Visualizzazione post con etichetta olomanismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta olomanismo. Mostra tutti i post

lunedì 8 marzo 2021

 
THE COMPLETE ENOCHIAN DICTIONARY 
 
Titolo originale: The Complete Enochian Dictionary:
    A dictionary of the Angelic Language as Revealed to Dr.
    John Dee and Edward Kelley
Autore: Donald C. Laycock 
Prefazione: Stephen Skinner 
Introduzione: Lon Milo Duquette 
Anno I edizione: 1979
Anno II edizione: 2001  
Editore: 
    Ia ed.: Askin Publishers Ltd  
    IIa ed: Weiser
Lingua: Inglese 
Formato: 
   I ed.: copertina rigida 
   II ed.: copertina flessibile  
Numero pagine: ‎ 272 pagine
Codice ISBN-10: ‎ 
   I ed.: 0905919017 
   II ed.: 1578632544
Codice ISBN-13: ‎ 
   I ed.: 978-0905919010  
   II ed.: 978-1578632541  
Link: 
 
Contenuti: 

Foreword to the 2001
    by Lon Milo DuQuette ...... vii
Preface to the Revised Edition
    by Stephen Skinner ...... 1
Preface
    by Stephen Skinner ...... 7
Enochian
    Angelic language or mortal folly? ...... 19 
       The personalities: John Dee (1527-1608) 
       The personalities: Edward Kelley (1555-1595) 
       The first seances 
       The appearence of the Enochian alphabet  
       The first 'angelical' language 
       Further seances 
       The appearence of the true Enochian language 
       The nature of the Enochian language 
       The pronunciation of Enochian 
       Dee and Kelley - the last years 
       Judgement of the spirits 
       Is Enochian a cipher? 
       The later history of Enochian 
       Conclusion 
Scope and Plan of the Dictionary
...... 65
Part I: ANGELIC-ENGLISH
...... 69
PartII: ENGLISH-ANGELIC
...... 191
Appendix: The Enochian Calls ...... 247 
     The First Call (Ol sonf vors g ...
     The Second Call (Adgt upaah zong om ...
     The Third Call (Micma, goho Piad ...
     The Fourth Call (Othil lasde babage ...
     The Fifth Call (Sapah zimii d diu ...)
     The Sixth Call (Gah s diu em ...)
     The Seventh Call (Raas i salman paradiz ...
     Thee Eighth Call (Bazm, elo, i ta ...
     The Ninth Call (Micaolz bransg prgel ...)
     The Tenth Call (Coraxo chis cormp ...)
     The Eleventh Call (Oxiyal holdo od zirom ...)
     The Twelfth Call (Nomci ds sonf babage ...
     The Thirteenth Call (Napeai babagen ds brin ...)
     The Fourteenth Call (Noromi bagie, pasbs Oiad ...
     The Fifteenth Call (Ils tabaan l ialprt ...
     The Sixteenth Call (Ils viu ialprt salman balt...
     The Seventeenth Call (Ils d ialprt, soba upaah...)
     The Eighteenth Call (Ils micaolz olpirt ialprg ...
     The Call of the Thirty Aethyrs
Bibliography ..... 269
 
Sinossi (tradotta da Hoepli.it): 
"Nel 1581, il dottor John Dee, un consigliere alla corte della regina Elisabetta I, iniziò una serie di esperimenti volti a esplorare la capacità di contattare il mondo degli spiriti. Con Edward Kelley che fungeva da medium in questi esperimenti, Dee è stato in grado di registrare queste comunicazioni mentre venivano trasmesse in Enochiano, il linguaggio degli angeli. Donald Laycock ha analizzato a fondo il lavoro di Dee e Kelley. In questo volume racconta la storia dei loro esperimenti. Il resto del lavoro consiste in una guida alla pronuncia delle ventuno lettere, significative per districare sia il significato che la derivazione dei messaggi tramandati da Dee e Kelley, e un dizionario di base Enochiano-Inglese/Inglese-Enochiano. Il risultato è un'affascinante storia di mistero linguistico e magico, parte integrante di qualsiasi studio sulla tradizione enochiana. La lucida prefazione di Stephen Skinner definisce il tono e il contesto storico per i lettori di oggi."
 
Recensione:  
Non mi risulta che quest'opera meritoria e interessantissima sia mai stata tradotta in lingua italiana. Potrei anche decidere di occuparmene di persona, informandomi sulle questioni legali relative alle traduzioni e ai diritti d'autore. Nella sua prefazione, Skinner ci fa una lunga cronistoria, che fa dal Conte Dracula a Elizabeth Bathory, da Rabbi Loew col suo Golem plasmato nel Ghetto di Praga ai Rosacroce. Si accenna anche al Nuovo Mondo e alla riforma del Calendario Giuliano. Vengono citati esempi di un supposto "Enochiano primitivo", in contrasto a quello pienamente compiuto. Dee è considerato uno studioso che perpetuò la tradizione di Ermete Trismegisto e che tentò di cristianizzare la Cabala. Poco di tutto ciò è a mio avviso degno di essere considerato un gioiello. Sono molto più interessato agli aspetti meramente linguistici, come fonologia, vocabolario, grammatica e semantica, piuttosto che a quelli cabalistici. Trovo oziosi i giochetti criptici e numerici, che non hanno molta attinenza con l'oggetto della mia passione. 
 
La natura della lingua Enochiana 
 
Cos'è ora della fine l'Enochiano? La domanda di Laycock e dei suoi collaboratori è anche la mia. La si può riassumere in questo estratto del paragrafo "Angelic language or mortal folly?":  
 
"Le lingue vanno e vengono. Qualcosa come settemila lingue naturali sono attestate, in una forma o in un'altra, fin dall'inizio della storia registrata; almeno un migliaio di altre lingue sono state inventate dagli esseri umani, per scopi che vanno dalla magia alla comunicazione extraterrestre. Ma nessuna lingua ha una storia più strana di quella della lingua Enochiana documentata in questo dizionario. Forse la cosa più strana di tutte è che noi ancora non sappiamo se è una lingua naturale o se è una lingua inventata - oppure se è, forse, la lingua degli Angeli, come i suoi originatori credettero. In questa introduzione, i dati sono presentati perché il lettore prenda una decisione." 
 
