domenica 15 dicembre 2019


AMANTI D'OLTRETOMBA 

Paese di produzione: Italia
Lingua: Italiano
Anno: 1965
Durata: 105 min
Colore: B/N
Genere: Orrore, thriller
Sottogenere: Horror soprannaturale
Regia: Mario Caiano (come Allen Grünewald)
Soggetto: Mario Caiano, Fabio De Agostini
Sceneggiatura: Mario Caiano, Fabio De Agostini
Produttore: Carlo Caiano
Produttore esecutivo: Mario Cotone
Produttore supervisore: Pietro Nofri  
Casa di produzione: Emmeci
Fotografia: Enzo Barboni
Montaggio: Renato Cinquini
Musiche: Ennio Morricone
Scenografia: Mario Giorsi
Costumi: Mario Giorsi
Trucco: Duilio Giustini
Interpreti e personaggi:
    Barbara Steele: Muriel/Jenny
    Paul Müller: Dottor Stephen Arrowsmith
    Helga Liné: Solange
    Marino Masè (come Lawrence Clift): Dottor Derek Joyce
    Giuseppe Addobbati (come John McDouglas):
        Maggiordomo
    Rik Battaglia: David
Doppiatori italiani:
    Noemi Gifuni: Muriel
    Luisella Visconti: Jenny
    Nino Dal Fabbro: dottor Stephen Arrowsmith 
Titoli in altre lingue: 
   Inglese: Nightmare Castle 
   Francese: Les Amants d'outre-tombe
   Olandese: De griezel minnaar

 
Trama: 
Scozia. Epoca vittoriana. Una terra in cui il sole non giunge. Il dottor Stephen Arrowsmith è un famoso scienziato che vive in un lugubre castello. Ha in moglie la sensualissima Muriel, fedifraga e a sua volta da lui cornificata con la matura assistente Solange. Una assistente più che matura, addirittura passa. Il dottor Arrowsmith non soltanto incarna lo stereotipo dello scienziato pazzo, ma è anche un uomo perverso e ben fornito di istinti sadici: se vivesse ai nostri tempi, sarebbe di certo un produttore di snuff movies. Si diverte a seviziare le rane nel suo laboratorio ctonio, traendo piacere da ogni istante della loro sofferenza, e conduce perigliosi esperimenti con l'elettricità. Per un po' Muriel si consola col cognac, poi passa al sesso col giardiniere, un energumeno che porta un nome tutto sommato abbastanza banale: David. Il dottor Arrowsmith scopre la tresca, così cattura gli amanti e si diverte a torturarli. Mentre David è immobilizzato, Muriel è legata al letto e lo scienziato sadico le fa cadere addosso l'acido, goccia dopo goccia, ustionandole i seni e il ventre, corrodendola, procurandole dolori infernali e godendo del suo strazio. Poi, dopo aver dilaniato atrocemente le carni della donna, la bacia sulla bocca. L'amante, che è un gorilla, freme per la gelosia. In un'estrema convulsione maledice il torturatore e apostrofa Muriel chiamandola "cagna". Tanto è tutto inutile: viene ucciso di torture e sfigurato assieme alla donna, tramite una spietata elettrocuzione. Il dottore diabolico estrae il cuore dal petto dei due amanti e lo ripone in un'urna di vetro, quindi usa il loro sangue per ringiovanire la perfida Solange. Il suo piano è semplice: impadronirsi dell'eredità della defunta consorte, la vera detentrice delle ricchezze. Subentrano alcuni problemi non trascurabili: prima di morire, Muriel ha affermato che le sue cospicue sostanze andranno alla sorellastra Jenny, che è mentalmente instabile e conduce un'esistenza precaria passando da un manicomio all'altro. La soluzione escogitata dallo scienziato pazzo è il matrimonio con Jenny. Non gli sembra difficile far interdire una donna tanto psicolabile e incamerare tutti i suoi averi. Le nozze avvengono come programmato. Una volta entrata nella sua nuova dimora, Jenny comincia ad avere incubi: ode il suono di due cuori che battono e la voce di Muriel che la istiga ad uccidere il marito. Data la situazione congravescente, il dottor Derek Joyce viene invitato al castello per curare la donna. Dopo varie vicissitudini, il giovane medico scopre l'urna con i cuori degli amanti uccisi. Questo fa sì che i due ritornino dall'Oltretomba come orridi spettri assetati di vendetta, riuscendo ad ottenerla. Muriel brucia vivo il dottor Arrowsmith nei sotterranei dove straziava le rane, mentre David priva Solange del sangue fino a ridurla a uno scheletro. A questo punto il dottor Joyce pone fine all'infestazione sovrannaturale distruggendo i due cuori tra le fiamme del camino, quindi fugge assieme a Jenny da quel luogo infernale.  

