giovedì 14 maggio 2020


IL COPROFAGO WOLFGANG AMADEUS MOZART

Tutti conoscono il genio di Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo, 27 gennaio 1756 - Vienna, 5 dicembre 1791). Pochi sono invece quelli che sanno una cosa a dir poco scabrosa sul suo conto: introduceva l'output del corpo umano come nuovo input. Era affetto da coprofagia! In parole povere, mangiava la merda!

Correva l'Anno del Signore 1986. A quell'epoca ero uno studente universitario e ascoltavo spesso la radio. Accadde così un fatto a dir poco buffo. Una sera mi capitò di captare un DJ che mi parve alquanto scemo. Quell'esemplare di una specie demente, futile e insopportabile citò uno strano aneddoto: disse che Mozart aveva una personalità capricciosa e infantile, al punto che nelle lettere da lui scritte alla cuginetta parlava dei suoi peti e delle sue cacchine. Con mio grande stupore, il DJ aggiunse che per secoli il mondo accademico aveva fatto di tutto per nascondere quelle lettere scabrose. Il sublime musicista non poteva e non doveva avere alcun contatto con la crassa volgarità delle viscere, non si poteva ammettere nemmeno per un istante che il suo genio potesse avere anche una minima compromissione con la natura escrementizia del basso ventre! Eppure tutti, che siano compositori, artisti, signori, imperatori o pontefici, tutti quanti smerdano ogni santo giorno, tutti si appartano nella latrina e rilasciano la ben nota pasta marrone e graveolente. Se qualcuno parla di quella densa pasta, cosa cambia? Perché dunque occultare la verità? Non riuscivo a comprenderlo. Quando ebbi occasione di approfondire l'argomento, mi resi conto che non solo il genio di Salisburgo discorreva amabilmente di peti e di cacchine: ci metteva il naso, le mani, la bocca, senza provare alcun disgusto! Anzi, si eccitava, ne era entusiasta. Era davvero un genuino coprofago! 

La passione di Mozart per le feci

Ebbene è così. Piaccia o non piaccia, Mozart era un avidissimo divoratore di escrementi umani, propri ed altrui. Non si formalizzava sul sesso del produttore di materia prima, anche se con il gentil sesso tendeva spesso ad avere un ruolo dominante e a imporre le proprie funzioni escretorie. Masticava l'output intestinale, femminile o maschile, preso ogni volta da un'incontenibile frenesia. Lo estraeva a mani nude dall'ano e lo ingurgitava con infinita ingordigia. Dopo ogni sessione, le sue gengive e i suoi denti erano marroni. Il suo alito doveva essere indescrivibile, quindi era portato a mitigarlo ingerendo quantità smodate di dolciumi. Ebbene, anche quando Mozart trangugiava la cioccolata, pensava morbosamente di mettersi in bocca la materia fecale, così il membro virile gli si rizzava di nuovo!  
 

Le lettere alla cugina: i testi 

Ho letto i testi che gli accademici trovano tanto disturbanti: l'epistolario di Mozart con la cugina Anna Maria Thekla, da lui soprannominanta Marianne o Bäsle (ossia "Cuginetta"). Il linguaggio usato dal giovane genio non è affatto infantile come si è detto: è intessuto di ingegnose rime e di allitterazioni, come da buona tradizione germanica. Inoltre vi si trovano innumerevoli francesismi, che nella traduzione in italiano sono lasciati non tradotti ed evidenziati in corsivo (nelle lettere alla sorella, al padre e ad altri destinatari ci sono anche italianismi, es. taßa ciocolata, bravißimo, etc.). Reputo queste lettere alla cugina autentici capolavori letterari, con buona pace dei benpensanti. Credo che siano il corrispondente letterario della sublime arte musicale dell'autore. Pubblico in questa sede alcuni estratti significativi. La traduzione è di Claudio Groff. 
 
mir ist sehr leid, daß der H: Praelat Salat schon wieder vom schlag getrofen worden ist fist. doch hoffe ich, mir der hülfe Gottes spottes, wird es von keinen folgen seyn schwein. sie schreiben mir stier, daß sie ihr verbrechen, welches sie mir vor meiner abreise von ogspurg voran haben, halten werden, un das bald kalt; Nu, daß wird mich gewiß reüen. sie schreiben noche ferners, ja, sie lassen sich heraus, sie geben sich blos, sie lassen sich verlauten, sie machen mir zu wissen, sie erklären sich, sie deüten mir an, sie benachrichtigen mir, sie machen mir kund, sie geben deütlich am tage, sie verlangen, sie begehren, sie wünschen, sie wollen, sie mögen, sie betehlen, daß ich ihnen auch mein Portrait schicken soll schroll. Eh bien, ich werde es ihnen gewis schicken schlicäken. Oui, par ma la foi, ich scheiss dir auf d'nasen, so, rinds dir auf d'koi.
(Mannheim, 5 novembre 1777) 

"Mi dispiace molto che il sig. prelato in insalato sia nuovamente stato da un colpo e da un peto colpito. Pure spero, con l'aiuto del divino dileggio, che non ci siano conseguenze maialesche o peggio. Lei mi scrive fissamente che manterrà prima della mia partenza da Ogosto, e presto lesto. Beh, mi farà certo spiacere. Inoltre mi scrive, anzi, estrinseca, evidenzia, annuncia, fa sapere, chiarische, allude, ragguaglia, rende noto, mette in luce, pretende, ambisce, desidera, vuole, vorrebbe, ordina che detto fatto io le invii il mio ritratto. Eh bien, lo invierò di certo di zacchere e pillacchere coperto. Oui, par ma la foi, ti caco sul naso e tutto attorno al mento." 
 
"Verzeihen sie mir meine schlechte schrift, die feder is schon alt, ich scheisse schon wircklich bald 22 jahr aus den nemlichen loch, und ist doch noc nicht verissen! - und hab schon so oft geschissen -- und mit den Zähnen den dreck ab-bissen." 
(Mannheim, 13 novembre 1777)

"Perdoni la mia brutta scrittura, ormai la penna è vecchia, da quasi 22 anni cago dallo stesso buco, e non si è ancora consumato! - nonostante le volte che ho cagato -- e con i denti la merda ho staccato." 
 
"Hur sa sa, Kupferschmied, hals mir's Mensch, druck mir's nit, hals mir's Mensch, druck mir's nit, leck mich im Arsch, Kupferschmied, ja und das ist wahr, wers glaubt, der wird seelig, und wer's nicht glaubt, der kommt in Himmel; aber schnurgerade und nicht so, wie ich schreibe."
(Mannheim, 3 dicembre 1977)

"Hop pappa, battimazza, tiemmelo stretto, non me lo stringere, tiemmelo stretto, non me lo stringere, leccami il culo, battimazza, sì, è vero, chi ci crede sarà beato, e chi non ci crede andrà in cielo; ma dritto come un fuso e non così come scrivo."  

"Nun aber habe ich die Ehre, sie zu fragen, wie sie sich befinden und sich tragen? - ob sie noch offens leibs sind? - ob sie etwa gar haben den grind? -- ob sie mich noch ein bischen können leiden? - ob sie öfters schreiben mit einer kreiden? - ob sie noch dann und wan an mich gedencken? - ob sie nicht bisweilen lust haben sich aufzuhencken? - ob sie etwa gar bös waren! auf mich armen narrn; ob sie nicht gutwillig wollen fried machen, oder ich lass bei meiner Ehr einen krachen! doch sie lachen -- victoria! -- unsre arsch sollen die friedenszeichen seyn! - ich dachte wohl, daß sie mir nicht länger wiederstehen könnten. ja ja, ich bin meiner sache gewis, und sollt ich heut noch machen einen schiss, obwohl ich in 14 Tägen geh nach Paris. wenn wie sie mir also wolln antworten, aus der stadt Augsburg dortent, so schreiben sie mir baldt, damit ich den brief erhalt, sonst wenn ich etwa schon bin wech, bekomme ich statt einen brief einen dreck. dreck! -- dreck! - o dreck! - o süsses wort! - dreck! - schmeck! - auch schön! - dreck, schmeck! - dreck! leck - o charmante! - dreck, leck!- das freüet mich! - dreck, schmeck und leck! - schmeck dreck, und leck dreck!"
(Mannheim, 28 febbraio 1778)
 
"Ora però ho l'onore di domandare come si sente e se si veste acconciamente - se va di corpo sempre regolare -- sen on avrà la tigna da celare -- se mi vorrà ancora un po' di bene - se più spesso mi scriverà col gesso - se pensa ancora a me di quando in quando - se non ha voglia di impiccarmi ogni tanto - se forse era arrabbiata con me, povero scemo; se non vuole far la pace compiacente, o ne mollo uno, sul mio onore, immantinente! Ma lei ride -- victoria! -- siano i nostri culi gli araldi della pace! -- Ero certo che non poteva resistermi più a lungo. Sì, sì, del fatto mio sono sicuro, dovesso ancor oggi fare uno stronzo duro, pur se tra due settimane sarò a Parigi, glielo giuro. Se dunque lei mi vuole dar risposta dalla città di Augusta con la posta, presto allora mi scriva, così la lettera arriva, ché altrimenti se sono già partito invece della lettera ricevo uno stronzo rinsecchito. Stronzo! -- merda! -- cacca! - o dolce parola! - cacca! - pappa! - anche bello! - cacca, pappa! - cacca, lecca - o charmante! - cacca, lecca! - mi piace! - cacca, pappa, lecca!  - pappacacca, e leccacacca!" 

