domenica 5 febbraio 2017

LONGOBARDO RICOSTRUITO: UNA FORMULA PER GUARIRE UN CAVALLO PARALIZZATO

Testo in longobardo (ricostruito):

AD EQUUM ERRAHIT
MAN GENG APTER GUECHE,
ZAUH SIN ROS IN ANDON
THAU PIGAHINDA IMO MIN TROCTIN
MIT SINERU ARINGARECTI
"GUES, MAN, GANGISTU?
ZO GUIO NI RIDISTU?" 
"GUAZ MACH IH RIDAN?
MIN ROS IST ERRAHIT" 
"NU ZIUH IZ THA PI FERU,
THU RUNO IMO IN THAZ AURA,
TRID IZ AN THEN ZESUON FOZ:
SUA GUIRD IMO THES ERRAHIDON POZ."
PATER NOSTER, ET TERGE CRURA EIUS ET PEDES, DICENS "ALSUA SCAIRO GUERDE THISEMO -
CUIUSCUMQUE COLORIS SIT, RAUD, SUARZ, PLANCH, FALO, GRISIL, FAI - ROSSE THES ERRAHIDON POZ,
SAMO THEMO GOD THA SELPO POZIDA.  

Trascrizione fonologica (semplificata):

/ad 'ekwum er'ra:hit
'man 'ge:ng apter 'gwɛxe
'tsauχ si:n 'rɔs in 'andon
θau pi'gaxinda imo mi:n 'trɔkti:n
mit 'si:neru 'a:ringarekti
"gwɛs 'man 'gangistu?
tso: 'gwio ni 'ri:distu?" 

"gwats 'max iç 'ri:dan? 
mi:n 'rɛs ist er'ra:hit."
"nu 'tsiuxits pi 'fe:ru
θu: 'ru:no imo in θats 'aura
'tridits an 'tsɛswon 'fo:ts 
swa: 'gwird imo θɛs er'ra:hidon 'po:ts."  
'pater 'noster et 'terje 'krura 'ejus et 'pedes 'ditsens
'alswa: 'skairo 'gwɛrde 'θisemo kujus'kumkwe ko'loris 'sit
'raud, 'swarts, 'plankh, 'falo, 'gri:sil, 'fai - 'rɔsse θɛs er'ra:hidon 'po:ts
'samo 'θɛmo 'gɔd θa: 'sɛlpo 'po:tsida/
 

Data la complessità del problema delle pronunce locali del latino ecclesiastico prima della Riforma Carolingia, utilizziamo per le parole latine una pronuncia affine a quella ecclesiastica italica, ma con qualche differenza (es. /ts/ anziché /tʃ/; /j/ anziché /dʒ/), cosa che del resto pare molto vicina alla realtà nel contesto del Regno dei Longobardi. Nella trascrizione fonologica delle parole latine non ho distinto /e/, /o/ da /ɛ/, /ɔ/.

Traduzione: 

Per il cavallo paralizzato.
Un uomo andava per la strada, conduceva il suo cavallo con le mani.
Allora il mio Signore lo incontrò, con la sua carità: “Uomo, perché vai a piedi e non cavalchi?”.
“Come faccio a cavalcare? Il mio cavallo è paralizzato”.
“Orsù, tiralo là da una parte, sussurragli nell’orecchio, dagli una pedata al piede destro. Così gli guarisce la paralisi.”
[Di’ un] Padre nostro e strofina la sua zampa e il suo piede dicendo: “Questo cavallo - di qualunque colore sia, rosso, nero, bianco, fulvo, grigio, maculato - guarisca così velocemente dalla paralisi come Dio guarì quello stesso!
 

Testo di partenza in antico alto tedesco tardo (alemannico, XII sec.):

Ad equum erręhet
Man gieng after wege,
zoh sin ros in handon.
do begagenda imo min trohtin
mit sinero arngrihte.
“wes, man, gestu?
zu neridestu?”
“waz* mag ih rîten?
min ros ist erręhet.”
“nu ziuhez da bi fiere,
tu rune imo in daz ora,
drit ez an den cesewen fuoz:
so wirt imo des erręheten bůz”.
Pater noster. et terge crura eius et pedes, dicens “also sciero
werde disemo -cuiuscumque coloris sit, rot, suarz, blanc ualo,
grisel, feh - rosse des erręheten buoz, samo demo got da selbo
bůzta”.

Per maggiori informazioni cfr. Eleonora Cianci, Incantesimi e benedizioni nella letteratura tedesca medievale (IX-XIII sec.), Kümmerle Verlag, Göppingen, 2004. 
*La Cianci riporta was, che deve essere un refuso per waz, come provato dalla logica e dalle altre pubblicazioni del testo nel Web.

Commenti:

Il contesto presenta elementi cristiani, ma il Signore che l'uomo incontra è senza dubbio Wotan, detto in longobardo Godan (varianti Guodan e Odan, cfr. Meyer) e mai davvero obliato, dato che ancora ai tempi del Re Carlo persistevano resti cospicui del suo culto. Il sincretismo era cosa comunissima di cui non dobbiamo stupirci. 

A.a.t. errehet "paralizzato" è una parola di incerta origine, attestata anche come irreiht e simile al francone renano gerâys "della paralisi" (gen.). La radice si trova anche nella parola ræhe "rigidità degli arti del cavallo". Da questi dati è facile ricostruire la forma longobarda, pur permanendo oscura la provenienza ultima della radice (con ogni probabilità preindoeuropea).

A.a.t. fiere "lato", più anticamente fiara, fēra, corrisponde al gotico fera "paese, provincia". In longobardo si trova questa radice nel nome femminile Ferlinda "Tiglio della Provincia", "Scudo della Provincia". Il vocalismo prova che si deve trattare di un prestito dal gotico, giunto in longobardo e quindi in tutto l'antico alto tedesco. 

A.a.t. rune "sussurra" (imperativo). Nel longobardo ricostruito il verbo "sussurrare" ha le varianti RUNON /'ru:no:n/ (a.a.t. rūnōn) e RUNIAN /'ru:njan/ (a.a.t. rūnen).

A.a.t. sciero "rapidamente", con le varianti skiaro, skioro, è una forma avverbiale derivata dall'aggettivo skieri, skēri. La forma più antica, skēri, è glossata come "sagax, acer ad investigandum" e proviene da una precedente forma con dittongo /ei/ < /ai/. Per influenza di skiri "puro" (cfr. got. skeirs /ski:rs/), si sono prodotte le forme alterate skiari, skieri. Nel longobardo ricostruito abbiamo così SCARI /'ska:ri/ (m.), SCAIRA (f.), SCAIRO (avv.).

A.a.t. blanc, blank, blanch "bianco" (lett. "lucente"), della stessa radice che ha tra l'altro dato l'italiano bianco. Il vocabolo è giunto nella Penisola già con i Goti ed è attestato nell'antroponimo maschile Blanca, con il suffisso -a della flessione debole maschile di origine gotica (passato anche in longobardo in alcune forme). Si noterà che i romanisti scrivono il germanico *blank con l'asterisco, come se fosse una forma non attestata. Ebbene, stupirà constatare che non è affatto così. Troviamo lo stesso vocabolo, oggi più diffuso nelle lingue romanze che in quelle germaniche, anche nell'antico inglese blanc "bianco" e blanca "stallone bianco" (m.).

A.a.t. grisel "grigio". La radice è ben attestata in Germania ed è sopravvissuta nel tedesco moderno greis, con regolare dittongazione. Si noti l'estensione -il, che tra l'altro è comunissima in longobardo e che spesso si trova in formanti antroponimici. Il termine era comune alla lingua dei Franchi col senso di "cavallo grigio" e di "uomo dai capelli grigi", donde è passato all'antico francese grisel, dando infine l'inglese grizzle, grizzled

Presenza di longobardismi
nel testo alemannico

Cosa che finora sembra essere sfuggita agli studiosi, troviamo nel testo del XII secolo due forme che hanno tratti fonetici longobardi e che si oppongono alle caratteristiche native dei dialetti dell'area alto tedesca antica e media. Questi elementi devono essere stati ereditati da un'epoca precedente e testimoniano l'influenza della lingua longobarda oltre le Alpi.

1) A.a.t. trohtin "Signore" anziché truhtīn. Questa variante, che si trova anche in numerosi altri testi, ha una -o- nonostante la vocale del suffisso sia una -i-. Le vocali aperte toniche /ɛ/ e /ɔ/ anziché /i/ e /u/ davanti alle consonanti /χ/ e /r/ sono una caratteristica tipica del gotico che ha influenzato il longobardo, pur con diverse eccezioni. 
2) A.a.t. arngrihte presenta un elemento arn- con una fonetica diversa dalla forma êragrêhti "carità, misericordia" attestata altrove. Ad esempio, nel Ludwigslied o Rithmus Teutonicus (francone renano, IX sec.) si legge Gihalde inan truhtin bi sinan ergrehtin. Questo arn- deriva da una forma *arin- /a:rin-/ < *airin- /airin-/, il cui dittongo si è semplificato per via della -i- seguente, cosa che accade solo in longobardo. Invece a.a.t. ergrehtin e simili hanno er- /e:r-/ da *air-.

