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mercoledì 8 aprile 2020

I GREKS PORTANO DONI 

Titolo originale: The Greks Bring Gifts 
Autore: Murray Leinster 
Anno: 1964
Lingua originale: Inglese
Paese: Stati Uniti d'America
Tipologia narrativa: Romanzo
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Epica spaziale, fantascienza hard, invasione
     aliena
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
1a ed. italiana: 1976 (Urania n. 695)
2a ed. italiana: 1985 (Millemondiestate n. 27)
Traduttore: Beata della Frattina 
Titoli tradotti: Non sono state trovate altre traduzioni
 
Sinossi (da Mondourania.com):
"Quando la gigantesca astronave dei Greks spunta da dietro la Luna, l'umanità è presa dal panico. Ma l'allarme, a quanto sembra, è ingiustificato, non c'è, a quanto pare, niente da temere. I Greks, socialmente e tecnologicamente avanzatissimi, sono come gli antichi Greci rispetto ai barbari: il loro scopo ultimo è di diffondere nei pianeti "sottosviluppati" la loro superiore forma di civiltà; la missione dell'astronave è di portare agli uomini degli spendidi regali energetici che trasformeranno la Terra in un paradiso. Per fortuna Jim Hacket, esperto in fisica moderna ma anche in storia antica, si ricorda dell'antico detto secondo cui bisognava "temere i Greci anche quando portano doni", e si chiede, tra l'altro, cos'abbiano messo i Greks nella profonda buca che dopo l'atterraggio hanno scavato di nascosto sotto l'astronave." 
 
Trama:
Il narratore ricostruisce i fatti recenti della storia del genere umano a beneficio dei lettori, presentando gli eventi portentosi di cui è stato testimone durante la sua gioventù. In questa ricostruzione ci sono molte sproporzioni temporali e incongruenze. In pratica le cose sono andate così: l'arrivo sulla Terra della grande astronave dei Greks ha prodotto una discontinuità traumatica nella storia del genere umano, ponendolo in gravissimo pericolo. Tuttavia, una volta sconfitto questo formidabile nemico col solo aiuto dell'ingegno di un uomo e dell'improbabile collaborazione delle autorità delle nazioni, ecco che il progresso dell'umanità accelera all'improvviso fino a portare all'instaurarsi di una civiltà a livello galattico. 
 
La reazione dell'umanità all'arrivo dei Greks e ai loro doni è stata paragonabile a quella indotta da una massiccia anestesia. Si è avuta la totale abolizione del senso critico e dello stesso concetto di razionalità. Abbagliati da un sistema che permette di captare e di trasmettere a qualsiasi distanza l'energia, come se fosse creata dal Nulla, i popoli della Terra hanno abbandonato in poco tempo le vecchie tecnologie, trovandosi così alla mercè degli alieni. C'è una sola persona su tutti il nostro pianeta a diffidare di questi politicanti scesi dagli abissi siderali: il dottor Jim Hackett, un fisico che cova un grande risentimento per non aver superato un esame sulle conoscenze scientifiche dei Greks. Con la sua assistente, la signorina Lucy Thale, l'accademico intraprende un defatigante viaggio in automobile verso il luogo in cui è atterrata l'astronave dei "benefattori" alieni. Nel corso del tragitto la coppia si imbatte in un aldariano che ha avuto un brutto incidente d'auto. Gli Aldariani sono alieni ipertricotici dal sembiante ferino, vagamente somiglianti a licantropi, che i Greks hanno condotto sull Terra come schiavi. Condotto l'aldariano ferito in un ospedale, Lucy scopre una verità fastidiosa. L'alieno peloso è sordo, i suoi padroni Greks gli hanno reciso i nervi acustici per impedirgli di percepire i suoni. Prima che le cose si mettano male, Hackett e la donna riescono a fuggire dall'ospedale e a far perdere le loro tracce - non prima che l'aldariano abbia consegnato a Lucy un misterioso congegno che aveva con sé. 

Giunti alla loro destinazione, dove le folle attendono nei pressi dell'astronave dei Greks, il dottor Hackett e la sua compagna iniziano a lavorare con alcuni uomini di Scienza che si occupano di scavi archeologici. Così concentrano la loro attenzione su una buca riempita dagli alieni con ogni sorta di rifiuti. La scavano e scoprono i corpi di numerosi aldariani uccisi, abbandonati nell'immondizia come se valessero meno degli escrementi. Da questo rinvenimento inizia la riscossa della Terra. Come per miracolo, tutti i governi del pianeta si convincono per incanto della pericolosità dei Greks e dei loro funesti doni. Si scopre così che i congegni per la captazione e la trasmissione dell'energia dal Nulla sono illusori, che sono soltanto giocattoli che ricevono ciò che i Greks trasmettono, che non funzionerebbero mai senza un simile input. Nel frattempo l'astronave dei Greks è decollata, diretta verso le vastità galattiche. Dall'analisi di questi meccanismi, il fisico ribelle riesce a produrre un'arma mortifera, in grado di annientare uno scafo alieno. L'intenzione è chiara: non appena i Greks faranno ritorno, su richiesta dei popoli tumultuanti, avrà inizio la rivincita. Proprio da questo atto audace avrà inizio l'Impero Terrestre!
 
Recensione:
Se devo essere sincero, i Puffi hanno più verosimiglianza di questo costrutto narrativo. La mia domanda non è poi così complessa. Se i governi della Terra non riescono a mettersi d'accordo nemmeno su un dettaglio insignificante, come si può credere che agiscano in concordia nei confronti di una grave minaccia esistenziale? A simile quesito c'è un'unica risposta. Non è possibile alcuna reazione organizzata e coerente. Molti troveranno che la mia risposta sia desolante, eppure le cose stanno così. Alle intelligenti premesse di Leinster non corrispondono conseguenze altrettanto plausibili. Sarebbe bastata una conoscenza elementare della termodinamica per rifiutare con sdegno le profferte dei Greks, ma è inutile sperare che questo possa avvenire dove imperversa un sistema scolastico ostile alla Logica, la cui essenza è quella di uno schifoso vivaio di bulli!    
 
Timeo Greks et dona ferentes 
 
Com'è risaputo, Virgilio fa pronunciare al troiano Laocoonte, gran sacerdote di Poseidone, alcune famose parole: Timeo Danaos et dona ferentis, ossia "Temo i Greci anche quando portano doni" (Eneide, Libro II, 49). La forma vergiliana ferentis, un interessante arcaismo (con -is in luogo di -es), è in genere emendata in ferentes quando si cita il verso, credo per evitare crisi a qualche insegnante isterica. Spesso ci si imbatte anche in Timeo Graecos et dona ferentes, in cui Danaos è stato opportunamente sostituito col più familiare Graecos. Proprio da questa versione ad usum Delpini ha tratto ispirazione Leinster. Sostituendo Graecos con Greks, ecco pronta l'idea portante del romanzo, che a giudicare dallo stile è stato scritto in fretta e furia, i modo quasi convulso. I celebri tagli di Urania hanno rimosse alcuni passaggi. La rivelazione che il fisico Hackett avrebbe dovuto fare alla bella Lucy è stata omessa. Era una cosa elementare: data l'assonanza di Greks con Graecos, i giganteschi extraterrestri grigiastri non potevano essere onesti!
 
Amenità politiche 
 
A un certo punto ne ho avuto la certezza. I Greks appartengono al Club Bilderberg! Provate a immaginarveli! Altissimi e segaligni, dalla pelle grigia e zigrinata come quella di un palombo, ma con fattezze ben riconoscibili: ricordano quelle dei membri del Governo dei Tecnici che ci ha afflitto dopo la caduta del Satiro di Hardcore! 
 
Altre recensioni e reazioni nel Web:
 
Credo che questo sia in assoluto uno dei romanzi di fantascienza meno conosciuti e con meno riscontri. Ho fatto una certa fatica a trovare pochi brevissimi commenti. Si trovano su Anobii.com e sono tra l'altro abbastanza datati. 

 
Mauro ha scritto:

"Forse si sono ispirati a questo romanzo per la serie TV "Visitors". Comunque l'idea dell'alieno apparentemente "buono", ma che in realtà ha brame di conquista è sviluppata in modo interessante e avvincente." 

VM71 ha scritto:

"Timeo danaos et dona ferentes
Quando i Greci recano doni, è buona regola tenere gli occhi aperti. :-)
Romanzo degli anni '50, un pò ingenuo ma piacevole da leggere, se vi piace la fantascienza classica."
 
Plutonio186 ha scritto:

"La storia è carina e originale , almeno non ho mai letto una storia simile , l'unica cosa è che essendo scritto quando è stato scritto , ho trovato difficile immedesimarmi in qualsiasi personaggio ." 

giovedì 20 febbraio 2020

ADVERSUS JAMES REDFIELD: COME SMASCHERARE LE UNDICI ALLUCINAZIONI

Facendo una ricerca in rete, mi sono imbattuto in un messaggio postato più di un anno fa in un forum ora abbandonato.