Nel corso di anni di studio, mi sono convinto che l'Enochiano sia una lingua naturale, anche se con ogni probabilità non appartenente a questo piano di realtà, al pari delle lingue che hanno generato i nomi riportati negli scritti degli antichi Gnostici e le iscrizioni nella misteriosa lingua Sethiana, su cui ho avuto occasione di pubblicare un sintetico trattatello. Questo è il link: 
 
 
Quello che a noi può apparire stravagante, abnorme e artificioso, altrove deve essere quotidiano e del tutto naturale. Anzi, deve essere il modo più ovvio e lineare con cui gli intelletti vedono l'Universo. Già avanzavo simili argomentazioni in un mio contributo di qualche anno fa, intitolato Perché la lingua Enochiana è nostratica?, pubblicato su questo stesso portale:
 
 
Lo dico e lo ribadisco. Si tratta di una lingua naturale come quella in cui sto scrivendo, anche se non necessariamente la l'idioma degli Angeli. Si può concludere che non è una lingua di origine glossolalica, come qualcuno ha ipotizzato. Non credo nemmeno che sia stata fabbricata scientemente a partire da una glossolalia. Sono convinto che sia piuttosto una lingua parlata da esseri in carne ed ossa come noi. La mia decisione è stata presa, anche se non piacerà certamente al mondo accademico. Essendo una lingua naturale, l'Enochiano deve essere studiato utilizzando i metodi della Scienza della linguistica, non quelli della Cabala.   
 
L'annoso problema della grammatica dell'Enochiano 
 
Già ho esposto per sommi capi alcune considerazioni sulla natura grammaticale della lingua Enochiana in un mio contributo, notandone la natura profondamente idiosincrasica: 
 

Non è una questione di poco conto ed è ben lungi dall'essere risolta. Discuto alcuni esempi riportati dall'autore.
 
Abbiamo CAOSG "terra" (inglese "earth") con la variante CAOSGA. Nel caso accusativo abbiamo invece CAOSGI. Altre forme che sembrano essere declinate sono CAOSGIN "rispetto alla terra" (inglese "than the earth"), CAOSGO "della terra" (inglese "of the earth"), CAOSGON "alla terra" (inglese "to the earth"). Laycock si chiede se queste siano vere manifestazioni di un paradigma o piuttosto varianti casuali. La sua è una domanda retorica: giunge subito alla conclusione che la seconda ipotesi sia quella giusta. Non sono d'accordo con lui e sono convinto che siamo in presenza di forme sclerotizzate di paradigmi perduti. Sarebbe interessante analizzare in dettaglio i testi per vedere se l'occorrenza di suffissi è realmente casuale o se segue qualche schema. Non mi risulta che finora questo lavoro sia stato fatto. Non posso tuttavia fare a meno di notare un dettaglio di natura fonologica. Nella parola CAOSG la consonante finale è un'affricata postalveolare (come nell'italiano getto, giro, o come nell'inglese general). Lo stesso suono, che noi chiameremmo palatale, si ha in GAOSGI e in  GAOSGIN. Tuttavia c'è il suono occlusivo velare (come nell'italiano gatto, gusto, o nell'inglese God) quando la vocale del suffisso non è anteriore: CAOSGA, CAOSGO, CAOSGON. Laycok fornisce in modo chiaro la pronuncia di queste forme trascrivendole per come gli è possibile, attribuendo però il suono occlusivo velare anche a CAOSG
 
ka-ozg 
ka-oz-ga
ka-oz-ji 
ka-oz-jin
ka-oz-go
ka-oz-gon
 
ka-ozg deve essere un refuso per ka-ozj, visto che nelle istruzioni per la pronuncia l'autore raccomanda correttamente la pronuncia affricata della consonante -G finale di parola: "as j before i, e, in final position, after d, and in clusters of consonants". Pure la parola ABRAMG "preparare" è trascritta foneticamente come a-bramg anziché come a-bramj. Come spiegarci queste variazioni fonetiche nelle forme flesse di CAOSG? Credo che ci sia una sola risposta possibile. Deve essere esistita una radice originale con la consonante finale occlusiva velare, che si è palatalizzata in alcuni casi ma non in altri, seguendo regole precise, che poi sono diventate incomprensibili. 
 
La teoria verbale non è meno controversa e difficile. Così si esprime l'autore: 

"È difficile essere dogmatici sulla grammatica enochiana. I verbi mostrano forme singolare e plurale e presente, futuro e passato, e hanno anche alcune forme participiali e congiuntive; ma lo facciamo non avere una declinazione completa di alcun verbo." 

Il verbo "essere" ha una coniugazione capricciosa che utilizza diverse radici, anche più irregolare di quanto sia la norma nelle lingue indoeuropee.
 
1) radice ZIR-
ZIR "io sono" 
ZIRDO "io sono" 
ZIROP "egli era, egli fu"
ZIROM "essi erano, essi furono" 

2) radice GEH-
GEH "tu sei" 
 
3) radice I-
I "egli è" 
 
4) radice CHIIS-
CHIIS, CHIS, CHISO "essi sono" 
 
5) radice AS-
AS "egli era, egli fu" (sinonimo di ZIROP)
 
6) radice NOA(N)-
NOAN "essere; divenire"  
(varianti: NOAS, NOASMI, NOAR, NOALN
A complicare le cose, quando il senso del verbo è "divenire" anziché "essere", non si hanno forme suppletive e si usa soltanto la radice NOA(N)-.
 
Per questo verbo ci sono poi numerose altre radici per il futuro, il condizonale, l'imperativo e via discorrendo. 
 
Persino le forme negative non sono scontate. Se è riconoscibile la natura negativa del prefisso IP- "non", la radice verbale cambia e si trova AM-

IPAM "non è"
IPAMIS "non può essere" 
 
Lo stesso prefisso negativo IP- lo troviamo in IPURAN "non vede", da URAN "vedere". Non sono sicuro che si possa estendere una simile formazione ad ogni verbo. Sembra un relitto di uso limitato e sclerotizzato, non più vitale.
 
