lunedì 16 settembre 2019


L'ULTIMA ODISSEA 

Titolo originale: Damnation Alley
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1977
Lingua originale: Inglese
Durata: 91 min
Rapporto: 2,35:1
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Distopia, postapocalittico, postatomico
Regia: Jack Smight
Soggetto: Roger Zelazny
Sceneggiatura: Alan Sharp, Lukas Heller
Produttore: Paul Maslansky, Jerome M. Zeitman
Produttore esecutivo: Hal Landers, Bobby Roberts
Casa di produzione: 20th Century Fox
Fotografia: Harry Stradling Jr.
Effetti speciali: Milt Rice
Musiche: Jerry Goldsmith
Scenografia: E. Preston Ames
Trucco: Lon Bentley
Interpreti e personaggi:
    Jan-Michael Vincent: Tanner
    George Peppard: maggiore Denton
    Dominique Sanda: Janice
    Paul Winfield: Keegan
    Jackie Earle Haley: Billy
Doppiatori italiani:
    Giuseppe Rinaldi: maggiore Denton
    Rita Savagnone: Janice
    Michele Gammino: Keegan 



Trama: 
L'Unione Sovietica lancia i missili nucleari contro gli Stati Uniti, che rispondono prontamente all'attacco. Quasi la metà delle testate nemiche vengono intercettate, ma la catastrofe è inimmaginabile. Come conseguenza delle esplosioni, la Terra è portata sull'orlo dell'inabitabilità. L'asse terrestre subisce uno spostamento, i continenti diventano deserti, il clima è sconvolto da tempeste spaventose, i cieli ardono di perenni aurore polari, la flora scompare e la fauna subisce mostruose alterazioni. In questo scenario di desolazione che poco concede alla speranza, il maggiore Eugene "Sam" Denton è tutto ciò che resta del vecchio ordine. In pratica la sua mente sempre vigile è quanto di più complesso sia sopravvissuto della specie Homo sapiens. Con uno sparuto seguito di superstiti caricati su due autoblindo, l'integerrimo e austero militare conta di raggiungere la remota Albany, in quello che era lo Stato di New York - l'unica città a non essere stata distrutta dalle armi atomiche. La traversata da un capo all'altro dell'America è lunga e massacrante. Gli ostacoli si presentano quasi subito. Una delle due autoblindo viene distrutta in un incidente. Solo in pochi arrivano a destinazione, dopo aver affrontato molte insidie e molti orrori. Tra queste mer(d)aviglie spiccano gli eserciti di scarafaggi assassini in una città morta e gli zombie lebbrosi ultraviolenti in un autogrill abbandonato. L'epilogo, contro ogni aspettativa, è degno del magico mondo dei Puffi! 


Recensione: 
Se proprio dobbiamo dirla tutta, Damnation Alley farebbe schifo anche ai porci. Tra i problemi possiamo annoverare il budget insufficiente e per giunta sfruttato male, l'assoluta incapacità tecnica dei responsabili di questo delitto contro l'Arte, oltre alla carenza di idee. Insomma, la pellicola di Smight è un vero e proprio escremento in celluloide, e per giunta formato male, diarroico, pieno di cibo non digerito. Dante metterebbe il regista e tutto il cast a far compagnia a Brunetto Latini, sotto un'eterna pioggia di fuoco! 

Un'ucronia  che lascia di sasso!

Pochi ne sono al corrente. È stato per un puro caso se Star Wars di George Lucas ha avuto un immenso successo - anche se a distanza di tempo si comprende che è soltanto una massa di merda. Qualche oscuro decisore fu posto di fronte a una difficile scelta: concedere un discreto budget a George Lucas per il suo astruso progetto fantascientifico oppure far arrivare tali risorse a Smight per Damnation Alley. Ebbene, fu scelto proprio Lucas come destinatario della maggior parte dei soldi. Fu così che Guerre Stellari divenne uno dei miti fondanti dell'Umanità, mentre L'ultima odissea sprofondò nella sentina dei rifiuti più schifosi mai espulsi dall'intestino retto di questa specie dannata. Se le cose fossero andate diversamente, come sarebbe oggi il nostro pianeta? Star Wars sarebbe un film trash assoluto e inguardabile, come una di quelle invereconde schifezze di Lewis Coates (alias Luigi Cozzi). Nessuno, dico nessuno, avrebbe mai concesso per un suo seguito nemmeno il fantasma di un centesimo forato. Non ci sarebbe stata alcuna trilogia, per non parlare dei prequel e degli spin-off. Del resto, se anche a Smight fosse andato un budget notevole, non avrebbe comunque potuto creare un film avvincente, perché le idee non c'erano proprio! 