"Nun muß ich schliessen, ob es mich schon thut verdriessen, wer anfängt muß auch aufhören, sonst thut man die leute schöhren, an alle meine freünde mein Compliment, und wers nicht glaubt, der soll mich lecken ohne End, von nunan bis in Ewickeit, bis ich enimahl werd wieder gescheid. da hat er gwis zu lecken lang, mir wird dabey schier selbesten bang, ich fürcht der dreck der geht mir aus, und er bekommt nich gnug zum schmaus."
(Mannheim, 28 febbraio 1778)

"I miei complimenti a tutti gli amici, e chi non ci crede mi lecchi senza posa, da adesso al giorno del Giudizio, finché il senno mi ritorni a iosa. Da leccare ne avrà per un pezzo, mi vien paura se co penso adesso, tempo che la merda possa finire, non ne potrà poi tanta digerire."
   
Si noterà che il termine usato dal sublime compositore per indicare la merda è spesso Dreck anziché Scheisse. Le traduzioni più idonee di Dreck sono queste: "escrementi", "sterco", "sudiciume", "immondizia". Non si tratta di un eufemismo infantile, come può essere "cacca" anziché "merda": è una parola molto volgare. Anziché usare forme come "pappacacca" e "leccacacca", avrei tradotto volentieri "schmeck dreck" e "leck dreck" con "gusta la merda" e "lecca la merda". I traduttori cercano di far passare per tic e per vezzo infantile quelle che sono consapevoli esternazioni, non dissimili da quanto dichiarato dalla pornodiva viennese Veronica Moser, quando disse che nel corso della sua vita aveva ingurgitato il contenuto di dieci vasche da bagno piene zeppe di feci umane. Nella canzoncina oscena rivolta al "battimazza", il Salisburghese descrive addirittura la pratica del rusty trombone, in un'epoca in cui l'igiene intima non era particolarmente diffusa. Non contento di questo, arriva a concepire una geografia scatologica, fatta di luoghi ameni come il Tribsterillo, dove la merda in mare fa zampillo.   

La colossale stronzata del turettismo 

C'è sempre qualcuno che non riesce ad accettare la scandalosa verità e che proprio non capisce un fatto molto semplice: i contatti tra la bocca umana, l'ano e i suoi prodotti sono una realtà. Questi benpensanti non vogliono proprio credere alla possibilità che una persona - per giunta sanissima di mente e addirittura geniale - possa leccare sfinteri anali con voluttà infinita e farsi depositare sulla lingua grassi serpentoni di sterco, il tutto senza nemmeno una vaga ombra di nausea. Non capiscono nemmeno che una persona, uomo o donna che sia, possa amare farsi fare queste cose da qualcun altro, provandone un piacere intenso e indescrivibile. Così questi manipolatori vogliono ridurre tutto ciò che non sanno spiegarsi a una forma di follia, di alterazione sensoriale o di "parafilia", per usare il linguaggio di questi tempi infelici. Quando la grandezza del soggetto coinvolto rende difficile questa spiegazione, la loro strategia li porta a far di tutto per rimuovere ogni evidenza, cancellando la reale coprofagia e postulando una pura e semplice coprolalia. Il primo ad agire così è stato nientepopodimeno che Sigmund Freud, il padre della psicanalisi. Lo scrittore austriaco Stefan Zweig aveva sottoposto al luminare ashkenazita alcune lettere di Mozart alla cuginetta, tremando all'idea che fossero la prova di indecorose depravazioni. Così scriveva in una missiva: 
 
"Spero che voi, essendo capace di comprendere le altezze e le profondità, troverete non del tutto irrilevanti le stampe private che sto rendendo disponibili solo a una cerchia ristretta: queste nove lettere di Mozart ventunenne, di cui solo una pubblicata qui nella sua interezza, gettano una luce psicologicamente molto notevole sulla sua natura erotica, che, più di ogni altro uomo importante, ha elementi di infantilismo e coprofilia. In realtà sarebbe uno studio molto interessante per uno dei vostri alunni." 
 
Questa è la banalissima risposta di Freud: 
 
"Carissimo Dottore,
Grazie per la plaquette! Il fatto che Mozart amasse e coltivasse “gli scampanii da suino” mi era già noto, non so perché. Le spiegazioni che ne date non tollerano alcuna obiezione. Analizzando numerosi musicisti ho notato un interesse particolare, risalente alla loro infanzia, per i rumori prodotti dagli intestini. Se lo si debba considerare come un caso particolare del più generale interesse nei confronti del mondo dei suoni, o invece si debba accettare che nel talento musicale (a noi sconosciuto) ci sia una forte componente anale, è un dubbio che lascio irrisolto.
Un cordialissimo saluto
Suo, Freud"
 
 
Nel 1938 le lettere in questione vengono pubblicate senza censura, a cura della studiosa irlandese Emily Anderson. Negli anni '90 è nato così quello che chiamo "argomento del turettismo", che poggia su una grave fallacia logica. Il suo principale fautore è l'accademico ashkenazita Benjamin Simkin (Mozart's scatological disorder, British Medical Journal, 1992). La sindrome di Tourette è una malattia nervosa caratterizzata da tic e da ipercinetismo, che include tra i sintomi l'impulso a discorsi coprolalici. Il punto è che Mozart non era un semplice coprolalico. Non si limitava a parlare e a scrivere: lui faceva, praticava. La sua passione era totalizzante, assoluta. Su questo sarete tutti d'accordo: non si può nascondere una passione! I fautori dell'argomento del turettismo cadono nell'errore di pensare che dare un nome al quadro clinico di Mozart equivalga a riscattarlo dall'accusa di essere un coprofago.  
 
Confutare l'argomento del turettismo è molto facile. Non esiste un turettismo scritto. Mozart non è vissuto nell'epoca del Web e di Facebook. Non aveva un account in Instagram o un blog. Non poteva comunicare istantaneamente i propri pensieri al mondo intero. Per scrivere una lettera, doveva prima scarabocchiare una minuta su carta scadente, quindi ricopiare il testo finale su carta di buona qualità e in bella calligrafia. Tutte azioni non immediate, incompatibili con la natura impulsiva del tic turettico. Una lettera non arrivava a destinazione nel giro di un secondo: è inconcepibile che qualcuno scrivesse cose di cui si sarebbe pentito. Nessuno si è chiesto quale sarebbe stata la reazione di una ragazza nel ricevere da suo cugino una lettera con scritto: "Ti cago sul naso"? Queste cose possono essere fatte soltanto se tra i due c'è una complicità che nasce da una relazione. Una relazione fondata proprio sullo scat sex. Si deve anche notare che Mozart non scriveva affatto cose simili alla moglie Costanze, per cui aveva parole di tutt'altro tenore. Quindi i sostenitori dell'ipotesi del turettismo dovrebbero supporre che Mozart fosse affetto da sintomi di sindrome di Tourette soltanto quando interagiva con alcune persone e non con altre. Vi sembra una cosa credibile? Questa è una breve sintesi della questione: 
 
1) La coprolalia non è esclusiva della sindrome di Tourette (il sottoscritto è un esempio di coprolalico non ipercinetico).
2) La coprolalia non esclude affatto la coprofagia.
3) La sindrome di Tourette, anche se fosse provata al di là di ogni dubbio, non esclude affatto la coprofagia.
4) La coprofagia è un comportamento diffuso in Natura e non si capisce perché nella sola specie Homo sapiens debba essere considerato problematico. 
 
Nonostante tutta la sua retorica sul turettismo, Simkin afferma che "la sorprendente scatologia che si trova nelle lettere di Mozart non è stata ancora spiegata in modo soddisfacente." Ma come sarebbe a dire? La spiegazione soddisfacente di tale scatologia... è proprio la scatofagia

Leccami il culo!

Mi accingo a riportarvi quelli che sono capolavori del Maestro di Salisburgo, tracimanti di poesia sublime, gioielli di cui purtroppo la massima parte delle persone ignora persino l'esistenza. Ecco, assumo su di me il compito di spargere per il mondo intero la notizia di tanta armonia, di tanta bellezza irradiante dal Gran Secolo Sadiano! 

Queste sono le schede tecniche di alcuni brani notevolissimi:

1) Leck mich im Arsch
 
Compositore: Wolfgang Amadeus Mozart
Autore del testo: Wolfgang Amadeus Mozart
Tipo di composizione: Canone vocale
Canone d'opera: K231
Tonalità: Si bemolle maggiore
Anno di composizione: 1782
Durata media: 2 min 20 sec

Testo originale:

"Leck mich im Arsch,
Laßt uns froh sein!
Murren ist vergebens!
Knurren, brummen ist vergebens,
ist das wahre Kreuz des Lebens,
das Brummen ist vergebens,
Knurren, brummen ist vergebens,vergebens!
Drum laßt uns froh und fröhlich, froh sein!"

Traduzione:

"Leccami il culo
Gioiamo!
Brontolare è inutile!
Ringhiare, ronzare è inutile
è la vera disgrazia della vita,
Ronzare è inutile,
Ringhiare, ronzare è inutile!
Perciò siamo felici e contenti, felici!"