Per contro, il verbo "dire" mostra una radice, GOH-, seguita da suffissi. Ecco un abbozzo di coniugazione:
 
GOHUS "io dico"
GOHE "egli dice" 
GOHO "egli dice" 
GOHIA "noi diciamo" 
GOHOL "dicendo" 
GOHON "essi hanno detto" 
GOHULIM "è detto a te"   
 
In buona sostanza, non sembra possibile estrapolare desinenze valide per tutti i verbi. Non risulta un suffisso universale -US per la prima persona singolare del presente indicativo, oppure -IA per la prima persona plurale, -E o -O per la terza persona singolare, -OL per il gerundio e via discorrendo. In genere i verbi non si coniugano e la loro radice serve anche come nome verbale. Ogni eccezione è come se fosse un caso a sé, con suffissi unici o uso di radici suppletive. Serviranno studi approfonditi per capire meglio come stanno le cose, in ogni caso sono fiducioso. 
 
L'enigmatico sistema numerale 
 
Un aspetto completamente inesplicabile della grammatica è il sistema numerale. Non è fondato come il nostro sul concetto di unità, decine, centinaia e migliaia. Questi sono i numeri da 1 a 10, più lo zero, che però non ha alcuna funzione logica nella numerazione, nulla di paragonabile a quanto accade con le cifre arabe: credo che sia solo unantica parola che significa "nulla" 

0 - T
I - L, EL, L-O, ELO, LA, LI, LIL
2 - Y, VI-I-V, VI-VI
3 - D, R
4 - S, ES
5 - O
6 - N, NORZ
7 - Q
8 - P
9 - M, EM
10 -
 
Andando avanti, il mistero si infittisce: 
 
12 - OS
19 - AF
22 - OP
24 - OL
26 - OX
28 - OB, NI
31 - GA
33 - PD
42 - VK
456 - CLA
1000 - MATB
1636 - QLIAR
3663 - MIAN
5678 - DAOX
6332 - ERAN
6739 - DARG
7336 - TAXS
7699 - ACAM
8763 - EMOD
9639 - MAPM
9996 - CIAL
69636 - PEOAL 
 
Domanda: come si dice 11? Potremmo andare avanti all'infinito: come si dice 25? come si dice 1020? Ignoramus. Spero che non si debba arrivare a definire la questione con le parole ignoramus et ignorabimus.  
 
Desiderata 
 
Credo che sia di somma importanza preparare una grammatica completa dell'Enochiano. Questa impresa non mi risulta sia mai stata fatta fino ad ora. Tocca a me farmene carico. Se gli strali della Sorte non mi colpiranno nel mentre, il mio compito sarà completato. 

Le conclusioni dell'Autore 

Lo scetticismo pragmatico è alla base del giudizio espresso verso la fine di questo volume, pur con qualche apertura alla possibile esistenza di una dimensione trascendente come sorgente ultima del linguaggio degli Angeli. Queste sono le sue parole: 
 
"Credo che nessuno possa permettersi di essere dogmatici in questo campo. Come studioso, sono per temperamento incline al dubbio ovunque sia possibile il dubbio; ma io ho conosciuto bene persone che hanno proseguito lo studio dell'Enochiano dal punto di vista dell'occultismo pratico, e che affermano che, qualunque sia l'origine del sistema, funziona come magia pratica. E non ho motivi particolari per non crederci."
 
L'idea piuttosto ambigua che si è fatto Laycock sull'Enochiano è quella di un'origine ibrida della sua natura, considerata il prodotto di una serie di reali esperienze di trance vissute da John Dee e delle loro successive rielaborazioni, che in alcuni casi si sarebbero spinte fino all'invenzione. In altre parole ci sarebbe un nucleo di rivelazioni genuine alla base delle visioni dell'esoterista inglese, su cui però avrebbero agito manipolazioni più o meno consapevoli. È come se Laycock non volesse scontentare nessuno spingendosi troppo oltre. In particolare, temeva il giudizio del mondo esoterico, a cui si sarebbe esposto se non avesse riconosciuto l'autenticità della complessa opera di Dee.  

Per quanto riguarda le interessanti considerazioni di Laycock sulla magia pratica, posso confermare che l'Enochiano funziona, anche se mi limito a usare questa lingua in imprecazioni, bestemmie e maledizioni. Faccio un esempio. Mentre attraversavo i giardinetti, una laida carampana non ha trattenuto il suo grosso cane e mi derideva perché ne avevo paura. L'ho maledetta, augurandole di essere annientata dal Dragone-Morte. Dopo un paio di mesi ho visto il suo annuncio funebre. Lo strale che le ho lanciato è andato a segno e non me ne pento assolutamente. 

L'obbrobrio delle pronunce alterate 

Non soltanto la pronuncia adottata da Aleister Crowley è assurda e da rigettare, ma ne esistono anche di peggiori. Sul massone e antiquario Wynn Westcott, uno dei fondatori della Golden Dawn, deve essere scagliato un tremendo anatema, visto che ha osato deturpare la lingua Enochiana pronunciando ogni lettera di ogni parola in modo separato, col suo nome inglese (!), creando concatenazioni sconce, ridicole e del tutto prive di senso! Il principale motivo delle pronunce cabalistiche fondate sulle lettere anziché sui suoni è la codardia: chi le propugna ha terrore delle Entità e crede così di usare eufemismi per non scatenare la loro furia distruttiva. Questa è la verità! 
 
Westcott, che ormai è defunto da tempo, sosteneva quanto segue:
"In pronouncing the Names, take each letter separately"
,
"NRFM is pronounced En-Ra-Ef-Em or En-Ar-Ef-Em"
.
Che i sostenitori di queste scempiaggini provino invece a pronunciare /'nṛfṃ/ o /'nərfəm/, se ne hanno il coraggio! 
 