Un video nel Web

Ho trovato su Youtube un video con la formula in antico alto tedesco tardo, postato da un certo Mister Wanna Calculate. La pronuncia non mi pare buona ed è troppo viziata dalle abitudini fonetiche del lettore, nativo dell'odierna Germania. Non mancano gli errori. Sentir pronunciare sciero come "sziro" /'stsi:ro/ anziché come "schìero" /'skiero/ mi ha fatto sobbalzare. Nonostante la traduzione indicata sia corretta, la pronuncia adottata è quella ecclesiastica del latino in uso in Germania! Un altra critica che rivolgo al webmaster è la totale assenza di pathos nel recitare la formula: la legge come se fosse un elenco della spesa. Questi Germani moderni sono così anemici, potesse tornar loro un po' dell'antico carattere sanguigno!  

mercoledì 1 febbraio 2017

LONGOBARDO RICOSTRUITO: IL PADRE NOSTRO (CONFESSIONE ARIANA)

Testo in longobardo (ricostruito):

FADER UNSER THU PIST IN IMILE
GUIHI NAMON THINAN
QUEME RISSI THIN
GUERDE GUILIO THIN
SUA IN IMILE, SUASO IN ERDU
PRAUD UNSER TACHELIH CHIP UNS IUTAGU
OBLAZ UNS SCULDI UNSERO SUA GUIR OBLAZEN UNSEREN SCULDIHEN
ANDI NI UNS FERLAID IN CHORUNCA
UZZAR LAUSI UNS FRAM UBILE
THAZ THIN IST CUNINGRISSI ANDI MACT ANDI ULDOR IN EUON. 

Trascrizione fonologica (semplificata):

/'fader 'unser θu: 'pist in 'imile
'gwi:hi 'namo 'θi:nan 
'khwɛme 'ri:ʃʃi 'θi:n
'gwɛrde 'gwiljo θi:n
'swa: in 'imile 'swaso in 'ɛrdu
'praud 'unse:r 'taxeli:ç 'kip uns 'iutagu
ob'la:ts uns 'skuldi 'unsero 'swa: gwir ob'la:tse:n 'unsere:n 'skuldi:xe:n
andi ni uns fer'laid in 'khɔrunka 
'u:tstsar 'lausi uns fram 'ubile
θats 'θi:n ist 'khuningri:ʃʃi andi 'makt andi 'uldor in 'e:wo:n/ 

Traduzione: 

Padre nostro che sei in cielo,
sia santificato il tuo nome,
sia fatta la tua volontà, 
come in cielo così anche sulla terra.
Il nostro pane quotidiano dacci oggi e perdona a noi il nostro debito
come noi lo perdoniamo ai nostri debitori
e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal Maligno,
perché tuo è il regno, la potenza e la gloria nel secoli.

Testo di partenza in antico alto tedesco (alemannico, VIII sec.):

Fater unser, thu bist in himile
uuihi namun dinan
qhueme rihhi diin
uuerde uuillo diin,
so in himile, sosa in erdu
prooth unseer emezzihic kip uns hiutu
oblaz uns sculdi unsero
so uuir oblazem uns skuldikem
enti ni unsih firleit in khorunka
uzzer losi unsih fona ubile

Commenti:

THU PIST IN IMILE: è possibile anche la variante THU PIST IN IMILON, in cui la parola IMIL "cielo" è al dativo plurale. Sia il singolare che il plurale sono ben attestati nella letteratura in a.a.t.

La forma a.a.t. emezzihic (varianti emezzigaz, emizzīgaz) traduce il latino assiduus, nel senso di "costante, continuo, ininterrotto". Si trova in molte versioni del Padre Nostro, tuttavia ho scelto la forma TACHELIH "quotidiano" (cfr. tagalīhhaz nella versione di Taziano). Il longobardo ricostruito corrispondente alla forma a.a.t. è AMAZZIH /'amatstsi:ç/, senza Umlaut. 

La forma a.a.t. khorunka "tentazione" ha la variante costunga e deriva dal verbo kiosan "scegliere". Significava all'inizio qualcosa come "occasione di scelta". Si noti che anche in anglosassone si usava costnung "tentazione", segno che questa scelta lessicale è anteriore alla divisione delle lingue degli Ingaevones da quelle degli Herminones e degli Istaevones: non si tratta di un calco.

Abbiamo FRAM anziché a.a.t. fona. Si noti che fram è forma arcaica ben documentata nelle fasi più precoci dell'antico alto tedesco, poi sostituita da fona.  

Il Padre Nostro della confessione ariana aveva la dossologia finale che manca nella preghiera cattolica. Per ottenere quest'ultima è sufficiente non pronunciare tale dossologia: le restanti parole sono identiche. Questa è la dossologia in gotico di Wulfila:

unte þeina ist þiudangardi jah mahts jah wulthus in aiwins.

Mentre in gotico abbiamo þiudans "re", che è una parola del lessico comune, in antico alto tedesco esiteva il termine raro e dotto thiodan, come in anglosassone þēoden. Di queste forme però non sono attestati derivati. Così anche nel longobardo ricostruito abbiamo THEUDAN "re", vocabolo poetico senza derivati. Per questo motivo anziché ricostruire una forma come il gotico þiudangardi abbiamo scelto la parola CUNINGRISSI

In antico alto tedesco abbiamo in êwôm, zi êwôm "in eterno, nei secoli" , un po' diverso dal gotico in aiwins /in 'ɛ:wins/, formato con un accusativo anziché con un dativo. Si noterà che in longobardo la forma presenta una vocale anziché l'atteso dittongo perché si tratta di un prestito dal gotico, proprio come in EUA /'e:wa/ "legge immutabile" (vocabolo attestato come ewa in vari codici, anche in riferimento ai Longobardi, cfr. Princi Braccini, Lindenbrog) e nei nomi propri EOIN /'e:wi:n/ "Eterno", EONAND /'e:onand/ "Audace della Legge", EOARD /'e:oward/ "Guardiano della Legge" (attestato come Eoardus) e EOLPH /'e:olf/ "Lupo della Legge" (attestato come Eolphus). La forma longobarda genuina per dire "sempre" è invece ricostruita come ai (variante ei), donde ni ai "mai" (variante ni ei).

sabato 28 gennaio 2017


PASSENGERS

Titolo originale: Passengers
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2016
Durata: 116 min
Colore: Colore
Audio: Sonoro
Rapporto: 2.35: 1
Genere: Fantascienza, avventura, drammatico,
    sentimentale
Regia: Morten Tyldum
Sceneggiatura: Jon Spaihts
Produttore: Stephen Hamel, Michael Maher, Ori
    Marmur, Neal H. Moritz
Produttore esecutivo: David Householter, Ben
    Browning, Jon Spaihts, Lynwood Spinks, Bruce
    Berman, Greg Basser, Ben Waibren
Casa di produzione: LStar Capital, Village
     Roadshow Pictures, Original Film, Company
     Films, Start Motion Pictures, Columbia Pictures
Distribuzione (Italia): Warner Bros.
Fotografia: Rodrigo Prieto
Montaggio: Maryann Brandon
Effetti speciali: Daniel Sudick, Erik Nordby, Digital
     Domain, Moving Picture Company, The Senate
     Visual Effects
Musiche: Thomas Newman
Scenografia: Guy Hendrix Dyas
Costumi: Jany Temime
Trucco: Vivian Baker, Amanda Bianchi, Gigi
     Collins, GigiEvelyne Noraz
Interpreti e personaggi    
    Jennifer Lawrence: Aurora Lane
    Chris Pratt: Jim Preston
    Michael Sheen: Arthur
    Laurence Fishburne: Gus Mancuso
    Andy Garcia: capitano Norris
Doppiatori originali    
   Emma Clarke: Astronave Avalon
Doppiatori italiani    
    Gemma Donati: Aurora Lane
    Marco Vivio: Jim Preston
    Oreste Baldini: Arthur
    Massimo Corvo: Gus Mancuso
    Francesca Fiorentini: Astronave Avalon
    Luca Ward: Voce dell'Osservatorio

Trama:
Avalon è il nome di una nave interstellare che ha il compito di trasportare un carico di cinquemila coloni terrestri sul pianeta extrasolare noto come Homestead II, che dovrà essere opportunamente terraformato e coltivato. Date le immense distanze tra i sistemi stellari, i membri dell'equipaggio della nave e i pionieri destinati al nuovo mondo hanno subìto ibernazione e giacciono immobili in tombe criogeniche. Tutto sembra filare liscio per molti anni. A un certo punto si produce un evento inatteso che ha conseguenze non evidenti nell'immediato. Un minuscolo meteorite colpisce Avalon, sfuggendo ai sistemi di controllo, bucando lo scafo e causando tra le altre cose il risveglio di un colono, Jim Preston. Questi si accorge ben presto di essere stato scongelato con ben novant'anni di anticipo. Non c'è nulla che possa fare: i suoi tentativi di comunicare con la Terra risultano vani, dato che i segnali non possono viaggiare a velocità maggiore di quella della luce. Gli resta una vita da passare nella più completa solitudine, con ben poche distrazioni. Tra questi diversivi c'è un barista robotico, Arthur, che gli serve da bere e ascolta le sue lamentele. A un certo punto, osservando le persone in ibernazione nelle capsule, Jim nota una donna bionda e bellissima che lo colpisce. Si informa su di lei e viene a sapere il suo nome: Aurora Lane. Per lui è l'inizio di un'ossessione e si fa sempre più strada nel suo cranio l'idea di scongelarla. Questo lenirebbe molto la sua tremenda solitudine. Non solo: Jim sa bene che in una simile situazione si attiverebbe nella donna una pulsione sessuale fortissima, perché il genoma di lei spingerebbe per ottenere la prosecuzione della Specie con ogni mezzo. Dopo aver respinto la tentazione per mesi a causa di un dilemma morale insopprimibile, alla fine l'uomo cede e avvia il processo di risveglio della sua amata. Il problema è che aveva parlato ampiamente di questi tarli etici assillanti con l'androide barista, facendogli promettere di non parlarne per nessuna ragione con la donna. Il punto è che la logica di un robot non è quella di un essere in carne ed ossa: più che di Intelligenza Artificiale si dovrebbe parlare di Idiozia Artificiale. In seguito la confidenza avrà gravi conseguenze. Dopo un periodo in cui tutto sembra andare a gonfie vele, accade infatti che il barista cibernetico interpreta male una frase di Jim e rivela ad Aurora ogni dettaglio sul suo risveglio. La donna passa dall'amore e dalla passione sessuale per il suo corteggiatore a un odio violento, tanto che i due vivono a lungo nella nave evitandosi con cura, arrivando persino a usare il bar a giorni alterni per non correre il rischio di incontrarsi. A un certo punto accade qualcosa di strano. Si verificano inquietanti blackout e si ha il risveglio del tutto inatteso di un membro dell'equipaggio, Gus Mancuso, un bizzarro afroamericano dal cognome italiano, che svolge il compito di tecnico manutentore. È l'inizio di un incubo. Di fronte alla situazione critica, Aurora decide di porre fine alla sua ostilità verso Jim e di collaborare, anche perché altrimenti sarebbe impossibile evitare il disastro incombente. Dopo mille peripezie, scongiurato il pericolo e nuovamente soli dopo la morte di Gus, la fiamma di Eros si riaccende di nuovo. Si tratta del classico "e tutti vissero felici e contenti", anche se in una condizione di solitudine a due su un veicolo spaziale immerso nella tenebra cosmica.

