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domenica 19 marzo 2017


SPECIE MORTALE

Titolo originale: Species
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1995
Durata: 108 min
Colore: Colore
Audio: Sonoro
Lingua: Inglese
Rapporto: 2.35 : 1
Genere: Orrore, fantascienza, thriller erotico
Regia: Roger Donaldson
Soggetto: Dennis Feldman
Sceneggiatura: Dennis Feldman
Fotografia: Andrzej Bartkowiak
Montaggio: Conrad Buff
Effetti speciali: Gino Acevedo, Damon Allison
Musiche: Christopher Young
Scenografia: John Muto
Interpreti e personaggi:
    Ben Kingsley: Xavier Fitch
    Michael Madsen: Preston Lennox
    Alfred Molina: Dott. Stephen Arden
    Forest Whitaker: Dan Smithson
    Marg Helgenberger: Dott.ssa Laura Baker
    Natasha Henstridge: Sil
    Michelle Williams: Sil (giovane)
    Scott McKenna: Hobo ucciso sul treno
    Shirley Prestia: Dott.ssa Victoria Roth
Doppiatori italiani:
    Renzo Stacchi: Xavier Fitch
    Massimo Corvo: Preston Lennox
    Gianni Giuliano: Dott. Stephen Arden
    Roberto Pedicini: Dan Smithson
    Laura Boccanera: Dott.ssa Laura Baker
    Francesca Fiorentini: Sil
Budget: $35 million
Incassi: $113.3 million

Titoli alternativi:

   Argentina e Messico: Especies
   Belgio (Fiandre): De vrouwelijke mutant
   Brasile: A Experiência
   Bulgaria: vidove
   Canada (Quebec): Espèces
   Francia: La mutante
   Grecia: Thanásimo eídos
   Norvegia: Farlig rase
   Polonia: Gatunek
   Portogallo: Espécie Mortal
   Romania: Specii
   Russia: Osob'
   Serbia: Vrste
   Slovenia: Tuja vrsta
   Spagna: Species (Especie mortal)
   Finlandia: Peto e Species - Peto
   Svezia: Species - Hotet från rymden 
   Turchia: Tehlikeli tür 
   Ungheria: A lény

Riconoscimenti:
    1995 - Catalonian International Film Festival
        Migliori effetti speciali a Steve Johnson e
           Richard Edlund
        Candidatura per Miglior film a Roger
           Donaldson
    1995 - Universe Reader's Choice Award
        Miglior trucco a Steve Johnson
    1996 - MTV Movie Awards
        Miglior bacio a Natasha Henstridge e Matthew
           Ashford
        Candidatura per Miglior performance
           rivelazione a Natasha Henstridge
    1996 - Saturn Awards
        Candidatura per Miglior film di fantascienza
        Candidatura per Miglior trucco a Steve
           Johnson, Bill Corso e Kenny Myers
        Candidatura per Migliori effetti speciali a Steve
           Johnson e Richard Edlund

Testi e musiche di Christopher Young:
    Species – 3:43
    A Vibrant Slime – 3:34
    Protostar – 2:57
    Ring Nebula – 5:29
    Fever (Original Main Title) – 2:29
    Species Feces – 4:28
    Bax Max – 3:43
    Milky Way Breasts – 4:54
    Safe Sex – 2:37
    Worm Hole – 2:26
    Son Of Sil – 1:54
    Star Bright – 5:03
  Durata totale: 43:17
 

Trama:

