lunedì 2 dicembre 2019

 
INTERRABANG 

Anno: 1969
Paese: Italia
Lingua: Italiano
Durata: 102 min (versione originale),
                93 min (versione tagliata)
                Altre versioni censurate: 88 min, 73 min
Colore: Eastmancolor
Genere: Thriller, giallo, erotico 
Regia: Giuliano Biagetti
Sceneggiatura: Luciano Lucignani, Giorgio Mariuzzo, Edgar
    Mills
Soggetto: da un racconto senza titolo di Edgar Mills
Produttore: Giancarlo Segarelli
Casa di produzione: Salaria Film
Distribuzione: Panta Cinematografica
Fotografia: Antonio Borghesi
Montaggio: Marcella Bevilacqua
Musiche: Berto Pisano
Costumi: Emilio Pucci, Vittoria Serra
Trucco: Fulvia Dulac, Alfredo Marazzi
Gestione della produzione:
Enzo De Punta (come Enzo
     Del Punta), Fabio Diotallevi 

Direttore artistico:
Tellino Tellini
Assistente direttore: Giorgio Mariuzzo
Operatore di camera: Sergio Rubini
Suono: Giulio Spelta
Assistente operatore: Maurizio Cipriani 
Interpreti e personaggi: 

    Umberto Orsini: Fabrizio
    Beba Lončar: Anna
    Haydée Politoff: Valeria
    Shoshana Cohen: Maregalit
    Corrado Pani: Marco
    Tellino Tellini: Guardacoste
    Edmondo Saglio: Guardacoste
    Antonietta Fiorito: Ragazza sul motoscafo 
Doppiatori italiani:
    Annarosa Garatti: Valeria
    Laura Gianoli: Anna
    Stefano Satta Flores: Fabrizio
Luogo delle riprese: Isola Rossa (Porto Santo Stefano)
Titoli in altre lingue:
    Francia: Les Allumeuses,
                    Boumerang,
                    La perverse ingénue,
                    Le plaisir de la chair,
                    Trois vicieuses sur une île 
    Hong Kong (inglese): Interpoint
 

Colonna sonora:
  Autore: Berto Pisano
  Genere: Lounge
  Etichetta: RCA Original Cast
  Album
    A piedi nudi sulla spiaggia
    La scogliera dell'amore
    Il colore degli angeli
    Sabbia e mare
    Little Snack Bar
    ...e il Sole scotta
    Tramonto sulla scogliera
    La vallata sommersa
    Luci sulla baia
    Tema di Valeria
Singolo
    Il colore degli angeli
    ...e il Sole scotta 