Recensione:  
Una girandola di odio-amore declinata all'insegna dell'isterismo. I flussi ormonali sono palpabili. A un certo punto la prolattina prevale sull'adrenalina e la donna passa dall'avversione per l'uomo che le avrebbe "distrutto la vita" al cosiddetto amore, ossia a uno stato di mero calore sessuale. Quante volte abbiamo visto cose simili nella realtà? In un rapporto di coppia è possibile passare da un estremo all'altro dello spettro emotivo con facilità estrema. Una donna che oggi accarezza i testicoli a un uomo, dicendogli di volerlo bere, domani può odiarlo al punto di volergli piantargli un piolo nel cranio. Una donna che oggi è corrosa dal risentimento nei confronti di un uomo, domani può desiderare di infilargli la lingua tra le natiche. Il mutamento può avvenire nell'arco di pochi attimi e spesso anche senza alcun motivo logico. Ecco, Passengers ci ricorda tutto questo fino allo sfinimento, cercando addirittura di farme l'apologia. A tratti futile, a tratti intollerabile, questo film uterino e mestruale presenta ben poche sequenze interessanti, nonostante si basi su materiale inedito, al punto che Forbes lo ha definito "il più grande live-action originale visto nel 2016"

Non mancano le trovate assolutamente inverosimili. Viaggiare su una nave che procede a velocità relativistica e pensare di poter fare surf nello spazio, assicurati allo scafo da un semplice cavo d'acciaio, è senza il minimo dubbio follia bella e buona. Galleggiare in tuta spaziale proprio nei pressi dello scarico di un reattore a fusione, beccandosi in pieno un flusso di plasma a milioni di gradi centigradi e credere di non finire annientati, è pure un'assurdità marchiana. A un certo punto il protagonista muore, eppure non si tratta di morte definitiva. Esiste infatti nell'infermeria di Avalon un kit di resurrezione, ossia una macchina in grado di rianimare con estrema facilità i cadaveri freschi. Così Aurora avvia la procedura premendo alcuni tasti e avviene il miracolo: l'estinto Jim torna a respirare. È ancora poco dire che pare una trovata del tutto inconsistente, dato che siamo in pieno campo dell'esilarante. Una simile violazione delle stesse leggi su cui si fonda l'esistenza biologica è tra l'altro sbrigativa e raffazzonata, come se servisse unicamente a far continuare la storia d'amore della coppietta. Certo, la Scienza sta per raggiungere un risultato tanto strabiliante nel campo della resurrezione, peccato che funzionerà soltanto sui topi! Evidentemente chi ha concepito la trama aveva proprio esaurito le idee.  

Il finale è semplicemente patetico e meritevole di scherno. Quando i passeggeri ibernati si risvegliano e scoprono che l'interno dell'astronave è diventato un gran bosco, ci si aspetta che da un momento all'altro saltino fuori i Puffi! Gli ideatori hanno pensato di non far concepire figli alla coppia, forse temendo gli sviluppi tutt'altro che idilliaci di una simile scelta. Se Jim e Aurora avessero procreato una progenie, questa sarebbe giunta a commettere incesto e un gran numero di mostruosi atti sanguinari, tanto che su Homestead II sarebbe giunto soltanto un anziano sopravvissuto dal volto imbrattato di coaguli di sangue ormai nero. Inutile dire che gli ibernati sarebbero stati scongelati uno dopo l'altro e sarebbero finiti uccisi, macellati e divorati. Proprio il risultato che otterrà quel malfattore demoniaco che è Elon Musk nel suo tentativo di colonizzare Marte. I pionieri, costretti a vivere in cubicoli nel sottosuolo del Pianeta Rosso e a cibarsi dei loro escrementi, arriveranno in breve allo stupro, all'incesto, al massacro e al cannibalismo! Se ci fosse stato il coraggio di mostrare queste conseguenze del dissennato agire umano in un ambiente in cui non c'è legge che valga, allora sì che avremmo visto un film davvero interessante e utile! 

Etimologia di Avalon

L'unica cosa che davvero mi ha fatto piacere nel vedere Passengers è stata l'occasione di riflettere sull'etimologia di Avalon. Si tratta di un nome antico, nonostante sia attestato per la prima volta nella Historia Regum Britanniae di Goffredo di Monmouth. Descritta nel ciclo di Artù come un'isola, Avalon rimanda al mitico Paese dell'Immortalità della mitologia celtica. Tradizionalmente si interpreta il toponimo come "Paese delle Mele". Infatti in gallese afal /'aval/ "mela" < *aballus. Nel Glossario di Vienne, che riporta parole neogalliche ancora in uso in certe regioni selvose del Massiccio Centrale all'epoca dei Franchi, si riporta la voce avallo, glossata "poma". Le protoforma è *aballoves /'aballowes/, plurale di *aballus. Tuttavia l'attestazione del dio Anvalonnacos in un'iscrizione in gallico trovata ad Autun (Augustodunum), rende malferma questa etimologia di Avalon. Questo Anvalonnacos è attestato al dativo come Anvalonnacu. La sua pronuncia è ricostruibile come /anwa'lonna:kos/, e il suo significato deve essere "(dio) di *Anvalonna". È evidente che questo *Anvalonna è proprio il nome gallico di Avalon - il suffisso di derivazione -aco- /-a:ko-/ è estremanente produttivo ed è passato in un imenso numero di toponimi terminanti in -acum. Si vede che il teonimo in questione è del tutto privo di correlazione con il nome celtico della mela. Quindi siamo di fronte a una paretimologia o etimologia popolare. Queste formazioni, ben poco studiate finora, rimandano a un teonimo originale *Anvallos /'anwallos/, attestato come Anvallus in grafica latina in due iscrizioni, trovate sempre ad Autun. Interpreto il nome divino in questione come "Signore dell'Oltretomba", dalla radice -*wal- "dominare, regnare" e dal prefisso an- simile a quello che troviamo nel nome gallese degli Inferi, Annw(f)n (variante Annwyn), derivato da *An(de)-dumnon, alla lettera "Altro Mondo". La forma gallica attestata in una tavoletta di defissione è antumnos (di genere maschile anziché neutro), in cui la consonante sorda è stata prodotta da un diverso esito della semplificazione della protoforma.

giovedì 26 gennaio 2017


ROGUE ONE

Titolo originale: Rogue One: A Star Wars Story
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2016
Durata: 133 minuti 
Colore: colore
Audio: sonoro
Rapporto: 2.35:1
Genere: Fantascienza, azione
Regia: Gareth Edwards
Soggetto: John Knoll, Gary Whitta
Sceneggiatura: Chris Weitz, Tony Gilroy
Produttore: Kathleen Kennedy, Allison Shearmur,
    Simon Emanuel
Produttore esecutivo: John Knoll, Jason D.
    McGatlin
Casa di produzione: Lucasfilm
Distribuzione (Italia): Walt Disney Studios Motion
    Pictures
Fotografia: Greig Fraser
Montaggio: Jabez Olssen, John Gilroy, Colin
    Goudie
Effetti speciali: Neil Corbould, John Knoll
Musiche: Michael Giacchino
Scenografia: Doug Chiang, Neil Lamont
Interpreti e personaggi   
    Felicity Jones: Jyn Erso
    Diego Luna: Cassian Andor
    Ben Mendelsohn: Orson Krennic
    Donnie Yen: Chirrut Îmwe
    Mads Mikkelsen: Galen Erso
    Alan Tudyk: K-2SO
    Riz Ahmed: Bodhi Rook
    Jiang Wen: Baze Malbus
    Forest Whitaker: Saw Gerrera
Doppiatori italiani   
    Valentina Favazza: Jyn Erso
    Francesco Venditti: Cassian Andor
    Stefano Benassi: Orson Krennic
    Enrico Pallini: Chirrut Îmwe
    Davide Marzi: Galen Erso
    Christian Iansante: K-2SO
    Emiliano Coltorti: Bodhi Rook
    Dario Oppido: Baze Malbus
    Roberto Stocchi: Saw Gerrera 

