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giovedì 20 agosto 2020

BRUCE STERLING E LA PROFEZIA SULL'ESTINZIONE DEI BLOG

Il 16 marzo 2007 è stata riportata sul quotidiano La Stampa, nella sezione Tecnologia, una notizia a dir poco singolare: Bruce Sterling al South by Southwest Festival di Austin (Texas) ha dichiarato che i blog sono in via di estinzione, aggiungendo che entro un decennio, nel 2017, la stragrande maggioranza di tali portali sarebbe scomparsa. Ecco il link al (poco) mirabile articolo: 
 
 
I giornalisti come al solito hanno concepito un titolo in grado di generare fraintendimenti. Il lettore medio entra a malapena negli articoli, di cui legge in modo disattento poche righe. Così è l'impatto del titolo ad essere determinante nel formare l'opinione pubblica. Il problema è questo: dal titolo si sarebbe dedotto che nel 2017 ci sarebbe stato un evento catastrofico, come l'impatto di un asteroide, che all'improvviso avrebbe spazzato via l'intera blogosfera mondiale. I giornalisti hanno trasformato le dichiarazioni di Sterling in qualcosa di simile alla famosa "Profezia del Maya" che nel 2012 avrebbe dovuto colpire il pianeta (e che si è rivelata una merdata colossale). In realtà Sterling non ha mai parlato di un annientamento subitaneo: alludeva soltanto a un declino e a un lento processo di sfacelo che avrebbe infine portato alla quasi estinzione dei blog. Stramaledetti giornalisti, che fanno deformazione anziché informazione! Ecco alcuni estratti:
 
“Ci sono cinquantacinque milioni di blog, qualcuno di loro deve essere buono”, ha detto Sterling, ripetendo ironicamente lo slogan che campeggia sul portale Technorati. “In realtà, non è così. Non sono buoni e nel giro di dieci anni ne rimarranno pochi. Sono un fenomeno passeggero”. E neanche poi troppo innovativo, ha concluso, più che altro una declinazione in larga scala delle vecchie forme di comunicazione tribale.
 
Interessante notare che nel frattempo si è estinto proprio il portale Technorati, da lungo tempo ingorgato e inservibile, meno utile di un peto sulfureo. 
 
E ancora: 
 
Poche ore dopo aver sconvolto la platea di blogger radunati ad Austin (da festival essenzialmente musicale, il SXSW sta diventando sempre più un raduno high tech, con decine di incontri dedicati a Internet e alle nuove tecnologie), Sterling ha utilizzato proprio un blog, quello che cura su Wired.com, per puntualizzare alcuni aspetti del suo intervento. 
 
Vista la reazione del pubblico sconvolto dalla Profezia, il Texano avrebbe fatto qualche precisazione: 
 
“Non credo che i blog siano una moda destinata a svanire”, ha scritto. “Ma che sta svanendo la forma originaria del blog: noi usiamo ancora quel termine, ma ormai non coincide più con lo sviluppo di Internet”. Sterling fa riferimento a YouTube, a Flickr, a MySpace, ai social network. “E’ questo ciò che intendevo quando ho detto che non ci saranno più blog nel giro di dieci anni. Ci saranno un sacco di contenuti post-blog. Megatoni di importanti contenuti. Ma non blog”.   
 
(Nota: Immagino che un originale megatons sia stato tradotto con "megatoni", anche se lo scrittore intendeva certamente dire "milioni di tonnellate"!)
 
Questo è il link al post di Sterling: 
 
 
Peccato che sia un link rotto: nel frattempo il blog dell'augusto texano si è estinto! Come mi secca avere sempre ragione! 
 
Come spesso accade, risulta essenziale confrontare le cose scritte dai giornalisti italici con le fonti in inglese da cui hanno attinto. Infatti in alcuni casi mi sono imbattuto in articoli presi per intero e copiati per poi inserire nel traduttore di Google. Da allora sono abbastanza cauto. Cercando nel Web, ho facilmente trovato un articolo che in teoria dovrebbe riportare il discorso di Sterling verbatim ab origine. È apparso sul quotidiano online The Register e si intitola Bruce Sterling gives blogs 10 years to live. Come se fosse l'annuncio di una diagnosi di cancro. Sempre il solito pacchiano sensazionalismo giornalistico. 
 
 
Questo è un estratto particolarmente significativo: 
 
Science fiction writer and professional pundit Bruce Sterling has cracked bloggers with the extinction stick, saying the plebs will crawl back into their ooze by 2017.

"There are 55 million blogs and some of them have got to be good," Sterling said, during a speech here at the SXSW conference in reference to the slogan on blog search site technorati.com. "Well, no, actually. They don't."

"I don't think there will be that many of them around in 10 years. I think they are a passing thing." 
  

Ho preso il testo e l'ho messo tal quale nel traduttore di Google. Questo è il risultato, da confrontare con l'articolo in italiano: 

Lo scrittore di fantascienza ed esperto professionista Bruce Sterling ha incrinato i blogger con il bastone dell'estinzione, dicendo che la plebe tornerà a strisciare nella sua melma entro il 2017.

"Ci sono 55 milioni di blog e alcuni di loro devono essere buoni", ha detto Sterling, durante un discorso qui alla conferenza SXSW in riferimento allo slogan sul sito di ricerca di blog technorati.com. "Beh, no, in realtà. Non lo fanno."

"Non credo che ce ne saranno così tanti in giro tra 10 anni. Penso che siano una cosa passeggera".

 
Spettacolare! Almeno i giornalisti italici non hanno scritto che Sterling ha incrinato i blogger con il bastone dell'estinzione e non hanno maledetto le plebi!!! :) 
 
Poi tutto dipende da cosa gli astanti hanno capito davvero delle dichiarazioni di Sterling. Siccome la lingua che parla abitualmente è meno comprensibile di un idioma alieno, i fraintendimenti sono all'ordine del giorno. Che un ascoltatore sia o meno di lingua madre anglosassone, le difficoltà sono notevoli. Non dimenticherò mai quella volta in cui un giornalista napoletano, incapace di capire il neotexano, ha trasformato il Guru del Cyberpunk in un pistolero!  
 
Il punto è questo, con buona pace di Sterling. I blog sono irrilevanti. Che muoiano o meno non significa proprio nulla. L'essenza di un blog è di per sé meno importante della cacchina depositata da uno scarafaggio sul pavimento di una latrina! Presi singolarmente, questi portali contano meno delle feci di una mosca su uno specchio in un bordello indiano. Non sono i blog ad essere morti, bensì la Blogosfera!
 
Tanatologia blogosferica
 
La Blogosfera non è definibile come la semplice somma algebrica dei blog che la compongono. All'epoca in cui la Blogosfera era una realtà in espansione, era un insieme di proprietà emergenti, date dai legami tra i blogger, dalle loro continue interazioni, dal flusso di informazioni. Queste proprietà si esprimevano nei modi più svariati. Esisteva il blogroll, in cui venivano linkati un gran numero di blog di persone con cui si interagiva. Nei post erano spesso incorporati i link a post altrui, i commenti che formavano spesso estesi thread. In alcuni casi queste discussioni avevano la mole di poemi epici e contenevano autentiche gemme. Tutte queste cose sono svanite nel Nulla. Se la Blogosfera nel 2007 era paragonabile a un pianeta vivo come la Terra, con i suoi complessi cicli, oggi esiste soltanto la desolazione di Plutone! Dove un tempo fiorivano ecosistemi rigogliosi e caotici, oggi si scorgono soltanto rocce nude e gelide alla deriva nell'Abisso!
 