Un ragazzo chiedeva aiuto perché un suo amico si era rovinosamente invaghito di una fanatica della Profezia di Celestino, e la sua vita era diventata impossibile. Nessuno è stato in grado di produrre una confutazione delle idee di quella donna. Soltanto un utente ha fatto qualcosa, fornendogli con scarsa convinzione un
link al CICAP. Mi è già capitato di avere a che fare con l'opera di James Redfield, così riprendo e sviluppo alcune riflessioni che avevo messo per iscritto di getto. Di certo molti penseranno che sia una perdita di tempo discutere delle opere che sono il prodotto di pura fantasia.

Il punto è che Redfield non intende i suoi libri come un semplice passatempo, ma come i Vangeli della Nuova Era. C'è chi ha preso tanto sul serio tali scritti da cambiare la propria vita, dando addirittura vita ad associazioni più o meno segrete. 
 
In sintesi i contenuti delle prime 9 Illuminazioni (la Profezia di Celestino) sono i seguenti:

1) Prendere coscienza del risveglio spirituale in atto e delle coincidenze che si presentano nella nostra vita;
2) Questo risveglio rappresenta il sorgere di una nuova visione del mondo  ed un nuovo passo importante dello sviluppo umano;
3) Tutto ciò che esiste è energia sacra che possiamo percepire ed intuire. Possiamo assorbire l'energia che si irradia, in particolare dalla bellezza;
4) La competizione per l'energia è la causa di tutti i conflitti tra gli esseri umani.
5) Si attinge energia attraverso il connubio con l'universo provando amore per il tutto;
6) Comprendere il proprio passato alla luce degli scambi di energia, partendo dai drammi infantili che creano intimidatori, inquisitori, riservati e vittime;
7) Scoprire la corrente attraverso cui l'energia scorre: coincidenze e casi fortuiti che intuiscono e guidano la realtà, sogni che vanno interpretati e rapportati alla vita;
8) Interagire con gli altri positivamente: quando si parla con un'altra persona, per elevarne l'energia, bisogna concentrarsi sul suo viso con amore. 
9) L'evoluzione ci porta ad una crescita spirituale. In  un mondo 'ecologico' si chiarirà il rapporto fra tutte le religioni si opererà per creare nuove condizioni di convivenza pacifica e di benessere.

La Decima Illuminazione, volume che ha avuto minor successo, indica in sostanza l'ottimismo come base della crescita spirituale. Nel Segreto di Shambhala, viene spiegata in quattro punti l'Undicesima Illuminazione, una sorta di guida pratica su come realizzare uno stucchevole paradiso terrestre.

Tutta l'impalcatura è molto stupida, innervata da un utilizzo inappropriato e parodistico dei principi della Scienza. Il becero sincretismo tra paranormale e fisica moderna non ha di per sé nulla di originale, ma è una delle grottesche caratteristiche distintive della filosofia
New Age. Con la loro pretesa di penetrare i segreti stessi dell'Universo, questi guru sono avvolti in una totale cecità.

Le teorie di Einstein sono ritenute un pilastro portante, in quanto dimostrano l'equivalenza tra massa ed energia. Illustro brevemente l'equivoco. La massa è legata all'energia tramite un'equazione in cui tutti si sono imbattuti nel corso della loro vita: E = mc2 , dove E è l'energia, m è la massa e c è la velocità della luce nel vuoto. L'energia è ovviamente intesa come grandezza fisica misurabile. Ora, secondo gli Acquariani, questa energia sarebbe invece una quantità mistica (fisicamente NON misurabile). La dimostrazione dell'esistenza di una dimensione trascendente è cosa difficile usando i semplici artifici della fisica e della matematica, al punto che a tutt'oggi prevalgono orientamenti materialisti. Bisogna andare nel campo della filosofia, e anche qui è molto difficile mettere tutti d'accordo. Almeno Tommaso di Aquino era meno ingenuo, e prima di sostenere o confutare qualcosa
si facesse un dovere di capirla a fondo.

Anche la quantistica è fraintesa al punto che un fisico e un celestino chiamano con gli stessi nomi cosa del tutto incompatibili. Il
Principio di Indeterminazione di Heisenberg non solo è un caposaldo della fisica moderna, ma ha ripercussioni di importanza capitale anche nella filosofia. Si può utilizzarlo per affermare che non può esistere un unico principio creatore onnisciente ed onnipotente. Non è infatti possibile conoscere al contempo due grandezze complementari come posizione e velocità, e questo non per imprecisione dei nostri strumenti di indagine, ma per una proprietà intrinseca della natura delle particelle stesse.

Sorprende sentire parlare del lavoro di Heisenberg nell'opera di Redfield. Egli ne travisa completamente i contenuti già a livello elementare, e ne fa uno strumento che a sua detta permetterebbe di guidare il flusso
di energia per dominare gli eventi!
Assurdità. Anzi, è vero l'esatto contrario. È stata data la dimostrazione scientifica della nostra totale incapacità di controllare gli eventi. Ogni nostra azione altera le cose, e solo il fatto di studiare una particella la influenza, in qualche modo la cambia. Ma questo non significa affatto che noi possiamo influenzare e cambiare ciò che osserviamo o pensiamo imponendogli di seguire i
nostri desideri.

Gli errori illustrati si riflettono in modo pesante nel concetto stesso di Profezia di Celestino. Prevedendo il futuro si prevede una possibilità, ma non la si determina. Ci sono così tante quantità che si influenzano in modo incontrollabile per poterlo fare, anche
ammettendo di poter davvero avere visioni di un possibile futuro.

A parte l'inconsistenza delle trovate narrative (sorvoliamo sul senso di un testo in aramaico nel Perù del I millennio a.C.), che nel 600 a.C. fosse possibile fare previsioni con la precisione di DECENNI è impensabile. La quantistica impone l'essenziale inconoscibilità del futuro. All'epoca in cui il manoscritto fittizio sarebbe stato composto non era neppure concepibile che Roma sarebbe assurta a dominatrice d'Europa, il corso storico più probabile sembrava prevedere invece un'Europa celtica. Nulla lasciava presagire il sorgere della piaga delle religioni monoteistiche e il loro dilagare in Europa, in Asia, in America. Come potesse in tali condizioni essere evidente il movimento dei Figli dei Fiori è qualcosa di
inconcepibile.

Si dà della storia una visione schematica da manuale scolastico, fatta a comparti stagni, con le epoche considerate monadi senza alcuna comunicazione reciproca. Per fissare le idee, basta leggersi la descrizione che Redfield dà del passaggio dal Medioevo all'Evo Moderno. Secondo le inconsistenze celestine, l'uomo medievale vedeva ogni risposta in Dio e nella Chiesa che lo rappresentava, accorgendosi poi che i preti facevano dell'abuso sessuale e dei bagordi orgiastici il loro stile di vita. Ecco allora che all'improvviso all'uomo medievale venne il dubbio, e si domandò: "Forse che Cristo morì per questi porci zozzoni maledetti?" Come conseguenza automatica ecco procedere dal cielo il Rinascimento, ecco prendere corpo la Riforma. L'uomo avrebbe allora cercato la sua strada senza avere più un riferimento, e avrebbe mandato esploratori a trovare una risposta ai suoi perché. Non tornando più questi ricognitori, ecco iniziare un'età di bagordi e pazza gioia, nel completo oblio dello spirito. Il XX secolo con le sue atrocità sarebbe stato solo una parentesi in atteso dell'irruzione del Verbo Redfieldiano...

Non si fa notare una cosa fondamentale in questo delirante scenario: mentre Galileo fondava il metodo scientifico e veniva processato dall'Inquisizione, mentre sorgeva il Secolo dei Lumi, mentre scoppiava la Rivoluzione Francese e si espandeva poi il Positivismo, per il contadino la pioggia continuava ad essere Dio che piscia da un setaccio! Esattamente come per un ilota di Sparta.
 
La cultura ha una grande inerzia, ovvero una difficoltà a penetrare in tutti gli strati della popolazione. A volte si ha la netta impressione che certe conoscenze non abbiano mai davvero sfiorato la massa. Ancor oggi la gente della ricca Brianza crede che la carne marcia generi vermi e che le camice sudate facciano formare topolini. Io stesso ho avuto occasione di documentare il persistere della credenza nella generazione spontanea in quel di Albiate, a una ventina di km da Milano. Quanti ancora sono portati a pensare che sia il sole a girare attorno alla terra? Per molti non è realmente
cambiato granché.

Possibile poi che la Storia sia vista in modo così asettico? Possibile che in tutto questo organigramma non vi sia un posto per i genocidi, per le pestilenze, per i cataclismi, per tutte le ferite che da sempre affliggono l'umanità? La cosa che più urta in tutta
questa oscena filosofia è la Minimizzazione del Male.

