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venerdì 4 dicembre 2020

 
LA NECROFILA 
 
Titolo originale: Love Me Deadly
AKA: Queen of evil, La regina del male; Amami mortalmente
Anno: 1972
Paese: Stati Uniti d'America
Lingua: Inglese
Genere: Horror, erotico, drammatico  
Durata: 95 min
Colore: C
Specifiche tecniche: Technicolor
Regia: Jacques Lacerte (aka Jacques La Certe)
Soggetto: Roger Wall, Robert Cleere, Jacques Lacerte; 
    Buck Edwards (non accreditato) 
Sceneggiatura: Roger Wall, Robert Cleere, Jacques Lacerte
Produttore: Buck Edwards
Produttore associato: Charles W. Geiger, H.B. Halicki
Produzione: BUCK EDWARDS PER UNITED TALENT
      PRODUCTION
Distribuzione: INTEFILM, FUTURAMA, EUREKA VIDEO
Direttore della fotografia: David Aaron
Direttore artistico: Steve Peterson
Colonna sonora: Phil Moody
Montaggio: Leo H. Shreve
Trucco: Al Fleming, Bob Westmoreland, J. Shealy 
Fonico: John Speak
Assistente alla regia: Tom Doniger
Interpreti e personaggi: 
    Mary Charlotte Wilcox: Lindsay Finch 
    Lyle Waggoner: Alex Martin 
    Christopher Stone: Wade Farrow
    Timothy Scott: Fred Mcsweeney 
    Michael Pardue: Padre di Lindsay
    Dassa Cates: Cameriera
    I. William Quinn: Billy-Jo, il prostituto
    Terri Anne Duvalis: Lindsay bambina 
    Louis Joeffred: Collega di Mcsweeney
    Bruce Adams: Collega di Mcsweeney
    Barbara Fisher: Prostituta
    Barbra Rae: Prostituta
    Edith Sills: Madre di Alex
    Irving Rose: Invitato a cena
    David Aaron: Invitato alla festa (non accreditato)
    Buck Edwards: Satanista calvo (non accreditato)
    H.B. "Toby" Halicki: Pilota da corsa
    Michael Jacobs: Schiavo d'Amore
    Bob Harks: Predicatore
    Jacques Lacerte: Cadavere barbuto (non accreditato)
    Bob Westomreland: Secondo cadavere baciato da Lindsay
        (non accreditato)
Location: Melrose Av., Whashington Blvd., Marina del Rey,
      Whittier, Los Angeles, California, US 
Budget: 42.500 dollari US

Trama: 
Lindsay Finch è una bellissima ereditiera bionda che vive a Los Angeles in un continuo andirivieni tra feste e vernissage. La sua esistenza potrebbe sembrare paradisiaca, se non fosse per un dettaglio di non poco conto. Lindsay è una necrofila! Si eccita soltanto avendo contatti con cadaveri di uomini. Li bacia e si struscia, raggiungendo in questo modo l'orgasmo. Per soddisfare il suo bisogno, si veste a lutto e si reca a veglie funebri di sconosciuti. Quando nessuno guarda, si avvicina al defunto e avvicina le labbra alle sue. L'affascinante donna ha una vera e propria ossessione per suo padre, morto in circostanze traghiche quando lei era bambina: spesso lo sogna ad occhi aperti e sprofonda nell'irrealtà. Per contro, l'interesse che nutre per i suoi numerosi corteggiatori è nullo. Si fa baciare ma presto li respinge. Uno di loro, il biondiccio e robusto Wade Farrow, cerca di possederla e arriva a ciucciarle un seno, ma lei reagisce graffiandolo sulla faccia e spingendolo via. Durante l'ennesima veglia funebre, Lindsay attrae l'attenzione dell'impresario delle pompe funebri, Fred Mcsweeney, che le rivela di essere a sua volta un necrofilo e la invita a un ritrovo tra suoi simili. Si tratta di un giro molto pericoloso. Fred è il capo di una setta satanica dedita a orge con cadaveri, e si procura attivamente il materiale necessario. Adesca un prostituto femmineo, lo attira in un laboratorio tassidermico, lo immobilizza e lo dissangua recidendogli una carotide, per pompargli dentro la formalina e imbalsamarlo mentre è ancora vivo. Il primo incontro di Lindsay con questa pericolosa conventicola non è dei più riusciti: la donna rimane atterrita alla vista di un macabro rituale e fugge via urlando. Nel frattempo Wade, stanco di essere rifiutato e folle di gelosia, decide di seguire la sua amata, temendo che possa andare per angiporti a prendere gli uccelli. Arriva alla villa ove si incontrano i satanisti e viene ucciso con uno stiletto. Lindsay ancora una volta assiste impotente all'orrore. Eppure poco dopo questi fatti si sposa con Alex Martin, il fratello di un uomo il cui cadavere aveva baciato non molto tempo prima. Nonostante tutte le migliori premesse (i due si amano, etc.), il matrimonio non funziona per un semplice motivo: non può essere consumato. Non finché il marito è vivo...
 
 
Recensione: 
Un film decisamente inusuale. La prima volta che l'ho visto ero pieno zeppo d'alcol e mi sono addormentato a metà, irrigidito sulla mia sedia davanti allo schermo del pc, svegliandomi soltanto quando era già finito da un pezzo. La sera dopo ero più lucido e sono riuscito a vederlo fino in fondo, seguendone bene in ogni dettaglio. È un gioiello degli anni '70, che fa sognare un mondo ormai perduto, che non sembra nemmeno appartenere alla stessa realtà in cui siamo costretti a vegetare. Cosa non inusuale, questa pellicola è un fossile di un'epoca più libera, in cui un regista aveva ancora la possibilità di esprimere contenuti genuini, non filtrati dalla lente distorcente dell'esecranda ideologia politically correct. Pochi si azzarderebbero a proporre qualcosa di simile in questo squallido XXI secolo che ha sancito la morte della Settima Arte. Certo, negli anni '70 c'era la censura, ma c'era anche più coraggio. Oggi quel tipo di censura ha perso potere, ma ce n'è una di tipo diverso e ancor più invadente. Non si può mostrare un uomo che prende in bocca un capezzolo a una donna riluttante: sarebbe apologia di stupro. Non si può mostrare un marito che si ritrae dopo aver sfiorato col glande la vulva della moglie riluttante: sarebbe apologia di stupro. Se in un film viene mostrato qualcosa che non va in un rapporto sessuale, la scena diventa automaticamente istigazione alla violenza. Quindi, stando a questa logica bacata, non si potrebbero più fare film in cui si mostra l'uccisione di un personaggio, perché sarebbe apologia di omicidio. Tornando all'opera di Lacerte, a mio avviso è ottima la colonna sonora, che purtroppo molti trovano "irritante". I brani Love Me Deadly e You're Something Special sono stati scritti da Phil Moody (non accreditato) e cantati da Kit Fuller.   


Trauma e complesso di Elettra
 
L'estrema diffusione delle armi domestiche negli States è all'origine del dramma della protagonista e dello sviluppo della sua personalità disturbata. Le sequenze dell'infanzia di Lindsay, in cui la si vede bambina assieme al padre, sono disseminate nel film fino alla spaventosa rivelazione che ne rappresenta il culmine: l'uomo è morto a causa di una pallottola nel cranio, partita da un'arma incautamente maneggiata dalla piccola. Molti di questi flashback sono suggestivi per via del colore brunastro che li contraddistingue e che si contrappone ai colori vividi della vita ordinaria. È come se il passato fosse conservato in una specie di museo ontologico per essere proiettato nei momenti di maggiore tensione. In Italia ci sono non pochi filoamericani che considerano inesistente il problema delle armi, per squallidi motivi ideologici e politici. Una conoscente arriva a tal punto di indecenza da affermare che anche i bambini alla scuola materna debbano essere armati come tanti piccoli pistoleros. La potenza della sua logica è impressionante: se un macellaio tira una coltellata alla compagna, questa "maestra di vita" sbotta che il problema è dei coltelli e che le armi da fuoco devono essere quindi considerate innocue. In America, dove la piaga delle morti accidentali colpisce tutti i giorni, c'è anche qualcuno che si accorge di non vivere nel Paese dei Puffi!    
 
