venerdì 24 maggio 2019


ADESSO VIENE LA NOTTE

Autore: Ferruccio Parazzoli
Anno: 2008
Lingua: Italiano
Editore: Mondadori
Collana: Scrittori italiani e stranieri
Tipologia narrativa: Romanzo 
Genere: Thriller teologico, politica, fantapolitica
Codice ISBN-10: 8804577908
Codice ISBN-13: 978-8804577904

Pagine: 123 pagg., rilegato

Sinossi (da www.libreriauniversitaria.it):
Sconcerto e scandalo. Paolo VI denuncia la presenza del Diavolo nell'intera società, "un essere oscuro e conturbante che semina errori e sventure nella storia umana". Un Satana scassone e buffonesco raccoglie la sfida e scommette, con un Dio troppo sicuro di sé, di scardinare nel Vicario la saldezza della Fede mettendolo di fronte alle sofferenze del Giusto. Ha inizio la diabolica messa in scena di una delle più buie storie italiane: il sequestro e l'assassinio di Aldo Moro abbandonato al proprio assurdo destino contro il cui tragico epilogo a nulla serviranno le suppliche del Papa al suo Dio, ai politici, alle Brigate Rosse. Paolo VI morirà tre mesi dopo avere pronunciato nella basilica lateranense, assente la salma dello statista, il discorso di esequie in cui chiede conto a Dio del suo silenzio. "Adesso viene la notte" saranno le ultime parole sul letto di morte. In una serie di serrate sequenze Ferruccio Parazzoli affronta il dramma della Fede di fronte ai cinismi della Politica e ai crimini della Storia.


Recensione:  
Certo, coloro che lessero questo testo parazzoliano quando uscì, nell'ormai lontano 2008, non avrebbero mai potuto immaginare la piega che avrebbero assunto gli eventi. Soltanto qualche anno più tardi, nel 2012, uscì un altro testo dello stesso autore, Eclisse del Dio Unico, da intendersi come l'atto di abiura. Nella sostanza Parazzoli rinunciava alla Chiesa di Roma e alla sua dottrina, dichiarandosi panteista. Sull'intera faccenda è calato un silenzio di piombo. Nessuno ne parla. Eppure esiste sempre qualcuno che le cose le ricorda e che non tace. Ecco, io sono tra questi e non mi arrendo. Adesso viene la notte testimonia il conflitto interiore che sconvolge il Parazzoli, preludendo alla trasformazione descritta in Eclisse del Dio Unico. Paragono il processo alle forze ctonie e magmatiche che in una crisalide sciolgono e riassemblano i tessuti del bruco. Soltanto con l'emergere della farfalla si può comprendere l'intima teleologia di questa riorganizzazione cellulare.       

Il dialogo tra Dio e Satana 

Questa è la dialettica teologica parazzoliana, su cui si regge l'impianto del presente romanzo: 

1) Dio è un prete marchigiano, rozzo, grossolano e approssimativo nella sua lingua italiana male articolata, ricca di inflessioni dialettali, capace di esprimere soltanto concetti sfocati. Tutti i suoi ragionamenti sono rudimentali, appena abbozzati, quasi ai limiti della demenza. Quando rimane a corto di argomenti, il tirannello si mette a fare le bizze, a ricordare che lui ha creato tutto e tutti, pretendendo per questo l'ultima parola. Deludente. Un ragazzotto affetto da trisomia 21 forse potrebbe fare di meglio.
2) Satana è un dottissimo gesuita di Tubinga, rotto ad ogni artificio logico e teologico. I suoi ragionamenti sono acuti e penetranti. A impedirgli di mangiarsi il marchigiano Dio in un boccone è in buona sostanza un dogma del catechismo cattolico, che l'autore del romanzo non se la sente di sfidare. Satana non può nulla contro Dio, che or della fine è il suo stesso Creatore, ripete la vocina stridula di una maestrina delle elementari. 

3) Sia Dio che Satana indossano l'abito talare: coloro che li osservano non sospettano nulla e pensano di avere a che fare con due chierici della Chiesa di Roma. Due preti. Dio e Satana: "nulla di più nero e nulla di più prete" (cit.). 

Piaccia o no, Satana vince. Prevale sulla stupidità delle creature e del loro preteso Creatore. La sua trappola elaborata ha la meglio su tutto. Non è affatto "scassone e buffonesco": dalla sua è il ferreo rigore della logica. Schiaccia e crocifigge il Papa. Frega un Dio che è infantile, a cui non resta che battere i piedi per terra, millantando di aver inventato la Morte. Un Dio che millanta perché non ha inventato proprio nulla, nemmeno le feci. Si ha a questo punto il fondato sospetto che il prete marchigiano sia soltanto un costumante, un pazzo convinto di essere quello che le genti chiamano "l'Onnipotente". Un oligofrenico che dovrebbe stare in un reparto di psichiatria a sbavare, anziché ammorbare il mondo con le sue ripugnanti pantomime. 