Chiunque dovrebbe essere in grado di comprendere che Westcott ha introdotto un'assurdità, dal momento che i nomi inglesi delle lettere nulla possono avere a che fare con la pronuncia di una lingua che può essere compresa dai Demoni! Già questo potrebbe gettare sulla setta chiamata Golden Dawn un immenso discredito. Esiste però anche un'altra spiegazione possibile. La conoscenza completa dell'Enochiano sarebbe tenuta nascosta, così come la sua pronuncia corretta, per timore che possano giungere danni qualora venisse diffusa tra profani; pronunce fuorvianti sarebbero state quindi fabbricate e propalate a bella posta per confondere le acque, finendo con l'essere raccolte da utenti inconsapevoli e da conventicole in cui domina l'Ignoranza. La trovo una strategia inutile e nociva.
 
Le fonti 
 
Queste sono le fonti considerate da Laycock per il vocabolario: 
 
1) Parole usate da Dee (nei manoscritti originali e nella versione stampata di Casaubon). 
Sono state incluse le parole per cui è possibile attribuire un significato almeno approssimativo, oltre ad alcune di cui si specifica che è ignota la traduzione.
 
2) GD
The Golden Dawn.
I testi delle Invocazioni, con alcune varianti usate nei rituali e qualche nome santo e "angelico".    
 
4) AC:C
La versione di Aleister Crowley delle Invocazioni, con alcuni dati magici aggiuntivi pubblicati in The Equinox (Vol. I, Nos. 7 & 8). 

5) AC:VV 
Parole Enochiane (alcune delle quali non sono dall'opera di Dee), usate da Aleister Crowley nelle sue invocazioni alle Etire in The Vision and the Voice. 
(Nota: in questo libro Crowley usa altre lingue magiche senza connessioni con l'Enochiano. Queste non sono state incluse). 
 
6) AC:G
Varianti di parole enochiane nelle invocazioni goetiche pubblicate da Aleister Crowley come supplemento alla traduzione della Goetia, di MacGregor Mather. 
(Nota: solo raramente queste parole non sono identificabili con parole dell'Enochiano di Dee, ma ci sono molti errori di stampa e di traduzione).  
 
L'autore ha esaminato anche la Bibbia Satanica (Satanic Bible) di Anton Szandor LaVey, constatando che le formule in Enochiano incluse seguono la versione di Aleister Crowley delle Invocazioni (AC:C). A parte due errori di stampa, non si segnalano differenze. Così l'opera di LaVey non è stata considerata come una fonte a sé stante.  

sabato 7 novembre 2020

LA LINGUA DI YUGGOTH

Esistono lingue arcane e necromantiche diverse dallo R'lyehian ma lontanamente imparentate, come il francese lo è col tedesco, o in modo ancor più remoto e difficilmente tracciabile, essendo tra loro simili come il turco lo è all'italiano. In ogni caso si ravvisa un certo numero di parole, soprattutto di natura religiosa, prese a prestito dalla lingua di R'lyeh. Riporto un caso degno di grande attenzione.
 
Anton Szandor LaVey, che nel 1966 fondò la Chiesa di Satana, scrisse un libro intitolato Rituali satanici (The Satanic Rituals, 1972) con la collaborazione di Michael A. Aquino, all'epoca suo discepolo. Molti sono dell'opinione che in realtà il vero autore di quest'opera sia proprio Aquino, che in seguito si separò dalla Chiesa di Satana per fondare una propria congrega iniziatica occulta, il Tempio di Set (Temple of Set). Ebbene, un capitolo dei Rituali Satanici si intitola La metafisica di Lovecraft (The Metaphysics of Lovecraft). Vi sono riportati due lunghi testi rituali in una lingua sconosciuta, per fortuna provvisti di traduzione: le Invocazioni di Cthulhu (The Calls of Cthulhu) e la Cerimonia dei Nove Angoli (The Ceremony of Nine Angles). 

Il testo di The Satanic Rituals è consultabile liberamente su Archive.org, seguendo questo link: 
 
 
Aquino ammirava Lovecraft per aver scritto le opere di narrativa macabra più convincenti e profondamente terrificanti nei tempi moderni. Lo considerava un filosofo e un metafisico, il cui tema centrale era la spinta faustiana dell'Uomo alla Conoscenza fino all'autodistruzione e al cataclisma rappresentato dai Grandi Antichi. 
 
La lingua delle Invocazioni di Cthulhu e della Cerimonia del Nove Angoli non è descritta da LaVey nella sua opera, ma sono riuscito in ogni caso a trovare qualche informazione. Si tratta della lingua di Yuggoth, detta in inglese Yuggothic language (anche scritto Yugothic language). Alcuni ne attribuiscono la creazione a LaVey, altri invece ad Aquino. Fatto sta Aquino l'ha ripresa e utilizzata come lingua rituale del Tempio di Set, espandendone notevolmente il lessico. Purtroppo non ho accesso ad alcun documento della congrega Setiana e mi devo accontentare di quanto si può trovare usando Google. Riporto la fonte delle informazioni da me esposte: è l'articolo The Influence of H P Lovecraft on Occultism (L'influenza di H. P. Lovecraft sull'Occultismo), di K. R. Bolton, pubblicato nel febbraio del 2011 sulla rivista The Irish Journal of Gothic and Horror Studies (Dublino; fascicolo 9, pagg. 2-21). L'articolo in questione è consultabile a questo link: 
 
 
In questo passo si parla del processo glottopoietico: "Aquino explained in an article for Nyctalops Magazine(W) that he constructed the 'Yugothic' language by the patterns suggested in Lovecraft's incantation given in the 'Call of Cthulhu': 'Ph'nglui mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl fhtagn'." (Traduzione: "Aquino ha spiegato in un articolo per Nyctapos Magazine(W) di aver costruito la lingua Yuggothica tramite gli schemi suggeriti nell'incantesimo di Lovecraft fornito ne "Il richiamo di Cthulhu": 'Ph'nglui mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl fhtagn'.")  
 
Quindi Aquino era consapevole di aver utilizzato una lingua diversa dallo R'lyehian. Dall'analisi dei testi a mia disposizione posso garantire che non si tratta di qualcosa di improvvisato. Nel corpus delle invocazioni compare più volte la ben nota frase nella lingua di R'lyeh, ben riconoscibile: PH'NGLUI MGLW'NAFH CTHULHU R'LYEH WGHA'NAGL FHTAGN. Si distingue a colpo d'occhio dal resto del testo, come una formula in latino messa in un testo in inglese. I parlanti della lingua utilizzata nei rituali del Tempio di Set sono proprio quelle sorprendenti creature denominate Funghi di Yuggoth (in inglese Fungi from Yuggoth) o Mi-go, simili a giganteschi crostacei di un color rosa sgargiante, con un ammasso tentacolare come testa e ali membranose sul dorso!
 