 
La sessualità di Lindsay, interamente rivolta verso corpi inanimati, non ha aspetti penetrativi, anche se solo per impossibilità pratica. È inescricabilmente connessa con l'incesto e con la pedofilia: lei è sempre una bambina nella mente e l'oggetto del suo desiderio sensuale è sempre e comunque il padre. La sua essenza è principalmente tattile. L'orgasmo si scatena a seguiti di ripetuti strusciamenti. Il suo sogno, che muove ogni sua azione, è di essere penetrata dal fallo di suo padre, di ricevere dentro di sé lo stesso sperma che l'ha generata. Le sarebbe andata meglio se fosse vissuta tra i Mochica. Quel popolo inclito dell'antico Perù aveva infatti scoperto un sistema per indurre il priapismo nei moribondi, producendo così cadaveri dal pene eretto, durissimo, che venivano poi utilizzati come materiale per riti sessuali inimmaginabili. Certo, c'è sempre un limite intrinseco: per quanto itifallico, il cadaverere di un uomo è incapace di produrre e di eiettare sperma. Credo però che la Necrofila si sarebbe accontentata.

 
Scene memorabili 
 
Le sequenze della macellazione del prostituto Billy-Jo, imprigionato a un lettino di contenzione e orrendamente dissanguato, sono senza dubbio indelebili. Jacque Lacert riesce a comunicare allo spettatore la sensazione della vita che fugge via col sangue dalla carotide recisa, del gelo della Morte che prende possesso della vittima, destinata a diventare il Nulla. 

Alex pedina la splendida Lindsay e la scopre al cimitero, davanti alla tomba del padre, mentre esegue una danza spargendo rose rosse e intonando una canzoncina infantile ripetuta ad nauseam con la vocina di una bimba di cinque anni: "Quanto è bello il mio papà! Quanto è bello il mio papà!" Lo sguardo raggelato di Alex dice più di mille parole. Sembra quasi di leggere il pensiero che gli passa per la testa, sillaba per sillaba: "La donna è come la castagna: bella fuori, e dentro la magagna!"   
 
Alex fa irruzione nella coven e scopre la moglie nuda intenta a strusciarsi su un cadavere. Si capisce che la vulva di lei è a contatto con i genitali dei morto, che pure sono incapaci di erezione. Non si può dimenticare l'espressione del marito della donna, pietrificato da una simile rivelazione! Tutto ciò è l'annientamento del concetto stesso di matrimonio! 

Il padre di Lindsay che crolla a terra, con il cranio bucato dalla pallottola sparata dalla figlioletta, il sangue scuro che esce dal cervello.
 
 
Curiosità
 
Il film di Lacerte è stato erroneamente attribuito ad Oliver Stone con il titolo La regina del male. L'informazione è stata reperita nel Web e la fonte sarebbe Cinematografo.it:
 
 
All'origine del marchiano errore sta il fatto che il primo film con Oliver Stone alla regia, Seizure (1974), è anche noto come Queen of evil. Il regista in questione mi è noto soprattutto per aver diretto un film tediosissimo e insensato come JFK - Un caso ancora aperto (1991).
 
Mary Charlotte Wilcox, l'attrice che ha interpretato il ruole della baciatrice di cadaveri, è nata nel 1947 a London, nell'Ontario (Canada) e ha interpretato una ventina di film. Ritiratasi dal mondo del cinema nel 1994, ha lavorato come segretaria in un ufficio legale. Verso il 2000 è diventata ministro di culto della Chiesa Evangelica a Edmonton, nell'Alberta (Canada). Ricopre tuttora l'incarico. 
 
È in commercio una versione restaurata del film su supporto DVD. Produzione: Quadrifoglio, 2020. Codice EAN: 8181120110045.    
 
Errori e incongruenze
 
Il cadavere dell'uomo grassoccio respira visibilmente e deglutisce un paio di volte. Forse è uno zombie? 

In origine, il gruppo che operava nell'impresa di pompe funebri era costituito semplicemente da ricchi necrofili, e il film è stato girato come un dramma oscuro in opposizione a un vero e proprio horror. La conventicola di necrofili è poi stata trasformata in una setta satanica coinvolta in sacrifici umani, allo scopo di aumentare la durata del film, dandogli un tono più apertamente orientato all'horror e aumentando il numero di vittime. In particolare, gli omicidi di Wade e della prostituta sono stati scritti e filmati dopo il completamento delle riprese principali. Questo è il motivo per cui Wade sembra apparire arbitrariamente e essere assassinato senza che si riesca a capire bene se le sequenze di eventi intorno alla sua morte siano o meno un sogno.
 
Critica 
 
Come c'era da aspettarsi, la critica cinematografica non ha compreso l'essenza di questo film. 
 
"Il fenomeno, purtroppo esistente, della necrofilia viene qui maltrattata con incongruenza narrativa e vacui tentativi di approfondimento psicologico. Qualche bella fotografia, qualche spunto involontariamente ridicolo, molta noia e molto disgusto." (Segnalazione cinematografiche, vol. 81, 1976) 
 
"Ucciso accidentalmente il babbo amatissimo quando era una bimbetta, Lindsay diventa un'adulta affezionata ai cadaveri. Entra in un club di necrofili disposti a tutto pur di procurarsi il materiale adatto ai loro riti. Ne fa le spese anche il gallerista che Lindsay sposa in bianco. Da un romanzo di Roger Wall e Robert Cleere, sceneggiato dal regista, un horror rozzo e sull'orlo del ridicolo più che inquietante o pauroso."
(Il Morandini) 

"Storia disgustosa di una donna che fa l'amore soltanto coi morti." 
(Mymovies.it)
 
Altre recensioni e reazioni nel Web 
 
Riporto giusto un paio di interventi apparsi sul sito Il Davinotti
 
 
Herrkinski ha scritto: 
 
"Film settantiano, ormai visivamente datatissimo, così come l'atmosfera di quegli anni, che qui sembra ancor più remota di quanto non sia in realtà. Per essere il '72, il regista comunque mette in scena un gusto per l'orrido abbastanza esplicito, con alcune sequenze forti e un generale senso di disagio e squallore. Il ritmo è catatonico e la fotografia è quasi sfocata e a un certo punto la noia rischia di prendere il sopravvento, comunque è interessante. Sicuramente meglio dell'analogo Kissed."  
 
Gestarsh99 ha scritto: 

"Orribile il segreto della signorina Finch. Lei che incarna scelleratamente l'anello di congiunzione tra morboso complesso di Elettra e turpe parafilia mortuaria... Dietro la piatta confezione televisiva e la statica anonimità di regia, la valida Wilcox riesce molto bene, in alcuni tratti, a comunicare il suo oscuro e atroce malessere ma poi tutto si vanifica rapidamente nella bolla di sapone della sgangheratezza e del menefreghismo di scrittura più impersonale, con incongrue divagazioni slapstick ed esecrabili incuneamenti horror, a screditare anche quel po' di salvabile che c'è.
MEMORABILE: L'introduzione all'interno della storia della setta di necrofili killer dediti ad improbabili congressi notturni a base di orge..."

domenica 15 novembre 2020

 
SCHIAVE BIANCHE -
VIOLENZA IN AMAZZONIA 
 
AKA: Schiave bianche - Violenza profonda; Schiave bianche -
     Il sesso e la violenza; Amazonia - The Catherine Miles 
     Story;
Cannibal Holocaust 2 - The Catherine Miles Story   
Titolo inglese:
White Slaves 
Titolo francese: L'Esclave blonde  
Paese di produzione: Italia
Anno: 1985
Durata: 94 min
Lingua originale: Italiano, inglese
Specifiche tecniche: Normale a colori
Genere: Orrore
Sottogenere: Cannibalesco
Regia: Mario Gariazzo (Roy Garrett)
Soggetto: Francesco Prosperi
Sceneggiatura: Francesco Prosperi
Produttore esecutivo: Vittorio Galiano
Fotografia: Silvano Ippoliti
Montaggio: Gianfranco Amicucci
Musiche: Franco Campanino; Il brano "The Nynph", eseguito
    con il flauto di Pan, è di Fiorenzo Gianani
Interpreti e personaggi: 
    Elvire Audray: Catherine Miles Armstrong 
    Will Gonzales: Umukai
    Rik Battaglia: padre di Catherine
    Andrea Coppola: zio di Catherine
    Dick Campbell: Dick Campbell
    Dick Marshall
    Alma Vernon 
    Grace Williams
    Sara Fleszer
    Mark Cannon
    Jessica Bridges
Titoli tradotti: 
   Francese: L'Esclave blonde 
 