 
Recensione:
Il bianco e nero opprimente e plumbeo è stato una manna per questa pellicola, che altrimenti avrebbe rischiato la damnatio memoriae come tanti altri prodotti degli anni '60. Ottima la colonna sonora composta da Ennio Morricone. Mentre le sequenze si avviano alla conclusione, ci si aspetterebbe uno splendido incendio, sola forza purificatrice in grado di spazzare via ogni maledizione e ogni impurità. Questo purtroppo non avviene, dato che per malaugurata scelta del regista piove a dirotto e le fiamme non potrebbero attecchire. Nascondendo in me l'essenza di un piromane simile a Nerone, non posso tacere la mia delusione per questo finale mancato. Ci sono soltanto i due cuori degli amanti, trafitti da uno stiletto, che ardono una volta gettati nel camino. L'elemento sovrannaturale degli spettri sanguinanti è a parer mio un po' troppo invadente, stride quasi con il razionalismo illuministico del sadico dottor Arrowsmith. Questo personaggio, per certi versi squallido, è il vero elemento innovatore della pellicola. Introduce qualcosa di originale, del tutto inaspettato ai tempi in cui il film fu girato: l'uso voluttuario della tortura. Al giorno d'oggi non si potrebbero mai girare scene simili. Le femministe e i buonisti politically correct insorgerebbero, tuonando contro la rappresentazione di atti di violenza su una donna (costoro riterrebbero il giardiniere irrilevante in quanto di sesso maschile). Poi si leverebbe qualche altra Erinni ad accusare a destra e a manca di apologia della tortura, etc. etc. Ne nascerebbe un caso mediatico, un casino inenarrabile. Poi ci si stupisce, Diabole Domine, se la Settima Arte è fottutamente morta, affogata in un lago di liquame fatto di remake fecali. Poi ci si stupisce se in fondo in fondo si rivorrebbero i vecchi trash. 
 

Alcune note sui personaggi femminili 
 
Barbara Steele si sdoppia: da una parte la versione corvina e infera, Muriel, dall'altra la versione bionda e angelica, Jenny. Francamente preferisco di gran lunga Muriel, con tutto il suo carico di potere seduttivo misto a malvagità. Jenny mi sembra piuttosto insostanziale, non ha mordente, sembra essere appena abbozzata. Questo non è certo l'unico caso di doppia interpretazione dell'attrice in uno stesso film: la vediamo impegnata in un doppio ruolo anche in altre pellicole gotiche, come La maschera del demonio (aka Black Sunday, di Mario Bava, 1960), I lunghi capelli della morte (1966) e Un angelo per Satana (1966). Teo Mora nel suo ponderoso saggio Storia del cinema dell'orrore (Fanucci Editore, 1977) commentò Amanti d'oltretomba con queste parole: 
 
"Se la donna è la protagonista incontrastata dell'horror italiano, non lo è mai come in questo film, dove Barbara Steele si sdoppia nei due ruoli tipici dell'eroina perseguitata e ridotta alla follia e della vendicatrice implacabile."
 
C'è anche un altro personaggio femminile degno di nota. La vampirica Solange, interpretata da Helga Liné, è un enigma. Non sono state spese molte parole su di lei, eppure è abbastanza rilevante nella trama. Custodisce segreti oscuri, ricatta, manovra, trasforma in Male ogni cosa con cui viene a contatto. Non si sa da dove provenga, non si capisce come sia entrata nella vita del dottor Arrowsmith (che a quanto pare preferisce la sua compagnia a quella della moglie). L'unica cosa certa è la sua immensa avidità, la sua bramosia di impadronirsi del denaro e della vita altrui, il che mi fa supporre un'origine slava. Deve trattarsi di un vurdalak o di qualcosa del genere.  


Il boia sadico 

È certamente notevole l'interpretazione di Paul Müller nei panni del dottor Aerosmith. Me lo immagino coi capelli rossi come il fuoco. Mentre infligge spaventosi tormenti alle sue vittime, i suoi occhi brillano come tizzoni infernali. Sarebbe un errore assimilare questo personaggio ad altri scienziati pazzi di celluloide. A muoverlo non è il desiderio di emulare Prometeo, bensì l'unione tra il proprio innato sadismo e un istinto primordiale quanto invincibile: la vendetta. A scatenare la sua ira e la sua volontà distruttrice è stato il disprezzo provato nei suoi confronti dalla moglie, una donna che odia in modo profondo l'intelligenza dell'uomo, essendo invece attratta dalla bruta animalità. Più simile al Divino Marchese che a Victor Frankenstein, il torturatore scozzese ha una complessità di cui forse nemmeno gli artefici della pellicola erano consapevoli.    

Curiosità 

Il regista Mario Caiano aveva avuto la brillante idea di evidenziare le scene truculente con una pacchiana colorazione rossa. Per fortuna il budget piuttosto scarno lo ha convinto a desistere dall'insano proposito. Se la sua trovata fosse stata realizzata, oggi avremmo qualcosa di veramente inguardabile. 
 