2) Leck mir den Arsch recht schön 
 
Compositore accreditato: Wolfgang Amadeus Mozart
Supposto compositore: Wenzel Trnka
Autore del testo: Wolfgang Amadeus Mozart
Tipo di composizione: Canone vocale
Canone d'opera: K233
Anno di composizione: 1782

Testo originale:

"Leck mir den Arsch recht schön,
fein sauber lecke ihn,
fein sauber lecke, leck mir den Arsch
Das ist ein fettigs Begehren,
nur gut mit Butter geschmiert,
den das Lecken der Braten mein tagliches Thun.
Drei lecken mehr als Zweie,
nur her, machet die Prob'
und leckt, leckt, leckt.
Jeder leckt sein Arsch für sich.
"

Traduzione: 
 
"Lecca il mio culo ben bene,
leccalo ben pulito,
ben pulito, lecca il mio culo.
Questo è un sudicio desiderio,
ben imburrato,
come leccare carne arrosto, mia attività quotidiana.
Tre leccheranno più di due,
forza, basta provare,
e lecca, lecca, lecca.
Tutti leccano il culo per se stessi."
 
 
Per quanto possa sembrare incredibile, mi sono imbattuto in un video quasi surreale, in cui un attempato direttore d'orchestra dirigeva un coro di angeliche ragazzine che cantavano gioiose l'invito mozartiano a praticare l'anilingus profondo!
 
3) Bona nox 
 
Compositore: Wolfgang Amadeus Mozart
Autore del testo: Wolfgang Amadeus Mozart
Tipo di composizione: Canone vocale 
Canone d'opera: K561
Tonalità: La maggiore
Metro: 2/2
Anno di composizione: 1788 

Testo originale:
 
"Bona nox!
bist a rechta Ochs;
bona notte,
liebe Lotte;
bonne nuit,
pfui, pfui;
good night, good night,
heut müssma noch weit;
gute Nacht, gute Nacht,
scheiß ins Bett dass' kracht;
gute Nacht, schlaf fei g'sund
und reck' den Arsch zum Mund." 
 

Traduzione: 

"Buona notte! 
sei un vero bue;
buona notte*,
cara Lotte;
buona notte**,
pfui, pfui;
buona notte, buona notte***,
abbiamo ancora molta strada da fare domani;
buona notte, buona notte, 
caga nel letto, fa' che scoppi;
buona notte, dormi bene,
e porgi il culo alla bocca." 

*In italiano nell'originale
**In francese nell'originale
***In inglese nell'originale

Esistono due versioni che testimoniano una censura puritana. Una versione è parzialmente modificata, con ridicole alterazioni delle parti relative al culo e alla merda. La versione completamente modificata è priva di qualsiasi elemento settico (anziché invitare la fantesca a mettergli il culo in bocca, il compositore le augura di dormir bene finché non si farà giorno).  
 
4) O du eselhafter Peierl 

Compositore: Wolfgang Amadeus Mozart
Autore del testo: Wolfgang Amadeus Mozart
Tipo di composizione: Canone vocale
Canone d'opera: K559a
Tonalità: Fa maggiore
Anno di composizione: tra il 1785 e il 1787

"O du eselhafter Peierl!
o du peierlhafter Esel!
du bist so faul als wie ein Gaul,
der weder Kopf noch Haxen hat.
Mit dir ist gar nichts anzufangen;
ich seh dich noch am Galgen hangen.
Du dummer Gaul, du bist so faul,
du dummer Peierl bist so faul als wie ein Gaul.
O lieber Freund, ich bitte dich,
o leck mich doch geschwind im Arsch!
Ach, lieber Freund, verzeihe mir,
den Arsch, den Arsch petschier ich dir
Peierl! Nepomuk! Peierl! verzeihe mir!"

Traduzione:

"Oh asino d’un Peierl!
Oh Peierlesco asino!
Sei pigro come un cavallo
senza muso né garretti.
Con te non c’è rimedio;
ti vedo già penzolar dalla forca.
Stupido cavallo, sei un pigrone,
stupido Peierl, sei pigro come un cavallo.
Oh caro amico, ti prego
oh baciami il culo, svelto!
Ah, caro amico, perdonami,
però ti sigillo il culo.
Peierl! Nepomuk! Perdonami!"
 
Il canone è una burla scatologica ai danni dell'amico Johann Nepomuk Peyerl. Qui sono palpabili contenuti omosessuali. Il sublime musicista aveva anche bramosia di sodomizzare uomini, con inusitata violenza. Prima si faceva infilare la lingua nello sfintere anale, poi procedeva a penetrare l'orifizio altrui. Chiunque può capire che "sigillare il culo" sta per "sodomizzare".
 
Qualcuno nel social network Quora ha paragonato queste composizioni alle nostrane canzoni delle osterie (es: Osteria numeno nove, i soldati fan le prove, fan le prove col tamburo per vedere quanto è duro, etc.). Un raffronto assolutamente fuori luogo. A parte qualche canzone macabra (es: Osteria del cimitero, è successo un fatto nero: due cadaveri putrefatti si inculavano come matti), non si ravvisa alcunché di eccessivamente bizzarro. In particolare manca ogni traccia di esaltazione del contatto con le feci. Detto questo, non ci si aspetta che una persona asettica che vive di solo intelletto, quale esiste solo nella fantasia dei neopositivisti, poi si metta a intonare oscenità goliardiche. Ve lo vedete Piero Angela cantare le canzoni delle osterie?
 
Non mi si parli di sindrome di Tourette e di altre baggianate similari! Mozart era ben consapevole delle gioie infinite che soltanto il sesso oro-anale poteva donargli! Egli godeva quando la cuginetta gli titillava lo sfintere con la lingua, insinuandola nel retto e sentendo sulle papille della punta il sapore escrementizio della flora batterica. Mentre lei gli dedicava queste attenzioni bizantine, a lui si rizzava il priapo rubizzo, gli diventava duro come il marmo. Al culmine dell'esaltazione rilasciava un torrente di caldo liquame genetico, densissimo di animaletti spermatici, girini avviati verso la morte per soffocamento!  
 
Mozart e la Massoneria

Anche gli ingegni più eccelsi hanno difetti. Se c'è qualcosa che rimprovero a Mozart, quella è proprio la sua affiliazione alla conventicola della Libera Muratoria. Si badi bene, non gli rimprovero il gusto coprofago che lo portava a mangiare la merda - e neppure il fatto che la facesse mangiare agli altri. Bisogna però capire che erano tempi assai diversi da quelli in cui viviamo: molti pensavano che il Grembiule e l'Occhio Onniveggente fossero proprio la causa della Libertà, così si sentivano in obbligo di militarvi. Ho avuto l'impressione che i Frammassoni tuttora reagiscano con grande stizza e persino con furia al solo sentire nominare la coprofagia del Maestro di Salisburgo. Segno che non hanno ancora digerito (è proprio il caso di dirlo) un simile fardello! 
 
Le reazioni di una megera 
 
Scandalizzatissima dalle pratiche sessuali di Mozart fu la celebre Lady di Ferro, Margaret Thatcher. Non appena le giunse notizia di testi che inneggiavano all'ingestione di materia fecale e al contatto della lingua con l'orifizio infero, ne rimase inorridita a tal punto da perdere i sensi. Ebbe a dire che non credeva possibile la stessa esistenza di persone capaci di dilettarsi leccando cose tanto laide. Lei non concepiva nemmeno il semplice sesso orale! Questo va però detto, in difesa del Maestro di Salisburgo e del suo onore, che la Thatcher seguiva una dieta molto particolare a base di quantità impressionanti di uova. L'ano di quell'arpia eruttava senza sosta colonne asfissianti di acido cianidrico: quel culo pieno di emorroidi somigliava alla cloaca di un Tyrannosaurus rex!    

Negazionismo spinto 

Ricordo di essermi imbattuto, ancora in epoca universitaria, in un articolo apparso su uno dei tanti quotidiani di carta straccia che avvelenano l'Italia. Forse era il Corriere della Sera, ma non ne sono sicuro. Il pezzo si intitolava "Un improbabile Amadeus erotico". Un giornalista stizzito sentenziava, lanciando strali contro uno spettacolo teatrale appena tenutosi, credo a Milano: la colpa dell'autore era quella di aver rappreentato Wolfgang Amadeus Mozart come un tombeur de femmes alla continua ricerca di avventure galanti. A detta dell'articolista, il compositore austriaco sarebbe stato addirittura asessuato, completamente distaccato dalla sua natura corporea, in pratica un essere disincarnato. Quello che sfugge del tutto è la natura complessa e chimerica dell'essere umano, in cui possono convivere le componenti più contrastanti.

La vera causa della morte di Mozart

La malattia e la morte di Mozart costituiscono un argomento molto controverso ancor oggi. Si è detto e si è scritto di tutto: avvelenamento da mercurio o da antimonio, febbre reumatica, tifo, sifilide, tonsillite, vaiolo e via discorrendo. Il referto medico riporta come causa della morte la "febbre miliare acuta" (in tedesco hitziges Frieselfieber). Il termine è abbastanza vago, dato che indicava una serie di stati febbrili caratterizzati da eruzioni cutanee. C'è chi ha evocato lo spettro di un complotto. La teoria più popolare è quella dell'avvelenamento ad opera del rivale Antonio Salieri. Altri, come l'antisemita radicale Hermann Ahlwardt e Mathilde Ludendorff (moglie del generale Erich Ludendorff), attribuiscono la responsabilità dell'avvelenamento agli ebrei. A quanto pare nessuno si è avvicinato alla comprensione di come le cose sono andate realmente. Purtroppo Mozart contrasse una serie di gravi infezioni provocate da patogeni fecali, tra cui Escherichia coli, e morì di setticemia per via delle sue sfrenate attività coprofaghe!