Trama: 
Catherine Miles è una diciassettenne inglese di buona famiglia, mandata a Londra per perfezionare la conoscenza della propria stessa lingua d'origine, che correva il rischio di dimenticare in favore dello spagnolo. Finiti i corsi, in occasione del suo diciottesimo compleanno la ragazza si reca in vacanza dai suoi genitori, che posseggono una vasta tenuta nell'Amazzonia lungo il corso dell'Orinoco (che nella mia ingenuità infantile ritenevo essere un'immensa distesa di orina). Durante una gita sul fiume, la comitiva subisce un attacco da parte di una tribù di indigeni armati di cerbottana, che ne fa strage. Il padre e la madre di Catherine finiscono uccisi e decapitati, mentre lei viene presa prigioniera e condotta via, nelle profondità della foresta pluviale. Il catturatore della ragazza è un impavido e nerboruto guerriero di nome Umukai, che comanda il gruppo. Dopo una lunghissima ed estenuante marcia nella foresta, i nativi arrivano con la prigioniera in un villaggio costituito da una grande capanna a forma di anello intorno a un grande spiazzo. Subito il cacique Rumuani decide di vendere Catherine all'uomo più ricco della comunità, Fameteri, che la tratta male e cerca di possederla con la forza. Umukai si offre di diventare uno schiavo pur di riscattare la ragazza, che nel frattempo è stata sverginata con un dildo, ma l'uomo a cui è stata venduta rifiuta l'offerta e la percuote. Ne nasce una lotta in cui Umukai ha la meglio e riesce a colpire a morte l'avversario. Dopo il funerale di Fameteri, il cui corpo viene cremato su una grande pira tra canti ossessivi, Umukai prende Catherine come propria donna, secondo le usanze della tribù; lei però rifiuta di concedersi, dato che lo crede l'uccisore dei suoi genitori. Lui la ama alla disperazione e cerca di fare di tutto per conquistarla, invano. Per poter sopravvivere, l'inglese rimane nella tribù e si adatta al modo di vivere dei nativi, indossando il perizoma d'erba e portando collane di conchiglie. A questo punto fa la conoscenza della sorella di Umukai, Luamari, con cui scopre di essere in grado di comunicare, anche se in modo stentato: la giovane nativa aveva avuto contatti con una missione e aveva appreso qualche parola di di inglese o più probabilmente di spagnolo. Le due diventano ottime amiche. I tentativi fatti da Catherine per apprendere la lingua degli indigeni all'inizio si rivelano presto fallimentari, mentre Umukai con l'aiuto della sorella riesce ad imparare quel tanto che basta per poter comunicare con la sua amata. La verità salta subito fuori: la bionda dice a Umukai che lo ritiene responsabile dell'uccisione dei suoi genitori, al che lui riesce a dimostrare che le cose non stanno affatto in questo modo. Le spiega che gli autori di quelle morti sono stati alcuni bianchi con la complicità di guerrieri di una tribù diversa dalla propria. Catherine capisce come stanno le cose e cede all'amore del suo corteggiatore, a cui chiede di accompagnarla nelle terre dei genitori morti. Arrivata a destinazione, vede che suo zio e sua zia, a parole tanto amichevoli, si sono impossessati della proprietà. Scopre che sono proprio loro i responsabili di tante atrocità, così entra nella loro camera da letto e li uccide senza pietà, decapitandoli a colpi d'ascia dopo averli paralizzati con frecce avvelenate. Umukai ha visto tutto ed è preso dallo sgomento: secondo le usanze della sua gente, nessuna donna può uccidere. Il guerriero deve quindi rinunciare all'amore di Catherine, perché non può violare un gravissimo tabù. I due salgono sulla canoa, ma a un certo punto lei si tuffa, nuotando verso la riva, mentre lui si allontana, sparendo nelle profondità della foresta. Rimasta sola, la giovane decide di consegnarsi alle autorità. Viene processata per omicidio, ma il suo avvocato difensore riesce a farne riconoscere l'infermità mentale. Il giudice la condanna quindi a breve periodo di reclusione in un istituto psichiatrico. Una volta libera, Catherine fa ritorno in Inghilterra, dove sposa un architetto e genera con lui una figlia. Non riuscirà però a dimenticare il suo amore per Umukai che, come lascia intendere la voce narrante, è morto suicida. 
 
 
Recensione: 
Scoprire sempre nuovi escrementi di celluloide mi procura una certa soddisfazione. Secondo alcuni (es. I Cinenauti), il filone dei Cannibal Movies, iniziato da Umberto Lenzi, in Italia si estinse con il film di Mario Gariazzo nel 1985. Altri invece affermano che tale estinzione fu segnata qualche anno dopo, nel 1988, da Natura contro di Antonio Climati. In ogni caso non sono previste resurrezioni zombesche. A dire il vero in questa pellicola di Gariazzo non ci sono scene di cannibalismo (come in quella di Climati, del resto), tuttavia viene considerata parte del genere cannibalesco per via dell'ambientazione, della sceneggiatura e delle tecniche di ripresa. La tribù protagonista di Schiave bianche non è antropofaga, anche se in un'occasione si vede Umukai portarsi alle labbra il sangue della giovane Catherine e assimilarlo. Si mostra poi l'assalto di guerrieri di una tribù ostile, i Tamuri o Isiwé, e si dice che sono cannibali. Quindi non è del tutto vero che il cannibalismo non è mai menzionato. In ogni caso il titolo, per essere franchi, è ingannevole. Ricordo ancora quando il film uscì. Mi capitò di vedere una sua locandina su un muro mentre mi trovavo a Genova e subito ebbi fantasie incredibilmente morbose. Ero in macchina e il conducente aveva la radio accesa a tutto volume. Le note che trasmetteva erano quelle di Sounds Like a Melody degli Alphaville. Mi immaginavo una specie di film porno-cannibal, in cui una fiera e bellicosissima tribù amazzonica si impossessava di un gran numero di donne bianche per sfogare su di loro la propria libidine. Sesso estremo, anche anale. In pratica una gangbang, un bukkake. Poi, una volta coperte le prigioniere di boli spermatici, le macellavano, le grigliavano su un gigantesco barbecue e le mangiavano. Come potevo immaginarmi queste cose? Neanche avevo 18 anni! Beh, ero un enfant terrible! Non potei vedere il film a Genova e la cosa mi passò presto di mente. Poi, molti anni dopo, quel ricordo - che molti riterranno osceno e disdicevole - mi tornò alla memoria come un rigurgito acido. Passati i 50 anni, mi sono confrontato con quelle che erano le mie inverosimili aspettative sul film. Inutile cercarvi qualcosa di simile a ciò che la mia perversa immaginazione aveva concepito. Questo lo avevo ben presente. Fatto sta che il titolo dice "Schiave bianche", ma qui la schiava bianca è una sola. Una schiava bellissima, affascinante, su questo non ci sono dubbi. Il titolo francese è più onesto: L'Esclave blonde. L'attrice che ha interpretato Catherine Miles, Elvire Audray, l'abbiamo già vista come protagonista di Assassinio al cimitero etrusco (Sergio Martino, 1982). Nata a Parigi nel 1960, è morta suicida nel 2000, all'età di soli quarant'anni. R.I.P.       
 
Una storia vera?  
 
Il film si apre con questa implausibile dichiarazione:

"The Producers wish to thank the Criminal Court of Ciudad Rodaz for allowing them to consult the records of the trial depicted here." 
 
La voce narrante ci informa: 
 
"Questo film è la rigorosa ricostruzione di una vicenda realmente accaduta. I luoghi sono gli stessi ove dieci anni fa Catherine Armstrong Miles visse la sua agghiacciante avventura. Oggi Catherine vive a Londra e ha svelato il suo segreto custodito gelosamente per tanto tempo ad un giornalista italiano, autorizzandone la realizzazione cinematografica . "
 
