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domenica 10 dicembre 2017

NOTE SUL LAVORO DI NÉMETI

Istvan Németi (Hungarian Academy of Sciences, Budapest) è l'autore, assieme a Hajnal Andréka, Judit Madarász, M. Stannett e Gergely Székely, dell'articolo Faster than light motion does not imply time travel ossia "Più veloce della luce non implica viaggio nel tempo", pubblicato nel 2014. L'interessante opera è scaricabile in formato pdf in questa pagina:


Questo è l'abstact in inglese:

«Seeing the many examples in the literature of causality violations based on faster-thanlight (FTL) signals one naturally thinks that FTL motion leads inevitably to the possibility of time travel. We show that this logical inference is invalid by demonstrating a model, based on (3+1)-dimensional Minkowski spacetime, in which FTL motion is permitted (in every direction without any limitation on speed) yet which does not admit time travel. Moreover, the Principle of Relativity is true in this model in the sense that all observers are equivalent. In short, FTL motion does not imply time travel after all.»

Questo è l'abstract in italiano (traduzione del sottoscritto):

«Vedendo i molti esempi in letteratura di violazioni della causalità basati su segnali più veloci della luce (faster than light, FIL), è naturale pensare che il moto più veloce della luce porti inevitabilmente alla possibilità del viaggio nel tempo. Mostriamo che questa inferenza logica non è valida, dimostrando un modello, basato sullo spaziotempo di Minkowski a 3+1 dimensioni, in cui il moto più veloce della luce è permesso (in ogni direzione senza limitazioni di velocità), che tuttavia non ammette viaggio nel tempo. Inoltre il Principio di Relatività è vero in questo modello nel senso che tutti gli osservatori sono equivalenti. In breve, il moto più veloce della luce dopotutto non implica il viaggio nel tempo.»

Un articolo estremamente ingegnoso e a prima vista in controtendenza rispetto alla tirannia del B-eternismo negatore della freccia temporale. È tuttavia uno scritto molto tecnico che implica una certa conoscenza del formalismo logico-matematico per essere compreso. Detto questo, non va nascosto un limite intrinseco: vengono costruiti modelli di spaziotempo non esperibili, completi di abitanti che vivono nell'insondabile condizione di velocità superluminale. Quindi possiamo ben sostenere che ogni singolo passo dell'opera di Németi e dei suoi colleghi potrebbe essere fallace. Potrebbe essere per mia mancanza di conoscenza, ma intravedo un altro punto ostico. A quanto mi risulta, nella teoria di Einstein è ipotizzata l'esistenza dei tachioni, particelle che si muovono a velocità maggiore di quella della luce. Stando al fisico di Ulm, questi tachioni si muoverebbero all'indietro nel tempo, procedendo dal presente al passato e lasciandosi alle spalle il futuro. Il nesso causa-effetto nell'universo tachionico risulterebbe invertito: gli effetti precederebbero per necessità le cause. Per via delle proprietà definitorie di queste particelle, tutti i tentativi fatti per rilevarle nel nostro universo appartengono al reame della follia. Ho l'impressione che Németi et alteri postulino invece anche per i tachioni le proprietà delle particelle subluminali e del nostro tempo, che procede dal presente al futuro, lasciandosi alle spalle il passato. Un'incongruenza mica da ridere! Sarebbe utile se qualche profondo conoscitore di questa complessa materia giungesse a commentare per fornirmi lumi. 

giovedì 2 novembre 2017

NOTE SUL LAVORO DI PETERSON-SILBERSTEIN

Daniel Peterson (University of Michigan) e Michael Silberstein (University of Maryland) sono gli autori dell'articolo Relativity of Simultaneity and Eternalism: In Defense of the Block Universe (2009, per la prima volta online nel 2010). 


Questo è l'abstract in lingua italiana (traduzione del sottoscritto):

Fin dai commenti del 1908, ora notori*, di Hermann Minkowski sul modo corretto di vedere lo spaziotempo, è infuriato il dibattito se l'universo debba o meno essere considerato un tutt'uno quadridimensionale in cui passato, presente e futuro sono ugualmente reali o se siano più accurate le visuali sposate da possibilisti, storicisti e presentisti riguardo all'irrealtà del futuro (e, per i presentisti, del passato). Ora, un secolo dopo che l'universo a blocchi proposto da Minkowski ha acceso il dibattito, presentiamo un nuovo e più conclusivo argomento a favore dell'eternismo. Utilizzando un argomento basato sulla relatività della simultaneità nella tradizione di Putnam e di Rietdijk e nuove ma ragionevoli assunzioni se la natura della "realtà", mostriamo che il passato, il presente e il futuro dovrebbero essere trattati come egualmente reali, stabilendo che il presentismo e le altre teorie del tempo che attribuiscono speciale statuto ontologico al passato, al presente o al futuro, sono insostenibili.
Infine risponderemo ai nostri critici che suggeriscono che: 1) non c'è differenza metafisica tra le posizioni dell'eternismo e del presentismo, 2) il presente deve essere definito come il "qui" così come l'"ora", o 3) il presentismo è corretto e la nostra comprensione della relatività è incompleta perché non incorpora una struttura preferenziale.
Chiamiamo le risposta 1 deflazionaria perché pretende di dissolvere o di decostruire l'annoso dibattito tra le due visioni, e la risposta 2 compatibilista perché non fa nulla per alterare la relatività speciale, argomentando che la semplice relatività speciale ha le risorse per salvare il presentismo. La risposta 3 la chiamiamo incompatibilismo perché in qualche modo abbellisce la relatività speciale allo scopo di salvare il presentismo in qualche tipo di sistema preferenziale. Mostriamo che né 1 né 2 possono salvare il presentismo in qualche modo e che 3 non è ben motivata in questa situazione tranne che come un meccanismo ad hoc per rifiutare l'eternismo.

*Il testo inglese ha infamous, alla lettera "infame, vigliacco", ma con una semantica non sempre interamente funesta: spesso nella lingua colloquiale degli anglosassoni, veri e propri alieni sulla Terra, l'aggettivo significa invece "famoso", "notorio" e addirittura "leggendario".

Critica:

A sentire gli eternisti non tensionali, tutti gli eventi, anche quelli futuri, sono perfettamente definiti, egualmente reali e simultanei rispetto al presente che viviamo. Nessun B-eternista può tuttavia spiegare perché gli eventi passati sono a noi inaccessibili e gli eventi futuri sono oltre che inaccessibili anche inconoscibili.

Pochi fatti certi

i) Il Caos che domina i sistemi fisici contraddice l'eternismo. Essendo i sistemi caotici estremamente sensibili alle condizioni iniziali, non si vede come sia possibile in un dato istante avere una definizione certa e sempiterna di eventi lontanissimi nel tempo futuro. Per ammettere l'eternismo che nega il flusso temporale, dovremmo stabilire un quadro dei fatti deterministico e quindi conoscibile a partire dalle variabili del sistema in un dato istante, tale che dallo stato del sistema stesso in quell'istante possiamo ricostruire l'intero corso storico. Tuttavia a questo punto sorge una difficoltà insormontabile: questa conoscenza non ci è possibile.

ii) Il principio di intederminazione di Heisenberg contraddice l'eternismo non tensionale. Non è infatti possibile conoscere contemporaneamente velocità e posizione di una particella in un dato istante, il che vieta di conoscere a priori le forze interagenti e di determinare il futuro a partire dal presente o da un qualsiasi istante del passato. Questa impossibilità è ontologica, non empirica: in altre parole non è connessa alla sensibilità degli strumenti di misura utilizzati.

iii) I B-eternisti trattano lo spaziotempo di Minkowski come uno spazio a quattro dimensioni reali e si dimenticano del fatto che il tempo è descritto da numeri immaginari. Un numero immaginario è dato dal prodotto di un numero reale per l'unità "immaginaria" i, ossia il numero tale che i2 = -1. Le coordinate spaziotemporali di un punto dello spaziotempo di Minkowski sono infatti x, y, z (che descrivono lo spazio) e t (che descrive il tempo), ma t entra nelle formule come ict, essendo i l'unità immaginaria e c la velocità della luce nel vuoto. Così la distanza tra due eventi x, y, z, t e x', y', z', t' è data da d2 = -c2(t - t')2 + (x - x')2 + (y - y')2 + (z - z')2. Nella natura degli eventi che coinvolge una parte immaginaria e la velocità della luce nel vuoto, sta proprio la nostra incapacità di sondare con i nostri sensi il tempo.