Riporto un intressante glossario della lingua di Yuggoth, indicando tra parentesi le derivazioni dallo R'lyehian. Non è stato facile giungere a questo risultato: ho dovuto analizzare i testi minuziosamente, e posso garantire che non sempre la traduzione fornita è lineare. In alcuni casi ho potuto addirittura dimostrare che è fuorviante!    
 
AEM'NH, padre 
ALZ, giovane, cucciolo
ARKSH, gettando via
AZ-ATHOTH, Azathot (< Rl.)
BAHL, regno
BAHL'DYS-N'GHA, il Regno del Dio della Morte
CI-CYZB, in cui, nel cui
CTHULHU, Cthulhu (
< Rl.)
CYLTH, profondo
CYLTH-A, i Profondi
CYVAAL'K, al contempo
CYZB, cui
CYZB-NAMANTH, che regna su  

D'SYN, dimensione; il tempo  
D'YN-KHE, il cui sigillo 
DYS, divinità
DYS-N'GHA, Dio della Morte
DYS-N'GHALS, Dio del Morente 
EHN, nome
EL, terra
EL-AKA, mondo
EL-KRAN'U, questo mondo è venuto in essere
EL-UKH'NAR, l'Infinito 
FER-GRYP'H-NZA, il cui segno
FHA'GN, sonno (
< Rl. FHTAGN)  
FHA'GNU, dormire (< Rl. FHTAGN)
FHTAG'S, e ho dormito (
< Rl.)
F'UNGA, parola
F'UNGN, parlare
F'UNG'HN-KAI, noi parliamo
GH'NAA, uccidere (
< Rl.)
GH'NA-NAFH, sono morto (
< Rl.)
GHR-KHA, maledizione
GLYZ, acqua
GLYZ-NAAGHS, Abisso d'Acqua 
GLYZZ, mare
GRYENN'H, orrore
HU-, il tuo
HU-EHN, il Tuo Nome 
HU-GLYZZ, il Tuo Mare
I'A, ave, salve (< Rl. )  
I'AS, ave a te, salve a te
JNE'W, vivente, i viventi
JNUSF, paura, terrore
JNUSF'WI, nella paura
K'-, su, sopra; e
K'AEMN'H, i Grandi Antichi 
K'AEMN'H KH'R, i Grandi Antichi sono
K'AEMN'H KH'RN, i Grandi Antichi furono
K'AEMN'H KH'RMNU, i Grandi Antichi saranno di nuovo
KA-II, per me stesso
KAN'G, araldo
K'BAHL'DYS-N'GHA, attraverso il Regno del Dio della Morte
K'EL-AKA, sul mondo
KE'RU, noi stessi 
K'FUNGN, prometto di nuovo, dico di nuovo  
K'HEH, per l'eternità
KHREN, nero
KH'RENGYU, l'Oscuro
KHREN-KAN'G, Araldo Nero
KH'RENSH = ora chiamo
KH'RGS-T'HE, ho insegnato agli uomini
KI'Q, onorare
KI-QUA, mentre onoriamo
K'NARK, grande 
K'NG NAAGHA, Araldo dell'Abisso
KRELL, chiave 
KR'N, contro 
KYENN'H, desiderio 
KYL-D, senza corna
KYNO, volontà
KYNS, tramite la cui volontà
M'KHAGN, ascoltami
MNAA, tempio
NAA-, profondità
NAA-G NAAGHS, attraverso il vuoto dell'Abisso
NAAGHA, Abisso
NAAGHS, grotta; Abisso
NAKHRENG'H, oscurità, tenebra
NAL, via
NALS ZYH, Via della (Mano) Sinistra
NAMANTH, regnare
N'FHA'N-GNH, che non dorme
N'FHTAGN-GHA, morte senza sonno
N'GHA, morte (
< Rl. N'GHA)
N'GHAN, morto (< Rl. N'GHA, morte)
N'GHAN-KA, sono morto
N'KYS, non dimenticare
N'QUZ, immortale
NYG, venire (< Rl. NOG)
N'YRA-L'YHT-OTP, Nyarlathotep (< Rl.)
OT'HE, uomini 
P'GARN'H, andate ora
PHRAGN, esistere 
PHRAGN'GLU, non sarebbe; non saremmo 
PHRAGN'KA, io esisto, io sono
PHRAGN'KA PHRAGN, io sono quello che sono
QUZ-A, i Morti
QUZ-AL, i Morti
R'JARH, senza
RY'GZYN, l'Antico
RY'GZENGRHO, gli Antichi Sogni
-S, a te
S'HA-T'N, Satana
SH'B-N'YGR'TH, Shub-Niggurath (< Rl.)
TRYN'H, giocare
TY'H NZAL'S, i Magri Notturni
URENZ, principe
URENZ-KHRGN, Principe della Lama
URZ, signore 
URZ'N NAAGHA, Principe dell'Abisso 
URZ'VUY-KIN, Signore degli Angoli  
V'-, da; in 
V'EL, dalla terra
V'GLYZZ, dal mare
V'HU-EHN, nel Tuo Nome
V'JNUSF-FYH, nel suo terrore
VUY-KN, angolo
VUY-KIN'E, attraverso gli Angoli
VY'KRE, triedro (lett. "tre angoli") 
V'YN'KHE, dal sigillo
WH'FAGH, risata
WHRENG'N, splendore; gloria
WHRENGO, in allegria 
W'RAGH, colui che ride
W'RAGHNO'TH, ho riso con gli uomini
W'RAGHS, ridere
W'RAGN, che urla, urlante
WRAGNHI, urlare
W'RAGNHZY, io piango la fine
YAL'H-EL, ho camminato sulla Terra
Y'GOTH-E, che vive
Y'GS-OTHOTH, Yog-Sothoth (< Rl.)
Y'GTH, Yuggoth (
> Rl.)
Y'KH'RAIN, (essi) non sono più
YN'KHE, sigillo
Z'J-M'H, Demoni
Z'J-M'H KH'R, i Demoni sono
Z'J-M'H KH'RN, i Demoni furono
Z'J-M'H KH RMNU, i Demoni saranno di nuovo  
ZHEM'N, capro
ZHEM'NFI, Ariete del Sole
ZHEM V'MNHEG-ALZ, Capro dai Mille Cuccioli 
ZY, fine
ZYB'NOS, vincolo 
 