Contenuti post-blogosferici  
 
Bruce Sterling, nel suo ottimismo gioviale, nel 2007 si diceva convinto che dopo un decennio sarebbero comunque esistiti moltissimi contenuti interessanti nel Web. Aveva ragione! Non esito a dire che posso fornirne qualche esempio. Un fan della Ferrigni riporta la ricetta di una torta ottenuta dalla cacca della sua biondissima diva e aromatizzata al castoreo, l'aroma di vaniglia ottenuto dalle ghiandole anali dei castori: un'autentica ghiottoneria giannesca! Sono state posate le fondamenta del Tempio dei Coprofagi! Questo è un piccolo passo per il post-blogger, ma un passo gigantesco per l'umanità! Grazie all'incessante lavorio di qualche eroe post-blogosferico stanno ritrovando vigore alcune vecchie leggende. Mi sono imbattuto nella storia di Rod Stewart quasi morto per aver ingerito un'immensa quantità di sperma, donato da un folto gruppo di marinai nerboruti!

sabato 1 giugno 2019


CON GLI OCCHI DI DOMANI

Anno: 2006
Regia: Mario Gazzola, Walter L'Assainato
Sceneggiatura:
Mario Gazzola, Walter L'Assainato 
Montaggio: Walter L'Assainato
Soggetto: Walter L'Assainato, liberamente ispirato al
      romanzo L'occhio del Purgatorio, di Jacques Spiltz
Fotografia: Walter L'Assainato
Interprete: Vito Longo
Durata: 15,19 min
Genere: Fantascienza, horror
Sottogenere: Distopia, cyberpunk 


Sinossi (da Posthuman.it):
"Con gli occhi di domani" (Regia di Mario Gazzola, Walter L'Assainato - prodotto da posthuman 2006 - 15 minuti) è una storia difficilmente classificabile. Si potrebbe definire un horror metafisico, ambientato in un futuro di tecnologie utopiche e ossessioni. Il protagonista di questa storia è un restauratore. Disperatamente in cerca di modi per verificare se il suo restauro durerà nel tempo. Il B45 è il libro che sta cercando di restaurare... ma qualcosa turba il suo lavoro...

Trama:
Il protagonista del cortometraggio, il dottor Spitz, ha un solo scopo nella propria esistenza: restaurare libri ed essere sicuro della durata del suo lavoro nel tempo. Il problema è che accusa gravi disturbi percettivi. Quando si prepara da mangiare, non vede il cibo. Agisce come per automatismo, portandosi alla bocca "bocconi di niente" e meravigliandosi che abbiano "sempre lo stesso sapore". Presto si capisce il perché. Egli vede ogni cosa come sarà nel futuro. Si è rivolto a uno scienziato offrendosi come cavia di una perigliosa sperimentazione. Così gli è stato praticato un innesto cerebrale in grado di influenzare la sia visione delle cose. Il punto è che i suoi nervi ottici non gli mandano all'encefalo soltanto le immagini dei suoi volumi in restaurazione. Egli vede i bambini come vecchi decrepiti e malati di morbo di Alzheimer, vede gli edifici come ruderi. Il sovraccarico cognitivo lo annienta, costringendolo ad abusare di tranquillanti, fino a giungere al limite estremo della sopportazione. Come Edipo, Spitz si acceca. Si squarcia i globi oculari servendosi di un coltello arrugginito, rendendo un cielo rosso e tiepido di sangue il suo stesso campo visivo, che una volta aveva abbracciato il mondo intero oltre l'orizzonte del presente. Oltre il punto di annichilimento che costituisce il presente.

Recensione:
A causa dell'innesto di un microchip nel cranio, l'infelice restauratore acquista un potere inaudito, quello di scrutare nel crepitante mare di entropia che chiamiamo "futuro", riuscendo a fissare negli occhi il collasso della funzione d'onda ontologica che lo farà diventare presente. Egli sposta la definizione della propria esistenza e del mondo che lo circonda, proiettandola come uno spettro nel reame di ciò che non esiste. Una lacerazione nel tessuto della realtà, una falla nella nostra esperienza presentacea, che lascia irrompere ciò che normalmente non possiamo vedere. Le conseguenze sono destabilizzanti. Il rumore, il ronzio, le variabili fisiche sfocate, prive di definizione. L'Orrore. La mole di informazioni che ne deriva e la loro natura annichilente portano l'uomo alla follia - o forse a una consapevolezza così estrema da essere incompatibile con la sopravvivenza. "Con gli occhi di domani"... ma potremmo benissimo dire "con gli occhi dei Demoni". Ogni cervello contiene un interruttore. Normalmente è spento. Se viene attivato - e in questo caso a farlo è la tecnologia cibernetica - si entra in un universo di una vastità inconcepibile, il cui potere distruttivo è tale da ridurre l'Essere a un pugno di mosche morenti. Questo corto è un capolavoro del Connettivismo!

venerdì 12 aprile 2019


SCANNERS

Titolo originale: Scanners
Lingua originale:
Inglese
Paese di produzione: Canada
Anno: 1981
Durata: 103 min
Rapporto: 1,78:1
Genere: Orrore, fantascienza, thriller
Regia: David Cronenberg
Sceneggiatura: David Cronenberg
Produttore: Claude Héroux
Produttore esecutivo: Pierre David, Victor Solnicki
Casa di produzione: Filmplan International
Distribuzione in italiano: Italian International Film
Fotografia: Mark Irwin
Montaggio: Ronald Sanders
Effetti speciali: Gary Zeller
Musiche: Howard Shore
Scenografia: Carol Spier
Costumi: Delphine White
Trucco: Brigitte McCaughry
Interpreti e personaggi
    Jennifer O'Neill: Kim Obrist
    Stephen Lack: Cameron Vale
    Patrick McGoohan: Paul Ruth
    Lawrence Dane: Braedon Keller
    Michael Ironside: Darryl Revok
    Robert Silverman: Benjamin Pierce
    Mavor Moore: Curtis Trevellyan
    Anthony Sheerwod: Aiden
    Fred Doederlein: Dieder Tautz
    Victor Désy: Dottor Gatineau
    Louis Del Grande: Scanner della ConSec 
    Alex Stevens: Programmatore ConSec
    Murray Cruchley: Progammatore ConSec
    William Hope: Impiegato Bicarbon Amalgamate
    Christopher Britton: Impiegato Bicarbon Amalgamate
    Leon Herbert: Impiegato Bicarbon Amalgamate
    Neil Affleck: Studente di medicina 
    Jerome Tiberghien: Killer nell'attico
    Sony Forbes: Killer nell'attico
    Denis Lacroix: Killer nel granaio
    Adam Ludwig: Arno Crostic
Doppiatori italiani
    Melina Martello: Kim Obrist
    Dario Penne: Cameron Vale
    Marcello Tusco: Paul Ruth
    Oreste Rizzini: Darryl Revok
Didascalie: 
   There are 4 billion people on earth. 237 are Scanners.
   They have the most terrifying powers ever created...
   and they are winning.
   ... Their thoughts can kill.
   10 seconds: The Pain Begins
   15 seconds: You Can't Breathe
   20 seconds: You Explode.
Budget: 3,5 milioni di dollari USA
Box office: 41,2 milioni di dollari USA

Trama: 

