A volte la gente non vuole ascoltare la verità perché non vuole vedere le proprie illusioni distrutte. Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità.
(Friedrich Wilhelm Nietzsche)
sabato 31 ottobre 2015
UNA FALSA INTERPRETAZIONE DELLA SHIBBOLETH DEI VESPRI SICILIANI: IL POTERE DELL'ANACRONISMO
GALLETTI REALI E FANTOMATICI CECI
Sarmenti scurrae pugnam Messique Cicirri,
Musa, velim memores et quo patre natus uterque
contulerit litis.
che tu ci ricordassi in poche parole la guerra del buffone Sarmento
e di Messo Cicirro e da quale padre nati l'uno e l'altro
vennero alla zuffa."
Il brano di Orazio (satira 1,5) è questo:
"L’illustre stirpe di Messio sono gli Osci; vive ancora la Signora di Sarmento: i nati da questi due antenati vennero allo scontro. Per primo Sarmento: “Dico che sei simile ad un cavallo selvaggio.” Ridiamo e lo stesso Messio: “Va bene” e muove la testa: “o se la tua fronte non avesse il corno tagliato”, disse, “cosa faresti quando minacci così con le corna tagliate ?” Una ignobile cicatrice gli deturpava la fronte pelosa dalla parte sinistra della faccia. Dopo aver lanciato molti motti in faccia e sulla malattia campana chiedeva se ballasse la danza del pastore Ciclope: diceva che non aveva bisogno della maschera e dei tragici coturni. Cicirro all’indirizzo di questi motteggi diceva molte cose: chiedeva se aveva già donato al Lari la catena per grazia ricevuta; per il fatto che era scrivano, per nulla minore era su di lui il diritto della sua padrona; chiedeva infine perché qualche volta era fuggito lui, al quale sarebbe bastata una libbra di farro dato che era così piccolo e gracile. Insomma la cena si prolungava piacevolmente."»
Dialetto |
Voce |
Basilicata |
cic’r |
Calabria |
ciciaru |
Campania |
cìcero |
Liguria |
çeìxo
(sing.), çeìxi (pl.)* |
Piemonte |
cisi |
Puglia |
cìcere |
Sardegna |
cixiri
(pronuncia: cijiri), basolu pittudu o tundu |
Sicilia |
cìciru |
ceci |
aiolu pizzutu |
Sardegna |
siniscola |
ceci |
cic’r |
Puglia |
Bari |
ceci |
ciceri |
Calabria |
locride |
ceci |
ciceri |
Puglia |
Soleto
(Lecce) |
ceci |
ciciari |
Calabria |
Reggio
Calabria |
ceci |
ciciri |
Calabria |
Casabona |
ceci |
ciciri |
Calabria |
Delianova
|
ceci |
cìciri |
Puglia |
nardò |
ceci |
ciciri |
Puglia |
Salento
Sud |
Ceci
abrustoliti |
càlia |
Calabria |
Reggio
Calabria |
cecio |
cic’ |
Lazio |
Pastena
(FR) |
cecio |
ciciru |
Puglia |
Salento
Sud |
cecio o ceci |
ciciru o ciciri |
Sicilia |
Avola
SR |
2) Ne altera l'accento e la pronuncia, foggiando un falso per poterlo usare per i propri scopi;
3) Proietta questa parola all'indietro nei secoli:
4) Prende una parola attestata in Orazio e la identifica con la parola da lui fabbricata e illecitamente proiettata nel passato romano.
domenica 25 ottobre 2015
ANTICHI PRESTITI LATINI IN GALLESE E CONSERVAZIONE DELLA QUANTITÀ VOCALICA IN SILLABA TONICA
aml "abbondante" < lat. amplu(m)
arf "arma" < lat. arma
bagl "gamba; stampella" < lat. baculu(m)
barf "barba" < lat. barba(m)
cadair "sedia" < lat. cathedra(m)
calch "calce" < lat. calce(m)
ffagl "torcia" < lat. facula(m)
fflam "fiamma; fuoco" < lat. flamma(m)
llafur "lavoro; fatica" < lat. labor
maneg "guanto" < lat. manica(m)
Pader "Padre Nostro" < lat. Pater
Ionawr "Gennaio" < lat. <me:nse(m)>
Ia:nua:riu(m)
(dydd) Mawrth "Martedì" < lat. <die(m)> Ma:rtis
Mawrth "Marzo" < lat. <me:nse(m)> Ma:rtiu(m)
canol "mezzo, centro" < lat. cana:le(m)
cardod "carità" < lat. carita:te(m)
ciwdod "città" < lat. ci:vita:te(m)
diwrnod "giornata" < lat. (mediev.) diurna:ta(m)
estron "straniero" < lat. extra:neu(m)
gwyddor "principio" < lat. abeceda:riu(m)
parod "pronto" < lat. para:tu(m)
pechod "peccato" < lat. pecca:tu(m)
plo "fato, maledizione" < lat. pla:ga(m)
pysgod "pesci" < lat. pisca:tu(m)
Ymherodr (ant. Ymherawdr) "Imperatore"