Propendo per la soluzione 3 menzionata da Peterson-Silberstein: "il presentismo è corretto e la nostra comprensione della relatività è incompleta perché non incorpora una struttura preferenziale". Il fatto stesso che la relatività è finora irriducibile alla fisica quantistica dimostra che ci sono possibilità. 

Il diagramma fornito da Peterson-Silberstein, detto diagramma di prova della relatività della simultaneità (RoS), è addotto come prova contro il presentismo, a mio avviso senza fondamento alcuno. Vediamo di spiegare in dettaglio questa singolare quanto paradossale costruzione.


Si prendano due individui, che chiameremo Giovanni e Giusy. Chiamiamo A il seguente evento: Giovanni urta un piede contro uno spigolo. Chiamiamo B il seguente evento: Giusy urta un piede contro uno spigolo. Entrambi urlano di dolore per il colpo ricevuto. L'evento corrispondente all'urlo di Giovanni lo chiamiamo A', mentre l'evento corrispondente all'urlo di Giusy lo chiamiamo B'. Nel mio sistema di riferimento, da cui osservo, gli eventi A e B sono simultanei e avvengono nell'istante t1

Immaginiamo adesso che un po' di tempo prima di questi eventi, gli incrociatori alieni P e D passino proprio sopra le nostre teste. I piloti di questi incrociatori vedranno le cose diversamente da come le vediamo noi. Per l'incrociatore P, gli eventi B e A' sono simultanei, ossia il pilota di P vede Giusy urtare il piede e Giovanni urlare di dolore. Per l'incrociatore D, gli eventi A e B' sono simultanei, ossia il pilota di D vede Giovanni urtare il piede e Giusy urlare di dolore. Così dal mio sistema di riferimento, gli eventi A e B sono ugualmente reali. Dal sistema di riferimento dell'incrociatore P, gli eventi B e A' sono ugualmente reali. Dal sistema di riferimento dell'incrociatore D, gli eventi B' e A sono ugualmente reali. Siccome per me A' e B' sono eventi successivi ad A e a B, gli alieni vedrebbero come contemporanei un evento per me presente e un evento per me futuro.

Il baco: in questa costruzione ci si dimentica che l'istante in cui gli alieni dell'incrociatore P e dell'incrociatore D osservano gli eventi sulla Terra, deve per necessità essere successivo agli eventi in questione. Non può esistere contemporaneità tra A, B' e l'osservazione da P. Non può esistere contemporaneità tra B, A' e l'osservazione da D. In altre parole, esiste uno sfasamento temporale tra A e l'incrociatore che osserva l'evento A, e via discorrendo, calcolabile con precisione micrometrica a partire dalle distanze e dal valore della velocità della luce nel vuoto, che è finito e ben noto. Il lavoro di Peterson-Silberstein pecca gravemente ritenendo che sia possibile avere l'osservazione di A - B' e di B - A' contemporanee agli eventi suddetti per i due incrociatori alieni. Questo perché dagli eventi sulla Terra alle osservazioni dagli incrociatori c'è il tempo che impiega la luce ad arrivare dagli eventi stessi (Giovanni urtante e Giusy urlante, etc.) ai piloti!

Inoltre nessun alieno all'interno dei coni di luce degli osservatori terrestri potrà mai vedere A' in un istante precedente ad A, o B' in un istante precedente B. Né dall'incrociatore P né dall'incrociatore D, né da nessun altro mezzo nei paraggi della Terra, potrà mai risultare invertito il nesso causa-effetto, con Giusy e Giovanni che urlano prima di urtare i loro piedi!

Il  passato visto dagli incrociatori alieni è soltanto una collezione di immagini fossili, e non basta masturbarle per dimostrare che sono simili al presente in cui uno sperimentatore urta un piede contro uno spigolo o al presente in cui urla. Tali immagini del passato non possono nemmeno avere lo stesso status ontologico dell'istante in cui un alieno le osserva. Disputare sulla posizione reciproca dei fantasmi fotografati con un'apposita macchina non li rende reali.  

Da una parte Peterson e Silberstein applicano correttamente le teorie di Einstein. Dall'altra parte ammettono al contempo la simultaneità newtoniana, contraddicendo le proprie premesse e agendo in modo selettivo quando fa loro comodo. Il baco di Penrose-Putnam-Rietdijk è destinato a propagarsi nel mondo accademico, senza che nessuno sembri accorgersene.  

Conclusioni: la prova del diagramma di relatività della simultaneità riportato da Peterson-Silberstein è senz'altro da rigettarsi.

L'INCONSISTENZA DEL PARADOSSO DI ANDROMEDA


Roger Penrose (Oxford University) nel suo libro The Emperor's New Mind: Concerning Computers, Minds, and the Laws of Physics (Oxford University Press, 1989) enuncia il famoso Paradosso di Andromeda. Questa è una mia traduzione del passo (pagg. 392–393):

"Due persone transitano su una strada; secondo una di queste persone, una flotta spaziale di Andromedea si è già messa in viaggio, mentre per l'altra la decisione se il viaggio avrà realmente luogo o no non è stata ancora presa. Come può esserci ancora qualche incertezza sull'esito di tale decisione? Se per entrambe le persone la decisione è già stata presa, allora di sicuro non può esistere alcuna incertezza. Il lancio della flotta spaziale è un fatto inevitabile. Infatti nessuna delle due persone può ancora sapere del lancio della flotta spaziale. Esse potranno sapere solo più tardi, quando le osservazioni al telescopio dalla Terra riveleranno che la flotta è davvero in viaggio. Allora esse potranno tornare indietro a quell'incontro casuale e giungere alla conclusione che in quel momento, secondo uno di loro, la decisione giaceva nell'incerto futuro, mentre per l'altro essa giaceva nel passato certo. C'era dunque allora qualche incertezza sul futuro? Oppure il futuro era per entrambe le persone già "fissato"?"

Riformuliamo l'enunciato in termini più schematici e più chiari ai lettori: 

"Una macchina in moto sorpassa una persona ferma: la persona alla guida e il pedone vedranno come simultanei due insiemi differenti di cose. Alla distanza di Andromeda, l'istante presente per la persona ferma contiene una riunione in cui un ammiraglio spaziale sta decidendo se invadere la Terra. Nell'istante presente per la persona sull'auto la flotta spaziale di Andromeda è già partita!"  

Il "paradosso" consiste nel fatto che i due osservatori si trovano nello stesso posto e nello stesso istante, ma hanno diversi insiemi di eventi nel loro "momento presente".

Il paradosso di Andromeda è stato formulato a partire dai lavori di Hilary Putnam (University of Pennsylvania, Harvard University, UCLA) e di C.W. Rietdijk (Vrije Universiteit Amsterdam). Il contributo di Putnam è Time and Physical Geometry (1967), apparso sul Journal of Philosophy, 64, mentre quello di Rietdijk è A Rigorous Proof of Determinism Derived from the Special Theory of Relativity (1966), apparso su Philosophy of Science, 33. Per questo motivo il paradosso in questione è noto anche come argomento di Penrose-Putnam-Rietdijk. Non è rimasto un asettico rompicapo concettuale: è stato utilizzato come prova del B-eternismo, la teoria del tempo che conferisce identico statuto agli eventi presenti, passati e futuri, negando alla radice l'esistenza del flusso temporale.  

Ora veniamo al dunque. L'argomento di Penrose-Putnam-Rietdijk ha qualcosa che non va. In altre parole, è bacato. Questo accade nonostante i notevoli contributi dati alla Scienza da questi luminari. Si potrebbe dire questo: "Chi di relatività ferisce, di relatività perisce". Gli accademici Penrose, Putnam e Rietdijk non possono certo essere ignoranti come Polifemo e non voglio credere che abbiano inalato quantità industriali di polvere colombiana, concependo l'argomento in stato di alterazione. Tuttavia essi non tengono affatto conto del fatto che la velocità della luce è finita e costante per tutti gli osservatori. Non tengono conto quindi del fatto che la luce impiegherà milioni di anni per viaggiare dalla Terra ad Andromeda, e lo stesso vale per il percorso inverso, da Andromeda alla Terra. Usano correttamente le trasformazioni di Lorentz, ma postulano al contempo la simultaneità newtoniana. Questo nonostante su Wikipedia e altrove si affermi il contrario.

