giovedì 14 maggio 2020


IL COPROFAGO WOLFGANG AMADEUS MOZART

Tutti conoscono il genio di Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo, 27 gennaio 1756 - Vienna, 5 dicembre 1791). Pochi sono invece quelli che sanno una cosa a dir poco scabrosa sul suo conto: introduceva l'output del corpo umano come nuovo input. Era affetto da coprofagia! In parole povere, mangiava la merda!

Correva l'Anno del Signore 1986. A quell'epoca ero uno studente universitario e ascoltavo spesso la radio. Accadde così un fatto a dir poco buffo. Una sera mi capitò di captare un DJ che mi parve alquanto scemo. Quell'esemplare di una specie demente, futile e insopportabile citò uno strano aneddoto: disse che Mozart aveva una personalità capricciosa e infantile, al punto che nelle lettere da lui scritte alla cuginetta parlava dei suoi peti e delle sue cacchine. Con mio grande stupore, il DJ aggiunse che per secoli il mondo accademico aveva fatto di tutto per nascondere quelle lettere scabrose. Il sublime musicista non poteva e non doveva avere alcun contatto con la crassa volgarità delle viscere, non si poteva ammettere nemmeno per un istante che il suo genio potesse avere anche una minima compromissione con la natura escrementizia del basso ventre! Eppure tutti, che siano compositori, artisti, signori, imperatori o pontefici, tutti quanti smerdano ogni santo giorno, tutti si appartano nella latrina e rilasciano la ben nota pasta marrone e graveolente. Se qualcuno parla di quella densa pasta, cosa cambia? Perché dunque occultare la verità? Non riuscivo a comprenderlo. Quando ebbi occasione di approfondire l'argomento, mi resi conto che non solo il genio di Salisburgo discorreva amabilmente di peti e di cacchine: ci metteva il naso, le mani, la bocca, senza provare alcun disgusto! Anzi, si eccitava, ne era entusiasta. Era davvero un genuino coprofago! 

La passione di Mozart per le feci

Ebbene è così. Piaccia o non piaccia, Mozart era un avidissimo divoratore di escrementi umani, propri ed altrui. Non si formalizzava sul sesso del produttore di materia prima, anche se con il gentil sesso tendeva spesso ad avere un ruolo dominante e a imporre le proprie funzioni escretorie. Masticava l'output intestinale, femminile o maschile, preso ogni volta da un'incontenibile frenesia. Lo estraeva a mani nude dall'ano e lo ingurgitava con infinita ingordigia. Dopo ogni sessione, le sue gengive e i suoi denti erano marroni. Il suo alito doveva essere indescrivibile, quindi era portato a mitigarlo ingerendo quantità smodate di dolciumi. Ebbene, anche quando Mozart trangugiava la cioccolata, pensava morbosamente di mettersi in bocca la materia fecale, così il membro virile gli si rizzava di nuovo!  
 

Le lettere alla cugina: i testi 

Ho letto i testi che gli accademici trovano tanto disturbanti: l'epistolario di Mozart con la cugina Anna Maria Thekla, da lui soprannominanta Marianne o Bäsle (ossia "Cuginetta"). Il linguaggio usato dal giovane genio non è affatto infantile come si è detto: è intessuto di ingegnose rime e di allitterazioni, come da buona tradizione germanica. Inoltre vi si trovano innumerevoli francesismi, che nella traduzione in italiano sono lasciati non tradotti ed evidenziati in corsivo (nelle lettere alla sorella, al padre e ad altri destinatari ci sono anche italianismi, es. taßa ciocolata, bravißimo, etc.). Reputo queste lettere alla cugina autentici capolavori letterari, con buona pace dei benpensanti. Credo che siano il corrispondente letterario della sublime arte musicale dell'autore. Pubblico in questa sede alcuni estratti significativi. La traduzione è di Claudio Groff. 
 