Un omaggio postumo: le palle di Mozart 

Le palle di Mozart (in tedesco Mozartkugeln, in origine Mozart-Konfekt) sono ghiottissimi cioccolatini ripieni di marzapane al pistacchio e di crema gianduia, creati a Salisburgo dal pasticciere Paul Fürst a quasi un secolo dalla morte del divino compositore. Correva l'Anno del Signore 1890. Sono sicuro che Amadeus avrebbe molto apprezzato l'omaggio, mettendosi a fantasticare sull'aspetto di quelle dolcissime palle! Ne sarebbe rimasto estasiato!  

martedì 12 maggio 2020


CONTAGION
 
 
Titolo originale: Contagion
Lingua originale: Inglese, mandarino, cantonese, italiano
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2011
Durata: 106 min
Rapporto: 1,85:1
Genere: Fantascienza, drammatico
Sottogenere: Apocalittico
Regia: Steven Soderbergh
Soggetto: Scott Z. Burns
Sceneggiatura: Scott Z. Burns
Produttore: Michael Shamberg, Stacey Sher, Gregory Jacobs
Produttore esecutivo: Jeff Skoll, Michael Polaire, Jonathan
     King, Ricky Strauss
Casa di produzione: Double Feature Films, Participant
    Media, Warner Bros. Pictures, Imagenation Abu Dhabi
Distribuzione in italiano: Warner Bros. Pictures
Fotografia: Peter Andrews
Montaggio: Stephen Mirrione
Effetti speciali: Michael Ahasay
Musiche: Cliff Martinez
Scenografia: Howard Cummings
Costumi: Louise Frogley
Trucco: Kate Biscoe
Interpreti e personaggi:
    Marion Cotillard: dottoressa Leonora Orantes
    Matt Damon: Mitch Emhoff
    Laurence Fishburne: dottor Ellis Cheever
    Jude Law: Alan Krumwiede
    Gwyneth Paltrow: Beth Emhoff
    Kate Winslet: dottoressa Erin Mears
    Bryan Cranston: Lyle Haggerty
    Jennifer Ehle: dottoressa Ally Hextall
    Elliott Gould: dottor Ian Sussman
    Chin Han: Sun Feng
    John Hawkes: Roger
    Anna Jacoby-Heron: Jory Emhoff
    Josie Ho: sorella di Li Fai
    Sanaa Lathan: Aubrey Cheever
    Demetri Martin: dottor David Eisenberg
    Armin Rohde: Damian Leopold
    Enrico Colantoni: Dennis French
    Larry Clarke: Dave
    Monique Gabriela Curnen: Lorraine Vasquez
Doppiatori italiani:
    Claudia Catani: dottoressa Leonora Orantes
    Massimiliano Manfredi: Mitch Emhoff
    Massimo Corvo: dottor Ellis Cheever
    Niseem Riccardo Onorato: Alan Krumwiede
    Francesca Fiorentini: Beth Emhoff
    Chiara Colizzi: dottoressa Erin Mears
    Stefano De Sando: Lyle Haggerty
    Barbara De Bortoli: dottoressa Ally Hextall
    Gianni Giuliano: dottor Ian Sussman
    Oreste Baldini: Sun Feng
    Stefano Benassi: Roger
    Lilian Caputo: Jory Emhoff
    Alessandra Cassioli: Aubrey Cheever
    Francesco Venditti: dottor David Eisenberg
    Stefano Mondini: Damian Leopold
    Carlo Cosolo: Dennis French
    Dario Oppido: Dave
    Laura Cosenza: Lorraine Vasquez
Luoghi delle riprese: Atlanta, Chicago, Minneapolis,
   San Francisco, Dubai, Giappone, Svizzera, Regno
   Unito, Brasile, Russia, Malaysia, Hong Kong
Budget: 60 milioni di dollari US
Box office: 136,5 milioni di dollari US
 
Trama:
Beth Emhoff, una bionda milf libidinosa, è di ritorno da un viaggio di affari a Hong Kong. Tutto sembra andar bene, a parte un po' di tosse stizzosa. Durante uno scalo a Chicago incontra un amante, quindi fa ritorno a casa, nella periferia di Minneapolis. Due giorni dopo, mentre è in cucina, ha un violento attacco epilettico e crolla sul pavimento. Il grossolano marito, Mitch Emhoff, la porta subito in ospedale. In breve tempo la donna muore e lì per lì non è possibile identificare le cause del suo subitaneo decesso. Tornato a casa, Mitch è sconvolto da un'altra tragedia: suo figlio adottivo Clark è morto nel suo letto. Dall'autopsia della donna, si scopre che è morta a causa di un virus sconosiuto che le ha devastato la materia cerebrale. L'uomo viene così sottoposto a isolamento, ma presto viene constatata la sua immunità. Al suo rilascio dall'ospedale, decide di proteggere la figlia adolescente Jory, costringendola a una clausura monacale tra le mura di casa. Nel frattempo ad Atlanta i rappresentanti del Department of Homeland Security si incontrano con il dottor Ellis Cheever dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC). C'è grande preoccupazione perché esiste la possibilità che il nuovo virus sia un'arma biologica. Cheever manda a Minneapolis la dottoressa Erin Mears per tracciare tutti i contatti di Beth, che è il paziente zero. Dopo aver cercato di convincere i burocrati a stanziare risorse per contrastare la diffusione del patogeno, viene infettata e muore. Il morbo si diffonde in modo inarrestabile. Si scatena il panico nelle città, con episodi di violenza, razzia e sciacallaggio. La dottoressa Ally Hextall dei CDC scopre che il virus, battezzato MEV-1, mostra una combinazione di materiale genetico di virus del maiale e dei pipistrelli. L'infezione si propaga per via aerea tramite goccioline (droplets) e fomiti. Si prevede che 1 persona su 12 nel mondo sarà colpita; la letalità è del 25-30%. In questo contesto apocalittico sorge un blogger maligno, Alan Krumwiede, che spalanca il Vaso di Pandora diffondendo tesi complottiste e facendo propaganda di un preteso rimedio omeopatico a base di estratto di forsizia, a cui attribuisce la propria guarigione. La gente impazzisce e assalta le farmacie per procurarsi la pozione del complottista. La situazione precipita e le violenze urbane si esacerbano. Krumwiede viene arrestato per cospirazione e frode. Quando viene prodotto un vaccino dal virus attenuato, negli USA le vittime della pandemia sono già 2,5 milioni e nel mondo intero sono 26 milioni. Ha inizio una lotteria dei vaccini, basata sulla data di nascita delle persone. Mitch Emhoff, che cercava di allontanare un fidanzatino della figlia, cambia idea una volta che questi esibisce la prova dell'avvenuta vaccinazione. Così Mitch arriva a fare da paraninfo, organizzando una serata romantica e favorendo la deflorazione della figlia. Dopo molte peripezie, la dottoressa Leonora Orantes riesce a tracciare la genesi della pandemia, recuperando un filmato che mostra Beth Emhoff darsi alla pazza gioia nel Casinò di Macao. Intanto il blogger diabolico, Krumwiede, viene rilasciato, non prima di essere stato sottoposto a un esame del sangue: si dimostra così che non ha alcun antigene e che la forsizia è una menzogna. Le sequenze finali mostrano un pipistrello che rigurgita un pezzo di banana nel pastone di un porco grufolante, destinato ad essere macellato nella cucina della bisca in cui la milf bionda concedeva a tutti la propria intimità orale.  

 
Recensione: 
Per permettere allo spettatore di seguire diverse trame in parallelo, il regista ha scelto di utilizzare la tecnica dello stile multi-narrativo detto hyperlink. La pellicola ha avuto un grande successo e riscontri molto positivi da parte della critica; in particolare è stata molto apprezzata dal mondo scientifico per la sua accuratezza. Lo sceneggiatore, Scott Z. Burns, si è consultato con esperti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre che con luminari come W. Ian Lipkin (professore in epidemiologia e in neurologia) e Lawrence "Larry" Brilliant (epidemiologo, tecnologo, rinomato per il suo lavoro di eradicazione del vaiolo). Ferris Jabr di New Scientist ha approvato Contagion per la sua descrizione del meccanismo del progresso scientifico, che passa attraverso una luna serie di frustrazioni e successi. Non meno importante degli aspetti scientifici è la dimensione psicologica, che ricopre un ruolo di primo piano.   
 
Mi piace Marion Cotillard nel ruolo della dottoressa Leonora Orantes: la trovo una donna molto sensuale e affascinante, distante anni luce dalla volgarità della Paltrow. Kate Winslet mi sembra un po' mascolina, non è il mio ideale. Gli attori di sesso maschile li trovo abbastanza detestabili. Jude Law mi dà l'orticaria e mi desta un'avversione viscerale, il suo ghigno è insopportabile come un'eruzione acida dallo stomaco. L'impressione è che sia un decerebrato, ripugnante come la puzza di smegma rancido, un criminale che si diverte a generare rogne all'infinito a chiunque incontri sulla via. Matt Damon incarna assai bene la più belluina ignoranza, può giusto interpretare la parte di un energumeno tipicamente americano, della tipologia "white trash" e per giunta cornuto.  

 
Una Paltrow molto vorace 
 
Anche se non viene mostrata alcuna scena esplicita, si capisce che Beth Emhoff a Macao si è scatenata in una rovente gangbang spermatica. Ha fellato proprio tutti, dal manager giapponese al cuoco cinese. Era una ninfomane scatenata, che cercava occasioni di contatti carnali ogni giorno, cornificando il marito e irridendolo. Poppava avidamente i bischeri, che fossero grossi e nerboruti o piccoli come mozziconi e mollicci. Inghiottiva il genetico, senza badare al sapore, avviandolo a decomporsi nel suo ventre, ove contribuiva alla formazione delle feci grasse. Tutto questo lo si capisce dai suoi occhi, che splendono di bramosia. Occhi che sembrano quelli di Lilith. Che altro dire? L'interpretazione è molto convincente - anche considerando che l'attrice, a quanto risulta dal suo blog, ha gusti sessuali molto diversi da quelli di Beth: ama soprattutto fare sesso anale vis-à-vis, detestando la posizione more ferarum o doggystyle, e non essendo attratta dall'idea di accogliere il fallo in bocca.  