Trama:
Siamo in un'epoca che precede di poco i fatti del primo Guerre Stellari, l'Episodio IV. Galen Erso è uno scienziato che,
dopo aver collaborato per anni con l'Impero Galattico, si è ritirato su Lah'mu, un umido pianeta sperduto e situato come tanti altri nel famigerato ano della Galassia. Vive isolato in quella desolazione nebbiosa assieme alla moglie Lyra e alla figlia Jyn Erso, facendo l'agricoltore. L'Impero riesce comunque a localizzarlo. Accade così che un giorno l'esule riceve la visita del Direttore Imperiale Orson Krennic e dei suoi uomini, che lo vogliono per completare la progettazione della Morte Nera. Dopo qualche tentativo di convincere Galen Erso con le buone a seguirlo, Krennic passa alle maniere forti. Lo scienziato viene catturato, sua moglie finisce uccisa in uno scontro a fuoco, mentre Jyn riesce a fuggire. La bambina si nasconde in una buca, da cui viene tratta dal ribelle Saw Gerrera. Dopo quindici anni, Galen convince il pilota imperiale rinnegato Bodhi Rook a raggiungere l'Alleanza Ribelle e a consegnare un messaggio per rendere nota l'esistenza della nuova arma di distruzione planetaria. Qualcosa va storto e il messaggero cade nelle mani della fazione estremista capeggiata da Gerrera. Jyn langue in un campo di prigionia imperiale su un pianeta fangoso. I ribelli la fanno evadere per cercare di risalire a Galen Erso e ucciderlo, impedendogli di portare a termine la costruzione della Morte Nera. Assieme al droide K-2SO e all'ufficiale ribelle Cassian, la ragazza raggiunge il pianeta desertico Jedha, quasi una copia di Tatooine, per incontrare Gerrera. Questi le mostra il messaggio avuto da Rook. Nello scritto il progettista rivela di aver messo scientemente un punto debole nella Morte Nera in modo tale da renderne possibile l'annientamento (curiosamente l'errore lo si ritroverà tal quale nella seconda Morte Nera e nella stazione Starkiller). Nel frattempo il Governatore Tarkin si mostra scettico riguardo a questo progetto, così Krennic per convincerlo sperimenta la potenza di fuoco della Morte Nera sulla città di Jedha City, distruggendola. Si scatena l'inferno e Gerrera rimane ucciso in un crollo. Rook, Jyn e il monaco cieco Chirrut Îmwe fuggono sul pianeta Eadu, dove Galen è costretto a servire in un centro di ricerca dell'Impero. Mentre lo scienziato rivela al Direttore Krennic di aver tradito l'Impero, provocando la rappresaglia, i ribelli assaltano il centro di ricerca. Galen Erso rimane ucciso. Jyn sa che i file del progetto della More Nera si trovano nell'immenso database imperiale sul pianeta Scarif, così spinge affinché l'Alleanza Ribelle organizzi una spedizione per sottrarli. La maggior parte del comando dell'Alleanza respinge la proposta sia perché ritiene che la ragazza parli senza prove concrete, sia perché si cagano tutti in mano per la paura alla sola idea di una simile impresa. A questo punto Jyn Erso decide di raccogliere un gruppo di volontari e di compiere ugualmente l'impresa, eludendo la sorveglianza. Ecco che nasce il nome in codice Rogue One, che designa il gruppo clandestino. Su Scarif inizia l'operazione. Jyn, Cassian e K-2SO riescono a infiltrarsi e a sottrarre i piani, coperti dai ribelli che compiono azioni d'attacco per sviare l'attenzione delle truppe imperiali. Quando l'Alleanza Ribelle viene a sapere cosa sta accadendo, coloro che si erano mostrati codardi serrano le chiappe spingendosi dentro gli stronzi: ripreso coraggio decidono di andare su Scarif ad aiutare Jyn e i suoi. Il Grand Moff Tarkin perde la pazienza e ordina di raggiungere Scarif con la Morte Nera, allo scopo di annientare il centro informatico del pianeta. Jyn e i suoi moriranno come martiri, riuscendo però a inviare i piani della Morte Nera alla nave di comando dell'Alleanza Ribelle. Darth Vader a questo punto guida una spedizione per assaltare la nave che ha captato i piani. Tuttavia questi vengono trasmessi alla Principessa Leia Organa, il cui volto si dipinge di gioia, ignara del fatto che il Signore Nero dei Sith è già sulle sue tracce.

Recensione:  
Un film decisamente migliore di Star Wars: Il Risveglio della Forza, nonostante tutti i suoi limiti. Tecnicamente è uno spin-off, inteso come primo film della serie Anthology, formata da una serie di episodi tra loro indipendenti e ambientati in vari periodi dell'arco temporale della Storia Galattica descritto dalla Saga di Guerre Stellari. Non mi dispiace affatto, nonostante la mia mente forse troppo critica non esiti a riscontrarvi numerose imperfezioni.

Etimologia di Jedha

Anche se il nome Jedha rimanda chiaramente per assonanza alla città saudita di Jedda - ed è possibile che il toponimo mediorientale l'abbia davvero ispirato - è chiaro che la sua origine deve essere la stessa radice del termine Jedi. Possiamo pensare che significhi "Luogo dei Jedi". Sulla capitale del pianeta si trovava infatti un grande tempio della setta Jedi degli Whill, rinomato a livello galattico e ritenuto di capitale importanza. Per inciso, le Cronache degli Whill sono menzionate nel libro Guerre Stellari, tratto dall'Episodio IV e scritto dallo stesso George Lucas. Per quanto riguarda l'etimologia di Jedi, siamo ben lungi dall'averla individuata con sicurezza. Appartiene a uno strato di parole antiche, come Sith, Darth, Padawan, midichlorian, Moff e via discorrendo. Mentre l'etimologia di Sith è stata chiarita - la parola nell'antica lingua di Ziost e di Korriban significa "supremo", "divino", "perfetto" - l'origine di Jedi è ancora avvolta nel mistero. A questo proposito si possono avanzare due ipotesi: 

1) George Lucas avrebbe adattato il vocabolo giapponese jidaigeki (時代劇), che indica un genere di dramma teatrale, cinematografico o televisivo dedicato alle gesta dei Samurai. Si tratta di una parola composta, formata a partire da geki "dramma" e da jidai "età". In un'occasione il regista avrebbe dichiarato di aver dato vita ai Cavalieri Jedi e al loro peculiare modo di intendere la realtà ispirandosi alla dottrina di una setta buddhista Zen del Giappone.
2) George Lucas avrebbe tratto ispirazione dal Ciclo di Barsoom di Edgar Rice Burroughs (da non confondersi col tossicomane William Seward Burroughs, autore tra le altre cose di Checca). Nella conlang barsoomiana o marziana si trovano i vocaboli Jed "Re" e Jeddak "Imperatore". Tra l'altro, lo stesso Lucas progettava di trasporre in un film i romanzi di E.R. Burroughs su Barsoom, di cui era grande estimatore. 

Personalmente propenderei per la seconda ipotesi, pur essendo la semantica tutt'altro che soddisfacente. Quello che appare lampante è che in Jedha deve essere presente un suffisso -ha di valore locativo, anche se non sono riuscito a trovare altri esempi della sua applicazione.

Etimologia di Rogue 

George Lucas immagina che il genere umano abbia colonizzato nell'arco di molti millenni la galassia lontana in cui si svolge la Saga, portando con sé la lingua inglese. Con passar del tempo da questo inglese colloquiale si sarebbe formata la lingua franca detta Basic, che avrebbe assorbito strati di vocaboli non umani, pur conservando un nucleo di parole di origine remota e terrestre. Per questo motivo il nome di Luke Skywalker è formato a partire da quello dell'Apostolo Luca e da un composto che significa "Camminatore del Cielo". Quello che Lucas non è mai riuscio a capire è l'estrema evolutività della lingua inglese, testimoniata dall'abisso che separa i versi del Beowulf da quelli di Bob Dylan. Così si postula che numerosi monosillabi siano articolati dai Jedi e dagli Imperiali secondo la pronuncia attuale. Tra questi vocaboli c'è anche quello che dà origine al titolo del film. Il termine inglese rogue /roʊ̯g/ è glossato come "idle vagrant" e si può tradurre in italiano con "vagabondo". Di certo deriva dall'inglese gergale roger, pronunciato /'roʊ̯gə/ con la consonante /g/ occlusiva ("dura") e usato per indicare un accattone, un uomo che si finge povero per estorcere ai passanti l'elemosina. In ultima istanza le sue radici affondano nel verbo latino rogare "richiedere". Si deve in ogni caso menzionare il fatto che rogue in inglese ha anche diversi altri significati, come "imprevedibile", "solitario" (detto di animali, specie dell'elefante), "ingannevole", "disruttivo" (detto di onde). In francese esiste rogue "arrogante" (antico rogre), che è un prestito dal norreno hrokr "esuberanza, eccesso". Anche se non ha la stessa origine dell'inglese rogue nel senso di "vagabondo", è ben possibile che sia il giusto etimo della stessa parola in altre sue accezioni, specialmente in riferimento a onde anomale o ad animali solitari ed aggressivi. È stata avanzata l'ipotesi di un'origine della parola inglese dal bretone rog "altezzoso", ma questo è impossibile, dato che la parola bretone è un presito dal francese importato dai Normanni e non una parola celtica genuina. L'italiano arrogante ha la stessa origine del rogue che stiamo trattando: è un dottismo derivato dal latino arrogare (< ad- + rogare). Il famoso Rugantino di Roma ne è una variante, formata da un precedente *Arrogantino, cfr. ruganza "arroganza". Queste sono le meraviglie della filologia: dimostrare che Rogue One e Rugantino hanno qualcosa in comune. 

Un portento artificiale

Più ci penso e più giungo alla conclusione che l'attimo in cui la Morte Nera eclissa il sole di Jedha è genio assoluto. Possiamo dire che è anche un Gedanken, ossia un esperimento concettuale: un caso di portento funesto artificiale, interamente di produzione umana. C'è qualcosa di sinistro e di sommamente inquietante. Se l'eclisse di sole porta disgrazia quando è naturale, che dire di un eclisse di sole che è stato prodotto artificialmente da una Stella della Morte costruita dall'uomo? Tutto l'orrore del futuro incalzante è implicito nell'umana macchinazione, cosa che finora non è mai stata davvero vista. 