La sceneggiatura originale si intitolava Orgasmo. Cosa abbastanza assurda, dato che non c'è molto di erotico nel film. L'idea dei cuori degli amanti estirpati, trafitti e in seguito combusti, richiama in modo abbastanza vago il racconto di Edgar Allan Poe intitolato Il cuore rivelatore (The Tell-Tale Heart). 
 
Caiano disse che l'ispirazione per questo film  gli venne dall'amore per l'attrice Barbara Steele e per il genere gotico, a cui si avvicinò leggendo per la prima volta l'opera di Poe, nel 1943. Affermò anche di non essere stato influenzato da Mario Bava e di non ricordare di aver visto alcun suo film in quell'epoca, forse con una sola eccezione, La maschera del demonio. Se devo esser franco, mi sa tanto di excusatio non petita
 
Lo pseudonimo Allan Grünewald usato da Mario Caiano per firmare il film ha una spiegazione molto semplice e razionale: Allan è il secondo nome di Edgar Allan Poe, mentre il cognome è quello di Matthias Grünewald (1480 - 1528), un pittore rinascimentale famoso per le tinte cupe usate nei suoi dipinti. Joris-Karl Huysmans ne era ossessionato e descrisse con parole indimenticabili la Crocifissione di Issenheim nel romanzo Là-bas (L'abisso, 1891).  

 
Altre recensioni e reazioni nel Web: 

Nel mondo anglosassone e non solo, Amanti d'oltretomba ha avuto un buon riscontro, mentre in Italia è sprofondato quasi subito nell'Oblio.
 
«Come sottolineato in altre occasioni, la fantascienza all'italiana è un genere cinematografico che non ha mai incontrato grandi consensi presso il pubblico nostrano (specialmente quando ad occuparsene sono stati produttori di Cinecittà, poveri di mezzi e talora anche di fantasia) e che raramente è andato oltre il fenomeno d'imitazione. Più remunerativo è stato invece il sottogenere della fantamedicina che meglio si conciliava con il timido permissivismo degli anni '60 e consentiva di reinterpretare i collaudati schemi dell'horror, del feuilleton e del thriller. In questo senso, il film di Mario Caiano è uno dei prodotti più interessanti del periodo e più conosciuti all'estero.»
(Fantafilm)

Lo stesso Paul Müller ha dichiarato: «Per me questo era un ottimo film ma non ha avuto successo forse perché era troppo fatto bene e diverso per il genere del film dell'orrore".» 
 
Si trovano alcuni interventi interessanti sul Davinotti. Ne riporto alcuni in questa sede, a pubblica edificazione. 
 

Faggi ha scritto:

"Horror melodrammatico o melodramma macabro - comunque folle - dove, come in un fumetto horror all'italiana di quelli che verranno (il pensiero va, non a caso, al rinomato "Oltretomba"), può accadere di tutto infischiandosene della logica; lasciando che il clima e il tono - cupi, morbosi, lugubri, erotici, squisitamente fuori controllo - giochino tutta la partita. Barbara Steele imprescindibile, languida e spiritata; notevole Helga Liné; paul Muller ha l'essenziale fisico del ruolo. Caiano, in cabina di regia, fa il burattinaio magico." 
 
Stefania ha scritto: 
 
"Nessuna sorpresa, piacevolissime conferme in questo gotico sorretto dalle vecchie e solide colonne della "vendetta tramite doppio inconsapevole" e neo-vampirismo pseudo-scientifico (eterna giovinezza tramite trasfusioni sanguigne, con macchinario ad hoc!). Ma la Steele in versione demone nero-angelo biondo, gli squarci di sadismo e l'immaginifico finale rendono la visione un intrattenimento di buon livello. Metem-psicotico! 
MEMORABILE: Le torture ai due amanti; il congegno per folgorare la Steele nella vasca da bagno (e poi ci rimette le penne qualcun altro!)."
 
Lythops ha scritto: 
 
"Un gotico italiano d'altri tempi, con una narrazione molto televisiva, lento in alcuni punti al limite della noia, ma con una bravura di fondo che riesce a salvarlo anche per merito di Paul Muller, che riesce a essere irritante e odioso nel dar vita al suo personaggio basandosi soprattutto sullo sguardo e la movenza. Troppo caricata Barbara Steel, per quanto bella. Fredda la Liné. Buone le musiche di Morricone, ma stranamente invadenti. Grandi i doppiatori.
MEMORABILE: "Ti spoglierò dei desideri volgari per dartene altri più raffinati" "Non capisco" "Non importa".
 

Etimologia di Muriel 

Il nome femminile Muriel è di chiara origine celtica: deriva dal gaelico Muirgheal, che significa "Splendore del Mare". Infatti è un composto di muir "mare" (gallico more, mori-, che ha la stessa origine del latino mare) e di geal "splendore" (la cui radice si trova nel nome di Virgilio, ossia Vergilius "Molto Splendente", col prefisso gallico ver- che ha la stessa origine del latino super-).

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