mir ist sehr leid, daß der H: Praelat Salat schon wieder vom schlag getrofen worden ist fist. doch hoffe ich, mir der hülfe Gottes spottes, wird es von keinen folgen seyn schwein. sie schreiben mir stier, daß sie ihr verbrechen, welches sie mir vor meiner abreise von ogspurg voran haben, halten werden, un das bald kalt; Nu, daß wird mich gewiß reüen. sie schreiben noche ferners, ja, sie lassen sich heraus, sie geben sich blos, sie lassen sich verlauten, sie machen mir zu wissen, sie erklären sich, sie deüten mir an, sie benachrichtigen mir, sie machen mir kund, sie geben deütlich am tage, sie verlangen, sie begehren, sie wünschen, sie wollen, sie mögen, sie betehlen, daß ich ihnen auch mein Portrait schicken soll schroll. Eh bien, ich werde es ihnen gewis schicken schlicäken. Oui, par ma la foi, ich scheiss dir auf d'nasen, so, rinds dir auf d'koi.
(Mannheim, 5 novembre 1777) 

"Mi dispiace molto che il sig. prelato in insalato sia nuovamente stato da un colpo e da un peto colpito. Pure spero, con l'aiuto del divino dileggio, che non ci siano conseguenze maialesche o peggio. Lei mi scrive fissamente che manterrà prima della mia partenza da Ogosto, e presto lesto. Beh, mi farà certo spiacere. Inoltre mi scrive, anzi, estrinseca, evidenzia, annuncia, fa sapere, chiarische, allude, ragguaglia, rende noto, mette in luce, pretende, ambisce, desidera, vuole, vorrebbe, ordina che detto fatto io le invii il mio ritratto. Eh bien, lo invierò di certo di zacchere e pillacchere coperto. Oui, par ma la foi, ti caco sul naso e tutto attorno al mento." 
 
"Verzeihen sie mir meine schlechte schrift, die feder is schon alt, ich scheisse schon wircklich bald 22 jahr aus den nemlichen loch, und ist doch noc nicht verissen! - und hab schon so oft geschissen -- und mit den Zähnen den dreck ab-bissen." 
(Mannheim, 13 novembre 1777)

"Perdoni la mia brutta scrittura, ormai la penna è vecchia, da quasi 22 anni cago dallo stesso buco, e non si è ancora consumato! - nonostante le volte che ho cagato -- e con i denti la merda ho staccato." 
 
"Hur sa sa, Kupferschmied, hals mir's Mensch, druck mir's nit, hals mir's Mensch, druck mir's nit, leck mich im Arsch, Kupferschmied, ja und das ist wahr, wers glaubt, der wird seelig, und wer's nicht glaubt, der kommt in Himmel; aber schnurgerade und nicht so, wie ich schreibe."
(Mannheim, 3 dicembre 1977)

"Hop pappa, battimazza, tiemmelo stretto, non me lo stringere, tiemmelo stretto, non me lo stringere, leccami il culo, battimazza, sì, è vero, chi ci crede sarà beato, e chi non ci crede andrà in cielo; ma dritto come un fuso e non così come scrivo."  

"Nun aber habe ich die Ehre, sie zu fragen, wie sie sich befinden und sich tragen? - ob sie noch offens leibs sind? - ob sie etwa gar haben den grind? -- ob sie mich noch ein bischen können leiden? - ob sie öfters schreiben mit einer kreiden? - ob sie noch dann und wan an mich gedencken? - ob sie nicht bisweilen lust haben sich aufzuhencken? - ob sie etwa gar bös waren! auf mich armen narrn; ob sie nicht gutwillig wollen fried machen, oder ich lass bei meiner Ehr einen krachen! doch sie lachen -- victoria! -- unsre arsch sollen die friedenszeichen seyn! - ich dachte wohl, daß sie mir nicht länger wiederstehen könnten. ja ja, ich bin meiner sache gewis, und sollt ich heut noch machen einen schiss, obwohl ich in 14 Tägen geh nach Paris. wenn wie sie mir also wolln antworten, aus der stadt Augsburg dortent, so schreiben sie mir baldt, damit ich den brief erhalt, sonst wenn ich etwa schon bin wech, bekomme ich statt einen brief einen dreck. dreck! -- dreck! - o dreck! - o süsses wort! - dreck! - schmeck! - auch schön! - dreck, schmeck! - dreck! leck - o charmante! - dreck, leck!- das freüet mich! - dreck, schmeck und leck! - schmeck dreck, und leck dreck!"
(Mannheim, 28 febbraio 1778)
 
