Titolo originale: Auch Zwerge haben klein angefangen
Paese di produzione: Germania Ovest
Anno: 1970
Durata: 96 min
Dati tecnici: B/N
Lingua: Tedesco
Genere: Grottesco, orrore
Genere: Grottesco, orrore
Regia: Werner Herzog
Soggetto: Werner Herzog
Sceneggiatura: Werner Herzog
Fotografia: Thomas Mauch
Montaggio: Maximiliane Mainka
Musiche: Florian Fricke (Popol Vuh)
Interpreti e personaggi:
Interpreti e personaggi:
Helmut Döring: Hombre*
Gerd Gickel: Pepe
Paul Glauer: L'educatore
Erna Gschwendtner: Azucar
Pepi Hermine: Il direttore
Gisela Hertwig: Pobrecita
Gerhard März: Territory
Hertel Minkner: Chicklets
Gertrud Piccini: Piccini
Alfredo Piccini: Anselmo
Marianne Saar: Theresa
Brigitte Saar: Cochina
Erna Smollarz: Schweppes
Lajos Zsarnoczay: Chapparo
*Scritto anche Hombré, con ogni probabilità per suggerire la corretta pronuncia con una vocale finale piena, diversa dal tipico suono indistinto della -e finale in tedesco.
Gisela Hertwig: Pobrecita
Gerhard März: Territory
Hertel Minkner: Chicklets
Gertrud Piccini: Piccini
Alfredo Piccini: Anselmo
Marianne Saar: Theresa
Brigitte Saar: Cochina
Erna Smollarz: Schweppes
Lajos Zsarnoczay: Chapparo
*Scritto anche Hombré, con ogni probabilità per suggerire la corretta pronuncia con una vocale finale piena, diversa dal tipico suono indistinto della -e finale in tedesco.
Traduzioni del titolo:
Inglese: Even Dwarfs Started Small
Spagnolo: También los enanos empezaron pequeños
Francese: Les nains aussi ont commencé petits
Svedese: Dvärgar har också varit små
Ungherese: A törpék is kicsin kezdték
Russo: И карлики начинали с малого
Polacco: Nawet karły były kiedyś małe
Turco: Cüceler de Başta Küçüktü
Persiano: حتی کوتولهها در آغاز کوچک بودند
Ebraico (moderno): גם גמדים התחילו בקטן
Riconoscimenti:
È stato presentato nella Quinzaine des Réalisateurs al 23º
Festival di Cannes.
Trama:
La narrazione si apre con un minuscolo nano tiroideo in posa per una foto segnaletica, tormentato dalla voce inquisitoria di una poliziotta-belva che gli impartisce ordini. L'essere piccolissimo dal cranio sproporzionato si rifiuta di collaborare e rimane chiuso in un ostile mutismo, non riconoscendo alcuna responsabilità nei disastri di cui viene accusato. Cosa notevole, regge una targa con la scritta "Nr. 1300761". Si sente la voce severa di un investigatore, che cerca di estorcere una confessione, senza successo. A questo punto ha inizio un lungo flashback - in pratica l'intero film: è il racconto dell'origine della Rivolta, una violentissima eruzione di anarchia che ha sconvolto la colonia penale in cui conduceva la sua miserabile esistenza un gruppo di infelici, tutti affetti da nanismo. Il Presidente lascia l'istituto per un impegno non specificato. Il suo tirapiedi, il Maestro, rimane asserragliato nella sua dimora tenendo in ostaggio Pepe, uno dei nani, legato a una sedia. I compagni di Pepe ne chiedono a gran voce la liberazione, ma non vengono ascoltati. Così inizia l'insurrezione. Per prima cosa abbattono una grande palma con un sistema ingegnoso, dando fuoco alla sua base e facendo schiantare il fusto al suolo per mezzo di una fune. Gli atti distruttivi si moltiplicano in un crescendo di aberrazioni. Alcuni ribelli uccidono una scrofa, lasciando i suoi maialini affamati a gemere. Bruciano i vasi di fiori e infieriscono sui più deboli, due nani ciechi a cui i genitori snaturati hanno cavato gli occhi. Non esiste limite alla loro bramosia di devastazione!
Inglese: Even Dwarfs Started Small
Spagnolo: También los enanos empezaron pequeños
Francese: Les nains aussi ont commencé petits
Svedese: Dvärgar har också varit små
Ungherese: A törpék is kicsin kezdték
Russo: И карлики начинали с малого
Polacco: Nawet karły były kiedyś małe
Turco: Cüceler de Başta Küçüktü
Persiano: حتی کوتولهها در آغاز کوچک بودند
Ebraico (moderno): גם גמדים התחילו בקטן
Riconoscimenti:
È stato presentato nella Quinzaine des Réalisateurs al 23º
Festival di Cannes.
