Visualizzazione post con etichetta satira. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta satira. Mostra tutti i post

sabato 16 maggio 2020


EVVIVA RANUCCIO II FARNESE,
IL DUCA DELLA MERDA!

Ranuccio II Farnese (Cortemaggiore, 1630 - Parma, 1694) è stato il sesto duca di Parma e Piacenza dal 1646 fino alla morte, oltre che il settimo e ultimo duca di Castro fino al 1649, anno di estinzione del ducato. Era figlio maggiore di Odoardo I Farnese e di Margherita de' Medici. Successe al padre nel 1646, governando per due anni con la reggenza della madre e dello zio, il cardinale Francesco Maria Farnese. Rifiutò un'offerta matrimoniale molto vantaggiosa: la Francia gli aveva offerto la mano di una nipote del cardinale Giulio Mazzarino, con una dote di 500.000 scudi. Il problema è che la giovane non era di rango principesco. Il ducato di Parma e Piacenza si mantenne neutrale nella lotta tra Francia e Spagna, anche se dall'attraversamento delle truppe di entrambe le nazioni derivò un gran nocumento agli abitanti.

Nel 1649 si innescò una catena di eventi che portò all'estinzione del ducato di Castro, situato nella Maremma laziale. Papa Innocenzo X accusò Ranuccio di aver commissionato l'omicidio del vescovo Cristoforo Giarda, dell'ordine dei Barnabiti. Si scatenò quindi una guerra. Le truppe pontificie espugnarono Castro, portandovi devastazione. L'esercito di Ranuccio, guidato da Jacopo Gaufrido, fu disfatto presso Bologna. Anni dopo, nel 1657, il Duca cercò di riscattare Castro, ma dovette rinunciarvi, non avendo il denaro necessario. Papa Alessandro VII, subentrato a Innocenzo X, decise di incamerare il ducato in via definitiva, ma Ranuccio riuscì comunque a far inserire una clausola che gli garantiva altri 8 anni di tempo per il riscatto. Quando ebbe messo insieme la somma dovuta, nel 1666, il suo pagamento fu rifiutato e Castro rientrò nel Patrimonium Sancti Petri

Ranuccio si sposò tre volte. Il primo matrimonio, celebrato nel 1659, fu con Margherita Violante di Savoia, che morì precocemente. La donna, che univa una devozione intensa all'amore per la caccia alla volpe, morì di parto nel 1663 e non ebbe discendenza. Il secondo matrimonio, celebrato nel 1664 fu con la cugina Isabella d'Este, figlia di Francesco I d'Este, duca di Modena e Reggio. Anche lei morì di parto nel 1666, ma riuscì a procreare un figlio maschio e due figlie femmine. Il terzo matrimonio, celebrato nel 1668, fu con Maria d'Este. Con lei il Duca ebbe molti figli, ma soltanto due maschi e una femmina arrivarono all'età adulta. 

Non essendo riuscito a riscattare il feudo di Castro, nel 1682 Ranuccio riuscì ad acquistare il principato di Bardi e Compiano. Nel 1691 il ducato fu invaso dalle truppe imperiali, che vi imperversarono con violenze, saccheggi e stupri, gravando per giunta sulla popolazione indifesa. Nel 1964 il Duca morì all'improvviso. Il decesso viene attribuito a una complicanza della sua obesità. Il suo regno, pur essendo afflitto da numerose criticità, non ebbe un bilancio del tutto negativo. Ranuccio si è segnalato per il suo mecenatismo e per il suo amore per la cultura in tutte le sue forme: fu collezionista di libri rari e amante della musica. Si diede da fare per apportare migliorie e per accrescere la prosperità delle terre che governava, anche se fu costretto a spese ingenti per mantenere una corte parassitaria. Fece coniare una moneta d'argento del valore di 40 soldi, detta quarantana o quarantano

Ranuccio II e la coprofagia

Abbiamo esposto in estrema sintesi quanto ci dice la storia monumentale, quella fatta di battaglie, trattati, date. Frugando nel vasto Web, mi sono imbattuto in qualcosa che ha destato subito la mia curiosità: un articolo di un blog di WordPress in cui si parla della coprofagia di Ranuccio II Farnese! Il Duca di Parma e Piacenza sarebbe stato un ghiottissimo trangugiatore di escrementi umani e persino animali. Purtroppo a un'attenta analisi sorge il sospetto che il documento sia un semplice pacchetto memetico fatto di informazione degenerata. In parole povere, potrebbe trattarsi di un fake, per quanto originale. Passiamo a discuterlo in dettaglio. 
 
Il blog si intitola Piazenza - Leggende & Misteri Piacentini e ha avuto vita effimera, dal novembre 2007 al gennaio 2008. Può quindi definirsi un portale estinto. Due sono gli autori che hanno pubblicato i testi: Sabanaumann e Raputt.


Anche se questi link dovessero in futuro "rompersi", e Piazenza scomparisse dal Web, spero che questa mia testimonianza rimarrà visibile a tutti. Certo, non depone molto a favore della serietà del blog la presenza di un articolo, pubblicato in due parti, che identifica il cardinale Ersilio Tonini con un agente segreto del KGB, con nome in codice Vakulincuk. Sarebbe però un grave errore sottovalutare la goliardia, nelle cui trovate stravaganti talvolta si nascondono cose di estremo interesse. 

Questi sono i tag surreali apposti all'articolo che sitamo analizzando:  

1500
afta epizootica 
copra
coprofagia 
Gianni Morandi
merda
Mozart
Parma
Ranuccio II Farnese
volley 

Alcuni sono incongruenti: 1500 non ha senso, visto che Ranuccio è vissuto nel '600; si capisce che copra è un'abbreviazione di coprofagia, quindi la sua aggiunta è superflua (in realtà la copra è la polpa di cocco essiccata). L'afta epizootica è una malattia che colpisce i bovini e non è tipica degli umani coprofagi. Non esiste un filo conduttore che unisca coprofagi vissuti in epoche diverse e in luoghi diversi: sarebbe come accomunare persone diverse perché hanno i capelli rossi o i porri. Sarò limitato, ma volley mi sembra incomprensibile in questo contesto. 

Il castello della merda di cavallo 
 
Nel luogo chiamato Bardi, il sovrano di Parma e Piacenza avrebbe fatto costruire una piscina, che a detta del blogger Sabanaumann veniva riempita di feci equine e usata da Ranuccio per prolungate immersioni escrementizie. Proprio da questo malsano costume avrebbe tratto origine un oscuro detto, supposto essere tuttora in uso: "Bardi, Bardi, castel ed merda ad cavai<i>", ossia "Bardi, Bardi, castello di merda di cavalli". Non ho potuto trovare alcuna prova sulla sua esistenza e tutto sembra indicare che è soltanto il parto di una fantasia. L'esistenza di una particolare razza equina locale, il cavallo Bardigiano, non costituisce di per sé una prova, neanche se si dimostrasse che tali animali sono grandi smerdatori. Si fa poi allusione a ricerche archeologiche, forse fantomatiche, volte a individuare la sunnominata piscina fecale. Sarei felice di poter contattare nativi di Bardi per cercare riscontri sul bizzarro detto e più in generale se nella memoria popolare esistono tracce del ricordo della figura del famoso Duca di Parma. Aggiungiamo qualche considerazione sull'etimologia del toponimo Bardi, che sta per Longobardi: quel luogo deve aver ricevuto il suo nome perché l'identità etnica e nazionale dei Longobardi vi perdurò più a lungo che altrove.    

Costituzioni merdose  

Uno degli atti più importanto di Ranuccio sarebbe stata la promulgazione di un editto noto come "Sulle cortesi e nobili genti che affollano il patrio suolo". Anche in questo caso il condizionale è d'obbligo, perché non si riesce a risalire al testo. Il documento è descritto da Sabanaumann come un insieme di regole di convivenza civica, qualcosa di molto simile ai regolamenti comunali dei nostri tempi. Si vuole che nell'ultimo foglio, in corrispondenza della firma del Duca e del suo sigillo, sia presente una chiazza brunastra, che a un'analisi accurata si sarebbe rivelata composta da materia fecale. Si ipotizza dunque, non sena ingegno e mirabile fantasia, che Ranuccio sia stato sorpreso con le mani grondanti di pastone intestinale e costretto a firmare così, all'istante, senza potersi ripulire. È un vero peccato che la Settima Arte perda il suo tempo in stupidissimi remake e non attinga a questo materiale... a piene mani!     

