Et petere rote sublimia,
Dans dubia tamen prepostere
De stercore pauperem erigens,
de rhetore consulem eligens.

O varium fortune lubricum
Dans dubium tribunal iudicum,
Non modicum paras huic premium,
Quem colere tua vult gratia.

Et petere rote sublimia,
Dans dubia tamen prepostere
De stercore pauperem erigens,
de rhetore consulem eligens.

Edificat Fortuna diruit;
Nunc abdicat quos prius coluit. 
Edificat Fortuna diruit;
Nunc abdicat quos prius coluit. 
 
Et petere rote sublimia
Dans dubia tamen prepostere
De stercore pauperem erigens
De rhetore consulem eligens.

Et petere rote sublimia
Dans dubia tamen prepostere
De stercore pauperem erigens
De rhetore consulem eligens.
 
Il testo è un piccolo estratto di un componimento ben più esteso, che fa parte dei Carmina Burana. Questi testi poetici sono opere dei Goliardi o Clerici vagantes. Risalgono al XI e al XII secolo e sono riportate nel Codex Latinus Monacensis 4660, detto anche Codex Buranus - da cui il nome della raccolta - in quanto reperito nel 1803 nella Bura di San Benedetto (Benediktbeuren) in Alta Baviera. In tutto sono 228, scritti nella maggior parte dei casi in latino, anche se alcuni sono in medio alto tedesco e uno in provenzale. Riflettono un movimento internazionale, che andava dalla Linguadoca alla Germania, all'Inghilterra e alla Scozia. Stava sorgendo l'Università, che è un'istituzione più antica dell'Impero Azteco, per quanto la cosa possa essere sorprendente. Questi Clerici vagantes vagavano da un ateneo all'altro, per tutta l'Europa, per poter seguire le lezioni che consideravano più utili. In questo erano favoriti dall'uso pervasivo del latino, vera e propria lingua franca dell'epoca. Avevano gli ordini minori, quindi godevano di alcuni privilegi ecclesiastici, pur non essendo vincolati ai voti imposti dall'ordinazione sacerdotale: conducevano esistenze sregolate tracannando ettolitri di vino e copulando selvaggiamente. Furono loro a reintrodurre il vino nella poesia dopo secoli di silenzio. Immensa era la loro avversione alla Curia pontificia, colpita dagli strali della satira per la sua simonia e per la sua corruzione. Di questi argomenti si dovrà parlare con maggior dettaglio in altra sede.

Ecco il testo completo della poesia da cui hanno attinto i Corvus Corax:  
 
O VARIUM (CB 14)

1.
O varium | Fortune lubricum,
dans dubium | tribunal iudicum,
non modicum | paras huic premium,
quem colere | tua vult gratia
et petere | rote sublimia,
dans dubia | tamen, prepostere
de stercore | pauperem erigens,
de rhetore | consulem eligens.

2.
Edificat | Fortuna, diruit;
nunc abdicat, | quos prius coluit;
quos noluit, | iterum vendicat
hec opera | sibi contraria,
dans munera | nimis labilia;
mobilia | sunt Sortis federa,
que debiles | ditans nobilitat
et nobiles | premens debilitat.

3.
Quid Dario | regnasse profuit?
Pompeïo | quid Roma tribuit?
Succubuit? | uterque gladio.
eligere | media tutius
quam petere | rote sublimius
et gravius | a summo ruere:
fit gravior | lapsus a prosperis
et durior | ab ipsis asperis.

4.
Subsidio | Fortune labilis
cur prelio | Troia tunc nobilis,
nunc flebilis | ruit incendio?
quis sanguinis | Romani gratiam,
quis nominis | Greci facundiam,
quis gloriam | fregit Carthaginis?
Sors lubrica, | que dedit, abstulit;
hec unica | que fovit, perculit.

5.
Nil gratius | Fortune gratia,
nil dulcius | est inter dulcia
quam gloria, | si staret longius.
sed labitur | ut olus marcidum
et sequitur | agrum nunc floridum,
quem aridum | cras cernes. Igitur
improprium | non edo canticum:
o varium | Fortune lubricum. 

