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lunedì 2 dicembre 2019

 
INTERRABANG 

Anno: 1969
Paese: Italia
Lingua: Italiano
Durata: 102 min (versione originale),
                93 min (versione tagliata)
                Altre versioni censurate: 88 min, 73 min
Colore: Eastmancolor
Genere: Thriller, giallo, erotico 
Regia: Giuliano Biagetti
Sceneggiatura: Luciano Lucignani, Giorgio Mariuzzo, Edgar
    Mills
Soggetto: da un racconto senza titolo di Edgar Mills
Produttore: Giancarlo Segarelli
Casa di produzione: Salaria Film
Distribuzione: Panta Cinematografica
Fotografia: Antonio Borghesi
Montaggio: Marcella Bevilacqua
Musiche: Berto Pisano
Costumi: Emilio Pucci, Vittoria Serra
Trucco: Fulvia Dulac, Alfredo Marazzi
Gestione della produzione:
Enzo De Punta (come Enzo
     Del Punta), Fabio Diotallevi 

Direttore artistico:
Tellino Tellini
Assistente direttore: Giorgio Mariuzzo
Operatore di camera: Sergio Rubini
Suono: Giulio Spelta
Assistente operatore: Maurizio Cipriani 
Interpreti e personaggi: 

    Umberto Orsini: Fabrizio
    Beba Lončar: Anna
    Haydée Politoff: Valeria
    Shoshana Cohen: Maregalit
    Corrado Pani: Marco
    Tellino Tellini: Guardacoste
    Edmondo Saglio: Guardacoste
    Antonietta Fiorito: Ragazza sul motoscafo 
Doppiatori italiani:
    Annarosa Garatti: Valeria
    Laura Gianoli: Anna
    Stefano Satta Flores: Fabrizio
Luogo delle riprese: Isola Rossa (Porto Santo Stefano)
Titoli in altre lingue:
    Francia: Les Allumeuses,
                    Boumerang,
                    La perverse ingénue,
                    Le plaisir de la chair,
                    Trois vicieuses sur une île 
    Hong Kong (inglese): Interpoint
 

Colonna sonora:
  Autore: Berto Pisano
  Genere: Lounge
  Etichetta: RCA Original Cast
  Album
    A piedi nudi sulla spiaggia
    La scogliera dell'amore
    Il colore degli angeli
    Sabbia e mare
    Little Snack Bar
    ...e il Sole scotta
    Tramonto sulla scogliera
    La vallata sommersa
    Luci sulla baia
    Tema di Valeria
Singolo
    Il colore degli angeli
    ...e il Sole scotta 

Trama:
Un mondo fatto soltanto di mare, sole e musica lounge insinuante, ossessiva, che non finisce mai, che non si interrompe nemmeno per un attimo. Sembra quasi che non esista la notte: l'astro diurno splende sempiterno e immutabile, alto nel cielo. Un panorama irreale. Uno yacht è ancorato a poca distanza dalle rive di un'isola pietrosa del Mediterraneo, che dovrebbe essere disabitata. A bordo ci sono personaggi che rappresentano bene i tempi nuovi. Fabrizio è un fotografo cinico e biondiccio, che considera l'essere umano una massa di sterco utile solo per i soldi che se ne possono trarre. Sua moglie, la bionda Anna, è la sua viziata (e viziosa) proprietaria dell'imbarcazione e di un atelier, tutta piena di plutocratica sicumera. La sua vocina è stridula e odiosissima; ha con sé la sorella Valeria, una ragazza caratteriale dalla pelle lattea e dal seno poco sviluppato, con i capelli di un colore castano rossiccio. Porta un originale ciondolo a forma di interrabang, che è l'unione di un punto interrogativo con un punto esclamativo. Poi c'è Maregalit, una bruna indossatrice israeliana dal fisico statuario, ninfomane e rovente come un vulcano in eruzione. Le tre donne e il fotografo completano in una mattinata un servizio fotografico sulla spiaggia dell'isola. La radio diffonde la notizia dell'evasione di tre pericolosi detenuti, di cui due subito ricatturati: ne resta libero uno. Si segnala anche la scomparsa di un agente. Subito dopo Fabrizio si rende conto che l'imbarcazione è rimasta a secco, così approfitta di un passaggio su un motoscafo per andare a cercare del carburante. Le tre donne restano ad aspettare il suo ritorno, approfittandone per tuffarsi e per prendere il sole sulla riva. Antipatie e tensioni non mancano, ma presto accade qualcosa di imprevisto. Maregalit nota la presenza di un uomo sull'isola ed è la prima ad avvicinarlo, non senza una certa inquietudine: potrebbe essere proprio l'evaso di cui parlavano alla radio. Lo sconosciuto si presenta all'israeliana e dice di chiamarsi Marco. Afferma di essere uno scrittore e di abitare sul versante opposto dell'isola, in un luogo che dallo yacht ormeggiato risulta invisibile. Anna e Valeria sono piuttosto sospettose, anche se alla fine rimangono anche loro affascinate da quell'uomo ambiguo che sembra venuto dal Nulla. I sentimenti delle tre donne sono contraddittori, dato che all'indubbia attrazione verso Marco si accompagna la crescente convinzione che sia l'evaso e l'assassino dell'agente, animato da propositi omicidi nei loro confronti. Un elemento nuovo e inatteso fa la sua irruzione: la paranoica Valeria, divenuta amante del bello e dannato, complotta con lui per uccidere gli altri. Così Marco strozza Maregalit su uno scoglio, poi conduce Anna in un oscuro recesso marino, uccidendo anche lei. Quando Fabrizio ritorna, viene soppresso dopo una breve colluttazione sullo yacht, sotto gli occhi di Valeria. Il piano è questo: i due amanti - che in realtà si conoscevano da tempo - intendono impadronirsi degli averi di Anna per iniziare una nuova vita a Beirut. Tutto sembra filare liscio, ma ecco un nuovo colpo di scena. Tutti gli omicidi erano soltanto docetici. Allo spettatore è parso che Marco uccidesse Maregalit, Anna e Fabrizio, ma in realtà non era vero, era tutta una macabra messinscena, tanto che questi futili personaggi saltano fuori come folletti su un motoscafo sfrecciante. Così emerge un nuovo contorto piano, escogitato all'insaputa di Valeria. "Intèrrabang... fa stranamente rima con boomerang", commenta Marco. Valeria che non regge il colpo, non accetta di essere stata usata come un oggetto. All'inizio sembra stare al gioco e posa con gli altri in una serie di foto in cui fa smorfie e tira fuori la lingua, ma si capisce subito qualcosa non va: infatti getta la sua collana tra le onde, quindi si uccide gettandosi sull'elica dell'imbarcazione. Il film si chiude con un'angosciante ripresa del volto di Marco, pietrificato dallo stupore misto al raccapriccio. 

Recensione: 
Ho visto questo film fuori tempo massimo, quando l'epoca che lo aveva partorito era ormai soltanto un vaghissimo ricordo, remoto come la corte di Nabucodonosor o le vigne amare di Sodoma. Faccio fatica persino a credere che quel mondo faccia parte dello stesso cosmo in cui conduco la mia presente esistenza. Nonostante gli eventi narrati dalla pellicola abbiano tutte le caratteristiche di un thriller, non ho potuto evitare di sprofondare in uno stato ipnotico, fotogramma dopo fotogramma. Alla fine mi sono trovato in una condizione tale da contemplare l'intera esistenza con gli occhi immemoriali di un alligatore, come se vi fossi precipitato prima dell'inizio dello scorrere degli istanti. Eppure Interrabang è denso di contenuti della massima importanza: annuncia la Grande Frattura, il dragone del Postmodernismo che avanza, mentre le cariatidi di tutto ciò che esisteva prima si screpolano e infine crollano nella polvere.

 
Scarsità di mezzi  

Gli effetti speciali sono terrificanti. Trovo inguardabile la scena del suicidio di Valeria, proprio nel finale: quando la ragazza magrissima e quasi priva di tette si getta contro l'elica dello yacht, si vede affiorare sulle acque una chiazza informe di denso liquido di un assurdo arancione shocking, simile a una colata di plastica fusa. Quando ero un moccioso chiamavo quell'arancione "color dentista", perché un brutto giorno della mia vita, a causa dei dolori provocati da un dente marcio, i miei genitori mi avevano portato da un odontoiatra sadico con arredi plastificati di quell'inconfondibile tinta sgargiante. Altre denominazioni potrebbero essere queste: "carota psichedelica", "carotene arricchito", "color Papoola", "albicocca plastificata". Incredibile come i registi e gli addetti agli effetti speciali ignorassero tutto sul vero colore del sangue! Alcuni geni cinematografici immaginavano il sangue come sugo di pomodoro, altri come marmellata di amarene annacquata. Però a pensarci bene ci potrebbe essere una spiegazione alternativa: la povera Valeria in realtà era un'aliena! 😁
 
 

Una vita senza tragedia 
 
Un punto del film mi è rimasto particolarmente impresso. Durante l'ennesimo bagno di sole, Valeria fa alcune affermazioni piuttosto singolari, che preconizzano il suo triste destino. Si parla della vita e del suo legame intrinseco con la tragedia. Riporto il dialogo in questione:  
 
Fabrizio: "Si tratta del desiderio di eliminare quello che di tragico e di noioso c'è nella vita, dico bene? - riporta inevitabilmente alla tragedia."
Maregalit: "Non ho capito un bel niente!"
Fabrizio: "Perché sei stupida!"
Valeria: "Più leggo più mi rendo conto come tutti ovunque ci dicano tutti la stessa cosa. È filosofia vecchia, ormai, è la vecchia invenzione dei francesi l'eliminazione della tragedia."
Fabrizio: "Non ti sapevo così preparata."
Valeria: "Ti sembrerà incredibile, eh, ma capita anche a me di leggere, qualche volta. E qui c'è la tesi più vecchia del mondo. È importante giocare sulla vita. Il gioco come un mezzo per cercare e trovare la libertà."
Fabrizio: "Ma che libertà? Guarda che muoiono tutti alla fine."
Valeria: "Certo, ci avrei giurato, perché la libertà assoluta è la morte."
Fabrizio: "La morte..."
Maregalit: "Noiosi i ragazzi, ma colti!"
 