Ovviamente è un fake. Ciudad Rodaz, che dovrebbe trovarsi in Venezuela o in Colombia (in quelle nazioni scorre l'Orinoco), è un luogo immaginario. Eppure la vicenda di Catherine Miles non è campata in aria come si potrebbe pensare. In altre parole, è esistito un caso abbastanza simile, quello di Helena Valero. Nel 1944 il biologo italiano Ettore Biocca organizzò una spedizione scientifica in Amazzonia e cercò invano di visitare gli Yanomami, considerati demoni dalle guide. Non molto tempo prima la giovane Helena Valero, figlia di un venezuelano e di una brasiliana, era stata rapita e portata nella foresta. Dopo una ventina d'anni, nel 1963, lo scienziato italiano organizzò una seconda spedizione e riuscì finalmente ad incontrarla, registrando la sua affascinante narrazione della vita che aveva condotto nella foresta amazzonica. Sottratta alla sua famiglia di agricoltori di sussistenza quando era una bambina (tra i 10 e i 13 anni), Helena rimase ferita e si trovò a vivere tra gli Shameteri, una tribù Yanoama. Qui ha ucciso accidentalmente un bambino dandogli un rospo velenoso, e il padre della vittima voleva ucciderla. Per salvarsi la pelle fuggì nella foresta e raggiunse infine la tribù dei Namoeteri. Dopo un nuovo tentativo di fuga, fu ricatturata e presa in sposa a Fusiwe, cacique dei Namoeteri, divenendo la sua quarta e più giovane moglie. Dopo aver avuto da lei due figli, Fusiwe fu ucciso in battaglia. Saputo che i nemici dei Namoeteri complottavano per uccidere i suoi figli, temendo che li avrebbe cresciuti nella vendetta, Helena li trasse in salvo portandoli presso una tribù non coinvolta nella guerra. Conobbe un uomo di nome Akawe, lo sposò e gli diede due figli, un maschio e una femmina. Col tempo Akawe si rivelò un uomo brutale, paccianesco. Per sottrarsi ai maltrattamenti, la donna decise di tornare nelle terre dell'uomo bianco, portando con sé i quattro figli. Era l'Anno del Signore 1956. Nemmeno nel suo paese d'origine poté trovare la pace: la sua famiglia la rifiutò perche "contaminata dagli Indios" (e pensare che il padre era un individuo orrendo con la faccia da uomo-pesce di Innsmouth). Costretta a una vita miserabile in una missione protestante, Helena decise di tornare tra gli Yanomami. Nel 1989 fu trovata assieme ai figli nel villaggio di Lechosa, alla confluenza tra il Rio Ocamo e il Rio Mavaca. Era in condizioni di miseria assoluta. Morì nel 2002.  
 
 
Una gigantesca incoerenza 
 
Il film parte con questi dati di fatto: Umukai, conducendo i suoi guerrieri all'attacco, uccide i genitori di Catherine e li decapita, prendendo con sé le teste. Proseguendo nella visione, si viene invece a sapere che invece Umukai non è il responsabile di queste morti. Non ha ucciso lui i genitori della giovane inglese. Sorge quindi una domanda. Se non è stato Umukai a uccidere i genitori della bionda Catherine, perché ne ha reciso le teste prendendole come trofei? Tra i cacciatori di teste unicamente chi uccide qualcuno ha diritto al trofeo. Nessuno prenderebbe mai la testa di una persona uccisa da qualcun altro! Altra incoerenza folle. Se Catherine perdona Umukai come viene a sapere che non ha ucciso i suoi genitori, come mai gli perdona anche il fatto di aver reciso la testa ai loro cadaveri? Come dire: "Tu non hai ucciso i miei genitori, hai solo tagliato loro la testa quando erano già morti. Quindi è tutto OK". Questa è una cosa folle, vero?  Sembra quasi che il regista abbia iniziato le riprese partendo da un'idea per poi abbandonarla e impantanarsi verso la metà del film, una volta resosi conto che la sceneggiatura era inconsistente, a dir poco. Avrebbe quindi disperatamente cercato di porvi rimedio, senza alcun successo.      

Lo pseudo-Yanomami di Prosperi 

I nativi protagonisti del film di Gariazzo sono chiamati Guainirá. Non ho avuto riscontro di alcuna tribù con questo nome, ma ciò potrebbe doversi alle mie limitate conoscenze. Ho notato alcune stranezze. Una caratteristica non troppo comune in una lingua amerindiana dell'Amazzonia è la presenza del fonema /f/, che si trova ad esempio nell'antroponimo Fameteri /fame'teri/. Uno dei problemi con le lingue usate nei film è quello delle fonti da cui sono state elaborate. Si tratta di invenzioni parziali o complete? Non è sempre facile rispondere. Una cosa è certa: anche l'invenzione di una lingua richiede un certo grado di competenza, di consapevolezza e di sensibilità. Vediamo subito che Fameteri è un nome fabbricato a partire da quello di due tribù presso cui visse Helena Valero: gli Shameteri e i Namoeteri. Gli Shameteri erano già stati visti in Cannibal Holocaust (Ruggero Deodato, 1980). Il suffisso -teri / -tari si trova anche in altri etnonimi come Parimiteri e Pubmatari. Nelle lingue Yanomami non sussiste un fonema /f/, anche se il suono si trova come allofono in alcune varietà; invece vi abbondano le vocali nasali, che non si trovano affatto nella lingua udita nella pellicola gariazziana.
 
Un raffronto anche superficiale evidenzia una diversità lessicale profonda tra le lingue Yanomami e quella parlata dalla fantomatica tribù Guainirá. La tipica abitazione di paglia è chiamata da Catherine shapó /ʃa'po/, con una pronuncia identica a quella del francese chapeau "cappello". Si tratta di una mera coincidenza. All'inizio pensavo che di non poter escludere una trovata furbesca dello sceneggiatore. Poi ho trovato che tra gli Yanomami la casa collettiva è in effetti chiamata shabono (scritto anche xabono, shapono, yano).
 
Queste sono alcune glosse di parole e brevi frasi che è possibile ottenere dall'attenta visione del film:
 
Anaé "Terra dei Bianchi"
arégua!
"attingi!", "prendi l'acqua!" 
ashiníni! "mangia!"
éve! "su!", "forza!", "via!", "vai!":
   éve Umukai! "Vattene, Umukai!"
   evé! "presto!"; "vai via!" 

kanatá "scimmia" 
nakíru "cielo" 
tatukané "liquido lattiginoso usato per pescare" 
washimíni! "lavatela!" 
weassí ashamé kawametéri! "tu hai ucciso mio padre e mia
     madre!" 
shana kudu ikí! "attenzione al serpente!"

Il nome della scimmia, kanatá, è un indizio importante. Nelle lingue Yanomami non sembra esserci un nome generico per indicare il concetto di "scimmia": vi esistono invece molti nomi di particolari specie di primati. La sorella di Umukai, che schernisce una scimmia su un albero, non dà alcuna importanza alla tassonomia. In altre parole, il suo concetto della nomenclatura degli animali non sembra quello tipico dei popoli amazzonici. Un altro indizio della natura posticcia delle creazioni linguistiche dello sceneggiatore, Prosperi. 

Il teonimo Tupa /'tupa/ è senza dubbio di origine Tupí: è un prestito da Tupã "Dio". Va tuttavia rilevato che mentre la parola Tupí indica la divinità uranica, nella lingua degli Indios del film Tupa indica invece una divinità delle rapide, a cui sono offerte vittime umane. Probabilmente il responsabile dei dialoghi venne a conoscenza della parola Tupí, alterandone il significato.  

Non sono riuscito a trovare un'etimologia credibile per il nome Umukai. Durante le mie ricerche mi sono però imbattuto in una singolare coincidenza. Nella lingua polinesiana delle Isole Cook, umukai significa "festa, banchetto". Non ha alcuna connessione con l'Amazzonia, ma non è improbabile che Prosperi abbia trovato questa stessa parola e abbia deciso di utilizzarla per il suo suono.

Il quadro dei fonemi della lingua di Umukai è molto diverso da quello delle lingue Yanomami, che presentano un minimo di ben undici vocali, potendo arrivare addirittura a tredici. Oltre alle vocali /a/, /e/, /i/, /o/, /u/, troviamo /ɨ/, /ə/, oltre alle nasalizzate /ã/, /ĩ/, /ũ/, /ə̃/. Il sistema consonantico prosperiano presenta maggiori somiglianze con quello delle lingue Yanomami, ma non è comunque identico. Per fare un esempio, in Yanomamö è presente la consonante fricativa glottidale /h/, che manca nella lingua di Umukai. Quest'ultima per contro presenta una consonante occlusiva labiovelare /gw/ e una fricativa labiodentale /v/, che mancano in Yanomamö. Potrei essere accusato di sprecare le mie risorse mentali e di perdere il mio tempo in questioni di lana caprina, quindi non proseguo oltre. Questo è il link a un dizionario della lingua Yanomamö, dalla cui consultazione si possono ottenere conoscenze di estrema utilità:  
 
 

Scene memorabili 

Un tronco è coperto da grossi bruchi di un color nero chiaro, che si dibattono senza sosta. Umukai li raccoglie in una rudimentale ciotola e si mette a mangiarli. Una voce in sottofondo (non quella di Catherine) commenta in italiano: "Che schifo!" Quando Umukai prende i bruchi con le dita e li porta alla bocca, questi sono immobili e sembrano pezzi di sterco! La ragazza vomita. 
 
Catherine nuda al cospetto del cacique e dei suoi guerrieri, quel corpo statuario, sensualissimo, quelle natiche all'aria; le cure delle donne della tribù che la lavano, la frugano dappertutto...