La narrazione si apre con un minuscolo nano tiroideo in posa per una foto segnaletica, tormentato dalla voce inquisitoria di una poliziotta-belva che gli impartisce ordini. L'essere piccolissimo dal cranio sproporzionato si rifiuta di collaborare e rimane chiuso in un ostile mutismo, non riconoscendo alcuna responsabilità nei disastri di cui viene accusato. Cosa notevole, regge una targa con la scritta "Nr. 1300761". Si sente la voce severa di un investigatore, che cerca di estorcere una confessione, senza successo. A questo punto ha inizio un lungo flashback - in pratica l'intero film: è il racconto dell'origine della Rivolta, una violentissima eruzione di anarchia che ha sconvolto la colonia penale in cui conduceva la sua miserabile esistenza un gruppo di infelici, tutti affetti da nanismo. Il Presidente lascia l'istituto per un impegno non specificato. Il suo tirapiedi, il Maestro, rimane asserragliato nella sua dimora tenendo in ostaggio Pepe, uno dei nani, legato a una sedia. I compagni di Pepe ne chiedono a gran voce la liberazione, ma non vengono ascoltati. Così inizia l'insurrezione. Per prima cosa abbattono una grande palma con un sistema ingegnoso, dando fuoco alla sua base e facendo schiantare il fusto al suolo per mezzo di una fune. Gli atti distruttivi si moltiplicano in un crescendo di aberrazioni. Alcuni ribelli uccidono una scrofa, lasciando i suoi maialini affamati a gemere. Bruciano i vasi di fiori e infieriscono sui più deboli, due nani ciechi a cui i genitori snaturati hanno cavato gli occhi. Non esiste limite alla loro bramosia di devastazione!
Recensione:
Un film apocalittico, annichilente, che non può essere dimenticato. Non vale oblio capace di cancellarne le tracce mnestiche, perché sono come marchi impressi col fuoco nel nucleo stesso dell'essere.
"Un agghiacciante spazio concentrazionario circondato da una distesa desolata di rocce vulcaniche."
(Pietro Ferrari)
Anche se l'intreccio narrativo di questa sublime opera d'arte è a dir poco tenue, ogni particolare ha la sua importanza e ci rivela l'Abisso. Ne raccomando vivamente la visione a tutti!
I Nani del Caos
I nani deformi della colonia penale sono mostrati in una luce a dir poco sinistra. Sono esseri maligni nello spirito quanto grotteschi e distorti nel corpo. Non li si può definire davvero esseri umani: sono potenze del Caos! Il loro cuore è un calderone demoniaco di odio verso qualsiasi essere vivente. Totalmente privi di empatia, seviziano e uccidono animali godendo del loro strazio. Potrebbero sembrare affetti da gravi deficit cognitivi, ma non ci si deve lasciare ingannare dalle apparenze. In realtà non hanno alcun ritardo mentale e sono capaci di parlare alla perfezione. Se non lo fanno è solo perché non vogliono. Il silenzio ostile in cui si trincerano è più inquietante di mille parole perverse. Devastano ogni cosa, distruggono il cibo, lo sprecano in modo immondo, se lo lanciano addosso, lo gettano a terra e lo calpestano. Una piccoletta addirittura rompe un gran numero di uova, una ad una, gettando a terra albume e tuorli. Non si deve pensare che gli insorti facciano tutto questo perché non conoscono il valore delle cose, che dissipino ogni risorsa perché nessuno ha mai insegnato loro le cose basilari della vita. No, niente affatto. Esprimono il loro feroce odio verso il cibo anziché goderne ed essere felici, per pura malvagità. Sono animati dai Demoni, gli Spiriti Immondi ispirano ogni loro azione. Eppure, al contempo, anche il più piccolo e insignificante atto che compiono è mosso dal più totale odio verso l'esistenza e il suo Artefice, causa prima di ogni afflizione, di ogni dolore, di ogni miseria.
"Un agghiacciante spazio concentrazionario circondato da una distesa desolata di rocce vulcaniche."
(Pietro Ferrari)
Anche se l'intreccio narrativo di questa sublime opera d'arte è a dir poco tenue, ogni particolare ha la sua importanza e ci rivela l'Abisso. Ne raccomando vivamente la visione a tutti!
I Nani del Caos
I nani deformi della colonia penale sono mostrati in una luce a dir poco sinistra. Sono esseri maligni nello spirito quanto grotteschi e distorti nel corpo. Non li si può definire davvero esseri umani: sono potenze del Caos! Il loro cuore è un calderone demoniaco di odio verso qualsiasi essere vivente. Totalmente privi di empatia, seviziano e uccidono animali godendo del loro strazio. Potrebbero sembrare affetti da gravi deficit cognitivi, ma non ci si deve lasciare ingannare dalle apparenze. In realtà non hanno alcun ritardo mentale e sono capaci di parlare alla perfezione. Se non lo fanno è solo perché non vogliono. Il silenzio ostile in cui si trincerano è più inquietante di mille parole perverse. Devastano ogni cosa, distruggono il cibo, lo sprecano in modo immondo, se lo lanciano addosso, lo gettano a terra e lo calpestano. Una piccoletta addirittura rompe un gran numero di uova, una ad una, gettando a terra albume e tuorli. Non si deve pensare che gli insorti facciano tutto questo perché non conoscono il valore delle cose, che dissipino ogni risorsa perché nessuno ha mai insegnato loro le cose basilari della vita. No, niente affatto. Esprimono il loro feroce odio verso il cibo anziché goderne ed essere felici, per pura malvagità. Sono animati dai Demoni, gli Spiriti Immondi ispirano ogni loro azione. Eppure, al contempo, anche il più piccolo e insignificante atto che compiono è mosso dal più totale odio verso l'esistenza e il suo Artefice, causa prima di ogni afflizione, di ogni dolore, di ogni miseria.