La ConSec è una compagnia militare privata che vuole presentare una nuova terribile arma. Si tratta degli scanners, individui dotati di poteri paranormali devastanti, come la percezione extrasensoriale, la telepatia, la telecinesi e la psicocinesi. Accade però qualcosa di imprevisto e di spaventoso: quando la ConSec si accinge a dare la dimostrazione pratica dei poteri di un suo agente, il volontario scelto per l'esperimento, Darryl Revok, dimostra di essere uno scanner molto più dotato. Non appena lo scanner della ConSec cerca di sondargli la mente, questi gli oppone una fiera resistenza, lo manda in crisi e infine gli fa esplodere il cranio. Gli ufficiali della compagnia cercano di catturare Revok, ma lui riesce a sfuggire loro in modo rocambolesco e ad ucciderli tutti. Il capo della Sicurezza, Braedon Keller, è talmente traumatizzato dall'accaduto da decidere di terminare il programma di ricerca sugli scanners. Come prevedibile, la decisione di Keller incontra la fiera opposizione del dottor Paul Ruth, che è proprio a capo del programma messo in discussione: secondo lui gli omicidi e la fuga sarebbero proprio una chiara dimostrazione del grande potenziale bellico dei telepati. Altra ossessione del subdolo Ruth è l'esistenza - mai dimostrata - di una rete clandestina di scanners ostili alla ConSec. Stando a questi deliri paranoici, Revok farebbe parte proprio di tale organizzazione e il rimedio consisterebbe nel reclutare nuovi scanners per infiltrarla. Il piano viene approvato e la ricerca ha inizio. Un candidato viene presto riconosciuto in uno squallido fast food. Si tratta di un vagabondo in condizioni terminali, coperto di stracci e sudicio, che sopravvive ingerendo avanzi di hamburger. Alcune ragazze altezzose della classe media lo guardano con disprezzo estremo, come solo le Figlie di Venere sanno fare. "Ma come fa un uomo a ridursi in quelle condizioni? Non mi fa pena, mi fa solo schifo!", questa è la sentenza che una di queste giovani pronuncia nei confronti del derelitto, colpevole ai suoi occhi di essere un perdente genetico, un aborto, un rifiuto dell'Evoluzione. L'uomo concentra la sua attenzione sulla sua detrattrice, che cade vittima di un attacco epilettico provocato dal suo potere telepatico. Si mostra ancora generoso: al suo posto avrei provocato in quella fallofora il cedimento di un'arteria nel cranio. Il peggio è evitato dagli agenti della ConSec, che catturano il telepate, il cui nome è Cameron Vale. Il malcapitato viene sottoposto a sedazione profonda: il farmaco utilizzato allo scopo è conosciuto come ephemerol, e ha il potere di inibire temporaneamente ogni facoltà telepatica. Vale si risveglia sul lettino di contenzione dopo molte ore di sonno. Quando è riuscito a schiarirsi il cervello, Ruth gli spega la situazione e inizia un addestramento per aiutarlo a controllare i propri poteri. Il problema è che il capo della sicurezza, Keller, all'insaputa di tutti lavora per conto di Revok, facendo la spia. I frutti di questo tradimento non tardano a manifestarsi: Revok viene a conoscenza del piano di infiltrazione e manda alcuni assassini a uccidere Vale quando questi prende contatto con Benjamin Pierce, un artista scanner privo di affiliazioni. Pierce viene colpito a morte, mentre Vale fugge e riesce ad uccidere alcuni sicari. Nella mente del bohémien morente, capta il nome di una donna, Kim Obrist, indizio che gli permette di risalire a una nuova organizzazione clandestina di scanners, questa volta opposti al gruppo di Revok e alle sue mire malvage. Quando Vale si mette in contatto con la Obrist, i sicari di Revok colpiscono ancora, facendo un massacro alla riunione del gruppo. Soltanto Vale e la Obrist sopravvivono. Il canovaccio si ripete: Vale capta nella mente di uno degli assassini il nome di una società farmaceutica e la infiltra - cosa che ormai gli riesce del tutto naturale. Finalmente il piano di Revok si staglia in tutta la sua natura aberrante sullo sfondo già tenebroso. L'ephemerol, somministrato anni prima a un certo numero di donne gravide, aveva avuto come effetto collaterale la nascita degli scanners. Non soltanto si scopre che Revok e Vale sono in realtà fratelli: il loro padre segreto è proprio il dottor Ruth. L'interesse della congrega di telepati revokiani nella multinazionale ha il suo preciso motivo, perché tramite i suoi impianti chimici vengono prodotte tonnellate di ephemerol allo scopo di dar vita a una nuova generazione di persone telepatiche tramite cui dominare il mondo. Al termine di una convulsa e adrenalinica girandola di eventi, è inevitabile il duello all'ultimo sangue tra Vale e Revok, il cui esito si dimostrerà davvero sorprendente!

Recensione: 

Un thriller di tutto rispetto, capace di lasciare la sua sacrosanta traccia mnestica in un encefalo in formazione. Così mi è capitato di rimanere fulminato da alcune sue sequenze quando è stato trasmesso in televisione - ero appena un moccioso - e posso assicurare che si tratta di lampi indelebili! Ricordo ancora il faccione dello scanner della ConSec in tremenda tensione, mentre le forze psichiche di Revok mandavano il cranio in risonanza! Il risultato, simile a un'improvvisa eruzione, è il vero colpo di genio: un torrente di poltiglia encefalica mista a coaguli di sangue, che esplode inondando ogni cosa nel raggio di alcuni metri! Consiglio vivamente a tutti la visione di questa gloriosa pellicola! Al giorno d'oggi non si trovano più molti prodotti paragonabili.  


Duello telepatico e trasmigrazione 

Il finale comporta un certo numero di riflessioni. Cameron Vale e Darryl Revok si affrontano servendosi dei loro spaventosi poteri, scatenando l'inferno. Il maligno Revok sembra prevalere e riesce addirittura ad incendiare il cranio dell'avversario, ma a causa dello sforzo ha un tracollo fisiologico che lo fa incontro alla morte subitanea. Vale, il cui corpo ha cessato di vivere, è tuttavia vivo nel suo Spirito, nella sua più pura essenza immateriale, che riesce ad utilizzare la fortunata circostanza per prendere possesso del cadavere di Revok - evidentemente privo di danni tali da renderlo inidoneo al sostentamento della vita. In pratica Vale continua a vivere indossando la veste di carne e di ossa lasciata dal telepate defunto. Questo implica il presupposto filosofico del più puro platonismo, in netto contrasto col materialismo che Cronenberg ha sempre affermato di professare. Le domande sono molte. Se Vale vive in Spirito, entrando nel corpo inanimato che ha davanti a sé, cosa ne è dell'essenza di Revok, che occupava proprio quel corpo fino a pochi istanti prima? Forse che c'è stata una battaglia tra i due spiriti - due pacchetti di autocoscienza - in cui solo uno ha avuto la meglio? Ritengo che sia alquanto probabile. Una cosa di una logica semplice quanto gravida di conseguenze filosofiche. Infatti alla fine, si osserva il movimento delle labbra del corpo di Revok animato dall'essenza di Vale, che articolano le seguenti parole: "Sono io, Kim, Cameron. Abbiamo vinto. Abbiamo vinto..." (nell'originale "We've won"). Le brevi frasi sono pronunciate con la voce di Vale, come se la stessa intonazione non fosse in sé un fatto puramente fisico. Adesso mi piacerebbe sapere una cosa. Perché Cronenberg nel 1993 si è rifiutato di prendere in considerazione il finale di Videodrome in cui il protagonista si ritrova in una trasmissione televisiva dopo essersi sparato nel cranio? In quell'occasione il regista canadese aveva dichiarato di non voler dare l'impressione di credere in una sopravvivenza ultraterrena dell'autocoscienza umana. Come mai invece nel 1981, non si era posto il problema? Tra l'altro, la sua obiezione si dimostra incoerente. Non è necessario immaginare una sopravvivenza dello Spirito alla morte in Videodrome: il protagonista si spara, ma la sua morte può ben essere un'illusione, un dettaglio della sua vicenda allucinatoria. Invece in Scanners questo non è plausibile. Qui si mostra nel modo più chiaro che lo Spirito di Vale esce dal corpo in fiamme, combatte contro lo Spirito di Revoke, lo scaccia e quindi entra nel corpo che aveva indossato. In pratica Vale sfugge al pungiglione di Thanatos. Azrael non ha potuto prendere la sua preda, perché questa si è infilata in un corpo che ha potuto sostenerla, che è diventato il suo nuovo tempio. In eXistenZ vediamo che si è avuta un'evoluzione ulteriore: questa volta la morte stessa diventa un concetto illusorio.
Ricapitolando: 
1981: Cronenberg afferma la trasmigrazione delle anime
1993: Cronenberg afferma la mortalità delle anime.
1999: Cronenberg rimuove la Morte e afferma l'eternità dei corpi.

Trovo tutto questo decisamente bizzarro. Mi piacerebbe sapere qualche dettaglio in più sui sommovimenti magmatici che dovevano regnare nel calderone cerebrale dell'uomo di Toronto. A volte l'apparente irrazionalità di una visione dell'universo è dovuta soltanto all'insufficienza delle parole, al voler a tutti costi proiettare negli asfittici confini di uno spazio tridimensionale qualcosa che ha un numero di dimensioni più elevato. 