Tentativi di adattamento tecnologico

Quando iniziò la Saga di Guerre Stellari, nel lontano '77, si aveva un'idea molto limitata della tecnologia futuribile. Soprattutto non si concepivano i prodigiosi sviluppi dell'informatica sul finire del XX secolo e agli inizi del XXI. Il concetto stesso di Internet era tanto fantascientifico da essere al di fuori della portata anche per le menti più sognatrici. Gli stessi artefici delle reti militari e universitarie degli anni '70, da cui sarebbe nato il World Wide Web, non avevano il benché minimo sentore degli sviluppi che sarebbero seguiti. Così Star Wars è nato con una tecnologia assolutamente rozza, spesso nella totale ignoranza delle leggi della Fisica. Con Rogue One, a distanza di tanto tempo, si è sentita la necessità di colmare il gap tecnologico tra la Saga e il nostro mondo, introducendo ad esempio il concetto di file. La Principessa Leia Organa riceve dei file con i piani della Morte Nera, tratti da un archivio informatico. Nel '77 invece la nobildonna alderaaniana riceveva schede perforate che subito nascondeva in quel barattolo arrugginito conosciuto come R2-D2 alias Ci-Uno Pinotto. Ora facciamo un esperimento. Guardiamo Rogue One e subito dopo l'Episodio IV che è il suo naturale seguito. Sostenere il confronto è impossibile. Assisteremmo al prodigio dei file che si trasformano per incanto in manufatti preistorici. Vedremmo la tecnologia fare passi da gigante all'indietro, come un gambero. Persino l'azione indiavolata di Rogue One diventerebbe calma quasi piatta. Posso garantire che non riusciremmo a reggere il contrasto stridente tra due mondi che non si saldano.      

Un'assurdità sesquipedale

I due droidi C-3PO (ex D-3BO) e R2-D2 (ex C1-P8) compaiono in una scena lampo sulla luna selvosa di Yavin. Il robot dorato strilla come una femminuccia, in preda a un'angoscia isterica: "SCARRI?! VANNO SU SCARRI?!" Nemmeno Scarif riesce a dire in modo corretto. Il nome del pianeta diventa SCARRI. Un'apparizione estemporanea quanto molesta: mi è bastata la vocina stridula di quell'arga di latta per guastarmi l'umore. Ora, la presenza degli osceni barattoli in quel contesto non ha assolutamente senso. I due ammassi di ferraglia appartenevano al seguito della Principessa Leia, la cui nave fu abbordata da Darth Vader nei pressi di Tatooine. Infatti i due robot, che nemmeno si conoscevano, riuscivano a lanciarsi in una capsula e a mettersi in salvo sul pianeta desertico ruotante attorno a una stella doppia. Al mercato dei droidi, in seguito l'omuncolo dorato dirà di aver già lavorato in passato col la lattina blu e grigia, ma la sua è da intendersi come una grossolana menzogna per convincere lo zio di Luke a non separare la coppia. Gli stupidissimi archeorobot, dopo lunghe peripezie, arrivavano sul quarto satellite di Yavin una volta liberata Leia dalla sua prigione nella Morte Nera. Non ci erano mai stati prima. Siccome la Battaglia di Scarif è avvenuta prima della distruzione della Morte Nera, e siccome la nave di Leia ha ricevuto i piani della Morte Nera solo alla fine del film Rogue One, come diamine facevano a essere alla base della Resistenza sulla luna di Yavin? Impossibile. Non basta: la comparsa di C-3PO e di R2-D2 negli episodi I, II e III della saga è un'assurdità escogitata per far contente le macchinette smerdanti chiamate "bambini" e tenerle buone durante le proiezioni. Per me vale, come se fosse stata pronunciata nella lingua dei miei Padri, la frase di Obi Wan Kenobi pronunciata alla vista del pigolante congegno cilindrico: "Veramente non ricordo di aver mai posseduto un droide". Quando ho sottoposto la questione ad alcuni fan di Star Wars, ho provocato in loro reazioni isteriche. Uno di loro, virile come una vagina, si è messo a strillare che i droidi appartenevano a Bail Organa e che per questo erano su Yavin 4, inviperito come se fosse stato testimone reale di fatti che, forse si dimenticava di comprendere, sono puramente immaginari.

Un difetto irritante  

Nella trama sono inserite alcune sequenze il cui intento è quello di dare spiegazione di fatti a noi ben noti occorsi in altri film. Ad esempio, proprio mentre la distruzione di Jedha City incombe e tra le sue vie si scatena il pandemonio, in mezzo alla folla eterogenea compare un individuo odiosissimo che abbiamo già visto nel primo Guerre Stellari, quello del '77: si tratta di un disgustoso e sudicio omiciattolo che sembra avere uno scroto penzolante al posto del naso. Si tratta del ribaldo che nel bar di Mos Eisley si vantava di essere stato condannato a morte su dodici sistemi diversi. Secondo alcuni commentatori con lui c'era anche un trichecoide già visto su Tatooine, ma non deve essere rimasto impresso nella mia retina e non lo rammento. Questa tecnica, a cui è dato il nome di cameo, a mio avviso è nociva e dovrebbe essere abolita. Inserendo un cameo, gli artefici del film vogliono far passare lo spettatore per un idiota e introducono fastidiose discontinuità nella narrazione, dal momento che c'è qualcosa di subliminale e di intrusivo in queste sequenze informative aggiunte in modo fulmineo quando uno meno se le aspetta. Torniamo ora al criminale sporchissimo dal naso a forma di scroto e al suo compare con la faccia che sembra un deretano. Che ci facevano su Jedha? Come hanno fatto a fuggire su Tatooine, dove Luke e Obi-Wan li ritroveranno un po' di tempo dopo? Ricordiamoci che il pianeta era sotto occupazione imperiale e supersorvegliato. Sarebbe come pensare di vedere El Chapo farsi una pizza proprio sotto gli occhi della Polizia di Stato americana a due passi dalla frontiera.  

Star Wars e le sue infinite contraddizioni 

Abbiamo visto nell'Episodio II - L'attacco dei cloni, che i piani della Morte Nera appartenevano al Conte Dooku, il separatista galattico ispirato alla figura di Umberto Bossi. Già, rammento bene quegli eventi: il Conte Dooku alias Bossi Galattico, interpretato da un superbo e tenebroso Christopher Lee (già Saruman), aveva ricevuto i progetti dell'esiziale pianeta artificiale su Geonosis, un mondo desertico abitato da creature da incubo simili a pterodattili umanoidi, i cui consessi parevano strepitar di diavoli a Malebolge. Si deduce quindi che il progetto della Morte Nera antecedeva di molto l'Impero, situandosi ai tempi della Vecchia Repubblica sull'orlo della guerra civile. Del fantomatico progettista Galen Erso non si fa menzione da nessuna parte. Come conciliare queste due versioni contraddittorie della nascita della Morte Nera? Semplice: non è possibile. Quando si deve gestire un'immensa mole di informazioni e di creazioni scaturite dalla fantasia di un gran numero di ideatori, non si può pretendere coerenza alcuna. Le inconsistenze si moltiplicano col passare degli anni, arrivando a pullulare e a brulicare come larve in una carcassa. Ogni illusione di controllo è vana. Più si cerca di capire qualcosa, più si sprofonda senza rimedio in un sogno confusionario privo di qualsiasi logica consequenziale. Le cose sono anche peggiorate da quando Lucas e i suoi prestanome hanno cominciato a manifestare segni evidenti di autorazzismo.

martedì 24 gennaio 2017


STAR WARS: IL RISVEGLIO DELLA FORZA

Titolo originale: Star Wars: The Force Awakens
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2015
Data di uscita: 14/12/2015 (Los Angeles);
   18/12/2015 (United States, Canada)
Durata: 136 min
Colore: Colore
Audio: Sonoro
Rapporto: 2,35:1; 1,44:1 (sequenze IMAX)
Genere: Fantascienza, azione
Regia: J. J. Abrams
Soggetto: Michael Arndt
Sceneggiatura: Lawrence Kasdan, J. J. Abrams,
    Michael Arndt (prima bozza)
Produttore: Kathleen Kennedy, J. J. Abrams, Bryan
    Burk
Produttore esecutivo: Tommy Harper, Jason D.
    McGatlin
Casa di produzione: Lucasfilm (acquisita da The
    Walt Disney Company), Bad Robot Productions
Distribuzione: Walt Disney Studios Motion
    Pictures
Fotografia: Daniel Mindel
Montaggio: Mary Jo Markey, Maryann Brandon
Effetti speciali: Chris Corbould, Roger Guyett
Musiche: John Williams
Scenografia: Rick Carter, Darren Gilfort
Costumi: Michael Kaplan
Trucco: Amy Byrne
Interpreti e personaggi   
    Harrison Ford: Han Solo
    Mark Hamill: Luke Skywalker
    Carrie Fisher: Leia Organa
    Adam Driver: Kylo Ren
    Daisy Ridley: Rey
    John Boyega: Finn
    Oscar Isaac: Poe Dameron
    Lupita Nyong'o: Maz Kanata
    Andy Serkis: Leader Supremo Snoke
    Domhnall Gleeson: Generale Hux
    Anthony Daniels: C-3PO
    Peter Mayhew: Chewbacca
    Max von Sydow: Lor San Tekka
Doppiatori italiani   
    Michele Gammino: Han Solo
    Ottavia Piccolo: Leia Organa
    David Chevalier: Kylo Ren
    Benedetta Degli Innocenti: Rey
    Luca Mannocci: Finn
    Gabriele Sabatini: Poe Dameron
    Chiara Gioncardi: Maz Kanata
    Massimo Corvo: Leader Supremo Snoke
    Simone D'Andrea: Generale Hux
    Mino Caprio: C-3PO
    Luciano De Ambrosis: Lor San Tekka
Budget lordo: 306 milioni di dollari
Budget netto: 245 milioni di dollari
Incassi: 2.068,2 miliardi di dollari