Fameteri prende la nuda Catherine e cerca di consumare il matrimonio. Al primo contatto del glande con l'imene, l'uomo desiste all'istante dalla penetrazione. Così commenterà la ragazza alla corte durante il processo: "La mia verginità li meravigliava. I Guainirá stuprano artificialmente le bambine a quattro anni"

Catherine condotta dalla donna-sciamano dopo un tentativo di fuga e privata della verginità tramite un simulacro fallico, lo stesso che gli antichi Romani chiamavano mutinus titunus - anche se più rudimentale. Quando la donna-sciamano rompe la prigioniera, leva verso l'alto il fallo finto, con la punta sporca di sangue. Una scena simile si trova anche in un film di Lenzi, Mangiati vivi!, del 1980.    

Catherine, dopo aver rubato le teste putrefatte dei suoi genitori, scava a mani nude nel terriccio molle e le seppellisce. Sono interessanti alcune sequenze di putrefazione. Le mosche si avvicinano a una lucertola campestre (Podarcis sicula) morta da poco, poi si accalcano sulla carogna un serpente, quasi ridotta a uno scheletro. Una massa di lunghi vermi simili a lombrichi esce da un cranio umano che sporge dalla terra nuda. 

Citazioni:

”Tienitela stretta la tua vita, ovunque tu sia, su un trono o in una fogna, non rinunciarci mai, la vita è tutto, vivila, rimane sempre la tua vita, tutto il resto non conta."
(Il padre di Catherine)  

Curiosità: 

Per quanto mi sia sforzato, non sono riuscito a trovare nel Web la lista completa dei personaggi del film. Ho riportato attori e attrici, ma a parte pochi casi mancano le informazioni sui personaggi interpretati. Ad esempio non ho la benché minima traccia di chi ha interpretato Fameteri o la sorella di Umukai, Luamari. Non sono riuscito neppure a trovare informazioni sugli attori, ad esempio loro fotografie, in modo tale da risalire ai personaggi. Chi è Alma Vernon? Non si sa. Sembra quasi che sia una donna inesistente!  

Steven Pinker, il moderno Dottor Pangloss, noto per il suo iperottimismo nonché acceso sostenitore di Jair Messias Bolsonaro, a quanto pare ritiene che proprio gli Yanomami siano la causa di tutti i mali del mondo. Il film di Gariazzo deve aver lasciato un segno su di lui! Se avesse visto Cannibal Holocaust al massimo sarebbe stato traumatizzato da Barbareschi!     

giovedì 12 dicembre 2019


LADY FRANKENSTEIN

Titolo originale: Lady Frankenstein
AKA: La figlia di Frankenstein, Daughter of Frankenstein,
    Madame Frankenstein 
Lingua originale:
Inglese, italiano
Paese di produzione: Italia, Stati Uniti d'America
Anno: 1971
Durata: 96 min
Rapporto: 1,85:1
Genere: Orrore, protofantascienza
Regia: Mel Welles (come Ernst R. von Theumer); 
    Aureliano Luppi (non accreditato)  
Soggetto: Dick Randall, Edward Di Lorenzo, Mary Shelley
    (romanzo, non accreditata)
Sceneggiatura: Mel Welles, Edward Di Lorenzo
Produttori: Umberto Borsato, Hurbert Case, Gioele
    Centanni, Harry Cushing (come Harry C. Cushing),
    Egidio Gelso, Jules Kenton, Mel Welles
Casa di produzione: Condor International Productions
Fotografia: Riccardo Pallottini (come Richard Pallotin)
Montaggio: Cleofe Conversi (come Cleo Converse)
Effetti speciali: Carlo Rambaldi (come Charles Ramboldt)
    (animazione)
Musiche: Alessandro Alessandroni
Costumi: Maurice Nichols
Trucco: Timothy Parson
Interpreti e personaggi:
    Joseph Cotten: Barone Frankenstein
    Rosalba Neri (come Sara Bay): Tania Frankenstein
    Paul Müller: Dottor Charles Marshall
    Peter Whiteman: La Creatura
    Herbert Fux: Tom Lynch, il tombarolo ashkenazita
    Renate Kasché (come Renata Cash): Julia Stack
    Lorenzo Terzon (come Lawrence Tilden): L'assistente di
       Harris
    Ada Pometti (come Ada Pomeroy): La moglie di Atkins
    Andrea Aureli (come Andrew Ray): Jim Turner
    Joshua Sinclair (come Johnny Loffrey): John
    Richard Beardley: Simon Burke
    Petar Martinovitch (come Peter Martinov): Jack Morgan
    Adam Welles: Un bambino
    Mickey Hargitay: Capitano Harris
    Herb Andress (non accreditato): Il gobbo
    Marino Masè (non accreditato): Thomas Stack
Doppiatori originali:
    Linda Gary (non accreditata): Tania Frankenstein
    Mel Welles (non accreditato): Tom Lynch, il tombarolo
        ashkenazita
Titoli tradotti:
    Francese: Lady Frankenstein, cette obsédée sexuelle

Trama:
Il Barone Frankenstein è impegnato in sacrileghi esperimenti nel suo castello. Assieme al suo aiutante, il dottor Marshall, usa le scariche elettriche per infondere la vita al cadavere di un uomo in cui ha provveduto a trapiantare il cuore e il cervello di un assassino. La mostruosa creatura, che non ha affatto gradito di esser stata suscitata dalle Tenebre, si vendica e uccide il suo creatore spezzandogli la schiena, quindi fugge nella notte. La figlia del Barone, Tania, approfitta dell'amore che il dottor Marshall prova per lei, mettendo in atto un piano diabolico per vendicarsi. Viene creato un secondo mostro dal robusto corpo di Thomas, un giovane mezzadro con gravi ritardi mentali, sedotto dalla donna e ucciso dal suo complice con un cuscino mentre è scosso dall'orgasmo. Il cervello e il cuore trapiantati nel cadavere di Thomas sono quelli del dottor Marshall: la creatura così ottenuta ha una forza sovrumana e una grande intelligenza, doti che Tania spera possano bastare a sconfiggere l'assassino di suo padre. Tutto sembra procedere come previsto: il mostro con il cervello del dottor Marshall e il corpo di Thomas affronta e uccide il suo avversario, che nel frattempo ha sparso terrore e morte nel contado. Poi qualcosa va storto, senza preavviso. Mentre la libidinosa figlia del Barone Frankenstein viene posseduta carnalmente dall'ibrido Marshall/Thomas, sorge in questi un impulso violento e incoercibile: le mani possenti come tenaglie si stringono sul collo di lei e la strangolano. Un incendio catartico consuma l'intero castello mentre Tania spira tra le convulsioni del soffocamento. 


Recensione: 
Un film di un trash assoluto, semplicemente inguardabile, a tratti persino ripugnante. In effetti si tratta di una copro-duzione italo-statunitense: non si può goderne la visione senza un certo gusto per gli escrementi e per le più abiette manipolazioni in voga a Sodoma. Direi che Lady Frankenstein è l'equivalente cinematografico del sentire quella pasta marrone sulla lingua, o almeno ci si avvicina molto. Ai nostri giorni questo film non potrebbe più essere girato, dato che uno dei personaggi è un minorato mentale: non essendo descritto come un X-man o come Superman, sarebbero automaticamente violati i diktat del buonismo politically correct. Il fatto poi che questo oligofrenico sia concupito dalla figlia del Barone Frankenstein, interpretata dalla bellissima Rosalba Neri, finendo addirittura soffocato durante un atto sessuale, fa sì che la narrazione urti ancora di più la suscettibilità dei buonisti. Andando aventi così, finiremo schiavi di un algoritmo onnipresente e onnipotente, in grado di colpire e di censurare i pensieri sul nascere, impedendo loro persino di diventare parole. Approfitto degli ultimi barlumi di libertà concessi al genere umano e non esito ad esprimerere il mio dissenso, la mia irriducibile opposizione ad ogni tentativo di irreggimentare le idee. 

Un detective garrulo e demente
 
I personaggi sono appena abbozzati, spesso incongrui. Il capitano Harris, che dovrebbe essere un proto-detective della tipologia di Auguste Dupin e di Sherlock Holmes, è soltanto un chiacchierone fatuo e delirante, tutto fuorché dotato di raziocinio. La sua incapacità è tale che persino un idrocefalo paralitico sarebbe in grado di gestire meglio la situazione. Caronte si rifiuta di traghettare l'inetto poliziotto, Plutone non lo vuole nelle dimore infere e lo vomita: lo spettatore tira quasi un sospiro di sollievo quando lo vede cadere morto, poi purtroppo salta di nuovo in piedi e si mette a farfugliare. 
 