Il Potere della Telepatia 

Esiste la telepatia? Senza dubbio sì, risponderei a pelle. Ne sono convinto, dentro di me ritengo la telepatia reale come l'aria che respiro. Oppure questa certezza viscerale è frutto della mia paranoia? Più di una volta sono stato sicuro del fatto che alcuni individui erano davvero in grado di leggermi il pensiero. In altre occasioni ho sentito pulsare nel mio cranio pensieri altrui. Il problema è che non posso dimostrare la realtà di questi fenomeni, né tantomeno sono stato capace di ripetere gli eventi da me sperimentati. Avrò occasione di parlarne diffusamente in altra sede. Se cerco di analizzare il problema dal punto di vista razionale, debbo dirmi piuttosto scettico sul reale fondamento biologico del fenomeno telepatico. Sono però sicuro di un'altra cosa: esiste una telepatia che non è un potere innato dell'essere umano, qualcosa che può emergere in condizioni estreme o in determinati individui particolarmente dotati, bensì il risultato di una tecnologia specifica. In altre parole, esistono macchine in grado di captare il pensiero, scansionando il cervello proprio come farebbe un telepate cronenberghiano. Mark Zuckerberg ha dato ampia prova di questo fatto, facendo comparire ovunque banner e suggerimenti di pagine pertinenti a cose che si sono soltanto pensate, che non sono mai state tradotte neppure nel più esile dei suoni a fior di labbra. Forse un giorno su tutte queste cose sarà fatta chiarezza e risulterà che esistono spiegazioni molto convincenti, soltanto che non sono ovvie. Se esistessero scanners veri e propri, se ci fossero persone in grado di controllare facoltà telepatiche e telecinetiche, si saprebbe. Il vantaggio che tali poteri sono in grado di dare è talmente immenso da non poter passare sotto silenzio. Chi potesse leggere nella mente, provocare malori, spostare oggetti, influenzare gli altri, userebbe di certo tutto ciò a proprio vantaggio, causando danni inauditi al prossimo e all'intero genere umano. Danni che ormai risulterebbero evidenti a tutti. Le dottrine di Darwin permettono al mondo scientifico di giungere alla conclusione che il vantaggio evolutivo dei poteri degli scanners sarebbe troppo grande: se di simili capacità non si ha notizia, è perché la Natura non è riuscita a produrle.     


Scanners e Cyberpunk 

Nel film è contenuto un elemento che sono incline a giudicare ridicolo, pur con tutto il rispetto che nutro per Cronenberg e per le sue opere: a un certo punto il segnale telepatico lanciato dallo scanner Cameron Vale si propaga attraverso una linea telefonica, corre lungo il cavo e giunge a destinazione provocando spaventose deflagrazioni. Come se fosse un banalissimo segnale elettrico, in grado tra l'altro di essere convertito in corrente alternata e quindi spacchettato al punto di destinazione per esplodere in tutta la sua apocalittica potenza. Eppure qualcuno potrebbe rinfacciarmi che ancora una volta sto banalizzando e giudicando poco rilevante il tema della fusione uomo-macchina. Per quanto inverosimili siano i dettagli tecnici, quello che vediamo è il collegamento di Vale a una rete di computer usando il proprio cervello come interfaccia per immergersi in un larvato cyberspazio. Qualcosa di decisamente cyberpunk, qualche anno prima che il genere Cyberpunk giungesse alla sua piena maturazione. Non possiamo dire, come pure mi è capitato di leggere, che Scanners avrebbe anticipato le tematiche cyberpunk di almeno un decennio. Il tema del collegamento tra i cervelli di proto-hackers e computer talmente ingombranti da occupare interi edifici si sarebbe sviluppato nel corso degli anni '80, per poi essere rapidamente surclassato dalla realtà. La tecnologia ha subìto una tale accelerazione da far apparire coeva ai dinosauri non soltanto tutta l'informatica che vediamo in Scanners, ma anche quella descritta in Neuromancer (1984).

Cronenberg e i medici: un cattivo rapporto

Così scrive Antonello Sarno ne Il cinema dell'orrore (citazione da www.darkitalia.com):

"Cronenberg odia i medici, portatori di disastro piuttosto che di salute, forse perché egli stesso, dopo lunghi studi biologici, conosce bene i pericoli della scienza e li trasforma nel fil rouge dei suoi incubi<.> i pericoli della medicina moderna, che sembra non fermarsi più davanti a niente e a nessuno travolgendo ogni confine (cavie umane, bioetica, religione), diventano vere e proprie ossessioni per il disastro, incombente sul nostro avvenire." 

Non ci sono dubbi, ognuno dovrebbe meditare su questo spinoso tema, che emerge in modo prepotente in diversi capolavori del regista canadese, come Shivers - il demone sotto la pelle (1975), Rabid - sete di sangue (1977) e Brood - la covata malefica (1979). Se le multinazionali onnipotenti preparano una distopia incubica... per capire che le alternative sono persino peggiori mi basta dare un'occhiata alla putrescente galassia della "controcultura" complottista

Curiosità varie 

L'effetto mirabile dell'esplosione cranica dello scanner della ConSec, è stato realizzato in modo alquanto ingegnoso utilizzando una testa posticcia fatta di lattice e riproducente le fattezze del faccione dell'attore, tutta riempita di un intruglio di cibo per cani, fegati di coniglio, avanzi di pasti e grumi di sangue finto. Una volta preparato questo artefatto, gli è stato sparato un colpo da dietro con un fucile da caccia di calibro 12. Resto sempre basito dall'avversione per le frattaglie mostrata dagli anglosassoni nordamericani. Per quanto mi riguarda, sono un avido divoratore di interiora e non sprecherei mai degli ottimi fegati di coniglio, nemmeno per la causa della Fantascienza. 

In una scena si ha la collisione di un'auto in corsa, che penetra in un negozio di dischi devastando ogni cosa. In un cartellone pubblicitario campeggia la sigla della casa discografica RSO, che sta per Robert Stigwood Organization. Orbene, la RSO esisteva davvero e pagò per questa pubbicità occulta (una pratica all'epoca molto comune). Tuttavia quando il film uscì, l'etichetta discografica in questione era già fallita, quindi abbiamo a che fare con un bizzarro fossile.

Altro ghiotto dettaglio macabro. Mentre brucia, nel finale, gli occhi di Revok escono dalle orbite, senza più né iride né pupilla: sono due bocce bianche, lucide e terrificanti. Ebbene, quegli occhi finti che l'attore Michael Ironside indossava erano proprio quelli usati da Dustin Hoffman nel film Il piccolo grande uomo (Little Big Man, 1970), diretto da Arthur Penn.  

Già nell'ormai remoto 1976 era pronto un soggetto cronenberghiano, intitolato Telepathy 2000, che può essere considerato a tutti gli effetti il precursore di Scanners. L'azione era ambientata agli inizi del XXI secolo, all'epoca percepito come un futuro lontanissimo. Il protagonista si chiamava Harley Quinn e stuprava telepaticamente una donna in metropolitana. In pratica era un proto-Revok. La trama era spionistica, tutta imperniata sulla contrapposizione tra una multinazionale senza scrupoli, la Cytodyne Amalgamated, che addestrava scanners maligni e un gruppo di scanners filogovernativi buoni che cercava di resistere.  

Il cognome Revok, ben documentato in Inghilterra e in Scozia nella seconda metà del XIX secolo, negli USA si trova attualmente in due stati: New York e Pennsylvania. Non è facile risalire alla sua vera etimologia, anche se appare subito chiaro che non ha alcuna connessione col verbo inglese to revoke "revocare". L'origine del cognome in questione potrebbe essere gaelica: forse viene da reabhach "ciarlatano", che è anche un epiteto popolare del Diavolo. L'ortografia è decisamente bizzarra. C'è da domandarsi se Cronenberg fosse al corrente di questa possibilità o se si tratti di una mera coincidenza.

La telepate Kim Obrist è stata chiamata così dal nominativo di una assistente del produttore del film, Claude Héroux. Il cognome Obrist ha avuto la sua origine in Svizzera, dove è tuttora portato da circa 2.400 persone. Si trova anche in Italia, in Francia e in Germania. Negli USA ha la sua massima diffusione nello stato dell'Oregon (circa 150 persone). Anche nello stato di New York e in California ci sono alcuni Obrist, una sessantina in tutto. In altri stati l'occorrenza è trascurabile o addirittura nulla. In ultima analisi l'origine del cognome dovrebbe essere dal tedesco Oberst "colonnello".