Alcune note sull'ambientazione
Nel Web si trovano non pochi errori. C'è chi pensa che il film sia ambientato in una sperduta campagna tedesca, solo perché Herzog lo girò in tedesco. In realtà la storia è ambientata nelle Canarie, per l'esattezza nell'isola vulcanica di Lanzarote. L'ho capito prima ancora di reperire nel Web questa informazione, dalla sola visione della pellicola in lingua originale. Semplice: ho ascoltato i dialoghi in tedesco e ho letto i sottotitoli in italiano. A un certo punto una macchina si ferma e ne scende una nana, che chiede informazioni su come giungere a San Cristobal, provenendo da Arrecife. Orbene, Arrecife si trova proprio a Lanzarote. Il paesaggio è tutto fuorché europeo. Vediamo che i nomi (o soprannomi) dei Nani Maligni sono quasi tutti spagnoli: Hombre, Pepe, Cochina, Pobrecita, Azucar, Anselmo. Fanno eccezione gli anglosassoni Chicklets (alla lettera "Polletti") e Territory (alla lettera "Territorio"), quest'ultimo di origine chiaramente neolatina. C'è anche una Piccini, piuttosto italianeggiante - sembra che sia il cognome stesso dell'attrice, posto che non sia un nome d'arte. Direi che manca soltanto il mitico Bagonghi. La colonna sonora ha un inizio convulso in un canto popolare canario, che si ripresenta più volte nel corso della vicenda nanesca, come un getto di lava che erutta all'improvviso da una camera magmatica occulta. Straziante, ossessiva, questa musica non sembra certo che sia stata concepita dalla progenie di Sigfrido. Invece scopriamo che il compositore è Florian Fricke (1944-2001), unico membro stabile della rock band tedesca Popol Vuh. Ricordo bene che proprio ai Popol Vuh si deve la splendida colonna sonora del Nosferatu di Herzog (1979).
Titheroygaka
L'isola di Lanzarote ha preso il suo attuale nome dall'esploratore genovese Lancelotto Malocello, che vi approdò nel 1336. Il nome che i nativi Guanche della tribù dei Mahos davano alla loro terra era Titheroygaka (Titerogaka), che significa qualcosa come "La Rossa", con riferimento all'abbondanza di terra color ocra (in berbero continentale si ha titehuggaqt "rossa"). Le peculiari formazioni vulcaniche che si possono osservare nel capolavoro di Herzog si sono formate a seguito dell'eruzione del vulcano Timanfaya negli anni dal 1730 al 1736. Pietre acuminate e profonde voragini, come quella in cui i Nani del Caos gettano il furgone in fiamme. L'assenza di montagne, grotte, valli e nascondigli fu la causa dell'estinzione della popolazione indigena: incapaci di opporsi agli spagnoli, questi Guanche furono sottoposti a spaventose razzie. Quando nel 1402 giunse a Lanzarote il mercenario francese Jean de Béthencourt, ne restavano circa trecento. Triste fu il loro destino, che li condannò a perire di lì a poco, sopraffatti dai maltrattamenti, dalla schiavitù e dai morbi importati dagli invasori. Terra di dannazione e di oblio, Lanzarote fa da degna cornice alla triste esistenza dei Nani del Caos. La storia di quei luoghi, densissima di orrori, resta come un rumore di fondo, indecifrabile ma assordante, che non si disperde mai e che perdurerà fino alla Fine dei Tempi.
Titheroygaka
L'isola di Lanzarote ha preso il suo attuale nome dall'esploratore genovese Lancelotto Malocello, che vi approdò nel 1336. Il nome che i nativi Guanche della tribù dei Mahos davano alla loro terra era Titheroygaka (Titerogaka), che significa qualcosa come "La Rossa", con riferimento all'abbondanza di terra color ocra (in berbero continentale si ha titehuggaqt "rossa"). Le peculiari formazioni vulcaniche che si possono osservare nel capolavoro di Herzog si sono formate a seguito dell'eruzione del vulcano Timanfaya negli anni dal 1730 al 1736. Pietre acuminate e profonde voragini, come quella in cui i Nani del Caos gettano il furgone in fiamme. L'assenza di montagne, grotte, valli e nascondigli fu la causa dell'estinzione della popolazione indigena: incapaci di opporsi agli spagnoli, questi Guanche furono sottoposti a spaventose razzie. Quando nel 1402 giunse a Lanzarote il mercenario francese Jean de Béthencourt, ne restavano circa trecento. Triste fu il loro destino, che li condannò a perire di lì a poco, sopraffatti dai maltrattamenti, dalla schiavitù e dai morbi importati dagli invasori. Terra di dannazione e di oblio, Lanzarote fa da degna cornice alla triste esistenza dei Nani del Caos. La storia di quei luoghi, densissima di orrori, resta come un rumore di fondo, indecifrabile ma assordante, che non si disperde mai e che perdurerà fino alla Fine dei Tempi.