Esperimenti di cucina fecale 
 
Si riportano diverse citazioni piuttosto fantasiose quanto prive di qualsiasi riscontro. Certo, non voglio dire che se una cosa non si trova in Google debba essere inesistente, ma si converrà che la ricerca potrebbero incontrare ostacoli insormontabili. Questo è un estratto dalla fonte blogosferica:  
 
"Numerosi cronisti che vissero a corte, hanno costellato i loro resoconti con riferimenti curiosi riguardo al sovrano, spesso con parole che per il tempo suonavano enigmatiche e di non facile comprensione. Come se volessero far filtrare un messaggio per i posteri."
 
Si passa quindi a nominare i cronisti suddetti, con i rispettivi contributi. Essi sono tre: Francesco Antinori, Giovannone Potestì detto Busello (immagino per via del suo ano integro, mai rotto da sodomia) e Cassandro Zilioli. Alcuni commenti, che ritengo doverosi: 
 
1) Il mite Francesco Antinori avrebbe definito Ranuccio con parole moderate ma comunque poco lusinghiere: "Il Duca sturlissimo". Per chi non lo sapesse, nell'italiano antico esisteva l'aggettivo sturlo "ottuso, di intelletto tardo". In toscano si traduce con "grullo". Francesco di Vannozzo (XIV sec.) ha nelle sue Rime: "Chi sa mal darlo sa ben peggi[o] durlo; / tal va con ferle che già seppe farlo / e provò Carlo già tratte de curlo, / unde sei sturlo se non lassi starlo." 
2) A prestar fede a Giovannone Potestì detto Busello, Ranuccio sarebbe stato "Il Sovran che feci di tutti sue fea". La parafrasi non è poi difficile. Il verbo è fea "faceva". Così si deve tradurre in italiano moderno con "Il Sovrano che faceva sue le feci di tutti". Si rimarca l'assoluta promiscuità della coprofagia ranuccesca: ce lo immaginiamo mentre prende la merda a badilate, da chiunque la deponga, portandosela alla bocca e masticandola con frenesia. 
3) A un certo Cassandro Zilioli viene attribuita una frase sconcertante sul Duca: "Se marron la cena non parea, sua non la volea". Non credo sia necessaria la parafrasi. In ogni caso, per facilitare eventuali lettori non abituati all'italiano antico, spiego le forme verbali: parea "pareva", ossia "sembrava"; volea "voleva". Di questi tempi si direbbe così: "Se la cena non sembrava marrone, non voleva mangiarla"
 
Il livello di questo italiano antico è certamente abbastanza elevato, specie se confrontato con i maccheronismi del Brancaleone di Monicelli o di Feudalesimo e Libertà (che effettua addirittura perigliose mescolanze col latino fatto e finito). Purtroppo non ho notizia di cronisti o altri uomini illustri che rispondano ai nominativi di, Giovannone Potestì e Cassandro Zilioli. Peccato. Va però detto che un Niccolò Francesco Antinori (1633 - 1722) fu senatore e segretario di stato proprio a Parma, nel 1698, quando il Duca era morto da qualche anno. Se le frasi coprolaliche sopra riportate fossero autentiche, dovremmo dedurne che il buon Ranuccio faceva usare lo sterco in complesse preparazioni culinarie a lui specificamente destinate. E pensare che già la mia fantasia si era messa a galoppare. Sono persino riuscito, servendomi dei pochissimi elementi disponibili, a ricostruire due di queste ricette: la merda alla parmigiana e i tortellini ripieni di escrementi, conditi con ragù fecale. Sappiamo infatti che i tortellini sono comparsi proprio alla corte di Ranuccio II Farnese, basta fare due più due e si arriva a quattro. Per quanto riguarda la merda alla parmigiana, la mente va subito alla famosa scena in cui l'ispettore Nico Giraldi, interpretato dal mitico Tomas Milian, costringeva Bombolo a cibarsi di feci e infieriva dopo aver steso sugli stronzi una cucchiaiata di formaggio grattugiato. Bombolo abbozzava una timida protesta: "Sempre merda è!" Al che l'ineffabile Ispettore: "Sì, ma è merda alla parmigiana!" Come non collegare tutto ciò al nobile Ranuccio, Duca di Parma? 

L'importanza scientifica della coprofagia

Se anche l'intera faccenda della coprofagia ranuccesca dovesse rivelarsi interamente posticcia e fabbricata ad arte da alcuni blogger, resta un dato di fatto: sono esistite ed esistono tuttora persone dotate di un sistema immunitario molto peculiare, che permette loro di resistere ai patogeni fecali. Andrebbero condotti studi clinici rigorosi su questi individui. Eppure ciò non avviene. Non solo: la tendenza del mondo scientifico è quella di negare alla radice l'esistenza stessa del fenomeno. Per colpa del cieco moralismo di accademici ottusi, la Scienza perde molte opportunità di migliorare la condizione umana. 
 
Conclusioni 
 
Mentre si può documentare bene la coprofagia di Wolfgang Amadeus Mozart, il caso di Ranuccio II Farnese necessita di ulteriori e ardui studi. Allo stato attuale delle cose, la questione rimane indeterminabile. Resta la speranza che il futuro possa portare prove sostanziali e ci permetta di capire meglio anche le pagine più oscure della Storia. La spiegazione potrebbe trovarsi in una tradizione di campanilismo, in cui possono essersi preservate, seppur in forma vaga e distorta, antiche narrazioni. La cosa non dovrebbe soprendere: anni fa mi un amico mi raccontò di essersi imbattuto in alcuni vecchi toscani che litigavano in modo accanito per via della battaglia di Montaperti.
 
Etimologia del nome Ranuccio 

Tra i romanisti è diffusa la convinzione che l'antroponimo Ranuccio (con la variante Ranuzio) sia un ipocoristico di Rinaldo, in pratica una forma abbreviata di Rinalduccio. In realtà esiste un'etnimologia più probabile e diretta, dalle radici protogermaniche *raγina- "consiglio; decisione" e *nutja- "utile" (antico alto tedesco nuzzi "utile", tedesco moderno nütze). Possiamo così ricostruire una forma longobarda *RAHINNUZZI, il cui naturale esito è proprio Ranuzio, ipercorretto poi in Ranuccio. In antico alto tedesco si ha Regin- come primo elemento di nomi propri: la radice non è sopravvissuta in forma indipendente. Si noti la metafonesi palatale, a differenza di quanto accade in longobardo.

venerdì 20 settembre 2019


STUFF - IL GELATO CHE UCCIDE

Titolo originale: The Stuff
AKA: Larry Cohen's The Stuff
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Lingua: Inglese
Anno: 1985

Regia:
Larry Cohen
Durata:
85 min
Rapporto: Widescreen
Genere: Orrore, commedia, grottesco, trash 
Casa di produzione: New World Pictures
Distribuzione in italiano: Eagle Pictures
Fotografia: Paul Glickman
Montaggio: Armand Lebowitz
Musiche: Dwight Dixon, Anthony Guefen, Richard Seaman
Interpreti e personaggi:
    Michael Moriarty: David "Mo" Rutherford
    Andrea Marcovicci: Nicole Kendal
    Garrett Morris: Charlie W. "Chocolate Chip" Hobbs
    Paul Sorvino: Colonnello Malcolm Grommett Spears
    Scott Bloom: Jason
    Danny Aiello: Mr. Vickers
    Patrick O'Neal: Fletcher
    Alexander Scourby: Evans
    Russell Nype: Richards
    Rutanya Alda: Psicologa 
    Eric Bogosian: Impiegato del supermeracato
    Patrick Dampsey: Compratore clandestino di Stuff
Doppiatori italiani:
    Gianni Giuliano: David "Mo" Rutherford
    Lorenza Biella: Nicole Kendal
    Carlo Valli: Charlie W. "Chocolate Chip" Hobbs
    Luigi Montini: Colonnello Malcolm Grommett Spears
    Guido Cerniglia: Mr. Vickers
    Carlo Sabatini: Fletcher
    Walter Maestosi: Evans
    Giulio Platone: Richards
Budget: 1,7 milioni di dollari USA
Traduzioni del titolo: 
    Tedesco: Stuff – Ein tödlicher Leckerbissen
   