Questo è l'avvertimento dato dalla Wikipedia in inglese (11/2017):

"Notice that neither observer can actually "see" what is happening in Andromeda, because light from Andromeda (and the hypothetical alien fleet) will take 2.5 million years to reach Earth. The argument is not about what can be "seen"; it is purely about what events different observers consider to occur in the present moment." 

Traduco per i non anglofoni: 

"Si noti che nessuno degli osservatori può realmente "vedere" ciò che sta accadendo in Andromeda, perché la luce da Andromeda (e dall'ipotetica flotta aliena) impiegherà 2,5 milioni di anni a raggiungere la Terra. L'argomento non riguarda ciò che può essere "visto", ma soltanto quali eventi i diversi osservatori ritengano avvenire nel momento presente."

Ebbene, Penrose non ci ha affatto pensato. Se lo avesse fatto, avrebbe dovuto sapere che sia la la decisione degli alieni che il lancio della flotta risalgono a 2,5 milioni di anni prima del presente degli osserevatori terrestri e che quindi nessuno di questi eventi appartiene al futuro degli stessi osservatori! 

1) Andromeda è tanto distante che eventuali suoi abitanti vedrebbero oggi la Terra com'era molto prima della comparsa di una civiltà tecnologica umana. A maggior ragione, eventuali andromediani di 2,5 milioni di anni fa (quelli che noi osserveremmo oggi) avrebbero vito la Terra in condizioni ancor più lontane dal sorgere di una civiltà tecnologica. In entrambi i casi non avrebbe senso una loro decisione di far partire una flotta bellica.
2) La distanza in anni luce dalla Terra ad Andromeda è tale che qualsiasi evento definibile come "attuale" si colloca al di là del cono di luce dei relativi osservatori, sia terrestri che andromediani, che quindi non potrebbero in alcun modo influenzarsi a vicenda. Questo incrina la narrazione di Penrose, che evoca una specie di verifica dell'invio della flotta da parte dei terrestri. 
3) Non sussiste alcun nesso causale tra gli eventi accaduti su Andromeda alla partenza dei relativi fotoni e gli eventi che coinvolgono gli osservatori che ricevono tali fotoni sulla Terra. In altre parole, il "cielo fossile" che possiamo vedere è un mero fantasma che non ha lo statuto ontologico del nostro presente, vissuto da chi scruta tali immagini. Qualsiasi eventuale osservazione paradossale è al di fuori del campo dell'esistenza e non possiamo trarre da essa la conclusione che il passato documentabile possa essere qualcosa di più di un'ombra spettrale.

Conclusioni logiche: L'enunciato del paradosso di Andromeda formulato da Penrose è inconsistente e non può essere usato come prova contro il presentismo.

Anche Riedtijk sembra ignorare selettivamente la relatività di Einstein, ponendo così il nucleo degli errori di Penrose, fondati sull'equiparazione tra le osservazioni dei terrestri e degli andromediani a dispetto delle distanze, come se valesse la simultaneità newtoniana: 

"A proof is given that there does not exist an event, that is not already in the past for some possible distant observer at the (our) moment that the latter is "now" for us. Such event is as "legally" past for that distant observer as is the moment five minutes ago on the sun for us (irrespective of the circumstance that the light of the sun cannot reach us in a period of five minutes). Only an extreme positivism: "that which cannot yet be observed does not yet exist", can possibly withstand the conclusion concerned. Therefore, there is determinism, also in micro-physics." 

Traduzione: 

"Si dà prova del fatto che non esiste un evento, che non sia già nel passato per qualche possibile osservatore distante al (nostro) momento in cui quest'ultimo è il nostro "adesso". Questo evento è "legalmente" passato per l'osservatore distante allo stesso modo in cui lo è il momento che per noi è cinque minuti fa sul sole (senza contare la circostanza che la luce del sole non può raggiungerci in un periodo di cinque minuti). Solo un estremo positivismo: "che ciò che non può essere ancora osservato non esiste ancora", può opporsi alla conclusione in questione. Quindi c'è determinismo anche nella microfisica.

Il possibile osservatore per cui un evento per noi futuro è già nel passato, è per necessità a una distanza talmente immane da porsi al di fuori del nostro cono di luce. Se un evento è al di fuori del cono di luce di un osservatore, non può in alcun modo influenzarlo. Portiamo l'argomento alle estreme conseguenze.

Il paradosso del brontosauro e di Cicciolina

Immaginiamo che all'istante T sulla Terra camminino i dinosauri. Un colossale brontosauro barcolla scorreggiando, avendo consumato incredibili quantità di vegetali indigesti che gli fermentano nelle budella. Lo spaventoso ano della bestia eietta colonne di gas asfissianti. Immaginiamo ora che all'istante T' sulla Terra ci sia Cicciolina che prende in bocca gli uccelli. La distanza tra T e T' è di circa 150 milioni di anni. Ora immaginiamo due osservatori A e B posti a una sufficiente distanza dalla Terra, di molti miliardi di anni luce. Immaginiamo di trovarci in un istante T'' e che questa distanza sia tale che se A va in macchina e B è fermo, allora A vede Cicciolina che succhia e B vede il brontosauro flatulento. La costruzione di questo paradosso si basa sugli stessi principi del paradosso di Andromeda ed è con esso compatibile, soltanto che è più estremo. Questo dimostra forse che al tempo T in cui il brontosauro camminava sulla Terra, Cicciolina esisteva già ed apparteneva al passato per qualche osservatore? Diabole no! Quando A e B notano il paradosso, sia il brontosauro che Cicciolina sono eventi passati. Così T viene prima di T' e sia T che T' sono passati e precedenti a T'', quale che sia l'ordine degli eventi osservati da A e da B.

mercoledì 13 settembre 2017

NOTE SUL LAVORO DI TIPPETT-TSANG

Il fisico e matematico Benjamin Tippett (University of British Columbia) e l'astrofisico David Tsang (McGill University, Montreal) sono gli autori del lavoro Traversable Achronal Retrograde Domains in Spacetime, ossia "Domìni retrogradi atemporali attraversabili nello spaziotempo", in cui investiga la possibilità di viaggi nel tempo retrogrado (verso il passato). L'articolo è liberamente scaricabile e consultabile al seguente url:


Si trova nel Web anche un altro lavoro in forma di presentazione ppt stampata in pdf, con un titolo lievemente diverso (compare l'accettivo Acausal "acausale" anziché Achronal) e con Tippett come unico autore:


Il primo lavoro risale al 2013, il secondo al 2016. In numerosi quotidiani online si parla soltanto di Ben Tippett e il merito di questi studi sono attribuiti a lui solo dai relativi giornalisti. Non so darne una chiara spiegazione e non so cosa sia successo. Forse i due scienziati hanno litigato e si sono divisi? In ogni caso, siccome i concetti erano già ben enunciati nell'articolo del 2013, citerò sempre anche Tsang. 

Secondo Tippett e Tsang il viaggio nel passato sarebbe matematicamente possibile. Va tuttavia fatto notare qualcosa che non sembra entrare nella testa dei giornalisti e dei cronisti: la possibilità matematica di viaggio nel tempo nel mondo subatomico verso il passato non implica la possibilità fisica di viaggio nel tempo retrogrado in un universo macroscopico causale. 

Gli studi di Tippet-Tsang ipotizzano la possibilità di costruire una specie di bolla temporale, che viene chiamata TARDIS (acronimo tratto dal titolo dell'articolo). Naturalmente si tratta di un modello matematico e non di un prototipo del marchingegno fantastico partorito dalla fantasia di Herbert George Wells. Per tradurla in realtà, a sentir gli autori, sarabbe necessaria una certa "materia esotica", che è tuttavia impossibile a trovarsi e, soprattutto, se anche si riuscisse a trovarla, non sarebbe manipolabile da esseri umani. 

Queste sono le mie obiezioni ai concetti sostenuti dagli autori:

1) Come può una regione acausale dell'universo permettere l'attraversamento a un corpo fisico che per necessità intrinseca obbedisce al principio di causalità?
2) Se anche si instaurasse un loop chiuso, come si farebbe a far tornare il viaggiatore nella realtà fisica dello spaziotempo di Minkowski? Fatemi capire. Dovrebbe rimanere intrappolato per sempre in una tremenda condizione di prigionia?