Traduzione libera in italiano:

1. 
O Fortuna, volubile e scivolosa
che giudice incostante tu sei.
Largisci premi smisurati
a chi hai deciso di prediligere con la tua grazia
e di porre sulla sommità della tua ruota.
Ma i tuoi doni sono incerti e senza preavviso:
alzi il povero dallo sterco
ed eleggi l'orator a console.

2. 
La Fortuna costruisce, la Fortuna distrugge:
in un attimo abbandona colui che finora coccolava
per favorire un altro che poc'anzi respingeva.
Com'è contraddittoria quest'opera,
come sono fugaci i doni della Fortuna.
Incerti sono i patti della sorte
che umilia i nobili opprimendoli
e nobilita gli umili arricchendoli.

3. 
Che cosa è servito a Dario essere re?
Come Roma ha ripagato Pompeo?
Tutti e due sono stati vinti dalla spada.
È più sicuro scegliere la via di mezzo
che salire in alto sulla ruota
e poi cadere rovinosamente in basso.
Chi oggi Fortuna esalta
domani sarà ridotto in miseria.

4. 
Per quale capriccio della Fortuna
Troia un tempo gloriosa in battaglia
e ora degna di pianto, è annientata da un incendio?
Chi ha distrutto la grandezza dei Romani,
estinto l'eloquenza dei Greci,
infranto la gloria dei cartaginesi?
È la Sorte incostante che sottrae ciò che elargiva,
solo essa abbatte ciò che prima favoriva.

5. 
Niente è più grato della grazia della Fortuna
niente è più dolce tra le cose dolci
della gloria, se resta più a lungo. 
Ma decade come verdura marcia 
e segue il campo ora in fiore, 
che domani ti accorgi essere arido. 
Allora non mangio una brutta canzone: 
O Fortuna, volubile e scivolosa. 

[traduzione: Modo Antiquo 1999 (1 - 4); sottoscritto (5)] 
 

Memorie: 
Vidi i Corvus Corax con i miei occhi di carne nel lontano 1991, nell'augusta e metallica città di Berlino. Ne rimasi subito conquistato. Ero in una rievocazione medievale simile a una fiera, molto ben ricostruita. Anche il suduciume era autentico. C'erano molte persone che sembravano uscite dal XI secolo. A una specie di tenda era affisso un invitante cartello. Mostrava il disegno di una donna nuda messa a pecora che esibiva il deretano, con una scritta in medio tedesco ben traducibile: "Date un'inseminata a questa femmina". Sì, avrei voluto farlo. Poi ho saputo da un passante che in realtà c'era soltanto una massaggiatrice e che era un'audace trovata pubblicitaria. Dopo aver fatto qualche giro e aver trangugiato un litro di birra scura, mi sentivo a casa. Mi ero dimenticato di tutto, vivevo nella convinzione di essermi svegliato da un brutto sogno e di essere finalmente me stesso. Fu a questo punto che mi imbattei nei Corvus Corax. Suonavano le cornamuse su un palco di legno. La loro musica mi penetrava fin nelle ossa. Fui stupito dalle loro figure. Avevano la faccia tinta come antichi Britanni. Fu uno di quegli incontri che non si possono dimenticare, perché cambiano la vita.    

Recensione:
Esaltante! Sia la musica che il video dello spettacolo tenuto a Monaco di Baviera nel 2009 sono capolavori assoluti! Ogni nota entra nel sangue e nelle ossa e scuote le fondamenta stesse della mia anima. Ho ascoltato il brano per ore, cadendo in uno stato simile all'estasi. La cantante bionda vestita come la Dea Fortuna è la soprano austriaca Ingeborg Schöpf. È di una bellezza divina. Ancora oggi, ogni volta che guardo il video non riesco a staccare gli occhi da lei. La gioia che mi dà contemplarla è come quella che provo a inebriarmi con l'idromele. Se la incontrassi di persona, mi innamorerei alla follia e cadrei folgorato senza potermi più rialzare. Mi viene da piangere e mi sembra di essere un lombrico, una specie di uomo-verme, condannato a non poter neppure sfiorare tanto splendore. Ci sono donne così, che mi fanno questo effetto. Sarebbe stato bellissimo se fosse stata cantata l'intera poesia, anziché soltanto il suo inizio. Forse gli autori temevano che un'eccessiva lunghezza del canto non avrebbe giovato. Peccato.    