Romagnolo:
Quèl - Al ślâ ch'al cópa
    Spagnolo: El Stuff (Spagna): La Cosa; La Sustancia Maldita
          (America Latina)
    Portoghese: A Coisa
    Svedese: Mördande dessert
    Russo: Вкусная дрянь     

Trama:
Midland, Georgia. Una notte d'inverno, cade la neve. Un vecchiaccio schifoso, che lavora come sorvegliante in una miniera, durante un suo giro d'ispezione scopre una strana sostanza simile a yogurt che gorgoglia da una buca nel terreno, più profonda delle voragini stradali apertesi a Roma durante il dominio feudale della Raggi. Essendo per l'appunto un vecchiaccio schifoso, il laido sileno si mette ad assaggiare quella candida crema di origine sconosciuta, contro ogni sano principio. Forse pensava che glielo avrebbe fatto rizzare (all'epoca il Viagra non era stato ancora inventato e si affidavano a ogni possibile patacca). Il gusto di quella sostanza cremosa entusiasma all'istante il guardiano. Galvanizzato, chiama subito un suo collega - anche lui un vecchiaccio schifoso - e lo induce ad assaggiare. "Se continua a gorgogliare fuori dal terreno così, ce ne sarà abbastanza da potersela vendere", afferma deciso, mentre l'altro ha ormai vinto la sua iniziale diffidenza.
Dato che negli States un essere umano è considerato buono soltanto se vende qualcosa, ecco che i due si mettono a pensare in grande e ne parte una produzione industriale. In breve il nuovo prodotto, a cui viene dato il nome The Stuff, ha un immenso successo e viene distribuito su tutto il territorio nazionale, in modo capillare. L'attività sembra andare a gonfie vele, portando guadagni stratosferici agli scopritori del dolciume cremoso, ma presto emergono alcuni problemi di non poco conto. Tutto ha inizio quando un bambino si accorge che il contenuto di un barattolo di Stuff... si muove! Un ex agente dell'FBI, David "Mo" Rutherford, viene assoldato dalla sofferente industria dei gelati e del junk food allo scopo di indagare sulla vera natura dello Stuff per poter neutralizzare i suoi produttori. Nel corso delle indagini, il giovane e intraprendente Rutherford arriva a scoprire una sconvolgente verità: quello che milioni di persone ingollano a badilate non è affatto un dessert, bensì un organismo alieno che prende possesso dei corpi, fino a divorarli dall'interno e a trasformarli in zombie! C'è un solo modo per salvare il popolo americano da un simile flagello: convincere il colonnello Spears ad intervenire alla testa del suo esercito. Per riuscirci, il geniale ex agente dell'FBI trova il punto su cui far leva, suggerendo al militare che lo Stuff è un'arma inventata dai cospiratori comunisti per distruggere il Paese e consegnarne le macerie all'Unione Sovietica!  

Citazione: 

«ATTENZIONE! Interrompiamo il programma per un gravissimo comunicato sullo STUFF: se lo vedete in un negozio, chiamate la polizia, se ne avete in casa, non toccatelo... scappate! Lo STUFF è un prodotto naturale, un mortale organismo vivente, che dà assuefazione e poi la morte; può impadronirsi del vostro cervello e del vostro corpo... e nulla può fermarlo! THE STUFF: siete stati avvertiti...»

Recensione:
Ho subito amato questo film. L'ho trovato esilarante fin dalle prime battute, come una boccata di protossido d'azoto che arriva dritta al cervello. Inverosimile, grottesco, assurdo. Forse proprio per questo è così divertente. Gli effetti speciali sono a dir poco grossolani, eppure la cosa non mi ha urtato più di tanto. Ebbene sì, avete ragione: sto cominciando a manifestare preoccupanti segni di degrado cognitivo. 



Dipendenza da cibi iperpalatabili 

Qualcuno nel Grande Paese d'America un giorno scoprì che poteva indurre una dipendenza invincibile somministrando un preparato di sua invenzione, un cibo sublime ottenuto da un concentrato cremoso di proteine del latte con l'aggiunta di aroma di vaniglia (non necessariamente di origine naturale). Le cose stanno così. Chiunque mangi quella roba, ne diventa schiavo all'istante. La dipendenza che si instaura è forte come quella data dall'eroina. Come si può ben capire, da una simile dipendenza non si può uscire. Ecco spiegata  l'origine dei cibi iperpalatabili, non proprio salutari, ma talmente piacevoli che non si smetterebbe più di ingurgitarli! Nessuno si cura degli effetti a lungo termine: l'importante è guadagnare! Il mio sospetto è che l'inventore di questa trovata sia stato Edward Bernays, nipote di Sigmund Freud. In Italia è poco noto al grande pubblico, eppure fu uno dei personaggi più influenti del XX secolo. Si può dire che sia stato un gigante. Fece intervenire gli States nella Grande Guerra, fondò le pubbliche relazioni, convinse tutti gli americani a mangiare uova e bacon a colazione, fece fumare le donne, trasformò Rockefeller in un filantropo e mandò Hitler al potere. Con un simile curriculum, non mi stupirei se gli si dovesse attribuire anche il junk food. Lascio a studiosi con più mezzi dei miei il compito di approfondire questo argomento. 

Questo ebbe a dire lo stesso Cohen: 

"My main inspiration was the consumerism and corporate greed found in our country and the damaging products that were being sold. I was constantly reading in the newspapers about various goods and materials being recalled because they were harming people. For example, you had foods being pulled off the market because they were hazardous to people's health." 

Uno strano elemento salvifico  

Capo di una violenta formazione di militari irregolari, il colonnello Malcolm Grommett Spears sa esattamente come si risolvono i problemi: rimuovendo coloro che li provocano. La tecnica di rimozione di ogni problema è sicura e infallibile. Basta riempire di piombo i suoi portatori. Il colonnello mi ricorda un altro uomo di guerra: il Capitano di Monaco, Ernst Röhm. Certo, mi si dirà che i gusti sessuali dei due militari sono molto diversi. Spears ha un'insana predilezione per le giovinette mentre Röhm era dedito a rapporti omosessuali sfrenati. La risposta all'obiezione è molto semplice: i gusti sessuali dell'americano e del tedesco sono assolutamente irrilevanti. Comune è la più intima natura. Al giorno d'oggi un film così non lo si potrebbe più fare. Direbbero subito che Spears è "nazista", "fascista", "sovranista", "nazionalista", addirittura "razzista" e via discorrendo. Sono tutte balle. Etichette che non contano nulla. La sola cosa importante è che un uomo così i problemi li risolve davvero, senza fallire, per Giove!  Per paradosso, la comprensione della vera natura di un problema non influisce sulla possibilità di rimuoverlo. In fondo qualsiasi problema, quale ne sia la natura, è sempre riconducibile a persone concrete - che per l'appunto possono essere eliminate. Il bello è che il colonnello Spears pensa che tutto sia un complotto messo in atto da "quei bastardi dei comunisti" e dalla "stramaledetta Unione Sovietica". In realtà la causa del dilagare del pestilenziale gelato è da ricercarsi proprio nel turbocapitalismo ultraliberista. Una bella ironia, ma in concreto cosa importa, se i risultati sono quelli desiderati? Ok, ok, Spears mi è simpatico. Adoro il suo odio e il suo disprezzo nei confronti dei politicanti! 