Quello che mi fa pensare che questi accademici si droghino pesantemente è il loro commento alle condizioni di vita di un'ipotetica sperimentatrice chiusa nella bolla temporale (Amy), e di un'osservatrice rimasta all'esterno della bolla stessa, nel nostro mondo (Barbara). Quando ho letto non ci volevo credere: "Life inside the bubble is colourful and sexy and fun. Life outside the bubble is grey and drab, and dresses like a school teacher from the 1960's". Certo, è umorismo, non qualcosa di serio. In ogni caso, come ci possano essere cose "divertenti" e "sexy" in un mondo in cui alla causa non segue l'effetto non è dato sapere.

Inesistenza di vera retrocausalità

Più che l'attraversamento di una regione acausale, il loop descritto da Tippett-Tsang rimanda al concetto di self-fulfilling prophecy, descritto come una forma di retrocausalità. Essi credono che la bolla temporale funzionerebbe così. In realtà la cosa mi lascia profondamente scettico. Il loop di TARDIS impedirebbe persino l'esistenza di materia biologica. Detto questo, persino il concetto di self-fulfilling prophecy è critico e va maneggiato con cura. Nella realtà in cui viviamo, una vera e propria retrocausalità non esiste. In altre parole, ogni apparente eccezione sarebbe un evento che non sfugge alla catena casuale in cui l'effetto segue la causa. Questa è la sequenza:

evento e1: Qualcuno afferma una proposizione
    (causa c1)
evento e2: Alcuni la raccolgono
    (effetto di c1 = causa c2)
evento e3: La proposizione si diffonde
    (effetto di c2 = causa c3)
evento e4: La proposizione si realizza
    (effetto di c3).

La causa c1 non è una profezia in quanto colui che pronuncia la proposizione non prevede davvero il futuro, non ha su di esso uno sguardo privilegiato: l'evento iniziale e1 non è causato dal futuro e4. Se si afferma il contrario, serve dimostrazione inconfutabile. Servono prove concrete. Per avere retrocausalità si dovrebbe provare che l'autore della profezia ha realmente visto il futuro in atto, che esisterebbe indipendentemente dal presente (B-eternismo). Tuttavia questa dimostrazione ci appare impossibile. Ovviamente la prova di un caso di vera retrocausalità è a carico di chi ne afferma l'esistenza.

Conclusioni:

Bellissime le equazioni, bellissime le metriche. A dispetto di questo, reputo lo studio ozioso e viziato dall'impossibilità di ogni essere umano di distaccarsi dal tempo che definisce la sua esistenza. Se devo essere franco, è molto probabile che esista un Censore Cosmico in grado di impedire la realizzazione di abominazioni come TARDIS.

mercoledì 7 giugno 2017


I FRATTALI SONO INFINITI!

La legge della potenza implica che, se si ingrandisce una parte di una rete fluviale, si ottiene un modello molto somigliante all'insieme generale. In altre parole, la rete non è complessa come appare. Innumerevoli accidenti rendono ogni sistema fluviale unico, e tuttavia ciò che accade su una certa scala è sempre strettamente connesso con ciò che accade su un'altra. Tale caratteristica, che rivela come nella struttura di tutte le reti fluviali sia insita una fondamentale semplicità, è definita autosimilarità, e strutture di questo tipo sono chiamate a volte frattali. La legge della potenza è importante perché, in sostanza, mostra come anche in un processo storico influenzato da probabilità casuali possano emergere dei modelli simili a leggi. In quanto universalmente caratterizzate da autosimilarità, le reti fluviali si assomigliano tutte. La storia e le probabilità sono pienamente compatibili con l'esistenza di un ordine e di un modello.
Dunque le scienze storiche sono qualcosa di più di una cronaca. Per spiegare come mai un particolare ramo di un sistema fluviale esista e si trovi dove si trova, forse non si può fare altro che analizzare tutti gli accidenti storici che hanno condotto alla sua evoluzione. Il ramo che ha tratto origine da un violento temporale notturno avrebbe potuto benissimo formarsi altrove. Se la storia potesse ripetersi, il temporale e la sua acqua colpirebbero forse in un altro luogo, conferendo all'intera rete fluviale caratteristiche diverse. Eppure la rete, nel suo compleso avrebbe sempre lo stesso identico carattere frattale e soddisferebbe la stessa legge della potenza, che riflette una struttura autosimilare organizzata globalmente. Questo modello si manifesta ogni volta e, parafrasando Whitehead, mostra "il generale nel particolare e l'eterno nel transitorio".

Mark Buchanan - NEXUS
(Esilio a Mordor, 23/06/2007)

Quello che non si tiene mai in considerazione quando si parla di questi argomenti, è un dettaglio essenziale e imprescindibile della natura dei frattali: l'autosomiglianza o autosimilarità dei frattali non ammette limiti. In altre parole, i frattali sono oggetti geometrici che ripetono la loro struttura su ogni scala, sia nell'infinitamente piccolo che nell'infinitamente grande. A qualsiasi livello li si indaghi, essi mostrano sempre le stesse forme. Quello che Buchanan omette di dire è che, se si usa il rigore matematico, nessun componente della Natura è realmente un frattale. Certo, può essere comodo usare la matematica dei frattali per descrivere i fiocchi di neve o le reti fluviali, ma bisogna tener presente che come si scende a livello atomico, non si ha evidenza alcuna di autosomiglianza. Gli atomi e le particelle subatomiche obbediscono alle leggi della fisica quantistica e mostrano caratteristiche drasticamente diverse dagli oggetti macroscopici. Se noi ingrandiamo un fiocco di neve, a un certo punto non troviamo più una struttura che si ripete: incontriamo le molecole di acqua, formate da atomi di idrogeno e di ossigeno. Non possiamo usare un modello frattale per descrivere gli orbitali degli elettroni e le distribuzioni di probabilità di tali particelle, per non parlare dei nuclei, dal momento che si tratta di realtà che non ripetono la forma e la struttura dell'oggetto macroscopico che compongono. Allo stesso modo, un fiocco di neve è limitato nello spazio e nel tempo. Non ha dimensioni infinite e non ripete se stesso fin oltre i limiti delle galassie! Quindi possiamo dire che quanto sostengono i fautori della natura frattale dei componenti della Natura non corrisponde al vero. Andrebbe sempre specificato che i modelli usati dagli studiosi sono approssimazioni. Sono studi della massima importanza, non posso certo negarlo. Tuttavia, quando Buchanan scrive che una rete fluviale ha un carattere frattale - senza specificare quali sono i limiti del suo assunto - afferma il falso.

sabato 15 ottobre 2016

LO SPAVENTOSO EQUIVOCO DELL'ENERGIA

Da tempo molte convulsionarie isteriche ci massacrano gli zebedei ripetendo all'infinito la seguente baggianata New Age:

"Tutto è energia, inclusi i nostri pensieri, la nostra intenzione e le nostre emozioni. La nostra mente può davvero modificare la materia e la realtà."

Mi accingo a dimostrare con argomenti solidissimi che non esiste falsità maggiore in tutto l'Universo. Tutto nasce da una catena di equivoci causati dall'ignoranza.

PUNTO DI PARTENZA

Questa è la famosa equazione di Einstein:

E = mc2

E è un'osservabile fisica chiamata "energia";
m è un'osservabile fisica chiamata "massa";
c è la velocità della luce nel vuoto, che è costante fisica e vale circa 3*108 m/s (metri al secondo).

Riporto alcuni concetti basilari che tutti possono intendere e approfondire con l'ausilio di siti Web o di materiale cartaceo:

     1) Concetto di forza come vettore  
Una forza è una grandezza fisica vettoriale che si manifesta nell'interazione di due o più corpi, sia a livello macroscopico, sia a livello delle particelle elementari. La sua caratteristica è quella di indurre una variazione dello stato di quiete o di moto dei corpi stessi; in presenza di più forze, è la risultante della loro composizione vettoriale a determinare la variazione del moto. La forza è descritta classicamente dalla seconda legge di Newton come derivata temporale della quantità di moto di un corpo rispetto al tempo. 
    2) Concetto di campo di forze 
In fisica, un campo di forze è un campo vettoriale che descrive la presenza di una forza in ogni punto dello spazio. Si tratta di una funzione che associa ad ogni posizione un vettore che ha l'intensità e la direzione della forza.