Il problema della musicazione dei testi 
 
Sappiamo che 47 componimenti del Codex Buranus sono corredati di una trascrizione musicale tramite neumi in campo aperto (notazione adiastematica), la cui interpretazione può considerarsi un'impresa disperata. La ricostruzione delle musiche originali è a quanto pare un cammino in salita che non ha un traguardo univoco, anche se sono stati fatti diversi tentativi. Il compositore tedesco Carl Orff (Monaco di Baviera, 1895 - Monaco di Baviera, 1982) è famoso per aver musicato i Carmina Burana, anche se la sua opera non ha nulla a che vedere con le melodie originali, essendo stata composta di sana pianta (O varium non figura tra l'altro nell'elenco delle 24 poesie musicate). La stridente diversità dei risultati delle musicazioni del componimento che stiamo trattando è evidente da alcuni video reperibili nel Web. Invito tutti ad ascoltarli per comprendere ciò che intendo dire. 
 



La musicazione di un testo implica il tentativo di comporre qualcosa che appartiene al mondo contemporaneo al musicatore, non a quello contemporaneo all'autore delle parole. Si dà così origine a un insieme armonico di suoni che non poteva esistere all'epoca in cui visse il poeta. Il punto è che la sensibilità di un secolo viene ad essere innestata in un secolo diverso, con una sensibilità che potrebbe addirittura essere incompatibile. Non è un problema di poco conto. Si canta la Fortuna che abbandona ciò di cui aveva favorito la diffusione. Non dobbiamo però dimenticarci la forza spaventosa che tutto domina: l'Oblio. Ogni cosa finisce in una discarica, dove subisce disgregazione e si disfa nel Nulla. Mi pongo quindi una domanda. Ha senso la mia stessa opera? Ha senso che io mi curi di cose che sono state lasciate alla deriva? Ha senso che cerchi con ogni mezzo di ricostruirle, di restaurarle nella forma originale? No. Non ne ha nessuno. Dopo anni e anni di sforzi inani, sono costretto a questa conclusione, che nulla di sensato esiste nell'Universo. Siamo come topi in un labirinto variabile che non permette di dedurre una regola in grado di spiegarne il funzionamento. Questa mutabilità estrema ci condanna al logorio e alla morte vana.    

Glossario latino: 
 
abdicat "abbandona"  
consulem "il console" (accusativo di consul)
dans "che dà" 
dubium "dubbio" 
   dubia "dubbi" (neutro plurale)
de rhetore "dall'oratore"  
de stercore "dallo sterco" 
diruit "distrugge", "demolice", "manda in rovina"
edificat "costruisce" 
     (latino classico aedificat)
eligens "che elegge" 
erigens "che fa alzare"  
Fortuna "Fortuna, Sorte"
Fortune "della Fortuna, della Sorte" (genitivo) 
     (latino classico Fortunae
huic "a questo", "a costui" (dativo)
lubricum "scivoloso" (aggettivo neutro) 
non modicum "non scarso" (aggettivo neutro) 
nunc "ora, adesso" 
O varium Fortune lubricum "O Fortuna volubile e scivolosa", 
    alla lettera "O cosa volubile scivolosa della Fortuna"
paras "prepari" 
petere "chiedere, ricercare"
pauperem "il povero" (accusativo di pauper
premium "premio, ricompensa" 
     (latino classico praemium)
prepostere "confusamente, senza ordine" (avverbio)
      (latino classico praepostere
rote "alla ruota" (dativo) 
      (latino classico rotae)
quos prius coluit "coloro che prima trattava con riguardo": 
    quos "coloro" (accusativo plurale) 
    prius "prima" 
    coluit "trattava con riguardo" 
sublimia "le cose sublimi" (neutro plurale collettivo 
    dell'aggettivo sublimis
tamen "nondimeno, ciononostante" (avverbio) 
tribunal iudicum "tribunale dei giudici": 
   iudicum "dei giudici" (genitivo plurale di iudex "giudice") 

Si nota che dans dubium tribunal iudicum significa letteralmente "tribunale dei giudici che dà il dubbio".