Eppure la tragedia è proprio ciò che Valeria vorrebbe rimuovere dalla propria esistenza, nonostante lo sdegno ostentato nei confronti della vecchia filosofia. L'inganno in cui cade è come un Ouroboros, il suo inizio coincide con la sua fine. L'insipienza della modella israeliana è spaventosa e al contempo è un segno dei tempi.  
 
Beirut, capitale della dolce vita

Pochi sanno che Beirut ha prodotto campioni dell'edonismo come l'ineffabile gioielliere Fawaz Gruosi e il cantante Gazebo (al secolo Paul Mazzolini). Al giorno d'oggi si fa molta fatica a crederci: l'intero Libano, per lunghi anni teatro di un sanguinoso conflitto, è stato ridotto a un immenso cumulo di macerie. Prima che divampasse questo orrore, le cose erano ben diverse. Nessuno, andando su e giù in limousine per la Beverly Hills della città cananaea, avrebbe mai pensato che Baal sarebbe giunto a pretendere il suo tributo in sangue e in carne bruciata. Il Dio dell'Antico Testamento, bugiardo e ingannatore, non ha abolito il sacrificio di Moloch: lo rinnova senza sosta nella terra di Canaan.  
 
Apologia dello spoiler 
 
Un tempo cercavo di evitare gli spoiler, poi mi sono oltremodo irritato e adesso faccio ciò che voglio. Se necessario spoilero. Queste sono le motivazioni razionali della mia scelta: 
 
1) Non ha senso leggere la recensione di un film che non si è visto; 
2) Chi vuol leggere la recensione di un film che non ha visto, dovrebbe prima vederselo;
3) Se il finale di un film è di capitale importanza, evitare di discuterne compromette la recensione. 
 
Si noterà che molte sinossi e recensioni di Interrabang, pur di tacere del finale, traggono in inganno il lettore, facendogli credere che Marco sia davvero un evaso e un assassino, che abbia davvero ucciso non soltanto un agente di polizia, ma anche Anna, Fabrizio e Maregalit. 


Una fallacia logica 
 
A un certo punto Marco, interpretato dall'irritante Corrado Pani, finge di strangolare Maregalit. Orbene, dato che Valeria si trova altrove e non può vedere né sentire nessuno dei due, a beneficio di chi è stato messo in scena questo omicidio simulato? In pratica è una scena assolutamente gratuita, girata soltanto per lo spettatore. Non ha costrutto alcuno. Tra l'altro, per pochi istanti si nota che l'uomo indugia e tocca il seno della modella esanime, volendo far credere di considerare un atto di necrofilia. Subito si allontana. Anche la morte docetica della biondissima Anna, che segue di lì a poco, obbedisce a questo canovaccio di insensatezza. L'atmosfera è rilassata, un omicidio non sembra possibile. Quello che dovrebbe essere un carnefice, un esecutore, intrattiene la vittima con un'amabile parlantina e con sbaciucchiamenti, poi la conduce in un diverticolo delle acque marine, che si insinua tra le rocce e in cui non giunge bene la luce dell'astro diurno. A questo punto la valchiria geme, dice che ha paura. Nella versione del film da me visionata non si vede alcun atto di violenza, si dà per scontato che l'uccisione si sia realizzata.  

 
Possibili residui di rimaneggiamenti 

Alcune domande angoscianti. Alla fine si capisce che Marco è un evaso finto, dato che tutto è stato architettato come in un gioco di ruolo multiplo, complicatissimo. Un guardiacoste ha affermato che il vero evaso è stato catturato, quindi non è stato Marco ad uccidere l'agente di polizia. Allora come mai verso l'inizio del film Maregalit, Valeria e Anna lo hanno avvicinato come se lo ritenessero davvero un evaso e un assassino? A che pro questa messinscena? Come mai hanno reagito con sostanziale indifferenza al rinvenimento del cadavere sulla scogliera? A pensarci bene, se tutti conoscevano Marco fin da principio, perché questi li ha preceduti sull'isola? Siamo forse di fronte a una trama cambiata più volte, in cui non è stata fatta nemmeno una rilettura sommaria per scovare incoerenze? Il racconto di Edgar Mills (stranamente privo di titolo) potrebbe aiutarci, ma ho il sospetto che sia fantomatico. Anzi, sembrerebbe che sia fantomatico lo stesso autore.   

Etimologia di Interrabang 

Come spiegato anche nel corso del film, la parola interrabang sta per interrogative bang (‽) e indica l'unione tra il punto interrogativo (interrogative-point, sinonimo di question mark) e il punto esclamativo (chiamato bang in gergo). L'ortografia corretta sarebbe in realtà interrobang. In buona sostanza si tratta di una parola macedonia. Valeria spiega il bizzarro segno d'interpunzione con queste parole: "È il segno nuovo del dubbio, dell’incertezza di noi tutti, l’incertezza di questa nostra epoca, l’incertezza del mondo..." Si potrebbe dire che l'interrabang è un geroglifico del postmoderismo, che esprime tutta la sua balbuzie di fronte alla stessa idea di verità oggettivamente determinabile. La prima volta che mi sono imbattuto nel titolo della pellicola di Biagetti ero talmente ingenuo da credere che Interrabang fosse il nome di un'isola dell'Indonesia. Accantonai subito un'altra ipotesi, a dire poco surreale: in preda a una subitanea alterazione autistica, per pochi istanti mi venne in mente che si potesse trattare del rumore dello sparo di una pistola interrata. 
 
 
Etimologia di Maregalit 
 
Ci viene detto nel corso del film che il nome dell'indossatrice israeliana è l'equivalente ebraico di Margherita, che significa "perla". In realtà siamo di fronte a una cattiva traslitterazione. Non dovrebbe essere Maregalit, bensì Margalit (מַרְגָּלִית). La -e- mediana è nata da un'errata lettura dello Schwa muto. Una variante del nome è Margolis. Si capisce subito che l'ebraico margalīt "perla" è un prestito dal greco margarítēs (μαργαρίτης). In ultima analisi la parola greca ha origini indoarie e iraniche: sanscrito mañjarī (मञ्जरी) "perla", persiano moderno morvārīd (مروارید) "perla". Come si può vedere già dall'aspetto, queste parole provengono da un sostrato non indoeuropeo.

Il maglio della censura  

Il thriller erotico-nichilista di Biagetti fu considerato indecente e pericoloso dal magistrato Vittorio Occorsio, che lo fece sequestrare su tutto il territorio nazionale. All'epoca bastava l'esibizione di mezza tetta, bastava qualche idea contraria al moralismo imperante per finire stritolati dalla macchina del Leviatano. Il pensiero prevalente a quei tempi era chiaro: l'apparato statale era animato dall'idea che un uomo onesto non potesse avere erezioni. Forse è stato questo, più che neanche il nichilismo morale, a destare le furie e l'accanimento dell'ingranaggio censorio. Adesso mi piacerebbe sapere cosa penserebbe dell'Italia del XXI secolo il magistrato in questione, che fu poi ucciso dagli Ordinovisti. Forse è colpa di Interrabang se ci sono gang di adolescenti riscimmiati che bruciano i vagabondi per provare lo sballo? Forse è colpa di Interrabang se ci sono gli snuff videos, se c'è la pedofilia dilagante? Forse è colpa di Interrabang se ci sono più corna che matrimoni? 

Una sorta di maledizione 

Si potrà anche non credere che la censura abbia avuto il potere di far scomparire Interrabang nel Nulla e nell'Oblio. Fatto sta che in cinquant'anni il film di Biagetti non è mai stato trasmesso in televisione, nemmeno una volta. I grandi dizionari cinematografici hanno a lungo evitato di menzionarlo. "Se un alieno capitasse sulla Terra e volesse informarsi intorno ai registi italiani, e specialmente su quelli attivi fra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, probabilmente non ne sospetterebbe neppure l’esistenza. È come se la sua memoria fosse stata cancellata." (Lamendola, 2008). Non sbaglieremmo se dicessimo che Interrabang è diventato un cult in stato di quasi assoluta clandestinità. 

La fine di un mondo 

L'interrabang è un simbolo più denso della materia collassata di una stella a neutroni: rappresenta in qualche modo una linea di demarcazione, uno spartiacque tra la vecchia società e quella nuova. Quali sono le proprietà di questo Homo novus? Semplice: l'unione tra l'assoluta mancanza di intelletto e l'assoluta mancanza di empatia. L'edonismo sfrenato fornisce a questa sintesi letale un'apparenza piacevole quanto traditrice.

Altre recensioni e reazioni nel Web 
 
Questa è il link alla recensione del film di Biagetti su Il Davinotti
 
 
"L'unità di spazio e tempo origina purtroppo una staticità che a lungo andare stanca, anche perché i dialoghi - che in questi casi avrebbero l'obbligo di rendersi interessanti - non vanno molto al di là di qualche frase saltuariamente indovinata sempre all'insegna di un libertinismo esasperato. [...] Troppo facile? Chissà. Di certo porta con sé anche la chiara sensazione che i primi a esser presi in giro siam stati noi, spettatori di lunghi botta e risposta che non avrebbero avuto nella realtà alcuna logica di esistere, considerato quanto accade negli ultimi minuti. Consoliamoci con l'estetica, con l'occhio che se vuole la sua parte qui ce l'ha, sotto ogni... punto di vista."
(Marcel M.J. Davinotti Jr.)  