Fornisco alcuni esempi di traduzioni ingannevoli. In un'occasione TY'H NZAL'S "Magri Notturni" viene tradotto con "gli Sciacalli del Tempo" (jackals of time); HU-GLYZZ "il tuo mare" viene tradotto con "la Tenebra" (the darkness); K'NG NAAGHA "Araldo dell'Abisso" viene tradotto con "Araldo della Barriera" (the harald of the barrier).   

Questi sono i numerali:

TY'H, uno, primo
QUY'H, due, secondo
KRESN, tre, terzo 
HUY, quattro, quarto 
CVYE, cinque, quinto 
QUAR'N, sei, sesto  
TRY'V, sette, settimo 
NYR, otto, ottavo 
ROHZ, nove, nono 
 
Alcuni numerali hanno anche una forma abbreviata: 
 
-KRE, tre 
HY, quattro 
H'Y-, quattro
CVY, cinque
QUAR, sei 
 
Si hanno composti e formule sorprendenti costruite a partire da questi elementi: 

MNAA R'CVYEVY'KRE, il Tempio dei Cinque Triedri
D'YN-KHE CYVAAL'K H'Y-CVY-ROHZ, il cui Sigillo è al
     contempo Quattro, Cinque e Nove 

Sono poi riuscito a identificare un altro numerale, a partire dall'epiteto di Shub-Niggurath: ZHEM V'MHNEG-ALZ "Capro dai Mille Cuccioli" (Goat of a Thousand Young). Quindi possiamo esserne certi:

MHNEG, mille
 
Purtroppo la numerazione nota si ferma qui. Tramite il prefisso V'- "da" si formano gli ablativi:
 
V'TY'H VUY-KN, dal Primo Angolo 
V'QUY'H VUY-KN, dal Secondo Angolo 
V'KRESN VUY-KN, dal Terzo Angolo 
V'HUY VUY-KN, dal Quarto Angolo 
V'CVYE VUY-KN, dal Quinto Angolo
V'QUAR, nel Sesto
V'QUAR'N VUY-KN, dal Sesto Angolo 
V'TRY'V VUY-KN, dal Settimo Angolo 
V'NYR VUY-KN, dall'Ottavo Angolo 
V'ROHZ VUY-KN, dal Nono Angolo 
 
Alcune note sulla fonologia 
 
Se il sistema fonemico Yuggothico è simile a quello della lingua di R'lyeh, ben diversa è la fonotattica. Fonemi che ricorrono raramente in R'lyehian sono invece frequentissimi in Yuggothico. Ad esempio tipico è la fricativa labiodentale /v/. In R'lyehian la si trova in poche parole, come VULGTM "preghiera". In Yuggothico abbiamo /v/ nel prefisso V'- "da; in". Si noterà anche che l'occlusiva glottidale /ˀ/, trascritta con l'apostrofo ', ricorre con maggior frequenza in Yuggothico rispetto a quanto accade in R'lyehian. Noto che potrebbe non trattarsi di un fonema, dato che la sua comparsa appare arbitraria, difficile da prevedere e di incerto valore distintivo. Non riesco a dimostrare l'esistenza di coppie minime di parole distinte soltanto dalla presenza o dall'assenza di questo suono glottidale. Talvolta cambia posizione nelle parole composte. 

AEM'NH "padre" : K'AEMN'H "Grandi Antichi"
KH'RENGYU "l'Oscuro" : KHREN-KAN'G "Araldo Nero"
K'NG NAAGHA "Araldo dell'Abisso" : KHREN-KAN'G "Araldo
     Nero"

Notiamo poi la presenza in Yuggothico dell'affricata postalveolare sonora /dʒ/, trascritta con J, che sembra mancare del tutto in R'lyehian. Per contro, in Yuggothico sembra mancare l'affricata postalveolare sorda /tʃ/.
 
Per rendersi conto delle differenze fonotattiche tra le due lingue basta dare un'occhiata al materiale da me pubblicato sullo R'lyehan:
 
 
Alcune note grammaticali 
 
Il nome della cosa posseduta segue il nome del possessore. Non risulta l'uso di suffissi con funzione di genitivo: basta la semplice giustapposizione. Abbiamo così questi esempi: 

EL-AKA GRYENN'H "Mondi di Orrore";
AEM'HN EL-AKA GRYENN'H "Padre dei Mondi di Orrore"; AEM'HN KYL-D ZHEM'N "Padre dei Capri senza Corna";
ZYB'NOS Z'J-M'H, il legame dei Demoni;
ZYB'NOS ROHZ VUY-KH'YN, il legame dei Nove Angoli;
KS'ZY D'SYN, fino alla Fine del Tempo;
GHR-KHA N'FHTAGN-GHA, la maledizione della morte senza
       sonno.  
 
Un prefisso particolarmente funzionale, di cui abbiamo riportato molti esempi, è senza dubbio V'- "da", in qualche caso traducibile con "in". Esiste anche un prefisso K'- "su, sopra", utilizzato anche come congiunzione col senso di "e". Va detto però che non è sempre chiaro il suo uso. Ancor più oscuro è il prefisso N'-, che in alcune forme verbali forma la negazione, ma il cui senso è diverso se usato con sostantivi. Si hanno tracce di suffissi e di altri formanti, che però non si riescono bene a descrivere. Si ha l'impressione che la grammatica sia abbastanza rudimentale, forse perché si tratta di una lingua antichissima che ha subìto una corrosiva usura fonetica nel corso di strani Eoni.  
 
Traduzione Yuggothico - R'lyehian 
 
Riporto una breve lista di vocaboli della lingua di Yuggoth con la traduzione nella lingua di R'lyeh. Credo che sia un esercizio molto utile per capire quanto siano grandi le differenze lessicali tra le due lingue. 
 