"Ora però ho l'onore di domandare come si sente e se si veste acconciamente - se va di corpo sempre regolare -- sen on avrà la tigna da celare -- se mi vorrà ancora un po' di bene - se più spesso mi scriverà col gesso - se pensa ancora a me di quando in quando - se non ha voglia di impiccarmi ogni tanto - se forse era arrabbiata con me, povero scemo; se non vuole far la pace compiacente, o ne mollo uno, sul mio onore, immantinente! Ma lei ride -- victoria! -- siano i nostri culi gli araldi della pace! -- Ero certo che non poteva resistermi più a lungo. Sì, sì, del fatto mio sono sicuro, dovesso ancor oggi fare uno stronzo duro, pur se tra due settimane sarò a Parigi, glielo giuro. Se dunque lei mi vuole dar risposta dalla città di Augusta con la posta, presto allora mi scriva, così la lettera arriva, ché altrimenti se sono già partito invece della lettera ricevo uno stronzo rinsecchito. Stronzo! -- merda! -- cacca! - o dolce parola! - cacca! - pappa! - anche bello! - cacca, pappa! - cacca, lecca - o charmante! - cacca, lecca! - mi piace! - cacca, pappa, lecca!  - pappacacca, e leccacacca!" 

"Nun muß ich schliessen, ob es mich schon thut verdriessen, wer anfängt muß auch aufhören, sonst thut man die leute schöhren, an alle meine freünde mein Compliment, und wers nicht glaubt, der soll mich lecken ohne End, von nunan bis in Ewickeit, bis ich enimahl werd wieder gescheid. da hat er gwis zu lecken lang, mir wird dabey schier selbesten bang, ich fürcht der dreck der geht mir aus, und er bekommt nich gnug zum schmaus."
(Mannheim, 28 febbraio 1778)

"I miei complimenti a tutti gli amici, e chi non ci crede mi lecchi senza posa, da adesso al giorno del Giudizio, finché il senno mi ritorni a iosa. Da leccare ne avrà per un pezzo, mi vien paura se co penso adesso, tempo che la merda possa finire, non ne potrà poi tanta digerire."
   
Si noterà che il termine usato dal sublime compositore per indicare la merda è spesso Dreck anziché Scheisse. Le traduzioni più idonee di Dreck sono queste: "escrementi", "sterco", "sudiciume", "immondizia". Non si tratta di un eufemismo infantile, come può essere "cacca" anziché "merda": è una parola molto volgare. Anziché usare forme come "pappacacca" e "leccacacca", avrei tradotto volentieri "schmeck dreck" e "leck dreck" con "gusta la merda" e "lecca la merda". I traduttori cercano di far passare per tic e per vezzo infantile quelle che sono consapevoli esternazioni, non dissimili da quanto dichiarato dalla pornodiva viennese Veronica Moser, quando disse che nel corso della sua vita aveva ingurgitato il contenuto di dieci vasche da bagno piene zeppe di feci umane. Nella canzoncina oscena rivolta al "battimazza", il Salisburghese descrive addirittura la pratica del rusty trombone, in un'epoca in cui l'igiene intima non era particolarmente diffusa. Non contento di questo, arriva a concepire una geografia scatologica, fatta di luoghi ameni come il Tribsterillo, dove la merda in mare fa zampillo.   

La colossale stronzata del turettismo 

C'è sempre qualcuno che non riesce ad accettare la scandalosa verità e che proprio non capisce un fatto molto semplice: i contatti tra la bocca umana, l'ano e i suoi prodotti sono una realtà. Questi benpensanti non vogliono proprio credere alla possibilità che una persona - per giunta sanissima di mente e addirittura geniale - possa leccare sfinteri anali con voluttà infinita e farsi depositare sulla lingua grassi serpentoni di sterco, il tutto senza nemmeno una vaga ombra di nausea. Non capiscono nemmeno che una persona, uomo o donna che sia, possa amare farsi fare queste cose da qualcun altro, provandone un piacere intenso e indescrivibile. Così questi manipolatori vogliono ridurre tutto ciò che non sanno spiegarsi a una forma di follia, di alterazione sensoriale o di "parafilia", per usare il linguaggio di questi tempi infelici. Quando la grandezza del soggetto coinvolto rende difficile questa spiegazione, la loro strategia li porta a far di tutto per rimuovere ogni evidenza, cancellando la reale coprofagia e postulando una pura e semplice coprolalia. Il primo ad agire così è stato nientepopodimeno che Sigmund Freud, il padre della psicanalisi. Lo scrittore austriaco Stefan Zweig aveva sottoposto al luminare ashkenazita alcune lettere di Mozart alla cuginetta, tremando all'idea che fossero la prova di indecorose depravazioni. Così scriveva in una missiva: 
 