L'idea di un'organizzazione telepatica ostile sembra essere stata presa dal romanzo di William S. Burroughs Il pasto nudo (1959). In un capitolo di tale è infatti descritta la setta dei Senders (ossia "I Mandanti"), che è il chiaro precedente letterario della rete di telepati creata da Darryl Revok. Cosa abbastanza singolare, dieci anni esatti dopo Scanners lo stesso Cronenberg ha diretto il film Il pasto nudo (1991), tratto dall'omonima opera dello scrittore di St. Louis. 

In una scena del film Kim Obrist viene sondata dal feto telepatico di una donna incinta. Questa idea dello psichismo dei bambini nel grembo materno deve aver traumatizzato l'attrice, Jennifer O'Neill, che in seguito è diventata una convulsionaria, ha scritto un libro di propaganda antiabortista e lavora attualmente come portavoce di un movimento "pro-life". Non mi sono documentato su quale sia questa organizzazione. Mi limito a far notare che in genere si tratta di sètte violente e fanatiche: non sono rari in America casi di talebani "pro-life" che uccidono medici abortisti. 

Il dottor Ruth afferma di aver fondato la Biocarbon Amalgamate nel 1942. Eppure l'attore che lo ha impersonato, l'ottimo Patrick McGoohan, nel 1942 aveva soltanto 14 anni. Un'incoerenza non da poco, mi pare.

Altre recensioni e reazioni nel Web:  

Frugando nel Web ho scovato qualcosa su Filmtv.it. Nulla di eccelso, in ogni caso. Riporto gli interventi come li ho trovati: i refusi di vario genere (es. "deu" per "due") sono degli autori. 

SaintlySinner ha scritto:

Trama intrigante, tematiche fantapolitiche, "Scanners" ha sicuramente un certo fascino. Tuttavia per me non è fra i lavori più riusciti di Cronenberg. Ci sono momenti un pò banali e soprattutto la narrazione risulta troppo spesso lenta e faticosa a scorrere. Michael Ironside è perfetto e inquietante nella parte. Lo scontro finale è davvero uno spettacolo.

Bellahenry ha scritto:

partendo da una buona idea di questi "scanners" capaci di entrare nella testa delle persone per fargli fare tutto ciò che vogliono, il film risulta lo stesso un po noioso!
anche l'ottimo risvolto critico-polito-economico alle multinazionali chimiche e farmaceutiche non rende questo un buon film. la trama a volte è ridicola e il soggetto non rende quanto possa sembrare: dov' c'è emozione se i potagonisti possono liberarsi facilmente di chiunque?
le deu scene degne di nota sono il cervello che esplode e lo scontro finale...tutto il resto sia comestoria che visivamente mi ha lasciato perplesso!
secondo me cronenberg aveva ottime idee in principio ma la sceneggiature non è stata all'altezza...

Michel ha scritto:

LE CAVIE DI PAPÀ
La scienza matrigna ha prodotto altri mostri; chi ci salverà? Forse un novello Abele, sempre che questa volta riesca a sopraffare il fratello cattivo. Alle prese con i consueti corpi mutanti dentro una storia fatta con cascami parapsicologici, questa volta Cronenberg non convince. La messa in scena fredda e claustrofobia non è dozzinale e non manca qualche momento efficace, ma il tentativo di realizzare un incubo cinematografico con tanto di attori che recitano in stato catatonico è vanificato da troppe lungaggini e da qualche scivolone nella comicità involontaria.

mercoledì 10 aprile 2019


 VIDEODROME

Titolo originale: Videodrome
Paese di produzione: Canada
Anno: 1983
Lingua originale: Inglese
Durata: 87 min
Genere: Orrore, fantascienza
Sottogenere: Tecnosurrealismo, psicosessualità 
Regia: David Cronenberg
Soggetto: David Cronenberg
Sceneggiatura: David Cronenberg
Produttore: Claude Heroux
Fotografia: Mark Irwin
Montaggio: Ronald Sanders
Effetti speciali: Rick Baker, James Stuart Allan, Frank
     Carere, Robert Rouveroy
Musiche: Howard Shore
Scenografia: Angelo Stea
Interpreti e personaggi
    James Woods: Max Renn
    Sonja Smits: Bianca O'Blivion
    Deborah "Debby" Harry: Nicki Brand
    Leslie Carlson: Barry Convex
    Jack Creley: Prof. Brian O'Blivion
    Peter Dvorsky: Harlan
    Lynne Gorman: Masha
    Julie Khaner: Bridey
    David Bolt: Raphael
    Reiner Schwarz: Moses
    Lally Cadeau: Rena King
    King Cosmos: Brolley
    Kay Hawtrey: Matron
    David Tsubouchi: Pornografo giapponese
Doppiatori italiani
    Diego Reggente: Max Renn
    Piera Vidale: Bianca O'Blivion
    Liliana Sorrentino: Nicki Brand
    Valerio Ruggeri: Barry Convex
    Manlio Guardabassi: prof. Brian O'Blivion
    Roberto Del Giudice: Harlan
Riconoscimenti
    1984 - BIFFF
        Miglior film di fantascienza
    1984 - Genie Awards
        Miglior regista
Budget: 5,9 milioni di dollari USA
Box office (mondo intero): 2,1 milioni di dollari USA 



Trama:

Come molti film di Cronenberg, anche questo è ambientato in Canada. Max Renn è il presidente di una televisione UHF di Toronto, la CIVIC-TV. Per dirla in parole povere, si tratta di una rete impegnata nella diffusione di ogni genere di spazzatura sensazionalistica: i suoi programmi consistono principalmente in tonnellate di pornografia soft e di violenza gratuita. Immagino che Renn si astenesse dal mostrare l'eruzione del fallo soltanto per qualche legge stravagante e contorta che gli avrebbe reso la vita impossibile. A un certo punto Renn, stanco di questo andazzo, cerca qualcosa di nuovo, che possa guadagnargli un nuovo audience. Un mattino gli viene offerta qualche possibilità consona ai suoi desideri. Harlan, che gestisce di nascosto un'antenna parabolica satellitare non autorizzata della CIVIC-TV, lo convoca nel suo ufficio clandestino e gli spiega di aver captato qualcosa di veramente strano. Si tratta di uno spettacolo televisivo pirata trasmesso dalla Malesia, intitolato Videodrome e privo di trama, che mostra l'efferata tortura e l'uccisione di vittime in una camera di un colore arancione rossiccio. In pratica è una serie di snuff movies. Max Renn, che non pensa nemmeno di infrangere il divieto che grava sulla trasmissione di pornografia hard, non si fa tuttavia scrupolo alcuno nel tentare la fortuna con questi snuff. Convinto che la violenza gratuita sia il futuro della televisione, dà ordine ad Harlan di iniziare l'uso non autorizzato del brutale show malese. Come dire, torturare e uccidere una persona è ok, mentre un cazzone che erutta una fontana di sperma su un paio di soffici tette non è ok: la morale anglosassone è tutta qui. Il problema riscontrato da Harlan è l'instabilità sostanziale del segnale televisivo di Videodrome, che si dissolve pochi istanti dopo aver trasmesso pacchetti di sequenze violente. Così Max chiede che gliene venga registrata una copia. Qualche giorno dopo partecipa a un talk show in cui sono ospiti la psichiatra Nicki Brand e il filosofo Brian O'Blivion, analista di cultura popolare.  Lo stravangante professor O'Blivion partecipa alla trasmissione da remoto, non fisicamente. A un certo punto se ne esce con un'inquietante profezia, affermando che la televisione soppianterà la vita reale. Max fa colpo su Nicki, le dà un appuntamento e i due diventano amanti. La donna si eccita moltissimo quando lui le mostra la registrazione di Videodrome, al punto da costringerlo ad avere sesso sadomaso con lei durante la visione dello snuff. Tornato nell'ufficio di Harlan, Max apprende che il segnale di Videodrome è sembrato provenire dalla Malesia a causa di uno sfasamento introdotto a bella posta dall'emittente, mentre si è potuto accertare che in realtà la trasmissione proviene da Pittsburgh, Pennsylvania, US. Quando Nicki lo viene a sapere, le si surriscalda il clitoride. In preda all'eccitazione più furiosa parte subito per Pittsburgh, nella speranza di poter partecipare alla trasmissione. Il problema è che non fa ritorno. A questo punto Max, molto preoccupato, decide di contattare la sua amica Masha, una cougar che di professione fa la pornografa soft, per chiederle come gestire la difficile situazione. Apprende così dall'attempata signora che non soltanto Videodrome è reale, ma che si tratta della facciata di un movimento politico. Viene anche a sapere che il professor O'Blivion è coinvolto in tutto questo. La ricerca porta Max in un rifugio per vagabondi dove i relitti della società sono spinti a sottoporsi a sessioni interminabili di programmi televisivi, fino a fondersi il cervello. La figlia di O'Blivion, Bianca, gestisce questa inconsueta attività, che è una vera e propria missione religiosa di una congrega dal nome sorprendente: la Chiesa Catodica. Lo scopo della Papessa Catodica, Bianca O'Blivion, è in apparenza quello di inverare la profezia del padre, facendo sì che la Televisione rimpiazzi ogni aspetto della vita reale, assimilando gli spettatori. In un videotape, il professore visionario spiega che Videodrome è un campo di battaglia socio-politica combattuta per il controllo delle menti della popolazione nordamericana. A questo punto Max è sconvolto da allucinazioni molto realistiche, tanto che vede la cavità di un videoregistratore formarsi nel suo busto, una ferita simile a una grande figa. Bianca gli spiega che il segnale di Videodrome ha un simpatico effetto collaterale: provoca nell'utente un tumore maligno al cervello, responsabile delle esperienze allucinatorie. In realtà il professor O'Blivion è morto da anni, da quando ha capito che la sua creatura veniva usata dai suoi partner per scopi malevoli. Avendo cercato di fermarli, è stato da loro ucciso. La sua presenza televisiva negli anni successivi era dovuta all'immensa mole di materiale videoregistrato da lui prodotto. Ecco che il capo di questi partner deleteri di Videodrome si materializza nella figura di Barry Convex. I nodi giungono al pettine: l'intero programma non incarna affatto la minchionesca utopia del Transumanismo, trattandosi invece di una subdola quanto letale cospirazione filo-governativa che ha come scopo ultimo la "pulizia morale" della popolazione. I tumori allucinatori servono proprio a questo scopo, afferma Convex, ad eliminare i cattivi cittadini contaminati dall'ammorbamento della pornografia e della violenza. Per Max Renn è l'inizio di un estenuante incubo ad occhi aperti, che si conclude con il proprio annientamento. Le sue ultime parole sono queste: "Lunga vita alla Nuova Carne!" (nell'originale "Long live the New Flesh").