Sulla stessa pagina sono stati pubblicato diversi commenti di lettori, accumulatisi nel corso degli anni. Ne riporto alcuni: 
 
"Una sorta di fotoromanzo glamour che ha la sua forza nelle splendide attrici perfettamente svestite e nella suggestiva location (claustrofobica per via della barca, angosciante per via del mare aperto). Ovviamente anche il contorno quasi anni 70 non ha paragoni, cinematograficamente parlando. Poi. Poi, sostanzialmente, non accade nulla. I dialoghi sono un po’ così, la tensione dev'essere annegata nel Tirreno e l’erotismo disperso in qualche parte dell’isola. E' un po’ tutto e un po’ niente, questa pellicola. Con un suo fascino."
(Ira72)

 
La prima parte è piena zeppa di dialoghi noiosetti, com’era tipico di quell’epoca, nonché intellettualoidi e di grande vacuità e banalità. Eppure il film si lascia seguire in modo gradevole, fino a quando non ingrana e si apre veramente al thriller. L'ultima parte presenta anche dei riusciti colpi di scena, non certo molto prevedibili.
(Cotola) 

Tre bambole baviane alle prese con orgasmi e paranoie lenziani su uno yacht spiaggiato senza benzina. Prima di dedicarsi al decamerotico sotto pseudonimo (forse proprio per preservare l'integrità degli esordi) Biagetti è artefice di questo singolare vip thriller più intellettualistico della media.
(Il Dandi)

Noioso. Questo il maggior difetto imputabile al film, che si trascina stancamente per tutta la sua durata senza mai riuscire a interessare davvero; che poi la sceneggiatura giochi assai "sporco" con gli spettatori diventa cosa di secondaria importanza.
(Caesars) 
 
Interessante la recensione sul sito di Arianna Editrice, a firma di Francesco Lamendola, in cui è affermata una tesi abbastanza singolare: Interrabang sarebbe in sostanza del tutto privo di contenuti e consisterebbe unicamente nell'atmosfera che riesce ad evocare (mare + sole + sesso + musica + suspense). Il testo è dottissimo e pieno di riferimento. Così come Abdul Alhazred si chiama così perché ha letto tutto (all has read), recensori tanto valenti e dotti dovrebbero essere denominati Abdul Alhasseen, perchè - diabole domine - hanno visto tutto, ma proprio tutto. Io non ci arriverei mai. Chapeau. Ecco il link: 
 
 
Segnalo un "Portfolio Sotterraneo", uno dei pochi siti nel vasto Web ad ospitare uno spoiler di Interrabang. Quindi è senz'altro un sito onesto che merita la mia stima. Ecco il link: 
 
 
Questa è la recensione di Massimiliano Schiavoni, apparsa su Quinlan (Rivista di critica cinematografica): 
 

lunedì 26 novembre 2018


LA BESTIA

Titolo originale: La Bête
Lingua originale: Francese, Inglese, Italiano
Paese di produzione: Francia
Anno: 1975
Durata: 104 minuti
Rapporto: 1,66 : 1
Genere: Erotico, drammatico
     Sottogenere: Zooerastia
Regia: Walerian Borowczyk
Soggetto: Walerian Borowczyk
Sceneggiatura: Walerian Borowczyk
Produttore: Anatole Dauman
Casa di produzione: Argos Films
Fotografia: Bernard Daillencourt,
     Marcel Grignon
Montaggio: Walerian Borowczyk,
     Henri Colpi
Musiche: Domenico Scarlatti
Scenografia: Jacques D'Ovidio
Costumi: Piet Bolscher
Trucco: Odette Berroyer
Interpreti e personaggi   
    Sirpa Lane: Romilda de l'Espérance
    Lisbeth Hummel: Lucy Broadhurst
    Elisabeth Kaza: Virginia Broadhurst
    Pierre Benedetti: Mathurin de l'Espérance
    Guy Tréjan: marchese Pierre de l'Espérance
    Roland Armontel: curato
    (Marcel) Dalio: duca Rammaendelo De Balo
    Robert Capia: Roberto Capia
    Pascale Rivault: Clarissa de l'Espérance
   
    Hassan Falle: servitore Ifany
   
    Marie Testanière: Marie
    Stéphane Testanière: Stéphane
    Jean Martinelli: cardinale Giuseppe de Balo
 
    Anna Baldaccini:
    Mathieu Rivollier:
    Thierry Bourdot:
    Julien Hanany:
Doppiatori italiani   
    Pierangelo Civera: Mathurin de l'Espérance
    Bruno Alessandro: marchese Pierre de l'Espérance
    Giuseppe Fortis: duca Rammaendelo De Balo

Trama: 

Mathurin de l'Espérance è un pagano. Non è mai stato battezzato. Com'è possibile una cosa simile in una famiglia cattolica, e per giunta in pieno XX secolo? Semplice. Non si è trovato nessun prete disposto ad impartire il sacramento all'uomo, non più giovane rampollo di una nobile stirpe francese, che per lenire i dolori dell'esistenza si dedica alla gestione di una stazione di monta di cavalli. Ombroso e taciturno, ha il fisico sgraziato, un braccio rigido sempre celato da un'ingessatura. Suo padre, il marchese Pierre de l'Espérance, si trova in una situazione economica non proprio rosea, così spera di far sposare il figlio con una ricca ereditera inglese, Lucy Broadhurst. Lo zio del marchese, il duca Rammaendelo De Balo, si oppone in modo reciso alle nozze, perché è consapevole di una terribile maledizione che grava sulla famiglia: Mathurin sarebbe destinato a morire nell'atto stesso di prendere moglie. Per neutralizzare questa terribile minaccia ai suo progetti, Pierre ricatta il congiunto, ricordandogli di essere a conoscenza dell'uxoricidio che ha commesso in passato. Così le nozze vengono organizzate. Il fratello del duca, il cardinale Giuseppe De Balo, viene contattato al telefono per celebrare le nozze. Pierre lo assicura che Mathurin è stato battezzato e che non ci sono impedimenti; in realtà, per timore che si scopra la verità sul catecumeno, amministra lui stesso il sacramento, promettendo al prete, in cambio del silenzio, la riparazione della sua chiesa e una nuova campana. Lucy Broadhurst, che ha avuto con Mathurin una corrispondenza epistolare, è ospite al castello nobiliare del suo futuro sposo. Durante il soggiorno, resta turbata da una funesta leggenda riguardante Romilda de l'Espérance, antenata di Mathurin, la quale avrebbe lottato contro una bestia mostruosa dal sembiante di lupo. Tutto precipita verso il catastrofico esito finale. Durante una colluttazione, il marchese Pierre sgozza con un rasoio il duca Rammaendelo. Lucy è rapita da un incubo spaventoso: si ritrova nei panni di Romilda e si allontana nel bosco per inseguire un agnellino che si è perduto. A questo punto si accorge di essere braccata dalla bestia, una specie di gigantesco lupo umanoide e bipede, che dilania l'agnellino ed esibisce un immenso fallo eretto da cui fuoriesce lo sperma. La donna, dapprima disgustata, si congiunge al mostro, stimolando i suoi genitali e facendoli traboccare di continuo. Il destino dell'amante ferino di Lucy-Romilda è ben misero: la morte lo coglie durante l'orgasmo. L'ereditiera si sveglia e scopre che Mathurin, che dormiva nella stanza accanto alla sua, è morto. Il suo terribile segreto viene svelato: il gesso posticcio che gli nascondeva il braccio viene tolto, rivelando un arto animalesco e peloso, dotato di artigli. Il defunto rampollo viene mostrato nei suoi caratteri teriomorfi. Cosa che sconvolge i presenti, il corpo è dotato di coda. Per questo nessun prete lo voleva battezzare. Romilda aveva ceduto alla bestia e ne era rimasta ingravidata, dando origine alla linea genetica estintasi con proprio con Mathurin. 
 

Recensione: 
Questo film di Borowczyk è caduto nelle maglie della censura ed è stato etichettato come pornografico. La domanda è legittima: è pornografia o non è pornografia? Come definire la pornografia? Ancora una volta cose che per me sono della massima chiarezza, sono invece estremamente confuse per le masse acefale. Perché un film sia da considerarsi pornografico deve a parer mio essere presente un elemento irrinunciabile: il fallo eretto da cui scaturisce lo sperma. Se questo manca, non si può definire un'opera pornografica, semmai semplicemente erotica. Siccome La Bestia mostra la creatura diabolica dotata di un priapo immane, dalla cui uretra esce abbondante liquido seminale a seguito di eccitazione e strusciamento, si deve classificare come pornografia a tutti gli effetti. Anche se ovviamente è un fallo finto. Cosa pensano invece le masse? Nella loro insipienza, sono convinte che la pornografia non debba avere una trama o un qualunque spessore intellettuale. È proprio l'assenza di un intreccio narrativo, è proprio la superficialità estrema dei personaggi, ridotti a mere estensioni degli organi sessuali, che comunemente definisce la pornografia. Come se la pornografia debba essere per forza di cose una manifestazione di odio commodiano verso l'intelletto, o addirittura una forma di gnosimachia. Della semplice comparsa del fallo eretto - mi si perdoni il francesismo - al volgo sembra non importare... un emerito cazzo. Eppure, in linea di massima, un fallo eretto può entrare a buon diritto anche in prodotto altamente sofisticato della creatività umana. Se vogliamo, nella storia della pornografia la pellicola di Walerian Borowczyk costituisce una fulgida eccezione, in quanto ricchissima di tematiche filosofiche, etiche e religiose. 
 