"Spero che voi, essendo capace di comprendere le altezze e le profondità, troverete non del tutto irrilevanti le stampe private che sto rendendo disponibili solo a una cerchia ristretta: queste nove lettere di Mozart ventunenne, di cui solo una pubblicata qui nella sua interezza, gettano una luce psicologicamente molto notevole sulla sua natura erotica, che, più di ogni altro uomo importante, ha elementi di infantilismo e coprofilia. In realtà sarebbe uno studio molto interessante per uno dei vostri alunni." 
 
Questa è la banalissima risposta di Freud: 
 
"Carissimo Dottore,
Grazie per la plaquette! Il fatto che Mozart amasse e coltivasse “gli scampanii da suino” mi era già noto, non so perché. Le spiegazioni che ne date non tollerano alcuna obiezione. Analizzando numerosi musicisti ho notato un interesse particolare, risalente alla loro infanzia, per i rumori prodotti dagli intestini. Se lo si debba considerare come un caso particolare del più generale interesse nei confronti del mondo dei suoni, o invece si debba accettare che nel talento musicale (a noi sconosciuto) ci sia una forte componente anale, è un dubbio che lascio irrisolto.
Un cordialissimo saluto
Suo, Freud"
 
 
Nel 1938 le lettere in questione vengono pubblicate senza censura, a cura della studiosa irlandese Emily Anderson. Negli anni '90 è nato così quello che chiamo "argomento del turettismo", che poggia su una grave fallacia logica. Il suo principale fautore è l'accademico ashkenazita Benjamin Simkin (Mozart's scatological disorder, British Medical Journal, 1992). La sindrome di Tourette è una malattia nervosa caratterizzata da tic e da ipercinetismo, che include tra i sintomi l'impulso a discorsi coprolalici. Il punto è che Mozart non era un semplice coprolalico. Non si limitava a parlare e a scrivere: lui faceva, praticava. La sua passione era totalizzante, assoluta. Su questo sarete tutti d'accordo: non si può nascondere una passione! I fautori dell'argomento del turettismo cadono nell'errore di pensare che dare un nome al quadro clinico di Mozart equivalga a riscattarlo dall'accusa di essere un coprofago.  
 
Confutare l'argomento del turettismo è molto facile. Non esiste un turettismo scritto. Mozart non è vissuto nell'epoca del Web e di Facebook. Non aveva un account in Instagram o un blog. Non poteva comunicare istantaneamente i propri pensieri al mondo intero. Per scrivere una lettera, doveva prima scarabocchiare una minuta su carta scadente, quindi ricopiare il testo finale su carta di buona qualità e in bella calligrafia. Tutte azioni non immediate, incompatibili con la natura impulsiva del tic turettico. Una lettera non arrivava a destinazione nel giro di un secondo: è inconcepibile che qualcuno scrivesse cose di cui si sarebbe pentito. Nessuno si è chiesto quale sarebbe stata la reazione di una ragazza nel ricevere da suo cugino una lettera con scritto: "Ti cago sul naso"? Queste cose possono essere fatte soltanto se tra i due c'è una complicità che nasce da una relazione. Una relazione fondata proprio sullo scat sex. Si deve anche notare che Mozart non scriveva affatto cose simili alla moglie Costanze, per cui aveva parole di tutt'altro tenore. Quindi i sostenitori dell'ipotesi del turettismo dovrebbero supporre che Mozart fosse affetto da sintomi di sindrome di Tourette soltanto quando interagiva con alcune persone e non con altre. Vi sembra una cosa credibile? Questa è una breve sintesi della questione: 
 
1) La coprolalia non è esclusiva della sindrome di Tourette (il sottoscritto è un esempio di coprolalico non ipercinetico).
2) La coprolalia non esclude affatto la coprofagia.
3) La sindrome di Tourette, anche se fosse provata al di là di ogni dubbio, non esclude affatto la coprofagia.
4) La coprofagia è un comportamento diffuso in Natura e non si capisce perché nella sola specie Homo sapiens debba essere considerato problematico. 
 