Recensione: 

L'ossessione di Cronenberg per la fusione dell'essere umano con la tecnologia è evidente in questa pellicola. Detto questo, soltanto i coglioni potrebbero affermare che si tratti di un contenuto utopistico. Semmai si tratta di una distopia angosciante e distruttiva in massimo grado, in cui la realtà si fonde con l'allucinazione, perdendo la sua sostanza ontologica. Lo stesso regista non narrò mai nei suoi film una sola trama di cui si possa auspicare l'inveramento. Il problema è questo: se ci si ferma al tema della fusione uomo-tecnologia, si perde la possibilità di indagare ben altre profondità abissali!


Una profezia mancata

Il principio della Televisione è chiaro e semplice: noi ti riempiamo la testa di input, ma non siamo interessati al tuo ouput. Come dire che viene fornito allo spettatore ogni tipo di cibo spazzatura in quantità immense. Alla masticazione fa seguito la laboriosa digestione e infine l'espulsione di feci oltremodo fetide, il punto finale del processo. Le barrette di cioccolato ripieno di caramello diverranno escrementi simili a una zuppa di vomito acidissimo misto a uova marce, mentre i ricchi hamburger si trasformeranno in montagne di sterco pastoso, denso, il cui odore conserverà la traccia di molecole aromatiche derivanti dalla grigliatura della carne. Tutta questa merda però non la annuserà mai chi ti ha fornito la materia prima per produrla. La annuserai tu stesso, che l'hai deposta. Si accumulerà intorno a te, perché non riuscirai a rimuoverla (l'entropia cresce sempre in un sistema isolato), e infine ti farà morire di peste. Che dire poi se anziché il junk food venisse fornito direttamente materiale fecale? Lo spettatore lo mangerebbe e sfornerebbe la merda di un coprofago! Il Web è qualcosa di molto diverso dalla Televisione. Gli escrementi prodotti dagli utenti entrano infatti in circolo e saranno annusati da tutti. Non soltanto dagli altri navigatori, ma anche dalla classe dirigente, dai politicanti. Credo che sia proprio per questo motivo che i politicanti odiano mortalmente la Rete e pretendono di regolamentarla: è perché le sue scorie arrivano loro sotto il naso e la cosa li infastidisce. Tanto più se in quell'immondizia ci sono le prove di qualche innominabile porcata che hanno commesso, visto che sono tutti malfattori al cui confronto Sodoma era un convito di anime belle! In questo senso Videodrome si è dimostrato fallimentare e incompleto. Le capacità profetiche cronenberghiane hanno mancato il bersaglio: non hanno saputo prevedere l'avvento di Internet, con tutte le sue infinite conseguenze. Si potrebbe anzi pensare che proprio questo film sia un emblema del fallimento della Fantascienza e più in generale della futurologia: ha puntato tutto sulla tirannia televisiva proiettando il proprio presente nel futuro prossimo, dilatandolo a dismisura, senza tener conto della possibile irruzione di un nuovo fattore capace di far evolvere la realtà in modo del tutto differente. La realtà è meno della televisione, e la televisione è meno del Web. Senza dubbio Videodrome è ottimo se si considera il contesto in cui è stato pensato e prodotto, anche se oggi ci appare piuttosto ingenuo: quale sarebbe il potere della Nuova Carne Televisiva in un mondo in cui tutti si portano dietro uno smartphone e sono connessi persino quando sono seduti sulla tazza? 


Parafilie o gusti acquisiti? 

Barry Convex rivela all'allucinato Max Renn la verità su Videodrome, in tutta la sua annichilente potenza: si tratta di una cospirazione governativa. La sostanza è questa: l'Establishment vuole eliminare chirurgicamente tutte le persone attratte morbosamente dalla sessualità estrema e dal sadismo, così ha studiato un sistema molto efficace per ottenere i propri scopi. Sottopone a irradiazione intensiva tutti coloro la cui esistenza è considerata nociva, forte della convinzione che il cittadino morale, fottutamente onesto, straight, non sarà mai e poi mai attratto dalle porcherie e dagli snuff videos! Il problema è che è sbagliato il fondamento stesso di questa pretesa. La conventicola settaria degli psicologi e degli psichiatri, che ha un potere incredibilmente pervasivo in questa società, etichetta tutto ciò che non le aggrada come "parafilia". Il vocabolo sostituisce etichette più antiche come "devianza" e "perversione", che ora non possono più essere usate perché non conformi ai dettami del buonismo politically correct. Così ecco che solo con la parola magica "parafilia" pretende di liquidare tutta una serie di pratiche quelle pratiche, sessuali o meno, che vanno dalla coprofagia al cannibalismo. Il punto è che il gusto per tutte queste cose può essere descritto come un contagio: può formarsi già soltanto dalla contemplazione di qualcuno che compie atti considerati aberranti, per poi svilupparsi e consolidarsi. Può passare da una persona all'altra e diventare sempre più intenso. Si tratta in altre parole di un gusto acquisito. Il gusto acquisito può riguardare cose assolutamente banali, come bere del vino secco o mangiare del gorgonzola. Al primo assaggio danno fastidio, ma poi si è portati a ripetere l'esperienza e la si trova piacevole. Il punto è che il meccanismo è assolutamente identico anche per l'ingestione di escrementi, l'antropofagia e il sadismo estremo. Conobbi all'epoca dell'università un cinese che andava a trovare un suo amico veneto per mangiare formaggio e bere vino. Le sue figlie invece storcevano il naso: consideravano quelle sue stravaganze come qualcosa di rivoltante. Adesso i costumi della Cina sono cambiati, l'uso del latte e dei latticini, un tempo tabù, non desta più tanto scandalo. Non sempre il fenomeno è così innocuo. Nell'Antica Roma gli animali venivano straziati e massacrati nelle arene per il divertimento delle plebi. Erano le venationes, vere e proprie atrocità organizzate, di proporzioni oggi inimmaginabili. La gente chiedeva sangue a fiumi, godeva a vedere orsi e leoni dilaniati, fatti a pezzi, agonizzare e spirare nella sozzura. Sempre a Roma, la pedofilia era ritenuta normale, a patto che la vittima fosse di condizione servile. Queste cose, che oggi fanno rabbrividire, erano in quel contesto considerate piacevoli, addirittura voluttuose. Non sarà stato così fin dall'inizio. Tali comportamenti si devono essere originati in un ristretto numero di persone potenti per poi spargersi e infine propagarsi all'intera plebe. Il fatto che si siano generalizzati prova che la natura umana non possiede alcuna barriera immunitaria davvero efficace. E la genetica? Beh, la predisposizione genetica non esclude affatto il gusto acquisito. Se le istruzioni scritte nel materiale genetico sono una lampadina, ecco che il gusto acquisito funziona come un interruttore che la accende! Il teorema di Barry Convex fa acqua da tutte le parti. Non esiste una "parte sana" della popolazione. Se si trovasse il modo di far circolare tra i Mormoni tonnellate di snuff e di altre immondizie, quei morigerati Santi degli Ultimi Giorni si corromperebbero e diverrebbero Cani di Satana, dal primo all'ultimo.