La Profezia afferma, come già enunciato nella fisica classica, che a ogni azione corrisponde una reazione. Si dimentica però di specificare che la reazione si oppone all'azione. L'idea acquariana sostiene che ogni nostra azione porta su di noi una reazione dello stesso segno, in modo che chi pensa a cose belle avrà cose belle, chi pensa a cose brutte, avrà cose brutte. Cerca in tutti i modi di far credere che quanto ci capita non è che una conseguenza della nostra negatività. Ogni idea va messa alla prova portandola agli estremi. Se un uomo è corroso da un cancro che gli rende la vita impossibile e lo destina a una morte atroce soffocato nel suo stesso pus, si dovrebbe quindi pensare che non è stato abbastanza positivo e non ha pensato al suo corpo attirando su di sé energie benefiche? Se un bambino viene violato e torturato, e dopo il trattamento gli vengono espiantati gli organi, è andato forse incontro a un fato orripilante perché non ha coltivato una visione zuccherosa dell'universo? Un Cosmo candito per risolvere tutti i mali, e chi non ci riesce va dimenticato come se fosse un inutile oggetto? Al danno si
aggiunge la beffa.

È inutile mentirsi. Bisogna guardare in faccia la realtà delle cose, quanto è avvenuto e tuttora avviene su questo pianeta dovrebbe essere sufficiente allo scopo. Shambhala è una menzogna. Proiettate la vostra mente tra gli orrori, conducendola in luoghi di di sterminio, dove migliaia di uomini, donne e bambini sono trucidati senza pietà. Pensate alle peggiori aberrazioni che divampano in questa società, concentrate la vostra attenzione sulle più abominevoli violenze inflitte a inermi creature umane e animali. Provate a creare in voi il silenzio per sentire urlare milioni di spettri. Tutto vi sarà chiaro. Una sola goccia di questo inferno sarebbe in grado di annichilire qualsiasi egoistico paradiso. Questo universo è il Male, e la religione di Celestino è solo una delle tante droghe deleterie iniettate dal Creatore Malvagio in questa umanità agonizzante assetata di illusioni. 

Chi è cieco all'Orrore ne sarà la prima vittima. 

(Il Volto Oscuro della Storia, 5 febbraio 2008)  

Tanto tempo è passato. Ormai è sprofondato nel Nulla quel forum in cui un ragazzo che chiedeva aiuto per un amico innamorato perso di una deficiente new ager. Forse è diventata polvere anche lei.

venerdì 25 ottobre 2019


NON C'È FUMO SENZA FUOCO

Titolo originale:  Il n'y a pas de fumée sans feu
Anno: 1973
Paese: Francia, Italia
Lingua: Francese
Durata: 123 min
Genere: Drammatico
Sottogenere: Politica, giornalismo, malagiustizia, corruzione
Regia: André Cayatte
Assistente alla regia: Alain Bonnot
Soggetto: André Cayatte
Sceneggiatura: André Cayatte, Pierre Dumayet, Roberto De
    Leonardis
Dialoghi: Pierre Dumayet
Casa di produzione: Audio Labrador Carlton, Euro 

Distribuzione in italiano: San Paolo Film
Distribuzione in francese: C.F.D.C.
Fotografia: Maurice Fellous
Montaggio: Françoise Javet
Musiche: Pierre Duclos
Scenografia: Robert Clavel
Costumi: Nicole Brize
Trucco: Mario Banchelli, Louis Bonnemaison, Irene Servet-
      Matagne
Interpreti e personaggi:
    Bernard Fresson: Michel Peyrac
    Annie Girardot: Sylvie Peyrac, la moglie di Michel
    Frédéric Simon: Il figlio dei Peyrac
    André Falcon: Joseph Boussard
    Michel Bouquet: Edouard Morlaix
    Mireille Darc: Olga Leroy
    Marc Michel: Jean-Paul Leroy
    Mathieu Carrière: Ulrich Berl, il fotografo tedesco
    Paul Amiot: Gustave Arnaud, il marito di Corinne
    Micheline Boudet: Corinne Arnaud
    Pascale de Boysson: Véronique
    Robert Rimbaud: George Ravier
    Georges Riquier: Il giudice
    André Penvern: Il parroco amico di Peyrac
    Marius Laurey: Un picciotto di Morlaix
    Paul Bisciglia: Un picciotto di Morlaix
    Victor Garrivier: Un poliziotto
    Nathalie Courval: Gaby
    Marc Michel: Jérome Leroy
    Jean-Paul Tribout: Il radiogiornalista
    Patrick Bouchitey: L'amico di Ulrich
    André Reybaz
    Pierre Tabard
    Jacques Ardouin
    Didier Gaudron
    Pierre Leproux
    Marius Balbinot
    Daniel Bellus

Trama:
Il sindaco Joseph Boussard è un politicante repellente e mafioso. Non ha scrupoli di sorta, il suo encefalo è puramente rettiliano: ogni sua pulsione ha come fine ultimo la predazione, il sopruso e il malaffare. Coinvolto in ogni genere di porcheria, vuole radere al suolo il sobborgo di Chavigny, satellite di Parigi, per sostituirlo con un opprimente conglomerato cementizio in cui deportare la popolazione nativa, da lui vista come una varietà subumana. Se qualcuno osa emergere dalla fogna del comune da lui governato con pugno di ferro, subito è sommerso da guai a non finire. Boussard dispone di un valido agente segreto, il bieco vicesindaco Edouard Morlaix, che fa pedinare qualunque elemento scomodo. Profondo conoscitore della natura umana, Morlaix sa bene che in ogni persona c'è sempre qualcosa che non va: si trova sempre una macchia che può essere usata per ricattare e per neutralizzare chiunque. Alle dipendenze di Morlaix lavora una squadraccia di energumeni sempre pronti a ridurre a malpartito gli avversari politici. Accade così che una notte essi commettono un omicidio. Un attacchino del campo avverso viene sorpreso mentre dipinge sui manifesti elettorali di Boussard i baffetti da Hitler (la reductio ad Hitlerum è onnipresente nel mondo moderno e postmoderno). Come conseguenza di cotanto ardire, l'attivista viene incalzato e finisce colpito a morte dall'automobile degli sgherri boussardiani. Si scatena il pandemonio. I funerali del defunto vedono una grande partecipazione da parte dei popolani di Chavigny. Emerge dal loro novero la figura del dottor Michel Peyrac, un medico integerrimo, di grande levatura morale, tutto impegnato nel suo lavoro a favore degli altri senza mai pretendere alcun vantaggio per sé e senza sguazzare in alcun brago. La sua stessa presenza è ingombrante, il suo operato è come fumo negli occhi per Boussard e per la sua cricca mascherata da giunta. Un simile campione di onestà non può essere tollerato, deve essere rimosso con qualsiasi mezzo, legale o illegale. Tanto più che Peyrac non si limita a semplici dichiarazioni di principio: accetta infatti l'invito dei suoi sostenitori a candidarsi alle elezioni comunali. Se riuscisse ad essere eletto, diverrebbe sindaco di Chavigny e il tempo di Boussard sarebbe finito. Ecco che Morlaix si mette in moto e fa pedinare il medico. Non scopre nulla di degno di nota su di lui, ma non demorde. Infatti le sue indagini sulla moglie del dottor Peyrac, Sylvie, hanno maggior fortuna. La signora - pur fedelissima al suo uomo - frequenta una donna di condizione altolocata, l'affascinante bionda Olga Leroy, che ha una vita sessuale molto disinvolta, libera come quella delle mosche. Non soltanto il marito della maliarda, Jean-Paul, è al corrente di questo e approva, ma dirige lui stesso le danze, organizzando sfrenati festini orgiastici. Ogni sera, nella dimora signorile dei Leroy, maggiorenti del paese, si svolgono baccanali sessuali - a cui la Peyrac non partecipa. Il giovane tedesco Ulrich Berl si diverte a fotografare i partecipanti a questi convegni durante le loro sfrenatezze, eccitandosi nel contemplare il piacere altrui. Nonostante abbia fama di uomo poco virile (all'epoca si faceva confusione tra il concetto di "guardone" e quello di "impotente"), Berl si mostra intraprendente con la signora Peyrac, che concupisce a tal punto da sviluppare per lei un'autentica fissazione. La corteggia, la fotografa per fare complesse e stravaganti opere d'arte simili a collage, mettendo le riproduzioni del suo volto nei contesti più grotteschi. Queste passioni giungono alle orecchie di Morlaix, che passa all'azione, ricattando il ragazzo per via di certi suoi trascorsi giudiziari (ha lasciato morire una ragazza piena di droga) e costringendolo così a produrre un fotomontaggio in cui la signora Peyrac compare nel ben mezzo di un'orgia nella casa di Olga. Una volta entrato in possesso della fotografia alterata, Morlaix la usa come arma contro il dottor Peyrac. Una mattina Sylvie trova quel materiale nella buca delle lettere, assieme all'invito a premere sul marito affinché ritiri la sua candidatura alle comunali. In caso contrario, la lettera ricattatoria afferma che tutti a Chavigny riceveranno una copia della foto compromettente. La signora Peyrac non dà troppo peso alla cosa, perché nutre la puerile convinzione che quando una persona è onesta non debba temere nulla. Fa sapere tutto al consorte, esortandolo a non cedere. Il punto è che Morlaix non è uno di quei politici sbruffoni che strepitano e tuonano minacciando i loro avversari a destra e a manca, per poi non fare nulla. Non è come Netanyahu, per intenderci. Una mattina, in tutte le caselle postali di Chavigny, nessuna esclusa, viene collocata una copia della foto con la signora Peyrac che si fa possedere carnalmente. Tutti, persino i bambini, possono vedere. La reazione di sdegno popolare è fortissima. Sui muri compaiono enormi disegni di cazzi gonfi e scritte del tipo "Le puttane votano Peyrac". Il figlio della coppia viene bullizzato e aggredito a scuola, tanto che la madre è costretta a portarlo in un ambiente più tranquillo, in un istituto gestito dalle suore. Le disgrazie sono appena all'inizio. Ulrich Berl, in preda ai sensi di colpa, ha scritto una lettera al fratello che vive in Germania, rivelandogli l'accaduto e pregandolo di rendere tutto pubblico in caso capitasse qualche "incidente". A questo punto Morlaix fa uccidere il fotografo tedesco, trovando un modo ingegnoso e diabolico per far ricadere la colpa proprio sul dottor Peyrac, che finisce in prigione. In Francia non esiste l'habeas corpus: l'imputato è considerato colpevole di default e deve provare da sé la propria innocenza. Tutti i tentativi di dimostrare la falsità del fotomontaggio porno risultano fallimentari: persino i laboratori della Marina militare, che hanno in dotazione le apparecchiature più moderne e sofisticate, non riescono a trovare alcuna traccia di manipolazione nel documento. La situazione sembra sul punto di precipitare. Sylvie supplica la sua amica Olga di trovare il modo per liberare il marito ingiustamente detenuto. La signora Leroy riesce a identificare l'amica Corinne Arnaud nella donna il cui volto è stato sostituito da quello della signora Peyrac. Mette così in atto un elaborato ricatto. Si reca dalla famiglia Arnaud, di elevatissime condizioni sociali, mostrando al cornuto Gustave la foto originale in cui compare sua moglie Corinne e minacciando di consegnare il negativo alla signora Peyrac. In questo modo ottiene quanto richiesto. Il dottor Peyrac viene scagionato da testimoni comparsi all'improvviso e rilasciato dal carcere, ma è psicologicamente annientato, così ritira la sua candidatura. Non tutti i suoi sostenitori della prima ora sono rimasti ad attenderlo, segno evidente che lo scandalo ha intaccato in modo serio la sua reputazione. Boussard stesso annuncia di non volersi ricandidare, ma al contempo passa la palla al suo fido collaboratore, il mefistofelico Morlaix!