Riferimenti alle dottrine del Nazionalsocialismo
Alcuni critici hanno pensato che Herzog abbia voluto rappresentare nella sua pellicola la follia del III Reich. Va però detto che il regista tedesco a questo proposito è sempre stato piuttosto evasivo. Le sue risposte sono a parer mio insoddisfacenti. Il fatto che egli intendesse soltanto descrivere e mostrare una semplice storia, non è poi così convincente. Nel corso della ribellione, una nana fa allusione a qualcosa di sorprendente mentre lancia le sue invettive al Maestro: menziona l'eterna lotta contro la Bestia interiore. In questi anni tutti sbraitano e urlano contro il Nazionalsocialismo come se il Reich Millenario fosse una realtà tuttora vivente e operante, poi non sanno nemmeno cosa sia. Non ne conoscono le dottrine, lo banalizzano, lo riducono a "quella cosa là dei brutti-cattivi", oppure aggrediscono i loro avversari con epiteti disumanizzanti... che sono in perfetto stile nazista! Ecco, nella colonia penale dei Nani del Caos c'è meno demenza di quella che vedo sui social network. Perdita di memoria non è solo dimenticare le atrocità, è anche dimenticarne le cause. Adolf Hitler descriveva il tormento e la lotta interiore dei Mischlinge, ossia di coloro che avevano sia antenati ariani che ebrei - perché riconosceva queste cose in se stesso. Immaginava che ogni Mischling fosse il teatro di una lotta senza quartiere che la parte ariana conduceva contro la parte giudaica. Che dire di Heydrich, l'autore della Soluzione Finale? Egli fu visto ubriaco mentre imprecava contro la sua immagine allo specchio, affermando di scorgervi il suo "ebreo interiore". Potremmo ritenere che la stessa NSDAP non sarebbe mai esistita senza questi presupposti. Pur essendo Judefrei, ossia "privo di ebrei", il Partito Nazionalsocialista era plasmato interamente da Mischlinge, elementi le cui condizioni mentali erano di un'entropia assoluta. Lo stesso marasma ontologico lo vediamo riprodotto nel microcosmo dei Nani Maligni, tanto nelle "istituzioni educatrici" quanto nelle creature da loro tormentate. C'è un altro riferimento a un tema molto popolare nella Germania hitleriana. Si tratta di una menzione fugace che non è sfuggita soltanto agli spettatori più attenti. A un certo punto una delle nane si lamenta delle ossessioni dei carcerieri e in particolare di "tutte quelle storie sul rapporto con la Natura". Hombre ha l'abitudine di ripetere in modo pappagallesco e ossessivo frammenti di frasi udite in giro. Così come continua col suo destabilizzante "Ja, Ja, Polizei!", a un certo punto ripete sghignazzando "Sì, sì, il rapporto con la Natura".
Quello descritto da Herzog è un mondo di un'oscurità solida, dura come l'acciaio, in cui non è affatto facile trascinarsi nella quotidiana sopravvivenza. Non è pensabile nemmeno il passaggio casuale di una singola particella di luce, perché anche un microscopico barlume solare sparirebbe nella caligine e andrebbe distrutto. I fotoni emessi dall'astro diurno si perdono nella cenere sospesa nell'aria e finiscono col diventare il Nulla. Non esiste speranza, non esiste Salvezza. Si diffonde dovunque soltanto la Luce Nera della Disperazione. L'unica possibilità è la ribellione contro l'Artefice di una condizione che può essere chiamata in un solo modo: Inferno. Un'insurrezione violentissima contro l'ordine esistente, contro la natura stessa delle cose, il cui fine ultimo è riportare i dannati alla loro condizione di origine, quella di coloro che non esistono, che non sono mai esistiti!
I Nani del Caos non hanno alcun contatto con il mondo esterno. Nutriti con pappine di latte in polvere, sono condannati alla deprivazione sensoriale. Vivono in condizioni di isolamento pressoché assoluto da ogni flusso informativo e da ogni influenza culturale. Si ha l'impressione che Herzog non abbia nemmeno ambientato la vicenda sulla Terra che conosciamo, ma su un pianeta interamente popolato da nani tiroidei. Questa impressione, che colpisce come un pugno allo stomaco, crea un intenso effetto di straniamento. Persino l'unica persona che capita in prossimità della colonia, la donna di Arrecife, è una nana. Sarà una coincidenza? C'è soltanto una scena che ci riporta nel nostro mondo, dimostrando che non si tratta di una copia grottesca della Terra tutta abitata da umani in miniatura. Quando Hombre viene indotto dai suoi compagni a consumare un'unione carnale con Pobrecita, scopre un gran pacco di riviste erotiche di proprietà del Maestro. All'inizio le accatasta e cerca di usarle come un rialzo per salire sul letto dove la sua piccolissima compagna lo attende. Quindi nasce in lui la curiosità, così comincia a sfogliare le pagine e a contemplare le figure di nudo femminile. Si tratta di donne di corporatura normale e ben formata, non di nane. La cosa lo stupisce non poco, così lascia perdere Pobrecita per andare a mostrare a tutti la sua scoperta, destando un'epidemia di ilarità.