Il SETI, quell'inutile ente che si aspetta di trovare il bavoso e incontinente E.T. di Spielberg tra le stelle, dopo lunghi anni di vana ricerca riceve finalmente un segnale intelligente di origine aliena. La trasmissione dalle profondità cosmiche viene decifrata. Non è il famoso "E.T. telefono-casa" dell'osceno bradipo glabro: si tratta invece della descrizione di un sistema in grado di procurare energia gratuita all'infinito. C'è anche una sequenza di DNA alieno, completa di istruzioni per combinarla con DNA umano per produrre un ibrido. A chiunque sano di mente sarebbe suonato un campanello d'allarme nel cranio. Chi può essere così idiota da pensare di attuare simili istruzioni deleterie credendole innocue? Gli anglosassoni degli States, ovviamente! Senza pensare a possibili conseguenze, un gruppo di scienziati pieni di coglionesco entusiasmo dà origine a una bambina artificiale con DNA ibrido. A questa creatura viene dato il nome Sil. Quando gli scienziati si accorgono che Sil cresce a ritmi incredibili e ha seri problemi, come violente crisi durante il sonno, cominciano a temere qualcosa di grave e decidono di sopprimerla col cianuro. La frittata a questo punto è fatta: Sil trattiene il respiro e riesce a mandare in frantumi il vetro della sua prigione, fuggendo. Come quelli del Governo vengono a sapere l'accaduto, si cagano in mano un bel po' di diarrea. Presi dal panico, incaricano una squadra di scienziati di recuperare l'aliena. Fanno parte di questa formazione Xavier Fitch (il demiurgo di Sil), la bellissima Laura Baker dalla chioma rossa come il fuoco, l'antropologo Stephen Arden, il sensitivo (o meglio mentalista) Dan Smithson e il sicario Preston "Press" Lennox. Intanto Sil subisce una metamorfosi. Nascosta in un vagone letto su un treno, si impupa e in breve tempo dal bozzolo fuoriesce una donna adulta, che ruba degli abiti e si confonde facilmente nella massa. Così arriva a Los Angeles, dove comincia a far danni. Il suo imperativo è trovare un maschio con cui scopare facendosi eiaculare nel vaso procreativo e restando così gravida. Chi si mette di traverso viene da lei ucciso senza pietà né misericordia. Si reca in una discoteca a rimorchiare e trova un bell'uomo, ma quando giunge nella sua villa si accorge che qualcosa non va: il suo partner ha una malattia genertica, il diabete. Sil lo capisce dall'odore. L'accoppiamento non può avvenire perché darebbe origine a una prole difettosa. Così l'uomo dal pancreas malfunzionante viene soppresso. Sil è una donna bellissima e seducente che non perde tempo in preliminari. Non pratica la fellatio e non si lascia leccare. Ha un solo fine: copulare e ricevere lo sperma nel ventre. Un altro potenziale partner che si trova con lei in piscina cerca di sottrarsi quando lei gli dice che vuole un bambino. È preso dal terrore alla sola idea di sburrarle dentro, perché teme che lei lo possa ricattare e costringere a mantenere la creatura fino alla maggiore età. Non sa di aver a che fare con qualcosa che viene da un altro pianeta. Lei non perde tempo: lo uccide. In una discoteca una ragazza le soffia un uomo sotto il naso. Lei la uccide in una latrina. Quando capisce che la squadra di Fitch le dà la caccia, ruba un'auto, inscena un incidente e lascia trovare una sua falange sul luogo dello scontro, per far credere d'esser morta. In realtà Sil fugge, cambia look, il dito amputato si rigenera. Fitch e i suoi festeggiano in un hotel, folleggiando. Laura Baker si introduce nella camera del killer Preston Lennox, lo spoglia e si inginocchia davanti a lui, prendendogli in bocca il fallo e poppandolo avidamente. L'aliena, che adesso ha i capelli neri, entra nell'albergo senza essere riconosciuta, si introduce nella stanza di Stephen Arden e subito si mette a copulare con lui nella posizione della cowgirl: evidentemente l'odore dell'uomo la convince della bontà del suo corredo genetico. Lui le schizza dentro, e subito il ventre di lei si muove, ribollendo di vita in formazione. Stephen rimane agghiacciato ma è troppo tardi: Sil lo uccide. Dan arriva nella stanza tropo tardi. A questo punto l'aliena si strappa la sua forma umana di dosso e assume il suo vero aspetto. Abbatte un muro e si introduce in un condotto fognario. Qui ha luogo la battaglia finale, che si conclude con l'annientamento di Sil e della sua orrida progenie. Tutto sembra concludersi per il meglio, ma le riprese mostrano che un tentacolo dell'atroce creatura, perso durante la lotta, finisce in un anfratto dove attira un ratto di chiavica, che se ne ciba. L'incubo è tutt'altro che finito, ma a questo punto compaiono i titoli di coda. 

Curiosità:

La costruzione in laboratorio di una creatura artificiale servendosi di dati alieni captati dallo spazio è un'idea sinistra e seducente che risale alla miniserie televisiva britannica A for Andromeda (1961), di cui è stato fatto un remake italiano un decennio dopo: A come Andromeda (1972).

Nella sceneggiatura originale Sil doveva uccidesse un autista di taxi spinta dall'arbitrio del momento. La scena è stata cambiata per far sì che il pubblico continuasse a simpatizzare per la ragazza (si sa, è cosa gradita che la gente veda di buon occhio una assassina di bell'aspetto): all'omicidio è stata fornita una motivazione percepita come legittima, ossia l'autodifesa.

La MGM desiderava di evitare costi giudicati inutili - essendo i suoi dirigenti più tirchi dei Cartaginesi - così cercò di impedire che fosse girata la scena in cui Sil si imbozzolava in treno. H.R. Giger, vero padre della creatura, si oppose a questa decisione insensata, reputando la scena di importanza capitae. Dovette pagarne la produzione con i propri soldi.

La colonna sonora, opera di Christopher Young, è stata pubblicata da Intrada in formato CD nel 1995, con numerose ristampe. Il genere è definito come "Electronic, Stage & Screen", mentre lo stile è "Modern Classical, Score". Sembra che sia tuttora possibile acquistarlo online.  

Sequel: 

Species II, regia di Peter Medak (1998)
Species III, regia di Brad Turner (2004)
Species IV - Il risveglio, regia di Nick Lyon (2007)

Recensione:

Il film di Roger Donaldson è stato sottovalutato e ritenuto un prodotto di serie B rispetto ad Alien di Ridley Scott (1979), pur trattando in sostanza lo stesso argomento: la riscrittura del DNA umano ad opera di materiale genetico alieno. La differenza sostanziale è che mentre nel film di Scott questa riscrittura avviene per opera di un parassita che si sviluppa nella vittima, nel film di Donaldson il genetico alieno è usato per creare in laboratorio un ibrido che in natura non potrebbe esistere. Sono convinto che qualche merito Specie mortale lo abbia senz'altro. 