Un tragico errore di valutazione 

Ecco quanto scrive Parazzoli su Satana, sminuendone tragicamente la figura:

Autunno 1972

Come sostengono gli esorcisti, e contrariamente a quanto si pensa, Satana non ha una grande fantasia e neppure grandi mezzi per indurre gli uomini in tentazione, specie se il soggetto sul quale impegna la sua scommessa con Dio, questo antico gioco che si svolge tra Cielo e Inferno, ha già scoperto e vinto gli assalti basati su vecchi trucchi da repertorio, quali in sesso, il denaro, il potere. In tal caso rimane a Satana un repertorio da baraccone, articoli piuttosto fastidiosi e in qualche caso assai debilitanti, ma non decisivi per vincere la partita.
   Tutto questo, è ovvio, Satana lo sa, ma non rinuncia a metterlo in atto, non almeno finché la sua intelligenza - tanto più pericolosa quanto mediocre e, quanto a questo, non meno pericolosa della stupidità che, però, è soltanto un retaggio umano - non riesce a partorire un'idea che, anche se prova di originalità, è volta a scalfire nell'intimo la coscienza che l'uomo ha del senso da attribuire alla proprioa vocazione nella vita e, soprattutto, è volta a minare la base su cui fonda la propria fiducia. La vittoria di Satana, nel gioco con Dio, sarà tanto più completa quanto più la fiducia alla quale fa ricorso l'uomo nelle maggiori difficoltà si chiama fede in Dio. Un Dio sempre presente e onnipotente, come vuole quel Catechismo che non per nulla recitava il parroco di campagna nei giardinetti di San Giovanni in Laterano.


Certo, un Dio marchigiano. E vi pare plausibile? Gli esorcisti scadono in esorcicci. Sono pieni di vanità e di superbia, credono di poter parlare a Satana da pari a pari. Credono di poterlo dominare e manipolare con formule superstiziose. Credono che obbedisca ai loro comandi. Non lo vedono nei mafiosi e in altri assassini spregevoli, grandi finanziatori della Chiesa Romana e delle sue nocive opere idolatriche, ma lo vedono in poveri handicappati che vomitano e imprecano facendo colare dalla bocca distorta fiotti di saliva. 

Il Silenzio di Dio 

Quando una dottrina monoteista, come quella cattolica per esempio, non riesce a rendere conto della realtà dei fatti, non può fare altro che andare alla deriva in una condizione di autismo profondo. Chi la professa non ha altre risorse che uscirsene con trovate grottesche quanto illogiche. "Non si muove foglia senza che Dio non voglia", dicono alcuni. Benissimo, allora Dio muove la mano di ogni omicida ed è omicida egli stesso. Muove la volontà di ogni peccatore ed è peccatore egli stesso. Egli ha ispirato Mengele ed è responsabile di ogni sua azione. Lui è proprio il colpevole di ogni crimine compiuto da Heydrich e da Eichmann. Altri dicono che "Dio permette il Male perché lo usa per fare il Bene". Certo, certo. Si può pensare che se un padre snaturato abusa sessualmente dei suoi figli, lo faccia per il loro bene, per insegnare loro qualcosa? Non siamo ridicoli! Poi ci sono quelli, ancora più squallidi, che riducono il Male a un banale frutto di una chimera chiamata "Libero Arbitrio". Come giudichereste voi un padre che permette il rapimento del proprio figlioletto da parte di produttori di snuff pedofili e cannibali? Come giudichereste voi un padre che permette che il suo bambino cada in un precipizio per non turbare la sua libertà? Lo riterreste un buon padre o un mostro? Mi è persino capitato di incontrare persone che si chiedevano come mai esiste il Male (si Deus bonus est, unde malum?), ma poi non ne volevano sapere di ascoltare la mia risposta manichea (il Male non è assenza, è opera del Dio Malvagio). Ebbene, il tanto strombazzato "Silenzio di Dio" è la misura dell'ignoranza di coloro che negano la realtà del Male e poi non sanno come spiegarsi le martellate che tutti gli esseri viventi ricevono senza tregua. 
Ricordo un giornalista, uno dei pochi esseri di quella tristissima categoria ad avere un barlume di dignità, che disse qualcosa di importante mentre commentava gli orrori dell'Afghanistan dei Talebani. Egli definì la religione come "quella cosa che rende insopportabile la condizione umana". Quindi ne tracciò la genesi nella stoltezza dei popoli, che "cerca di far quadrare l'Infinito nel finito". Che dire di più?


