L'ORRIBILE SEGRETO DEL DOTTOR HICHCOCK
Titolo originale: L'orribile segreto del dottor Hichcock
AKA: L'orribile segreto del dr. Hichcock; L'orribile segreto
del dott. Hichcock
Titolo inglese: The Horrible Dr. Hichcock
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Italia
Anno: 1962
Durata: 88 min
Rapporto: 2,35:1
Genere: Orrore
Regia: Riccardo Freda (con lo pseudonimo di Robert
Hampton)
Aiuto regista: John M. Farquhar
Soggetto: Ernesto Gastaldi (come Julian Berry)
Sceneggiatura: Ernesto Gastaldi
Produttore: Luigi Carpentieri, Ermanno Donati (per Panda
Cinematografica)
Distribuzione in italiano: Warner Bros.
Fotografia: Raffaele Masciocchi (come Donald Green)
Montaggio: Ornella Micheli (come Donna Christie)
Musiche: Roman Vlad
Scenografia: Franco Fumagalli (come Frank Smokecocks)
Fonico: Jackson McGregor
Trucco: Bud Steiner, Annette Winter
Costumi: Inoa Starly
Interpreti e personaggi:
Barbara Steele: Cynthia Hichcock
Robert Flemyng (come Robert Fleming): dott. Bernard
Hichcock
Harriet White: Martha, la domestica
Silvano Tranquilli (come Montgomery Glenn): dott. Kurt
Lowe
Maria Teresa Vianello (come Teresa Fitzgerald):
Margaretha Hichcock
Evaristo Signorini (come Evar Simpson): Ispettore Scott
Neil Robinson (non accredato): assistente del dott.
Hichcock
Spencer Williams
Al Christianson
AKA: L'orribile segreto del dr. Hichcock; L'orribile segreto
del dott. Hichcock
Titolo inglese: The Horrible Dr. Hichcock
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Italia
Anno: 1962
Durata: 88 min
Rapporto: 2,35:1
Genere: Orrore
Regia: Riccardo Freda (con lo pseudonimo di Robert
Hampton)
Aiuto regista: John M. Farquhar
Soggetto: Ernesto Gastaldi (come Julian Berry)
Sceneggiatura: Ernesto Gastaldi
Produttore: Luigi Carpentieri, Ermanno Donati (per Panda
Cinematografica)
Distribuzione in italiano: Warner Bros.
Fotografia: Raffaele Masciocchi (come Donald Green)
Montaggio: Ornella Micheli (come Donna Christie)
Musiche: Roman Vlad
Scenografia: Franco Fumagalli (come Frank Smokecocks)
Fonico: Jackson McGregor
Trucco: Bud Steiner, Annette Winter
Costumi: Inoa Starly
Interpreti e personaggi:
Barbara Steele: Cynthia Hichcock
Robert Flemyng (come Robert Fleming): dott. Bernard
Hichcock
Harriet White: Martha, la domestica
Silvano Tranquilli (come Montgomery Glenn): dott. Kurt
Lowe
Maria Teresa Vianello (come Teresa Fitzgerald):
Margaretha Hichcock
Evaristo Signorini (come Evar Simpson): Ispettore Scott
Neil Robinson (non accredato): assistente del dott.