 
Una fisiologia assurda 
 
Il cervello è considerato come una pila che muove un giocattolo. Non ci sono vasi sanguigni né terminazioni nervose da saldare e da far funzionare: basta inserire un cervello in una scatola cranica, dare una scossa e tutto è a posto, il cadavere comincia a muoversi. Non si sa tramite quale principio della biologia e della fisiologia questo prodigio possa accadere. In pratica l'encefalo non è un organo, bensì un'entità magica non dissimile dalla pietra filosofale. Il sangue gorgoglia nelle storte ha l'aspetto del sugo di pomodoro che bolle in una pentola, il suo colore è chiaro e sgargiante, quasi fosforescente, pacchiano oltre i confini dell'assurdo. E soprattutto non coagula mai, la sua densità è sempre come quella dell'acqua. Secondo il genio della scienza medica che era Mel Welles, il sangue resterebbe perfettamente fluido anche nei cadaveri, al punto che basterebbe una puntura nella pelle sempre rosea per spillarlo come vino da una botte. Guardando Lady Frankenstein si ha l'impressione che Leonardo da Vinci abbia compiuto invano i suoi studi sull'anatomia e che ci fossero conoscenze più progredite nel Medioevo! Il fatto che gli effetti speciali siano opera di Carlo Rambaldi costituisce una macchia indelebile sulla sua carriera.     

Un'ambientazione senza senso
 
La storia si svolge in un fantomatico staterello della Mitteleuropa e potrebbe benissimo essere collocata nella Germania anteriore all'unione doganale (Zollverein). Tuttavia, in totale contraddizione con questo assunto narrativo, i cognomi sono per la maggior parte anglosassoni. Marshall, Lynch, Atkins, Morgan, Harris, Turner, Stack, Burke: in pratica l'unico elemento genuinamente germanico è proprio Frankenstein. Non viene illustrato alcun antefatto pseudostorico per questa improbabile colonizzazione inglese nel cuore di un'Europa che dovrebbe essere di lingua tedesca. Certo, si potrebbe pensare a un'analogia con i film tratti dal Dracula di Bram Stoker, in cui vediamo all'opera l'agente immobiliare Harker e l'ineffabile Renfield, servitore fedele del Vampiro e gran mangiatore di scarafaggi. Si noterà che nel caso della pellicola di Welles non si può pensare a qualche cittadino britannico migrato per lavoro in un remoto paese del continente: siamo di fronte a una vera e propria sostituzione etnica!
 
Un dettaglio degno di nota 
 
Il tombarolo Tom Lynch appartiene al Popolo Eletto. Nella sua casa ha in bella mostra una menorah, ossia un candelabro a sette braccia, che lascia ben pochi dubbi in merito. Il nominativo del tristo figuro, Tom Lynch, in fondo ha poca importanza, dato che potrebbe esserselo cambiato. C'è piuttosto da chiedersi cosa intendesse suggerire l'artefice, ormai non indentificabile, di questo importante segnale allo spettatore. Si tratta di propaganda antisemita? Forse il manufatto ebraico in casa del tombarolo vorrebbe suggerire un'appartenenza religiosa specifica di un individuo moralmente degradato che maneggia i morti? Non posso escluderlo a priori. Una cosa è certa: pochissimi si sono accorti del sinistro dettaglio, così si può pensare che il messaggio non sia rivolto a un pubblico grossolano e sprovveduto. 
 

Un'eroina romantica 
 
Nelle intenzioni di Max Welles, la figlia del Barone Frankenstein dovrebbe rappresentare il prototipo di donna disinibita, indipendente e di grande intelligenza, che lottava per affermarsi in un mondo in cui il potere era detenuto dagli uomini. Se questo fosse vero, la sua duplice morte per strangolamento e per combustione sarebbe quindi da considerarsi come una punizione ad opera di Dio, del Destino o del Karma, provocata dalla sua hybris, ossia dalla titanica sfida alle convenzioni imperanti. In effetti Tania sembra proprio una perfetta unione di eros e di nichilismo. Questa in genere è la chiave di lettura proposta dalla critica. Non si tiene conto del fatto che forse il regista e sceneggiatore a queste cose non ci aveva nemmeno pensato. Peccato che la sensualissima Rosalba Neri sia stata sprecata in produzioni tanto scadenti, avrebbe potuto avere una fama ben più grande di quella della Fenech! 

Fantascienza e diritti d'autore scaduti 
 
Se possiamo goderci mer(d)aviglie come Lady Frankenstein è soltanto per un motivo, a prima vista banale: i diritti d'autore sul romanzo di Mary Shelley, Frankenstein, o il moderno Prometeo (1816), sono ormai scaduti. L'opera è quindi di dominio pubblico ed è possibile manipolarla ad libitum, una facoltà di cui in moltissimi hanno abusato, dando origine a ogni sorta di abominio. La pertinenza del mito di Frankenstein alla fantascienza dovrebbe essere abbastanza ovvia, invece non è così. In genere tutto ciò che ha a che fare con questo filone narrativo è attribuito al genere horror e considerato lontanissimo dalla fantascienza. Non è nemmeno visto come qualcosa di simile al fanta-horror. Eppure la creazione di una creatura mostruosa a partire da parti di cadaveri servendosi dei mezzi della Scienza dovrebbe essere fantascienza allo stato puro. Il punto è che nell'immaginario collettivo è etichettato come fantascienza soltanto ciò che è ambientato nel futuro. La proto-fantascienza non è nemmeno considerata.         
 
Altre recensioni e reazioni nel Web 
 
Non si può certo dire che il film sia stato ben accolto dalla critica, anche se ha comunque i suoi estimatori e qualcuno addirittura lo considera un cult (credo per via dell'erotica Rosalba). Questo è un giudizio abbastanza tipico:  
 
«Greve rielaborazione della storia di Frankenstein diretta con mano anonima da Mel Welles (autore anche del mediocre La isla de la muerte). Nonostante qualche commentatore abbia tentato una lettura allegorica del personaggio di Tania (il suo tragico destino significherebbe la condanna della donna libera e indipendente in una società rigidamente maschilista), la sceneggiatura sfiora ripetutamente il ridicolo. A tener desta l'attenzione del pubblico sono alcune situazioni moderatamente violente ed erotiche (tagliate in alcune edizioni) che raggiungono il culmine nella gratuita, breve scena di nudo dell'avvenente Rosalba Neri. Joseph Cotten, nel ruolo del barone Frankenstein, fa un'impressione penosa, specialmente in chi lo ricorda interprete di grande finezza in opere che sono entrate nella storia del cinema.»
(Fantafilm, riportato in diversi siti) 
 
Qualche interessante intervento si trova sul Davinotti. 
 
 
Homesick ha scritto:

"L'originale idea di continuare al femminile il mito di Frankenstein con una donna-demiurgo che anela a creare un amante perfetto sia come intelligenza che come virilità non va lontano, essendo subito rovinata dalla sciattissima regia di Mel Welles e da una sexploitation d'infima lega, cui si aggiungono il ridicolo makeup della Creatura e l'insulso finale. Nonostante simile contesto, Cotten si comporta sempre da immenso professionista del cinema e la Neri vanta un volto e un fisico perfetti per queste figure muliebri perverse e malefiche."  
 
Ronax ha scritto: 
 
"Per ravvivare un tema ormai consunto, ma che continuerà a sfornare epigoni, gli sceneggiatori non trovano di meglio che far uscire rapidamente di scena il dottore per sostituirlo con sua figlia, una diabolica sexy dottoressa che ne combinerà peggio del padre. Scombinato e stiracchiato, il film frana su tutti fronti a partire dalla povertà delle location e dal ridicolissimo maquillage della "creatura". La Neri, sempre splendida, sfoggia un paio di pregevoli nudi, mentre Cotten, Muller e Hargitay eseguono il compitino senza troppa convinzione." 
 