Una singolare eresia parazzoliana

L'ambientazione è la camera e studio privato del Papa. Con immenso stupore ho letto queste righe: 

Sa che deve farlo. Quell'uomo, del quale ha visto l'immagine oscura contro lo stipite della finestra mentre la folla gridava «Viva il Papa!», aspetta ormai soltanto questo. È stato condannato a morte due volte, dagli amici e dai nemici. Il Regista ha condotto bene il dramma. Il Papa non ha scelta. Se Dio non risponde, toccherà a lui rispondere, non più nel nome di Dio, ma nel proprio: Giovanni Battista Montini, Concesio, Brescia, 26 settembre 1897, secondogenito di Giorgio Montini e Giuditta Alghisi.
«Io scrivo a voi, uomini delle Brigate Rosse...» Si ferma. Ha un istante di perplessità. Uomini? È giusto chiamarli uomini? E come, altrimenti Se è certo che abbiano un'anima, come è certo che l'hanno poiché l'anima non viene da Dio ma nasce dal basso, con il corpo, se è certo che abbiano un'anima, a chiunque l'abbia spetta il nome di uomo. Quanto alla sua immortalità, che ognuno se la guadagni.


Materialismo: l'anima non è infusa da Dio a ogni uomo, ma ha la sua origine nel corpo.
Neopelagianesimo: la Salvezza viene dalle opere.
Addirittura l'immortalità per il pontefice parazzoliano - secondo le parole che l'autore gli mette in bocca - è condizionata: se uno agisce rettamente se la guadagna, altrimenti la sua anima si dissolve con gli elementi corporali.
Mi piacerebbe proprio sapere cosa avrebbe pensato Papa Montini di tutto questo.


Altre recensioni e reazioni nel Web 

Segnalo senz'altro la recensione di Alessandro Zaccuri, apparsa su Carmillaonline


Questo è l'incipit, che trovo molto suggestivo: 

"Nel Vangelo secondo Giovanni, poco prima di donare la vista al cieco nato, Gesù pronuncia una sentenza indecifrabile e allusiva. Le opere del Padre, afferma, devono compiersi alla luce del giorno perché poi venit nox, viene la notte, e al sopraggiungere delle tenebre nessuno può più operare, neppure colui che pure si proclama «luce del mondo». Il Paolo VI che Ferruccio Parazzoli elegge a protagonista del suo Adesso viene la notte (Mondadori, pagine 128, euro 13,00) è, al contrario, un Papa notturno, impegnato in lunghe veglie di preghiera, lettura, meditazione e lotta contro il Demonio. La prima scena del libro — che conserva ben riconoscibile l’impronta dell’originario e mancato progetto teatrale — descrive infatti l’appartamento privato del Pontefice a poche settimane dalla sua morte, con gli operai ancora indaffarati a rimuovere le tracce delle ripetute battaglie fra il Vicario di Cristo e l’Avversario del genere umano: pareti scurite dallo zolfo, pentacoli, sedie dalle gambe spezzate e, sotto il letto, un deposito innominabile di insetti soffocati."

Una cosa mi ha colpito nella recensione di Zaccuri. Il Papa Notturno, sfinito dalla lotta contro l'Avversario, "mette in guardia i fedeli sull’autentica natura del male: non soltanto un’agostiniana ‘deficienza’, ma anche e specialmente «un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore»". Ebbene, ammettendo questa autentica ontologia del Male, si allontana dal dogma di Nicea su cui si fonda il Cristianesimo mainstream, per addentrarsi senza nemmeno accorgersene in pieno territorio del Manicheismo.  Un barlume di Verità filtra nel testo di Parazzoli, una particella di Luce nella tenebra compatta e solida.

Qualcuno ha commentato persino in un luogo squallido come Amazon.it!


Glauco Cartocci  vorrebbe vedere il dramma parazzoliano recitato a teatro: 

"Nato come testo per uno spettacolo teatrale, chissà perché non fu mai realizzato. Peccato, perché questa breve pièce potrebbe risultare al meglio con le luci di scena. L'idea di narrare il rapimento Moro alla luce delle sue ripercussioni su Paolo VI è ottima e ben condotta da Parazzoli. L'antica disputa fra Dio e il Diavolo, con evidenti echi e citazioni della storia di Giobbe, finisce per riproporre il sempiterno interrogativo sulla presenza (o meglio, sull'assenza) di Dio nelle vicende di tutti i giorni, anche qualora riguardino il suo più "stretto collaboratore", ovvero un successore di Pietro. (Peccato per un evidente lapsus a un certo punto, che tuttavia non inficia il risultato complessivo). Il libro merita, e parecchio, coinvolgente e struggente al tempo stesso."