Recensione:  
Vidi questo film per la prima volta quando frequentavo le scuole medie, a un cineforum scolastico gestito da un prete grassoccio e sadiano dai radi capelli biondicci. Somigliava un po' a una versione paffuta di Houellebecq. Quando ho rivisto la pellicola, decenni dopo, mi sono reso conto di quanto precoce è stata la mia esposizione a frammenti di pornografia. Non me ne ricordavo proprio più. Ero ancora quello che Giovanni Calvino chiamava un "piccolo fetente". Sì, ero quello che Sigmund Freud definiva un "perverso polimorfo". Ne sono sicuro, dentro di me c'era qualcosa che mi permetteva di comprendere l'intrinseca essenza di quanto vedevo, anche se una specie di censore interiore poi si metteva in moto per rimuovere tutto. "Ma sì, sono cose che fanno le francesi", questo mi dissi quando vidi la foto in bianco e nero dell'orgia, con la Girardot che veniva posseduta nella posizione viso a viso, mentre una bionda era messa alla pecora e penetrata da dietro da un amante, tra le chiappe, mettendo al contempo la faccia in mezzo alle gambe di un altro uomo, di cui accoglieva il fallo in bocca. Tutto ciò è riemerso all'improvviso nel mio cranio, come una bolla eruttata in un calderone pieno zeppo di caldo pus maleodorante, proprio mentre mi sono passate davanti agli occhi nuovamente quelle sequenze del capolavoro di Cayatte, non molto tempo fa. "Le francesi sono tutte così, specialmente quelle bionde", pensavo da piccolo - dove "sono tutte così" stava per "sono tutte puttane". Questa era stata la mia conclusione, il risultato prodotto dal mio cervello febbricitante, intossicato dai veleni sparsi dal perverso ecclesiastico. Un'altra scena che si è stampata a fuoco nella mia memoria infantile, perduta e recuperata, è stata quella in cui la bellissima Mireille Darc, conturbante e dai capelli biondissimi, quasi albini, stava straiata tutta nuda in posizione prona, a pancia in giù. Un picciotto del lubrico vicesindaco Morlaix, commentando quella visione paradisiaca, spiegava che un amante baciava la donna leggiadra dappertutto. La mia fantasia si è sfrenata, si è messa a galoppare. Non posso fare a meno di pensare a queste cose. Ora come allora. Sì, l'amante le metteva la bocca su ogni parte del corpo: sui piedi, sulle chiappe, sull'ano, su ogni lembo di pelle, la baciava e la leccava... Servono a questo gli amanti, non è vero? Sì è vero, è sacrosanto, anche quando non sono apprezzati da nessuna. In qualche modo questi pensieri morbosissimi già pulsavano nella mia mente infantile, anche se non trovavano parole adatte per esprimersi. Esistevano già, nonostante siano rimasti sopiti e indecifrabili per molto tempo. E tutto questo, signore e signori, è il mitico Non c'è fumo senza fuoco del geniale André Cayatte. Non mi è stato facile ritrovare il film, sapete? Ho dovuto cercarlo per mesi prima di poterlo finalmente vedere di nuovo. Non ne ricordavo neppure il titolo. Il Web all'inizio mi è stato di scarso aiuto, opponeva una strenua resistenza ai miei tentativi. Poi finalmente ho trovato la chiave di ricerca giusta, sono riuscito nel mio intento e ho recuperato tutte le informazioni che cercavo. Spesso sono rimasto deluso da film rivisti dopo molto tempo: talvolta mi sono parsi insipidi, altre volte inconsistenti o addirittura grotteschi. Non è questo il caso. Le sequenze cayattesche sono da vedere e da rivedere. Adoro la Darc. Avrei potuto innamorarmi di lei, e invidio Alain Delon (che pure non riscuote le mie simpatie, è troppo gangsteresco) per aver avuto contatto con la sua pelle, per averla conosciuta in senso biblico. Certo, Annie Girardot è bravissima, la sua interpretazione è intensa e particolare, ma non è lei il mio tipo ideale di donna. Spero che scuserete le mie tediose considerazioni. A questo punto non vi resta che visionare di persona quest'opera meritoria e di farmi sapere le vostre opinioni.


"Male non fare, paura non avere"