Alcune note sul ruolo dei militari 

Il film di Cohen è senza dubbio eccentrico. Ci dice che soltanto l'elemento militare può portare salvezza dove imperversa il marasma, a patto che sia opportunamente incentivato - e anche ingannato, se necessario: è essenziale che scateni tutta la sua furia distruttiva contro l'obiettivo prefissato, ossia i nemici della Nazione. Per il resto il regista è molto realistico e non si fa stolte illusioni sull'etica della specie Homo sapiens. Ne accetta tutti i limiti. A piacermi è proprio l'idea di un militare che possa definirsi genuino erede dei Lanzichenecchi, distante anni luce dall'astratto e asettico idealismo che muove ogni gesto del maggiore Eugene "Sam" Denton in Damnation Alley (1977). In due pellicole di George A. Romero, La città verrà distrutta all'alba (The Crazies, 1973) e Il giorno degli zombi (Day of the Dead, 1985), vediamo invece molti esempi di militari deleteri. Nel primo film l'esercito è costituito da emeriti minchioni che con la loro ottusa burocrazia fanno perdere la possibilità di curare una terribile pestilenza (tra l'altro causata da un loro errore). Nel secondo film vediamo un militare odiosissimo che, rimasto senza superiori, si improvvisa tiranno e rovescia su tutti la sua pazzia criminale, a piene mani. 

La resa dei conti 

Quando il gagliardo David "Mo" Rutherford riesce a raggiungere i vertici dell'azienda che distribuisce lo Stuff, questi gli dicono che il sabotaggio delle loro attività estrattive non li può fermare, dal momento che quella sostanza aliena emerge in molti punti. Sudando freddo, si mettono ad esporre uno spudorato progetto: essi hanno intenzione di mettere in commercio un nuovo prodotto, chiamato The Taste, con soltanto il 12% di Stuff e per il resto fatto di comune gelato. Questo avrebbe lo scopo di limitare i danni, così dicono, visto che con una percentuale così bassa di Stuff non si potrebbe instaurare dipendenza. In realtà non è vero. La creazione di The Taste è dovuta unicamente al drastico calo delle provvigioni di Stuff. L'avidità dei dirigenti aziendali è senza limiti. L'ex agente dell'FBI li costringe a trangugiare quantità immense di Stuff, fino a farli zombificare.    

Un'inattesa eruzione del Caos

Quando tutto sembra finito, ecco emergere l'ombra di Nyarlathotep, Caos Strisciante. L'ex agente dell'FBI David "Mo" Rutherford e il colonnello Spears sono acclamati eroi nazionali, la voragine da cui gorgoglia lo Stuff è distrutta, riempita da tonnellate di terra smossa da un'esplosione. La Terra dei Coraggiosi è finalmente libera dalla schiavitù del gelato diabolico. L'azienda che distribuiva quel veleno è distrutta. Siamo proprio sicuri che tutto sia finito? A questo punto si fa una scoperta a dir poco sconfortante. Esistono trafficanti di Stuff

Etimologia di stuff 

In inglese stuff significa "materiale", "materia". L'etimologia è identica a quella del tedesco Stoff "sostanza, materiale" e dell'italiano stoffa. L'origine è dall'antico francese estoffe "provvigione", dal verbo estoffer "fornire, provvedere, decorare", a sua volta prestito dalla lingua dei Franchi: *stopfôn, *stoppôn "fornire" - in ultima analisi dal protogermanico *stuppanan. Si tratta di una parola germanica adottata nelle lingue romanze per poi ritornare nel mondo germanico per effetto boomerang - con buona pace dei romanisti, che vorrebbero negare l'esistenza stessa delle lingue dei "Barbari". Dirò di più: avendo la seconda rotazione consonantica, il prestito deve essere stato accolto nella lingua romanza di Francia in epoca carolingia. 

Curiosità varie 

La miscela usata in alcune scene per simulare lo Stuff era fatta con polvere di lische di pesce in putrefazione e aveva un odore così sgradevole da costringere gli attori a lavarsi per ore nelle acque di un fiume. La fonte dell'informazione è lo stesso regista. In altre scene, sarebbero stati usati immani quantitativi di gelato Häagen-Däzs e di yogurt denso con l'aggiunta di schiuma di estintore. Un enorme spreco.

Il personaggio di Charlie W. "Chocolate Chip" Hobbs (reso in italiano con "Cioccolatino Charlie") ha ricevuto il suo soprannome dagli omonimi famosi biscotti della marca Famous Amos. Al giorno d'oggi queste trovate non sarebbero più ammesse. I radical sono molto aggressivi e detestano ogni associazione del colore della pelle con il cioccolato. Il perché non è dato sapere. Il cioccolato è un alimento delizioso, dovrebbe dare origine a complimenti, non a insulti. "Chocolate Chip" è un loquace mandingo che finisce contaminato dallo Stuff e trasformato in un morto vivente. Il suo ruolo doveva essere assegnato ad Arsenio Hall, ma la cosa non andò in porto.

La scena con il gelato alieno che esce dai materassi e dai cuscini in un motel è stata girata nella stessa camera usata nelle riprese di Nightmare - Dal profondo della notte (1984), nella scena in cui Glen (interpretato da Johnny Depp) viene risucchiato nel suo letto e il suo sangue finisce vomitato sul soffitto.

Paul Anthony Sorvino, il robusto attore che ha interpretato il colonnello Spears, è di origini italiane e per l'esattezza napoletane. Sua figlia Mira è stata tra le vittime del famigerato Harvey Weinstein. La reazione del padre è stata sanguigna e la condivido appieno: egli ha dichiarato che se avesse saputo, avrebbe ucciso quel maiale con le proprie mani, non prima di avergli spappolato le gambe facendolo finire su una sedia a rotelle.

martedì 10 settembre 2019


PROVIDENCE 

Titolo originale: Providence
Anno: 1977
Paese: Francia, Svizzera
Lingua: Inglese
Durata: 110 min
Tipologia: Metafilm
Genere: Drammatico, commedia, grottesco
Regia: Alain Resnais
Assistenti alla regia: Florence Malraux, Guy Pinon,
     John Lvoff
Soggetto / dialoghi: David Mercer
Produttori: Klaus Hellwig, Yves Gasser, Yves Peyrot
Produttore esecutivo: Philippe Dussart
Produttori associati: Lise Fayolle, Juergen Hellwig
Società di produzione: Action Films, Citel Films, SFP, FR3
Distribuzione: C.C.F.C. 
Musiche: Miklós Rózsa 
Fotografia:
Ricardo Aronovich
Scenografia: Charles Merangel, Jacques Saulnier
Montaggio: Jean-Pierre Besnard, Albert Jurgenson
Costumi: Catherine Leterrier (design),
    John Bates (guardaroba)
Trucco: Régine Havan, Victor Merinow, Michel Trigon,
    Marie-Hélène Yasschenkoff
Suono: René Magnol, Jacques Maumont
Direzione artistica: Michel Breton, Jean-Claude Cabouret,
    Daniel Pierre, Claude Serre
Interpreti e personaggi: 
    Dirk Bogarde: Claude Langham (avvocato cinico)
    Ellen Burstyn: Sonia Langham (moglie adultera)
    John Gielgud: Clive Langham (vecchio lamentoso)
    David Warner: Kevin Woodford / Kevin Langham
        (amante ingenuo / astrofisico)
    Elaine Stritch: Helen Wiener (cougar bionda)
    Danis Lawson: Dave Woodford (calciatore rubentino)
    Samson Fainsilber: Il vecchio pagano
    Cyril Luckham: Dottor Mark Eddington
    Anna Wing: Karen
    Kathryn Leigh Scott: Miss Boon (milf bruna sexy)
    Joseph Pittoors: Un vecchio
    Milo Sperber: Mr. Jenner
    Piter Arne: Nils
    Tanya Lopert: Miss Lister (milf rossiccia)
Riconoscimenti:
    1977 - Seminci
        Espiga de oro a Alain Resnais
    1978 - Premio César
        Miglior film a Alain Resnais
        Migliore regia a Alain Resnais
        Migliore sceneggiatura originale a David Mercer
        Migliore scenografia a Jacques Saulnier
        Miglior montaggio a Albert Jurgenson
        Miglior sonoro a René Magnol e Jacques Maumont
        Miglior colonna sonora a Miklós Rózsa
        Nomination Migliore fotografia a Ricardo Aronovich
    1977 - New York Film Critics Circle Award
        Miglior attore protagonista a John Gielgud


