A Roma la parola maranga (variante maranca) indica un bullo che, a differenza del coatto, ha la sua ragion d'essere nella vigliacca persecuzione delle persone più deboli e su queste infierisce senza pietà. Alcuni la traducono semplicemente con "teppistello". La sua origine è ritenuta oscurissima: l'unico tentativo etimologico che ho trovato non risulta davvero convincente. Circola infatti nel Web l'idea che il vocabolo abbia un'origine onomatopeica: "termine d'etimologia incerta, probabilmente con accostamento bestiale scimmiesco". Veniamo così ad apprendere, con grande stupore, che le scimmie urlando articolano i seguenti suoni: "Marang! Marang!" Peccato che tutto ciò sia incredibilmente stupido. Occorre cercare qualcosa che sia più sensato di queste proposte farlocche, che sono come sterpi ed erbacce.
In realtà l'origine ultima di maranga, maranca "teppistello" (< "individuo brutale") è l'omonimo vocabolo che indicava la scure. Lo slittamento semantico diretto da "scure" a "individuo brutale" sarebbe ben comprensibile, ma l'attestazione di maranga "arruffone, che lavora alla carlona" (Lurati / Pinana, 1983, 276) implica una complessa catena di passaggi, che vediamo di analizzare.
La parola marra "zappa, ascia, scure", documentata già in latino, è di origine preromana. Non esiste alcuna connessione indoeuropea credibile, mentre si trovano paralleli interessanti nell'ambito dell'antico egiziano e dell'accadico:
antico egiziano (dall'Antico Regno):
mr "zappa", da pronunciarsi /mar/
mr "zappa", da pronunciarsi /mar/
accadico:
marrum "vanga, pala" Si trattava di una lama triangolare che poteva essere usata come zappa o come ventilabro.
marrum "vanga, pala" Si trattava di una lama triangolare che poteva essere usata come zappa o come ventilabro.
siriaco (aramaico):
mar "zappa" < accadico
mar "zappa" < accadico
ebraico mishnaico:
mar "zappa" < accadico
mar "zappa" < accadico
L'origine ultima di questi vocaboli culturali è il sumerico ngar (variante mar) "vanga, pala; ventilabro". Il quella lingua il fonema ng /ŋ/ alterna molto spesso con m (vedi Halloran, Sumerian Lexicon).
Per tornare a noi, è alquanto probabile che il termine marra avesse una grande diffusione tra le lingue preromane della penisola. Infatti da questa radice deriva *marranca, con un suffisso molto produttivo, -anc-, che è caratteristico dell'antica lingua dei Liguri - anche se in realtà era vitale in un'area ben più estesa.
Tramite il suffisso latino -o (gen. -onis) sono stati formati due discendenti di questo *marranca, che sono ben documentati in territori tra loro molto lontani. Si tratta di marangone "palombaro" e di marangone "falegname".
È chiaro che la denominazione del falegname tragga la sua diretta origine da quella della scure, suo abituale strumento di lavoro. La denominazione del palombaro è un calco del nome del pellicano e di altri uccelli marini. Il latino pelecanus viene dal greco πελεκάν (variante πελεκανός "folaga"), a sua volta da πέλεκυς "ascia", per la forma del suo becco. Così marangone è stato coniato col senso originario di "pellicano" da *marranca, traduzione della parola greca per "ascia". Da "pellicano" (poi "cormorano", "smergo") il vocabolo è giunto a indicare il palombaro a causa degli usi dell'uccello marino, che si immerge tra i flutti per procacciarsi il cibo. Questi slittamenti semantici di certo potranno sembrare poco comprensibili al lettore, ma alla luce della documentazione sembrano indubitabili. Questo perché si tende a valutare lo slittamento a partire dalla forma iniziale e dai risultati finali come se il passaggio fosse avvenuto in un lasso di tempo ristrettissimo, mentre in realtà ci sono voluti molti secoli, il processo essendo avvenuto tramite piccoli passi impercettibili.
A questo punto si vede come si sia potuto formare maranga "lavoratore grossolano". Da questo significato si è giunti a "individuo rozzo", quindi a "individuo bruto, violento e manesco", che ha dato il lemma coatto. In certi gerghi giovanili la parola è giunta a significare "nordafricano" e ad essere usata come sinonimo delle voci maruego e magrebba, che provengono chiaramente dal nome del Marocco (Maghreb).
Rimando a questo punto a un articolo bellissimo e completo di Christian Schmitt (Università di Bonn) sull'etimologia di marangone "palombaro" e marangone "falegname", che invito tutti a leggere:
5 commenti:
il termine è fortemente in disuso, ormai, aveva valenza fino ai primi '80 :)
Bentrovato, carissimo! Ti ringrazio dell'interessante informazione. In effetti è interessante studiare non soltanto l'origine e la diffusione delle parole, ma anche il loro declino e la loro estinzione. :)
La si ringrazia per la citazione da Wikipedia. Un accostamento africaneggiante può risalire al termine "katanga", regione mozambicana, per indicare negli anni 'Sessanta, gli addetti al servizio d'ordine nelle manifestazioni dei Metalmeccanici, parafrasi del "gorilla", inteso quale guardia del corpo.
Maranga può collegarsi all'uccello Marangone dal ciuffo, uccello acquatico dal caratteristico fischio, oppure dal dialettale "marangon", marittimo, per indicare il carpentiere nautico, probabilmente non rinomato per le buone maniere.
Complimenti per la fantasia in campo etologico :)
Complimenti. Trovo
Giusta la derivazione dall’uso della zappa per indicare la persona un po’ rozza. Anche il termine “boro” veniva utilizzato con lo stesso significato e rimanda sempre al temine tedesco di terra o lavoratore della terra
Grazie dell'intervento!
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