Molti in Occidente sono convinti che il Principe Siddharta Gautama, più noto come Buddha, abbia pronunciato queste parole: "Male non fare, paura non avere". In realtà non mi risulta che il detto sia a lui attribuibile. Non in modo diretto. È semplicemente un adagio popolare italiano, che affonda le sue radici nel latino "recte faciendo, neminem timeas", ossia "agendo rettamente, non devi temere nessuno", di chiara origine stoica. Del resto le frasi apocrife di Buddha sono innumerevoli, tanto che se le si raccogliesse si potrebbe comodamente ottenere un'enciclopedia voluminosa come la vecchia Treccani. Chi al giorno d'oggi ha scritto sul suo vessillo "Male non fare, paura non avere", non ha in genere la benché minima idea di chi fossero gli Stoici. Le genti intepretano queste parole così: "Male non fare e non ti capiterà nulla di male, sarai sempre al sicuro". Un singolare fraintendimento, in cui è caduta la stessa signora Peyrac. Difficile rendersi conto di quanto sia ingannevole questo sentire comune che impregna lo Zeitgeist iper-ottimista e puffesco. Per far capire cosa si intendeva in Oriente, riporto un breve aneddoto. Si racconta che un monaco buddhista incontrò un bandito, un feroce predone di strada che lo minacciò con una spada. Volendo terrorizzare il religioso, il malvivente gli disse: "Ti rendi conto che potrei infilzarti con la spada in un attimo?" Al che l'altro rispose prontamente: "E tu ti rendi conto che hai di fronte un uomo a cui non interessa proprio niente di essere infilzato con la spada?" Si dice che il brigante, sconvolto da quanto aveva udito, cadde in ginocchio convertendosi e diventando egli stesso un monaco; col tempo divenne addirittura un santo, molto venerato dal popolino. Nell'Antica Roma si riportano episodi non troppo dissimili. Il filosofo stoico Epitteto fu schiavo di Epafrodito, un effeminato e crudele liberto dell'Imperatore Nerone. Epafrodito si divertiva a percuotere con un bastone una gamba del filosofo, che senza scomporsi predisse la rottura dell'osso. Quando avvenne l'inevitabile, lo stoico disse al suo torturatore qualcosa come: "E adesso che mi hai rotto la gamba, cos'hai ottenuto?" Tutto ciò è mirabile. Per far capire come la stessa esortazione a non temere alcun male viene interpretata nell'Occidente moderno e postmoderno, riporto invece il caso di un fricchettone pieno zeppo di cannabis, fumato fin sopra i capelli, una vera e propria testa di ganja che scriveva in Facebook a ogni piè sospinto: "Male non fare, paura non avere!" Ma come? Se i poliziotti fossero piombati nella casa di questo coglione fallocefalo, immagino che sarebbe stato zitto all'istante, sudando freddo. Si sarebbe defecato in mano, rischiando una bella condanna per la sua "fioritura". Già, perché se anche egli riteneva che coltivare piantine di cannabis fosse una cosa buona e innocente, non comprendeva di vivere in una nazione in cui è in vigore una legge che lo vieta e commina pene severe a chi sia trovato colpevole. Dove hanno sbagliato i Peyrac e il fricchettone pieno di ganja? Hanno tutti misurato il concetto di Male col proprio metro, senza tenere nel benché minimo conto il contesto. Un contesto che del Male ha un'idea diversa. Hanno poi creduto nell'esistenza di una forza soprannaturale in grado di difenderli e di far trionfare le loro ragioni sulle avversità del mondo. Inutile dire che una simile forza non esiste. Ovviamente, né i Peyrac né l'adoratore della Maria hanno come fondamento della loro esistenza il raggiungimento del Nirvana o le dottrine di Marco Aurelio. Non c'è quindi detto più ingannevole di "Male non fare, paura non avere", per due motivi: in primis tu puoi pensare di  non fare nulla di male, mentre fai qualcosa che è ritenuto male da quanti ti circondano; in secundis tu puoi non aver fatto proprio nulla, ma gli altri ti possono gettare addosso una valanga di merda. Molto in concreto, in entrambi i casi c'è da avere paura. La merda non te la leverà di dosso nessuno.

La calunnia è come il plutonio 

No, la calunnia non è un venticello, come popolarmente si dice. La calunnia è un contaminante. Agisce proprio come l'elemento più tossico nell'intero Universo: il plutonio. La calunnia è come il plutonio, ne ha tutte le proprietà. Anzi, è ancora più nociva del letale metallo transuranico, perché compromette in modo irreparabile l'ontologia stessa di chi viene contaminato. Penetra nel suo essere e lo inquina. Cayatte ci mostra un duro ma necessario insegnamento: è impossibile per chi è stato calunniato ritornare integro. Per rendere l'idea, si può dire che la calunnia agisce in modo quantistico. Quando il contaminante si posa su una persona e si insinua in profondità, la realtà stessa finisce col diventare irrilevante. Agli occhi del mondo, non ha più nessuna importanza nemmeno che il calunniato sia davvero colpevole o innocente. Non interessa a nessuno conoscere la verità. Per paradosso, se anche fosse accertata l'innocenza in modo inequivocabile, rimarrebbe comunque un residuo di sospetto. L'azione di questo veleno concettuale vanifica la conoscenza, la perturba, sfoca gli stessi fatti, crea le condizioni per qualcosa di terrificante: l'Indeterminazione. La Fisica della Calunnia è illustrata in modo magistrale in Non c'è fumo senza fuoco. Quando la matassa degli eventi funesti si avvia a dipanarsi, verso il finale del film, accade qualcosa di estremamente interessante. Il ricchissimo Gustave Arnaud pone alla bionda Olga Leroy, che lo ricatta, una sola condizione: aiuterà il dottor Peyrac a patto che egli non veda mai la fotografia originale e che quindi non sappia mai se la moglie gli è stata o meno infedele. Questo ha conseguenze gnoseologiche severe. Avete presente l'esperimento concettuale di Erwin Schrödinger? Quello del gatto chiuso in una scatola d'acciaio, che è al contempo vivo e morto? La stessa cosa accade con Sylvie Peyrac, che è al contempo infedele e fedele al marito. La donna ha partecipato e al contempo non ha partecipato all'orgia a casa dell'amica Olga Leroy. Il suo stato esistenziale è una sovrapposizione di funzioni d'onda epistemologiche che descrivono l'una un particolare evento e l'altra la negazione dello stesso evento. Non esiste nessuno strumento che il dottor Peyrac possa usare per raggiungere una conoscenza certa, perché l'indeterminazione è intrinseca, ontologica, non è dovuta a limiti tecnici nei mezzi d'indagine. La foto e il suo negativo esistono e nello stesso tempo non esistono: l'esperienza stessa della loro percezione è inaccessibile all'interessato. Non è raggelante? Non è destabilizzante? Possibile che nessun filosofo si sia reso conto di tutto ciò? Questo film è ben più di quanto possa sembrare a prima vista.

Altre recensioni e reazioni nel Web

Non è un film che abbia dato origine a una girandola di thread animati e di controversie, cosa di cui mi rammarico. In fondo non c'è da stupirsi che sia stato a dir poco sottovalutato. Sarà anche una banalità, ma devo dire che il cinema francese in genere non piace molto in Italia. Si trova qualche intervento sul sito del Davinotti:

Nicola81 scrive:

"Onesto dottore si candida sindaco di una città di provincia, ma l'amministrazione in carica ricorre a qualunque mezzo pur di fermarlo... Animato dalla consueta passione civile, Cayatte dirige un film di denuncia che pur reggendosi su un presupposto che desta non poche perplessità (possibile che negli anni '70 non si fosse in grado di smascherare una foto taroccata?), si segue con interesse grazie a un bel ritmo, dialoghi ficcanti e un ottimo cast: svettano Fresson e soprattutto la Girardot, poi l'ambigua Darc, Bouquet e Falcon al solito infidi" 

Kanon scrive, con una vena polemica:

"Cayatte riadatta l'affaire Markovic alla provincia, che pur piccola che sia tiene in seno serpi da serie A. Tentazioni manicheiste se ne vanno a spasso con una processione che la fa tanto ma tanto lunga - e col passare dei minuti, sempre più inverosimile - quando invece sarebbe bastata una banalissima prova del nove (cos'è, troppo pudore o dimenticanza volontaria subordinata alla tesi?) per poter sbugiardare la carnevalata imbastita. De toute façon, di mestiere il cast indora la pillola."

Come spesso accade, sono costretto a farmi bollire il sangue leggendo parole come "tentazioni manicheiste". Possibile che un aggettivo che descrive un grande pensiero religioso e filosofico sia usato in senso abusivo da gente che in sostanza non ne conosce nulla?

La pellicola di Cayatte non è affatto piaciuta ai gestori di www.filmtv.it, nel cui sito possiamo leggere questa nota desolante: 

"André Cayatte, prima di darsi al cinema, faceva l'avvocato. Ne avrà viste di tutti i colori ma questo non giustifica un racconto così artificioso, faticoso e didascalico. Il film si lascia vedere, ma data l'ottima prova degli attori (Annie Girardot in testa), resta un'occasione sprecata."

Profondamente scettico è anche Jonas, che pure riconosce al regista qualche merito:

"Il film fa parte della parabola discendente della carriera di Cayatte, ormai lontano dai fasti degli anni ’50, ma ne conserva il piglio vigoroso e la passione civile: c’è qualcosa soprattutto di Fascicolo nero, nella denuncia delle pericolose connivenze fra politici, magistrati e poliziotti. Il problema è che i cattivi sono così goffi, le loro macchinazioni così stupide, che si fatica a credere che possano reggere quasi fino alla fine (non so quale fosse la situazione dell’epoca: con gli strumenti a disposizione oggi, smascherare un fotomontaggio, verificare tabulati telefonici o stabilire l’ora di una morte sarebbe ordinaria amministrazione); e anche la vittoria finale dei buoni arriva in modo così contorto da non lasciare pienamente soddisfatti. Comunque, pur servendosi di mezzi elementari, la vicenda sa coinvolgere."