Trama: 
Un vecchio scrittore dilaniato dai dolori del cancro si ingozza di paté e di tartufi, ingurgitando ettolitri di vino bianco per favorire la discesa della massa di cibi verso la loro destinazione infera. Bagordi che di certo gli fanno onore e che non esiterei a ritenere un modello da imitare, se non fosse che ad ogni sorso il vegliardo se ne esce con insopportabili lamentele. Il film procede tra una colica e l'altra. Un po' come la mia esistenza. Un monologo querulo e incoerente, quasi un flusso di coscienza, che si fa immensa fatica a separare dalle caotiche sequenze della storia plasmata da quel singolare demiurgo. Assistiamo così al processo al giovane biondiccio Kevin Woodford, un soldato che ha avuto una disavventura durante un pattugliamento in un bosco. Nei pressi di un monumento megalitico si è imbattuto in un vecchio pagano con sembianze licantropesche, dalle unghie adunche e dal naso coperto di pelame stopposo. Il pagano, che era ferito in modo grave e implorava una rapida morte, viene preso in simpatia da Kevin e abbattuto all'istante con una fucilata. È per questo che l'uccisore, convinto assertore dell'eutanasia, subisce un processo civile. Cosa un po' singolare: non dovrebbe essere giudicato da un tribunale militare? L'accusatore del giovane soldato è un avvocato odioso e di un cinismo disumano, Claude Langham, che fa di tutto per ottenere una sentenza di condanna. Herr Josef Mengele potrebbe dargli lezioni di etica. Nonostante questi sforzi l'accusato viene assolto, con grande gioia di Sonia, la libidinosa e adultera moglie dell'arrogante leguleio. Presto si arriva a capire meglio la situazione: il cornuto Claude è proprio il figlio dello scrittore vegliardo e corroso dalle metastasi! A rendere più insopportabile l'umiliazione del becco è il fatto che la splendida e statuaria Sonia ha scelto come partner sessuale proprio il biondiccio Kevin! Peccato che l'ardore dell'adultera non sia ricambiato: l'oggetto del suo desiderio è freddo come un pezzo di marmo, insensibile alle lusinghe femminili. È capace di allontanarla mentre cerca di fargli un pompino. Respinge la sua bocca lasciva per parlare di astronauti e di stelle alla deriva nello spazio profondo. Al massimo glielo avrà infilato nel vaso procreativo, senza alcun entusiasmo, solo per placare la sua insistenza. Claude, folle di gelosia, cerca di uccidere il rivale e di affermare i suoi legittimi diritti di marito. Tutto procede nella confusione più totale e soltanto verso la fine della narrazione è concesso allo spettatore di trovare il bandolo della matassa e di comprendere davvero qualcosa. Si capisce allora che questo non è un semplice film: è un metafilm


Recensione: 
Devo essere onesto e franco: a me il metafilm di Resnais non è piaciuto un granché. Non ha l'aria di essere questo gran capolavoro. Certo, all'inizio sembrava interessante - in modo blando, s'intende. Era partito con una musica coinvolgente e con sequenze cupe. Presto ho cominciato a non capirci più nulla, tanto che a un certo punto sono arrivato a una disarmante conclusione: "Fa schifo". Solo alla fine, dopo aver sopportato una lunga sofferenza dello spirito nel tentativo di dare un ordine logico alle sequenze, tutto mi è stato chiaro e ho potuto credere di non aver gettato via il mio tempo. Tutte le azioni, tutte le parole dei personaggi erano soltanto laide invenzioni del vegliardo demiurgo. Invenzioni in grado di operare una distorsione totale degli stessi personaggi secondo le aspettative del narratore, a cui avrebbe giovato un flusso di morfina. Quando ho compreso tutti gli arcani, ho rivalutato un po' l'opera del regista francese. Si badi bene, soltanto un po', non molto. I personaggi sono a dir poco deprimenti e quasi sempre privi di spessore. Dire che sono posticci sarebbe ancora far loro un complimento. Alcuni sono proprio insopportabili, proprio perché sono soltanto simulacri. Prendiamo per esempio il sedicente fratello di Kevin: è un calciatore con la maglietta bianconera della Rubentus e frulla per una buona metà della pellicola, senza un minuto di sosta. La cosa, dirò, mi ha dato non poco sui nervi. Per fortuna sparisce di colpo. Una presenza senza costrutto, una scomparsa senza significato. Poi c'è la segretaria, una milf rossiccia che incensa il vecchio scrittore demiurgico, dicendo che è un uomo eccezionale, che è andata a letto con lui e gli ha concesso il proprio corpo. Si capisce lontano un miglio che è stata pagata dall'interessato per dire queste cose. Ecco alla fine svelata la verità sul biondiccio Kevin: è proprio il figlio naturale (riconosciuto) del vetusto e querulo Clive Langham, quindi è il fratellastro dell'avvocato, Claude. I due condividono la metà del corredo genetico paterno, sono germogliati dalla stessa sburra ma da diversi marchesi. Eppure, tra tante banalità, sorge qualche perla, come quando l'architetto della metanarrazione, in preda all'ennesima crisi di dolore, afferma una grande verità: "E là, nel gelido Universo, c'è il Nulla".


Incesto subliminale 

Il vegliardo demiurgo è morboso. Non può sopportare che il proprio figlio sia un avvocato di successo in buona sostanza privo di vizi, così lo snatura, lo rende turpe e odiosissimo. Non può sopportare che il figlio abbia una moglie fedele che lo ama, così la trasforma in una Messalina e le fa concupire il fratellastro del legittimo consorte. Lo scrittore si duole di non poterle attribuire un fratello carnale - altrimenti l'avrebbe fatta strisciare ai suoi piedi mendicando una fellatio. Vorrebbe essere lui a penetrare la nuora, una donna castana e statuaria. Vorrebbe farle conoscere il proprio sperma e far sì che proprio figlio sia reso becco nel peggiore dei modi, il più umiliante di tutti. Non riuscendoci, si vendica in modo guittesco. "Ti piace come mastica?", chiede Claude alla moglie, alludendo a Kevin intento a ingurgitare badilate di fagioli. "Mi interessa di più come fòrnica", risponde lei, con aria di sfida. Questa battuta è tutto quello che il vecchio genio riesce a metterle in bocca. Le perverse risorse di Clive Langham non finiscono qui. Prende Molly, la propria moglie malata di cancro e morta suicida, e la trasforma nell'amante del proprio figlio Claude. Mostruoso. Prende questa cougar bionda e ormai vizza, facendo sì che apra le gambe per il proprio figlio, consumando copule incestuose. Com'è ovvio, tutte queste cose non le si vede in modo esplicito, sono lasciate all'immaginazione, eppure formano come una cappa innaturale di tensione che perseguita lo spettatore. 


Cosa rappresenta il pagano ferito? 

Una cosa mi ha colpito: la figura distorta e sofferente del vecchio pagano. Quella creatura licantropesca che emerge dalle profondità del bosco è quanto di più enigmatico possa esserci. Negli Stati Uniti d'America mancano molte cose che a noi in Europa sono familiari. Non ci sono nobili, non ci sono castelli e non ci sono resti di una civiltà megalitica come quella che ha eretto il cerchio di Stonehenge. Se qualcuno dice di essere un nobile negli States, o è un impostore o è un esule. I castelli degli States sono tutti finti, a quanto ne so: spesso sono fatti di cartapesta e si trovano nei parchi tematici. Cosa ci fa dunque un antico monumento megalitico in pieno New England, in un bosco attorno a Providence? Non è dato sapere. Poi, verso la fine del film, prima dell'epilogo, vediamo che Kevin si trasforma nel fisico fino a somigliare al pagano. Gli crescono peli scuri sul volto e sul naso, una vera e propria barba nasale che lo rende quasi uno wookie. A questo punto si comprende che nella laida fantasia di Clive Langham, il figlio illegittimo Kevin rappresenta una sorta di senso di colpa in grado di assumere l'aspetto di un mostro. Una presenza incubica che non lo abbandona. Tanto più che anche la ferita ha una sua logica: il cinico Claude, impazzito dalla gelosia, spara al fratellastro. Ecco come è nata la ferita. Il pagano è ancora Kevin invecchiato, che si è impupato nel monumento megalitico per poi emergere in decadenza e in sfacelo, solo per finire ucciso dal se stesso più giovane. Soppressione di un proprio doppione, paradossi temporali stridenti e mulinelli nel tempo! 