Una fulva molto lasciva 

Siamo di fronte a un assoluto capolavoro della fantascienza erotica. L'attrice più sensuale del cast non è a parer mio Natasha Henstridge, che interpreta Sil. Le mie preferenze vanno alla fulva e sensualissima Marg Helgenberger, che interpreta la dottoressa Laura Baker. Donna immensamente libidinosa, potrebbe sciogliere un iceberg col suo calore. È una fellatrice spermatofaga capace di far deviare un uomo dalla virtù e da ogni suo principio etico, e persino di fargli rinnegare la sua religione. La sequenza centrale del film è quella in cui si reca nella stanza di un suo collega e lo seduce, succhiandogli il membro eretto per ottenere in bocca il suo seme e ingoiarlo con voluttà.


Lasciando il giudizio ai lettori e intimando ai minori di non entrare, riporto il link allo spezzone, che si trova su un sito pornografico: 


La persecuzione dei diabetici nel mondo
anglosassone 

Specie mortale parla di un argomento che per il pubblico di lingua inglese è un gravissimo tabù, ritenuto ancor più traumatizzante della pedofilia, dell'incesto e del cannibalismo: il diabete! Tremenda nel mondo anglosassone è infatti la discriminazione nei confronti dei diabetici e in special modo di coloro che soffrono di diabete II - quello che compare in età adulta, da cui io stesso sono affetto. Le autorità sanitarie credono che tale malattia insorga a causa della vita dissoluta dei pazienti e cercano con ogni mezzo di porre le basi per impedire loro di curarsi. Se un diabetico II ha un problema e necessita di cure urgenti, i medici violano tranquillamente il giuramento di Ippocrate e lasciano che le condizioni del malato si incancreniscano. Se poi questi muore, il personale sanitario fa festa ed è convinto di aver acquisito benemerenze agli occhi di Dio e del genere umano per aver evitato spese mediche insostenibili alla Nazione. In Nuova Zelanda uno chef sudafricano è stato espulso perché in sovrappeso: le autorità sanitarie hanno espresso il terrore che potesse diventare diabetico, aggiunendo che in tal caso avrebbe gravato sulle spese pubbliche, cosa che era giudicata un affronto sanguinoso. Negli States sono innumerevoli i diabetici che nascondono le loro condizioni alla famiglia per timore di essere rinnegati, espulsi e diseredati. Si possono curare soltanto persone molto ricche, per gli indigenti non c'è altra possibilità all'infuori dello sfacelo e della morte. In Facebook si trovano non pochi commenti di cittadini inglesi che invocano lo sterminio dei diabetici, affermando di non voler "pagare per l'altrui ghiottoneria". Questi mostri sono proprio quei "Liberatori" che hanno seppellito la Germania sotto un tappeto di bombe incendiarie e che si lamentano di non essere riusciti a processare il dottor Mengele. 

Il Genio della Specie

Sil sa fiutare il genoma dei potenziali partner, soltanto da pochi feromoni comprende ogni cosa sul loro stato di salute. In base a questo giudica se il genoma annusato meriti di essere propagato o debba essere consegnato all'Oblio. Non si creda che questo sia poi molto distante dalla nuda e cruda realtà delle cose! In ogni essere umano di sesso femminile agisce lo stesso identico meccanismo genetico, che porta le donzelle a scegliere come partner i peggiori energumeni. La differenza è che mentre l'ibrida aliena Sil è capace di perforare la giugulare degli energumeni e di farli crollare morti sul pavimento di una latrina, per poi scomparire nella notte, le umane non hanno queste capacità e subiscono le conseguenze delle loro scelte luttuose - salvo poi frignare ed esporre una lunga serie di scarpette rosse ogni volta che una di loro soccombe al partner selezionato come ideale prosecutore della Specie. Nel film Sil agisce e seleziona per far sì che ciò che è feroce possa prevalere: la sua prole non è letale a causa della stupidità dello scimmione che presta il seme, ma a causa del corredo genetico alieno che domina il processo di riscrittura del DNA. Non nasconderò la verità innegabile. Le femmine umane hanno decretato l'estinzione dei poeti e dei filosofi, moltiplicando i bruti. Inutile dire che una specie che permette questo è giunta al suo stadio terminale: se dallo Spazio giungesse la sua Nemesi, riderei come un pazzo di Dio ed eleverei inni senza fermarmi un attimo, in preda all'ebbrezza, andando con gioia verso la morte!     

Reazioni della stampa e nel Web 

Riporto nel seguito alcuni interventi su questo film, che possono essere facilmente reperiti nel Web (ad esempio su Wkipedia). Alcune frasi sembrano interessanti per i dettagli che forniscono, altre sono di una banalità assoluta e di una noia a dir poco mortale. Metafore, immigrazione, politica radical shit e altre cazzate da salotto, ancora un po' salta fuori anche il disagio

«Se nell'ambientazione dell'epilogo sono evidenti le memorie del primo Alien, la parentela tra Sil e il mostro del film di Ridley Scott è lampante (l'autore, il premiato Hans Rudi Giger, è lo stesso). Vogliamo spingerci fino a vedere in Specie mortale simbologie prenatali (i cunicoli uterini) o allegorie di maternità frustrata? Più prudente limitarsi a considerarlo un thriller fantascientifico di pura evasione, nei limiti, peraltro, accurato ed efficace.»
(Roberto Nepoti La Repubblica del 4 marzo 1996)