Tra questi recensori non ne vedo uno solo che abbia davvero compreso l'opera di Cayatte. Si limitano a considerazioni di estrema superficialità, com'è consuetudine in simili siti del Web. Potessi imbattermi in qualcosa che va al di là dei pensierini delle elementari e dei temini delle medie!  

lunedì 16 settembre 2019


L'ULTIMA ODISSEA 

Titolo originale: Damnation Alley
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1977
Lingua originale: Inglese
Durata: 91 min
Rapporto: 2,35:1
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Distopia, postapocalittico, postatomico
Regia: Jack Smight
Soggetto: Roger Zelazny
Sceneggiatura: Alan Sharp, Lukas Heller
Produttore: Paul Maslansky, Jerome M. Zeitman
Produttore esecutivo: Hal Landers, Bobby Roberts
Casa di produzione: 20th Century Fox
Fotografia: Harry Stradling Jr.
Effetti speciali: Milt Rice
Musiche: Jerry Goldsmith
Scenografia: E. Preston Ames
Trucco: Lon Bentley
Interpreti e personaggi:
    Jan-Michael Vincent: Tanner
    George Peppard: maggiore Denton
    Dominique Sanda: Janice
    Paul Winfield: Keegan
    Jackie Earle Haley: Billy
Doppiatori italiani:
    Giuseppe Rinaldi: maggiore Denton
    Rita Savagnone: Janice
    Michele Gammino: Keegan 



Trama: 
L'Unione Sovietica lancia i missili nucleari contro gli Stati Uniti, che rispondono prontamente all'attacco. Quasi la metà delle testate nemiche vengono intercettate, ma la catastrofe è inimmaginabile. Come conseguenza delle esplosioni, la Terra è portata sull'orlo dell'inabitabilità. L'asse terrestre subisce uno spostamento, i continenti diventano deserti, il clima è sconvolto da tempeste spaventose, i cieli ardono di perenni aurore polari, la flora scompare e la fauna subisce mostruose alterazioni. In questo scenario di desolazione che poco concede alla speranza, il maggiore Eugene "Sam" Denton è tutto ciò che resta del vecchio ordine. In pratica la sua mente sempre vigile è quanto di più complesso sia sopravvissuto della specie Homo sapiens. Con uno sparuto seguito di superstiti caricati su due autoblindo, l'integerrimo e austero militare conta di raggiungere la remota Albany, in quello che era lo Stato di New York - l'unica città a non essere stata distrutta dalle armi atomiche. La traversata da un capo all'altro dell'America è lunga e massacrante. Gli ostacoli si presentano quasi subito. Una delle due autoblindo viene distrutta in un incidente. Solo in pochi arrivano a destinazione, dopo aver affrontato molte insidie e molti orrori. Tra queste mer(d)aviglie spiccano gli eserciti di scarafaggi assassini in una città morta e gli zombie lebbrosi ultraviolenti in un autogrill abbandonato. L'epilogo, contro ogni aspettativa, è degno del magico mondo dei Puffi! 


Recensione: 
Se proprio dobbiamo dirla tutta, Damnation Alley farebbe schifo anche ai porci. Tra i problemi possiamo annoverare il budget insufficiente e per giunta sfruttato male, l'assoluta incapacità tecnica dei responsabili di questo delitto contro l'Arte, oltre alla carenza di idee. Insomma, la pellicola di Smight è un vero e proprio escremento in celluloide, e per giunta formato male, diarroico, pieno di cibo non digerito. Dante metterebbe il regista e tutto il cast a far compagnia a Brunetto Latini, sotto un'eterna pioggia di fuoco! 

Un'ucronia  che lascia di sasso!

Pochi ne sono al corrente. È stato per un puro caso se Star Wars di George Lucas ha avuto un immenso successo - anche se a distanza di tempo si comprende che è soltanto una massa di merda. Qualche oscuro decisore fu posto di fronte a una difficile scelta: concedere un discreto budget a George Lucas per il suo astruso progetto fantascientifico oppure far arrivare tali risorse a Smight per Damnation Alley. Ebbene, fu scelto proprio Lucas come destinatario della maggior parte dei soldi. Fu così che Guerre Stellari divenne uno dei miti fondanti dell'Umanità, mentre L'ultima odissea sprofondò nella sentina dei rifiuti più schifosi mai espulsi dall'intestino retto di questa specie dannata. Se le cose fossero andate diversamente, come sarebbe oggi il nostro pianeta? Star Wars sarebbe un film trash assoluto e inguardabile, come una di quelle invereconde schifezze di Lewis Coates (alias Luigi Cozzi). Nessuno, dico nessuno, avrebbe mai concesso per un suo seguito nemmeno il fantasma di un centesimo forato. Non ci sarebbe stata alcuna trilogia, per non parlare dei prequel e degli spin-off. Del resto, se anche a Smight fosse andato un budget notevole, non avrebbe comunque potuto creare un film avvincente, perché le idee non c'erano proprio! 

Alcune note sul ruolo dei militari 

L'idea portante del film in analisi è assai curiosa. Secondo i suoi ideatori - e forse anche secondo Roger Zelazny (confesso che non ho letto la sua opera e che neppure mi attrae) - i militari sarebbero asettici robot del tutto privi di passioni e programmati per condurre il genere umano verso la Salvezza. Una tesi che mi appare piuttosto discutibile. Il maggiore Denton è la quintessenza dell'abnegazione e della disciplina. Controllo assoluto sul corpo e su qualsiasi impulso. Com'è ovvio, non ha bassi istinti di sorta. Non desidera ubriacarsi. Non eccede mai nel cibo. Non guarda mai un culetto femminile con l'intenzione di infilare la faccia tra le chiappe e di baciare lo sbocco dell'apparato digerente. Non pensa mai ai pompini quando guarda la bocca di una donna. Può benissimo passare anni senza una sola erezione. Non eiacula mai, nemmeno nel sonno. Non c'è una sola cellula che si ribelli all'autorità morale che irradia dal suo intelletto sovrumano. Sa sempre ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, in ogni occasione. Non farebbe mai nulla per il proprio tornaconto. Tutto in lui è al servizio di una Causa Superiore. Si noti che i superiori del maggiore Denton sono tutti morti. Mi domando quale sarebbe dunque la fonte di un'etica così poderosa e indefettibile. Cosa lo obbliga ad agire in modo morale? L'Imperativo Categorico di Kant? "Il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me"? Mi sia lecito nutrire fondati dubbi a questo proposito. La Storia del bipede implume ci mostra ben altro. Il detto di Kant che meglio descrive la nostra specie è questo: "Da un legno storto com'è quello di cui l'uomo è fatto non può uscire nulla di interamente dritto"

Rigurgiti acidi di memoria 

Quando ho deciso di visionare il film di Smight, incuriosito dal titolo, non mi sono reso conto che l'avevo già visto ai tempi del liceo. Man mano che le sequenze procedevano, avevo come delle sensazioni di déjà vu. La cosa mi destava una grande irritazione, anche perché quanto vedevo era a metà strada tra la noia mortale e lo schifo. All'improvviso mi sono reso conto. Una battuta sullo spettacolo dei cieli radioattivi mi ha permesso di recuperare l'intera memoria. Una notte d'estate di molti anni prima ero rimasto alzato per vedere L'ultima odissea, che mi aveva però mortalmente deluso. Sonno perso per nulla! Il mio cervello aveva quindi proceduto a censurare ogni ricordo per rimuovere le sensazioni spiacevoli provate, riuscendoci in modo quasi perfetto. 

Curiosità 

Roger Zelazny disapprovò il film tratto dalla sua opera, arrivando addirittura ad odiarlo. Posso capirlo. Dovrebbero farlo santo per non aver assoldato un sicario.

Per realizzare i famigerati "scarafaggi assassini" sono state usate blatte sibilanti del Madagascar - una specie benigna, che i bambini dell'isola usano addirittura come animale da compagnia. Il nome scientifico di questi insetti è Gromphadorhina portentosa. Data la disponibilità di un piccolo numero di esemplari, per simulare gli ammassi di "scarafaggi assassini" sono stati usati giocattoli di gomma. 

La scena più squallida è quella in cui il motociclista viene assalito da scorpioni giganteschi mentre attraversa il deserto. Il progetto iniziale prevedeva di realizzare colossali simulacri di gomma, ma la cosa non funzionò: le riprese furono giudicate inaccettabili. Così furono filmati alcuni scorpioni reali per ingrandirne l'immagine e fare qualche collage con lo sfondo. Non oso pensare come fossero le sequenze originali, quelle bocciate.

Il film si svolge nel 1979, il che è assolutamente ridicolo, essendo stato girato pochi anni prima soltanto! Uno sconvolgente caso di appiattimento delle prospettive, per non dire di assoluta miopia.

Il titolo di questa infame porcheria, per l'appunto Damnation Alley, fu cambiato in Survival Run appena dopo l'uscita nelle sale. Quasi subito fu deciso di tornare al titolo originale. Una scelta comunicativa tutt'altro che felice. I responsabili dello scempio non sono stati murati vivi, purtroppo.