Trama:
Un mondo fatto soltanto di mare, sole e musica lounge insinuante, ossessiva, che non finisce mai, che non si interrompe nemmeno per un attimo. Sembra quasi che non esista la notte: l'astro diurno splende sempiterno e immutabile, alto nel cielo. Un panorama irreale. Uno yacht è ancorato a poca distanza dalle rive di un'isola pietrosa del Mediterraneo, che dovrebbe essere disabitata. A bordo ci sono personaggi che rappresentano bene i tempi nuovi. Fabrizio è un fotografo cinico e biondiccio, che considera l'essere umano una massa di sterco utile solo per i soldi che se ne possono trarre. Sua moglie, la bionda Anna, è la sua viziata (e viziosa) proprietaria dell'imbarcazione e di un atelier, tutta piena di plutocratica sicumera. La sua vocina è stridula e odiosissima; ha con sé la sorella Valeria, una ragazza caratteriale dalla pelle lattea e dal seno poco sviluppato, con i capelli di un colore castano rossiccio. Porta un originale ciondolo a forma di interrabang, che è l'unione di un punto interrogativo con un punto esclamativo. Poi c'è Maregalit, una bruna indossatrice israeliana dal fisico statuario, ninfomane e rovente come un vulcano in eruzione. Le tre donne e il fotografo completano in una mattinata un servizio fotografico sulla spiaggia dell'isola. La radio diffonde la notizia dell'evasione di tre pericolosi detenuti, di cui due subito ricatturati: ne resta libero uno. Si segnala anche la scomparsa di un agente. Subito dopo Fabrizio si rende conto che l'imbarcazione è rimasta a secco, così approfitta di un passaggio su un motoscafo per andare a cercare del carburante. Le tre donne restano ad aspettare il suo ritorno, approfittandone per tuffarsi e per prendere il sole sulla riva. Antipatie e tensioni non mancano, ma presto accade qualcosa di imprevisto. Maregalit nota la presenza di un uomo sull'isola ed è la prima ad avvicinarlo, non senza una certa inquietudine: potrebbe essere proprio l'evaso di cui parlavano alla radio. Lo sconosciuto si presenta all'israeliana e dice di chiamarsi Marco. Afferma di essere uno scrittore e di abitare sul versante opposto dell'isola, in un luogo che dallo yacht ormeggiato risulta invisibile. Anna e Valeria sono piuttosto sospettose, anche se alla fine rimangono anche loro affascinate da quell'uomo ambiguo che sembra venuto dal Nulla. I sentimenti delle tre donne sono contraddittori, dato che all'indubbia attrazione verso Marco si accompagna la crescente convinzione che sia l'evaso e l'assassino dell'agente, animato da propositi omicidi nei loro confronti. Un elemento nuovo e inatteso fa la sua irruzione: la paranoica Valeria, divenuta amante del bello e dannato, complotta con lui per uccidere gli altri. Così Marco strozza Maregalit su uno scoglio, poi conduce Anna in un oscuro recesso marino, uccidendo anche lei. Quando Fabrizio ritorna, viene soppresso dopo una breve colluttazione sullo yacht, sotto gli occhi di Valeria. Il piano è questo: i due amanti - che in realtà si conoscevano da tempo - intendono impadronirsi degli averi di Anna per iniziare una nuova vita a Beirut. Tutto sembra filare liscio, ma ecco un nuovo colpo di scena. Tutti gli omicidi erano soltanto docetici. Allo spettatore è parso che Marco uccidesse Maregalit, Anna e Fabrizio, ma in realtà non era vero, era tutta una macabra messinscena, tanto che questi futili personaggi saltano fuori come folletti su un motoscafo sfrecciante. Così emerge un nuovo contorto piano, escogitato all'insaputa di Valeria. "Intèrrabang... fa stranamente rima con boomerang", commenta Marco. Valeria che non regge il colpo, non accetta di essere stata usata come un oggetto. All'inizio sembra stare al gioco e posa con gli altri in una serie di foto in cui fa smorfie e tira fuori la lingua, ma si capisce subito qualcosa non va: infatti getta la sua collana tra le onde, quindi si uccide gettandosi sull'elica dell'imbarcazione. Il film si chiude con un'angosciante ripresa del volto di Marco, pietrificato dallo stupore misto al raccapriccio. 

Recensione: 
Ho visto questo film fuori tempo massimo, quando l'epoca che lo aveva partorito era ormai soltanto un vaghissimo ricordo, remoto come la corte di Nabucodonosor o le vigne amare di Sodoma. Faccio fatica persino a credere che quel mondo faccia parte dello stesso cosmo in cui conduco la mia presente esistenza. Nonostante gli eventi narrati dalla pellicola abbiano tutte le caratteristiche di un thriller, non ho potuto evitare di sprofondare in uno stato ipnotico, fotogramma dopo fotogramma. Alla fine mi sono trovato in una condizione tale da contemplare l'intera esistenza con gli occhi immemoriali di un alligatore, come se vi fossi precipitato prima dell'inizio dello scorrere degli istanti. Eppure Interrabang è denso di contenuti della massima importanza: annuncia la Grande Frattura, il dragone del Postmodernismo che avanza, mentre le cariatidi di tutto ciò che esisteva prima si screpolano e infine crollano nella polvere.

 
Scarsità di mezzi  

Gli effetti speciali sono terrificanti. Trovo inguardabile la scena del suicidio di Valeria, proprio nel finale: quando la ragazza magrissima e quasi priva di tette si getta contro l'elica dello yacht, si vede affiorare sulle acque una chiazza informe di denso liquido di un assurdo arancione shocking, simile a una colata di plastica fusa. Quando ero un moccioso chiamavo quell'arancione "color dentista", perché un brutto giorno della mia vita, a causa dei dolori provocati da un dente marcio, i miei genitori mi avevano portato da un odontoiatra sadico con arredi plastificati di quell'inconfondibile tinta sgargiante. Altre denominazioni potrebbero essere queste: "carota psichedelica", "carotene arricchito", "color Papoola", "albicocca plastificata". Incredibile come i registi e gli addetti agli effetti speciali ignorassero tutto sul vero colore del sangue! Alcuni geni cinematografici immaginavano il sangue come sugo di pomodoro, altri come marmellata di amarene annacquata. Però a pensarci bene ci potrebbe essere una spiegazione alternativa: la povera Valeria in realtà era un'aliena! 😁
 
 