Una nana dal volto cascante, tanto da sembrare quasi una novantenne, con un che di puttanesco e di arrogante nello sguardo, si vantava di essere la creatrice di un bellissimo quadretto chiamato "Il Mondo degli Insetti". Aveva impiegato infinite ore a catturare e a far morire tra atroci sevizie ogni genere di insetto, per poi cucire su quei corpicini ormai inerti brandelli di tessuti in modo tale da antropizzarli e da immortalare le loro sagome in un matrimonio. Una cavalletta era lo sposo, con un microscopico frammento di seta assicurato al torace, descritto come un "piccolo frac". La sposa era una grossa libellula. Un velo di tulle fungeva da abito nuziale, con l'aggiunta di una sottoveste. Il padre della sposa, che sembrava proprio un vecchio trombone pieno di prosopopea e di plutocratica sicumera, era uno scarabeo tondeggiante alla cui lucida corazza era stato cucito un piccolo cappello a cilindro. Un'ancella era un elegante icneumonide, una di quelle vespe parassitogene dal corpo affusolato: la sua bellezza non l'aveva salvata dall'essere bucata da uno spillo. Un laboratorio artigianale degli orrori e del sadismo più efferato. Un ragno si annidava nel sottofondo della scatola in cui la rachitica donna di Lilliput teneva questi suoi tesori, tentando di sfuggire al suo orrido destino. Niente da fare, sarebbe stato snidato e perforato nel morbido ventre, come tutti gli altri.
I polli sono uccelli bizzarri, genuini eredi dei dinosauri. Hanno una caratteristica singolare: beccano tutto. Anche le carcasse dei loro stessi simili. Ogni fonte di proteine è per loro preziosa. Persino i frammenti di piume e la carne putrefatta. La necrofagia di queste creature è volentieri rimossa dal sapere comune delle genti, che non amano pensare a simili amenità - eppure è un dato di fatto. Ricordo mio zio E., che si divertiva a macinare le ossa del pollame cucinato per poi nutrire le galline, avidissime di questa manna loro concessa. Herzog fissa la sua attenzione su questa perversione cannibalica dei gallinacei, riuscendo a comunicare agli spettatori un'angoscia subliminale, un rumore di fondo che crea fastidio, un ronzio incessante, una nausea profonda e insopprimibile. Quando compaiono i polli, ecco che parte la musica canaria, lamento dei dannati che sale a straziare il Cielo! Nemmeno questi poveri animali riescono a sottrarsi alla furia dei Nani Maligni. I galli vengono istigati a combattere tra loro, il corpo di un pollo viene cosparso di nafta e incendiato, altri volatili vivi vengono gettati come proiettili di catapulta nella dimora assediata del Maestro per convincerlo a cedere.
Verso la fine del film compare il Crocefisso grottesco, blasfemo, con una scimmietta torturata e legata al legno del supplizio di Cristo. La futile dottrina del Sacrificio di Gesù e della Redenzione, cardine della teologia cattolica, viene mostrata per ciò che è: il Niente Assoluto. Il corpicino del primate, contorto in posizioni innaturali quanto dolorose, viene elevato in una processione per irridere Dio stesso, la sua ira, la baggianata grottesca del suo vano amore e la mostruosità del libero arbitrio, tutta questa immonda spazzatura teologica che la Chiesa Romana ha usato per secoli per rendere schiave le genti, per vivisezionarle, per spingerle a maledire la loro stessa esistenza istante dopo istante. Sono vane anche le estreme parole di Gesù che chiede perdono per i suoi carnefici. I NANI SANNO QUELLO CHE FANNO.
Il film si conclude con il supplizio di un povero dromedario che non riesce a sollevarsi, perché le sue zampe posteriori cedono di continuo: sono state spezzate dai Nani del Caos. Il camelide soffre in modo orrendo, osceno. Tutti i suoi sforzi sono come quelli di Sisifo, non producono assolutamente alcun risultato. Dietro all'animale condannato compare la figura esigua del senile Hombre, che sghignazza follemente. Un riso convulso, isterico, di una follia assoluta, che cessa soltanto per pochissimi istanti quando le ventate di gas intestinali del dromedario investono in pieno la faccia dell'essere minuscolo, per poi riprendere ancora più forte, oltre gli stessi limiti fisici dello sfinimento.