Kevin, un santo manicheo 

A un certo punto si capisce che l'universo interiore del biondiccio Kevin è ricchissimo. Egli non è una creatura di questo mondo. Il suo problema è che non reagisce agli stimoli. La realtà esterna gli fa talmente orrore che ne rimane traumatizzato, così si chiude a riccio. Fa una grande fatica ad esprimersi, usa le parole con grande parsimonia. Così il suo silenzio ostinato può essere scambiato per mancanza di spessore. A un certo punto se ne esce a dire qualcosa di sconcertante: "Magari in un altro periodo della Storia me la sarei cavato bene come santo... di quelli che poi finivano sul rogo". Il riferimento ai Catari è palese e inaspettato. Non è infatti una banalità. Chi ha scritto i dialoghi (non penso che sia farina del sacco del regista) doveva conoscere la storia dei Buoni Uomini. Il finale ci mostra Kevin nelle sue vesti di scienziato asettico, nella sua perenne calma serafica, nella sua totale assenza di passioni. Ogni accenno di rivolta contre il mondo e contro la vita sembra essersi sopito. Forse è stato il tormentato Clive Langham a introdurre in lui una scintilla di anticosmismo?       


Il Borghese e la Rivoluzione

Il vegliardo demiurgo discute spesso col figlio della natura della borghesia. Afferma cose sconcertanti a questo proposito. Quando era giovane, si diverte a raccontare, era affascinato dal bolscevismo. Poi si è ritratto inorridito da questo suo esperimento stravagante: a fargli paura non era tanto la Rivoluzione, erano i rivoluzionari. Uomini concreti, non idee. Uomini che avrebbero potuto identificarlo come un nemico e annientarlo. Forse possiamo scorgere echi della sua esperienza politica nelle scene che mostrano prigionieri in uno stadio adibito a campo di concentramento, destinati alla fucilazione. Sono scene che sembrano incarnare le paure più recondite dello scrittore: i rivoluzionari passati all'azione, lui e i suoi cari etichettati come nemici del Popolo, destinati all'esecuzione. L'associazione che fa capolino nella mia mente è istantanea ma capovolge tutto: lo stadio il golpe militare avvenuto in Cile nel 1973, dove però ad essere torturati e uccisi furono proprio i comunisti. La morale potrebbe essere questa: tutto ciò che è derivato dall'idealismo di Hegel è un punto su una circonferenza, e su una circonferenza gli estremi coincidono. Riporto un dialogo che mi sembra interessante. 
     Il padre dice: 
"Il borghese è semplicemente un uomo che rifiuta di accettare le novità ideologiche ".
    Il figlio ribatte: 
"Il borghese è semplicemente un uomo che vede nelle novità ideologiche la distruzione dei suoi valori. E forse anch'io lo sono... Non so se i miei valori siano veri o falsi, ma sono le strutture morali entro cui posso vivere".     
    Il padre chiede:

"L'unico problema è, mio caro ragazzo, quali sono?"     
    Il figlio risponde:

"Onestà, scrupolosità, discernimento, comprensione, tenerezza, avversione alla violenza e all'esercizio cosciente del terrore."     
    La moglie del figlio obietta: 
"Ma non sono monopolio della borghesia!"
    Il padre esclama:
"E poi non capisco come si possano confondere le virtù private con la giustizia pubblica! Sei ingenuo o solo ipocrita?!"

Immagino di introdurmi nel dialogo con una citazione del Capitano di Monaco:
"Poiché sono un uomo immaturo e perverso, sono più attratto dai disordini e dalla guerra che dal buon ordine borghese".
Com'ebbe più volte a dire il militare tedesco, i valori borghesi gli davano i conati di vomito. Per sentire in sé e condividere la sua rabbia, basta ascoltare il melenso discorso del leguleio Claude Langham.
Mentre si svolge il dibattito sulle classi sociali, in sottofondo cinguettano gli usignoli e i pettirossi. Si sente anche il monotono canto di un cuculo. Tutti uccelli euroasiatici e africani, che non si trovano affatto nelle Americhe. 



Echi di Lovecraft 

Ovviamente il titolo del metafilm, Providence, trae origine proprio dalla cittadina del New England che diede i natali al Grande Solitario, Howard Phillips Lovecraft (1890 - 1937). L'allusione è triplice. Oltre a essere il luogo d'origine di Lovecraft, Providence è proprio il nome della dimora signorile del vegliardo demiurgo Clive Langham. Nel suo significato di "Provvidenza", indica anche il controllo che egli esercita sui membri della propria famiglia, trasformati in meri pupazzi. La natura di questo controllo è più prossima al concetto pagano di Fato che al concetto cristiano di Provvidenza divina, proprio per la sua natura ineluttabile. Qui si insinua una stridente contraddizione a livello lessicale. L'universo di Lovecraft non conosce alcuna presenza ordinatrice e morale di un essere superiore, a cui si possa attribuire l'epiteto di "Provvidenza": il genere umano è in balia degli Elementi e delle Potenze del Caos, che possono cancellarlo in qualunque istante. La colonna sonora evoca ambientazioni funeree. Vi sono scorci urbani con case di color mattone da cui sembra irradiare l'ontologia stessa della Decadenza. La scena più interessante è senza dubbio quella dell'autopsia del vecchio pagano. Il suo cadavere giallastro, steso sul tavolo operatorio, è dissezionato come la carcassa di un pollo, ridotto a un oggetto senza valore da gettare nell'immondizia una volta concluso l'esame autottico. Resnais ordinò a Jaques Saulnier, che si occupava del set, di leggere l'opera omnia di Lovecraft, perché l'idea stessa della Morte fosse trasfusa nella sfarzosa villa chiamata Providence. Una villa concepita dal regista come una tomba di famiglia!


Le opinioni di Resnais sul suo metafilm 

Il regista fornì una chiave interpretativa della propria opera, che appare forse un po' banale. Avrebbe forse fatto meglio a non parlarne neppure. Ecco un sintetico sunto. Tutto si fonda sull'egocentrismo del protagonista, anziano e malato, unita all'ostinazione con cui si oppone all'idea di morire. L'approssimarsi della morte degrada l'essere umano, gli fa perdere la ragione lo trasforma in un animale. Questo sarebbe il significato della figura del vecchio pagano, che ha perso quasi del tutto la propria umanità per diventare un licantropo - ma con ancora un barlume di coscienza, che è la causa della sua pressante richiesta di eutanasia. Le scene dello stadio adibito a campo di concentramento, più che evocare la dittatura di Pinochet o altri regimi autocratici, avrebbero la loro radice nella paura che il vecchio ha dei giovani, sempre ansiosi di gettarlo fuori dall'Esistenza per occupare il suo spazio. Eppure questa esegesi non mi convince del tutto, non spiega la profonda ferita aperta del protagonista e di coloro che lo circondano: la reputo insostanziale e simile a cibo insipido.

Curiosità varie  

Questo è stato il primo film girato in inglese per Alain Resnais. Il regista francese non si trovava a proprio agio con la lingua di Albione, ma ebbe a dire che non riusciva a immaginarsi i dialoghi nel proprio idioma natio: "Non avrebbe funzionato in francese". Tuttavia in seguito i produttori lo costrinsero a fare anche una versione in francese. Furono impiegati doppiatori del calibro di Gérard Depardieu (Kevin), Claude Dauphin (Clive), François Périer (Claude), Nelly Borgeaud (Sonia) e Suzanne Flon (Helen). 