Problemi con l'audio
 
La mia prima esperienza con il film di Soderbergh è stata a dir poco irritante e negativa. Avevo recuperato un file con l'audio duale in inglese e in spagnolo, senza sapere come fare a selezionare una sola lingua. Così i due idiomi si mescolavano dando origine ad effetti grotteschi quanto esilaranti. A volte le parole prodotte dall'ibridazione sonora sembravano un'irreale specie di spanglish, altre volte entravano in risonanza e giungevano alle orecchie come pernacchie. Ho trovato in Youtube una versione in inglese, ma era resa incomprensibile da un montaggio diffettoso che alterava l'ordine delle sequenze, creando un collage impazzito. Anche la versione in spagnolo aveva qualche criticità. Per fortuna sono poi riuscito ad accedere al film doppiato in italiano. 
 
Genesi del film 
 
Soderbergh stava lavorando con Burns all'idea di un film sulla figura di Leni Riefenstahl. Il progetto non li convinceva affatto, temevano che il film non avrebbe attratto alcuna interesse, a causa del coinvolgimento della Riefenstahl con il III Reich. A un certo punto Burns ebbe un'idea improvvisa che cambiò la storia (ormai terminale) del Cinema. Ecco le parole con cui ricorda l'accaduto:  
 
"C'è una scena in The Informant! dove Matt (Damon) sta guardando il personaggio di Scott Bakula che parla al telefono, e Scott tossisce al telefono, e c'è tutto questo sproloquio con Matt che si rivolge a lui dicendo: "Oh, fantastico, ora che succede? Lui si ammala e poi anch'io me la becco, i miei figli se la beccheranno." Sono sempre stato affascinato dalla trasmissibilità, così ho detto a Steven: "Voglio fare un'interessante versione thriller di un film su una pandemia", e lui ha detto: "Fantastico! Facciamo quello, invece!"  

Così non si ebbe alcun film sulla Riefenstahl e ci è stata invece elargita questa gemma, Contagion!  

 
Fonti di ispirazione 

Dato che non esiste uno specchio magico in grado di scrutare il futuro, possiamo essere certi che la pandemia provocata dal virus MEV-1 è stata concepita a partire da alcuni episodi occorsi qualche anno prima della produzione del film. Sono i seguenti:  
 
1) L'epidemia di infezione da virus Nipah in Malesia del 1998-99;
2) L'epidemia di SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome) del 2002-2004; 
3) La pandemia di influenza suina (virus H1N1) del 2009-2010.

Il virus Nipah (NiV) circola naturalmente tra diverse specie di pipistrelli frugivori. Il suo spillover, ossia il salto al genere umano a partire dai chirotteri, deve aver ispirato Soderbergh e Burns. Anche la sintomatologia provocata dal MEV-1 è molto simile a quella dell'infezione da NiV. 
La pandemia di influenza suina ha fatto meno morti di una normale influenza stagionale, ma quando si è diffusa ha destato serie preoccupazioni. Ne sono stato colpito e ne ho avuto un effetto indesiderato: una lieve insufficienza renale, risoltasi in modo spontaneo nel giro di pochi giorni (ricordo ancora il sorprendente commento del medico: "È normale, se sudi non pisci"). 
Così sono state combinate le caratteristiche più pericolose dei tre virus sopra riportati, in modo tale da ottenere un patogeno in grado di diffondersi in modo pandemico come un'influenza, avendo però una letalità simile a quella della SARS.
 
Contagion e la pandemia di Covid-19 
 
Sono notevoli le analogie tra il virus immaginario MEV-1 e il fin troppo reale virus SARS-CoV-2, responsabile della malattia detta Covid-19. Entrambi attaccano i polmoni e il sistema nervoso. Certo, è vero che l'infezione da MEV-1 è caratterizzato da una letalità molto più elevata rispetto a quella del Covid-19, maggiore dell'ordine di 10 volte. SARS-CoV-2 è però più insidioso, e alla lunga potrebbe anche fare danni peggiori. Ovviamente queste cose le si capisce soltanto con il senno del poi. Difficile credere che nel 2011 qualcuno capisse appieno che una grave pandemia sarebbe sorta e avrebbe terrorizzato il mondo. Eppure lo sceneggiatore ha dichiarato che gli scienziati lo avevano avvertito dell'imminenza della pandemia, della sua inevitabilità. Sembra che in particolare Jude Law sia rimasto atterrito da tali rivelazioni. Quello che il film non menziona è il disastroso impatto economico innescato dall'inarrestabile diffusione del virus. Non si fa alcun cenno al contrasto tra le necessità di tutela della salute pubblica e le altrettanto legittime necessità di tutela delle attività economiche e produttive. Non sono affrontati nemmeno i temi dell'aspra insofferenza della popolazione alle misure di contenimento e dell'incapacità gestionale di cui una classe politica incompetente ha dato prova fin dall'inizio dell'emergenza. 

 
Blogger e pestilenza 
 
Il blogger complottista Alan Krumwiede è odioso già a pelle, già al primo sguardo trasmette un profondo disagio, è disturbante. La sua mente è un calderone ribollente in cui gorgogliano ignoranza, fanatismo e malvagità. In confronto alle sue parole, le bestemmie di Azathoth sono limpide e cristalline nelle loro onestà. All'epoca pochi facevano caso a queste cose. Con la diffusione pandemica del Covid-19, il film di Soderbergh è tornato in auge e ha contribuito a generare una certa ostilità verso i blogger, dipinti come la causa di tutti i mali. Ha polarizzato il pubblico. Eppure questa reazione anti-blogger è fuori tempo massimo, visto che ormai i blog si avviano all'annientamento. La Blogosfera è in uno stato prossimo alla morte termodinamica, eppure c'è ancora chi crede che tutti i blogger, dal primo all'ultimo, siano complottisti, attivisti ambientali e policiti, cronisti d'assalto, in grado di vivere coi proventi delle visualizzazioni dei banner pubblicitari. Gli stessi politici sembrano credere ancora che tutti i blogger, dal primo all'ultimo, abbiano un'influenza spropositata: hanno presente soltanto il caso del blog di Beppe Grillo, che ha coagulato intorno a sé una folta comunità, così lo usano per estendere queste proprietà anche al più oscuro portale che parla della diarrea dei gatti. In realtà il principale veicolo di complottismo all'epoca della pandemia di Covid-19 è Facebook.
 
Spillover o arma biologica? 
 
La pandemia di Covid-19, oltre a riportare in auge Contagion, ha contribuito a un'altra esumazie, questa volta libraria: ha dato un'enorme impulso alle vendite di Spillover - L'evoluzione delle pandemie, di David Quammen (2012; prima edizione italiana: 2014). Nonostante sia un trattato poco scorrevole, a un certo punto quasi tutti ne avevano una copia, salvo usarla come soprammobile (magari vantandosi poi di averla letta in un giorno). Così ha commentato l'autore sul New York Times: "Siamo stati noi a generare l'epidemia di Coronavirus. Potrebbe essere iniziata da un pipistrello in una grotta, ma è stata l'attività umana a scatenarla." Il 96% del genoma del virus SARS-CoV-2 è realmente comune a quello di un coronavirus dei pipistrelli ferro di cavallo. L'idea di Quammen è che il passaggio all'uomo sia stato causato dalla distruzione dell'habitat dei pipistrelli e che l'evoluzione del patogeno sia naturale. Per quel che mi riguarda è stata realmente l'attività umana a scatenare la pandemia, ma non nel senso inteso da Quammen. Nulla potrà mai convincermi che il virus non sia uscito da un laboratorio. È stato manipolato. Uno studio indiano, subito screditato, afferma di aver trovato inserti di materiale genetico del retrovirus HIV nella proteina "spike" del virus SARS-CoV-2, il che è davvero sorprendente. L'articolo, Uncanny similarity of unique inserts in the 2019-nCoV spike protein to HIV-1 gp120 and Gag (Prashant Pradhan et al., gennaio 2020), è stato ritirato in seguito alle reazioni furiose del mondo accademico e a reiterati episodi di bullismo.  
 

Adesso ammettiamo che SARS-CoV-2 sia stato manipolato in laboratorio come arma biologica. Pretendereste che il mondo scientifico lo riconoscesse? Non lo farebbe mai, perché si scatenerebbe il panico. La situazione diverrebbe ingestibile. Così ecco che i virologi malati di divismo usano un argomento a loro dire solidissimo per confutare le idee degli studiosi indiani: coprirli di ridicolo. "Niente si trasmette come la paura" (cit.)    
 
I paradossi del complottismo 
 
Il complottismo ha in sé una natura paradossale. Infatti giova sommamente all'establishment. Se si prende un certo numero di teorie stravaganti, di cui alcune folli, e le si mescola a poche teorie veritiere ma scomode, si getterà grande discredito su queste ultime. La popolazione tenderà ad associare ai peggiori folli tutti coloro che dicono cose vere ma scomode. Osi insinuare che il virus SARS-CoV-2 sia il prodotto di una manipolazione? Ti assoceranno ai terrapiattisti e ai sostenitori della cospirazione rettiliana, a quelli che attribuiscono a una macchinazione dei Rothschild anche il fetore dei peti e le emorroidi! Le pecore devono essere controllate e guidate. 
 