Una vita senza tragedia 
 
Un punto del film mi è rimasto particolarmente impresso. Durante l'ennesimo bagno di sole, Valeria fa alcune affermazioni piuttosto singolari, che preconizzano il suo triste destino. Si parla della vita e del suo legame intrinseco con la tragedia. Riporto il dialogo in questione:  
 
Fabrizio: "Si tratta del desiderio di eliminare quello che di tragico e di noioso c'è nella vita, dico bene? - riporta inevitabilmente alla tragedia."
Maregalit: "Non ho capito un bel niente!"
Fabrizio: "Perché sei stupida!"
Valeria: "Più leggo più mi rendo conto come tutti ovunque ci dicano tutti la stessa cosa. È filosofia vecchia, ormai, è la vecchia invenzione dei francesi l'eliminazione della tragedia."
Fabrizio: "Non ti sapevo così preparata."
Valeria: "Ti sembrerà incredibile, eh, ma capita anche a me di leggere, qualche volta. E qui c'è la tesi più vecchia del mondo. È importante giocare sulla vita. Il gioco come un mezzo per cercare e trovare la libertà."
Fabrizio: "Ma che libertà? Guarda che muoiono tutti alla fine."
Valeria: "Certo, ci avrei giurato, perché la libertà assoluta è la morte."
Fabrizio: "La morte..."
Maregalit: "Noiosi i ragazzi, ma colti!"
 
Eppure la tragedia è proprio ciò che Valeria vorrebbe rimuovere dalla propria esistenza, nonostante lo sdegno ostentato nei confronti della vecchia filosofia. L'inganno in cui cade è come un Ouroboros, il suo inizio coincide con la sua fine. L'insipienza della modella israeliana è spaventosa e al contempo è un segno dei tempi.  
 
Beirut, capitale della dolce vita

Pochi sanno che Beirut ha prodotto campioni dell'edonismo come l'ineffabile gioielliere Fawaz Gruosi e il cantante Gazebo (al secolo Paul Mazzolini). Al giorno d'oggi si fa molta fatica a crederci: l'intero Libano, per lunghi anni teatro di un sanguinoso conflitto, è stato ridotto a un immenso cumulo di macerie. Prima che divampasse questo orrore, le cose erano ben diverse. Nessuno, andando su e giù in limousine per la Beverly Hills della città cananaea, avrebbe mai pensato che Baal sarebbe giunto a pretendere il suo tributo in sangue e in carne bruciata. Il Dio dell'Antico Testamento, bugiardo e ingannatore, non ha abolito il sacrificio di Moloch: lo rinnova senza sosta nella terra di Canaan.  
 
Apologia dello spoiler 
 
Un tempo cercavo di evitare gli spoiler, poi mi sono oltremodo irritato e adesso faccio ciò che voglio. Se necessario spoilero. Queste sono le motivazioni razionali della mia scelta: 
 
1) Non ha senso leggere la recensione di un film che non si è visto; 
2) Chi vuol leggere la recensione di un film che non ha visto, dovrebbe prima vederselo;
3) Se il finale di un film è di capitale importanza, evitare di discuterne compromette la recensione. 
 
Si noterà che molte sinossi e recensioni di Interrabang, pur di tacere del finale, traggono in inganno il lettore, facendogli credere che Marco sia davvero un evaso e un assassino, che abbia davvero ucciso non soltanto un agente di polizia, ma anche Anna, Fabrizio e Maregalit. 


Una fallacia logica 
 
A un certo punto Marco, interpretato dall'irritante Corrado Pani, finge di strangolare Maregalit. Orbene, dato che Valeria si trova altrove e non può vedere né sentire nessuno dei due, a beneficio di chi è stato messo in scena questo omicidio simulato? In pratica è una scena assolutamente gratuita, girata soltanto per lo spettatore. Non ha costrutto alcuno. Tra l'altro, per pochi istanti si nota che l'uomo indugia e tocca il seno della modella esanime, volendo far credere di considerare un atto di necrofilia. Subito si allontana. Anche la morte docetica della biondissima Anna, che segue di lì a poco, obbedisce a questo canovaccio di insensatezza. L'atmosfera è rilassata, un omicidio non sembra possibile. Quello che dovrebbe essere un carnefice, un esecutore, intrattiene la vittima con un'amabile parlantina e con sbaciucchiamenti, poi la conduce in un diverticolo delle acque marine, che si insinua tra le rocce e in cui non giunge bene la luce dell'astro diurno. A questo punto la valchiria geme, dice che ha paura. Nella versione del film da me visionata non si vede alcun atto di violenza, si dà per scontato che l'uccisione si sia realizzata.  