    3) Concetto di energia 
L'energia è la grandezza fisica che misura la capacità di un corpo o di un sistema fisico di compiere lavoro, a prescindere dal fatto che tale lavoro sia o possa essere effettivamente svolto.
    4) Concetto di lavoro  
In fisica, il lavoro è l'energia scambiata tra due sistemi attraverso l'azione di una forza o una risultante di forze quando l'oggetto subisce uno spostamento e la forza ha una componente non nulla nella direzione dello spostamento.  (Fonte: Wikipedia)

PRIMO ERRORE

Le carampane New Age hanno interpretato la parola scientifica "energia" (dal greco ἐνέργεια "attività, potenza in atto") come traduzione del sanscrito śakti "forza, potenza" (scritto शक्ति in caratteri devanāgarī, volgarizzato in shakti), termine usato nell'Induismo per indicare la potenza di una divinità, ossia il suo potere di dare origine al mondo fenomenico. L'antico vocabolo indiano viene in genere inteso come "capacità creativa immanente"

Si tratta di un gravissimo abuso, da cui deriva una serie di altri errori marchiani.

SECONDO ERRORE

A questo punto le suddette carampane hanno dedotto dall'equazione di Einstein la proposizione "tutto è energia", interpretandola come "tutto è shakti indifferenziata e ogni cosa nell'Universo è equivalente"

Questa è una falsità grossolana meritevole d'irrisione e di scherno. Nell'Universo esistono campi di forze di differente natura, ad esempio campi gravitazionali e campi elettromagnetici. Non è assolutamente vero che E è una quantità universale che rende gli enti intercambiabili.

Con buona pace dei guru e delle loro fan, l'energia è un concetto matematico astratto. Non esiste nessuna sostanza che può essere definita come "energia pura". Per meglio studiare la realtà fisica, è necessario operare una classificazione delle varie forme di energia.

  • Energia cinetica:
    L'energia cinetica è l'energia che possiede un corpo per il movimento che ha o che acquista: equivale al lavoro necessario per portare un corpo da una velocità nulla a una velocità nota. Quando un corpo di massa m varia la sua velocità, con questa varia anche la sua energia cinetica. Il lavoro equivale a questa variazione di energia cinetica. L'energia cinetica quindi è associata alla massa e alla velocità di un corpo in movimento. L'energia cinetica che possiede un corpo di massa m nel suo moto di caduta è uguale al lavoro compiuto per fermarsi.

  • Energia potenziale:
    L'energia potenziale di un oggetto è l'energia che esso possiede a causa della sua posizione o del suo orientamento rispetto ad un campo di forze. Nel caso si tratti di un sistema, l'energia potenziale può dipendere dalla disposizione degli elementi che lo compongono. Si può vedere l'energia potenziale anche come la capacità di un oggetto (o sistema) di trasformare la propria energia in un'altra forma di energia, come ad esempio l'energia cinetica.

  • Energia elettromagnetica:
    In fisica, l'energia del campo elettromagnetico è l'energia immagazzinata in una data regione di spazio dal campo elettromagnetico, ed è costituita dalla somma delle energie associate al campo elettrico ed al campo magnetico. Nelle onde elettromagnetiche queste due quantità sono sempre uguali ed è conveniente parlare di flusso di energia trasportata dall'onda nell'unità di tempo attraverso una superficie, attraverso l'uso del vettore di Poynting. (È associata alla luce, alle microonde, alle onde radio, ai raggi X, etc…)

  • Energia termica (calore):
    L'energia termica è la forma di energia posseduta da qualsiasi corpo che abbia una temperatura superiore allo zero assoluto. Macroscopicamente l'energia termica è una grandezza estensiva e la quantità posseduta di tale energia da un corpo è proporzionale alla temperatura.

  • Energia nucleare:
    Con energia nucleare (detta anche energia atomica), si intendono tutti quei fenomeni in cui si ha produzione di energia in seguito a trasformazioni nei nuclei atomici: tali trasformazioni sono dette "reazioni nucleari".

  • Energia chimica:
    L'energia chimica è un'energia che varia a causa della formazione o rottura di legami chimici di qualsiasi tipo negli elementi chimici coinvolti nelle reazioni chimiche. Siccome la forza dei legami chimici è associata alla distanza tra le specie chimiche (infatti legami chimici più forti tengono più vicine le specie chimiche coinvolte nel legame), l'energia chimica dipende dalla posizione reciproca delle particelle che costituiscono una sostanza.
    (Fonte: Wikipedia)

Non è chiaro? Bene, farò qualche esempio più concreto.

Si prenda un televisore programmato per decodificare le onde elettromagnetiche trasmesse da una data emittente e trasformarle in suoni e in immagini. Non riuscirà affatto a decodificare il segnale elettromagnetico emesso da un forno a microonde. A maggior ragione non capterà il Respiro della Terra. :)

Le onde elettromagnetiche emesse da un apparecchio radio non interferiranno con la forza peso e non ti impediranno di precipitare da un burrone. Non ci riusciranno nemmeno le vibrazioni meccaniche del trapano del dentista.

Non avvengono reazioni di fissione nucleare nel tuo cervello.

Un tostapane in funzione non può essere utilizzato come decifratore automatico di codici bellici e non può ricevere segnali da civiltà extraterrestri. Non può nemmeno emettere vibrazioni acustiche in modo tale da formare segnali Morse e da comporre versi dell'Odissea.

Il cacao mescolato al latte caldo non è in grado di produrre fluorescenza né fosforescenza. 

Non starò qui a elencare infiniti esempi elementari che possano essere raccolti dai cervellini di coloro che credono alle colossali stronzate New Age: mi limiterò a dire che è solo nella loro fantamatematica puffesca che esiste una soluzione unica in grado di soddisfare tutte le equazioni dell'Universo.

TERZO ERRORE

L'errore del darwinismo spirituale consiste nell'applicare abusivamente in ambito metafisico la teoria dell'Evoluzione enunciata da Charles Darwin. Le isteriche Acquariane credono nell'evoluzione dello spirito dei viventi, che procederebbe da forme più semplici (meno consapevoli) verso forme più complesse (più consapevoli). Sono convinte che una volta affermato che ogni cosa nell'Universo è shakti indifferenziata, la volontà umana di un essere evoluto a sufficienza abbia il potere di modificare ogni cosa a proprio piacimento.  

Questa affermazione è contraddetta dalla realtà stessa dei fatti. Se una persona beve un cicchetto di acido cianidrico, muore. Senza possibilità di errore e per quanto grande sia la sua consapevolezza. Se una persona si punta a una tempia una rivoltella carica e fa fuoco, il cranio le eplode e lei muore. Nulla potrà la sua volontà per evitarlo. Questo indipendentemente da ciò in cui crede. 

CONCLUSIONE 

Le settarie New Age si sono inventate una fantomatica "energia" a partire dalla quantità osservabile E, hanno dichiarato che ogni cosa da lei composta è equivalente, quindi hanno affermato che ogni cosa può essere controllata dalla mente umana. A ogni passo della loro catena di deduzioni c'è la fallacia logica chiamata non sequitur.  

Questo panteismo energetico è un fenomeno che trova particolare rigoglio presso il gentil sesso. Le credenze scaturite da tale fucina abominevole sono tuttavia seguite anche da non pochi maschi. Come mai? Perché ci sono tanti esseri con un cromosoma Y che blaterano senza sosta che "tutto è energia, quindi i pensieri cambiano il mondo"? Semplice: numerosi fallocefali si sono messi a sostenere queste aberrazioni nella speranza di ottenere i pompini.

mercoledì 31 agosto 2016

GÖDEL O DELL'IDEA DI INESISTENZA DEL TEMPO

In questi tempi di grande declino cognitivo del genere umano, va di gran moda l'idea che il tempo non esista. Non che il tempo sia qualcosa di misterioso e di estremamente difficile a trattarsi, ma che sia privo di realtà. In genere i sostenitori di quest'idea - o meglio di questo meme - sono anche abbastanza fanatici. Si dicono assolutamente certi di sussistere in una dimensione atemporale e vogliono imporre la loro certezza come dogma. Vediamo così di cominciare a fare qualche considerazione sul controverso argomento.