Curiosità 

Attori e attrici hanno guadagnato ben poco dalla loro recitazione. In particolare Gwyneth Paltrow, che ha terminato le riprese in tre giorni, ha lavorato praticamente gratis. 

Marion Cotillard era incinta al sesto mese quando interpretò il film di Soderbergh. 

Per promuovere questo film, la Warner Bros. Pictures Canada ha costruito due gigantesche capsule di Petri trattate con batteri e funghi, collocandole nella vetrina di un negozio di Toronto. Nel corso di diversi giorni, i campioni di batteri e funghi sono cresciuti fino a rendere illeggibile il nome del film, formando simboli di rischio biologico. Un portento funesto.

domenica 10 maggio 2020


NON SI DEVE PROFANARE
IL SONNO DEI MORTI


Titolo in inglese: Let Sleeping Corpses Lie
Titolo in spagnolo: No profanar el sueño de los muertos 
AKA: Da dove vieni?; Zombie 3; Don't Open the Window;
       The Living Dead at the Manchester Morgue 
Lingua originale: Italiano
Paese di produzione: Italia, Spagna
Anno: 1974
Durata: 95 min.
Genere: Orrore 
Sottogenere: Horror fantascientifico, zombie apocalypse  
Regia: Jorge Grau
Soggetto: Sandro Continenza, Marcello Coscia, Juan Cobos,
     Miguel Rubio
Sceneggiatura: Sandro Continenza, Marcello Coscia, Juan
     Cobos, Miguel Rubio
Produttore: Edmondo Amati
Casa di produzione: Fida
Distribuzione in italiano: Flaminia Produzioni
     Cinematografiche srl - Roma
Fotografia: Francisco Sempere
Montaggio: Domingo Garcìa
Effetti speciali: Giannetto De Rossi, Luciano Bird
Musiche: Giuliano Sorgini
Scenografia: Carlo Leva
Costumi: Carmen De La Casa
Trucco: Giannetto De Rossi
Interpreti e personaggi:
    Ray Lovelock: George Meaning
    Arthur Kennedy: L'ispettore gerontocratico 
    Cristina Galbo: Edna Simmonds
    Aldo Massasso: L'investigatore Kinsey
    Giorgio Trestini: L'ufficiale Craig
    Roberto Posse: Benson
    José Ruiz Lifante: Martin West
    Jeannine Mestre: Katie West
    Gengher Gatti: Keith
    Fernando Hilbeck: Guthrie Wilson
    Vera Drudi: Mary
    Vicente Vega: Dott. Duffield
    Paco Sanz: Il giudice
    Paul Benson: Wood
    Anita Colby: Infermiera
    Joaquin Hinojosa: Uomo dell'autopsia
    Isabel Mestre: La telefonista
    Vito Salier: Un uomo nudo
    Francisco Sanz: Perkins
Doppiatori italiani:
    Cesare Barbetti: George Meaning
    Sergio Fiorentini: L'ispettore gerontocratico
    Ferruccio Amendola: L'ufficiale Craig 
 
 
Trama:
George è un aitante giovanotto un po' hippie, barbuto e biondiccio. Durante un viaggio nel territorio conosciuto come Lake District (quello dei famosi Poeti dei Laghi), ha un incidente: la sua moto, una Norton, finisce danneggiata dalla Mini Cooper guidata da una splendida donna dai capelli rossi come il fuoco, Edna. Non potendosi permettere il lusso di restare appiedato, George accetta da Edna un passaggio fino a Windermere. Siccome la donna deve recarsi a Southgate a trovare la sorella, chiede a George di essere lasciata lì, lasciandogli la macchina per proseguire verso Windermere, dove lei intende poi raggiungerlo. Il problema è che i due si perdono cercando la via per Southgate, finendo in una zona isolata. George scende dalla macchina e attraversa un fiume a piedi, raggiungendo una fattoria dove trova alcuni uomini del Ministero dell'Agricoltura, intenti ad armeggiare con strani macchinari. L'uomo biondiccio chiede loro spiegazioni. Gli rispondono che si tratta di una tecnologia sperimentale che permette di uccidere gli insetti per mezzo delle radiazioni ultrasoniche. Mentre Edna aspetta in macchina, viene aggredita da un uomo emerso all'improvviso dalle acque del fiume. Questo energumeno, alto e con la barba corvina, scompare dalla vista quando George fa ritorno. La situazione si ingarbuglia. Ormai è notte fonda. La sorella di Edna, Katie, è una creatura fragile e tormentata, dipendente dall'eroina. Ha un litigio col marito Martin, un fotografo che usa la sua arte per ritrarla nuda e nell'atto di bucarsi. L'uomo, esasperato, esce a scattare foto in una postazione remota tra i campi. Compare l'uomo barbuto che aveva aggredito Edna. Katie, terrorizzata, fugge nel buio, cercando l'aiuto di Martin, che però viene sopraffatto e ucciso dal misterioso aggressore. La ragazza riesce a tornare a casa e a questo punto  arrivano sua sorella Edna e il suo compagno. Viene chiamata la polizia, che si rivela subito ottusa e brutale. L'Ispettore è un gerontocrate oltremodo aggressivo, che pensa subito di accusare Katie del delitto, rivolgendo la sua antipatia contro George. A spingerlo è un odio assoluto e irrazionale verso le persone giovani. Egli è un uomo tutto d'un pezzo, un "poliziotto reazionario e tetragono che odia i capelloni" (come scrive un commentatore), convinto che i giovani siano tutti drogati e dediti alle orge più sfrenate: assimila addirittura la musica rock ai rituali satanici. Credendo che un uomo onesto non debba e non possa avere erezioni, accusa con facilità tutti coloro che provano desiderio sessuale di essere i responsabili dei peggiori crimini. La sua tattica investigativa consiste nella ricerca di un capro espiatorio. Katie finisce ricoverata all'ospedale di Manchester, dove alcuni bambini manifestano sintomi di frenesia cannibalica. Presto George ed Edna scoprono l'orrenda verità: stanno sorgendo i morti viventi! I cadaveri si rianimano proprio a causa delle radiazioni diffuse dagli scienziati dementi del Ministero dell'Agricoltura. Tutto precipita in un vortice di aggressioni e di inseguimenti, senza nemmeno un istante di respiro. Gli eventi raccapriccianti si moltiplicano, senza che si possa fare nulla per porvi rimedio. George combatte strenuamente contro gli zombie. Il problema è che per un macabro scherzo del destino, ogni volta che ha terminato la dura lotta, la polizia arriva e lo accusa sempre di essere lui il responsabile di tutte quelle morti aberranti! A un certo punto non si capisce nemmeno se la piaga peggiore sia l'epidemia zombificante o l'atteggiamento della polizia. L'ispettore gerontocratico è come posseduto dalla follia e sembra trionfare, ma alla fine troverà la sua Nemesi.

Sequenze memorabili:
L'assedio al cimitero. Gli zombie che sventrano un poliziotto, gli estraggono le viscere e le divorano, masticandole con infinita avidità. Il sangue che cola dal cranio forato di una morta vivente. Il poppante che morsica un dito al protagonista. Il fotografo zombificato che strangola la gracile moglie; lui e i suoi compagni che strappano i seni all'infermiera, quindi la eviscerano. Un morto vivente che spacca il cranio a un medico servendosi di una scure, dopo avergliela strappata di mano.  
 
 
Recensione:  
Quest'opera di Grau è ritenuta un'eccezione tra i film etichettati come "zombeschi minori". A parer mio è un'opera che ha dei meriti. Non è affatto un film mediocre! Non si può considerare una pura e semplice riedizione degli "zombeschi maggiori". Anche a costo di attirarmi l'ostilità di molti cinefili schifiltosi quanto saccenti, lo considero eccellente sotto tutti i punti di vista. La regia è impeccabile, le interpretazioni degli attori sono ottime, l'ambientazione è suggestiva e non si dimentica. Lovelock nel ruolo di George è robusto; la fulva Galbo nel ruolo di Edna è sublime. Non mancano gli spunti di riflessione politica, sociale ed ecologica. Certo, avrei goduto di più se l'odiosissimo ispettore fosse finito dilaniato e masticato! 
 
Dopo essere stato presentato al Sitges - Festival internazionale del cinema fantastico della Catalogna il 30 settembre 1974, il film uscì in Italia il 28 novembre dello stesso anni, per poi essere distribuito nel Regno Unito e negli Stati Uniti d'America nel corso del 1975, con vari titoli (in tutto più di 15!). I riscontri nel mondo anglosassone sono stati ottimi. L'accademico Peter Dendle lo ha definito "sorprendentemente efficace" ed ha affermato che è "forse il miglior film zombesco in un anno di zombeschi molto buoni". Glenn Kay, che ha scritto Zombie Movies: The Ultimate Guide, ha detto che questa pellicola ha eclissato la successiva produzione zombesca italiana degli anni '80. Secondo lo stesso Kay questo è "il più efficace e disturbante film spagnolo del periodo"
 

Biologia degli zombie 
 
Mentre gli zombie dei film di George A. Romero muoiono all'istante quando sono colpiti al cranio da un colpo di arma da fuoco, nella pellicola di Grau si vede una donna che continua ad avanzare anche quando dal cervello bucato scaturisce un denso fiotto di sangue scuro. Anche l'uomo barbuto e colossale che lotta con il fotografo e ne riceve una grossa pietra in testa, non fa una piega: dopo aver strozzato la sua vittima si erge e avanza verso la giovane eroinomane, nonostante il sangue chiaro che gli cola dalla ferita aperta. Come il protagonista scopre, la sola possibilità di distruggere i cadaveri rianimati è il fuoco. Un'altra peculiarità davvero strana degli zombie di Grau, che non ha riscontro in Romero, è l'iride, rossa come il sangue e frastagliata come una stella marina. Ci sono interrogativi sui processi biologici che portano un cadavere a rianimarsi. Non sempre la zombificazione di un cadavere è rapida. Se una persona muore per mano di uno zombie, sembra che il processo ci metta più tempo a compiersi. All'inizio lo spettatore  ha addirittura l'impressione che il fotografo Martin sia sfuggito al suo destino di vita nella morte, ma poi lo si vede all'obitorio dell'ospedale, sorto dagli abissi dell'Ade con le labbra che grondano sangue! 