 
Possibili residui di rimaneggiamenti 

Alcune domande angoscianti. Alla fine si capisce che Marco è un evaso finto, dato che tutto è stato architettato come in un gioco di ruolo multiplo, complicatissimo. Un guardiacoste ha affermato che il vero evaso è stato catturato, quindi non è stato Marco ad uccidere l'agente di polizia. Allora come mai verso l'inizio del film Maregalit, Valeria e Anna lo hanno avvicinato come se lo ritenessero davvero un evaso e un assassino? A che pro questa messinscena? Come mai hanno reagito con sostanziale indifferenza al rinvenimento del cadavere sulla scogliera? A pensarci bene, se tutti conoscevano Marco fin da principio, perché questi li ha preceduti sull'isola? Siamo forse di fronte a una trama cambiata più volte, in cui non è stata fatta nemmeno una rilettura sommaria per scovare incoerenze? Il racconto di Edgar Mills (stranamente privo di titolo) potrebbe aiutarci, ma ho il sospetto che sia fantomatico. Anzi, sembrerebbe che sia fantomatico lo stesso autore.   

Etimologia di Interrabang 

Come spiegato anche nel corso del film, la parola interrabang sta per interrogative bang (‽) e indica l'unione tra il punto interrogativo (interrogative-point, sinonimo di question mark) e il punto esclamativo (chiamato bang in gergo). L'ortografia corretta sarebbe in realtà interrobang. In buona sostanza si tratta di una parola macedonia. Valeria spiega il bizzarro segno d'interpunzione con queste parole: "È il segno nuovo del dubbio, dell’incertezza di noi tutti, l’incertezza di questa nostra epoca, l’incertezza del mondo..." Si potrebbe dire che l'interrabang è un geroglifico del postmoderismo, che esprime tutta la sua balbuzie di fronte alla stessa idea di verità oggettivamente determinabile. La prima volta che mi sono imbattuto nel titolo della pellicola di Biagetti ero talmente ingenuo da credere che Interrabang fosse il nome di un'isola dell'Indonesia. Accantonai subito un'altra ipotesi, a dire poco surreale: in preda a una subitanea alterazione autistica, per pochi istanti mi venne in mente che si potesse trattare del rumore dello sparo di una pistola interrata. 
 
 
Etimologia di Maregalit 
 
Ci viene detto nel corso del film che il nome dell'indossatrice israeliana è l'equivalente ebraico di Margherita, che significa "perla". In realtà siamo di fronte a una cattiva traslitterazione. Non dovrebbe essere Maregalit, bensì Margalit (מַרְגָּלִית). La -e- mediana è nata da un'errata lettura dello Schwa muto. Una variante del nome è Margolis. Si capisce subito che l'ebraico margalīt "perla" è un prestito dal greco margarítēs (μαργαρίτης). In ultima analisi la parola greca ha origini indoarie e iraniche: sanscrito mañjarī (मञ्जरी) "perla", persiano moderno morvārīd (مروارید) "perla". Come si può vedere già dall'aspetto, queste parole provengono da un sostrato non indoeuropeo.

Il maglio della censura  

Il thriller erotico-nichilista di Biagetti fu considerato indecente e pericoloso dal magistrato Vittorio Occorsio, che lo fece sequestrare su tutto il territorio nazionale. All'epoca bastava l'esibizione di mezza tetta, bastava qualche idea contraria al moralismo imperante per finire stritolati dalla macchina del Leviatano. Il pensiero prevalente a quei tempi era chiaro: l'apparato statale era animato dall'idea che un uomo onesto non potesse avere erezioni. Forse è stato questo, più che neanche il nichilismo morale, a destare le furie e l'accanimento dell'ingranaggio censorio. Adesso mi piacerebbe sapere cosa penserebbe dell'Italia del XXI secolo il magistrato in questione, che fu poi ucciso dagli Ordinovisti. Forse è colpa di Interrabang se ci sono gang di adolescenti riscimmiati che bruciano i vagabondi per provare lo sballo? Forse è colpa di Interrabang se ci sono gli snuff videos, se c'è la pedofilia dilagante? Forse è colpa di Interrabang se ci sono più corna che matrimoni? 