Trama:  
Un trentennio dopo la Battaglia di Endor, in cui la Seconda Morte Nera è stata annientata, è il tempo della Nuova Repubblica. Il governo provvisiorio guidato dal generale Leia Organa lotta contro il Primo Ordine, erede dell'Impero. In questo fosco scenario, accade un fatto portentoso e funesto: Luke Skywalker fa perdere le sue tracce. Al suo gesto non c'è spiegazione: sono davvero minime le probabilità che si sia lasciato sedurre da una mulatta con un paio di poppe gigantesce e un lato B spropositato. La Resistenza - che conserva il suo nome anche se a governare è la Nuova Repubblica - cerca di passare al pettine la galassia alla ricerca del Jedi scomparso. Il pilota della Resistenza Poe Dameron deve incontrarsi con Lor San Tekka su Jakku, un pianeta desertico posto proprio sul bordo estremo di quella che potrebbe chiamarsi la regione anale della Galassia. Questo Lor San Tekka avrebbe chissà come in suo possesso una mappa magica che spiegherebbe dove si trova Luke Skywalker, un evidente specchietto per allodole, alla cui esistenza tuttavia credono anche gli eredi degli Imperiali guidati da Kylo Ren. Il Sith giunge su Jakku, individua il villaggio in cui si trova il pilota e sferra un attacco. Poe Dameron nasconde in fretta e furia la mappa magica in un droide - cosa abbastanza scontata. Kylo Ren ordina il totale sterminio degli abitanti del villaggio, uccide Lor San Tekka e cattura Dameron. Un assaltatore si fa prendere da scrupoli di coscienza di fronte al genocidio in atto: evidentemente si aspettava che l'Impero fosse il villaggio dei Puffi. A quanto pare il soldato si chiama BB-8: dice di essere stato tolto alla famiglia prima di averne ricordi, ma più probabilmente sarà nato da una vasca di clonazione, per questo ha soltanto una sigla per nome. Fatto sta che nella sua fuga incontra una ragazza chiamata Rey, che conduce un'esistenza di estrema miseria in cui si guadagna da vivere rovistando tra i rottami scovati nel deserto e rivendendo a un ricettatore i reperti. Durante la fuga, ecco che i due salgono su una nave spaziale abbandonata che per incanto si rivela essere proprio il Millenium Falcon. Inizia una lunga serie di peripezie. Il Falcon viene catturato proprio da Han Solo e da Chewbacca, che fanno così la conoscenza dell'impavida Rey. Dopo aver affrontato un'invasione di crostacei giganti, finiscono tutti su un tenebroso pianeta chiamato Takodana, che è un Omphalos del Male. Tra mille turpitudini abita Maz Kanata, una laida tenutaria di bordello dedita alla pirateria. La sua fortezza, non diversamente da quella di Jabba the Hutt, è la somma di tutte le depravazioni umane e non umane. Numerose prostitute vi esercitano il meretricio e hanno contatti carnali con abominevoli mostri alieni, tanto che al confronto le orge di Berlusconi nella reggia di Hardcore sono liquidabili come scherzetti di educande. La maitresse Maz Kanata è sì una lussuriosa vecchiaccia che desterebbe il vomito nel più affamato tra i "morti di figa", ma è anche una fervente seguace della religione dei Cavalieri Jedi: crede nella Forza e custodisce la spada di Luke Skywalker in un segreto recesso. Del resto simili contraddizioni sono più la norma che una rarità. A questo punto il Primo Ordine sferra il suo attacco proprio su Takodana. Il corso degli eventi si fa convulso e procede con incredibile accelerazione. In una ripetizione dello scontro tra Obi-Wan Kenobi e Darth Vader, ecco Han Solo a faccia a faccia con Kylo Ren, il suo figlio deviato. Cerca di riportarlo al Lato Chiaro della Forza ma non ci riesce e finisce trafitto dalla spada laser del Sith. La mortale arma del Primo Ordine, una riedizione delle due precedenti Morti Nere, finisce distrutta: qualcuno ha definito questo prevedibile esito come il terzo madornale errore strategico nella breve esistenza dell'Impero alias Primo Ordine. Dopo aver compiuto la loro missione, Rey, Finn e lo Wookiee ritornano alla base su un pianeta sicuro, dove hano modo di riprendersi. L'estrema dimora di Luke Skywalker viene infine identificata: è un'isola su un pianeta le cui genti native, da lungo tempo estinte, dovevano somigliare agli antichi Sardi. Rey vi giunge sul Falcon in compagnia di Chewbacca, riesce a trovare il Jedi e a consegnargli la sua spada laser. 

Panoplia satyrica

Han Solo 
Sembra l'ombra di se stesso. Un tempo faceva il contrabbandiere per Jabba the Hutt ed era coinvolto in uno spaventoso giro di pornografia tra umani e specie aliene. Si sospetta che intrattenesse rapporti masturbatori con Chewbacca prima di riuscire a sedurre Leia Organa e di trasmetterle una gran quantità di morbi venerei (come se le scelleratezze da lei compiute alla corte di Jabba fossero irrilevanti). 

Generale Leia Organa 
Una Carrie Fisher molto invecchiata. Passato lo stadio della milf e della mature, la si potrebbe definire una grannie. Per spiegare questa comprensibile involuzione del suo aspetto, la Principessa alderaaniana viene descritta come "un po' più distrutta dalla guerra, con il cuore spezzato". Miglior spiegazione è una gonorrea permanente. A distruggere la vita dell'attrice è stata la droga e questo deve essere ricordato sempre - con buona pace dei decerebrati il cui motto è: "Se dici che la droga fa male sei fascista"

Kylo Ren 
Figura grottesca, una caricatura di Darth Vader è una chiara reminiscenza del Casco Nero di Balle Spaziali. Quasi un Sith nerd dall'improbabile elmo dotato di uno strano becco. Se fosse stato mostrato nell'atto di giocare con i pupazzetti la cosa non mi avrebbe stupito. Viene descritto come capo dei Cavalieri di Ren. Ebbene, dove sono gli altri Cavalieri di Ren? Il suo discorso agli Assaltatori mostra palesi reminiscenze della retorica del Nazionalsocialismo. Il teorema è sempre lo stesso e tipicamente americano: se una data cosa X è il Male, dato che il Nazismo è il Male, ne consegue che X deve per necessità essere identificato con il Nazismo - dove X può essere l'Impero, l'Islam o qualsiasi altra entità ad libitum.

Luke Skywalker
Ormai è visto nella Nuova Repubblica come una figura mitologica, simile a Re Artù o al Prete Gianni. Lo troviamo alla fine del film, logorato e un po' ingrassato, con qualche segno di ritenzione idrica, forse a causa di incipiente insufficienza renale. Ha uno sguardo perso nel vuoto, come se portasse su di sé il peso di milioni di anni. Si capisce a colpo d'occhio che è annientato dalla constatazione del fallimento dei suoi disperati tentativi di formare nuovi Jedi. Il motivo è semplice: i Padawan avevano in mente soltanto i pompini.

Rey
Non oso indagare sulle sue condizioni igieniche. Dubito molto che nella realtà una ragazza che conducesse una simile esistenza sarebbe fragrante come un fiore e dalla pelle liscia come quella di una escort. Le avventure di Rey sono da record. Sembra che non si fermi nemmeno un attimo da quando fugge dal pianeta desertico a quando giunge al cospetto di Luke Skywalker sul pianeta nuragico. Avrà avuto il tempo di farsi una doccia o di passarsi una salvietta detergente tra le gambe? Le sequenze sono serrate e danno l'impressione che tale salutare pausa non ci sia stata. Perché nel cinema non si pensa mai a queste cose? Tutto si svolge sempre come se il corpo umano fosse simile a una bambola senza odori - e quindi senza necessità di essere lavato. 

Snoke, il Leader del Primo Ordine
Non si capisce bene se Snoke sia davvero un gigante oppure un nanerottolo vanitoso grande quanto un puffo e ingigantito da una proiezione olografica. Nel primo caso, il pensiero va immediatamente all'immensa quantità di cibo necessario per sostenere un simile essere e di conseguenza agli stronzi giganteschi prodotti dalla sua defecazione, tanto massicci da necessitare un gran carro per essere rimossi.

Recensione:
Detto tra noi, fa un po' schifo. Non voglio togliere Cristo dalla croce a nessuno, ma proprio non sono riuscito a sopportare la proiezione di questa porcata della Walt Disney Company. Rimango basito al pensiero che i suoi incassi siano stati stratosferici e che abbiano persino superato quelli di ogni altro episodio di Star Wars.

L'Eterno Ritorno dell'Uguale 

Una ripetizione di una storia trita e ritrita, già vista nell'Episodio IV - Una Nuova Speranza. Quest'epoca priva di fuoco divino ha perso ogni capacità creativa e si limita a sfornare riedizioni, remake, sequel, prequel e spin-off a getto continuo.
Il canovaccio è questo, invariabile:

1) Un pianeta desertico; 
2) Un individuo giovane e ribelle, che vive nel deserto;
3) Un evento imprevisto che lo costringe a fuggire su altri mondi;
4) Un'eredità misteriosa; 
5) Un genitore oscuro.

Ecco tradotti tutti i punti nei due film in questione:

1) Jakku - Tatooine;
2) Rey - Luke Skywalker;
3) L'assalto degli imperiali su Jakku e su Tatooine; 
4) I poteri Jedi; la spada laser di Anakin Skywalker e quella di Luke Skywalker;  
5) Un Jedi sconosciuto - Anakin Skywalker. 