Hichcock
Spencer Williams
Al Christianson
Nat Harley
Doppiatori originali:
Maria Pia Di Meo: Cynthia Hichcock
Gualtiero De Angelis: Bernard Hichcock
Micaela Giustiniani: Martha
Wanda Tettoni: Margaretha Hichcock
Distribuzione della pellicola:
Uscita in Italia Italia: 30 giugno 1962
Uscita negli Stati Uniti Stati Uniti: 2 dicembre 1964
Uscita in Francia Francia: 9 dicembre 1964
Incassi (botteghino italiano): 142 milioni di lire
Doppiatori originali:
Maria Pia Di Meo: Cynthia Hichcock
Gualtiero De Angelis: Bernard Hichcock
Micaela Giustiniani: Martha
Wanda Tettoni: Margaretha Hichcock
Distribuzione della pellicola:
Uscita in Italia Italia: 30 giugno 1962
Uscita negli Stati Uniti Stati Uniti: 2 dicembre 1964
Uscita in Francia Francia: 9 dicembre 1964
Incassi (botteghino italiano): 142 milioni di lire
Trama:
Inghilterra, Anno del Signore 1885. Siamo in piena epoca vittoriana, a Londra. Il dottor Bernard Hichcock è un famoso medico e chirurgo che nasconde un terribile quanto insospettabile segreto: la necrofilia. A dire il vero la sua è una necrofilia non troppo spinta, dato che ad attrarlo è più che altro l'assenza di sensi dell'oggetto della sua concupiscenza. In altre parole, si accoppia soltanto con donne esanimi o morte da poco, non con cadaveri in decomposizione. Non ama inalare i lezzi mercaptanici, si limita ad eccitarsi all'idea che la vita abbia appena abbandonato il corpo che sta stringendo. La fama del luminare è dovuta all'impiego di un anestetico innovativo da lui stesso inventato e sperimentato con successo in diversi interventi. La sostanza, un liquido ambrato e iniettabile, non gli serve soltanto nella sala operatoria. Ne fa uso anche nel talamo coniugale con la moglie Margaretha. I giochi sessuali della coppia sarebbero considerati piuttosto deprimenti dalle donne moderne. In pratica le cose funzionano così: il dottor Hichcock inietta l'anestetico alla bionda consorte facendola sprofondare in uno stato che simula la morte, quindi la possiede carnalmente fino ad immetterle il genetico nel canale procreativo. Un giorno qualcosa va storto: la bellissima Margaretha non si risveglia. Muore così, all'improvviso, senza che nell'accaduto si possa trovare un senso. Il dottore necrofilo ha una terribile crisi e decide di abbandonare all'improvviso la sua dimora signorile, in cui ogni cosa gli ricorda la consorte morta in modo così assurdo. Lascia Londra dopo aver affittato la casa alla domestica Martha, a cui lascia anche il gatto. Dopo dodici anni esatti, nel 1897, il dottor Hichcock fa ritorno nella città, portando con sé la sua nuova moglie, Cynthia, che è una brunetta magrissima con qualche problema mentale. Il chirurgo conduce la consorte nella sua lussuosa abitazione, la stessa in cui un tempo viveva con Margaretha. Ad accogliere la coppia c'è Martha, con il gatto miracolosamente ancora vivo e vegeto dopo tanti anni. Subito accade qualcosa di inquietante. Si sentono urla disumane, che la domestica giustifica prontamente attribuendole a una sua sorella demente, venuta a vivere con lei durante gli anni di assenza del dottore. Subito promette anche che provvederà a metterla in un ricovero già il giorno dopo. Nel corso della notte, durante una tempesta, Cynthia sente dei passi rumorosi in corridoio, mentre qualcuno cerca di aprire la porta della camera chiusa a chiave. L'accaduto le scuote i nervi. Il mattino, a colazione, il marito non dà peso al suo racconto, liquidandolo come una fantasia isterica. Una sera, durante un ricevimento, Cynthia conosce il giovane dottor Kurt Lowe, che tra una galanteria e l'altra afferma di essersi fatto trasferire da Vienna non appena aveva saputo che il dottor Hichcock aveva ripreso il suo posto a Londra. Mentre attraversa il giardino di casa, a notte fonda, la donna sente una voce femminile che proferisce terribili minacce contro di lei. Poco dopo, rincasata, vede Martha che entra in un passaggio segreto. Cynthia lascia passare qualche giorno, quindi va a curiosare nel cunicolo, dove scorge la domestica nell'atto di servire una donna, forse la sorella pazza che non deve essersi mai mossa dal maniero degli Hichcock. La strategia del marito cambia di colpo: adesso fa di tutto per far credere a Cynthia di essere di nuovo sprofondata nella follia. L'atmosfera si fa tesa e insostenibile. In Cynthia nasce un profondo sospetto nei confronti del marito, tanto da credere che voglia avvelenarla. Così fa finta di bere il latte che lui le porta a colazione e lo versa in un vaso mentre nessuno la guarda. Si reca da Kurt e gli chiede di analizzare le tracce del latte rimaste nel bicchiere. Tornata a casa, perde i sensi e si ritrova chiusa in una bara. Muovendosi in preda alla disperazione e al terrore, riesce a far cadere la bara, che si fracassa. Liberatasi, si rende conto di essere nella cripta della famiglia Hichcock. Quella era la cassa che conteneva il corpo di Margaretha! La situazione precipita. Kurt si accorge dalle analisi che il latte conteneva una gran quantità di veleno, così corre al castello. Cynthia viene appesa a testa in giù in una sala adibita a tempio di Satana e interamente tappezzata di tessuto nero. Qui il dottor Hichcock, che è l'ufficiante del culto demoniaco, rivela la verità alla sua vittima. Sua intenzione è di dissanguarla per ridare la giovinezza a Margaretha, che non è affatto morta. Dopo la partenza del chirurgo da Londra, la moglie che credeva essere defunta si è risvegliata nella tomba, urlando come un'ossessa. Martha è così sopraggiunta a liberarla. L'anossia aveva reso demente la povera Margaretha, che era stata curata dalla domestica. Ecco svelato il mistero della fantomatica sorella di Martha. Margaretha ha atteso dodici lunghi anni di ricongiungersi col suo amore necrofilo e fin dalla prima volta che ha visto Cynthia ha desiderato ucciderla in modo atroce. Quando tutto sembra perduto, Kurt fa irruzione nella stanza e interrompe il rito satanico, ingaggiando un'aspra lotta corpo a corpo con il dottor Hichcock. Nella colluttazione si sviluppa un incendio che subito divampa con furia. Kurt fa precipitare il necrofilo dal balcone e getta Margaretha tra le fiamme, quindi fugge portando Cynthia in salvo. Il fuoco catartico consuma il castello maledetto.