A causa di una delittuosa ignoranza della lingua di Mozart e di Bach, nella Wikipedia in italiano (2019) il termine Erzieher non viene tradotto, essendo trattato come se fosse un nome proprio non analizzabile. La stessa mancanza di traduzione del termine tedesco compare in altri siti nel Web, incluso IMDb.com. Questo è ciò che si legge nella lista degli interpreti e dei personaggi:
Paul Glauer: Erzieher
Eppure non è poi tanto difficile: Erzieher significa "educatore". Il termine è un agentivo derivato dal verbo erziehen "educare", formato da ziehen "tirare", "spingere" (ha la stessa origine indoeuropea del latino dūcere "condurre", "trarre"). Ecco cosa dovrebbe comparire:
Paul Glauer: L'educatore
Ora è fatta un po' di chiarezza, finalmente. Nei sottotitoli in italiano, l'epiteto Erzieher è invece reso con Maestro. Una figura senile, distorta, con tratti che sembrano orientali, addirittura nipponici (tra questi la plica mongolica) - caratteristica che ho notato in diverse persone, in Germania e altrove, e che con ogni probabilità si deve ad antenati Unni. Il Maestro, a dispetto del suo corpo lillipuziano, è un rappresentante delle istituzioni. Si tratta a tutti gli effetti di un Kapo. In apparenza così razionale, sul finire del film subisce il collasso delle proprie facoltà mentali, invaso dalla pazzia più cieca: scambia un albero secco per un emissario del presidente della colonia e un suo ramo per un dito accusatore, cosa che scatena in lui una grande ira.
Una delle azioni nanesche più surreali e disturbanti è quella in cui viene avviato un furgone, destinato a procedere in circolo senza potersi fermare fino all'esaurimento del carburante, visto che nessuno nella colonia è in grado di guidarlo. Alla fine il veicolo ardente finisce inghiottito da una cavità senza fondo come l'Ade: una tipica formazione vulcanica canaria. Com'è venuta al regista la geniale idea del furgone che procede senza controllo? Semplice. Quando era giovane lavorava come maggiordomo all'Oktoberfest di Monaco di Baviera e gli capitò di assistere a un incidente automobilistico. Uno dei suoi compiti era assicurarsi che i partecipanti alla festa non si mettessero a guidare in stato di ebbrezza. Visto che un uomo con più etanolo che emoglobina nel sangue sosteneva di essere in grado di guidare, Herzog salì in macchina con lui e bloccò lo sterzo. Quindi scese. L'ubriaco mise in moto e l'auto si avviò continuando a procedere in circolo fermandosi solo quando non ebbe più carburante.
Molti si sono chiesti quale sia il rapporto tra l'opera di Herzog e un altro film per certi versi simile: Freaks, diretto da Tod Browning (1932). Sembrerebbe ovvio pensare che proprio la pellicola di Browing sia stata l'ispirazione di Auch die Zwerge haben klein angefangen. Purtroppo le cose non sono così lineari come si può credere. Infatti Herzog ha ammesso di aver visionato Freaks soltanto dopo la realizzazione del proprio film sulle gesta antinomiane dei Nani, vanificando così ogni speculazione teorica. Si potrebbe anche pensare che abbia nascosto la verità, tali sono le coincidenze; è certo che ormai le possibilità di appurarlo sembrano remote.
Il microscopico Helmut Döring ha interpretato una parte secondaria ma interessante in un altro film di Herzog, L'enigma di Kaspar Hauser (Jeder für sich und Gott gegen alle, 1974). Avvolto in una pelliccia di ermellino e in un lungo mantello purpureo, il nano dalla figura triste non proferiva una parola. Un ciarlatano circense lo presentava al pubblico come il mitico Re di Punt, il leggendario paese dell'oro, narrando una stravagante leggenda: a suo dire i sovrani di Punt sarebbero state un tempo giganteschi, ma ogni figlio che procreavano era più piccolo del precedente, così la successione aveva portato nel corso dei secoli al nanismo. Orbene, Punt è un'errata pronuncia egittologica di un toponimo antico egiziano trascritto in caratteri latini come PWNT, che indicava una terra meridionale non meglio identificata, forse da identificarsi con il Corno d'Africa. La pronuncia /punt/ è di certo errata, visto che in copto il toponimo suona /epwe:nǝ/. Kaspar Hauser morì nel 1833 e Champollion nel 1832. Quando la Stele di Rosetta fu decifrata, l'enigmatico orfano tedesco era vivo e vegeto. Tuttavia è molto improbabile che un volgare circense potesse avere una qualsiasi nozione della lettura dei geroglifici.
La Rivolta dei Nani
Quello descritto da Herzog è un mondo di un'oscurità solida, dura come l'acciaio, in cui non è affatto facile trascinarsi nella quotidiana sopravvivenza. Non è pensabile nemmeno il passaggio casuale di una singola particella di luce, perché anche un microscopico barlume solare sparirebbe nella caligine e andrebbe distrutto. I fotoni emessi dall'astro diurno si perdono nella cenere sospesa nell'aria e finiscono col diventare il Nulla. Non esiste speranza, non esiste Salvezza. Si diffonde dovunque soltanto la Luce Nera della Disperazione. L'unica possibilità è la ribellione contro l'Artefice di una condizione che può essere chiamata in un solo modo: Inferno. Un'insurrezione violentissima contro l'ordine esistente, contro la natura stessa delle cose, il cui fine ultimo è riportare i dannati alla loro condizione di origine, quella di coloro che non esistono, che non sono mai esistiti!
Un pianeta di nani?