In uno dei prossimi film della serie si scoprirà che Kylo Ren e Rey sono fratello e sorella, proprio come Luke e Leia hanno entrambi per padre Darth Vader (ex Anakin Skywalker). Oppure sarà rivelato che Rey è la figlia di Kylo Ren, nonostante i due sembrino coetanei? Comunque la si metta, ormai a queste cose siamo abituati. 

Vediamo che l'archetipo di Darth Vader, Padre Oscuro di Luke, si ripete in Kylo Ren, Figlio Oscuro di Han Solo e di Leia. Mentre nel primo caso il Padre Oscuro si scontra prima con Obi-Wan Kenobi e poi col suo figlio biologico che cerca di volgerlo al Bene, nel secondo caso è il padre biologico che si scontra col suo Figlio Oscuro. Una sorta di simmetria che lascia nella sostanza immutata la natura degli eventi. La risoluzione di questo contrasto avviene in una struttura tecnologica complessa. La morte di Han Solo ricorda quella di Obi-Wan Kenobi.  

Il pestilenziale calderone di pus che è la corte di Jabba si ripresenta su Takodana. Il parallelismo è abbastanza spiccato, anche se la decrepita tartaruga Maz Kanata è una sostenitrice dei Jedi, mentre Jabba è diabolico nell'anima e nel corpo, del tutto irredimibile. Non possono esserci dubbi, si tratta sempre della stessa storia, di cui ci propineranno prodotti riciclati all'infinito cambiando soltanto i dettagli, dato che il Fuoco Divino sembra aver abbandonato il genere umano.  

Una lista di 40 errori

Sul Fuffington Post, sito buonista che aborro, abomino ed esecro, è comparso un ingegnoso elenco di 40 errori che rendono il film inguardabile. L'autore dell'articolo in questione è il giornalista e accademico Seth Abramson della University of New Hampshire, che afferma di aver amato il film pur avendo trovato non poche lacune ed insonsistenze nella sua futile trama. 


Devo ammettere che alcune delle considerazioni esposte sull'immonda testata mi sono state di grande utilità. Uno dei gravissimi errori elencati merita qualche commento in questa sede. Si tratta del trentaseiesimo della lista:

Perché tutti gli Stormtrooper sono umani (o umanoidi)? Se con l'avvento del Primo Ordine tutti i cloni allevati per essere Stromptroopers non sono più cloni di Jango Fett, perché non ci sono Stormtroppers di tutte le specie e di ogni razza (umana)? Perché non ci sono Stormtroopers volanti della stessa specie come, ad esempio, Watto (da "La minaccia fantasma")?

Semplice: perché l'Impero si fonda sullo specismo, l'equivalente galattico del razzismo. Sarebbe molto più difficile trovare Watto tra gli "Stormtroopers" di quanto non fosse trovare un ebreo tra le SS (dove c'erano però numerosi Mischlinge), anche soltanto per un banale fatto: un proboscidato volante non può occultare il proprio aspetto e passare per umano. Tuttavia mi rendo conto che qualcosa non quadra comunque: che dire di un umanoide bislacco come Snoke? Che sia uno gnomo ingrandito con la proiezione olografica o che sia un gigante sfornatore di immani torte fecali, resta la stessa domanda: come può un individuo di una specie tanto distante dal genere umano essere a capo di un regime ferocemente specista?

La recensione dell'Osservatore Romano

Pur detestando vivamente il Papato e tutto ciò che ne deriva, trovo condivisibile la recensione negativa comparsa sulle pagine dell'Osservatore Romano. L'articolo di Emilio Ranzato definisce il film "confuso e sfocato" e lo etichetta come un reboot scadente influenzato dal mondo dei videogames e pervaso dalla bidimensionalità del computer. Il Leader Snoke, pur non menzionato in modo esplicito per non fare spoiler, è giustamente additato come "goffo e pacchiano" ed è ritenuto "il più grave difetto del film". L'articolo è consultabile nel Web gratuitamente sul sito della testata pontificia, per trovarlo basta digitare in Google la semplice chiave di ricerca Star Wars confuso e sfocato, o qualche altra simile. Oltre all'articolo di Ranzato, si possono consultare le molte notizie di questa recensione pubblicate su un gran numero di quotidiani online. 

Un singolare episodio di censura


Una scena è stata tagliata dall'implacabile censura dei buonisti, che in nome dell'idolo ripugnante della political correctness hanno ritenuto inaccettabile la violenza di Chewbacca. Il video con la scena originale è stato pubblicato sulla pagina online della Stampa. Nel castello di Maz Kanata un orrendo e pingue alieno di nome Unkar aggredisce Rey, volendo abusare del suo corpo. Il sanguigno Wookiee interviene prontamente a difendere l'amica, afferra un braccio di Unkar e senza tante cerimonie glielo strappa. A quanto pare non si riesce proprio a far capire ai lotofagi della Walt Disney Company che non si può sopravvivere negli angiporti con il codice etico di Mickey Mouse. 

L'autorazzismo di George Lucas

Si riporta quanto ha dichiarato George Lucas, il celeberrimo padre di Star Wars a riguardo dell'Episodio VII, scagliandosi contro la Walt Disney: "Hanno voluto fare un film rétro. Non mi piace. Ho lavorato duramente per realizzare ogni film in modo completamente diverso, con diversi pianeti, diverse astronavi, per renderlo sempre nuovo". Quindi ha aggiunto: "Ho venduto i miei figli agli schiavisti bianchi". Di grazia, cosa intende il rubicondo regista per "schiavisti bianchi"? Perché non limitarsi a dire di aver venduto i suoi figli agli schiavisti? Secondo lui, che a quanto pare è caduto fulminato dalla political correctness mentre viaggiava verso Damasco, sarebbe necessario sempre specificare che gli schiavisti devono essere sempre e necessariamente bianchi. Come se l'aggiunta dell'aggettivo peggiorasse la caratterizzazione morale dello schiavismo. Forse George Lucas pensa di non essere bianco? Cosa crede dunque di essere? Un giamaicano pieno di ganja? Forse gli schiavisti arabi che hanno devastato l'Africa sono moralmente accettabili per il fatto di essere un po' "abbronzati"? Se sorgesse dalla terra a sud del Sahara un feroce schiavismo esercitato dai Mandingo contro le genti di origine europea, sarebbe dunque una cosa accettabile? La realtà è una sola: il padre di Star Wars è autorazzista.    

Star Wars e la pornografia

L'industria di Star Wars più in salute senza dubbio è quella che produce tonnellate di immagini pornografiche. Sapete che vi dico? Che c'è più verità in quell'ammasso di immagini inimmaginabili e pruriginose che in tutto il cosiddetto "Universo Espanso". Questo perché l'essenza di Star Wars è la stessa Sorgente della Corruzione. Un universo in sfacelo, tutto animato da perversioni di ogni genere. Già nel primo film del '77, il celeberrimo Episodio IV, vediamo prostitute in cerca di clienti nel bar di Mos Eisley sul pianeta bisolare Tatooine. Prostitute umane disposte a concedere la bocca e gli orifizi inferi non soltanto a maschi del genere umano, ma anche e soprattutto agli alieni. Vediamo a un certo punto persino un prostituto effeminatissimo che fuma una sigaretta allusiva con un lunghissimo bocchino. Credete che George Lucas e gli altri ideatori non pensassero proprio a queste cose quando hanno concepito le scene? Agli albori della Saga, Jabba the Hutt era descritto come un bipede dal sembiante simile a quello di un trichecone con le chiappe del culo proprio sotto gli occhi. Così appariva nei fumetti di Guerre Stellari che circolavano dopo l'uscita del primo film. Poi, a distanza di qualche anno, abbiamo appreso che Jabba è un gigantesco stronzo bavoso dotato di braccini atrofici e di una smisurata libidine. Nell'Episodio VI - Il ritorno dello Jedi si vede chiaramente che Jabba doveva essere considerato un pervertito dai suoi consanguinei, perché concupiva femmine umane. La sequenza in cui lecca la Principessa Leia difficilmente può essere interpretata come innocua. Infatti la fantasia si sfrena, proiettando un turbine di immagini allucinanti, com'è sempre stato nelle intenzioni degli Artefici. Se quanto affermo vi suona strano e incredibile, vi invito a fare in Google Immagini la seguente ricerca: Star Wars porn.

venerdì 20 gennaio 2017

LO PSEUDO-QUECHUA DI GREEDO


Ormai ci saranno ben poche persone in Occidente a non aver mai visto Guerre Stellari (Episodio IV, Una Nuova Speranza, 1977). Una delle sequenze più celebri del mitico film di fantascienza è quella in cui Han Solo viene intercettato dal killer rodiano Greedo e torchiato a causa di un grave debito che ha contratto perdendo un carico di spezie preziosissime, trasportate per conto del bavoso Jabba the Hutt (all'epoca questi dettagli erano piuttosto nebulosi, tutto si sarebbe fatto più chiaro col procedere della saga). La conversazione si svolge nel seguente modo: l'alieno si esprime in una lingua non umana e il contrabbandiere, che la capisce alla perfezione, gli risponde nella lingua comune.

Secondo la vulgata corrente, Lucas non avrebbe avuto la possibilità di far sviluppare una conlang specifica, dati i tempi stretti della produzione. Così avrebbe utilizzato una lingua già esistente: il Quechua. Questo è quanto riporta Wookieepedia, il Wiki di Star Wars:


"Greedo's language was Quechua, but actually the Director just picked some words up from the native language of South America, what it really does not have meaning, but comes from Quechua."