Recensione:
Senza dubbio questo film horror ha avuto il merito di portare sugli schermi una parafilia molto controversa: l'attrazione sessuale per i cadaveri. Certo, c'è chi dice che ne parla in modo incomprensibile, tra mille nascondimenti e allusioni. Poi c'è chi dà la colpa alla censura se lo spettatore disattento capisce poco. Il punto è che si parla proprio di necrofilia, su questo non ci possono essere dubbi. Quando lessi la voce "necrofilia" sull'Enciclopedia Treccani (ero un liceale foruncoloso, un nerd), vi trovai le parole di un compilatore annientato dall'orrore più assoluto, che riteneva tale pratica la massima depravazione morale documentabile in un esemplare di Homo sapiens. La naturale tendenza degli umani è quella di edulcorare la realtà dei fatti. Per questo motivo si evita di menzionare il fatto che i cadaveri decomposti puzzano di formaggio. Sì, è così, i loro effluvi pestilenziali sanno di formaggio fortissimo misto a merda grassa! Sono come il durian, l'immondo frutto indonesiano. Il dottor Hichcock è un necrofilo non olfattivo. La necessità di descrivere così la sua perversione potrebbe essere nata proprio da un radicato tabù verso gli odori più schifosi, dalla necessità assoluta di rimuovere qualcosa di troppo atroce per poter essere contemplato nel pieno della propria consapevolezza. Per questo la necrofilia si riduce a un'attrazione feticistica verso la mancanza di sensi.
Un tema ricorrente
Il dottor Bernard Hichcock trae il suo cognome proprio da quello del mitico Alfred Hitchcock, giusto con una lievissima variante ortogravica (il suono affricato viene reso con -ch- anziché con -tch-). Si tratta di un omaggio all'augusto regista inglese, che era un gentiluomo e ha saputo apprezzare il pensiero. Le ispirazioni hitchcockiane del film di Freda sono molteplici, a partire dalla struttura narrativa, chiaramente tratta da Rebecca - La prima moglie (1940). Un uomo ricchissimo e affascinante fa colpo su una donna, la sposa e la conduce nel proprio castello, ma presto emergono i problemi. C'è un terzo incomodo, un'arcigna governante, e soprattutto l'ingombrante presenza di un fantasma: quello della prima moglie, morta in circostanze drammatiche e tenute nascoste. Se si presta attenzione ai particolari, si scopre che anche in Amanti d'oltretomba di Mario Caiano (1965) si trova qualcosa di molto simile.
Incoerenze e contraddizioni
In una celebre e suggestiva scena il dottor Hichcock rimane terrorizzato dal fantasma della sua defunta consorte Margaretha, bionda, esangue e avvolta in una candida camicia da notte che sembra un sudario. La figura femminile giunta dall'Ade suona il pianoforte mentre fuori si scatena una tempesta. Il medico necrofilo la segue nella pioggia battente, ma quando rientra in casa i suoi abiti e i suoi capelli sono perfettamente asciutti. Nel database IMDb è segnalato questo futile errore tecnico, ma nessuno sembra essersi accorto di una più grave inconsistenza logica. Quando si avvicina il finale, ci si rende conto che il dottor Hichcock era sempre stato d'accordo con la sinistra governante Martha, da cui aveva appreso che Margaretha era sopravvissuta alla sepoltura prematura, emergendo demente dalla bara infranta nella cripta umida. Il piano, studiato nei minimi dettagli, aveva proprio il fine di provocare l'impazzimento di Cynthia. Ma allora perché il dottore è inquietato dalla comparsa della prima moglie durante la tempesta e la crede uno spettro? Le due cose non combinano, cozzano tra loro.