Un film italo-spagnolo inglesato 
 
Lo spettatore è convinto di essere in Inghilterra. Poi si scopre che il film è stato girato prevalentemente in Italia. Il paesaggio inglese è stato imitato alla perfezione, come pure la particolarissima atmosfera che vi regna. Soltanto alcune sequenze sono state girate in Albione, e tra queste possiamo annoverare quelle ambientate nel cimitero. Secondo i compilatori del database IMDb, si tratterebbe proprio del cimitero in cui si è fermato a riposarsi Little John, proprio quello della compagnia di Robin Hood. La troupe sarebbe addirittura stata trattata con ostilità dai nativi e costretta a terminare le riprese nel giro di 24 ore. Le scene in cui si vede l'esterno dell'ospedale sono state girate nei pressi del Barnes Hospital di Cheadle (Greater Manchester). 
 
Le Profezie della Morrigan  

Le sequenze iniziali ci mostrano un panorama degli Ultimi Giorni. La decadenza pervade ogni cosa. Bianchi vapori tossici salgono dai fatiscenti edifici industriali. I fumi esiziali uccidono gli uccelli. Per le vie della città incubica si aggira un uomo con la mascherina, sinistro presagio di un futuro pandemico che all'epoca nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Il film di Grau è un coraggioso atto di accusa contro il titanismo di un mondo scientifico cieco ed ottuso, che pretende di affermare il proprio dominio sulla natura stessa dell'Esistenza, soggiogando e manipolando gli elementi. Quelli erano tempi in cui era ancora possibile un'ecologia radicale eroica, ben diversa dagli sterili isterismi dello squallido presente!  

 
Arroganza scientista 
 
Gli scienziati-burocrati del Ministero dell'Agricoltura non considerano minimamente il ruolo degli insetti impollinatori. Le radiazioni del loro macchinario uccidono ogni specie di insetto, dalle formiche alle api. La gente odia le vespe e i calabroni, perché possono pungere e talvolta provocano reazioni anafilattiche anche mortali. Tuttavia senza tali insetti non avremmo il vino. Sono proprio vespe e calabroni a portare sull'uva i lieviti necessari per la vinificazione. Se non ci fossero, ci toccherebbe usare il lievito di birra per far fermentare il mosto, e il sapore della bevanda sarebbe del tutto diverso. Se le api scomparissero, cosa faremmo senza il miele? Non avremmo l'alimento più delizioso. Non potrei nemmeno gustare l'idromele, che reputo migliore del vino d'uva. Sarei costretto a produrmi un succedaneo dalla melassa, cosa a dir poco deprimente. Queste sono le cose a cui i seguaci del neopositivismo materialista non pensano nemmeno per un istante. Ritengono che un'idea possa funzionare, si credono infallibili e la mettono in pratica senza esitare, ignorandone le conseguenze.

Curiosità 

Jorge Grau è un regista spagnolo, nato a Barcellona. In catalano grau significa "grado", "livello" (dal latino gradus). Per una singolare distorsione percettiva ho identificato a prima vista il cognome col tedesco grau, che significa "grigio" e dalla cui radice deriva Grauen "terrore".

Il nome del protagonista, George, sembra essere un omaggio al mitico Romero, indimenticabile autore dei film "zombeschi maggiori". Nessuno potrà mai convincermi del contrario!  

Gli occhi rossi degli zombie, con l'iride frastagliata simile a una macchia di mestruo su un sostrato di albume spermatico deteriorato, sono stati prodotti tramite uova sode e striscioline di cotone tinto. Ecco quant'era la genialità di quei registi, costretti a produrre cose mirabolanti a partire da mezzi praticamente inesistenti!  

Gli attori che impersonavano i morti viventi mangiarono gli occhi e altri organi finti, visto che erano commestibili: il regista non li avvisò della presenza delle fibre di cotone, che provocarono episodi di diarre acutissima. Una volta svelato l'arcano, gli attori si misero a ridere - senza capire i rischi concreti di trovarsi chissà perché con il morbo di Crohn. 

Il produttore del film, Edmondo Amati, non nutriva particolare fiducia nel regista catalano. Così pensò bene di affiancargli Gianni Arduini, il cui cognome rivela una nobile origine longobarda. 

In tutta la contorta vicenda, non mi pare che venga mai rivelato il cognome del tristissimo ispettore impotente e gerontocratico! Alcuni recensori lo menzionano come Kennedy, ma questo è il cognome dell'attore, non del personaggio.

Il regista ha scelto un'attrice col seno piatto per interpretare la parte dell'infermiera. Così le ha applicato un seno posticcio, destinato ad essere dilaniato dagli zombie nella scena della sua morte. 
 
La lugubre locanda in cui George ed Edna trovano alloggio si chiama The Old Owl Hotel, ma in una breve sequenza la scritta compare con una metatesi: The Old Olw Hotel. La causa dell'errore non è misteriosa. Va detto che la scritta è su un vetro che gli attori vedono dal lato opposto, quindi invertita. Deve essere stata predisposta male, ma la svista non è stata corretta perché non ne valeva la pena, dato che comunque i caratteri dovevano apparire speculari allo spettatore. Tra l'altro non è The Blind Owl Hotel, come pure è stato scritto da qualche parte nel vasto Web.

venerdì 8 maggio 2020


I VIVI E I MORTI 

Titolo originale: House of Usher
AKA: The Fall of the House of Usher, The Mysterious House
     of Usher
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Lingua: Inglese
Anno: 1960
Durata: 80 minuti
Genere: Orrore
Regia: Roger Corman
Soggetto: Edgar Allan Poe
Sceneggiatura: Richard Matheson
Produttore: Roger Corman
Produttore esecutivo: James H. Nicholson
Casa di produzione: Alta Vista Productions
Fotografia: Floyd Crosby
Montaggio: Anthony Carras
Effetti speciali: Larry Butler, Pat Dinga e Ray Mercer
Musiche: Les Baxter
Scenografia: Daniel Haller
Costumi: Marjorie Corso
Interpreti e personaggi:
    Vincent Price: Roderick Usher
    Mark Damon: Philip Winthrop
    Myrna Fahey: Madeline Usher
    Harry Ellerbe: Bristol
    Eleanor LeFaber: Fantasma
    Ruth Oklander: Fantasma
    Géraldine Paulette: Fantasma
    David Andar: Fantasma
    Bill Borzage: Fantasma
    Mike Jordan: Fantasma
    Mike Jordor: Fantasma
    Nadajan: Fantasma
    George Paul: Fantasma
    Phil Sulvestre: Fantasma
    John Zimeas: Fantasma
Doppiatori italiani:
    Emilio Cigoli: Roderick Usher
    Pino Locchi: Philip Winthrop
    Rosetta Calavetta: Madeline Usher
    Amilcare Pettinelli: Bristol
Titoli in altre lingue:
   Spagnolo: La caída de la casa Usher
   Tedesco: Die Verfluchten (lett. I maledetti)
   Francese: La Chute de la maison Usher 


Trama:
Il giovane Philip Winthrop è in viaggio verso la dimora nobiliare degli Usher, bramoso di raggiungere la sua dama adorata, la corvina Madeline. La casa è un maniero cadente che sorge in una landa spettrale, nebbiosa e desolata, quasi come un paesaggio marziano. Non vi nasce nemmeno un filo d'erba verde, non vi possono allignare nemmeno una lucertola o uno scarabeo, perché il suolo è contaminato e acido come il terriccio di morte che ricopre un'immensa fossa comune. Ovunque si ergono alberi neri, i cui rami untuosi sono come le braccia di un impiccato che continua ad urlare al cielo dal profondo del campo di inumazione. Quando finalmente Philip raggiunge gli Usher, riceve un'accoglienza fredda. Il fratello di Madeline, Roderick, si oppone al matrimonio. La stirpe degli Usher è maledetta e tarata, è stata condannata dalla Natura a causa della sua endogamia e dei sacrileghi trascorsi dei suoi fondatori maligni. Roderick, che è un albino simile a un'ombra dell'Ade, tale e quale a uno zombie macerato da anni di sepoltura, spiega bene queste cose a Philip, aggiungendo che a Madeline non può essere permesso di procreare e di propagagare così la maledizione della vita. Questi però non vuole sentire ragioni, perché è un rampollo stupido e incapace di intendere la dottrina del Male Metafisico. Madeline decide di fuggire col suo drudo, perché non sopporta più la mortifera influenza del fratello. Durante un'accesa discussione, accade qualcosa di orribile: la donna cade in uno stato di catalessi che la fa apparire defunta. Roderick convince Philip che è necessario farle i funerali e seppellirla, e così accade. Madeline è chiusa in una bara, adagiata su un tavolo marmoreo nella cripta di famiglia. Philip, distrutto dal dolore per la subitanea perdita, si prepara a partire da quel luogo maledetto, ma prima si intrattiene a parlare col domestico Bristol. Dalla conversazione emerge che la povera Madeline soffriva di catalessi. Questa rivelazione accende un campanello d'allarme nel cranio del giovane, che si precipita nei sotterranei, in preda alla disperazione nell'estremo tentativo di salvare l'amata. Madeline, che si era svegliata nella bara, era riuscita a romperla e ad emergere, ma in stato di totale pazzia. Mentre Philip la cerca, lei raggiunge il fratello, lotta con lui e lo strozza, uccidendolo. La casa, già incendiata dalla caduta di carboni ardenti, collassa all'improvviso. Il fuoco divora i due Usher, ponendo fine alla loro stirpe dannata. Anche il domestico trova una morte atroce tra le fiamme. Il solo Philip, quasi eletto dal regista a rappresentante della Vita, riesce a fuggire mentre ogni traccia del castello affonda nel fango. Il film si conclude dunque con le parole finali del racconto di Poe: "... e lo stagno profondo e umido si chiuse cupo e silenzioso sui frammenti della Casa degli Usher"