Note sulla pronuncia e sull'ortografia: 
 
Si nota che in luogo del dittongo grafico ae si trova la vocale semplice e, così abbiamo Fortune, rote, edificat, premium, prepostere. Questa è una caratteristica tipica del latino medievale. 

Una peculiarità della musicazione è la posizione dell'accento, che cambia a seconda delle necessità del ritmo. Ecco un elenco di parole in cui l'accento cambia posizione: 
 
variúm anziché várium 
lubrícum anziché lúbricum 
dubiúm anziché dúbium 
tribunál anziché tribúnal  
modicúm anziché módicum 
coleré anziché cólere 
parás anziché páras
peteré anziché pétere 
roté anziché róte 
dubiá anziché dúbia 
tamén anziché támen
prepostére anziché praepóstere 
stercoré anziché stércore 
paupérem anziché páuperem 
erígens anziché érigens 
consúlem anziché cónsulem 
elígens anziché éligens
 
Forme con accentazione normale: 

Fortúne 
iúdicum 
húic 
prémium 
grátia 
sublímia 
túa
 
Anche nella poesia dell'antica Roma l'accento poteva subire simili variazioni. C'è però una differenza sostanziale. Nell'antica metrica a determinare la posizione dell'accento - che poteva contrastare con quella della lingua parlata - era la sequenza di sillabe brevi e sillabe lunghe secondo schemi precisi, come ad esempio quello dell'esametro. Qui invece è importante soltanto il ritmo musicale, dato che non vi è alcuna consapevolezza della quantità delle sillabe nel loro alternarsi.  

La pronuncia adottata è quella ecclesiastica ed accademica tipica della Germania, in cui g davanti a vocali anteriori ha il suono velare e non si palatalizza: 
 
erigens /e'rigens/ (anziché /'erigens/)
eligens /e'ligens/ (anziché /'eligens/)  
 
Come nella pronuncia ecclesiastica italica, t seguito da i e da vocale ha il suono affricato: 
 
gratia /'gratsia/ 
 
Non si ha l'approssimante /j/, bensì la vocale piena /i/
 
varium /vari-'um/ (anziché /'varium/)
dubium /dubi-'um/ (anziché /'dubium/)
dubia /dubi-'a/ (anziché /'dubia/)

Persino in iudicum all'inizio della parola si nota una sequenza iatale: 
 
iudicum /i-'udikum/
 
La pronuncia di qu è /kv/
 
quem /kvem/  
 
Si noti che questa pronuncia è comunque diversa da quella usata dai Clerici vagantes, che era la pronuncia carolingia elaborata dal dottissimo Alcuino per placare i timori superstiziosi del Re Carlo. 
 
Conclusioni 
 
Stupisce osservare che c'era molta più integrazione linguistica in Europa nel XI secolo che attualmente. Ai nostri giorni uno studente di Milano che volesse recarsi a frequentare lezioni all'Università di Parigi o di Strasburgo farebbe una grande fatica, dovrebbe parlare un inglese informe, alterato da pronunce scolastiche semiortografiche e corrotte. All'epoca invece esisteva una vasta comunità di giovani latinofoni che potevano andare ovunque, capire e farsi capire senza difficoltà con una lingua maneggevole dalla pronuncia facile. L'inglese usato nell'attuale Europa è distorto, turpe, dominato da una deformità abominevole: ogni parlante pronuncia i suoni incerti di quella lingua in modo tanto confuso da non poter essere quasi inteso da un suo conterraneo. Ci sono tante lingue pseudoinglesi quanti sono gli studenti! Pensiamo un po' a cosa doveva essere il mondo dei Goliardi (ben diversi dai tristissimi bulli che ne hanno usurpato il nome): tramite loro si tramandava in qualche modo il ricordo, seppur alterato, di Roma antica, il vagheggiamento di una gloria che strideva con la miseria del presente; con i loro attacchi contro l'alto clero ebbe vita un materiale che sarebbe riverberato per secoli, facendo infine diroccare l'edificio tirannico del Papato.