«Disegnata dal talento di H. R. Giger (il papà di Alien), Specie mortale ha raccolto un certo successo in patria, grazie all'accoppiata sesso e mostri, ma Roger Donaldson non è capace di mettere un'idea portante alla materia, la lascia allungarsi sugli effettacci horror, sulle copulazioni mostruose, in un ritmo lentissimo e senza l'ombra di vera suspense: c'è solo il trionfo barocco del Trucco Ripugnante. Il contesto ha questa mantide sexy omicida è la Los Angeles dove tutto è possibile e dove ciascuno al momento giusto urla "oh mio Dio!" mentre alla fine i ragazzacci si consolano con "tutto ok, tutto a posto, tesoro". Il confine col ridicolo è spesso superato e il racconto offre la spiacevole sensazione di girare a vuoto.»
(Maurizio Porro Corriere della Sera del 15 febbraio 1996)

«Donaldson, che nelle interviste parla di metafora del colonialismo e delle invasioni (oltre al proprio Dna gli alieni inviano sulla Terra tecnologia "pulita" e benefica, come fece a suo tempo l'Occidente civilizzatore), si perde ben presto dietro ai cliché del film d'azione. Quanto al look della creatura, che alterna i canonici 90-60-90 a fattezze da locusta, è curato dal Giger di Alien. Ma tanto è vistosa l'eredità del film capostipite, quanto pallida l'eco della sua forza. Se questi sono i kolossal fantastici di oggi, ridateci la cara vecchia serie B.»
(Fabio Ferzetti Il Messaggero del 12 febbraio 1996)

«Controversa produzione realizzata con il limitato budget di 30 milioni di dollari, con i talenti riuniti di Richard Edlund (curatore anche degli effetti visivi della saga di Guerre stellari) e di Hans Rudi Giger (ideatore del mostro di Alien) e con un cast solido ma privo di una vera e propria star: la splendida esordiente Natasha Henstridge nel ruolo di Sil avrebbe poi finito con il monopolizzare il successo. Va comunque ricordato, nel ruolo dell'antropologo Arden, vittima di Sil e involontario "padre" della sua creatura, l'attore Alfred Molina (la guida che tenta di rubare la statuetta d'oro ad Indiana Jones nel prologo de I predatori dell'arca perduta), che impersona il terribile Dr. Octopus nel recentissimo Spider Man 2. Nelle intenzioni del regista Donaldson il soggetto dovrebbe suggerire una metafora del moderno colonialismo, ma qualche commentatore vi ha letto anche un discorso sulla maternità negata, agganciando le peripezie della perseguitata madre aliena alle scenografie "uterine" dei vicoli e dei cunicoli bui. Senza soffermarci a ricercare referenze tematiche letterarie o a cogliere derivazioni stilistiche dal primo Alien, il film va forse più prudentemente considerato come un onesto lavoro di pura evasione che mette efficacemente a servizio della fantascienza gli stereotipi dell'horror e del thriller erotico.»
(Fantafilm)

martedì 28 febbraio 2017

LA VITA COMINCIA NELLA BARA!


Erano i tempi di Splinder, quando mi capitò per la prima volta di sentir pronunciare da un'amica questa sconcertante frase: "La vita comincia a 40 anni."

A dire che la vita comincia a 40 anni era un'avida fellatrice spermatofaga che spremeva uomini e che ancora adesso è affetta dall'equivalente femminile della sindrome di Peter Pan.

All'epoca non lo sapevo, ma la locuzione è un calco dell'inglese "Life Bigins at Forty". La prima attestazione nota è il titolo di un film statunitense del lontano 1938, seguito da un'omonima serie televisiva britannica dei tardi anni '70. Nel '79 John Lennon scrisse un brano con questo titolo.

Avevo pensato di interpretare così le sconcertanti parole: dopo i 40 anni la vita si fa più stabile e certi sconvolgimenti giovanili si placano. "Si è meno stressati e più felici" (cit.). Nulla di più lontano dal vero.   

Col passare degli anni la frase in questione si è andata lentamente trasformando, fino a diventare "La vita comincia a 50 anni". 

Secondo un articolo comparso su Repubblica, dai cinquant'anni in su si assiste alla trasformazione degli uomini in mandrilli scatenati. Ingurgitano casse di Viagra e si alzano in piedi!  


Possiamo attenderci che questa tendenza prosegua e che si arriverà a dire "La vita comincia a 60 anni" e addirittura - perché no? - "La vita comincia a 70 anni". Senza dubbio è così. Ancora un articolo di Repubblica conferma il trend:


Tutto ciò non basta, esiste anche un libro che ci illumina: 


La propaganda del sesso senile non conosce freni né limiti: 


C'è una sorta di ingordigia all'origine di questi fatui motti, mista alla consapevolezza dell'assoluta vanità dell'istante che passa.  

Non volendo ammettere che la vita è una condizione afflittiva e un affare in perdita, ecco che si rende necessario esaltarla, proiettando aspettative messianiche sugli anni a venire.

La tendenza a dire che la vita comincia sempre più in là negli anni è provocata senza dubbio dalle attese esagerate riposte nel pensionamento, che pure subisce continui posticipi per la maggior parte dei lavoratori. 

Un tempo, nel Medioevo, la gente credeva nella Salvezza e voleva conquistarsi il Paradiso. Oggi la gente crede nella pensione ed è convinta che con la fine del lavoro avrà inizio una condizione idilliaca e beata assimilabile all'immortalità.

