giovedì 12 dicembre 2019


LADY FRANKENSTEIN

Titolo originale: Lady Frankenstein
AKA: La figlia di Frankenstein, Daughter of Frankenstein,
    Madame Frankenstein 
Lingua originale:
Inglese, italiano
Paese di produzione: Italia, Stati Uniti d'America
Anno: 1971
Durata: 96 min
Rapporto: 1,85:1
Genere: Orrore, protofantascienza
Regia: Mel Welles (come Ernst R. von Theumer); 
    Aureliano Luppi (non accreditato)  
Soggetto: Dick Randall, Edward Di Lorenzo, Mary Shelley
    (romanzo, non accreditata)
Sceneggiatura: Mel Welles, Edward Di Lorenzo
Produttori: Umberto Borsato, Hurbert Case, Gioele
    Centanni, Harry Cushing (come Harry C. Cushing),
    Egidio Gelso, Jules Kenton, Mel Welles
Casa di produzione: Condor International Productions
Fotografia: Riccardo Pallottini (come Richard Pallotin)
Montaggio: Cleofe Conversi (come Cleo Converse)
Effetti speciali: Carlo Rambaldi (come Charles Ramboldt)
    (animazione)
Musiche: Alessandro Alessandroni
Costumi: Maurice Nichols
Trucco: Timothy Parson
Interpreti e personaggi:
    Joseph Cotten: Barone Frankenstein
    Rosalba Neri (come Sara Bay): Tania Frankenstein
    Paul Müller: Dottor Charles Marshall
    Peter Whiteman: La Creatura
    Herbert Fux: Tom Lynch, il tombarolo ashkenazita
    Renate Kasché (come Renata Cash): Julia Stack
    Lorenzo Terzon (come Lawrence Tilden): L'assistente di
       Harris
    Ada Pometti (come Ada Pomeroy): La moglie di Atkins
    Andrea Aureli (come Andrew Ray): Jim Turner
    Joshua Sinclair (come Johnny Loffrey): John
    Richard Beardley: Simon Burke
    Petar Martinovitch (come Peter Martinov): Jack Morgan
    Adam Welles: Un bambino
    Mickey Hargitay: Capitano Harris
    Herb Andress (non accreditato): Il gobbo
    Marino Masè (non accreditato): Thomas Stack
Doppiatori originali:
    Linda Gary (non accreditata): Tania Frankenstein
    Mel Welles (non accreditato): Tom Lynch, il tombarolo
        ashkenazita
Titoli tradotti:
    Francese: Lady Frankenstein, cette obsédée sexuelle

Trama:
Il Barone Frankenstein è impegnato in sacrileghi esperimenti nel suo castello. Assieme al suo aiutante, il dottor Marshall, usa le scariche elettriche per infondere la vita al cadavere di un uomo in cui ha provveduto a trapiantare il cuore e il cervello di un assassino. La mostruosa creatura, che non ha affatto gradito di esser stata suscitata dalle Tenebre, si vendica e uccide il suo creatore spezzandogli la schiena, quindi fugge nella notte. La figlia del Barone, Tania, approfitta dell'amore che il dottor Marshall prova per lei, mettendo in atto un piano diabolico per vendicarsi. Viene creato un secondo mostro dal robusto corpo di Thomas, un giovane mezzadro con gravi ritardi mentali, sedotto dalla donna e ucciso dal suo complice con un cuscino mentre è scosso dall'orgasmo. Il cervello e il cuore trapiantati nel cadavere di Thomas sono quelli del dottor Marshall: la creatura così ottenuta ha una forza sovrumana e una grande intelligenza, doti che Tania spera possano bastare a sconfiggere l'assassino di suo padre. Tutto sembra procedere come previsto: il mostro con il cervello del dottor Marshall e il corpo di Thomas affronta e uccide il suo avversario, che nel frattempo ha sparso terrore e morte nel contado. Poi qualcosa va storto, senza preavviso. Mentre la libidinosa figlia del Barone Frankenstein viene posseduta carnalmente dall'ibrido Marshall/Thomas, sorge in questi un impulso violento e incoercibile: le mani possenti come tenaglie si stringono sul collo di lei e la strangolano. Un incendio catartico consuma l'intero castello mentre Tania spira tra le convulsioni del soffocamento. 


Recensione: 
Un film di un trash assoluto, semplicemente inguardabile, a tratti persino ripugnante. In effetti si tratta di una copro-duzione italo-statunitense: non si può goderne la visione senza un certo gusto per gli escrementi e per le più abiette manipolazioni in voga a Sodoma. Direi che Lady Frankenstein è l'equivalente cinematografico del sentire quella pasta marrone sulla lingua, o almeno ci si avvicina molto. Ai nostri giorni questo film non potrebbe più essere girato, dato che uno dei personaggi è un minorato mentale: non essendo descritto come un X-man o come Superman, sarebbero automaticamente violati i diktat del buonismo politically correct. Il fatto poi che questo oligofrenico sia concupito dalla figlia del Barone Frankenstein, interpretata dalla bellissima Rosalba Neri, finendo addirittura soffocato durante un atto sessuale, fa sì che la narrazione urti ancora di più la suscettibilità dei buonisti. Andando aventi così, finiremo schiavi di un algoritmo onnipresente e onnipotente, in grado di colpire e di censurare i pensieri sul nascere, impedendo loro persino di diventare parole. Approfitto degli ultimi barlumi di libertà concessi al genere umano e non esito ad esprimerere il mio dissenso, la mia irriducibile opposizione ad ogni tentativo di irreggimentare le idee. 