Nonostante tutta la sua retorica sul turettismo, Simkin afferma che "la sorprendente scatologia che si trova nelle lettere di Mozart non è stata ancora spiegata in modo soddisfacente." Ma come sarebbe a dire? La spiegazione soddisfacente di tale scatologia... è proprio la scatofagia

Leccami il culo!

Mi accingo a riportarvi quelli che sono capolavori del Maestro di Salisburgo, tracimanti di poesia sublime, gioielli di cui purtroppo la massima parte delle persone ignora persino l'esistenza. Ecco, assumo su di me il compito di spargere per il mondo intero la notizia di tanta armonia, di tanta bellezza irradiante dal Gran Secolo Sadiano! 

Queste sono le schede tecniche di alcuni brani notevolissimi:

1) Leck mich im Arsch
 
Compositore: Wolfgang Amadeus Mozart
Autore del testo: Wolfgang Amadeus Mozart
Tipo di composizione: Canone vocale
Canone d'opera: K231
Tonalità: Si bemolle maggiore
Anno di composizione: 1782
Durata media: 2 min 20 sec

Testo originale:

"Leck mich im Arsch,
Laßt uns froh sein!
Murren ist vergebens!
Knurren, brummen ist vergebens,
ist das wahre Kreuz des Lebens,
das Brummen ist vergebens,
Knurren, brummen ist vergebens,vergebens!
Drum laßt uns froh und fröhlich, froh sein!"

Traduzione:

"Leccami il culo
Gioiamo!
Brontolare è inutile!
Ringhiare, ronzare è inutile
è la vera disgrazia della vita,
Ronzare è inutile,
Ringhiare, ronzare è inutile!
Perciò siamo felici e contenti, felici!"

2) Leck mir den Arsch recht schön 
 
Compositore accreditato: Wolfgang Amadeus Mozart
Supposto compositore: Wenzel Trnka
Autore del testo: Wolfgang Amadeus Mozart
Tipo di composizione: Canone vocale
Canone d'opera: K233
Anno di composizione: 1782

Testo originale:

"Leck mir den Arsch recht schön,
fein sauber lecke ihn,
fein sauber lecke, leck mir den Arsch
Das ist ein fettigs Begehren,
nur gut mit Butter geschmiert,
den das Lecken der Braten mein tagliches Thun.
Drei lecken mehr als Zweie,
nur her, machet die Prob'
und leckt, leckt, leckt.
Jeder leckt sein Arsch für sich.
"

Traduzione: 
 
"Lecca il mio culo ben bene,
leccalo ben pulito,
ben pulito, lecca il mio culo.
Questo è un sudicio desiderio,
ben imburrato,
come leccare carne arrosto, mia attività quotidiana.
Tre leccheranno più di due,
forza, basta provare,
e lecca, lecca, lecca.
Tutti leccano il culo per se stessi."
 
 
Per quanto possa sembrare incredibile, mi sono imbattuto in un video quasi surreale, in cui un attempato direttore d'orchestra dirigeva un coro di angeliche ragazzine che cantavano gioiose l'invito mozartiano a praticare l'anilingus profondo!
 
3) Bona nox 
 
Compositore: Wolfgang Amadeus Mozart
Autore del testo: Wolfgang Amadeus Mozart
Tipo di composizione: Canone vocale 
Canone d'opera: K561
Tonalità: La maggiore
Metro: 2/2
Anno di composizione: 1788 

Testo originale:
 
"Bona nox!
bist a rechta Ochs;
bona notte,
liebe Lotte;
bonne nuit,
pfui, pfui;
good night, good night,
heut müssma noch weit;
gute Nacht, gute Nacht,
scheiß ins Bett dass' kracht;
gute Nacht, schlaf fei g'sund
und reck' den Arsch zum Mund." 
 