Portiamo dunque tutto ciò alle estreme conseguenze e riveliamo senza indugio il mondo che ci attende: "LA VITA COMINCIA NELLA BARA".

Quello che Cioran chiamava "dinamismo dei cimiteri" è una condizione invidiabile! La morte non è affatto la fine della sessualità! La famosa canzoncina delle osterie, che parlava di due cadaveri putrefatti che si inculavano come matti, non è frutto di morbosa fantasia: dice il vero! 

mercoledì 30 novembre 2016


CESARE MORI - IL PREFETTO DI FERRO
(miniserie televisiva)
 

Titolo: Cesare Mori - Il prefetto di ferro
Paese: Italia
Anno: 2012
Formato: Miniserie TV
Genere: Biografico
Puntate: 2
Durata: 100 min (puntata)
Lingua originale: Italiano
Caratteristiche tecniche:
  Rapporto: 16:9
  Colore: Colore
  Audio: Sonoro
Crediti:
Regia: Gianni Lepre
Soggetto: Antonio Domenici, Pieltro Calderoni,
    Gualtiero Rosella
Sceneggiatura: Pietro Calderoni, Gualtiero Rosella,
    Nicola Ravera Rafele
Interpreti e personaggi:  
    Vincent Pérez: Cesare Mori
    Gabriella Pession: Elena Chiaramonte
    Anna Foglietta: Angelina Mori
    Adolfo Margiotta: Francesco Spanò
    Paolo Ricca: Gaetano Cuccia
    Franco Trevisi: Don Filippo Virzì
    Cosimo Cinieri: Vito Cascio Ferro
    Maurizio Donadoni: Benito Mussolini
    Antonio Serrano: Felice Di Giorgio
    Bruno Bilotta: Michele Carì
    Giovanni Visentin: Dott. Rafele
    Marco Mandarà: Saro
    Luca Bastianello: Morelli
    Giancarlo Zanetti: Prefetto
    Dario Costa: Marco Levati
    Mimmo Mancini: Cusumano
   
Giancarlo Montingelli: Segretario Prefetto
        Bologna

    Paolo Lanza: Avv. Ortoleva 
    Samantha Capitoni: Non identificata
Fotografia: Gino Sgreva
Montaggio: Carlo Fontana
Musiche: Pino Donaggio
Scenografia: Paki Meduri
Costumi: Valter Azzini
Effetti speciali: Metaphyx
Produttore: Giorgio Schöttler
Casa di produzione: Artis, Rai Fiction
Prima visione: Rete televisiva: Rai 1

Trama: 

Nei primi anni del XX secolo, Cesare Mori è commissario in Sicilia. Combatte contro la banda del brigante Carlino, riuscendo infine ad ucciderlo, anche se al prezzo della morte di uno dei suoi agenti migliori. Le indagini lo porteranno alla dimora della Baronessa Chiaramonte, una nobildonna bellissima di sangue normanno. Il Commissario si accorge che lei subisce l'influsso del perfido massaro Cuccia. Presto scopre che proprio il massaro è il vero capo della banda di Carlino. Inizia il processo contro il mafioso, ma Mori non riesce ad avere la meglio e subisce trasferimento a Bologna, dove viene in contrasto con il Fascio e fa di tutto per contenere la violenza dello squadrismo, guadagnandosi il nome di "Prefetto socialista". Quando Mussolini, colpito dall'onestà di Mori, gli propone di tornare in Sicilia a combattere la mafia, lui accetta, consigliato dalla moglie Angelina. Il suo scopo non dichiarato sarebbe quello di ritrovare il figlio adottivo, Saro, che è fuggito dopo aver saputo dal massaro Cuccia che il suo vero padre è stato ucciso proprio da Mori. Ha inizio una strenua lotta contro il suo arcinemico che gli ha strappato Saro e contro il padrino Don Virzì, coinvolto in mille e più porcherie del tutto simili a quelle che si leggono ogni giorno su ogni quotidiano d'Italia. 

Recensione:

Il protagonista che interpreta Cesare Mori se devo essere sincero l'ho trovato un po' moscio. Nell'assegnare le parti, dovrebbero anche tener conto delle peculiarità caratteriali dell'attore. Invece no, di questi tempi è una mera illusione pensare che questo sano principio del buonsenso possa essere applicato almeno per una volta. Così han dato la parte di un uomo inflessibile e risoluto a un attore che proprio non ce la fa a reggerla.

Una narrazione viziata dalle storture
dei nostri tempi 

Errori e incongruenze storiche non mancano di certo. Non si tratta tuttavia di inesattezze prive di conseguenze. Sono infatti alterazioni gravi, tanto da formare una cappa di disinformazione e di falsità che soffoca il genuino nucleo della realtà storica.

All'epoca l'aveva fatto notare Maurizio Gasparri (PdL), che ha dichiarato: "La Rai con questi contenuti viene meno alla sua funzione di servizio pubblico". Alberto Balboni e Enzo Fasano, anche loro del PdL, hanno a loro volta dichiarato: "La storia del prefetto che combatté la mafia fino al punto di sconfiggerla, caso unico nella storia d’Italia, viene piegata a caricatura di un santino con i cattivi, così cattivi, da replicare lo schema della trattativa stato-mafia tanto in voga oggi, manco avessero affidato la consulenza ad Antonio Ingroia e Massimo Ciancimino. Il regista, gli sceneggiatori e l’apparato Rai hanno volutamente annacquato in un antifascismo di maniera quella che nella memoria storica fu la prima e vera liberazione della Sicilia dalla mafia."