Un detective garrulo e demente
 
I personaggi sono appena abbozzati, spesso incongrui. Il capitano Harris, che dovrebbe essere un proto-detective della tipologia di Auguste Dupin e di Sherlock Holmes, è soltanto un chiacchierone fatuo e delirante, tutto fuorché dotato di raziocinio. La sua incapacità è tale che persino un idrocefalo paralitico sarebbe in grado di gestire meglio la situazione. Caronte si rifiuta di traghettare l'inetto poliziotto, Plutone non lo vuole nelle dimore infere e lo vomita: lo spettatore tira quasi un sospiro di sollievo quando lo vede cadere morto, poi purtroppo salta di nuovo in piedi e si mette a farfugliare. 
 
 
Una fisiologia assurda 
 
Il cervello è considerato come una pila che muove un giocattolo. Non ci sono vasi sanguigni né terminazioni nervose da saldare e da far funzionare: basta inserire un cervello in una scatola cranica, dare una scossa e tutto è a posto, il cadavere comincia a muoversi. Non si sa tramite quale principio della biologia e della fisiologia questo prodigio possa accadere. In pratica l'encefalo non è un organo, bensì un'entità magica non dissimile dalla pietra filosofale. Il sangue gorgoglia nelle storte ha l'aspetto del sugo di pomodoro che bolle in una pentola, il suo colore è chiaro e sgargiante, quasi fosforescente, pacchiano oltre i confini dell'assurdo. E soprattutto non coagula mai, la sua densità è sempre come quella dell'acqua. Secondo il genio della scienza medica che era Mel Welles, il sangue resterebbe perfettamente fluido anche nei cadaveri, al punto che basterebbe una puntura nella pelle sempre rosea per spillarlo come vino da una botte. Guardando Lady Frankenstein si ha l'impressione che Leonardo da Vinci abbia compiuto invano i suoi studi sull'anatomia e che ci fossero conoscenze più progredite nel Medioevo! Il fatto che gli effetti speciali siano opera di Carlo Rambaldi costituisce una macchia indelebile sulla sua carriera.     

Un'ambientazione senza senso
 
La storia si svolge in un fantomatico staterello della Mitteleuropa e potrebbe benissimo essere collocata nella Germania anteriore all'unione doganale (Zollverein). Tuttavia, in totale contraddizione con questo assunto narrativo, i cognomi sono per la maggior parte anglosassoni. Marshall, Lynch, Atkins, Morgan, Harris, Turner, Stack, Burke: in pratica l'unico elemento genuinamente germanico è proprio Frankenstein. Non viene illustrato alcun antefatto pseudostorico per questa improbabile colonizzazione inglese nel cuore di un'Europa che dovrebbe essere di lingua tedesca. Certo, si potrebbe pensare a un'analogia con i film tratti dal Dracula di Bram Stoker, in cui vediamo all'opera l'agente immobiliare Harker e l'ineffabile Renfield, servitore fedele del Vampiro e gran mangiatore di scarafaggi. Si noterà che nel caso della pellicola di Welles non si può pensare a qualche cittadino britannico migrato per lavoro in un remoto paese del continente: siamo di fronte a una vera e propria sostituzione etnica!
 
Un dettaglio degno di nota 
 
Il tombarolo Tom Lynch appartiene al Popolo Eletto. Nella sua casa ha in bella mostra una menorah, ossia un candelabro a sette braccia, che lascia ben pochi dubbi in merito. Il nominativo del tristo figuro, Tom Lynch, in fondo ha poca importanza, dato che potrebbe esserselo cambiato. C'è piuttosto da chiedersi cosa intendesse suggerire l'artefice, ormai non indentificabile, di questo importante segnale allo spettatore. Si tratta di propaganda antisemita? Forse il manufatto ebraico in casa del tombarolo vorrebbe suggerire un'appartenenza religiosa specifica di un individuo moralmente degradato che maneggia i morti? Non posso escluderlo a priori. Una cosa è certa: pochissimi si sono accorti del sinistro dettaglio, così si può pensare che il messaggio non sia rivolto a un pubblico grossolano e sprovveduto. 
 