Providence avrebbe dovuto essere girato proprio nel New England, ma presto si capì che i costi sarebbero stati proibitivi. Soltanto alcune riprese di esterni furono fatte a Providence e ad Albany negli Stati Uniti. Per il resto, il regista optò per ambientazioni europee come Bruxelles, Anversa e Lovanio. Gli interni sono stati girati a Parigi. Le scene del compleanno finale di Clive sono state girate al castello di Montméry ad Ambazac, vicino a Limoges (Francia). Capite ora perché gli uccelli che cantano in sottofondo non appartengono all'avifauna americana? 

Cineforum Fantafilm 

Il metafilm resnaisiano fu proiettato al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro il 29 ottobre 2010. Purtroppo non ho potuto essere presente, sarebbe stato interessante partecipare alla discussione. La scheda del film sul sito Fantascienza.com contiene passi degni di nota:

"... un vecchio scrittore trascorre una notte insonne in cui il mondo interiore si dilata e le proiezioni della sua fantasia diventano il commento di una civiltà in decadenza." 

"... diretto magistralmente, interpretato da un quintetto di attori di classe, è un film impervio, geniale e affascinante come un labirintico gioco di specchi in cui i fantasmi dell'immaginario (e del subconscio) sono al fianco delle figure della realtà."

mercoledì 28 agosto 2019



PERDERE LA TERRA 

Titolo originale: Losing Earth
Autore: Nathaniel Rich

Anno: 2019
Data di pubblicazione: Luglio 2019
Lingua originale: Inglese
Editore: Arnoldo Mondadori Editore 
Collana: Orizzonti
Tipologia narrativa: Narrazione romanzata
Genere: Problemi irrisolti, ecologia, cambiamento climatico   
Sottogenere: Problemi irrisolvibili, illusioni, moralismi alla
     francese, fede nei Puffi e nella bacchetta magica di Harry
     Potter
Classifiche: Posizione n° 13 in Ideologia ambientalista 

Traduzione italiana: M. Faimali
Codice ISBN-10: 8804715200
Codice ISBN-13 (aka EAN): 978-8804715207
Pagine: 176 pagg. (secondo altri 184)
Formato: rilegato
Tipo di copertina: rigida
Peso: circa 1 kg (tutto sulle gonadi)


Risvolto: 

C’è stato un momento, fra il 1979 e il 1989, in cui i rappresentanti politici e la grande industria si sono dimostrati disposti a mettere in primo piano la tutela del pianeta e a collaborare con scienziati e attivisti per affrontare le conseguenze del riscaldamento globale. In più occasioni, durante quel decennio, le maggiori potenze mondiali sono arrivate a un soffio dal condividere un serio impegno sul cambiamento climatico. Ma non ce l’hanno fatta.

Perdere la Terra racconta i retroscena di questo fallimento, concentrandosi sul ruolo di uno dei principali responsabili di emissioni di anidride carbonica, gli Stati Uniti d’America, e ricostruendo l’infaticabile contributo di alcuni eroi che hanno lottato per risvegliare la coscienza pubblica, come Rafe Pomerance, «lobbista per l’ambiente», e James Hansen, astrofisico e climatologo. Il primo si muove attorno al mondo della politica, il secondo parte dalla ricerca scientifica, ma il loro obiettivo è comune: spingere il governo del loro paese ad agire prima che sia troppo tardi, e a farsi promotore di un accordo internazionale vincolante. Le loro vicende personali e professionali si intrecciano con quelle di numerosi altri personaggi: scienziati appassionati e incerti; filosofi ed economisti «fatalisti»; negazionisti senza scrupoli; compagnie petrolifere e del gas, come Exxon, interessate ai benefici economici di un clima stabile e di risorse energetiche alternative; giornalisti alternativamente allarmisti e sprezzanti; giovani politici, come Al Gore, che provano a cambiare le cose dall’interno delle istituzioni; e presidenti degli Stati Uniti, come Ronald Reagan e George H.W. Bush, capaci, con il loro entourage, di alterare da un giorno all’altro il destino del mondo intero.

Quella raccontata da Rich sembra una classica storia americana, in cui buoni e cattivi si danno battaglia a suon di rapporti scientifici e disegni di legge, udienze pubbliche e commissioni, tentativi di censura e campagne infamanti. Ma di questa storia tutti noi, oggi, siamo vittime e insieme protagonisti, perché il finale è ancora da scrivere. Il passato ci insegna che politica, scienza, tecnologia ed economia da sole non bastano a raggiungere una soluzione di fronte al cambiamento climatico. È necessario riportare al centro la dimensione etica del problema. Ora che l’esistenza della nostra civiltà è incontrovertibilmente minacciata, cosa siamo disposti a fare? Siamo disposti a modificare il nostro stile di vita? Riusciremo a scrivere una storia diversa per i nostri figli e nipoti? 

Recensione:  

Non sono contrario all'ambientalismo in quanto tale. Non sono affatto un negazionista climatico: il problema esiste. Non sono un ultraliberista convinto che le emissioni di gas serra portino prosperità. Sono innanzitutto un fisico ambientale e conosco bene le dinamiche del cambiamento climatico, nella misura in cui è dato a un essere umano conoscerle. Proprio per questo mi sento in dovere di assestare al libro di Rich una critica serrata. Non ce l'ho con Greta Thunberg perché ci ricorda che la nostra casa comune, la Terra, sta andando a fuoco. Infatti le stesse cose le penso anch'io, e le facevo notare - irriso e schernito - quando la svedese ingrugnita dalle lunghe trecce ancora poppava il latte materno. Correva l'anno 2006 quando copiai sul mio pc il testo di un articolo trovato nel Web, lo incollai in un file txt che intitolai "I laghi frizzano". Parlava dello scioglimento del permafrost siberiano, mentre le masse pensavano alla vita segreta di Lady Berlusconi e ad altre similari amenità. Solo adesso si sta capendo il potenziale catastrofico del fenomeno. Non ce l'ho con la Thunberg perché è affetta dalla sindrome di Asperger, perché lo sono anch'io. Quello che desta la mia ira e il mio sommo fastidio è l'incapacità mostrata da lei e da ogni attivista ambientalista di fare i conti col Secondo Principio della Termodinamica, l'impossibilità di capire due parole molto semplici e dal suono ben brutto: "IRREVERSIBILITÀ" ed "ENTROPIA"

Premesse innegabili 

Cosa dovrebbero fare i politicanti?
Quale partito vorrebbe avere meno votanti? Quale ministro vorrebbe avere meno influenza e meno potere? "Non seguiteci! Non partecipate alla vita democratica!" Questo dovrebbe essere il nuovo motto di ogni partito. E quale capo politico sarebbe disposto a sostenere un'idea del genere? La politica vuole crescere: sono gli elettori a darle potere. Più la politica cresce, più aumentano le emissioni di CO2. Greta Thunberg, svegliati!


Cosa dovrebbero fare i capitalisti?
Quale azienda vorrebbe avere meno acquirenti per i propri prodotti? Quale plutocrate vorrebbe guadagnare meno? "Non comprate!" Questo dovrebbe essere il nuovo motto di ogni azienda produttrice di beni. E quale amministratore delegato sarebbe disposto a sostenere un'idea del genere? L'economia vuole crescere: sono i consumatori a darle potere. Più l'economia cresce, più aumentano le emissioni di CO2. Greta Thunberg, svegliati!


Cosa dovrebbero fare i religiosi? 
Quale Chiesa vorrebbe avere meno fedeli? Quale setta vorrebbe adescare meno gente? "Non seguiteci!" Questo dovrebbe essere il nuovo motto di ogni religione. E quale capo religioso sarebbe disposto a sostenere un'idea del genere? La religione vuole crescere: sono i fedeli e i figli procreati a darle potere. Più la religione cresce, più aumentano le emissioni di CO2. Greta Thunberg, svegliati! 