Recensione: 
Primo film del Ciclo di Poe di Roger Corman, House of Usher non si dimentica facilmente. È l'adattamento del racconto di Edgar Allan Poe La caduta della casa degli Usher (The Fall of the House of Usher), appartenente alla raccolta dei Racconti del Terrore. Troviamo qui un Vincent Price spettrale, senza i tipici baffetti, che sembra vissuto in una caverna profonda come il Pozzo di Hranicka, inumato per anni come il mitico Zamolxis, senza mai poter essere essere sfiorato neppure da una sperduta particella di luce. Per interpretare il ruolo di Roderick Usher, si scolorì la chioma con l'acqua ossigenata (perossido d'idrogeno), mentre le sopracciglia e le ciglia sono state mantenute del colore naturale, soltanto un po' ritoccate con una speciale matita. Il motivo è molto semplice: se il perossido d'idrogeno entra a contatto con gli occhi, provoca cecità. Così il protagonista spiega la sua condizione poco invidiabile: 
 
"Madeline e io siamo come due statue di fragile cristallo, il minimo urto può frantumarci. Entrambi soffriamo per un'atroce sensibilità dei sensi. La mia è più grave perché esiste da più lungo tempo, ma il male è comune a tutti e due. La sola idea di cibi più complicati di un semplice brodo sconvolge il mio equilibrio. Ogni specie di emozione è un'agonia per la mia mente. I miei occhi sopportano a malapena solamente un filo di luce. Gli odori mi assalgono e mi torturano, e come le ho detto ogni suono, seppur lieve e debole, mi riempie di terrore." 
 
L'ospite gli chiede dunque se è per questo che ha dovuto togliersi gli stivali. Roderick Usher continua: 
 
"Sì! E anche così l'ho sentita arrivare. Ho sentito i suoi passi, persino il fruscio del vestito. Ho sentito lo scalpitio del suo cavallo. Ho sentito il calpestio degli zoccoli nel cortile, quel colpo, quel colpo alla porta è stato come una cannonata per le mie orecchie. Sento il fruscio dei branchi di topi che corrono per le cantine! Signor Winthrop, la maggior parte dei miei antenati sono caduti in preda alla pazzia, e nella loro pazzia hanno acquistato una potenza sovrumana! E solo lo sforzo di molti ha potuto immobilizzarli."

Questo è lirismo assoluto! Certo, non c'è coerenza assoluta nelle di quell'uomo notevole. Infatti, in occasione della funerea cena in compagnia della sorella e di Winthrop, lo vediamo bere vino e mangiare pietanze. Così non sembrano dargli fastidio i sinistri rumori della vetusta dimora che cade lentamente a pezzi.
 
 
Roderick Usher teologo cataro 
 
Roderick Usher specula sulla natura del Male, esponendo a Philip Winthrop le dottrine dualiste radicali che professa. Il Male non è negatio boni, come invece sosteneva Agostino d'Ippona e come tuttora sostiene Vito Mancuso. Il Male è una sostanza ontologica primigenia, increata, immortale ed eterna. La sua essenza funesta si era condensata nel capostipite degli Usher, giunto dall'Inghilterra come mercante di schiavi. Egli era un demone incarnato, era stato creato senza il Verbo. Apparteneva a Satana anima e corpo ed era dannato dalla nascita. Anzi, era dannato dall'eternità, perché era parte dell'Eternità Malvagia. Tale era il suo funesto potere, da riuscire ad corrompere gli Elementi, portando desolazione. Così spiega Roderick Usher: 
 
"Una volta questa terra era fertile, le colture abbondavano, la terra donava ricchezza al tempo del raccolto. Vi erano dei boschi e tanta vita, e fiori, campi di grano. Era molto bello qui. A quel tempo quest'acqua era chiara e fresca. I cigni scivolavano sulla superficie di cristallo. Gli animali venivano alla riva fiduciosi, a bere. Ma ciò era molto prima dei nostri tempi... Poi qualcosa si insinuò nelle viscere della terra e la avvelenò. Caddero le foglie dagli alberi. I fiori avvizzirono. I cespugli inaridirono per mancanza di linfa. Il frumento marcì nei campi. I laghi e gli stagni divennero neri e paludosi. La terra s'ammalò devastata dalla peste."  
 
Il giovane Winthrop domanda incredulo: "La peste?"
Roderick Usher risponde prontamente: "Sì signor Winthrop. La peste del Male!"
 
Dal seme del capostipite degli Usher erano nati numerosi malfattori e carnefici, perché un albero malvagio non può dare buoni frutti. Roderick mostra una galleria di dipinti dei suoi avi, di cui rivela i nomi e le orribili gesta criminali:  

Anthony Usher. Ladro, usuraio, mercante di schiavi.
Bernard Usher. Truffatore, falsario, ladro di gioielli, pervertito*.
Francis Usher. Assassino a pagamento.
Vivian Usher. Prostituta, ricattatrice, omicida. È morta in manicomio.
Il capitano David Usher. Contrabbandiere, mercante di schiavi, più volte omicida**.
 
*La versione originale ha drug addict, ossia "oppiomane", "morfinomane". Bizzarra la connotazione sessuale della versione italiana.
**La versione originale ha un ben più incisivo mass murderer "assassino di massa". 
 
I quadri in questione, il cui stile è decisamente inconsueto, mostrano questi diavoli con gli occhi simili a pozzi di tenebra assoluta che irradiano Luce Nera.
 
Philip Winthrop rappresenta il pensiero dell'Era Moderna e rifiuta la teologia del Neomanicheismo medievale. Non crede affatto al Male Metafisico. Il suo è un modo di sentire scientista e massonico, negatore di quella che Stanslas de Guaita chiamava "bestemmia dei due assoluti". Così protesta, scalcia, non vuole accettare che la realtà delle cose sia tanto annichilente. Con grande pazienza, il suo interlocutore dalle chiome albine gli spiega i misteri delle opere del Rex Mundi:

"Il Male non è una cosa astratta. È una realtà. Come ogni cosa vivente può essere creata, così il Male fu creato da queste persone. La storia degli Usher è una storia di bassezza e degradazione. Prima in Inghilterra e in seguito qui."

E ancora:

"L'essenza malefica che la pervade non è astrazione. Per diversi secoli azioni e pensieri malvagi presero vita fra le mura di questa casa. La casa stessa è il Male ora." 

Nel racconto di Poe non si trova traccia di questo piccolo trattato di teologia dualista radicale. Mi piacerebbe sapere da dove Roger Corman ha tratto la sua ispirazione. 
 
Un maniero fatto di coke 
 
Peccato che alla ricchezza teologica e filosofica di Roderick Usher si contrappongano numerose incongruenze nel tessuto narrativo. L'incendio del castello è un classico cormaniano di cui la Settima Arte ha spesso e volentieri abusato. Svolge un preciso compito catartico: consuma le radici della maledizione e impedisce loro di continuare a produrre frutti funesti. Il Principe Gautama, più noto come Buddha, direbbe che in questo modo si consumano i semi del Karma. Il problema che spesso mi sono posto è questo: se un castello è fatto di pietra, cosa vi potrà mai bruciare? Certo, bruceranno le travi di legno, gli arazzi, le tende e simili. Tuttavia nei castelli di Corman l'incendio divampa con una tale furia che sembra sia la stessa pietra ad ardere. Tra l'altro il regista riutilizzò alcune scene del finale in suoi successivi film. Cosa buffa, non si aspettava affatto che gli spettatori sarebbero stati in grado di riconoscere i fotogrammi.  

 
Curiosità 
 
I dipinti orrifici di Burt Shonberg furono distribuiti tra il cast una volta terminate le riprese. Corman tenne per sé il ritratto di Vincent Price. 
 
Questo film fu distribuito da American International Pictures con due diversi titoli, secondo una pratica ingannevole che era comune all'epoca: in alcuni distretti fu mantenuto il titolo originale, House of Usher, mentre in altri la pellicola fu presentata come The Fall of the House of Usher.  

In Spagna ci furono problemi con House of Usher, che fu distribuito ben 23 anni dopo la sua uscita in America. A terrorizzare le autorità spagnole sono stati senza dubbio i suoi contenuti manichei!