Alcune note sul ruolo dei militari 

L'idea portante del film in analisi è assai curiosa. Secondo i suoi ideatori - e forse anche secondo Roger Zelazny (confesso che non ho letto la sua opera e che neppure mi attrae) - i militari sarebbero asettici robot del tutto privi di passioni e programmati per condurre il genere umano verso la Salvezza. Una tesi che mi appare piuttosto discutibile. Il maggiore Denton è la quintessenza dell'abnegazione e della disciplina. Controllo assoluto sul corpo e su qualsiasi impulso. Com'è ovvio, non ha bassi istinti di sorta. Non desidera ubriacarsi. Non eccede mai nel cibo. Non guarda mai un culetto femminile con l'intenzione di infilare la faccia tra le chiappe e di baciare lo sbocco dell'apparato digerente. Non pensa mai ai pompini quando guarda la bocca di una donna. Può benissimo passare anni senza una sola erezione. Non eiacula mai, nemmeno nel sonno. Non c'è una sola cellula che si ribelli all'autorità morale che irradia dal suo intelletto sovrumano. Sa sempre ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, in ogni occasione. Non farebbe mai nulla per il proprio tornaconto. Tutto in lui è al servizio di una Causa Superiore. Si noti che i superiori del maggiore Denton sono tutti morti. Mi domando quale sarebbe dunque la fonte di un'etica così poderosa e indefettibile. Cosa lo obbliga ad agire in modo morale? L'Imperativo Categorico di Kant? "Il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me"? Mi sia lecito nutrire fondati dubbi a questo proposito. La Storia del bipede implume ci mostra ben altro. Il detto di Kant che meglio descrive la nostra specie è questo: "Da un legno storto com'è quello di cui l'uomo è fatto non può uscire nulla di interamente dritto"

Rigurgiti acidi di memoria 

Quando ho deciso di visionare il film di Smight, incuriosito dal titolo, non mi sono reso conto che l'avevo già visto ai tempi del liceo. Man mano che le sequenze procedevano, avevo come delle sensazioni di déjà vu. La cosa mi destava una grande irritazione, anche perché quanto vedevo era a metà strada tra la noia mortale e lo schifo. All'improvviso mi sono reso conto. Una battuta sullo spettacolo dei cieli radioattivi mi ha permesso di recuperare l'intera memoria. Una notte d'estate di molti anni prima ero rimasto alzato per vedere L'ultima odissea, che mi aveva però mortalmente deluso. Sonno perso per nulla! Il mio cervello aveva quindi proceduto a censurare ogni ricordo per rimuovere le sensazioni spiacevoli provate, riuscendoci in modo quasi perfetto. 

Curiosità 

Roger Zelazny disapprovò il film tratto dalla sua opera, arrivando addirittura ad odiarlo. Posso capirlo. Dovrebbero farlo santo per non aver assoldato un sicario.

Per realizzare i famigerati "scarafaggi assassini" sono state usate blatte sibilanti del Madagascar - una specie benigna, che i bambini dell'isola usano addirittura come animale da compagnia. Il nome scientifico di questi insetti è Gromphadorhina portentosa. Data la disponibilità di un piccolo numero di esemplari, per simulare gli ammassi di "scarafaggi assassini" sono stati usati giocattoli di gomma. 

La scena più squallida è quella in cui il motociclista viene assalito da scorpioni giganteschi mentre attraversa il deserto. Il progetto iniziale prevedeva di realizzare colossali simulacri di gomma, ma la cosa non funzionò: le riprese furono giudicate inaccettabili. Così furono filmati alcuni scorpioni reali per ingrandirne l'immagine e fare qualche collage con lo sfondo. Non oso pensare come fossero le sequenze originali, quelle bocciate.

Il film si svolge nel 1979, il che è assolutamente ridicolo, essendo stato girato pochi anni prima soltanto! Uno sconvolgente caso di appiattimento delle prospettive, per non dire di assoluta miopia.

Il titolo di questa infame porcheria, per l'appunto Damnation Alley, fu cambiato in Survival Run appena dopo l'uscita nelle sale. Quasi subito fu deciso di tornare al titolo originale. Una scelta comunicativa tutt'altro che felice. I responsabili dello scempio non sono stati murati vivi, purtroppo.

Il regista e gli sceneggiatori mostrano di non avere nemmeno la più esile conoscenza di fisica dell'atmosfera e di ecologia (non so se Zelazny fosse messo meglio). Non deve stupire che all'epoca si favoleggiasse tanto sugli effetti biologici delle radiazioni, immaginando assurdità di ogni genere. Quello che trovo assurdo è pensare che in un pianeta devastato dall'Armageddon nucleare possa sussistere un angolo incantato in cui il cielo è blu e tutto è OK - come se le masse d'aria non si mescolassero, come se la contaminazione restasse confinata. Sarebbe come pensare a una piccola zona di acqua limpida in un immenso bidone di liquami fecali! 

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