Pornografia equina 

Il film si apre con le sequenze mozzafiato dell'accoppiamento tra uno stallone e una giumenta. Vediamo il fallo smisurato, eretto e palpitante che si prepara alla difficile penetrazione della vulva fremente. Lo stallone deve infatti impegnarsi in una difficile operazione, mettendo le zampe anteriori sui fianchi della femmina e alzandozi fino a centrare il bersaglio. L'aria è carica di ormoni sessuali concentrati del maschio come della femmina: entrambi gli animali sono posseduti dalla bramosia, fin quasi a impazzire. Non è raro nella filmografia zooerotica assistere ad atti di bestialità tra donne e cavalli, in genere si tratta di pratiche fellatorie, ma non mancano penetrazioni, nonostante le ovvie difficoltà meccaniche. Quello che non capita di vedere sono i genitali femminili della specie equina. Borowczyk pone rimedio a questa mancanza, filmando la vulva della giumenta, che pulsa di desiderio e sembra un fiore carnivoro in procinto di catturare la preda. Si vede la sua struttura non dissimile dall'orifizio umano, ma di un rosso intenso all'interno. La maestria del regista è evidente da come riesce a catturare lo stato di tensione dello stallone nell'atto di penetrare, le froge dilatate che si aprono come voragini per poi richiudersi, senza sosta. Quando il membro durissimo eiacula nella vagina, la drammaticità dell'atto sembra interrompersi, i corpi cavernosi ritornano flaccidi e lo stallone si separa dalla giumenta. C'è però ancora qualcosa di degno di nota. Si vede lo sperma colare dal canale procreativo. A questo punto lo stallone avvicina il muso alla vulva e si mette a leccarla avidamente!
 

Il genoma della Bestia 

Che creatura è la Bestia che concupisce Romilda e che le dona tutto il suo sperma? Possiamo dire che è il Diavolo, o senza dubbio un demonio, uno tra i tantissimi spiriti immondi che affliggono da sempre il genere umano. Eppure ha un corpo fatto di carne, non se ne può liquidare l'esistenza come una semplice materializzazione ingannevole scaturita dall'inconscio della sua vittima. Infatti lo sperma del mostro è fecondo, segno che è compatibile con il genoma umano. Deve per necessità essere pieno zeppo di spermatozoi in grado di penetrare nell'ovulo, dando origine a processi meiotici. Nel Medioevo non si sapeva nulla della genetica e tutto era molto più facile. Al giorno d'oggi la stessa demonologia deve incastrarsi nel complesso edificio delle evidenze scientifiche che hanno permesso di comprendere i complessi meccanismi della procreazione. Vediamo che i caratteri di ben tre animali si combinano nella Bestia: quelli del lupo, quelli di una scimmia antropomorfa e quelli del cavallo, come è evidente dalla forma del pene. Non ci sono evidenze fossili di un simile essere nella storia evolutiva delle specie, così resta la domanda sulla sua origine ultima. Da qualsiasi antro dell'Inferno sia scaturita la Bestia, Mathurin porta in sé una parte del suo corredo genetico, quindi non è propriamente un essere umano. La cosa più inquietante è l'assenza di caratteri ferini visibili nel padre di Mathurin, il malvagio marchese Pierre de l'Espérance, che pure deve essere portatore dello stesso genoma. Il contrasto tra la natura fisica della mostruosità di Mathurin e la natura spirituale della mostruosità di Pierre è stridente. 
 

La Bestia e la teologia nicena

Le conseguenze teologiche della fecondazione di Romilda de l'Espérance da parte della Bestia sono vertiginose. Tutto ciò infatti non può essere spiegato nell'alveo della teologia cattolica e questa è la ragione ultima dello sconvolgimento, anzi, dell'annichilimento degli ecclesiastici di fronte a questo caso. I loro sguardi tradiscono i loro sentimenti. Ognuno di loro è trasformato in una statua di sale, come la moglie di Lot. Mathurin non ha trovato alcun prete disposto a battezzarlo per via dei suoi caratteri ferini, chiara prova di natura diabolica. Questo però avrebbe dovuto insinuare un sospetto gravissimo nell'intera Chiesa Romana: il demoniaco Mathurin è nato da un padre e da una madre. Quindi il padre del rampollo, il marchese Pierre, per necessità doveva essere seme del Diavolo allo stesso identico modo, pur non avendo una zampa anteriore simile a quella di un gorilla, pur non avendo la coda, pur avendo un pene perfettamente umano. Tutta la linea genetica dei De l'Espérance derivata dall'atto bestiale di Romilda ha le sue radici nell'Inferno, anche in assenza di segni visibili. Qualsiasi teologo sarebbe dunque costretto dalla forza dei fatti a dichiarare vano qualsiasi sacramento impartito a ciascun nobile che porta in sé l'eredità della copula ferina. Il marchese Pierre è pagano quanto Mathurin, a nulla ha potuto giovargli Cristo. Potessero cose simili accadere nella realtà, a quali terremoti assisteremmo! 
 

Origini leggendarie e criptozoologiche della Bestia 

Senza dubbio Borowczyk si ispirò alle leggendo popolari francesi, che spesso descrivono creature antropofaghe. Un esempio di questi mostri è la Bestia di Gévaudan, una specie di lupo gigantesco e dotato di caratteristiche fisiche aberranti, che tra il 1794 e il 1767 portò il terrore nella regione oggi chiamata Lozère uccidendo un centinaio di persone, in gran parte bambini. Nonostante siano stati impiegati contingenti militari per debellare la Bestia, la sua natura non è mai stata chiarita. I biologi hanno ipotizzato che gli attacchi siano stati condotti da più animali, che sarebbero stati lupi affetti da acromegalia, una malattia che provoca la crescita abnorme delle ossa. Questo spiegherebbe le peculiarità del criptide, dotato di testa sproporzionata, di zampe massicce e di fauci dalla potenza ben superiore a quella di un comune lupo. Evidentemente il regista polacco è rimasto profondamente suggestionato da questa leggenda, che pure deve avere un nòcciolo di verità, concependo la geniale idea di trasferire l'aggressività del mostro alla sfera sessuale, facendone così un innaturale stupratore. 
 

Ambivalenza

Se all'inizio Romilda è una preda della Bestia, presto subentra in lei l'eccitazione. Per sfuggire al suo persecutore, credendo che questi la voglia sbranare, la donna si regge a un grande ramo, penzolando nel vuoto. Ormai è quasi priva di vestiti, se ne è liberata per poter fuggire meglio nel bosco. In particolare, mostra alla luce del sole le gambe, la sua intimità e le natiche. La Bestia la afferra, ma non la fa a brandelli, si mette invece a leccarle la vulva. Mentre subisce queste attenzioni, la donna cerca di allontanare l'aggressore colpendone il fallo con i piedi e sortendo l'effetto contrario, eccitandolo. Qualcosa cambia in Romilda proprio in questo momento: i suoi piedi si mettono a masturbare la Bestia con i movimenti tipici di una amante consenziente, provocando l'eruzione di liquidi seminale, che finisce con l'impiastricciare le calze sporche di terriccio. Eco che si è compiuto il mutamento, ora è la vittima a provare un desidero incontenibile, concedendosi all'assalto del mostro. Finisce così con lo sdraiarsi offrendosi a novanta gradi all'aggressore, che le lecca l'orifizio anale e cerca di penetrare nella vagina. Il membro è troppo grande per trovare accoglienza, ma il materiale genetico continua a scaturire. A questo punto vediamo la donna diventare attiva, dando piacere al suo partner diabolico fino a consumarlo: si pone davanti a lui, esibendogli il seno. Si struscia il pene duro come il marmo tra le poppe, provocando altre eruzioni. Che non si tratti più della vittima di uno stupro lo vediamo dallo stato dei suoi capezzoli, turgidi come piccoli peni eccitati. Non correremo il rischio di vederla sbraitare nel movimento MeToo. A questo punto la Bestia muore, quale che sia la sua vera natura. Quel corpo abominevole, fosse anche stato animato dal Diavolo stesso, alla fine cade inerte. Viene inquadrata una chiocciola che striscia su una scarpa di Romilda, simbolo esoterico studiato apposta per scatenare inquietudine nello spettatore. 

giovedì 3 maggio 2018


SNUFF KILLER - LA MORTE IN DIRETTA

Titolo originale: Snuff killer - La morte in diretta
Aka: Snuff movie - La morte in diretta
Paese di produzione: Italia

Lingua originale:
Italiano

Anno:
2003
Durata: 88 min
Genere: Thriller, erotico
Regia: Bruno Mattei
Pseudonimi del regista: Pierre Le Blanc, Vincent
     Dawn
Soggetto: Bruno Mattei, Gianni Paolucci
Sceneggiatura: Bruno Mattei
Produttore: Gianni Paolucci
Casa di produzione: La Perla Nera
Fotografia: Luigi Ciccarese
Montaggio: Elio Lamari, Bruno Mattei
Musiche: Elio Lamari, Bruno Mattei
Costumi: Angela Altiero, Claudio Cosentino
Interpreti e personaggi   
    Carla Dujani Solaro: Michelle
    Gabriele Gori: Jean Luis
    Carlo Mucari: Peter
    Federica Garuti: Lauren
    Anita Auer: Dr. Hades
    Achille Brugnini: Rene
    Albert Ruocco: Roy
    Valerio Alessandrini: Karl
    Raul Tilli: Fidanzato di Lauren
    Antonio Calandrino: David Levy
    Roy Gerace: Agente delle modelle

Trama:

Michelle, la bella ed elegante moglie del politico René, vive a Parigi con la figlia Lauren, che ha diciotto anni. Un sera Lauren esce e non rientra. La mattina successiva, Michelle si rende conto della sua scomparsa. Si rivolge senza esitare a un investigatore, che la informa dell'esistenza del mercato illegale degli snuff movies, filmati in cui le vittime vengono realmente torturate e uccise: il sospetto è che Lauren sia stata rapita per essere utilizzata nella produzione di simile materiale. Michelle decide di calarsi nelle più squallide profondità dell'ambiente della pornografia, prensentandosi a quel mondo di papponi e di larve umane come una donna lasciva desiderosa di esplorare nuove fonti di piacere violento - cosa che poi non è così distante dal vero. Il suo intento è quello di individuare i produttori di snuff e di trarre in salvo la figlia. La sua ricerca non è facile: per trovare una traccia deve fare un pompino a un malvivente sulle cui condizioni igieniche intime è lecito porsi qualche domanda. Presto riesce a prendere contatto con un terribile nano tiroideo che è un emissario dell'organizzazione criminale che produce i filmati di torture e di uccisioni. Michelle, mettendosi a disposizione di questo atroce figuro, arriva fino in Germania, dove risiede fisicamente il capo dell'organizzazione, il Dr. Hades, che si rivela essere una donna dalla singolare quanto sgradevole fisionomia. Un passo falso dopo l'altro - con la protagonista che si getta tra le braccia di un sadico assassino credendolo il suo salvatore - si giunge al finale scontato quanto raffazzonato: Lauren viene trovata e tratta in salvo all'ultimo secondo tramite improbabili acrobazie degli agenti, il Dr. Hades viene catturato assieme ai suoi tirapiedi. In pratica tutto finisce a tarallucci e vino, salvo che per il politicante René, che si ritrova in testa una foresta di corna da far invidia a un cervo reale. 

Recensione:

Guardando il film di Mattei, ci si rende subito conto che la narrazione è derivata da quella di da 8mm - delitto a luci rosse (Joel Schumacher, 1999), con forti influssi di Hardcore (Paul Schrader, 1979). Tale è la somiglianza con la pellicola di Schumacher che intere conversazioni vi sono state prese senza quasi subire modifiche. La principale innovazione è il fatto che la discesa agli Inferi ha come protagonista una donna, cosa che lascia al regista qualche grado di libertà in più. Una fascinosa signora può immergersi nella melma, degradandosi fino a livelli difficilmente concepibili per un investigatore di sesso maschile. Infatti Michelle fa un pompino in cambio di informazioni, si fa penetrare nell'ano per convincere il nano maligno di non essere una spia, infine si concede a un gangster senza avere il minimo sentore della sua natura. Molti spettatori provano un certo sinistro godimento a osservare la discesa di una bella donna nel vortice dell'abiezione, ecco perché la scelta di Mattei è stata capace di compensare le numerose carenze strutturali del film. Diciamo anzi che è stato l'unica carta che valesse la pena di essere giocata. Per essere eufemistici, potremmo dire che Snuff killer è un insieme di sequenze accidentate, qualcosa di indigeribile, con gravi discontinuità nella narrazione. Alcuni critichi hanno fatto notare che i contenuti erotici si mantengono entro i confini del softcore per poter raggiungere un pubblico sufficientemente vasto. Eppure vediamo due scene abbastanza crude. L'orrendo nano dalle membra sproporzionate, la cui laidezza non conosce confini, fa rompere l'ano di una ragazza bionda con un piede di porco. La povera giovane emette urla strazianti e contrae il volto in modo atroce. Nella dimora del Dr. Hades, vediamo un breve snuff scorrere su un video: a una ragazza terrorizzata viene puntata la pistola a una tempia e in breve il cervello misto a sangue le erutta dal cranio. Non sono sequenze da nulla, diciamo che un posto nella storia del cinema, seppur di nicchia, lo meritano di certo.  

Snuff killer fa parte del vasto novero dei film direct-to-video, che sono prodotti a basso costo non destinati alla distribuzione cinematografica, ma commercializzati unicamente per supporti Home video (in questo caso DVD). Anche se la produzione è italiana, il film è stato pensato soprattutto per il mercato estero: è uscito nel 2003 in Russia e soltanto nel marzo dell'anno successivo in Italia. Bruno Mattei ha diretto un certo numero di film erotici e splatter, continuando questa attività febbrile fino alla sua morte avvenuta nel 2007: difficilmente avrebbe potuto farlo dopo il decesso.

Altre recensioni e reazioni nel Web: 

Basta fare qualche ricerca per constatare che il film di Mattei non è particolarmente amato dagli internauti. Riporto il bellissimo e spassoso l'intervento di Uskebasi, apparso su Filmscoop.it

Appare il titolo a caratteri cubitali sia all'inizio che alla fine: "Snuff Movie", ma ufficialmente si chiama "Snuff Killer". Alla regia c'è Vincent Dawn, che ufficialmente si chiama Bruno Mattei. E' la prima persona che usa pseudonimi sia per se stesso che per il film. In effetti è una buona idea complicare le indagini su "chi ha fatto cosa", se hai fatto una cosa del genere.
Parla del porno con una telecamera e una fotografia da film porno.
C'è una milfona alla ricerca della figlia scomparsa e del fallo.
C'è un detective privato che viene eliminato dalla sceneggiatura da un secondo all'altro.
C'è un uomo che è l'esatto incrocio tra Toto Cutugno - Ligabue - e il mio babbo.
C'è un dialogo tra questo ibrido e la milfona da pelle d'oca: parlano come se stessero insieme da 46 anni quando in realtà si conoscono da 6 ore, 5:40 delle quali passate a trombare.
Ci sono momenti morti e sepolti con la milfona che cammina giusto per arrivare a un'ora e venti.
C'è un'ultima frase comica detta dalla sadica cattivona del film, cose del genere si sentono solo nei cartoni animati dei bambini di 5 anni.
Scopro con piacere dagli altri commenti che è pure il gemello incidentato di un altro film.

Tutto questo è Snuff Movie...
Scusate, Snuff Killer.

lunedì 23 aprile 2018


SPACE VAMPIRES

Titolo originale: Lifeforce
Paese di produzione: Gran Bretagna
Anno: 1985
Durata: 116 min
Lingua: Inglese
Genere: Orrore, fantascienza
Sottogenere: Fantabiologia, fantaerotismo 
Regia: Tobe Hooper
Soggetto: Colin Wilson (romanzo)
Sceneggiatura: Don Jakoby, Dan O'Bannon
Fotografia: Alan Hume
Montaggio: John Grover
Effetti speciali: Apogee Productions Inc.
Musiche: James Guthrie, Henry Mancini, Michael
     Kamen
Interpreti e personaggi
    Steve Railsback: colonnello Tom Carlsen
    Mathilda May: vampira
    Peter Firth: colonnello Colin Caine
    Frank Finlay: Dr. Hans Fallada
    Patrick Stewart: dottor Armstrong
    Michael Gothard: dottor Bukovsky
    Nicholas Ball: Roger Derebridge
    Aubrey Morris: Sir Percy Heseltine
Doppiatori italiani
    Claudio Capone: colonnello Tom Carlsen
    Cristiana Lionello: vampira
    Renato Cortesi: colonnello Colin Caine
    Marcello Tusco: Dr. Hans Fallada
    Sergio Di Giulio: dottor Armstrong
    Pietro Biondi: dottor Bukovsky
Budget: 25 milioni di $
Incassi al botteghino (USA): 11 milioni di $

Trama:

L'equipaggio dello space shuttle Churchill scopre il relitto di una gigantesca astronave nella chioma della cometa di Halley. Con più audacia che senno, viene decisa l'esplorazione del veicolo spaziale alieno, come al solito senza precauzione di sorta. Alcuni astronauti, guidati dal colonnello Carlsen, penetrano nella nave spaziale abbandonata e vi trovano centiniaia di creature morte simili a pipistrelli. Procedendo nelle viscere del relitto, rinvengono tre esseri dalle sembianze perfettamente umane, due uomini e una giovane donna, nudi e in animazione sospesa all'interno di contenitori di cristallo. Questi tre alieni incongrui vengono trasportati sullo space shuttle: un'altra mossa tipica di una popolazione demente come quella terrestre, vista moltissime volte nella cinematografia fantascientifica. Durante il viaggio di rientro, il centro di controllo della missione perde il contatto con il Churchill, che si trova ad orbitare intorno alla Terra, assolutamente muto. Viene così organizzata una spedizione di recupero per investigare le cause del disastro. Quando i soccorritori raggiungono lo shuttle, trovano ingenti danni prodotti dal fuoco e i corpi dei membri dell'equipaggio, tutti in orribili condizioni. Si imbattono nei contenitori di cristallo con gli umanoidi, che vengono trasportati alla sede di Londra del Centro Europeo di Ricerca Spaziale. Una guardia, notando la straordinaria bellezza della ragazza spaziale, pensa di possederla carnalmente, come facevano gli imbalsamatori in Egitto prima che un Faraone si decidesse a far consegnare loro solo corpi frolli. Il ragionamento del giovane è semplice: "Questa è una figa strafiga, è morta ma è ancora fresca, è ancora un gran pezzo di figa! Non può opporre resistenza, me la scopo alla grande che tanto non se ne accorge nessuno". Prima che l'energumeno possa fare qualcosa, la space girl si sveglia e lo seduce. Lui pensa di essere l'uomo più fortunato del mondo, ma ecco che dalla bocca di lei escono micidiali raggi bluastri che lo conducono a rapida morte. Il dottor Bukovsky osserva casualmente la scena da un video e interviene. La ragazza cerca di ridurlo nelle stesse condizioni della guardia, ma lui riesce, seppur a stento, a sottrarsi alle sue attenzioni. Ne rimedia comunque un danno, cadendo in stato di spossatezza, mentre la maliarda manda in frantumi la vetrata ed evade, nuda nella notte. Il corpo della guardia deceduta viene analizzato dal professor Fallada, che constata lo stato di estrema disidratazione. Nel frattempo, la space girl folgora altre tre guardie, pur senza condurle alla morte, ed esce all'esterno del centro di ricerca. Presto lascia tracce del suo passaggio: in un parco uccide e disidrata una lesbica bionda che aveva pensato di appartarsi con lei per slinguazzarla avidamente tra le gambe. I due compagni della space girl si animano e non muoiono, nonostante le guardie scarichino su di loro interi caricatori di mitra. Soccombono, in apparenza, solo dopo essere stati colpiti da granate. A questo punto accade una cosa orribile: il cadavere della guardia si rianima! Subito il dottor Fallada capisce cosa sta accadendo. La space girl è un vampiro che sottrae alle vittime l'energia vitale. Coloro che uccide, sono destinati a resuscitare come zombie, sopravvivendo solo a patto di trovare energia vitale da sottrarre a una vittima. Se vengono privati della possibilità di farlo, muoiono per sempre e diventano polvere. Così la lesbica mummificata riprende vita mentre è legata a un apparato di contenzione: non potendo liberarsi, spira in breve volgere di tempo e si riduce in polvere. È tutto un susseguirsi di eventi drammatici e caotici. Il colonnello Carlsen viene ritrovato nel Texas e soccorso dal colonnello Caine, un biondino anemico. Era riuscito a lanciarsi dal Churchill usando una capsula di salvataggio, mentre stava per soccombere. Viene condotto al Centro Europeo di Ricerca Spaziale di Londra, dove parla delle sue esperienze, anche se si ostina a nascondere dettagli importanti. Fa un sogno in cui la vampira cosmica la possiede, e sotto ipnosi rivela molti dettagli. A Londra si scatena la follia di massa. Il contagio, chiamato dai media "intergalactic pest", mena stragi inaudite. Psichiatri e psicologi, divenuti molto creduloni di fronte alla gravità degli eventi, pendono dalle labbra di Carlsen, che dice di essere in contatto con la space girl e di poterla localizzare. Lei ha infatti preso possesso di un'infermiera ricciolona, che diventa una sfrenata meretrice e seduce i passanti. Viene identificata prontamente: lavora in un manicomio per pazzi criminiali. Subito piombano tutti in quel luogo tetro, assieme a un ministro, che nel frattempo ha proclamato l'allarme generale. Il colonnello Carlsen e il colonnello Caine trovano l'infermiera lasciva e la interrogano in modo assai brusco. Carlsen la percuote pesantemente, dando prova di godere nel farlo, mentre l'altro, che è un guardone, si eccita. Quello che accade in seguito ha dell'incredibile: il direttore della clinica, l'anziano e calvo Armstrong, è accusato da Carlsen di essere posseduto dallo spiriti della vampira. Così viene immobilizzato e sottoposto a iniezioni di pentotal misto a morfina. Sotto ipnosi, rivela che la space girl è in lui. Usando quel corpo mascolino, sgraziato e senile, Armostrong si comporta come una prostituta e attira a sé Carlsen. I due si baciano intensamente. Il ministro, sconvolto dall'atto omosessuale, muore per un infarto. Viene ucciso dalla semplice visione del direttore uranista che bacia il colonnello! Tutto sprofonda nel caos. Carlsen e Caine, dopo aver assistito alla possessione del Primo Ministro, fuggono e finiscono tra i militari, che hanno proclamato la legge marziale. Poi con uno stratagemma riescono a liberarsi. Carlsen deve raggiungere la space girl, perché la ama alla follia. La trova sull'altare della cripta della Cattedrale di San Paolo, intenta a inviare all'astronave l'energia raccolta dalle migliaia di vittime dell'epidemia. Tutto ormai è chiaro: è stato proprio Carlsen a scatenare il pandemonio sulla Churchill: preso da infinita libidine, ha liberato la donna fatale dal cristallo per poterla possedere carnamente. Così lei gli ha trasferito parte della sua energia e molti doni, che adesso pretende le siano restituiti. Nel frattempo, Caine si reca al centro di ricerca, trovando Fallada in stato di follia. Lo scienziato ha appena ucciso un vampiro trafiggendolo con uno spadone di ferro grezzo. Così, dopo aver ucciso Fallada, Caine prende l'arma e corre alla cattedrale. All'ultimo trova Carlsen avvinghiato alla ragazza spaziale: sono entrambi nudi e fanno l'amore. Preso dalla disperazione, tira lo spadone. Carlsen lo afferra e al culmine dell'orgasmo trafigge la sua amante e il proprio stesso addome. Mentre l'immolazione si consuma, un raggio cosmico trasporta la coppia sull'astronave dei Vampiri: i due occuperanno i loro posti nei cristalli dell'ibernazione, guarendo dalle loro ferite e continuando il loro viaggio, alla ricerca di nuovi mondi da infettare. La Tenebra ha vinto.


Recensione: 

Il film di Hooper è stato tratto dal romanzo I vampiri dello spazio (The Space Vampires, 1976) di Colin Wilson. Purtroppo non ho ancora letto l'opera di Wilson, vedrò di rimediare al più presto. Il tema centrale della pellicola è l'inscindibile legame tra Eros e Thanatos. Una grande morbosità, che arriva fino alla necrofilia, innerva il tessuto narrativo istante dopo istante. Si può dire questo: Thanatos è la sola forza che rende Eros interessante e che gli dà un significato. Non per niente, quando il colonnello Carlsen si trova in sogno tra le braccia della vampira nuda, si sottomette al suo potere e le consegna il proprio essere, agognando a spirare nell'orgasmo, anche solo per un attimo fondendosi con la sua amata. Lei è la sua Signora, il solo senso della sua esistenza di adoratore nella Morte. Questo è puro romanticismo! Peccato che tutto questo non sia stato capito dalla critica. C'è chi si è fermato a considerazioni boccaccesche, a rudi apprezzamenti sul seno, sul pube peloso e sul culo dell'attrice, la bellissima Mathilda May. Queste menti sono elementari, pura biologia come il brulicare dei cagnotti di mosca carnaria in un cadavere decomposto, anzi, ancor più vili.

 

Horror sexualis! 

Alla panica sensualità della vampiresca ragazza spaziale si contrappone qualcosa di ben bizzarro: l'orrore e la nausea annichilente verso ogni manifestazione erotica che coglie alcuni personaggi alla vista di cose che al giorno d'oggi non stupirebbero nessuno. Così accade quando lo spirito della space girl possiede l'infermiera ricciolona del manicomio: vediamo la robusta donna, dalla fisionomia tipicamente anglosassone, caricata a bordo da un vecchio sileno lascivo che le tocca una coscia e le provoca fremiti di libidine. Il colonnello Caine, ascoltando la descrizione della scena ad opera del commilitone Carlsen, è scosso da un moto di intensissimo disgusto, che non riesce a nascondere. Dio mio, le ha toccato una coscia nuda, che scandalo, che schifo! Lo stesso Carlsen, nel riportare quanto vede tramite contatto telepatico, parla come se avesse davanti agli occhi una gran massa di cimici verdi schiacciate. Una reazione che ben pochi riterrebbero naturale. Eppure, quando si trova faccia a faccia con la donna dai capelli crespi, prima le assesta un'incredibile serie di sganassoni violentissimi, poi la bacia ardentemente in bocca, slinguazzandola con voluttà. Ecco a quali contraddizioni insanabili giunge l'essere umano! Lo stesso Caine, che tanto aveva disprezzato l'infermiera per la sua lascivia, arriva a rilasciarsi lo sperma nelle mutande osservando queste scene di grande brutalità, che al giorno d'oggi sarebbero etichettate come stupro.  Una cosa è certa: nell'attuale contesto, un film come questo non potrebbe più essere nemmeno concepito.

 

Un ministro ucciso dall'omosessualità! 

Vediamo poi il ministro che accompagna i due colonnelli nella casa di cura per pazzi criminali. Somiglia vagamente a un Bruno Vespa con più capelli, il suo incedere è incerto e sembra avere una gobba. Il suo fare è iperattivo, inquisitorio. Proprio questa sua caratteristica lo condannerà. Quando Carlsen allucina, crede di vedere la sua amata vampira e la vuole baciare. Così si avventa sul vecchio, ripugnante direttore calvo, Armstrong, scambiandolo per la sensualissima Signora, e lo bacia in bocca. Il ministro non regge all'orrore. La sola vista del bacio sodomitico gli fa cedere il cuore e lo annienta. Anche questo è un fatto portentoso e molto strano. Come si può credere che un ministro londinese ignorasse l'esistenza di contatti omosessuali tra uomini? In che mondo viveva? A queste domande angosciose non è dato al momento avere risposta. Forse Hooper avrebbe potuto illuminarci, se non fosse morto nell'agosto del 2017. 

 

Iniezioni nelle arterie! 

Come tutti dovrebbero sapere, le iniezioni endoarteriose sono molto rare e richiedono particolari accorgimenti. Se si buca un'arteria a casaccio, si produce un flusso inarrestabile di sangue, con conseguente morte del paziente. Questo perché le arterie hanno un proprio battito, non sono come le vene, in cui il sangue viene pompato soltanto dal muscolo cardiaco. Eppure vediamo il colonnello Carlsen - che non è un medico e neppure un infermiere - operare con il sadismo di un demone sull'anziano Armstrong, mettendone a serio rischio la vita. Prima conficca un'enorme siringa piena di pentotal misto a morfina in un braccio del direttore del manicomio, senza neppure mettergli il laccio emostatico, senza cercare la vena, iniettando il liquido in profondità. Poi, ritenendo la sedazione insufficiente, afferra in un gioco di bravura due siringoni e li caccia nel collo della vittima, uno a destra e uno a sinistra, col rischio di bucare le carotidi! Adesso si comprende come mai il sistema sanitario britannico miete ogni anno più vittime di quante ne facesse la Yersinia pestis nel medioevo! 