Sono consapevole che la trattazione non potrà esaurirsi in un semplice post, tanto è complessa. Iniziamo dall'idea di Kurt Gödel, che commentando le teorie di Albert Einstein, asserì l'inesistenza del tempo e la riduzione del cambiamento a qualcosa che ha la sua origine in un universo statico. Sul sito Scienzaeconoscenza.it, Alessandro Silva (2013) commenta i risultati degli interessanti studi dell'italiano Davide Fiscaletti e dello sloveno Amrit Sorli sulla natura del tempo, che partono proprio dalle deduzioni di Gödel.  



Riporto in questa sede i necessari riferimenti bibliografici e ad essi rimando per approfondimenti.

•    http://www.dailygalaxy.com/my_weblog/
2011/10/spacetime-has-no-time-dimension-
new-theory-claims-that-time-is-not-the-4th-
dimension-todays-most-pop.html

•    http://www.physorg.com/news/2011-04-
scientists-spacetime-dimension.html

•    Fiscaletti Davide and Sorli Amrit, “Non-locality and the symmetryzed quantum potential”, Physics Essays, Vol. 21, Num. 4, 2008
•    Sorli Amrit and Fiscaletti Davide, “Time is a measuring system derived from light speed”, Physics Essays, Vol. 23, Num. 2, 2010
•    Sorli Amrit, Fiscaletti Davide and Klinar Dusan, “Replacing time with numerical order of material change resolves Zeno problems on motion”, Physics Essays, Vol. 24, Num. 1, 2011
•    Sorli Amrit, Klinar Dusan and Fiscaletti Davide, “New insights into the special theory of relativity”, Physics Essays, Vol. 24, Num. 2, 2011

Per necessità di discussione riassumo in questa sede brani dell'articolo di Silva, aggiungendo le mie riflessioni. Il punto di partenza dell'articolista è l'affermazone del matematico Kurt Gödel, che nel 1949 sostenne: "In ogni universo descritto dalla teoria della relatività, il tempo non può esistere". Le ricerche di Fiscaletti e di Sorli portano alla conclusione che il tempo non debba essere ritenuto una dimensione fisica primaria, ma semplicemente come sequenza. In altre parole, il tempo sarebbe una mera grandezza matematica che descrive l'ordine numerico dei cambiamenti materiali, ossia degli eventi che avvengono nell'universo.  

Benissimo, ma una grandezza matematica non è qualcosa di inesistente. La proposizione "il tempo è una grandezza matematica" implica che "esiste qualcosa che chiamiamo tempo e che è descritto come un insieme ordinato di numeri". Questo contraddice in modo palese la proposizione "il tempo non può esistere" formulata da Gödel. Una successione di numeri non è qualcosa di inesistente. Possibile che qualcosa di così evidente sia sfuggito a quel grande logico? Dovremmo forse concludere che il matematico austriaco sia stato oggetto di una stima a dir poco esagerata? Potrebbe anche darsi. Del resto, solo la demenza della scuola e dei mass media potrebbe definire "uno tra i più grandi logici della Storia" un uomo che per evitare un'intossicazione alimentare si è lasciato morire di fame.  

Gödel, Fiscaletti e Sorli concordano nel definire i cambiamenti dell'universo come un ordine numerico. Si passa dal cambiamento "n" al cambiamento "n+1" e da questo al cambiamento "n+2", etc. Questo ordine numerico è una grandezza misurabile dagli orologi, definiti come "sistemi di riferimento che misurano la velocità di tutti i cambiamenti che hanno luogo nell'universo" (Silva, 2013). Non è l'universo a cambiare nel tempo, concludono gli studiosi: è piuttosto il tempo, ordine numerico del cambiamento, a fluire nell'universo.

Premesso che questa descrizione formale del cambiamento la trovo perfettamente logica e condivisibile, le conclusioni in parte la contraddicono. Dire che non esiste il tempo ma che esistono cambiamenti è assurdo. Se non è zuppa è pan bagnato. Il tempo consiste nei cambiamenti, non è possibile affermare l'esistenza dei secondi negando l'esistenza del primo - a prescindere dalla definizione che ne possiamo dare. Forse Gödel era semplicemente allergico alla parola "tempo" e l'intera questione dovrebbe essere considerata di lana caprina. Non un problema fisico ma un problema di metalinguaggio. I fautori della teoria del tempo inesistente giurano e spergiurano che così non è. 

Gödel, teorico dell'universo senza tempo, fu anche uno strenuo assertore della possibilità dei viaggi temporali dal presente al passato. Nel 1949 affrontò questo spinoso argomento, elaborando modelli matematici. Analizzando le equazioni di Einstein che descrivono l'espansione dell'universo, si accorse che una soluzione corrispondeva a una traiettoria spazio-temporale in cui il punto di arrivo precede nel tempo quello di partenza. Ne rimase molto turbato e si convinse che il tempo fosse soltanto una percezione umana soggettiva. 

Il problema, e lo si legge chiaramente, è che le conclusioni espresse da Fiscaletti e Sorli sono in ogni caso abissalmente distanti da quelle di Gödel, al punto che tra esse non sussiste quasi alcun punto di contatto. I due studiosi non ritengono affatto possibile il viaggio nel tempo dal presente al passato, mentre Gödel è giunto a tal punto nella sua negazione autistica del concetto di tempo da cozzare contro la realtà delle cose e da perdere il ben dell'intelletto.

Né in Gödel né in Fiscaletti-Sorli si può trovare qualcosa che chiarisca davvero la natura del tempo - che resta assolutamente misterioso. Flusso imperscrutabile che origina in una dimensione aliena e indipendente da ogni altra, oppure sequenza di configurazioni statiche? Ma queste configurazioni statiche chi le assegna? Se distruggiamo la visione di Newton, se distruggiamo la visione di Einstein e di Minkowski del tempo come quarta dimensione di uno spazio (codificata da numeri immaginari), e riduciamo la realtà a quattro dimensioni spaziali, col tempo come dimensione spaziale come le altre, come possiamo spiegare la sua alterità sostanziale? Infatti il susseguirsi dei cambiamenti, come Fiscaletti e Sorli chiamano il tempo, è dotato delle seguenti qualità che lo differenziano dalle dimensioni spaziali: 

1) È ineluttabile. Non esiste modo di opporsi a questa successione di configurazoni, di rallentarla, di accelerarla o più in generale di modificarla.
2) È irreversibile. Procede nel verso prefissato. Non c'è modo,
pace Gödel, di ritornare indietro verso il passato o di uscire dalla propria linea di esistenza per esplorare configurazioni alternative.
3) È auto-annichilente. Le configurazioni temporali passate scompaiono come in una botola magica, tempo di Planck dopo tempo di Planck, e non le recupera più nemmeno il Mago Silvan. Si sottraggono alla nostra osservazione, a differenza delle dimensioni spaziali.

Cruciale è il problema filosofico e fisico dell'esistenza o meno di un ordine intrinseco nell'universo, del tutto indipendente dalla percezione che gli esseri umani ne hanno. Galileo affermò nel XVII secolo che la matematica rappresenta la lingua in cui è scritto l'universo, e che senza di essa non è possibile comprensione alcuna della realtà in cui siamo immersi. Se l'universo si fonda  sulla matematica, è computabile. Di conseguenza, ogni processo fisico può essere simulato servendosi di una macchina, ad esempio di un computer. Si viene così a definire il concetto di "universo computabile" o "universo matematico", in cui gli eventi non si svolgono in una dimensione lineare chiamata "tempo", ma sono deterministici e descrivibili come sequenze numeriche. Si tratta di un'astrazione che descrive e governa l'universo fisico.  Quando un osservatore è consapevole della differenza che passa tra universo fisico e universo computabile, tra un fenomeno e il modello che lo descrive, si definisce "osservatore cosciente".
"La coscienza e l'universo matematico sono dunque entità non-fisiche che sono presenti in ogni universo osservabile e non osservabile" (Silva, 2013).