I Nani del Caos non hanno alcun contatto con il mondo esterno. Nutriti con pappine di latte in polvere, sono condannati alla deprivazione sensoriale. Vivono in condizioni di isolamento pressoché assoluto da ogni flusso informativo e da ogni influenza culturale. Si ha l'impressione che Herzog non abbia nemmeno ambientato la vicenda sulla Terra che conosciamo, ma su un pianeta interamente popolato da nani tiroidei. Questa impressione, che colpisce come un pugno allo stomaco, crea un intenso effetto di straniamento. Persino l'unica persona che capita in prossimità della colonia, la donna di Arrecife, è una nana. Sarà una coincidenza? C'è soltanto una scena che ci riporta nel nostro mondo, dimostrando che non si tratta di una copia grottesca della Terra tutta abitata da umani in miniatura. Quando Hombre viene indotto dai suoi compagni a consumare un'unione carnale con Pobrecita, scopre un gran pacco di riviste erotiche di proprietà del Maestro. All'inizio le accatasta e cerca di usarle come un rialzo per salire sul letto dove la sua piccolissima compagna lo attende. Quindi nasce in lui la curiosità, così comincia a sfogliare le pagine e a contemplare le figure di nudo femminile. Si tratta di donne di corporatura normale e ben formata, non di nane. La cosa lo stupisce non poco, così lascia perdere Pobrecita per andare a mostrare a tutti la sua scoperta, destando un'epidemia di ilarità.
Lo sposalizio degli insetti
Una nana dal volto cascante, tanto da sembrare quasi una novantenne, con un che di puttanesco e di arrogante nello sguardo, si vantava di essere la creatrice di un bellissimo quadretto chiamato "Il Mondo degli Insetti". Aveva impiegato infinite ore a catturare e a far morire tra atroci sevizie ogni genere di insetto, per poi cucire su quei corpicini ormai inerti brandelli di tessuti in modo tale da antropizzarli e da immortalare le loro sagome in un matrimonio. Una cavalletta era lo sposo, con un microscopico frammento di seta assicurato al torace, descritto come un "piccolo frac". La sposa era una grossa libellula. Un velo di tulle fungeva da abito nuziale, con l'aggiunta di una sottoveste. Il padre della sposa, che sembrava proprio un vecchio trombone pieno di prosopopea e di plutocratica sicumera, era uno scarabeo tondeggiante alla cui lucida corazza era stato cucito un piccolo cappello a cilindro. Un'ancella era un elegante icneumonide, una di quelle vespe parassitogene dal corpo affusolato: la sua bellezza non l'aveva salvata dall'essere bucata da uno spillo. Un laboratorio artigianale degli orrori e del sadismo più efferato. Un ragno si annidava nel sottofondo della scatola in cui la rachitica donna di Lilliput teneva questi suoi tesori, tentando di sfuggire al suo orrido destino. Niente da fare, sarebbe stato snidato e perforato nel morbido ventre, come tutti gli altri.
I polli carognari
I polli sono uccelli bizzarri, genuini eredi dei dinosauri. Hanno una caratteristica singolare: beccano tutto. Anche le carcasse dei loro stessi simili. Ogni fonte di proteine è per loro preziosa. Persino i frammenti di piume e la carne putrefatta. La necrofagia di queste creature è volentieri rimossa dal sapere comune delle genti, che non amano pensare a simili amenità - eppure è un dato di fatto. Ricordo mio zio E., che si divertiva a macinare le ossa del pollame cucinato per poi nutrire le galline, avidissime di questa manna loro concessa. Herzog fissa la sua attenzione su questa perversione cannibalica dei gallinacei, riuscendo a comunicare agli spettatori un'angoscia subliminale, un rumore di fondo che crea fastidio, un ronzio incessante, una nausea profonda e insopprimibile. Quando compaiono i polli, ecco che parte la musica canaria, lamento dei dannati che sale a straziare il Cielo! Nemmeno questi poveri animali riescono a sottrarsi alla furia dei Nani Maligni. I galli vengono istigati a combattere tra loro, il corpo di un pollo viene cosparso di nafta e incendiato, altri volatili vivi vengono gettati come proiettili di catapulta nella dimora assediata del Maestro per convincerlo a cedere.
Una profezia della Fine del Cristianesimo
Verso la fine del film compare il Crocefisso grottesco, blasfemo, con una scimmietta torturata e legata al legno del supplizio di Cristo. La futile dottrina del Sacrificio di Gesù e della Redenzione, cardine della teologia cattolica, viene mostrata per ciò che è: il Niente Assoluto. Il corpicino del primate, contorto in posizioni innaturali quanto dolorose, viene elevato in una processione per irridere Dio stesso, la sua ira, la baggianata grottesca del suo vano amore e la mostruosità del libero arbitrio, tutta questa immonda spazzatura teologica che la Chiesa Romana ha usato per secoli per rendere schiave le genti, per vivisezionarle, per spingerle a maledire la loro stessa esistenza istante dopo istante. Sono vane anche le estreme parole di Gesù che chiede perdono per i suoi carnefici. I NANI SANNO QUELLO CHE FANNO.