Pericolosi campi di ricerca 

Il vitalismo è la filosofia tanatologica professata dal dottor Fallada. Lo studioso è riuscito a coronare un sogno dell'umanità, quello di ricondirre il reame della Morte nell'alveo del metodo scientifico, riuscendo così a dimostrare che non tutto finisce con l'exitus. Questo afferma Fallada: nell'essere umano esiste un principio indistruttibile, un'energia che con la morte esce dal corpo. È la Forza Vitale. Ecco spiegato il titolo originale del film: Lifeforce. Direi proprio che sarebbe una cosa splendida se si riuscisse a ricondurre al campo delle cose misurabili proprio la Morte, che per natura sfugge a qualsiasi tentativo di riduzione alle categorie razionali. Purtroppo, se anche sorgesse da qualche parte un dottor Fallada sorretto da un ingenio sovrumano e animato dalle migliori intenzioni, non si andrebbe molto lontano. Questo perché le religioni del mondo hanno ancora molto potere e riescono a stroncare sul nascere qualsiasi seria ricerca. Prendiamo ad esempio le chiese che si definiscono "cristiane": anche se sono teologicamente morte - tra i loro ministri vediamo un papa baciapiedi, pastori che giocano con spade laser di gomma e numerosi pedofili - conservano comunque una certa influenza su numerosi enti e potentati politici. Se dalle ricerche di uno scienziato dovesse venir fuori qualcosa che confuta alla radice i loro dogmi, come quello della retribuzione ultraterrena, per loro sarebbe un disastro spaventoso, che cancellerebbe persino l'ombra di ogni istituzione ecclesiastica. 


Un finale ambiguo

Perché Carlsen ha turbato un'unione tanto piacevole raccogliendo lo spadone lanciatogli da Caine e impalandosi insieme alla splendida amante? Per amore di un genere umano odioso e degenere? Per la speranza di salvare la Terra? La scelta è incomprensibile, tantopiù che tale azione non sembra aver sortito gli effetti sperati. Francamente, se fossi stato al posto di Carlsen, avrei agito ben diversamente. Avrei continuato l'amplesso fino ad eiaculare nella vampira, anche a costo di una vita che tanto avrei perso comunque. L'umanità l'avrei mandata a fare in culo. Resta poi un'altra cosa da chiarire. A un certo punto la space girl rivela al suo amante terrestre qualcosa di sorprendente, che lui in realtà non è davvero umano, ma appartiene alla stirpe del vampiri cosmici. Un tema che ritengo molto interessante, peccato che non sia stato sviluppato a dovere. Forse anche a questi interrogativi Hooper avrebbe potuto darci risposta. Che dire? It's too late

Reazioni nel Web

Nel Web è tutto un susseguirsi di recensioni più stupide della merda. Molti si limitano a criticare gli effetti speciali, ritenuti pessimi anche per un film dell'epoca. Altri insorgono perché vedono violate le leggi non scritte dei film horror, che a loro dire obbligano a una nettissima separazione tra vampiri, zombie e mummie. A sentire questi spocchiosi e arroganti pasdaran dei film di genere, Hooper sarebbe stato "confuso". Senza dubbio a far gridare allo scandalo è stata la sede scelta dalla space girl, la cripta della Cattedrale di San Paolo. La donna venerea è stesa su un altare, circondata da croci che non hanno su di lei alcun effetto. Questo viola la tradizione inveterata dei vampiri che urlano, soffrono e si dissolvono alla vista di una croce. Non sfiora nemmeno la mente dei critici che un vampiro spaziale possa avere caratteristiche molto diverse da quelle di un vampiro classico! Un vampiro spaziale mostra totale indifferenza verso i simboli cristiani, che ai suoi occhi sono insignificanti. Non solo: beve essenza vitale e non sangue, se morde qualcuno lo fa diventare uno zombie e se questo morto vivente non si nutre, si trasforma in una mummia, quindi in polvere inerte. Non mi sembrano concetto così difficili da comprendere. Quello che più mi stupisce è che questa mia recensione potrebbe essere la sola decisamente positiva in tutto il Web! 

lunedì 21 agosto 2017

 

CRASH
(film) 

Titolo originale: Crash
Paese di produzione: Canada, Gran Bretagna
Anno: 1996
Durata: 100 min
Lingua: Inglese
Genere: Thriller, erotico, drammatico
Regia: David Cronenberg
Soggetto: Crash, di James Graham Ballard
Sceneggiatura: David Cronenberg
Produttore: Robert Lantos, Jeremy Thomas
Casa di produzione: Alliance Communications
     Corp., TMN the Movie Network, RPC
     Recorded Picture Company, Téléfilm Canada
Distribuzione (Italia): DNC Home Entertainment
Fotografia: Peter Suschitzky
Montaggio: Ronald Sanders
Musiche: Howard Shore
Scenografia: Carol Spier
Costumi: Denise Cronenberg
Ambientazione: Toronto, Canada
Interpreti e personaggi    
    James Spader: James Ballard
    Holly Hunter: Helen Remington
    Elias Koteas: Vaughan
    Deborah Unger: Catherine Ballard
    Rosanna Arquette: Gabrielle
    Peter MacNeill: Colin Seagrave
    Cheryl Swarts: Vera Seagrave
Doppiatori italiani    
    Tonino Accolla: James Ballard
    Alessandra Korompay: Helen Remington
    Massimo Corvo: Vaughan
    Laura Boccanera: Catherine Ballard
    Francesca Guadagno: Gabrielle
    Bruno Alessandro: Coline Seagrave
Premi    
    Premio della giuria al Festival di Cannes 1996
    Premio AVN (Best alternative adult feature film)
    Genie Awards 1996 per Regia e Sceneggiatura a
         David Cronenberg
    Gold Reel Award 1996
Budget: 9 milioni di $
Incassi al botteghino (USA): circa 3,2 milioni di $

Trama:  
James Ballard è un produttore cinematografico, un uomo alto, pallido e biondiccio, dai tratti poco marcati. Sua moglie Catherine è una bionda fatale dotata di una grande sensualità, che somiglia un po' a un incrocio tra la Boschi e Valeria Marini, con un particolare sguardo languido e perennemente distratto. Per innalzare la tensione sessuale, i coniugi sono abituati a raccontarsi i dettagli più intimi e pruriginosi delle loro relazioni sessuali: James ha come amante una montatrice dello studio, mentre Catherine copula allegramente con il suo istruttore di volo da diporto. Una notte - l'ambientazione è quasi perennemente notturna - il buon James ha un incidente grave causato dalla distrazione, proprio nei pressi dell'aeroporto. Provoca un frontale con un'auto su cui viaggia una coppia. L'uomo, un chimico industriale, finisce sbalzato fuori dall'abitacolo e muore sul colpo. La donna, la dottoressa Helen Remington, riesce a salvarsi e per qualche istante fissa il protagonista attraverso i parabrezza sfondati. Entrambi vengono ricoverati in un ospedale per vittime di incidenti aerei. Dopo qualche tempo James comincia a fare qualche passo, ostacolato da una complessa protesi a causa di una frattura multipla a una gamba. Durante la passeggiata nell'ospedale semideserto, incontra per puro caso la Remington, che lo guarda piena di livore e di odio. Con lei c'è un uomo in camice bianco, che James pensa essere un medico. Ha il volto sfregiato e guarda con morbosità le ferite della donna. Intanto Catherine, che fa visita il marito in ospedale, lo stuzzica e in un'occasione arriva persino a masturbarlo, facendolo gemere per poi ritrarre le dita tutte imbrattate di sperma. Una volta dimesso dall'ospedale, James si reca al deposito della polizia per recuperare quanto resta della sua auto. Qui incontra di nuovo la Remington, che è giunta ivi per lo stesso motivo. I due questa volta cominciano, seppur timidamente, a parlare. A questo punto l'uomo offre un passaggio alla donna sulla propria auto e in breve finisce col copulare con lei furiosamente. In un parcheggio ctonio lei si mette a cavalcioni su di lui, si stende sul fallo eretto fino a scoppiare, lo fa penetrare nella vagina e inizia a muoversi ritmicamente fino a farlo venire. I due amanti si frequentano assiduamente. Una notte assistono a uno spettacolo raccapricciante e illegale in cui viene riprodotto l'incidente mortale di James Dean. A organizzarlo è proprio l'uomo pieno di cicatrici che James ha visto in ospedale, scambiandolo per un medico. Ora apprende che egli è Robert Vaughan, un pericolosissimo psicopatico affetto da un feticismo totalizzante verso gli incidenti stradali e la mitologia della morte di personaggi celebri negli schianti. Subito il produttore cinematografico e la dottoressa si recano a casa di Vaughan, dopo averlo aiutato a trascinare Seagrave, lo stuntman che aveva impersonato James Dean, dato che non poteva camminare da solo a causa di un trauma cranico. Fanno così la conoscenza della moglie etilista di Vaughan e di Gabrielle, una ragazza bionda che a causa delle ferite riportate negli incidenti è costretta a muoversi utilizzando complesse protesi metalliche. Vaughan decide di proporre ai suoi ospiti un lavoro che reputa la quintessenza del genio: desidera riprodurre l'incidente stradale in cui perse la vita Jayne Mansfield, sacerdotessa della Chiesa di Satana di LaVey. L'improbabile gruppo, in esaltazione per questa serie di deliri di onnipotenza, sprofonda presto nell'ebbrezza e si abbandona ad accoppiamenti sfrenati. Tornato dalla moglie, James le racconta tutto e lei si eccita. Durante una copula, mentre il marito la stantuffa, lei si abbandona a fantasie turpissime. Fa di tutto per istigare James ad avere un rapporto sodomitico con Vaughan e nella sua mente comincia a pianificare, a escogitare il modo per tradurre in realtà il film che le scorre nella mente. Gli eventi precipitano quando Catherine si concede proprio a Vaughan in un autolavaggio. Mentre lei gode, il marito assiste alla scena. Qualcosa scatta in lui e a un certo punto gli eventi precipitano. In un cimitero d'auto avviene proprio l'accoppiamento di Ballard con Vaughan, che tuttavia non prende bene l'immissio penis in anum. Cercherà di uccidere il suo violatore, la prima volta appena finito il rapporto, la seconda mentre viaggia con la consorte. Non riuscirà nei suoi intenti omicidi e finirà con lo sfracellarsi in un terribile incidente scontro, spirando com'era destino. Ancora scosso dalla catena di eventi oltremodo truci, James viaggia in auto, quando vede la moglie alla guida a pochi metri di distanza. Inizia un drammatico inseguimento. In un crescendo di aggressività, tampona l'auto di Catherine fino a farla uscire di strada. La raggiunge, vede che è sotto shock e si eccita osservando le sue lievi ferite sul volto e il sangue, quindi la gira e la possiede carnalmente da tergo. 