Conseguenze ineluttabili

Homo politicus  
Pretendi forse, o svedese ingrugnita dalle lunghe trecce, che i politicanti lascino centinaia di milioni di persone senza luce, senz'acqua, senza carburanti, senza sostentamento e senza farmaci? Non lo faranno mai, perché il loro potere finirebbe di colpo in un nuovo Terrore. Robespierre ritornerebbe!

Homo oeconomicus  
Pretendi forse, o svedese ingrugnita dalle lunghe trecce, che i capitalisti smettano di produrre e di consegnare viveri e ogni genere di bene materiale, lasciando centinaia di milioni di persone nella miseria più assoluta? Non lo faranno mai, perché il loro potere finirebbe di colpo in un nuovo Terrore. Robespierre ritornerebbe! 

Homo religiosus  
Pretendi forse, o svedese ingrugnita dalle lunghe trecce, che i religiosi smettano di sostenere il matrimonio e la procreazione? Pensi che sposeranno la causa dell'Estinzionismo? Non lo faranno mai, proprio loro che nei secoli hanno perseguitato chiunque osasse sostenere l'Estinzionismo, ricorrendo anche alla tortura e allo sterminio! Dovrebbero cambiare rotta proprio adesso? Non lo faranno mai, perché il loro potere finirebbe di colpo in un nuovo Terrore. Robespierre ritornerebbe! 

L'imbroglio delle emissioni di CO2 mancanti 

Nel trattato di Rich si fa a malapena menzione a un fatto alquanto scabroso. Per la rendicontazione delle emissioni di gas climalteranti, si considerano arbitrariamente nulle le emissioni di CO2 da combustione di biomassa (es. legna). Questo è l'artificioso ragionamento addotto dalle teste d'uovo dell'IPCC: quando si brucia della legna o del biogas, la CO2 che ne deriva fa parte del ciclo naturale del carbonio, così per quanta ne viene emessa, altrettanta ne viene assorbita. Il solo carbonio che contribuisce all'effetto serra, affermano gli esperti, è quello proveniente da combustibili fossili, perché è stato fissato in altre ere geologiche. La verità è ben altra: quelli dell'IPCC sono ben consapevoli del fatto che se queste emissioni da biomassa fossero computate nel bilancio, non si potrebbe assolutamente evitare che la temperatura del pianeta cresca oltre i 2 °C rispetto alla media preindustriale nel corso del XXI secolo. In parole povere, dovrebbero ammettere una scabrosa verità, di essere soltanto parassiti che vivono sul groppone dei lavoratori. Veniamo ora al loro "argomento". Essi vogliono far credere ai politicanti che quando bruciamo un albero, da qualche parte del globo ne spunti all'istante un altro identico, grazie ai Puffi o alla bacchetta magica di Harry Potter! Ci vogliono attimi per liberare in atmosfera il carbonio che un albero ha fissato in decenni o addirittura in secoli.

La natura ineluttabile degli Elementi

Per allettare i plutocrati, ecco che le emissioni di CO2 da attività umane sono state ridotte a "quote" per poterne fare commercio. Un tentativo truffaldino che nulla può contro la severità della Natura Matrigna. Così ne è nato un grottesco mercato, con tutta la sua potenza di corruzione e d'inganno. Sono addirittura fiorite società per la vendita di certificati, a detta dei loro gestori capaci di "compensare le emissioni di CO2". Anche quelle di una festa di laurea, di un viaggio in aereo o di un matrimonio. Come? Semplice: selezionando un appezzamento di foresta in qualche paese tropicale - già esistente da secoli - e stampando un pezzo di carta in cui si dichiara che tale appezzamento sarebbe in grado di azzerare le emissioni del cliente. Natura non confundenda

La crisi del permafrost 

Se c'è qualcosa di cui non si parlerà mai abbastanza, è proprio lo scioglimento del permafrost artico a causa dell'aumento della temperatura media globale. Come conseguenza di questo processo, si hanno emissioni di carbonio in atmosfera che rinforzano la crescita dell'effetto serra, dando origine a una diabolica morsa cibernetica, a un anello di feedback da cui non c'è scampo. Molti scienziati hanno lanciato l'allarme, eppure l'IPCC non considera nemmeno questa sorgente di gas climalteranti perché non può essere ridotta a gretti calcoli politici. Non dipendendo dalla volontà umana, il processo è dichiarato irrilevante. Per decreto imperiale. In pratica, vediamo i decisori e altri farabutti mettere la testa sotto la sabbia di fronte all'Idra di Lerna. 

Una diagnosi chiara e ineluttabile:
siamo fottuti

Molti si chiederanno: "Come cavolo è potuto succedere?" Domanda retorica e I - DIO - TA. Risposta semplice: siamo miliardi e continuiamo a crescere, come mosche che razzano nella merda. Immaginiamo di avere sotto mano la bacchetta magica di Harry Potter e di poter come per incanto ridurre le emissioni annue di CO2 del 50%, ossia della metà. Noi attiviamo quella bacchetta mirabile e "puff!", metà delle emissioni di CO2 buttate fuori in un anno spariscono nel Nulla. Che accadrebbe? Che impiegheremmo 20 anni ad arrivare allo stesso livello di compromissione a cui arriveremmo in 10 anni non facendo nulla (posto che il processo sia lineare). Inutile dire che 20 anni o 10 anni sono lassi di tempo assolutamente insignificanti su scala storica. Questo mostra la vanità, l'inanità di tutti i tentativi politici di opporsi al mutamento climatico. Stando le cose come stanno, il genere umano può soltanto crollare sotto il peso di innumerevoli criticità!

L'unica soluzione è considerata un tabù  

Homo sapiens non è davvero una specie intelligente. Non esito a dirlo: è soltanto una specie semi-intelligente. Possiede un linguaggio simbolico e ha tutto un suo universo concettuale, eppure sembra soffrire di profonde carenze logiche. Lamento e lamenterò sempre, fino alla Fine, quello che considero un autentico scandalo: l'unica vera soluzione è sempre stata sotto gli occhi di tutti ma nessuno ne ha mai voluto sentir parlare. Fanno ancora oggi finta che neppure esista, che neppure sia concepibile da mente umana. Ormai è tardi: si potrebbe soltanto proporre una cura palliativa, volta ad alleviare un po' le inevitabili sofferenze. A suo tempo sarebbe bastato smetterla di versare la sburra nel canale vaginale, per apportare un concreto e rapido sollievo al globo terracqueo. Non si sarebbe nemmeno arrivati a una popolazione di più di 7 miliardi di dannati su un pianeta che a stento potrebbe reggerne 1 miliardo. Eppure i copulatori fecondi non si fermano: se nessuno provvederà, presto saremo 8 miliardi, poi 10 e così via, fino al finale col botto. Tutti i porci dell'IPCC tacciono per non dare fastidio ai culti idolatrici della fecondità. Certo, meglio della cura palliativa sarebbe l'Eutanasia Planetaria. Se non fosse che lo stramaledetto DNA non vuol saperne di estinguersi!   

Il Fato di Ghilah 

Ora vi racconterò una bella storiella. Molti milioni di anni fa, Venere era un pianeta come la Terra. Era abitabile e abitato. Aveva una rotazione simile alla nostra e identica atmosfera. Vi erano masse continentali e oceani estesi. Ci vivevano gli antenati degli stessi umani che poi hanno popolato anche il nostro mondo. I nomi che davano al loro globo terracqueo erano GHILAH e BELGHIM, a seconda delle lingue. Data l'abbondanza delle risorse, i popoli di Ghilah crebbero senza limite, fino ad innescare una spaventosa crescita dell'effetto serra. Erano un po' come i milanesi: non si fermavano mai. Gravati da religioni fetolatriche e granitiche, hanno potuto soltanto procedere verso la catastrofe. I risultati del loro progresso, del loro sviluppo, della loro morale stupida e opprimente, li possiamo vedere tutti ancor oggi. Se vogliamo conoscere il futuro della Terra, dobbiamo guardare Venere.