Traduzione: 

"Buona notte! 
sei un vero bue;
buona notte*,
cara Lotte;
buona notte**,
pfui, pfui;
buona notte, buona notte***,
abbiamo ancora molta strada da fare domani;
buona notte, buona notte, 
caga nel letto, fa' che scoppi;
buona notte, dormi bene,
e porgi il culo alla bocca." 

*In italiano nell'originale
**In francese nell'originale
***In inglese nell'originale

Esistono due versioni che testimoniano una censura puritana. Una versione è parzialmente modificata, con ridicole alterazioni delle parti relative al culo e alla merda. La versione completamente modificata è priva di qualsiasi elemento settico (anziché invitare la fantesca a mettergli il culo in bocca, il compositore le augura di dormir bene finché non si farà giorno).  
 
4) O du eselhafter Peierl 

Compositore: Wolfgang Amadeus Mozart
Autore del testo: Wolfgang Amadeus Mozart
Tipo di composizione: Canone vocale
Canone d'opera: K559a
Tonalità: Fa maggiore
Anno di composizione: tra il 1785 e il 1787

"O du eselhafter Peierl!
o du peierlhafter Esel!
du bist so faul als wie ein Gaul,
der weder Kopf noch Haxen hat.
Mit dir ist gar nichts anzufangen;
ich seh dich noch am Galgen hangen.
Du dummer Gaul, du bist so faul,
du dummer Peierl bist so faul als wie ein Gaul.
O lieber Freund, ich bitte dich,
o leck mich doch geschwind im Arsch!
Ach, lieber Freund, verzeihe mir,
den Arsch, den Arsch petschier ich dir
Peierl! Nepomuk! Peierl! verzeihe mir!"

Traduzione:

"Oh asino d’un Peierl!
Oh Peierlesco asino!
Sei pigro come un cavallo
senza muso né garretti.
Con te non c’è rimedio;
ti vedo già penzolar dalla forca.
Stupido cavallo, sei un pigrone,
stupido Peierl, sei pigro come un cavallo.
Oh caro amico, ti prego
oh baciami il culo, svelto!
Ah, caro amico, perdonami,
però ti sigillo il culo.
Peierl! Nepomuk! Perdonami!"
 
Il canone è una burla scatologica ai danni dell'amico Johann Nepomuk Peyerl. Qui sono palpabili contenuti omosessuali. Il sublime musicista aveva anche bramosia di sodomizzare uomini, con inusitata violenza. Prima si faceva infilare la lingua nello sfintere anale, poi procedeva a penetrare l'orifizio altrui. Chiunque può capire che "sigillare il culo" sta per "sodomizzare".
 
Qualcuno nel social network Quora ha paragonato queste composizioni alle nostrane canzoni delle osterie (es: Osteria numeno nove, i soldati fan le prove, fan le prove col tamburo per vedere quanto è duro, etc.). Un raffronto assolutamente fuori luogo. A parte qualche canzone macabra (es: Osteria del cimitero, è successo un fatto nero: due cadaveri putrefatti si inculavano come matti), non si ravvisa alcunché di eccessivamente bizzarro. In particolare manca ogni traccia di esaltazione del contatto con le feci. Detto questo, non ci si aspetta che una persona asettica che vive di solo intelletto, quale esiste solo nella fantasia dei neopositivisti, poi si metta a intonare oscenità goliardiche. Ve lo vedete Piero Angela cantare le canzoni delle osterie?
 
Non mi si parli di sindrome di Tourette e di altre baggianate similari! Mozart era ben consapevole delle gioie infinite che soltanto il sesso oro-anale poteva donargli! Egli godeva quando la cuginetta gli titillava lo sfintere con la lingua, insinuandola nel retto e sentendo sulle papille della punta il sapore escrementizio della flora batterica. Mentre lei gli dedicava queste attenzioni bizantine, a lui si rizzava il priapo rubizzo, gli diventava duro come il marmo. Al culmine dell'esaltazione rilasciava un torrente di caldo liquame genetico, densissimo di animaletti spermatici, girini avviati verso la morte per soffocamento!  
 