Von Leppe ha scritto: 
 
"La trama è scombinata e non realizzata al meglio; racconta la nota storia di Frankenstein con l'aggiunta di una figlia, che segue le orme del padre ed essendo una donna si sa come va a finire... Sesso e orrore sono gli elementi di questo tipico gotico dei primi anni 70. Ci sono ottime inquadrature del castello e i suoi interni, scenografie e fotografia apprezzabili. Buon cast di protagonisti: Cotten, Muller e Neri. Dare nomi inglesi ai personaggi del film non l'ho trovata una buona idea."

lunedì 2 dicembre 2019

 
TOP SENSATION 

Titolo originale: Top sensation
AKA: The Seducers
Anno: 1969
Paese: Italia
Lingua: Italiano
Colore: Colore
Rapporto: 1,33 : 1
Genere: Drammatico, erotico 
Regia: Ottavio Alessi
Soggetto: Lorenzo Ricciardi
Sceneggiatura: Lorenzo Ricciardi, Nelda Minucci, Ottavio
     Alessi
Produttore: Franco Cancellieri
Casa di produzione: Aica Film
Distribuzione in italiano: Cineriz
Fotografia: Sandro D'Eva
Montaggio: Luciano Anconetani
Musiche: Sante Maria Romitelli
Costumi: Giuliana Serano
Trucco: Anchise Pieralli
Fonici: Ivo Benedetti, Adriano Taloni 
Assistente di camera: Oddone Bernardini
Fotografo di scena: Mario Sigmund
Interpreti e personaggi:
    Maud de Belleroche: Mudy, la cougar sadiana
    Maurizio Bonuglia: Aldo, il fotografo
    Edwige Fenech: Ulla, la prostituta 
    Rosalba Neri: Paula, la moglie bisex di Aldo
    Ruggero Miti: Tony, il figlio demente di Mudy
    Eva Thulin: Beba, la pastorella neolitica
    Salvatore Puntillo: Andro, il pastore neolitico
Doppiatori italiani:
    Giacomo Piperno: Aldo, il fotografo
    Angiolina Quinterno: Ulla, la prostituta 
Altri titoli:
     Swinging Young Seductresses
     USA: Sensations
     Germania Occidentale: Sklavin ihrer Triebe
     Turchia: Aşırı Duygular
 
 
Colonna sonora: 
1.  Tema di sensation (titoli di testa) (2:43)
2.  Tema di Beba (3:49)
3.  Aldo e Ulla (2:22)
4.  Paola e Mudy (2:24)
5.  Beat del panfilo (1:46)
6.  Incontro con Beba (4:06)
7.  Sul ponte dello yacht (1:51)
8.  Tony e Mudy (3:29)
 
Trama: 
Uscito il 29 marzo del 1969, il film di Ottavio Alessi racconta la storia di un terzetto di nichilisti - Mudy, una virago ricca e bisessuale (Maud de Belleroche) e la sua coppia di amanti: Aldo (Maurizio Bonuglia) e la moglie di lui, Paula (Rosalba Neri) - in crociera su uno yacht.
Mudy ha un figlio demente, Tony (Ruggero Miti), reduce da un ricovero psichiatrico in Svizzera per aver dato fuoco alla casa della madre. Nel vano tentativo di farlo rinsavire, costei – su consiglio di Aldo, il quale spera che la megera gli intesti una concessione petrolifera - imbarca una prostituta sullo yacht: Ulla (Edwige Fenech, in una delle peggiori interpretazioni della sua carriera).
Tony però non mostra alcun interesse per le grazie di Ulla (e di Paula), preferendo incendiare riviste e giocare con le macchinine nella sua cabina.
A non essere indifferente alle moine di Ulla è Aldo, il quale si distrae dalla guida dell'imbarcazione, facendola incagliare in una secca nei pressi di un'isola.
Tony ne approfitta per fuggire a terra su un barchino. E una volta sull’isola che fa? Si rotola tra i rovi e il pietrame, come un perfetto imbecille.
Beba (Eva Thulin), un’improbabile pastorella, scorge l’idiota coperto di lividi e va in suo soccorso.
Nelle intenzioni dello sceneggiatore, Beba dovrebbe rappresentare il ritratto dell’innocenza, l’opposto antropologico del tipo borghese dissoluto e senza scrupoli personificato dalla perfida Paula.
Accortisi dell'assenza di Tony, i tre nichilisti e Ulla scendono a terra per cercarlo. O meglio, si dedicano ad altri passatempi: Paula, armata di fucile, prende a sparare per divertimento a delle povere caprette, Aldo scatta foto sexy (o pretese tali) a Ulla. Gironzolando, infine, scorge Tony a colloquio con la pastorella nei pressi di una cascina fatiscente. Dunque una donna  capace di far uscire il folle dalla catatonia esiste! Aldo non ci pensa due volte a convincere la ragazza a seguirli a bordo dello yacht.
Beba però ha un marito, Andro (Salvatore Puntillo), un individuo rozzo e primitivo dall’aspetto bestiale. Questi dopo aver dato in escandescenze per l’uccisione delle caprette si placa allorché Mudy gli promette un risarcimento di 300 dollari.
Una volta a bordo, Beba riesce non si sa come, dopo essersi calata in mare, a disincagliare lo yacht. Con la scusa di darle abiti asciutti, Paula e Ulla intraprendono un tentativo di seduzione ai danni dell’innocente pastorella, interrotto dall’irruzione in cabina della vecchia Kapò.
Questa, su suggerimento di Aldo, intende servirsi di Beba come esca sessuale per il figlio pazzo.
Andro raggiunge lo yacht e sale a bordo. Per “distrarlo” Paula, consenziente il marito, gli si concede. Mudy, Aldo e la ebete assistono alla scena.
Nel frattempo, il demente in cabina strangola la povera Beba.
Quando i tre nichilisti se ne accorgono è troppo tardi.
Che fare?
Paula ha un’idea: accoppare Andro. Cosa che provvede a fare subito con una fucilata in pieno petto.
Liquidato l’energumeno, non resta che sbarazzarsi dei cadaveri.
Mentre, inspiegabilmente, i due coniugi e la ebete si attardano ad ascoltare canzonette sul ponte, Tony, non visto, strangola la madre e prende il comando dello yacht.
Il film si chiude così, lasciando lo spettatore attonito. 

(Pietro Ferrari) 
 
 
Recensione:
Tra le tante perle degli anni '60 e '70, mi è sfuggita anche questa. Quando ho potuto conoscere e visionare Top Sensation, avevo ormai passato i 50 anni. Le atmosfere che irradiano da questa pellicola mi trasmettono qualcosa di vago e indefinito, rievocano un'epoca che non ho potuto vivere nella piena consapevolezza, essendo allora soltanto un moccioso, un umano allo stadio larvale. In me persiste l'impressione che i colori fossero diversi, che nel cielo brillasse un sole diverso da quello di oggi. Le fisionomie delle persone erano inusuali. Tutto era strano e molto sfocato. Mi pare quasi che fossero un po' diverse le stesse leggi della fisica, che gli stessi legami chimici avessero proprietà un po' diverse, come se l'Universo mutasse nel tempo per piccoli passi impercettibili e noi non riuscissimo ad accorgercene, se non attraverso registrazioni di come era in precedenza.
 
Riporto alcuni pensieri del Fratello Pietro:

Il film di Ottavio Alessi, uscito nel 1969, è una commedia nera nichilista, anticipatrice di temi che si ritroveranno, a distanza di decenni, nei romanzi di Michel Houellebecq.
I protagonisti sono, indistintamente, degli scellerati - con la sola eccezione della pastorella Beba, un personaggio peraltro del tutto implausibile.
Ottime le interpretazioni di Maud De Belleroche, la virago bisessuale proprietaria dello yacht, di Rosalba Neri, nel miglior ruolo della sua carriera d'attrice, e di Maurizio Bonuglia (che diede il peggio di sé, cinque anni dopo, nel film Il profumo della signora in nero).
Pessima Edwige Fenech, inespressiva oltre il tollerabile.
(Pietro Ferrari) 
 
Considerazioni sparse 

Tecnicamente parlando, è la cronaca di un genocidio. Certo, il popolo sterminato era costituito da due persone soltanto, ma non fa differenza. Noto una piccola incoerenza: gli isolani si esprimono in perfetto italiano, mentre mi sarei aspettato un dialetto incomprensibile, strettissimo. Il divario tra loro e le genti dell'imbarcazione da diporto è stridente, paragonabile a quello che separava i Guanche delle Canarie dagli Spagnoli. 


Come spesso accade, siamo di fronte a un film che è un residuo di un'epoca finita. Stando ai moderni canoni, non sarebbe più possibile nemmeno pensarlo. Sarebbe ucciso sul nascere dal politically correct. Prendiamo per esempio il figlio demente della virago Maude. Pensate che sarebbe ancora possibile presentarlo così? No di certo. L'idea che un autistico possa essere un sadico assassino, capace di uccidere a sangue freddo, non è semplicemente ammissibile. 
 