AEM'NH = GNAIIH
BAHL
= SHUGOG
D'SYN = -YAR
EL
= SHUGG
EL-AKA = SHUGGOG
F'UNGN
= 'AI 
F'UNG'N-KAI = C'AI 
GLYZ = GN'THOR 
GLYZZ = GN'TH
GRYENN'H
= LLOIGSHOGG
-KA = YA, Y-
K'AEMN'H = R'LUHHOR  
-KAI = C'- 
K'NARK = AHOG
KHREN
= N'GHFTOG
KRELL
= CH'NGLUI
NAAGHA
= SHOGG
NAAGHS
= EPAGL
NAMANTH
= AHUH'EOG
PHRAGN'KA
= Y'AH
QUY'H
= EHYEE
R'JARH
= NALLLL
TY'H = EHYE 
URZ = UH'EOG 
V'- = HUP 
V'EL
= HUP SHUGG
 
Oltre ai prestiti dalla lingua di R'lyeh, noto la presenza di alcune parole che mi sono familiari, avendo paralleli in una lingua occulta a me nota, il Faskom, la cui origine è del tutto dissimile (i parlanti sono umani, non crostacei o xenomorfi tentacolati). 
 
HUY "quattro" : Faskom HAN, HO-, HUY- "morte; quattro" 
NAA- "profondità", NAAGHA "abisso": Faskom NA- "sotto" 

Sono pochi elementi comuni, ma abbastanza significativi. Ovviamente il Faskom HAN, HO-, HUY- nel senso di "morte" è imparentato con lo R'lyehian N'GHA "morte". Lo Yuggothico ha importato dallo R'lyehian le parole per dire "morte; morto; morire", che quindi hanno aspetto fonetico diverso dal numerale "quattro". Rimando agli elementi di lessico e di grammatica della lingua Faskom pubblicati sul mio blog Cosmonemesi, integrati con alcune ricostruzioni di protoforme Faskom-Enochiane.
 
 
Molte parole dei Funghi di Yuggoth invece sembrano appartenere a un altro Universo e non mi dicono nulla. Ho ravvisato soltanto pochi prestiti dalla lingua Enochiana o parole da essa derivate. La cosa è di per sé abbastanza sorprendente, dal momento che sia LaVey che Aquino erano in grado di comprendere l'Enochiano. 
 
Traduzione Yuggothico - Enochiano 
 
Riporto una breve lista di vocaboli della lingua di Yuggoth con la traduzione in Enochiano. Credo che sia un esercizio molto utile per capire quanto siano grandi le differenze.
 
BAHL = LONDOH
CYVE
= O
CYZB
= CASARM
DYS
= IAD 
EHN
= DOOAIP
EL
= CAOSG
FHA'GN
= BRGDA
F'UNGN
= CAMLIAX, GOHOL
GHR-KHA
= ELZAP
GLYZ
= ZIN, ZLIDA 
HUY = ES 
-KA = OL
KH'R
= CHIIS
K'NARK
= DRILPA
MHNEG
= MATB
NAKHRENG'H
= ORS
NAMANTH
= SONF
N'GHA
= TELOCH
OT'HE = MOLAP, OLLOG, CORDZIZ   
QUAR'N
= NORZ 
ROHZ = EM
TY'H = EL
URZ = ENAY
VUY-KN
= DIU, DUIV 
WHRENG'N
= BUSD, BUSDIR 
YN'KHE = EMETGIS
ZHEM'N
= LEVITHMONG 
 
Un Universo artificiale 
 
Utilizzo il Metodo Scientifico per scandagliare le profondità abissali delle lingue occulte, cosa che a quanto pare nessuno aveva mai tentato prima. Va però detto che nulla può togliermi dalla testa che questo Universo sia artificiale, il prodotto dei Creatori. Esiste quindi come sogno dei Dormienti, come fabbricazione avvenuta in un Universo che sta al nostro come questo sta al confuso mondo dei sogni. Nell'Universo che ha generato il nostro, tutte le lingue hanno una comune radice nell'Abisso degli Dei Esterni e dei Grandi Antichi e si sono diffuse per diaspora tra le galassie, tra esseri umani e non umani. Le limitate capacità di simulazione dei Creatori spiegano l'assurdo di questo Cosmo sterile in cui siamo imprigionati, questo oceano di Nulla con un unico pianeta abitabile in un'immensa moltitudine di esopianeti che sembrano il prodotto della reiterazione di un programma di screen saver, costruito a partire da pochi elementi fondanti.

sabato 12 settembre 2020

ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA NATURA DEL TEMPO: LA NATURA DEL PASSATO

Propongo un semplice tentativo di formulazione matematica del presentismo legato alla freccia del tempo. Mi rendo conto di usare un formalismo rudimentale. Credo tuttavia che queste note possano avere una qualche utilità. 
 
Immaginiamo quattro eventi in successione d'ordine: 
 
a, a', a'', a''' 
 
L'evento a''' è successivo all'evento a'', che è successivo all'evento a', che è successivo all'evento a.

Immaginiamo di trovarci in un istante b, successivo a tutti i quattro eventi sopra menzionati.  

Definizione 1 
Il passato è costituito da proiezioni che appartengono al presente b e possono essere così definite: 

fb(a), fb(a'), fb(a''), fb(a''') 

La funzione è f, mentre il pedice b indica che dipende dall'istante b in cui compiamo la misura, ossia l'osservazione. Se l'osservazione è compiuta in un altro istante successivo, poniamo c, le proiezioni saranno ancora diverse:

fc(a), fc(a'), fc(a''), fc(a''')  
 
Nella pratica, ai fini della nostra discussione, possiamo anche trascurare questa dipendenza dall'istante dell'osservazione, omettendo l'indice e descrivendo così le proiezioni degli eventi passati:  
 
f(a), f(a'), f(a''), f(a''') 
 
Il passato non esiste di per sé. Il passato non ha un'esistenza separata dalla misura quantistica chiamata presente, ossia dalla nostra esperienza presentacea. Esistono solo le proiezioni degli eventi passati, come abbiamo descritto sopra.