Mozart e la Massoneria

Anche gli ingegni più eccelsi hanno difetti. Se c'è qualcosa che rimprovero a Mozart, quella è proprio la sua affiliazione alla conventicola della Libera Muratoria. Si badi bene, non gli rimprovero il gusto coprofago che lo portava a mangiare la merda - e neppure il fatto che la facesse mangiare agli altri. Bisogna però capire che erano tempi assai diversi da quelli in cui viviamo: molti pensavano che il Grembiule e l'Occhio Onniveggente fossero proprio la causa della Libertà, così si sentivano in obbligo di militarvi. Ho avuto l'impressione che i Frammassoni tuttora reagiscano con grande stizza e persino con furia al solo sentire nominare la coprofagia del Maestro di Salisburgo. Segno che non hanno ancora digerito (è proprio il caso di dirlo) un simile fardello! 
 
Le reazioni di una megera 
 
Scandalizzatissima dalle pratiche sessuali di Mozart fu la celebre Lady di Ferro, Margaret Thatcher. Non appena le giunse notizia di testi che inneggiavano all'ingestione di materia fecale e al contatto della lingua con l'orifizio infero, ne rimase inorridita a tal punto da perdere i sensi. Ebbe a dire che non credeva possibile la stessa esistenza di persone capaci di dilettarsi leccando cose tanto laide. Lei non concepiva nemmeno il semplice sesso orale! Questo va però detto, in difesa del Maestro di Salisburgo e del suo onore, che la Thatcher seguiva una dieta molto particolare a base di quantità impressionanti di uova. L'ano di quell'arpia eruttava senza sosta colonne asfissianti di acido cianidrico: quel culo pieno di emorroidi somigliava alla cloaca di un Tyrannosaurus rex!    

Negazionismo spinto 

Ricordo di essermi imbattuto, ancora in epoca universitaria, in un articolo apparso su uno dei tanti quotidiani di carta straccia che avvelenano l'Italia. Forse era il Corriere della Sera, ma non ne sono sicuro. Il pezzo si intitolava "Un improbabile Amadeus erotico". Un giornalista stizzito sentenziava, lanciando strali contro uno spettacolo teatrale appena tenutosi, credo a Milano: la colpa dell'autore era quella di aver rappreentato Wolfgang Amadeus Mozart come un tombeur de femmes alla continua ricerca di avventure galanti. A detta dell'articolista, il compositore austriaco sarebbe stato addirittura asessuato, completamente distaccato dalla sua natura corporea, in pratica un essere disincarnato. Quello che sfugge del tutto è la natura complessa e chimerica dell'essere umano, in cui possono convivere le componenti più contrastanti.

La vera causa della morte di Mozart

La malattia e la morte di Mozart costituiscono un argomento molto controverso ancor oggi. Si è detto e si è scritto di tutto: avvelenamento da mercurio o da antimonio, febbre reumatica, tifo, sifilide, tonsillite, vaiolo e via discorrendo. Il referto medico riporta come causa della morte la "febbre miliare acuta" (in tedesco hitziges Frieselfieber). Il termine è abbastanza vago, dato che indicava una serie di stati febbrili caratterizzati da eruzioni cutanee. C'è chi ha evocato lo spettro di un complotto. La teoria più popolare è quella dell'avvelenamento ad opera del rivale Antonio Salieri. Altri, come l'antisemita radicale Hermann Ahlwardt e Mathilde Ludendorff (moglie del generale Erich Ludendorff), attribuiscono la responsabilità dell'avvelenamento agli ebrei. A quanto pare nessuno si è avvicinato alla comprensione di come le cose sono andate realmente. Purtroppo Mozart contrasse una serie di gravi infezioni provocate da patogeni fecali, tra cui Escherichia coli, e morì di setticemia per via delle sue sfrenate attività coprofaghe!

Un omaggio postumo: le palle di Mozart 

Le palle di Mozart (in tedesco Mozartkugeln, in origine Mozart-Konfekt) sono ghiottissimi cioccolatini ripieni di marzapane al pistacchio e di crema gianduia, creati a Salisburgo dal pasticciere Paul Fürst a quasi un secolo dalla morte del divino compositore. Correva l'Anno del Signore 1890. Sono sicuro che Amadeus avrebbe molto apprezzato l'omaggio, mettendosi a fantasticare sull'aspetto di quelle dolcissime palle! Ne sarebbe rimasto estasiato!  

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