Pur non provando alcuna simpatia per questi politici (immagino che sia ancora un diritto), trovo che in questo caso abbiano avuto più di una ragione.

Eroico è l'intervento di Pasquale Squitieri, regista del film capolavoro del 1977: 

“Cominciamo col dire, per esempio, che Cesare Mori non ha mai adottato nessun bambino; ci sono dei falsi storici persino nelle canzoni; e non parliamo delle inesattezze e delle falsità per quanto riguarda i rapporti tra Mori e il fascismo delineati nella fiction. Io ho portato sul grande schermo il vero “prefetto di ferro”, il ritratto in onda sulla Rai è solo uno sceneggiato tv che potrebbe rifarsi anche a qualunque personaggio di fantasia autoriale. Vederla così sputtanata, una personalità straordinaria come quella di Cesare Mori, mi ha davvero disturbato.”

Ebbene sì: condivido appieno e trovo particolarmente vile e biasimevole l'aver attribuito al Prefetto di Ferro un figlio adottivo, per giunta un bambino lasciato orfano all'uccisione del padre, un brigante. Come ha detto Squitieri, Cesare Mori non ha mai adottato nessuno. Non solo: sono convinto che non l'avrebbe mai fatto. Un'altra cosa. Cesare Mori era sposato con Angelina Salvi e questo è tutto sulla sua vita privata. Non andava in giro a farsi sedurre da nobildonne civettuole. Non frequentava baronesse lascive né prostitute. La si deve smettere con questa perniciosa mania di attribuire a personaggi della prima metà del XX secolo storture moderne e postmoderne di ogni genere. In pratica, quella che si racconta nello sceneggiato è un'altra storia. Ovviamente, pochi sono i registi che rinunciano a inficiare una narrazione apportandovi modifiche ingiustificate perché la gente vuole una storia d'amore a tutti i costi, perché il pubblico vuole qualche ammorbante trovata sentimentale.

Uno pseudo-Mussolini berlusconiano 

Non userò mezzi termini. Per motivi propagandistici Mussolini è descritto come una sorta di proto-Berlusconi. Il regista mostra un'orrida compiacenza alla falsificazione storica e all'idea postmoderna, propalata dai buonisti, secondo cui ci sarebbe identità assoluta tra Partito Nazionale Fascista, mafia e ideologia berlusconiana - descritti come entità identiche e intercambiabili simili a certe particelle subatomiche dominate dalle leggi della quantistica. Sono i discorsi dementi in voga nel mondo scolastico e nei centri sociali, fucine di ignoranza dove non entra il benché minimo barlume di conoscenza e di onestà intellettuale. Il discorso del Mussolini berlusconiano al Prefetto è altamente significativo, con il suo invito a non vedere la realtà come bianca o come nera ma a comprendere i "grigi". Diamine, si potrà dire di tutto di Mussolini, ma non che fosse l'uomo dei "grigi"! Vero è che la realtà storica ci mostra la penetrazione della peste mafiosa all'interno del Partito Nazionale Fascista in Sicilia, tanto che le indagini di Mori portarono Mussolini a sciogliere il Fascio di Palermo. Il gerarca Alfredo Cucco, descritto ampiamente dal Petacco, è stato realmente processato per collusione. Vero è che Mussolini era preoccupato da questa situazione gravemente compromettente e che a un certo punto ha pensato di tenerla nascosta, richiamando Mori a Roma e di fatto neutralizzandolo. Queste cose lo stesso Squitieri le mette in evidenza. Tuttavia da questo a ritenere il Duce parte attiva nella diffusione dell'agente patogeno mafioso in Sicilia, a Roma e nel resto d'Italia, ce ne passa. Nella miniserie sembra addirittura di veder proiettare sullo stesso Mussolini l'ombra di una sua possibile iniziazione alla setta. Siamo alle solite: il presente è proiettato nel passato, il passato è forzato nelle categorie del presente. Tutto ciò genera soltanto nocivi equivoci.

L'Assedio di Gangi minimizzato

Non si può fare a meno di mettere in evidenza che il maggior successo di Cesare Mori, l'espugnazione della roccaforte mafiosa e brigantesca di Gangi, viene de facto minimizzato dalla miniserie TV. Una gloriosa pagina di Storia ridotta quasi a zero, trasformata in una retata ordinaria, tanto che il Prefetto intrepretato da Pérez arriva a dire a Spanò che l'operazione non sarebbe stata un successo, in quanto Tano Cuccia è riuscito a fuggire. Quanto grande è il contrasto con le sequenze epiche del film di Pasquale Squitieri! Ancora una volta emerge la tendenza ad addomesticare - se così si può dire - il personaggio di Mori, ad ammansirlo, a mitigarne l'inflessibilità, a ridurlo al moderno senso di garantismo. Ci si dimentica che è proprio il garantismo dilagante ad appestare la società rendendo impossibile la concreta punizione del malfattori, più tutelati ormai dei cittadini onesti. 