Definizione 2
La freccia del tempo è una serie ordinata di misure quantistiche, da cui il passato si può eliminare, perché non ha alcuna definizione indipendente dal presente. 
 
In altre parole, le proiezioni di misure precedenti, che definiscono il nostro concetto di passato, sono fossili che appartengono al presente. Il destino della misura che definisce il presente è quello di fossilizzarsi. Errano coloro che accusano questa visione della realtà temporale di essere una "strategia del trasferimento" (relocation strategy), come Ingthorsson et al., a cui raccomando la lettura del mio contributo. Perché si possa trasferire qualcosa, questa deve innanzitutto esistere come realtà indipendente. Così non è. Non si trasferisce nulla perché non c'è nulla da trasferire.  

La conoscibilità del passato

A questo punto si possono enunciare i princìpi essenziali della conoscibilità del passato. Immaginiamo di scoprire le proiezioni di vecchie serie di misure (fossili, archivi, etc.): si trovano le proiezioni f(x), f(x'), f(x''), f(x''') di istanti passati x, x', x'', x''', di cui si ignorava del tutto l'esistenza. L'indagine di queste proiezioni si può fare unicamente attraverso processi cognitivi.

Domanda: Che cosa succede quando un essere appartiene al passato? 
Risposta: Questo essere non esiste più. Esistono soltanto le sue tracce nella nostra dimensione presentacea.

Natura delle proiezioni del passato 

Le proiezioni f(a), f(a'), f(a''), f(a'''), etc., hanno le dimensioni di dettagli spaziali, conoscibili non con la misura quantistica che ha generato gli eventi a, a', etc., ma con processi allocati nello spazio oltre che nel tempo: il lavorio cognitivo delle sinapsi. 

Esempi:
Giulio Cesare non viene pugnalato in eterno durante le Idi di Marzo come supposto da Penrose in un delirio degno di Caligola nel suo più furioso attacco di demenza: tutto ciò che rimane di Giulio Cesare è allocato nello spazio, è esplorabile tramite osservazione con gli organi di senso. Osservo la piazza di Lodi da cui si dice che Giulio Cesare sia partito per la sua spedizione nelle Gallie. Sfoglio e leggo una copia del De bello Gallico in latino e nella sua traduzione in italiano. Ne memorizzo i contenuti, almeno in parte. Osservo statue di Giulio Cesare e la ricostruzione della sua fisionomia, che è stata tentata da alcuni studiosi. Leggo biografie di Giulio Cesare, antiche e moderne. Mi faccio idee e opinioni su Giulio Cesare. 

Analisi delle proiezioni = Illusione di esistere

Si perde parte della struttura, nelle proiezioni si perdono i dettagli. Le proiezioni si disgregano. La loro disgregrazione è ineluttabile. Questo perché l'esperienza presentacea è impermanente: ogni misura quantistica che definisce il presente diventa all'istante passato, finisce nell'Oceano delle Proiezioni. 
 
Esempi: 
Io trovo un'iscrizione antica, ma tutto ciò che riguarda il suo significato deve essere indagato col processo cognitivo; si è perso tutto sul contesto di tale relitto, non si ha più notizia dello scriba e della sua esistenza, etc.

La proiezione f(a) ha meno dettagli di f(a') che a sua volta ha meno dettagli di f(a''), etc., ad infinitum. 
Questo definisce e misura la disgregazione ontologica.

L'ontodimamica e i suoi princìpi 
 
Possiamo enunciare una legge di "termodinamica temporale", che potremmo chiamare  ontodinamica:
Non si può avere una proiezione f(a) con una quantità di dettagli pari alla misura a che l'ha generata. 
Quello che noi chiamiamo "passato", ossia le tracce di configurazioni non più attuali, è votato alla dispersione e all'annientamento della sua ontologia, in netto contrasto con quanto affermano le religioni monoteiste, secondo le quali ogni istante sarebbe eterno ed eternamente presente agli occhi di Dio. Più vicina al vero è la filosofia dei popoli Indiani d'America, sintetizzabile in queste affermazioni: 

UNA COSA ESISTE SOLO FINCHÉ QUALCUNO LA RICORDA.

UNA COSA ESISTE SOLO FINCHÉ QUALCUNO LA SA RICONOSCERE.
 
Chiunque può osservare le prove di questa usura, di questo attrito ontologico che distrugge ogni cosa. Dell'eternità postulata da Penrose nessuno ha mai potuto osservare la benché minima prova: è il semplice prodotto del fumo di quantità colossali di cannabis. 

I princìpi dell'ontodinamica sono analoghi a a quelli della termodinamica. Esiste un'impressionante somiglianza, che spero sarà approfondita da studiosi con più mezzi di me. In particolare possiamo affermare quanto segue:

1) Non è possibile fabbricare una macchina in grado di determinare il collasso della funzione d'onda temporale prima che questo sia avvenuto.

2) Non è possibile fabbricare una macchina in grado di estrarre dalla proiezione f(a) la conoscenza piena dell'evento a che l'ha generata, da f(a') la conoscenza piena dell'evento a' che l'ha generata, etc. 

Qualcuno dirà che ho dimostrato l'inesistenza del tempo. Possibile. C'è però qualcosa che non è corretto in questa affermazione. L'inesistenza del Tempo di Newton è già stata dimostrata da Albert Einstein. Nessuno si sogna più di ritenere il tempo una dimensione assoluta, ossia un contenitore degli eventi, in grado di esistere anche senza eventi. Esiste però il tempo come ordine degli eventi. La nostra realtà è legata a questo ordine ed è intrinsecamente tensionale. Penrose e altri sostenitori dell'eternismo non tensionale negano la differenza ontologica tra presente, passato e futuro, sostenendo un Universo simile all'Iperuranio platonico, il che porta a insanabili contraddizioni. Anche se ora della fine affermo la natura illusoria dell'Esistenza, ciò che osservo mi porta a formulare la non equivalenza ontologica del presente col passato. In altre parole, la nostra esperienza presentacea è un'Illusione di cui siamo prigionieri, non è possibile dominarla. Della natura del futuro tratteremo in altra sede.