< lat. Impera:tor
pla "peste" < lat. pla:ga(m)**
**Per l'esito genuino della parola latina, si veda sopra il lemma plo "fato, maledizione".
cyllell "coltello" < lat. cultellu(m)
elfen "elemento" < lat. elementu(m)
ffenestr "finestra" < lat. fenestra(m)
gefell "gemello" < lat. gemellu(m)
gwiwer "scoiattolo" < lat. vi:verra(m)
llew "leone" < lat. leo:
meddyg "medico" < lat. medicu(m)
offeren "messa" < lat. offerenda
porchell "maialino" < lat. porcellu(m)
pregeth "predica" < lat. praeceptu(m)
ysblennydd "splendido" < lat. splendidu(m)
ysgrifen "scritto" < lat. scri:bendu(m)
cwyr "cera" < lat. ce:ra(m)
cynnwys "contenuto" < lat. conde:nso:
dwys "intenso" < lat. de:nsu(m)
eglwys "chiesa" < lat. eccle:sia(m)
gwenwyn "veleno" < lat. vene:nu(m)
mwys "paniere; piatto" < lat. me:nsa(m)
plwyf "parrocchia" < lat. ple:be(m)
proffwyd "profeta" < lat. prophe:ta(m)
pwys "libbra" < lat. pe:nsu(m)
rhwyd "rete" < lat. re:te
swydd "lavoro; ufficio" < lat. se:de(m)
pa:ga:ne:nse(m)
rheol, rhyol "regola" < lat. re:gula(m)
disgybl "discepolo" < lat. discipulu(m)
dysgu "insegnare" < lat. disco:
ffydd "fede" < lat. fide(m)
gwydr "vetro" < lat. vitru(m)
gwyrdd "verde" < lat. viride(m)
llyfr "libro" < lat. libru(m)
llythyr "lettera" < lat. littera(m)
myrdd "diecimila" < lat. myrias
pysg "pesce" < lat. pisce(m)
sych "secco" < lat. siccu(m)
syml "semplice" < lat. simplex
senedd "parlamento" < lat. synodu(m)
lladin "latino" < lat. lati:nu(m)
melin "mulino" < lat. moli:na(m)
mil "mille" < lat. mi:lia
prif "principale" < lat. pri:mu(m)
selsig "salsiccia" < lat. salsi:ciu(m)
trist "triste" < lat. tri:ste(m)
cloff "zoppo" < lat. cloppu(m)
corff "corpo" < lat. corpus
modd "modo" < lat. modu(m)
pobl "popolo" < lat. populu(m)
pont "ponte" < lat. ponte(m)
ysgol "scuola" < lat. schola(m)
ystyr "significato" < lat. historia(m)
awr "ora" < lat. ho:ra(m)
ffurff "forma" < lat. fo:rma(m)
henadur "assessore" < lat. sena:to:re(m)
nawn "mezzogiorno" < lat. <ho:ra(m)< no:na(m)
urdd "ordine (religioso)" < lat. o:rdo:
ffwrn "forno" < lat. furnu(m)
(dydd) Sadwrn "Sabato" < lat. <die(m)> Saturni:
fforch "forchetta" < lat. furca(m)
porffor "porpora" < lat. purpura(m)
pydew "pozzo" < lat. puteu(m)
dir "acciaio" < lat. du:ru(m)
nifer "numero" < lat. nu:meru(m)
(dydd) Llun "Lunedì" < lat. <die(m)> Lu:nae
mesur "misura" < lat. me:nsu:ra(m)
mur "muro" < lat. mu:ru(m)
pluf "piuma" < lat. plu:ma(m)
pur "puro" < lat. pu:ru(m)
segur "inattivo" < lat. se:cu:ru(m)
(dydd) Sul "Domenica" < lat. <die(m)> So:lis
sabato 24 ottobre 2015
FONOLOGIA DELLA LINGUA LATINA: QUANTITÀ VOCALICA E SUA DECADENZA
Una sillaba era lunga se comprendeva 1) una vocale lunga o un dittongo, 2) una vocale breve e una consonante seguente. Se, tuttavia, la consonante era finale e la parola seguente cominciava con vocale, la consonante, nel discorrere fitto, era senza dubbio trasportata nella sillaba seguente o non faceva posizione: vedi § 133. Per la divisione della sillaba formata di muta + liquida, vedi §§ 132, 134.