La ricostruzione della medicina di epoca vittoriana tentata da Freda non mi sembra plausibile. Nel corso di un intervento, il dottor Hichcock ordina una trasfusione di plasma. Non credo che fosse una pratica così scontata. Anche l'anestetico iniettabile il cui aspetto somiglia a quello del passito di Pantelleria mi pare un po' troppo avveniristico: a quei tempi per le operazioni chirurgiche si usavano piuttosto sostanze inalabili, come l'etere etilico, il cloroformio e il protossido di azoto - e si trattava di scoperte recenti, risalenti giusto a due decenni prima della fuga del luminare necrofilo da Londra. Le proprietà anestetiche del protossido d'azoto furono scoperte già nel 1796 da Priestley e Humphry Davy, ma il primo uso pratico di tale sostanza in un intervento chirurgico si ebbe soltanto nel 1846. Risale agli anni '40 del XIX secolo anche il primo uso dell'etere etilico e del cloroformio come anestetici nelle operazioni. Se si analizzano i dialoghi del film, si scoprono dettagli molto interessanti. A un certo punto il dottor Hichcock afferma quanto segue: "È evidente che il mio anestetico rallenta la dinamica generale dell'organismo." Tutto ciò è anacronistico. Non era nemmeno concepibile che un anestetico potesse funzionare in questo modo.
I rapporti tra i sessi sono molto disinvolti, un po' troppo per una narrazione che si svolge negli anni in cui imperversava la rigida moralità vittoriana. Dubito molto che a una donna sposata sarebbe stato consentito viaggiare in carrozza assieme a un uomo che non fosse suo marito. Lo scandalo che ne sarebbe scaturito sarebbe stato immenso, al punto che nessuna avrebbe mai corso un rischio simile. Non dico che Londra fosse come Kabul sotto i Talebani, ma poco ci mancava. Esistevano realtà spaventose, che al giorno d'oggi sarebbero inconcepibili - e che certo Freda non immaginava nemmeno nei suoi incubi. Non erano rari i casi in cui la masturbazione femminile era curata cauterizzando o asportando chirurgicamente il clitoride. Vi erano uomini che indossavano penose cinture di castità per impedire la benché minima erezione e che ritenevano l'eiaculazione paragonabile all'omicidio perché comportava la morte degli homunculi spermatici.
Erodoto e la necrofilia egiziana
Ero ancora al liceo quando lessi di uno strano costume degli antichi Egiziani, riportato dallo storico greco Erodoto. Quando una bella donna moriva, il suo corpo non veniva consegnato subito agli imbalsamatori: si aspettava che sopraggiungessero il rigor mortis e i primi segni di decomposizione. Questo perché in epoca remota era stato scoperto un imbalsamatore nell'atto di congiungersi sessualmente col cadavere di una donna. Era per così dire un orribile dottor Hichcock ante litteram. Nella Terra dei Faraoni tutto era preso seriamente e un singolo caso poteva dare origine a consuetudini millenarie. Non era come in Italia, dove regnano l'inefficienza e la corruzione, dove imperversa lo sfacelo. Date le loro ossessioni per la purezza, le genti del Nilo pensavano di scongiurare un'insopportabile contatto con l'impurità, seguendo leggi draconiane. Non veniva loro in mente che potessero esistere necrofili di tipo diverso, attratti proprio dai cadaveri putrefatti e capaci di usare entrate diverse dalla vagina (la prima cosa che diventa inutilizzabile post mortem). Eppure sono stati trovati papiri con testimonianze illustrate di sacerdoti estremamente perversi, con buona pace dei loro ipocriti voti di castità, che arrivavano a ingerire gli escrementi delle prostitute e a leccare loro il cunnus dalle grandi labbra escisse. Non mi sorprenderebbe se tra loro ci fosse stato qualche soggetto avvezzo ad avere contatti sessuali coi morti!