Viene a questo punto in essere l'idea che la capacità dell'osservatore di operare la distinzione "passato-presente-futuro" si fondi non già su una realtà oggettiva - ossia la distinzione tra passato, presente e futuro -  ma sull'attività dei neuroni, come se il cervello fosse materiale fantasmatico e privo di riscontro oggettivo. È il concetto di "tempo psicologico". L'osservatore cosciente a quanto pare riceverebbe un particolare stato di grazia dalla consapevolezza di distinzione tra la realtà fisica e il modello matematico che la descrive: verrebbe proiettato in una fantomatica condizione di immutabilità che a dirla tutta sa tanto di baggianata New Age.       
Perle di delirio alla Timothy Leary: "L’esperienza che ogni essere umano ha dei cambiamenti lungo la linea “passato-presente-futuro” del tempo è il risultato delle esperienze vissute nel quadro del tempo psicologico." E ancora: "Per un osservatore cosciente e consapevole il tempo psicologico non influisce sul tempo dell’universo e dunque quest’ultimo può essere interpretato per ciò che realmente è, privo di esistenza." (sempre da Silva, 2013)

Certo è un merito di Fiscaletti e di Sorli l'ammettere come punto di partenza l'ipotesi della realtè esterna indipendente dall'osservatore (ERH). Non sembrano tuttavia molto convinti della sua validità, per loro sembra essere solo una ipotesi di lavoro. Dall'ipotesi ERH si sono addentrati nel pericolosissimo campo del relativismo gnoseologico, che gli Antichi chiamavano scetticismo. Un atteggiamento che porta alla negazione della realtà misurabile per ridurla a un fatto soggettivo. Il tempo consisterebbe in una percezione arbitraria. Cos'è dunque la percezione umana? Qualunque cosa sia, esiste una forma peculiare di Ordalia che ci permette di sfatare il mito dello scetticismo. Si ponga davanti a chi reputa che il tempo sia frutto della percezione un bicchierino da grappa con dentro un cicchetto di acido cianidrico purissimo. Si inviti tale persona a bere il cicchetto. L'istante in cui lo scettico porterà il bicchiere alle labbra sarà l'ultimo della sua vita biologica. L'istante dopo, lo scettico si accascerà fulminato, ogni funzione vitale sarà in lui cessata. Questo è un esempio, per quanto amaro, di dato di fatto inoppugnabile che nessuna volontà umana sarà mai in grado di modificare. Peccato che non ci sia nessuno a schiaffeggiare il genio riportandolo alla realtà delle cose con simili esperimenti concettuali. 

Troppa psicologia selvaggia e troppe droghe psichedeliche? Non parrebbe un'ipotesi così peregrina. L'esperimento concettuale del bicchierino di acido cianidrico dimostra che la percezione soggettiva  del tempo è del tutto ininfluente. Come si vede, Fiscaletti e Sorli sono partiti dall'ipotesi ERH per giungere alla sua sostanziale negazione. Il fatto è che la distinzione presente-passato-futuro non è il frutto dell'attività neuronale. Anche a costo di essere impopolare, affermerò ciò che la Logica impone di affermare: la percezione soggettiva dell'osservatore cosciente non ha potere alcuno sulla realtà circostante, non la modifica, non la plasma, non la può cancellare. Nella distinzione presente-passato-futuro sono inclusi eventi che hanno il potere di porre fine alla stessa esistenza fisica dell'osservatore. Nessuna sinapsi potrà riportare in vita un osservatore deceduto. 

Il dogma definitivo vorrebbe porre fine a secoli di filosofia, portando la Conoscenza allo Stagno Termodinamico: il tempo "esiste solo come una grandezza matematica che può essere misurata dagli orologi." 

Si arriva in questo modo alle vette assolute della genialità umana. Per spiegare il concetto di tempo, che solo rende possibile la nostra esistenza come quella delle macrogalassie, lo si assoggetta a un manufatto umano come l'orologio. Equivarrebbe a definire un essere umano come un'immagine antropoide che può essere filmata da una telecamera. Si converrà che non è una definizione scientifica e filosofica accettabile. Nulla può cancellare in me l'impressione che il mondo scientifico versi ormai in una condizione paragonabile a quella di un decrepito affetto da morbo di Alzheimer.

martedì 30 agosto 2016

GÖDEL E LA PROVA ONTOLOGICA DELL'ESISTENZA DI DIO

Anche se forse tra il pubblico pochi ne sono a conoscenza, il matematico austriaco Kurt Gödel nel 1970 presentò a Dana Scott una dimostrazione dell'esistenza di Dio ottenuta servendosi degli strumenti della logica moderna, e più precisamente della logica modale S5. Il suo teorema assume un aspetto a dir poco stravagante: 

"Se Dio è possibile, allora esiste necessariamente. Ma Dio è possibile. Quindi esiste necessariamente".  

In forma più estesa, lo schema logico utilizzato è il seguente:

"Ogni proprietà positiva è necessariamente positiva.
Per definizione Dio ha tutte e solo le proprietà positive.
L'esistenza necessaria è una proprietà positiva.
Quindi Dio, se è possibile, possiede necessariamente l'esistenza.
Il sistema di tutte le proprietà positive è compatibile.
Quindi Dio è possibile.
Essendo possibile, Dio esiste necessariamente."

Ecco la dimostrazione, tratta dal sito Maat.it:


I - Definizione di proprietà positiva P(φ)
    (1) P(φ)  
     φ è positivo
    (o  φ ∈ P)
    "φ è una proprietà positiva P".
    Ad esempio essere onnipotente, essere giusto, essere onnisciente, essere misericordioso.
    (2) Assioma 1.  
    P(φ) . P(ψ) ⊃ P(φ . ψ)
    Nota 1. E per ogni numero di addendi.
    "Se φ e ψ sono proprietà positive, allora anche la congiunzione di φ e ψ è una proprietà positiva".
    Ad esempio se essere onnipotente è una proprietà positiva e essere misericordioso è una proprietà positiva, allora essere onnipotente e misericordioso è una proprietà positiva.
    La congiunzione di proprietà vale per un numero qualunque di addendi. Quindi è una proprietà positiva, ad esempio, anche essere onnipotente, giusto e misericordioso.
    (3) Assioma 2. 
    P(φ) ∨ P( ∼φ)
    Nota 2. Disgiunzione esclusiva.
    "Non è possibile che φ e ∼φ entrambe proprietà positive o entrambe proprietà non positive".
    O una proprietà è positiva o lo è il suo contrario. Se φ non è una proprietà positiva allora ∼φ è una proprietà positiva.
    Se essere giusto è una proprietà positiva allora essere non giusto non può essere una proprietà positiva.
    II - Definizione di Dio G(x)
    (4) Definizione 1.  
    G(x) ≡ (φ) [ P(φ) ⊃ φ(x) ] 
   (Dio)
    "Un essere x è di natura divina se e soltanto se possiede tutte e sole le proprietà positive φ".
    Dio viene definito in base alle proprietà positive. Da Dio viene esclusa ogni negazione ed ogni privazione. Le proprietà di Dio sono solo positive. Si potrebbe definire Dio dicendo che è un essere buono, giusto, onnipotente, onnisciente, misericordioso, ecc.

    III - Definizione di relazione di essenza φ Ess.x
    (5) Definizione 2.  
    φ Ess.x ≡ (ψ) [ ψ(x) ⊃ N(y) [ φ(y) ⊃ ψ(y) ]] 
    (Essenza di x)
           Nota 3. Due qualunque essenze di x sono necessariamente equivalenti.
    "φ è un’essenza di x (φ Ess.x) se e soltanto se per ogni proprietà ψ di x, esiste necessariamente un y, tale che se y ha la proprietà φ, allora ha la proprietà ψ".

    IV - Definizione di relazione di necessità
    (6)  p ⊃ Nq = N(p ⊃ q) 
    (Necessità)
    "Se p implica necessariamente q allora è necessario che p implichi q".
    (7)   Assioma 3. 
    P(φ) ⊃ NP(φ); ∼P(φ) ⊃ N ∼P(φ)
    "Se una proprietà è positiva allora è necessariamente positiva".  
    "Se una proprietà non è positiva, allora è necessariamente non positiva".

    V - Teorema 1: Se un essere è Dio allora ha l'essenza divina
    (8) Teorema.  
    G(x) ⊃ G Ess. x.
    "Se un essere x è di natura divina, allora l'essenza di x è la natura divina G".

    VI - Definizione di esistenza necessaria E(x)
    (9) Definizione 3. 
    E(x) ≡ (φ) [φ Ess. x ⊃ N (∃x) φ(x) ]  
    (Esistenza necessaria)
    "x esiste necessariamente, se e soltanto se per ogni elemento essenziale φ di x, necessariamente esiste un x che ha φ".
    Ossia "x esiste necessariamente se e soltanto se la sua essenza o ogni suo elemento essenziale esiste necessariamente".
    (10) Assioma 4.   P(E)
    "L'esistenza necessaria è una proprietà positiva".