Epilogo catastrofico
Il film si conclude con il supplizio di un povero dromedario che non riesce a sollevarsi, perché le sue zampe posteriori cedono di continuo: sono state spezzate dai Nani del Caos. Il camelide soffre in modo orrendo, osceno. Tutti i suoi sforzi sono come quelli di Sisifo, non producono assolutamente alcun risultato. Dietro all'animale condannato compare la figura esigua del senile Hombre, che sghignazza follemente. Un riso convulso, isterico, di una follia assoluta, che cessa soltanto per pochissimi istanti quando le ventate di gas intestinali del dromedario investono in pieno la faccia dell'essere minuscolo, per poi riprendere ancora più forte, oltre gli stessi limiti fisici dello sfinimento.
Il Maestro e una curiosità lessicale
A causa di una delittuosa ignoranza della lingua di Mozart e di Bach, nella Wikipedia in italiano (2019) il termine Erzieher non viene tradotto, essendo trattato come se fosse un nome proprio non analizzabile. La stessa mancanza di traduzione del termine tedesco compare in altri siti nel Web, incluso IMDb.com. Questo è ciò che si legge nella lista degli interpreti e dei personaggi:
Paul Glauer: Erzieher
Eppure non è poi tanto difficile: Erzieher significa "educatore". Il termine è un agentivo derivato dal verbo erziehen "educare", formato da ziehen "tirare", "spingere" (ha la stessa origine indoeuropea del latino dūcere "condurre", "trarre"). Ecco cosa dovrebbe comparire:
Paul Glauer: L'educatore
Ora è fatta un po' di chiarezza, finalmente. Nei sottotitoli in italiano, l'epiteto Erzieher è invece reso con Maestro. Una figura senile, distorta, con tratti che sembrano orientali, addirittura nipponici (tra questi la plica mongolica) - caratteristica che ho notato in diverse persone, in Germania e altrove, e che con ogni probabilità si deve ad antenati Unni. Il Maestro, a dispetto del suo corpo lillipuziano, è un rappresentante delle istituzioni. Si tratta a tutti gli effetti di un Kapo. In apparenza così razionale, sul finire del film subisce il collasso delle proprie facoltà mentali, invaso dalla pazzia più cieca: scambia un albero secco per un emissario del presidente della colonia e un suo ramo per un dito accusatore, cosa che scatena in lui una grande ira.
Un ricordo di gioventù
Una delle azioni nanesche più surreali e disturbanti è quella in cui viene avviato un furgone, destinato a procedere in circolo senza potersi fermare fino all'esaurimento del carburante, visto che nessuno nella colonia è in grado di guidarlo. Alla fine il veicolo ardente finisce inghiottito da una cavità senza fondo come l'Ade: una tipica formazione vulcanica canaria. Com'è venuta al regista la geniale idea del furgone che procede senza controllo? Semplice. Quando era giovane lavorava come maggiordomo all'Oktoberfest di Monaco di Baviera e gli capitò di assistere a un incidente automobilistico. Uno dei suoi compiti era assicurarsi che i partecipanti alla festa non si mettessero a guidare in stato di ebbrezza. Visto che un uomo con più etanolo che emoglobina nel sangue sosteneva di essere in grado di guidare, Herzog salì in macchina con lui e bloccò lo sterzo. Quindi scese. L'ubriaco mise in moto e l'auto si avviò continuando a procedere in circolo fermandosi solo quando non ebbe più carburante.
Una possibile fonte d'ispirazione?
Molti si sono chiesti quale sia il rapporto tra l'opera di Herzog e un altro film per certi versi simile: Freaks, diretto da Tod Browning (1932). Sembrerebbe ovvio pensare che proprio la pellicola di Browing sia stata l'ispirazione di Auch die Zwerge haben klein angefangen. Purtroppo le cose non sono così lineari come si può credere. Infatti Herzog ha ammesso di aver visionato Freaks soltanto dopo la realizzazione del proprio film sulle gesta antinomiane dei Nani, vanificando così ogni speculazione teorica. Si potrebbe anche pensare che abbia nascosto la verità, tali sono le coincidenze; è certo che ormai le possibilità di appurarlo sembrano remote.
Il Piccolo Re
Il microscopico Helmut Döring ha interpretato una parte secondaria ma interessante in un altro film di Herzog, L'enigma di Kaspar Hauser (Jeder für sich und Gott gegen alle, 1974). Avvolto in una pelliccia di ermellino e in un lungo mantello purpureo, il nano dalla figura triste non proferiva una parola. Un ciarlatano circense lo presentava al pubblico come il mitico Re di Punt, il leggendario paese dell'oro, narrando una stravagante leggenda: a suo dire i sovrani di Punt sarebbero state un tempo giganteschi, ma ogni figlio che procreavano era più piccolo del precedente, così la successione aveva portato nel corso dei secoli al nanismo. Orbene, Punt è un'errata pronuncia egittologica di un toponimo antico egiziano trascritto in caratteri latini come PWNT, che indicava una terra meridionale non meglio identificata, forse da identificarsi con il Corno d'Africa. La pronuncia /punt/ è di certo errata, visto che in copto il toponimo suona /epwe:nǝ/. Kaspar Hauser morì nel 1833 e Champollion nel 1832. Quando la Stele di Rosetta fu decifrata, l'enigmatico orfano tedesco era vivo e vegeto. Tuttavia è molto improbabile che un volgare circense potesse avere una qualsiasi nozione della lettura dei geroglifici.