Improbabili traduzioni
Ricordo che un tale Vasapolli ebbe il cognome tradotto con Kisschicken, dal momento che in napoletano vasà significa "baciare". In modo simile, lo scenografo Franco Fumagalli ha tradotto il proprio nominativo con Frank Smokecocks. A dire il vero sarebbe stato più coerente tradurre Vasapolli con Chickenkisser, alla lettera "Baciatore di Polli", e Fumagalli con Cocksmoker, alla lettera "Affumicatore di Galli". Secondo alcuni studi etimologici, il capostipite dell'inclita stirpe dei Fumagalli era proprio un affumicatore di galli, ossia un ladruncolo vissuto in epoca medievale che stordiva il pollame col fumo di un rogo, in modo tale da poterlo sottrarre più agevolmente. L'usanza di tradurre il proprio cognome per apparire un nativo americano era molto comune negli anni '60. Non dimentichiamo che il compositore Stelvio Cipriani fu noto con lo pseudonimo di Steve Powders, che si attribuì per falsa etimologia traducendo "cipria" con "powder". Altri pseudonimi anglosassoni non sono invece riconducibili direttamente a un nominativo italiano (es. Robert Hampton per Riccardo Freda, etc.), eppure si capisce all'istante che sono fittizi, grazie a una specie di sesto senso.
Altre recensioni e reazioni nel Web:
Alcuni interventi postati sul Davinotti hanno a mio avviso un certo interesse. Le riporto in questa sede.
Homesick ha scritto:
"Classico del gotico italiano, oggi resiste più per le spettrali, raffinate policromie fotografiche che la storia, traballante e imbastita con i tòpoi dei romanzi neri ed elementi hitchcockiani da Rebecca (l’ossessione del marito per la consorte scomparsa) e Il sospetto (il bicchiere di latte). Il cast si adatta a rivestire personaggi fissi del genere: il mad doctor Robert Flemying, la moglie instabile e impaurita Barbara Steele, l’eroe innamorato e decisivo in extremis Silvano Tranquilli e l’ambigua governante Harriet White. Romanticismo e necrofilia in un binomio certo ardito per l’epoca.
MEMORABILE: La discesa nella cripta; viva nella bara."
MEMORABILE: La discesa nella cripta; viva nella bara."
Il recensore Homesick avrebbe potuto citare anche un film di Roger Corman in cui una donna viene sepolta viva e si trova all'interno della bara, riuscendo a liberarsi proprio come ha fatto Cynthia: I vivi e i morti (House of Usher, 1960), liberamente tratto dal racconto di Edgar Allan Poe La caduta della casa degli Usher (The Fall of the House of Usher).
Faggi ha scritto:
"Audacia all'italiana squisitamente folle in questo melodramma necrofilo, visionario, dai cromatismi che ipnotizzano, impreziosito dalla dedizione alla causa di attori mossi da fili magici - Barbara Steele iconica, inesorabile, impressionante. Cosa importa dell'intreccio? Quasi nulla; è l'evocativo immaginifico a tessere la tela; è la superficie smaltata di fantasticherie lugubri a colpire con esattezza espressiva - nel cerchio di genere. E infine è impossibile resistere alle curiose citazioni da Hitchcock, un divertimento stanarle."
Nicola81 ha scritto:
"Senza i pesanti interventi della censura sarebbe stato senz'altro più comprensibile e, quindi, probabilmente anche migliore. Dovendo però giudicare quello che ho visto, non posso esprimere un giudizio positivo. Un film curato nelle atmosfere e nella messa in scena (veri e propri marchi di fabbrica del gotico italiano), ma troppo lento e non certo recitato benissimo (neppure l'iconica Steele offre qui una prova memorabile). Per fortuna Freda, con lo pseudosequel Lo spettro, saprà riscattarsi alla grande..."
Trivex ha scritto:
"Tenebroso, sofisticato ed allucinato (le espressioni dipinte sul volto del professore), prodotto dell'epoca creativa italiana. Accompagnato da un tema musicale che sa di morte/o, come una serenata al defunto e al suo odore. È una sottile nenia malata e oscura che conduce alla maledizione ed al trapasso; ma quest'ultimo viene vissuto come una esperienza eccitante e seducente. Non è esplicito (per le risapute ragioni) e per questo non trova il podio tra le pellicole antiche e disturbanti: per qualcuno un pregio, per altri un limite. Genio e sregolatezza."
Jdelarge ha scritto:
"Film coraggioso quello di Freda, che infatti ha dovuto soccombere alle censure dell'epoca, le quali hanno reso la pellicola quasi incomprensibile. Si parla di necrofilia, ma la trama passa in secondo piano (anche per i motivi sopracitati) per lasciare spazio a una fotografia gotica eccezionale, ricca di colori assurdi, aiutata da una bellissima scenografia. I dialoghi sono rarissimi perché è l'atmosfera quella che conta. Il film è d'importanza fondamentale per quanto riguarda il genere; testimoni illustri i primi horror di Argento.
MEMORABILE: I piedi visti dal buco della serratura."
MEMORABILE: I piedi visti dal buco della serratura."
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