Complottismo di Stato! 

Nel suo romanzo Il pendolo di Foucault, Umberto Eco citava un supposto motto dei Gesuiti: "se temi un complotto, organizzalo". In quel contesto si parlava della conventicola settaria dei Rosacroce. Secondo un personaggio, nel XVII secolo i Gesuiti sarebbero stati gli autori del primo enigmatico Manifesto dei Rosacroce, diffuso nella speranza di fare emergere pericolosi entusiasti da arrestare. Un'ipotesi in apparenza peregrina, su cui però ho riflettuto molto. Spesso mi sono chiesto a chi possa giovare l'immensa mole di materiale complottista che pervade il Web, sommergendo l'intera società e diffondendo idee dementi che attecchiscono ovunque come funghi maligni. La risposta potrebbe essere abbastanza semplice: il complottismo stesso è a sua volta il frutto di un complotto. Non sempre tutto ciò segue una logica lineare. Eppure, se si scava a dovere, si riesce in ogni caso a comprendere qualcosa. Tutti i poteri del mondo ricorrono al complottismo per i loro scopi più o meno occulti. Analizziamo alcune situazioni concrete. La Massoneria intende nascondere con ogni mezzo le proprie vere origini storiche, così fa in modo che vengano diffusi ovunque materiali pieni di confusione e di contraddizioni, di errori e di incoerenze, ottenendo in questo modo il suo scopo: far sì che nessuno possa trarre da tutto questo marasma qualche deduzione utile. Altre volte la diffusione del complottismo serve a gettare discredito su qualche idea potenzialmente nociva, che minaccia il mondo politico. Questo risultato può essere ottenuto tramite l'azione di provocatori. Gli ambientalisti strepitano e fanno tumulto? Viene così fatta emergere dalla Svezia una mocciosa odiosissima e viene sostenuta affinché sparga isterismo sulle masse tumultuanti. In apparenza potrebbe sembrare una strategia folle e controproducente, in grado di portare disordine, ma nel lungo termine può dare i suoi frutti: gli ambientalisti saranno disprezzati e odiati per i loro eccessi caratteriali, l'intera causa sarà messa in ridicolo, lo stesso concetto di riscaldamento globale irriso e schernito. La crescita dell'effetto serra causato dalle emissioni climalteranti è un dato di fatto, che non dipende dagli umori delle masse, ma il fenomeno stesso viene negato da sempre più persone spinte dalla stizza e dall'avversione verso la giovane attivista svedese dal volto perennemente contratto in una smorfia. Prima ancora dell'emergere dell'ambientalismo convulsionario thunberghiano, simili strategie sono state applicate con successo nei confronti dei fautori di idee animaliste e antispeciste. La famosa "tempesta di merda" scatenata da provocatori contro Bill Gates, colpevole di aver ucciso un triceratopo, è un esempio brillante di questo modo di procedere. Il principio, in linea di massima, è sempre lo stesso enunciato da Barry Convex.  


Giochi di parole 

Il professor O'Blivion non è chiaramente uno scozzese con un cognome formato a partire dalla ben nota preposizione celtica O' indicante provenienza (gaelico ó "da", dal protoceltico *au, a sua volta da *apo, imparentato col latino ab), per tradizione aggiunta all'ipotetico capostipite della famiglia. Si capisce subito che siamo di fronte a un gioco di parole: il cognome O'Blivion sta per oblivion "oblio", di evidente origine latina. Questo perché coloro che si perdono nell'Oceano Televisivo dimenticano se stessi e finiscono con l'andare alla deriva in preda alla demenza più completa, incapaci persino di sillabare il proprio nome. Che dire poi della Chiesa Catodica (Cathodic Church)? Si vede subito che è una parodia della Chiesa Cattolica (Catholic Church), di cui condivide la pretesa dell'Universalità, implicita già nella sua denominazione. In fondo solo un fonema separa καθοδικός (kathodikos) da καθολικός (katholikos), il cui significato d'origine è "generale, universale". Di certo non è un caso se il catodo deriva il suo nome dal greco κάθοδος (kathodos) "via verso il basso, discesa", che in fondo è un sinonimo di καθάβασις (kathabasis). La Televisione è la Discesa agli Inferi e la Chiesa Catodica conduce... là in basso. 

Il congiuntivo in inglese 

In Italia, complice il vergognoso sistema scolastico, serpeggia un mito che non ha alcun fondamento reale: a sentire i suoi fautori, la lingua di Shakespeare sarebbe del tutto priva di congiuntivo. In realtà ne esistono residui degni di nota. Uno di questi lo possiamo vedere proprio nelle parole del Max Renn mutato dal contaminante allucinatorio: "Long live the New Flesh". Si badi bene, non è Long Life /lɔŋ laɪf/, ossia "lunga vita" (che richiederebbe una preposizione to), ma proprio Long live /lɔŋ lɪv/, che si traduce con "viva a lungo". Questo presente congiuntivo di terza persona singolare, che in realtà è più che altro un ottativo o un precativo, si differenzia dal presente indicativo per l'assenza della -s finale. Un altro esempio ben noto a tutti è God save the Queen, che si traduce con "Dio salvi la Regina". Anche degna di nota è la canzone patriottica inglese "Rule Britannia!", il cui ritornello è "Rule Britannia! Rule the waves", ossia "Che la Britannia domini! Che domini le onde!" Se la memoria non m'inganna, nel film Pink Floyd - The Wall (Alan Parker, 1982), i Fascisti Rosa che acclamano Pink come loro Führer, hanno come motto "Britannia rule the World!": dalle onde sono passati al mondo intero. Anche questi sono esempi degni di nota di congiuntivo presente con funzione desiderativa. Che dire poi del congiuntivo imperfetto? Ricorre in forma nettamente riconoscibile soltanto in un verbo, che è tuttavia il cardine della lingua: If I were traduce "se io fossi" ed è ben diverso dall'indicativo I was "io fui", "io sono stato".


Curiosità 

L'effetto speciale dello schermo  ondeggiante in cui Max interagisce col film è stato ottenuto con un proiettore video e con una dental dam, ossia una grottesca barriera di lattice che serve per leccare il culo alle puttane senza rischiare di contrarre malattie veneree. 

Zebra Books pubblicò una novellizzazione di Videodrome l'anno stesso dell'uscita del film. L'autore, Dennis Etchison, è stato accreditato con lo pseudonimo "Jack Martin". Nonostante lo sforzo per rimanere fedele al lavoro di Cronenberg, si riscontrano alcune differenze. Così viene descritta una scena in cui un televisore sorge dall'acqua nella vasca da bagno in cui il protagonista si trova immerso, ricordando l'immagine di Venere che nasce dalla spuma del mare. La scena doveva essere inclusa nel film, ma poi è stata tagliata, senza che lo scrittore venisse a conoscenza della scenta: questo è il motivo dell'incongruenza.