Secondo il Meyer-Lübke, Lat. Spr., 467, la diversità di timbro delle brevi e delle lunghe si sentiva chiara circa il primo secolo della nostra era. In Vok., I, 461, II, 146, III 151, 212, è addotta la testimonianza dei grammatici, tutti di età più tarda; in Vok., II e sgg. la prova delle iscrizioni. Mario Vittorino, verso il 350 dell'era volgare, distingue due suoni di e (S. 175, 182); Pompeo, verso il 480, cita Tertulliano per un e simile ad i, e parecchi grammatici del quinto secolo distinguono nettamente ẹ da ę (S. 176, 182); sin dal secondo secolo ae fu spesso usato per ę nelle iscrizioni (S., 183-184). Terenziano Mauro, verso il 250, distingue ọ da ǫ (S., 175, 211) e così fanno altri grammatici (S., 211). Scrttori che distinguano chiaramente ị e į, non si trovano fino a Consenzio, nel quinto secolo (S., 193); e, tuttavia, è spesso usato per i nelle iscrizioni, come menus, ecc., e i per e, come minses, ecc. (S. 195, 200-201). Nessuno dei grammatici, come sembra, distingue ụ e ų, ma o è usato per u nelle iscrizioni, come ocsor, secondus, ecc. (S., 216-217).
174. L'antica quantità si andò anch'essa perdendo, in massima parte durante l'impero. Pare che sia scomparsa dalle sillabe atone verso il terzo o quarto secolo; ma si avverte la confusione fin dal secondo. Il nomin. singol. -ĭs e il plurale -ēs andarono confondendosi verso il 150 dell'era volgare (S., 75), e ae fu spesso usato per e nelle iscrizioni (S., 183-184: benae, ecc.). Terenziano Mauro, circa il 250, ci dice che au è breve in sillabe disaccentate, come in aut (S., 66). Altri grammatici ci mettono in guardia contro una quantità di errori. Commodiano, nel terzo e quarto secolo, pare che osservi la quantità nelle sillabe toniche ma la trascuri nelle atone, e troviamo numerosi errori metrici in altri poeti seriori: cfr. J. Cornu, Versbau des Commodian in Bausteine, 576.
D'altra parte, le parole latine prese a prestito dalla lingua brettone, massimamente nel terzo e quarto secolo, mostrano, attraverso un ambiamento d'accento, conservata la quantità nelle sillabe postoniche: Loth, 72, 65. Inoltre, le parole latine prese a prestito dall'antico alto tedesco attestano la conservazione di i e u lunghi davanti all'accento: Franz.
È possibile che la quantità delle vocali atone si sia meglio mantenuta nelle provincie che in Italia.
175. Nelle sillabe accentate appaiono esempi sporadici di confusione verso il secondo secolo, come aeques per eques nel 197 (S., 225); ma probabilmente la scomparsa dell'antica distinzione non fu generale prima della fine del sesto. Servio, nel quarto secolo, critica Rŏma (S., 106). S. Agostino dichiara che «Afrae aures de correptione vocalium vel productione non judicant» (Lat. Spr. 467). Pompeo e altri grammatici biasimano la confusione di aequus e ĕquus (S., 107, 178). Molte poesie tarde non osservano affatto la quantità.
D'altra parte, le parole latine prese a prestito dal brettone dal secondo al quinto secolo, ma massimamente nel terzo e quarto, mostrano conservata la quantità delle vocali lunghe: Loth, 64. Le parole latine dell'anglo-sassone, tolte a prestito nel quinto e sesto secolo, conservano la quantità dellevocali su cui sta l'accento: Pagatscher. Le parole latine nell'antico alto-tedesco distinguono pure quantitativamente ī e ĭ, ē e ĕ, ō e ŏ, ū e ŭ; ŏ, ĕ si distinguono anche qualitativamente, cioè ē > î sta di contro ĕ > e o i; ō > û o ô sta di contro a ŏ > o: Franz.
domenica 18 ottobre 2015
SPIEGAZIONI DEL DITTONGO SPURIO AE PER E BREVE IN LATINO
caedrus per cedrus
Simpliciter_sonat_a_proposito_di_una_
didascalia_di_Pompeo_grammatico