Rimozione dei sistemi draconiani e della tortura

Non si fa la benché minima menzione dei sistemi repressivi utilizzati da Cesare Mori, tra cui l'uso di raffinati sistemi di tortura. Giova ricordare ai lettori che l'operato del Prefetto di Ferro fu di una tale e giusta ferocia che per decenni i mafiosi fuggiti in America tramandarono nei loro conciliaboli il ricordo dei trattamenti che erano stati costretti a subire, mostrando paura anche soltanto a nominare Mori. Stomaci e genitali sono stati rovinati: lo spettatore odierno non sa che il torturatore non ha alcuna tutela della salute del torturato e della sua incolumità, così non si astiene affatto dall'apportare danni gravissimi e permanenti. Questa mancata consapevolezza è un altro segnale dello scollamento tra la realtà dei fatti e la finzione televisiva. 

Alcuni meriti della miniserie 

Nonostante ciò che ho mostrato finora, va detto che qualche merito questa miniserie l'ha pure avuto. Infatti indaga sulla vera natura dell'associazione mafiosa, cosa che in precedenza non era stata fatta. Il Prefetto di Ferro viene ad apprendere notizia sull'esistenza di una setta capace di gestire ogni cosa e di mutare la notte in giorno a suo piacimento. Viene usato proprio questo termine: "società segreta". La natura della mafia come organizzazione settaria esoterica non viene soltanto delineata in modo teorico: ne vengono mostrati alcuni esempi concreti. Questo risulta evidente nel convito mafioso che si svolge in una spettrale chiesa a notte fonda. Per improbabile caso Mori vi assiste di nascosto, senza dar segno della sua presenza. L'impianto narrativo è implausibile, ma vi sono elementi interessanti. Durante la drammatica riunione di natura massonica, accade che il notabile Ciccio Racconigi sfida il massaro Cuccia, ammesso alla congrega da poco, sputandogli addosso e ricevendo in cambio una letale coltellata nell'addome. Il massaro viene applaudito dai presenti, che si complimentano per l'uccisione ancora fresca. Di più: nel seguito, anni dopo la morte di Racconigi, viene mostrata un'iniziazione mafiosa in piena regola. Il candidato ha il capo coperto da un cappuccio e l'iniziatore, il massaro Cuccia, gli provoca un taglio al palmo della mano destra, facendo uscire abbondante sangue. Viene posto un santino sulla ferita perché sia intriso di sangue, quindi viene fatto giurare l'iniziando, informato del fatto che il tradimento sarà punito con la morte. L'iniziazione si conclude quando al giovane viene tolto il cappuccio e viene data enfasi al fatto che passa dall'Oscurità alla Luce, con conseguente ammissione e nella sua nuova famiglia. Se non vado errato, il rituale descritto da Joe Valachi è un po' diverso e più complesso. La fuoriuscita di sangue è causata da un ago in un polpastrello (di qui l'iniziato viene chiamato in siciliano "punciutu", ossia "punto"), quindi viene dato fuoco all'immagine - in genere della Madonna di Trapani - con recita della formula in cui si invoca la combustione del traditore. Anche se in forma semplificata, viene presentato questo rito massonico, con grande coraggio e questo credo che possa rimediare alle molte falsità, manipolazioni e storture presenti nella trama. Purtroppo non sembra che la massa degli spettatori abbia capito alcunché.

Gianni Lepre e la sua chiave di lettura

Questo è quanto ha dichiarato il regista a proposito della sua opera:

"Tutto ciò che ha mosso l'operato di Cesare Mori, offre il destro ad una riflessione sul potere e sulla sua gestione ma, dal mio punto di vista, soprattutto sull'ingenuità dell'ideale e sulla strumentalizzazione stessa dell'ideale. Cosa si è disposti a fare, a che compromessi si è costretti a scendere pur di raggiungere il proprio obiettivo? Mori è certo stato un acerrimo nemico della mafia, contro la quale ha sempre lottato, è sceso a patti con il fascismo per avere totale mano libera nella conduzione della sua battaglia? E quanto il fascismo e lo stesso Mussolini hanno potuto sfruttare questa spinta ideale per assecondarla ai propri obiettivi? Su questo dualismo tematico si articolano volutamente molti dei momenti di racconto della miniserie."

Ho trovato giusto riportare queste opinioni.