Le frasi pronunciate dal rodiano Greedo contengono in effetti parole simili per sonorità al Quechua, ma altre hanno invece un aspetto fonetico dissimile e una fonotattica incompatibile con quella della lingua incaica. Inoltre il significato dei termini identificabili non torna con la traduzione mostrata dai sottotitoli, che evidentemente è stata elaborata in modo indipendente dal testo. È quindi inesatto affermare che Greedo parla Quechua. Il testo originale non è a quanto pare disponibile. Le trascrizioni che si trovano nel Web mostrano sostanziali differenze reciproche e sono in genere assimilate all'usuale modo di rendere l'Huttese, la lingua usata da Jabba e ufficiale nel feudo di Tatooine, di cui esiste materiale sparso nel Web. In altre parole le assonanze con il Quechua non appaiono molto evidenti da tali trascrizioni.

Questo è un esempio, pubblicato su un blog:


"Oonta goota, Solo?"
    Going somewhere, Solo? 

"Yes, Greedo, as a matter of fact I was just going to see your boss. Tell Jabba that I've got his money." 

"Somepeetchalay. Vara trahm ne tach vakee cheetha. Jabba wanin cheeco-wa  rush anye katanye wanaruska, heh heh heh. Chas kin yanee ke chusoo."
   It's too late, you should have paid him when you had the chance. Jabba's put a price on your head so large every bounty hunter in the galaxy will be looking for you. I'm lucky I found you first. 

"Yeah, but this time I've got the money."  

"Enjaya kul a intekun kuthuow."
   If you give it to me, I might forget I found you.  

"I don't have it with me. Tell Jabba--"  

"Tens hikikne. Hoko ruya pulyana oolwan spa steeka gush shuku ponoma three pe."
   Jabba's through with you. He has no time for smugglers who drop their shipments at the first sign of an Imperial cruiser. 

"Even I get boarded sometimes. Do you think I had a choice?"  

"Tlok Jabba. Boopa goompah-kne et an anpaw."
    You can tell that to Jabba. He may only take your ship.  

"Over my dead body." 

"Ukle nyuma. cheskopokuta klees ka tlanko ... ya oska."
   
That's the idea. I've been looking forward to this for a long time.  "Yes, I'll bet you have."  

<blaster goes off; barrage of light and smoke>  

random patron: "Mamoo lu!"
"Sorry about the mess."
 

Questa è la trascrizione delle parole di Greedo pubblicata sul sito The Complete Wermo's Guide (le risposte di Han Solo sono omesse): 


"Koona t'chuta, Solo?" (Going somewhere, Solo?)
"Song peetch alay." (It's too late.)
"Mala tram pee chock makacheesa." (You should have paid him when you had the chance.)
"Jabba wah ning chee kosthpa murishani tytung ye wanya yoskah." (Jabba put a price on your head so large every bounty hunter in the galaxy will be looking for you. Ha, h,a ha.)
"Chas kee nyowyee koo chooskoo." (I'm lucky I found you first.)
"Keh lee chalya chulkah in ting cooing koosooah." (If you give it to me, I might forget I found you.)
"Jabba hari tish ding." (Jabba's through with you.)
"Song kul rul yay pul-yaya ulwan spastika kushunkoo oponowa tweepi." (He has no time for smugglers who drop their shipments at the first sign of an Imperial cruiser.)
"Klop Jabba poo pah." (You can tell that to Jabba.)
"Goo paknee ata pankpa." (He may only take your ship.)
"Uth laynuma." (That's the idea.)
"Chespo kutata kreesta krenko, nyakoska!" (I've been looking forward to this dor a long time.)

Non molto simile alla prima, non trovate? In entrambi i casi le somiglianze col Quechua sono ben difficili da trovare, a dover essere franchi.

All'epoca avevo fatto una trascrizione ancora diversa della conversazione. Le discrepanze forse sono dovute al fatto che il mio udito non è mai stato eccellente. Va detto che l'ho eseguita prima di essere affetto da gravissime forme di acufeni e di misofonia. Tuttavia ascolto il video in un momento di calma, resto convinto che sia migliore di quelle fatte da anglosassoni, per loro ottusa natura pieni zeppi di pregiudizi sui suoni delle lingue altrui. La riporto in caratteri IPA, in modo da evitare le ambiguità dei sistemi di trascrizione usati dagli americani.

/ku(ta) 'tu: ta, 'solo?/  
   Vai da qualche parte, Solo?

"Sì, infatti, per essere esatti stavo andando dal tuo capo. Dì a Jabba che ho i soldi per lui."

/'sɔmbi dʒa'le:. mara'kampi 'taχva ki'tʃi:ta. 'dʒaba wa'nintʃi 'kɔχpa wi'ʃani kʾai'fanni waɲa'hɔsqa. hɛʾ hɛʾ hɛʾ. tʃʾaski'ɲawi kʾu'tʃumsu./    È troppo tardi. Avresti dovuto pagarlo quando te ne la data la possibilità. Jabba ha messo sulla tua testa una taglia così grossa che ogni cacciatore di teste della galassia ti starà cercando. Sono stato fortunato a trovarti per primo. 

"Sì, ma questa volta ho i soldi, capisci..." 

/qʾɛn'dʒaya 'qulqa iti 'kuni kusu'wa:u/ 
   Se li dai a me, potrei dimenticare di averti trovato.   

"Ma i soldi non li ho mica qui con me. Di' a Jabba ---" 

/haha'kisti. hɔgu'luje 'puja ja'hurwar 'pakika ku'ʃumkum 'pɔnɔwa twi'pi:d(i)./ 
   Jabba ha chiuso con te. Non ha tempo per i contrabbandieri che scaricano la merce al primo segno di un incrociatore Imperiale.

"Eh, a volte vengo abbordato anch'io. Credi che avessi un'alternativa?" 

/tʾɔp 'dʒaba 'pʾuppʾa qup'padne atha'pampa./ 
   Puoi raccontarlo a Jabba. Forse prenderà solo la tua nave. 

"Mi dovrà prima accoppare."

/'uχle 'ɲuma. 'tʃɛspo ko'tɔta 'plizda 'kʁembo ... da 'hɔsqa./ 
    È quella l'idea
. Da tempo aspettavo questo momento. 

"Sì, scommetto che è vero!" (poi cambiato in "Ci credo proprio!")  

Frammenti cosmici dell'Impero Incaico?

Nonostante i dati sopra riportati non appaiano molto incoraggianti, va detto che esiste un video in cui un parlante del Quechua di Cuzco analizza alcuni lemmi che ricorrono nel video, trovandoli sensati. Per visualizzare bene le scritte aggiunte dal commentatore al video occorre utilizzare come browser Firefox. Eccolo: 


In particolare stupisce la seguente frase: 

JABBA WAÑINCHI QOQPA WISHANI K'AYTANPI WAÑAWUSQA
Traduzione spagnola:
 Jabba dice que dara un premio al que te mate

Glossario aggiunto dall'autore (usa il segno > anziché <):

Wañinchi > wañuchiy = hacer matar
Qoqpa = del que da
Wishani > willan = dice
Wañawusqa > wañumusqa = habia muerto
Wishani > Willani = aviso

La traduzione di questo frammento è compatibile con quella fornita dai sottotitoli, anche se compiuto in Quechua ed è adatta al contesto.

Il termine ch'askiñawi, trascritto spesso dagli anglofoni come chaskañawi, viene spesso glossato come "occhio di stella". Vero è senza dubbio che in Quechia ñawi significa "occhio". La parola ch'aska può essere un aggettivo che significa "increspato", oppure un sostantivo che indica il pianeta Venere (stella del mattino). Non può tradursi con "stella" in senso generale, che è qoyllur.

Nel blog Allillanchu di Lorena Chauca, ospitato su Blogspot, è stato pubblicato un post in cui Guerre Stellari è tradotto in Quechua come Qoyllurkunap Awqana. Davvero esaltante. 


Da qoyllur "stella" si forma il plurale qoyllur-kuna "stelle" tramite l'usuale suffisso -kuna. Quindi si forma il genitivo tramite il suffisso -p (che in altri dialetti è pronunciato come una fricativa uvulare -q): qoyllur-kuna-p "delle stelle". La parola per dire "guerra", awqana, è formata con un suffisso strumentale -na a partire da awqa "ribelle".

Chi ha sparato per primo? 

Due parole sulla famosa polemica "Han shot first" contro "Greedo shot first". Nella versione originale del film, era Han Solo a sparare per primo: il killer rodiano non aveva nemmeno la possibilità di portare il dito al grilletto. Poi a quanto pare, George Lucas, pressato dai buonisti che volevano un film politically correct, introdusse variazioni nelle sequenze in questione, per provare che Han Solo aveva reagito per legittima difesa. Si possono osservare i frutti della dottrina nota come mutability of the past nelle oscenissime versioni restaurate. Ovviamente i buonisti si sono comunque contraddetti da sé, perché far apparire Greedo cattivo... va contro l'antirazzismo (o piuttosto contro l'antispecismo). L'alieno deve essere sempre e per forza buono, quindi non può sparare per primo. Tuttavia, ammettendo la versione originale, bisognava pensare che il cattivo fosse Han Solo, il che avrebbe assestato un grave colpo alla retorica della redenzione morale. Ne sorsero controversie etiche tra pipparoli mentali, pronti a difendere a spada tratta uno o l'altro dei due personaggi inesistenti. Restando nel contesto della Saga, su Han Solo, sulla sua etica e sulla sua redenzione si possono nutrire sensati dubbi, visto che quando lavorava per Jabba aveva contatti sessuali con umani e con alieni di tutti i sessi, finendo col riempirsi di spaventosi morbi venerei.

Promozione della lingua Quechua

Per finire, ecco un video di Guerre Stellari (Episodio V - L'Impero colpisce ancora), in Quechua autentico con sottotitoli in spagnolo.