Il regista e gli sceneggiatori mostrano di non avere nemmeno la più esile conoscenza di fisica dell'atmosfera e di ecologia (non so se Zelazny fosse messo meglio). Non deve stupire che all'epoca si favoleggiasse tanto sugli effetti biologici delle radiazioni, immaginando assurdità di ogni genere. Quello che trovo assurdo è pensare che in un pianeta devastato dall'Armageddon nucleare possa sussistere un angolo incantato in cui il cielo è blu e tutto è OK - come se le masse d'aria non si mescolassero, come se la contaminazione restasse confinata. Sarebbe come pensare a una piccola zona di acqua limpida in un immenso bidone di liquami fecali! 

mercoledì 28 agosto 2019



PERDERE LA TERRA 

Titolo originale: Losing Earth
Autore: Nathaniel Rich

Anno: 2019
Data di pubblicazione: Luglio 2019
Lingua originale: Inglese
Editore: Arnoldo Mondadori Editore 
Collana: Orizzonti
Tipologia narrativa: Narrazione romanzata
Genere: Problemi irrisolti, ecologia, cambiamento climatico   
Sottogenere: Problemi irrisolvibili, illusioni, moralismi alla
     francese, fede nei Puffi e nella bacchetta magica di Harry
     Potter
Classifiche: Posizione n° 13 in Ideologia ambientalista 

Traduzione italiana: M. Faimali
Codice ISBN-10: 8804715200
Codice ISBN-13 (aka EAN): 978-8804715207
Pagine: 176 pagg. (secondo altri 184)
Formato: rilegato
Tipo di copertina: rigida
Peso: circa 1 kg (tutto sulle gonadi)


Risvolto: 

C’è stato un momento, fra il 1979 e il 1989, in cui i rappresentanti politici e la grande industria si sono dimostrati disposti a mettere in primo piano la tutela del pianeta e a collaborare con scienziati e attivisti per affrontare le conseguenze del riscaldamento globale. In più occasioni, durante quel decennio, le maggiori potenze mondiali sono arrivate a un soffio dal condividere un serio impegno sul cambiamento climatico. Ma non ce l’hanno fatta.

Perdere la Terra racconta i retroscena di questo fallimento, concentrandosi sul ruolo di uno dei principali responsabili di emissioni di anidride carbonica, gli Stati Uniti d’America, e ricostruendo l’infaticabile contributo di alcuni eroi che hanno lottato per risvegliare la coscienza pubblica, come Rafe Pomerance, «lobbista per l’ambiente», e James Hansen, astrofisico e climatologo. Il primo si muove attorno al mondo della politica, il secondo parte dalla ricerca scientifica, ma il loro obiettivo è comune: spingere il governo del loro paese ad agire prima che sia troppo tardi, e a farsi promotore di un accordo internazionale vincolante. Le loro vicende personali e professionali si intrecciano con quelle di numerosi altri personaggi: scienziati appassionati e incerti; filosofi ed economisti «fatalisti»; negazionisti senza scrupoli; compagnie petrolifere e del gas, come Exxon, interessate ai benefici economici di un clima stabile e di risorse energetiche alternative; giornalisti alternativamente allarmisti e sprezzanti; giovani politici, come Al Gore, che provano a cambiare le cose dall’interno delle istituzioni; e presidenti degli Stati Uniti, come Ronald Reagan e George H.W. Bush, capaci, con il loro entourage, di alterare da un giorno all’altro il destino del mondo intero.

Quella raccontata da Rich sembra una classica storia americana, in cui buoni e cattivi si danno battaglia a suon di rapporti scientifici e disegni di legge, udienze pubbliche e commissioni, tentativi di censura e campagne infamanti. Ma di questa storia tutti noi, oggi, siamo vittime e insieme protagonisti, perché il finale è ancora da scrivere. Il passato ci insegna che politica, scienza, tecnologia ed economia da sole non bastano a raggiungere una soluzione di fronte al cambiamento climatico. È necessario riportare al centro la dimensione etica del problema. Ora che l’esistenza della nostra civiltà è incontrovertibilmente minacciata, cosa siamo disposti a fare? Siamo disposti a modificare il nostro stile di vita? Riusciremo a scrivere una storia diversa per i nostri figli e nipoti? 

Recensione:  

Non sono contrario all'ambientalismo in quanto tale. Non sono affatto un negazionista climatico: il problema esiste. Non sono un ultraliberista convinto che le emissioni di gas serra portino prosperità. Sono innanzitutto un fisico ambientale e conosco bene le dinamiche del cambiamento climatico, nella misura in cui è dato a un essere umano conoscerle. Proprio per questo mi sento in dovere di assestare al libro di Rich una critica serrata. Non ce l'ho con Greta Thunberg perché ci ricorda che la nostra casa comune, la Terra, sta andando a fuoco. Infatti le stesse cose le penso anch'io, e le facevo notare - irriso e schernito - quando la svedese ingrugnita dalle lunghe trecce ancora poppava il latte materno. Correva l'anno 2006 quando copiai sul mio pc il testo di un articolo trovato nel Web, lo incollai in un file txt che intitolai "I laghi frizzano". Parlava dello scioglimento del permafrost siberiano, mentre le masse pensavano alla vita segreta di Lady Berlusconi e ad altre similari amenità. Solo adesso si sta capendo il potenziale catastrofico del fenomeno. Non ce l'ho con la Thunberg perché è affetta dalla sindrome di Asperger, perché lo sono anch'io. Quello che desta la mia ira e il mio sommo fastidio è l'incapacità mostrata da lei e da ogni attivista ambientalista di fare i conti col Secondo Principio della Termodinamica, l'impossibilità di capire due parole molto semplici e dal suono ben brutto: "IRREVERSIBILITÀ" ed "ENTROPIA"

Premesse innegabili 

Cosa dovrebbero fare i politicanti?
Quale partito vorrebbe avere meno votanti? Quale ministro vorrebbe avere meno influenza e meno potere? "Non seguiteci! Non partecipate alla vita democratica!" Questo dovrebbe essere il nuovo motto di ogni partito. E quale capo politico sarebbe disposto a sostenere un'idea del genere? La politica vuole crescere: sono gli elettori a darle potere. Più la politica cresce, più aumentano le emissioni di CO2. Greta Thunberg, svegliati!


Cosa dovrebbero fare i capitalisti?
Quale azienda vorrebbe avere meno acquirenti per i propri prodotti? Quale plutocrate vorrebbe guadagnare meno? "Non comprate!" Questo dovrebbe essere il nuovo motto di ogni azienda produttrice di beni. E quale amministratore delegato sarebbe disposto a sostenere un'idea del genere? L'economia vuole crescere: sono i consumatori a darle potere. Più l'economia cresce, più aumentano le emissioni di CO2. Greta Thunberg, svegliati!


Cosa dovrebbero fare i religiosi? 
Quale Chiesa vorrebbe avere meno fedeli? Quale setta vorrebbe adescare meno gente? "Non seguiteci!" Questo dovrebbe essere il nuovo motto di ogni religione. E quale capo religioso sarebbe disposto a sostenere un'idea del genere? La religione vuole crescere: sono i fedeli e i figli procreati a darle potere. Più la religione cresce, più aumentano le emissioni di CO2. Greta Thunberg, svegliati! 

Conseguenze ineluttabili

Homo politicus  
Pretendi forse, o svedese ingrugnita dalle lunghe trecce, che i politicanti lascino centinaia di milioni di persone senza luce, senz'acqua, senza carburanti, senza sostentamento e senza farmaci? Non lo faranno mai, perché il loro potere finirebbe di colpo in un nuovo Terrore. Robespierre ritornerebbe!

Homo oeconomicus  
Pretendi forse, o svedese ingrugnita dalle lunghe trecce, che i capitalisti smettano di produrre e di consegnare viveri e ogni genere di bene materiale, lasciando centinaia di milioni di persone nella miseria più assoluta? Non lo faranno mai, perché il loro potere finirebbe di colpo in un nuovo Terrore. Robespierre ritornerebbe! 

Homo religiosus  
Pretendi forse, o svedese ingrugnita dalle lunghe trecce, che i religiosi smettano di sostenere il matrimonio e la procreazione? Pensi che sposeranno la causa dell'Estinzionismo? Non lo faranno mai, proprio loro che nei secoli hanno perseguitato chiunque osasse sostenere l'Estinzionismo, ricorrendo anche alla tortura e allo sterminio! Dovrebbero cambiare rotta proprio adesso? Non lo faranno mai, perché il loro potere finirebbe di colpo in un nuovo Terrore. Robespierre ritornerebbe! 