Il pastore neolitico smegmatoso e la sua consorte dalla chioma rossiccia rappresentano il vecchio mondo, la società contadina e cattolica, estintasi a causa di un'improvvisa discontinuità antropologica. Un nuovo tipo umano, rappresentato da un'alta borghesia edonistica e predatoria, ha fatto la sua comparsa e si è imposto ovunque. Si può scorgere un parallelismo con lo sviluppo e con la diffusione dei dinosauri durante il Triassico. Possibilità di comunicazione tra questi tiranni e i rimasugli del mondo precedente: ZERO. 

Il vecchio tipo umano, l'archeantropo, diventa una cosa, un oggetto. Viene completamente reificato. Come una cavia in un laboratorio di vivisezione o come una lucertola in balia degli artigli di un gatto animato dal sadismo.  
 
 
Ulla e la capretta 
 
Parlerò ora dell'ennesimo relitto di un mondo anteriore all'imporsi del sentire oggi prevalente, in cui si potevano pensare e rappresentare cose che in questo inizio del XXI secolo provocherebbero le ire di intere comunità. La prostituta impersonata dalla Fenech, Ulla, si fa leccare da una capretta, prima sul seno e poi tra le gambe. Se una scena simile fosse girata oggi in un film anche di nicchia, insorgerebbero folle di animalisti furiosi. Urlerebbero che l'attrice ha stuprato l'animale e pretenderebbero di linciarla per vendicare l'offesa al loro culto zoolatrico. Eppure la povera bestiola ha soltanto messo la lingua su un po' di sale collocato sul pube dell'attrice, come l'avrebbe leccato se fosse stato messo su una pietra.   
 
Gordiano Lupi mette addirittura in dubbio l'esistenza di queste sequenze di bestialità erotica. Arriva a dire, non senza irrisione, di essere costretto a crederci perché alcuni importanti critici confermano la cosa, anche se dentro di sé sembra permanere incredulo. In realtà gli è capitato di vedere una versione tagliata e in buona sostanza non crede possibile che ne esista una con più fotogrammi. Come dire che se una cosa non l'ho vista, non la può aver vista nessuno. Ebbene, ho visto coi miei occhi la Fenech farsi leccare proprio sul cunnus dalla capretta - e possa Thor fulminarmi se proferisco il falso! Detto questo, riporto senz'altro il link all'articolo scettico di Lupi, comparso sul sito Lib(e)roLibro (www.liberolibro.it): 
 

Che altro dire? Tanto clamore per Ulla e la capretta. Poi nel Web c'è un intero universo di porno animal e nessuno dice nulla. 


Avida leccatrice e spietata carnefice 

Aldo non esita a far prostituire la moglie. La posta in gioco non è cosa di poco conto: una concessione petrolifera. Pur avendo un carattere fierissimo e indomito, la splendida Paula si presta a servire sessualmente l'avvizzita cougar Mudy, umiliandosi, inginocchiandosi nuda davanti a lei, baciandole e leccandole i piedi. Anche se osservando le sequenze del suo rapporto con la virago è difficile crederlo, Paula è capace di diventare un'efferata assassina a sangue freddo non appena le circostanze lo richiedono. È sorprendente la facilità con cui abbatte a fucilate il pastore neolitico per impedire che venga a scoprire la morte della moglie e scateni un putiferio. Il cervello della bellissima e sensuale Paula non è umano in senso proprio: sembra costituito dal solo encefalo rettiliano, come se fosse privo del sistema limbico e della neocorteccia, quindi incapace di elaborare le emozioni. Siamo di fronte a un vero e proprio mostro. L'aspetto esteriore non deve trarre in inganno. Come ricorda Cioran, non esiste nulla di più falso dell'affermazione di Origene secondo cui ogni anima ha il corpo che si merita. 

Nemesi 

Nonostante i suoi deliri di onnipotenza e la sua convinzione di essere una divinità in terra, la tirannica Mudy fa una ben misera fine. Mentre è al timone dello yacht, accade qualcosa di inatteso: il figlio demente le si avventa addosso, animato dall'impulso di consumare con lei un amplesso incestuoso. Lei sembra cedere a tale furia copulatoria. Sembra che le faccia piacere essere posseduta dal figlio. L'eccitazione fa accendere una scintilla omicida nel cranio dell'autistico, che non esita a strangolare la madre. Il film si chiude in modo inatteso con una citazione scritturale, mentre lo yacht procede verso la distruzione.

Non ti mettere in compagnia dei peccatori e ricordati che l'ira non tarderà
(Ecclesiaste 7-16) 
 
Tutto ciò è semplicemente geniale. Non credo che la Settima Arte potrebbe riservarci ancora sorprese simili.  
 
L'incomprensibile operato dei censori 
 
Cosa strana e difficile a interpretarsi, non mi risulta che Top sensation sia stato colpito dalle ire della censura come Interrabang, uscito nove mesi dopo, il 31 dicembre 1969. Ho letto che è stato persino trasmesso in prima serata su una rete berlusconiana, seppur in una versione tagliata da cui sono state epurate le leccate bestiali della capretta e altre scene erotiche. In ogni caso non c'è stato alcun sequestro ad opera di un magistrato. Eppure i contenuti di Top sensation sono ben più forti ed eversivi di quelli di Interrabang. Due pesi due misure? Come si può spiegare la cosa? Mi viene il sospetto che ciascun magistrato agisse in modo del tutto scollegato dagli altri, senza nessuna linea d'azione comune. In pratica ognuno era come il signore di un feudo. I provvedimenti erano erratici: sembra che l'azione repressiva scattasse soltanto per un puro arbitrio, forse in seguito a qualche segnalazione o in ogni caso per via di circostanze particolari. Così Interrabang ha destato l'attenzione spropositata del giudice che ha applicato misure draconiane ordinandone il sequestro, mentre Top Sensation è passato praticamente inosservato. Non è facile trovare nel Web dettagli sull'argomento. Se c'è qualcuno che può darmi lumi, lo ascolto ben volentieri. 
 
Ricerche correlate a "Top Sensation"
 
Google, sempre più prodigo di informazioni futili, ogni tanto fornisce comunque qualcosa di interessante. Quando si digita la stringa "Top Sensation" nella finestra di ricerca, proprio sotto compaiono in caratteri blu le principali query degli utenti. Eccole:
 
top sensation versione integrale
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eva thulin 

Quella capretta non vuol proprio saperne di cadere nell'Oblio! 😃
 
Altre recensioni e reazioni nel Web 
 
Alcuni commenti interessanti sono apparsi sul sito Il Davinotti: 
 

"Puro cinema volto a soddisfare certi pruriti visto che la pornografia, allora così rara e per pochi, non riusciva ad arrivare a tutti."
(Markus) 

"Ben inferiore al coevo Interrabang, col quale condivide ambientazione e aspetti esteriori del racconto, perdipiù molto meno coinvolgentemente schizofrenico rispetto alla prima regia di Alessi."
(Giùan) 

"Resta un film spensierato e frizzante, a suo modo simbolo di un'epoca ormai estinta (in parte è bene, in parte è male) che oggi nessuno mai si azzarderebbe a mettere più in campo, se non spingendo l'azione verso lidi estremi (ovverosia hardcore)."
(Undying) 
 
 
Su Allmovie si trova una sinossi in inglese, che vale la pena riportare in questa sede, contenendo alcuni elementi utili:  
 

This preposterous sex melodrama stars pretty Edwige Fenech as a prostitute hired by the overbearing mother (Maud de Belleroche) of a shy, mentally-retarded 20-year old named Tony. Fenech is meant to claim Tony's virginity on a sea cruise, also attended by sexy Paula (Rosalba Neri) and her slimy husband Aldo, who incessantly try to curry the wealthy mother's favor. Ewa Aulin (Candy) shows up as an island girl who dies when the dull-witted Tony accidentally strangles her, leading her husband to board the ship, where he is quickly dispatched by the rifle-toting Neri. Bodies are exploded with dynamite, Neri models a leather bikini, and there is much sexual byplay, both straight and lesbian. Cult buffs will appreciate seeing two of the most famous sex symbols in Italian genre film, Fenech and Neri, sharing the screen in revealing costumes, but anyone looking for high drama would be best served elsewhere. Exploitation master Jerry Gross released the film in America.
(Robert Firsching) 

Con mia grande sorpresa vengo a scoprire che Beba, la pastorella neolitica, è stata rinominata Candy dagli anglosassoni. Il dettaglio sulla diffusione della pellicola in America è interessante. Infatti è risaputo che le genti della Terra dei Coraggiosi sono sconvolti dalla bestialità erotica a tal punto da equipararla alla pedofilia o da ritenerla anche più grave. Le radici di questo atteggiamento sono senza dubbio bibliche. Ne deduco che la scena della Fenech leccata dalla capretta debba per necessità mancare nella versione americana!