Un'eroina romantica 
 
Nelle intenzioni di Max Welles, la figlia del Barone Frankenstein dovrebbe rappresentare il prototipo di donna disinibita, indipendente e di grande intelligenza, che lottava per affermarsi in un mondo in cui il potere era detenuto dagli uomini. Se questo fosse vero, la sua duplice morte per strangolamento e per combustione sarebbe quindi da considerarsi come una punizione ad opera di Dio, del Destino o del Karma, provocata dalla sua hybris, ossia dalla titanica sfida alle convenzioni imperanti. In effetti Tania sembra proprio una perfetta unione di eros e di nichilismo. Questa in genere è la chiave di lettura proposta dalla critica. Non si tiene conto del fatto che forse il regista e sceneggiatore a queste cose non ci aveva nemmeno pensato. Peccato che la sensualissima Rosalba Neri sia stata sprecata in produzioni tanto scadenti, avrebbe potuto avere una fama ben più grande di quella della Fenech! 

Fantascienza e diritti d'autore scaduti 
 
Se possiamo goderci mer(d)aviglie come Lady Frankenstein è soltanto per un motivo, a prima vista banale: i diritti d'autore sul romanzo di Mary Shelley, Frankenstein, o il moderno Prometeo (1816), sono ormai scaduti. L'opera è quindi di dominio pubblico ed è possibile manipolarla ad libitum, una facoltà di cui in moltissimi hanno abusato, dando origine a ogni sorta di abominio. La pertinenza del mito di Frankenstein alla fantascienza dovrebbe essere abbastanza ovvia, invece non è così. In genere tutto ciò che ha a che fare con questo filone narrativo è attribuito al genere horror e considerato lontanissimo dalla fantascienza. Non è nemmeno visto come qualcosa di simile al fanta-horror. Eppure la creazione di una creatura mostruosa a partire da parti di cadaveri servendosi dei mezzi della Scienza dovrebbe essere fantascienza allo stato puro. Il punto è che nell'immaginario collettivo è etichettato come fantascienza soltanto ciò che è ambientato nel futuro. La proto-fantascienza non è nemmeno considerata.         
 
Altre recensioni e reazioni nel Web 
 
Non si può certo dire che il film sia stato ben accolto dalla critica, anche se ha comunque i suoi estimatori e qualcuno addirittura lo considera un cult (credo per via dell'erotica Rosalba). Questo è un giudizio abbastanza tipico:  
 
«Greve rielaborazione della storia di Frankenstein diretta con mano anonima da Mel Welles (autore anche del mediocre La isla de la muerte). Nonostante qualche commentatore abbia tentato una lettura allegorica del personaggio di Tania (il suo tragico destino significherebbe la condanna della donna libera e indipendente in una società rigidamente maschilista), la sceneggiatura sfiora ripetutamente il ridicolo. A tener desta l'attenzione del pubblico sono alcune situazioni moderatamente violente ed erotiche (tagliate in alcune edizioni) che raggiungono il culmine nella gratuita, breve scena di nudo dell'avvenente Rosalba Neri. Joseph Cotten, nel ruolo del barone Frankenstein, fa un'impressione penosa, specialmente in chi lo ricorda interprete di grande finezza in opere che sono entrate nella storia del cinema.»
(Fantafilm, riportato in diversi siti) 
 
Qualche interessante intervento si trova sul Davinotti. 
 
 
Homesick ha scritto:

"L'originale idea di continuare al femminile il mito di Frankenstein con una donna-demiurgo che anela a creare un amante perfetto sia come intelligenza che come virilità non va lontano, essendo subito rovinata dalla sciattissima regia di Mel Welles e da una sexploitation d'infima lega, cui si aggiungono il ridicolo makeup della Creatura e l'insulso finale. Nonostante simile contesto, Cotten si comporta sempre da immenso professionista del cinema e la Neri vanta un volto e un fisico perfetti per queste figure muliebri perverse e malefiche."  
 
Ronax ha scritto: 
 
"Per ravvivare un tema ormai consunto, ma che continuerà a sfornare epigoni, gli sceneggiatori non trovano di meglio che far uscire rapidamente di scena il dottore per sostituirlo con sua figlia, una diabolica sexy dottoressa che ne combinerà peggio del padre. Scombinato e stiracchiato, il film frana su tutti fronti a partire dalla povertà delle location e dal ridicolissimo maquillage della "creatura". La Neri, sempre splendida, sfoggia un paio di pregevoli nudi, mentre Cotten, Muller e Hargitay eseguono il compitino senza troppa convinzione." 
 
Von Leppe ha scritto: 
 
"La trama è scombinata e non realizzata al meglio; racconta la nota storia di Frankenstein con l'aggiunta di una figlia, che segue le orme del padre ed essendo una donna si sa come va a finire... Sesso e orrore sono gli elementi di questo tipico gotico dei primi anni 70. Ci sono ottime inquadrature del castello e i suoi interni, scenografie e fotografia apprezzabili. Buon cast di protagonisti: Cotten, Muller e Neri. Dare nomi inglesi ai personaggi del film non l'ho trovata una buona idea."

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