Una sorta di maledizione 

Si potrà anche non credere che la censura abbia avuto il potere di far scomparire Interrabang nel Nulla e nell'Oblio. Fatto sta che in cinquant'anni il film di Biagetti non è mai stato trasmesso in televisione, nemmeno una volta. I grandi dizionari cinematografici hanno a lungo evitato di menzionarlo. "Se un alieno capitasse sulla Terra e volesse informarsi intorno ai registi italiani, e specialmente su quelli attivi fra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, probabilmente non ne sospetterebbe neppure l’esistenza. È come se la sua memoria fosse stata cancellata." (Lamendola, 2008). Non sbaglieremmo se dicessimo che Interrabang è diventato un cult in stato di quasi assoluta clandestinità. 

La fine di un mondo 

L'interrabang è un simbolo più denso della materia collassata di una stella a neutroni: rappresenta in qualche modo una linea di demarcazione, uno spartiacque tra la vecchia società e quella nuova. Quali sono le proprietà di questo Homo novus? Semplice: l'unione tra l'assoluta mancanza di intelletto e l'assoluta mancanza di empatia. L'edonismo sfrenato fornisce a questa sintesi letale un'apparenza piacevole quanto traditrice.

Altre recensioni e reazioni nel Web 
 
Questa è il link alla recensione del film di Biagetti su Il Davinotti
 
 
"L'unità di spazio e tempo origina purtroppo una staticità che a lungo andare stanca, anche perché i dialoghi - che in questi casi avrebbero l'obbligo di rendersi interessanti - non vanno molto al di là di qualche frase saltuariamente indovinata sempre all'insegna di un libertinismo esasperato. [...] Troppo facile? Chissà. Di certo porta con sé anche la chiara sensazione che i primi a esser presi in giro siam stati noi, spettatori di lunghi botta e risposta che non avrebbero avuto nella realtà alcuna logica di esistere, considerato quanto accade negli ultimi minuti. Consoliamoci con l'estetica, con l'occhio che se vuole la sua parte qui ce l'ha, sotto ogni... punto di vista."
(Marcel M.J. Davinotti Jr.)  

Sulla stessa pagina sono stati pubblicato diversi commenti di lettori, accumulatisi nel corso degli anni. Ne riporto alcuni: 
 
"Una sorta di fotoromanzo glamour che ha la sua forza nelle splendide attrici perfettamente svestite e nella suggestiva location (claustrofobica per via della barca, angosciante per via del mare aperto). Ovviamente anche il contorno quasi anni 70 non ha paragoni, cinematograficamente parlando. Poi. Poi, sostanzialmente, non accade nulla. I dialoghi sono un po’ così, la tensione dev'essere annegata nel Tirreno e l’erotismo disperso in qualche parte dell’isola. E' un po’ tutto e un po’ niente, questa pellicola. Con un suo fascino."
(Ira72)

 
La prima parte è piena zeppa di dialoghi noiosetti, com’era tipico di quell’epoca, nonché intellettualoidi e di grande vacuità e banalità. Eppure il film si lascia seguire in modo gradevole, fino a quando non ingrana e si apre veramente al thriller. L'ultima parte presenta anche dei riusciti colpi di scena, non certo molto prevedibili.
(Cotola) 

Tre bambole baviane alle prese con orgasmi e paranoie lenziani su uno yacht spiaggiato senza benzina. Prima di dedicarsi al decamerotico sotto pseudonimo (forse proprio per preservare l'integrità degli esordi) Biagetti è artefice di questo singolare vip thriller più intellettualistico della media.
(Il Dandi)

Noioso. Questo il maggior difetto imputabile al film, che si trascina stancamente per tutta la sua durata senza mai riuscire a interessare davvero; che poi la sceneggiatura giochi assai "sporco" con gli spettatori diventa cosa di secondaria importanza.
(Caesars) 
 
Interessante la recensione sul sito di Arianna Editrice, a firma di Francesco Lamendola, in cui è affermata una tesi abbastanza singolare: Interrabang sarebbe in sostanza del tutto privo di contenuti e consisterebbe unicamente nell'atmosfera che riesce ad evocare (mare + sole + sesso + musica + suspense). Il testo è dottissimo e pieno di riferimento. Così come Abdul Alhazred si chiama così perché ha letto tutto (all has read), recensori tanto valenti e dotti dovrebbero essere denominati Abdul Alhasseen, perchè - diabole domine - hanno visto tutto, ma proprio tutto. Io non ci arriverei mai. Chapeau. Ecco il link: 
 
 
Segnalo un "Portfolio Sotterraneo", uno dei pochi siti nel vasto Web ad ospitare uno spoiler di Interrabang. Quindi è senz'altro un sito onesto che merita la mia stima. Ecco il link: 
 
 
Questa è la recensione di Massimiliano Schiavoni, apparsa su Quinlan (Rivista di critica cinematografica): 
 

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