L'imbroglio delle emissioni di CO2 mancanti 

Nel trattato di Rich si fa a malapena menzione a un fatto alquanto scabroso. Per la rendicontazione delle emissioni di gas climalteranti, si considerano arbitrariamente nulle le emissioni di CO2 da combustione di biomassa (es. legna). Questo è l'artificioso ragionamento addotto dalle teste d'uovo dell'IPCC: quando si brucia della legna o del biogas, la CO2 che ne deriva fa parte del ciclo naturale del carbonio, così per quanta ne viene emessa, altrettanta ne viene assorbita. Il solo carbonio che contribuisce all'effetto serra, affermano gli esperti, è quello proveniente da combustibili fossili, perché è stato fissato in altre ere geologiche. La verità è ben altra: quelli dell'IPCC sono ben consapevoli del fatto che se queste emissioni da biomassa fossero computate nel bilancio, non si potrebbe assolutamente evitare che la temperatura del pianeta cresca oltre i 2 °C rispetto alla media preindustriale nel corso del XXI secolo. In parole povere, dovrebbero ammettere una scabrosa verità, di essere soltanto parassiti che vivono sul groppone dei lavoratori. Veniamo ora al loro "argomento". Essi vogliono far credere ai politicanti che quando bruciamo un albero, da qualche parte del globo ne spunti all'istante un altro identico, grazie ai Puffi o alla bacchetta magica di Harry Potter! Ci vogliono attimi per liberare in atmosfera il carbonio che un albero ha fissato in decenni o addirittura in secoli.

La natura ineluttabile degli Elementi

Per allettare i plutocrati, ecco che le emissioni di CO2 da attività umane sono state ridotte a "quote" per poterne fare commercio. Un tentativo truffaldino che nulla può contro la severità della Natura Matrigna. Così ne è nato un grottesco mercato, con tutta la sua potenza di corruzione e d'inganno. Sono addirittura fiorite società per la vendita di certificati, a detta dei loro gestori capaci di "compensare le emissioni di CO2". Anche quelle di una festa di laurea, di un viaggio in aereo o di un matrimonio. Come? Semplice: selezionando un appezzamento di foresta in qualche paese tropicale - già esistente da secoli - e stampando un pezzo di carta in cui si dichiara che tale appezzamento sarebbe in grado di azzerare le emissioni del cliente. Natura non confundenda

La crisi del permafrost 

Se c'è qualcosa di cui non si parlerà mai abbastanza, è proprio lo scioglimento del permafrost artico a causa dell'aumento della temperatura media globale. Come conseguenza di questo processo, si hanno emissioni di carbonio in atmosfera che rinforzano la crescita dell'effetto serra, dando origine a una diabolica morsa cibernetica, a un anello di feedback da cui non c'è scampo. Molti scienziati hanno lanciato l'allarme, eppure l'IPCC non considera nemmeno questa sorgente di gas climalteranti perché non può essere ridotta a gretti calcoli politici. Non dipendendo dalla volontà umana, il processo è dichiarato irrilevante. Per decreto imperiale. In pratica, vediamo i decisori e altri farabutti mettere la testa sotto la sabbia di fronte all'Idra di Lerna. 

Una diagnosi chiara e ineluttabile:
siamo fottuti

Molti si chiederanno: "Come cavolo è potuto succedere?" Domanda retorica e I - DIO - TA. Risposta semplice: siamo miliardi e continuiamo a crescere, come mosche che razzano nella merda. Immaginiamo di avere sotto mano la bacchetta magica di Harry Potter e di poter come per incanto ridurre le emissioni annue di CO2 del 50%, ossia della metà. Noi attiviamo quella bacchetta mirabile e "puff!", metà delle emissioni di CO2 buttate fuori in un anno spariscono nel Nulla. Che accadrebbe? Che impiegheremmo 20 anni ad arrivare allo stesso livello di compromissione a cui arriveremmo in 10 anni non facendo nulla (posto che il processo sia lineare). Inutile dire che 20 anni o 10 anni sono lassi di tempo assolutamente insignificanti su scala storica. Questo mostra la vanità, l'inanità di tutti i tentativi politici di opporsi al mutamento climatico. Stando le cose come stanno, il genere umano può soltanto crollare sotto il peso di innumerevoli criticità!

L'unica soluzione è considerata un tabù  

Homo sapiens non è davvero una specie intelligente. Non esito a dirlo: è soltanto una specie semi-intelligente. Possiede un linguaggio simbolico e ha tutto un suo universo concettuale, eppure sembra soffrire di profonde carenze logiche. Lamento e lamenterò sempre, fino alla Fine, quello che considero un autentico scandalo: l'unica vera soluzione è sempre stata sotto gli occhi di tutti ma nessuno ne ha mai voluto sentir parlare. Fanno ancora oggi finta che neppure esista, che neppure sia concepibile da mente umana. Ormai è tardi: si potrebbe soltanto proporre una cura palliativa, volta ad alleviare un po' le inevitabili sofferenze. A suo tempo sarebbe bastato smetterla di versare la sburra nel canale vaginale, per apportare un concreto e rapido sollievo al globo terracqueo. Non si sarebbe nemmeno arrivati a una popolazione di più di 7 miliardi di dannati su un pianeta che a stento potrebbe reggerne 1 miliardo. Eppure i copulatori fecondi non si fermano: se nessuno provvederà, presto saremo 8 miliardi, poi 10 e così via, fino al finale col botto. Tutti i porci dell'IPCC tacciono per non dare fastidio ai culti idolatrici della fecondità. Certo, meglio della cura palliativa sarebbe l'Eutanasia Planetaria. Se non fosse che lo stramaledetto DNA non vuol saperne di estinguersi!   

Il Fato di Ghilah 

Ora vi racconterò una bella storiella. Molti milioni di anni fa, Venere era un pianeta come la Terra. Era abitabile e abitato. Aveva una rotazione simile alla nostra e identica atmosfera. Vi erano masse continentali e oceani estesi. Ci vivevano gli antenati degli stessi umani che poi hanno popolato anche il nostro mondo. I nomi che davano al loro globo terracqueo erano GHILAH e BELGHIM, a seconda delle lingue. Data l'abbondanza delle risorse, i popoli di Ghilah crebbero senza limite, fino ad innescare una spaventosa crescita dell'effetto serra. Erano un po' come i milanesi: non si fermavano mai. Gravati da religioni fetolatriche e granitiche, hanno potuto soltanto procedere verso la catastrofe. I risultati del loro progresso, del loro sviluppo, della loro morale stupida e opprimente, li possiamo vedere tutti ancor oggi. Se vogliamo conoscere il futuro della Terra, dobbiamo guardare Venere.

domenica 18 agosto 2019

ETIMOLOGIA DI ILEM, YLEM 'MATERIA PRIMORDIALE'

Nel Tesoro Volgarizzato di Brunetto Latini (il celebre letterato che Dante mise all'Inferno per sodomia), figura un interessante lemma usato in ambienti catari. 

Ilem
n. sost.

Materia primitiva, di cui Dio fece il mondo. Ma ella (materia) era di sè fatta norma e sì apparecchiata, ch'elli ne potea figurare e traggere quello che delli volea, e quella matèra è appellata Ilem p. 52. 
Chè alquante cose funo fatte di neiente: ciò sono li angeli e 'l mondo e la chiarezza e Ilem P. 53.

Come si vede, la teologia esposta dal Latini si accorda col Catarismo soltanto ammettendo che quel Dio di cui parla sia il Rex Mundi, Satana. In ogni caso, la parola ilem fu ritenuta spesso dagli Inquisitori una prova sufficiente di adesione alla religione dei Buoni Uomini. I Credenti di scarsa cultura negavano di conoscere il lemma.  

Questo riporta Jean Duvernoy: 

"È possibile che i catari colti abbiano identificato il cattivo principio con la materia. Un'opera attribuita a Prevostino da Cremona fa dire lotro che "Il diavolo ha creato ylem, vale a dire la materia originaria del mondo, che Platone chiama ciste". Andando oltre, il vescovo inquisitore Jacques Fournier, nel 1320, cerca di far dire a una vedova di costumi leggeri di avere inteso dire a dei catari che il diavolo era in sé e per sé un principio e che gli si dava il nome di hyle. Lei naturalmente rispose di no."

L'origine di ilem, ylem è dalla forma latinizzata hylem (in caso accusativo) del lemma greco hyle, spesso usato col significato di 'materia' (in origine 'legna', 'foresta'). Per quanto riguarda l'etimologia, il parente latino genuino di questa parola è silva, di origine etrusca. L'uso di hyle nell'accezione teologica di 'materia' è ben  documentato negli scritti degli antichi Manichei già prima di Agostino d'Ippona: è una traduzione greca del lemma persiano Az

Girando nel web, si scopre che qualcuno in ambienti scientifici usa tuttora ylem per indicare la materia primordiale: il nome è stato proposto per indicare uno stato della materia anteriore al Big Bang e alla formazione degli elementi chimici.