    VII - Teorema 2: Se Dio è possibile allora esiste necessariamente
    (11) Teorema 2.
    G(x) ⊃ N(∃y) G(y)
    "Se x è Dio, allora esiste necessariamente".
    Quindi
    (12)
    (∃x) G(x) ⊃ N(∃y) G(y)
    "Se Dio esiste, allora esiste necessariamente".
    Necessitazione di (12):
    (12-a)
    N [(∃x) G(x) ⊃ N(∃y) G(y)]
    "E' necessario che se Dio esiste, allora esiste necessariamente".
    Da (12-a) e da (K) si ottiene:
    (13)
    M(∃x) G(x) ⊃ MN(∃y) G(y) 
    (M = possibilità)
    "Se è possibile che Dio esista, allora è possibile che Dio esista necessariamente".
    Da (13) e da (S5) si ottiene:
    (13-a)
    MN(∃x) G(x) ⊃ N(∃y) G(y)
    Da (13) e (13-a) si ottiene:
    (14)  M(∃x) G(x) ⊃ N(∃y) G(y)
    "Se è possibile che Dio esista, allora Dio esiste necessariamente".

    VIII - Dio è possibile
    M(∃x) G(x) significa che il sistema di tutte le proprietà positive è compatibile.
             Questo è vero grazie a:
    (15) Assioma 5.
    P(φ) . φ ⊃ Nψ : ⊃ P(ψ)
    "Se una proprietà positiva φ ne implica necessariamente un’altra ψ, allora anche ψ è positiva". 
che implica
     (16)  x = x è positivo
     (17) x ≠ x è negativo.
    Ma se un sistema S di proprietà positive fosse incompatibile, ciò significherebbe che la proprietà somma s (che è positiva) sarebbe x ≠ x.
    Gödel usa x ≠ x per significare una proprietà negativa.
    Per l'assioma 1 s è positivo e vale x = x per s. Ma s non può essere auto-contraddittorio con se stesso. Se qualcosa non è auto-contraddittorio, allora è possibile. Dunque S è possibile.

    IX - Dio esiste necessariamente
    Da (14) e da (15) per il modus ponens:
    (18) N(∃y) G(y)
    "Dio esiste necessariamente".
    Con P(E(x)) ∈ G(x) l'esistenza necessaria di Dio è dimostrata.

La dimostrazione dell'esistenza di Dio fatta da Gödel è nella sostanza una riedizione di quella data a suo tempo da Anselmo d'Aosta nel Proslogion. Si tratta di una prova ontologica. Per quanto possa apparire a prima vista logica e rigorosa, non ha a parer mio alcun valore. Per Gödel, Dio sarebbe la somma di tutte le caratteristiche positive concepibili. Cominciamo male. Quali caratteristiche positive, di grazia, hanno una definizione assoluta ed oggettiva condivisibile da tutti gli esseri senzienti? La risposta di Gaunilone ad Anselmo rimane in tutto e per tutto valida: il pensiero può essere una mera rappresentazione vuota e priva di qualsiasi corrispondenza con la realtà. Si può ad esempio immaginare un essere perfetto, che assomma ciò che di perfetto è concepibile a partire da tutte le persone formanti il genere umano, pur appartenendo soltanto ai reami della fantasia. Gaunilone faceva l'esempio di un'isola perfetta, concepibile da mente umana ma nonostante ciò inesistente. Mi spingerò oltre. Immaginiamo un ermafrodita immortale ed eternamente giovane, dotato di una venustà folgorante, i cui escrementi sanno di frutta candita e profumano di violetta, la cui orina è come nebbiolo o grignolino, il cui sperma è come miele d'arancia stillante da favo. Il suo corpo è quello di una donna dai capelli più biondi dell'oro, la pelle lattea, i genitali simili a un fiore d'orchidea, con il fallo sopra e la vulva sotto. Questo però non significa affatto che l'Essere da me descritto esista davvero. Eppure se si sostituisse a "Dio" l'Ermafrodita da me descritto, la dimostrazione gödeliana resterebbe in tutto e per tutto valida. Infatti l'Ermafrodita ha tutte e sole le proprietà positive immaginate dal matematico. È immortale, buono, misericordioso, non è nel suo corpo alcuna pecca, alcun difetto. È onnipotente e onnisciente: come se avesse una bacchetta magica, può compiere qualsiasi prodigio, trasformare ogni cosa in ciò che vuole, far comparire oggetti ed esseri dal nulla e via discorrendo. Così sono tutti i suoi simili, appartenenti alla sua stessa specie, che con lui vivono nelle Terre dell'Immortalità: una stirpe di Dei Androgini. Essi si intrattengono in attività sessuali che sono positive in quanto espressioni di Amore assoluto e non hanno alcunché di funesto come quelle umane: non vi è egoismo né gelosia, non vi sono conseguenze nocive come malattie veneree o gravidanze indesiderate. La mia fantasia non ha freni, ma questo non è ancora sufficiente a materializzare gli esseri divini da me descritti. Non credo proprio che un giorno me ne apparirà davanti uno dicendomi che la dimostrazione di Gödel è in tutto e per tutto vera.

A chi storcerà il naso sentendomi parlare di una stirpe di Dei Ermafroditi, dirò che non risulta affatto che Gödel abbia dimostrato che Dio debba essere unico e che debba avere tutte le proprietà che le religioni del mondo attribuiscono a questo Essere, né che l'unicità sia in sé e per sé una proprietà definibile come "positiva" contro la pluralità definita come "non positiva"

Immaginiamo ora che la dimostrazione di Gödel sia valida e che esista un Essere che merita di essere definito Dio in quanto somma di tutte le proprietà positive. Se io dimostro che questo Dio ha creato qualcosa che ha almeno una proprietà non positiva, ossia negativa, ecco che la dimostrazione di Gödel si contraddice da sé. Se Dio ha creato tutti gli uomini, come le genti del mondo si ostinano ad affermare, allora Dio ha creato Ted Bundy. Ted Bundy era un crudelissimo serial killer che attirava ragazze con l'inganno, le sodomizzava, le torturava atrocemente e ne occultava il cadavere. Non contento, si recava sul luogo delle sepolture per annusare i lezzi di decomposizione che salivano dal terriccio molle. In preda a un'eccitazione necrofila, spesso esumava i corpi e usava loro sodomia, astenendosi dal farlo solo quando la putrefazione troppo avanzata minacciava di appestarlo con un odore così penetrante da non essere eliminato. Ted Bundy era senza dubbio alcuno un demonio. Se Dio ha creato Ted Bundy, Dio ha creato il Male. Quindi Dio possiede almeno una proprietà non positiva, ovvero negativa: l'aver dato origine a un essere malvagio. Se essere il Creatore di cose buone è una proprietà positiva, essere il Creatore di cose malvagie non può essere a sua volta una proprietà positiva. Dunque Dio, inteso come causa di tutte le cose, visibili e invisibili, non è semplicemente possibile, in quanto ammetterne l'esistenza significherebbe cadere in contraddizione. Con buona pace del matematico austriaco, il concetto di Dio come lo intendono le religioni monoteiste è auto-contraddittorio, dunque impossibile. Tutte le religioni monoteiste del mondo sono in errore. Le alternative sono le seguenti: 

1) Dio non esiste;
2) Dio esiste e presenta proprietà negative, ossia non è buono;
3) Dio esiste ed è buono, ma non è il Creatore di questo mondo, ossia esiste un altro Dio che è somma di tutte le proprietà negative e che ha fatto l'Uomo a propria immagine.

Gli atei e i materialisti propendono per la prima opzione. I malteisti e parte dei satanisti propendono per la seconda. La terza è tipica del Dualismo Anticosmico. Professandomi Cataro, è quella che sostengo a spada tratta. 

Non so come avrebbe reagito Gödel di fronte alle mie argomentazioni. Non esito ad abbattere i suoi idoli con la scure della Logica. Forse avrebbe farfugliato se solo qualcuno gli avesse fatto notare che un'astrazione come l'insieme dei concetti non ha una collocazione fisica dimostrabile in alcun luogo di questo o di altri universi. Anzi, nella sostanza possiamo ben dire che un'entità siffatta non esiste se non nelle farneticazioni di una mente completamente distaccata dalla realtà. L'insieme dei concetti non è in alcun modo fruibile. Non è neppure possibile fare in esso ricerche servendosi di un motore come Google.