Nominativi fittizi e nominativi reali 

La Baronessa Chiaramonte porta un cognome reale. I Chiaramonte (o Chiaromonte) appartengono alla nobiltà dei Normanni e hanno la loro origine nei de Clermont della Piccardia. Tuttavia non risulta che una nobildonna di tale casata avesse incrociato la vita e il destino dell'eroico Prefettissimo. Questo per un ottimo motivo: i Chiaramonte furono realmente importantissimi nella storia della Sicilia... del XIV secolo. Stando alle fonti, i loro discendenti usano attualmente il cognome Cardone. Pure il sito Gens Labo mostra che il cognome Chiaramonte risulta tuttora abbastanza diffuso; più rara ma non estinta anche la variante Chiaromonte. Per il resto, il massaro Cuccia e il notabile Ciccio Racconigi appartengono alla fantasia e non hanno il benché minimo appiglio alla realtà dei fatti. Si tratta di invenzione o - se vogliamo dirla con le parole del Manzoni, di vero poetico. Cuccia è un cognome tipicamente siciliano, questo è innegabile. Non solo: il sindaco che nella miniserie è chiamato Don Filippo Virzì in realtà è ispirato alla figura del sindaco di Piana dei Greci, Francesco Cuccia, che disse a Mussolini in occasione di una sua visita: "Voscenza non ha bisogno di tutti questi sbirri, non ha niente da temere finché sarà in mia compagnia." Quindi lo sceneggiatore voleva lanciare un messaggio criptico trasferendo il cognome del sindaco al massaro Cuccia. Del Cuccia originale si parla in un articolo comparso su Repubblica nel 2003. Drammaticamente reale è Vito Cascio Ferro, che Mori fece condannare all'ergastolo per l'uccisione di Joe Petrosino. Prendiamo invece il Racconigi, che esibisce per cognome un toponimo piemonese. A quanto mi consta Racconigi è un borgo della provincia di Cuneo e non ha nulla a che fare con la Sicilia. Le probabilità che ci fosse una famiglia così chiamata e poi estinta sono comunque assai basse. Gens Labo, che non è comunque esaustivo, non fa alcuna menzione di comuni, siciliani o di altre regioni, in cui sia documentato almeno un Racconigi. Qual è la necessità di queste bizzarrie? Ragazzi, ricordatevelo sempre: la filologia è un'arma potentissima e in grado di demolire i castelli della menzogna e di lacerare le coltri della disinformazione! Non va preso alla leggera il suo potere penetrante. 

Il farinaccista e il pivello  

Il farinaccista Alfredo Cucco viene sostituito da Marco Levati, che pare proprio un pivello giunto dal Settentrione e completamente estraneo alla realtà siciliana, piovuto dal cielo come un masso erratico e messo lì proprio perché il contesto gli è del tutto alieno. I motivi della sostituzione sono gli stessi già analizzati nella recensione del film di Squitieri del '77 e sono facilmente comprensibili. Non sembra in ogni caso che Lepre compia una scelta assennata e congruente con i fatti realmente accaduti: Cucco un Levati se lo sarebbe mangiato a colazione. Quindi il quadro dei rapporti tra Cesare Mori e il PNF in Sicilia risulta sostanzialmente distorto.

Un pericoloso fraintendimento

Un'errata lettura che dovrebbe saltare agli occhi riguarda il traffico di stupefacenti. I padrini all'inizio si oppongono alla proposta fatta da elementi italo-americani, che vorrebbero smerciare eroina, ma il demoniaco massaro Cuccia li convince a imbarcarsi nell'impresa, perché porterebbe molti "pìccioli". Questo copione porta avanti il mito della "mafia d'onore" o "tradizionale", autoctona e sostanzialmente "buona", opposta alla "mafia del disonore" o "innovativa", italo-americana e "cattiva", "pervertitrice". In realtà una simile contrapposizione non sussiste. La setta mafiosa non ha mai mostrato scrupolo alcuno a inserirsi dovunque vedesse la benché minima occasione di guadagno. Certamente posticcia è l'ostentata avversione della società segreta al traffico di stupefacenti, che sarebbe emersa in alcune occasioni per motivi contingenti.

Reazioni nel Web

Le poche recensioni reperibili sembrano per la verità piuttosto piatte e insignificanti, riducendosi a conti fatti a descrizioni della trama. A quanto pare la redazione del Fuffington Post ha levato alti lai per il fatto che quando la seconda puntata della miniserie TV è stata trasmessa, un programma con Gad Lerner ha registrato scarso indice d'ascolto. Ancora oggi si trova traccia dell'accaduto negli antri del Web.

Più coloriti alcuni commenti. Questo scrive Kollett (il singolare uso degli spazi è suo):

"Commento la fiction televisiva sul prefetto Mori: Ricostruzione becera,inesatta, di una noia mortale!ma,certamente è una libera ricostruzone e se anche fosse così,avete offeso l'intelligenza degli italiani,questo è rivolto al produttore e al regista! Voto:2"

Questo scrive Taninus:   

"Sono uno storico e la fiction mi ha lasciato perplesso sulle troppe libertà che si sono presi nell’inventare alcuni particolari. Mi è para più un western che una vera storia di polizia. Tuttavia, proprio da studioso della materia, dico che queste fiction fanno solo bene. Mori è presentato nella sua vera essenza, un uomo ligio al dovere, onesto verso lo Stato, il popolo e la propria famiglia. Ha dimostrato che il sacrificio personale è l’unico modo per cambiare, anche poco, un sistema potente." 

Che dire? Da uno storico di professione mi sarei aspettato più senso critico. C'è poi un commento di un utente anglosassone, certo Emuir-1, segno che la fama del Prefetto ha superato i confini dell'Italia: 

"Maybe George W. Bush should have studied history a little better before invading Afghanistan. In the 1920's Cesare Mori was appointed Police Prefect and charged with getting rid of the deeply entrenched Mafia in Sicily. When the people of a town under the thumb of the local Mafia refused to talk (including the local priest who was in with the mob) he set up road blocks and cut off the water and food supply to the town until they cooperated. Told that women and children were starving and going thirsty, he replied that that was the idea. They knew what they could do - as soon as they started talking they could eat. His tactics worked and eventually, he was able to arrest hundreds if not thousands of Mafioso. He almost smashed the Mafia but became too successful and began treading on the wrong toes, fingering high officials and politicians, so Mussolini appointed him Senator and relocated him to Rome."

Più un riassunto dei fatti storici che della miniserie di Gianni Lepre, in ogni caso è di un certo interesse.