Videodrome è nato da un'idea che il regista canadese covava in sé fin dall'infanzia, come un tizzone sputato da un camino, che cova nel legno di una casa di montagna sviluppandosi lentamente per molto tempo senza essere notato, per poi divampare in un improvviso incendio. Quando era un bambino, David era ossessionato da un segnale clandestino proveniente da Buffalo, nello stato di New York, che aveva captato con la radio. A quanto pare il giovane tremava di sacro terrore all'idea che quel brusio confuso potesse veicolare materiale inadatto al consumo del pubblico timorato di Dio. Sono proprio questa paure che permettono di scorgere in un infante i segni della futura grandezza: anche Giulio Cesare ed Alessandro il Macedone dovettero provare qualcosa di simile! 

Sono stati filmati tre diversi finali del film. Uno ovviamente è quello a tutti ben noto. Gli altri due prevedevano una sorta di oltretomba per Max Renn dopo il suicidio con la pistola organica sviluppatasi da un suo dito indice. Si prevedeva che Max, Bianca O'Blivion e Nicki si ritrovassero sul set di Videodrome. Ciò avrebbe fatto del film un importante opera olomanista, in quanto sarebbe stata ben evidente la natura del cosmo aberrante di Videodrome, una proiezione del protagonista posseduto dal Genio di Cartesio. Cronenberg all'epoca scartò questo finale, perché pensava che equivalesse ad ammettere una qualche sopravvivenza dell'essere umano oltre la Morte. Il regista rifiutava con foga questa possibilità, professando dottrine materialistiche. 

Nel suo romanzo Luce Virtuale (Virtual Light, 1993), William Gibson menziona Videodrome in un contesto davvero strano e notevole. Un agente privato di sicurezza, l'albino Sublett, appartiene a una setta evangelica televisiva che ritiene l'opera di Cronenberg diabolica proprio per via del film Videodrome. Data la natura di quella congrega ecclesiastica, che diffonde la Buona Novella tramite l'etere, non c'è da stupirsi troppo del suo anatema. Sarebbe come pensare che una mosca scatofaga possa amare chi mette in guardia dai rischi insiti nella manipolazione dello sterco!   

Altre recensioni e reazioni nel Web:  

Dovrò essere franco. Di recensioni a questa pellicola ne ho trovate un numero enorme. Ce n'è un porcaio. Tuttavia mi sembrano tutte uguali. Tutte fissate sulla compenetrazione uomo-macchina e incapaci di scorgere la dissoluzione del concetto stesso di realtà. Le stesse frasi vengono ripetute a pappagallo, come se fossero il verbo biblico scaturente dalle bocche di mille pastori della setta evangelica televisiva menzionata da Gibson, di quelle che vanno tanto di moda in America. Possibile che non ci sia nulla di originale? Vedo di raccattare qualcosa qua e là. Riporto alcune opinioni, tratte da Mymovies.it.

Alexander 1986 scrive: 

Non il migliore film di Cronenberg ma quello che forse resta più impresso nella memoria del suo pubblico. A detta della critica, che lo stroncò all'epoca della sua uscita, ciò si deve allo spettacolo trash degli effetti speciali firmati da Rick Baker: tanto splatter, molto più realistico (e stomachevole) di quello che si vede oggi con tutta la nostra tecnologia di nuova generazione. Tale idea è in buona parte giustissima. Per il resto, pur non raggiungendo quei livelli, ''Videodrome'' può essere storicamente accostato a ''Blade Runner'' (1982) e a ''Brazil'' (1985) fra le opere che hanno introdotto nel cinema quel filone cyberpunk che in quegli anni fermentava nella letteratura fantascientifica. Rispetto ai due illustrissimi colleghi, purtroppo il film di Cronenberg è quello invecchiato peggio perché la nostra società ha già esaurito gli incubi dell'era televisiva ed è passata oltre. Ciò mette purtroppo in evidenza una trama un po' raffazzonata, in cui plot-holes e incongruenze vengono nascoste a malapena. Da vedere però almeno per gustarsi alcune trovate registiche: su tutte, geniale è l'apertura pseudo-vaginale nella pancia di Renn/Woods. Roba letteralmente per stomaci forti.

PeerGynt scrive: 

E a questo punto non può più stupire che Max Renn muoia due volte, la prima volta nel piano allucinatorio ucciso da uno schermo televisivo che subito dopo sanguina (scena che avrebbe fatto la felicità dei surrealisti), subito dopo in un suicidio mistico che riempie di sé il piano della realtà.
Ma quello del film è anche un doppio disordinato, confuso, che non si lascia ben suddividere. Cronenberg punta volutamente ad una certa commistione/confusione narrativa, per far risaltare non tanto la storia, quanto piuttosto la riflessione teorica che ci sta sotto. Che a dirla potrebbe sembrare quasi banale (il mondo dell'immagine, da cui siamo dominati, oggi ancor più che nel 1983, è un cancro che ci divora, erodendo sempre più il nostro rapporto col reale e costringendoci a vivere anche i rapporti umani e le passioni che li riguardano in modo puramente virtuale), ma a farla vedere con la visionarieta' delle immagini di Videodrome resta impressa e scava dentro.
 

Riporto in questa sede anche alcuni commenti, non necessariamente eulogistici, tratti da Filmup.leonardo.it

Luca da Torino scrive:

State alla larga Ho apprezzato moltissimo "La mosca" dello stesso regista, ma anche "A history of violence", "La promessa dell'assassino" ed "Existenz". Questo film però è veramente inutile, delirante e senza alcun senso logico. Se bisogna per forza trovare una morale ad ogni cosa che passa per lo schermo vi posso dare ragione, la grande metafora televisione-realtà, televisione-finzione, finzione-realtà e chi più ne ha più ne metta, ma penso si possano rappresentare diversamente e molto meglio! Risparmiatevi l'ora e mezza di sta robaccia.. 

Alessandro da Varese scrive: 

Se non ha avuto successo un motivo ci sarà
credo che il voto dato dalla media delle opinioni valorizzi un po' troppo questo film; sono convinto che almeno il 90% delle persone si sono fermate alla recensione del film senza poi vederlo, e meglio così per loro... credo che il film sia adatto solo al 5% del pubblico... 

Flavio da Napoli scrive: 

Allucinogeno
Cronenberg arriva, con questa pellicola, ad un perfetto teorema dell’immagine e del rapporto tumorale tra televisione e spettatore, immagine e soggetto, realtà e rappresentazione. Sa nei precedenti lavori il contesto metaurbano e umano rimaneva comunque quello nel quale i personaggi si muovevano, in questa pellicola i piani reali si sovrappongono fino a negare l’esistenza gli uni degli altri. Sguardi filtrati attraverso l’ottica catodica, corpi contenuti negli schermi, sostituzioni della realtà, ripetitori che prendono vita, armi che diventano protesi.......ma non mi ha convinto!


Alessio da Roma scrive: 

La tecnologia ha vinto
Ancora una volta Cronemberg (sic) denuncia lo strapotere della tecnologia umana, a discapito del uomo stesso, questa volta tramite i mezzi di comunicazione di massa. Suo tema di sempre, che lo ha caratterizzato nella maggior parte dei suoi film.Un film forte e pessimista in cui non c’è una separazione netta tra reale e fantastico, in cui non si capisce quando viene messa in scena la realtà o le allucinazioni del protagonista.Un film commerciale che è riuscito però a tradurre sullo schermo quelle angosce e quelle allucinazioni già presenti in letteratura nelle epocali pagine di Kafka.Un film che non ha riscosso molto successo ne da parte del pubblico ne tanto meno da parte della critica. Penalizzato sicuramente dal suo contenuto forte e crudo, è stato messo in secondo piano come la maggior parte dei film horror.Non essendo comunque, a mio avviso, un film eccezionale, Cronemberg (sic) è riuscito, attenendosi al suo stile, a denunciare l’incapacità del uomo a sottrarsi alle prepotenze tecnologiche.