Recensione:
Tutto sommato il film si discosta poco dal romanzo, cosa che deve essere ritenuta eccezionale. Tra le principali differenze si noterà l'ambientazione, che nell'opera di Ballard è Londra e dintorni, Inghilterra incubica, mentre nel film è una grande città del Canada, con ogni probabilità Toronto (si notano scritte bilingui in inglese e in francese). Anche il finale è diverso. La caccia di James Ballard alla moglie, una sorta di approccio violento effettuato con un corpo biomeccanico formato da carne e metallo, è un'invenzione di Cronenberg. Nel romanzo la coppia consumava un rapporto sessuale sull'auto sfasciata su cui era morto Vaughan, copulando a contatto col sangue del cadavere e traendo da ciò un'eccitazione indescrivibile. Certo, il coito nelle sequenze finali del film non è immune da ambiguità e potrebbe essere descritto come uno stupro: esiste più di una ragione per pensare che una donna ferita e sotto choc, con possibile commozione cranica, non sia proprio nell'attitudine di subire una penetrazione. Tutto ciò è certamente nello spirito del nichilismo postmoderno ballardiano, ma se possibile ancor più esasperato, in un'interpretazione che annienta l'individuo facendone sprofondare il fantasma nel solipsismo assoluto. Per il resto notiamo qualche divergenza che si esaurisce in dettagli poco significativi, che non sono certo colonne portanti dell'opera dello scrittore britannico. Non si fa cenno ad Elizabeth Taylor, che nel romanzo costituiva il centro delle patologiche ossessioni sessuali di Robert Vaughan. James Dean nel volume viene menzionato sola due volte, mentre nel film gioca un ruolo molto più importante e assistiamo alla riproduzione del suo incidente, preceduta da una teatrale descrizione ad opera dello stesso Vaughan, che fa sfoggio di doti istrioniche senza pari. Così scrive Ballard sull'uomo sfregiato: "Intorno alle morti di James Dean e Albert Camus, Jayne Mansfield e John Kennedy, aveva intessuto elaborate fantasie". E ancora, più avanti nel testo: "Su queste cinque donne - la Garbo, Jayne Mansfield, Elizabeth Taylor, la Bardot e Rachel Welch - aveva costruito un macello di mutilazioni sessuali". Poco oltre leggiamo: "Sfogliai le pagine dei questionari. Le fotografie di Jayne Mansfield e John Kennedy, di Camus e James Dean, erano segnate a pastello: linee a matita circondavano colli e aree pubiche, seni e zigomi apparivano ombreggiati, altre linee sezionavano bocche e addomi". Anche il ruolo della Mansfield è ingigantito nel film: lo stuntman Seagrave trova la morte imitando il suo incidente, arrivando a impersonare l'attrice mettendosi una parrucca bionda e inscenando persino la nemesi del suo chihuahua, con una maniacale cura dei particolari. Nel romanzo, Seagrave muore travestito da Elizabeth Taylor. Questo è il passo: "Più tardi mi resi conto che ciò che l'aveva maggiormente sconvolto era non la morte di Seagrave, bensì il fatto che, con la collisione in parrucca e costume di Elizabeth Taylor, questi avesse svuotato di senso la morte vera che lui s'era riservata per sé. Nella sua mente, da quell'incidente in poi, l'attrice cinematografica era ormai morta. Tutto quello che gli restava da fare era di attendere alle formalità di tempo e luogo, alle entrate della carne di lei in un matrimonio con lui che già era stato celebrato sull'insanguinato altare dell'auto di Seagrave". 

Anche se ritengo l'Inghilterra l'ambientazione ideale di Crash, devo dire che Cronenberg è riuscito a rendere molto bene lo sfacelo ontologico non solo dei protagonisti, ma dell'intera società. Nelle cupe vie di una metropoli canadese si respira l'aria degli Ultimi Giorni. Il Demone della Follia non si limita a emergere nei protagonisti: aleggia sull'intero paese annientandovi gli ultimi residui di umanità. Questo appare chiaro dal rito oscuro della ricreazione dell'incidente mortale di James Dean: una folta folla assiste al periglioso spettacolo, contagiata dall'eccitazione per la velocità e per il sangue. Tutti aspetti che nel romanzo non sono trattati, o a cui si fa soltanto una sfuggevole allusione. Rispetto al libro, la drammaticità della scena è molto più intensa. Ottime le musiche di Howard Shore.  

L'estrema morbosità di una moglie 

In una scena, la bionda e languidissima Catherine giace nuda col marito che le scava con l'erezione nel vaso procreativo. Lei socchiude gli occhi come la Marini e se ne esce in un torrente di oscenità. Tempesta James di domande a cui lui non dà una risposta. Così gli sussurra, chiedendogli se ha mai fellato un uomo, se ha mai bevuto lo sperma. Gli dice che lo sperma di ogni uomo ha un sapore diverso e gli chiede come secondo lui sarebbe il gusto del liquido seminale di Vaughan, se sarebbe aspro o meno. Gli chiede anche se vorrebbe sodomizzare lo sfregiato, se vorrebbe intrudergli nel retto il fallo eretto, spingendo nello sterco. Una donna simile è davvero di un'incredibile rarità. In genere le donne provano una grandissima ripugnanza per gli atti omosessuali tra uomini, e non ho mai sentito di una moglie che si eccita a istigare il marito alla bisessualità. Credo che queste cose diano la misura di quanto poco mainstream siano i contenuti ballardiani. Un caro amico crede sinceramente che James G. Ballard sia un autore di massa e che le sue creazioni siano condivise da un vasto pubblico. Le ragioni di questa opinione mi sono sconosciute e più incomprensibili di una lingua aliena. Forse in certi ambienti c'è molta gente che si fa vanto di conoscere Ballard mentre in realtà usa i suoi libri come soprammobili. Credo che non si dovrebbe mai pensare che ogni libro acquistato sia in automatico un libro letto e assimilato. 

Censura e persecuzione 

Negli Stati Uniti la proiezione del film è stata boicottata e posticipata. Nel Regno Unito il ministro Bottomley ha bandito una crociata per ottenere la censura della pellicola, da lui accusata di essere pornografica. L'iniziativa del ministro Bottomless ha più o meno lo stesso senso della risibile crociata contro il buco del culo lanciata da Silvana de Mari. In Italia il film ha destato le ire di vari radical shit e precursori dei piddioti. In quell'immondissima cloaca che è Repubblica, si può leggere un intervento meritevole di ludibrio, scritto da Irene Bignardi. Eccone un estratto: "Crash resta una baracconata disonesta che nella povertà intellettuale di fine millennio rischia di diventare un pericoloso oggetto di culto per guardoni e cinefili boccaloni". Forse è cosa pietosa tacere le mie opinioni su tali affermazioni desolanti, superficiali e futilissime, o ne risulterebbe un torrente di ingiurie efferate. Quello che l'autrice di Repubblica ignora è un dato di fatto molto semplice. I personaggi di Crash ben difficilmente potrebbero essere imitati da qualcuno, tanto ripugnante è la loro patologia dell'anima, tanto sfrenata è la loro perversità. Molto più pericolose sono le parole che Lucio Battisti cantò nel suo celeberrimo brano Emozioni"E guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire". Infatti, a differenza del James Ballard interpretato da James Spader, Battisti era un riferimento e un modello antropologico per milioni di giovani, che nelle sue parole riponevano ogni loro sogno e ogni loro speranza. Dubito che si trovino molti uomini in grado di avere un'erezione e di perdere sperma durante un incidente stradale, ma senza dubbio qualcuno sarà stato spinto a schiantarsi dalle parole istigatorie di Emozioni.  

Altre recensioni:

Memorabile e pienamente condivisibile è quanto scritto sul Morandini:

"Il libro di Ballard non poteva non stimolare un regista che fa dal 1966 un cinema dell'horror biologico, fondato sul polimorfismo della sessualità e sulla trasformazione del corpo attraverso le macchine. Frutto di un'inconfondibile cifra stilistica e di un immedicabile pessimismo, Crash celebra la morte del sentimento e allunga la lista dei film catastrofici del Novecento al suo epilogo. Forse è già un film del 3° Millennio."