Un maggior numero di interventi lo troviamo su Anobii.com.


Saturdaycure scrive: 

Troppo lontano dalle mie corde.
Come quando ti raccontano una storia affascinante , grottesca finanche, ma proprio non riesci a trovarci un senso , una ragione.
Scivola via.
Troppo.


Carissimo (/-a?) Saturdaycure, il senso non ce lo trovi perché or della fine hai i mezzi per trovarcelo. Dal punto di vista filosofico lo devi prendere per quello che è. Devi però riconoscere che come documento ha comunque un certo interesse storico, coglibile da tutti i lettori.

Più interessante dal punto di vista teologico e filosofico è la recensione anobiana di Sinclair, intitolata La notte di una nazione. Invito a leggerla, anche se non condivido il pensiero di chi l'ha scritta. 

"Ma se Parazzoli in questa sua surreale e allegorica opera teatrale, successivamente trasposta in romanzo, trova alla fine rifugio nella fede e nella speranza cristiana di una vittoria del Bene - evento ineluttabile vista la nullità categorica del Male - cosa resta ad un laico? Il dolore per l'incapacità dello Stato di proteggere uno dei suoi più alti rappresentanti, nel bene o nel male simbolo vivente di un regime comunque democratico?"

Una speranza malriposta, come spesso accade. La stessa frase "speranza cristiana nella vittoria del Bene" è di per sé surreale e contraddittoria. Se si spera che il Bene trionfi, significa che non si è affatto certi che ciò possa accadere. Altrimenti si parlerebbe di "certezza cristiana nella vittoria del Bene". Una simile certezza l'ha soltanto il coglione di cui narra la famosa barzelletta di Nino Manfredi, quello scemo che stava per affogare e mandava via i canotti di salvataggio, uno dopo l'altro, convinto che Dio stesso l'avrebbe tratto dal pericolo - per poi sentirsi rinfacciare da San Pietro, Custode del Paradiso: "Ahó! Tre canotti t'avemo mannato!"

Sempre restando in tema notturno, VittorioC giunge a un'interessante conclusione: 

Ma “Adesso viene la notte” non è un libro sul caso Moro. E’ piuttosto il tentativo, lucido e provocatorio, di spiegare la lunga notte del mondo politico italiano negli ultimi trent’anni.

Anche il mondo politico, proprio come la Chiesa di Roma, è passato attraverso un processo di metamorfosi, che lo ha infine portato alla presente discarica di immondizia. 

lunedì 20 maggio 2019


DOPO DIO 

Autore: Peter Sloterdijk 
Anno: 2018
Lingua originale: Tedesco 
Titolo originale: Nach Gott: Glaubens- und Unglaubens-
     versuche
Editore: Raffaello Cortina Editore
Tipologia: Monografia
Soggetti: Religione, secolo XXI, filosofia, uomo, rapporti con
      Dio
Traduttore: Silvia Rodeschini
Curatore: Gianluca Bonaiuti
Collana: Scienza e idee
Codice EAN: 9788832850475
Pagine: 324 pagg. (Brossura)

Sinossi (da Raffaellocortina.it): 
Nella trilogia Sfere, Peter Sloterdijk evidenzia l’interesse della teologia speculativa per quella che viene ritenuta la smisurata grandezza di Dio, al quale è assegnato il ruolo di protezione assicurativa per l’anima. Questa funzione, celata in ogni religione monoteistica, costituisce l’orizzonte di significato in cui prendono posto gli esseri umani e il mondo.
Alla fine del XIX secolo, la “morte di Dio” priva la fede di forza, di oggetto e di salvezza. Nel suo nuovo libro, Sloterdijk si chiede quali siano state le ripercussioni di questa svolta sulla contemporaneità: una filosofia senza effetti reali? un cambio di mentalità? una diversa capacità di diagnosticare gli accadimenti? Che cosa ne è dell’essere umano, se l’Uno che dà senso alla sua vita non è più Dio ma il mondo stesso? La ricerca si inquadra in una logica di continuità con il lavoro di Sloterdijk sull’età contemporanea come periodo segnato da una complessità e da una complicazione crescenti. Per questa sua natura, essa coinvolge la teologia e la filosofia, la politica imperialistica dell’Occidente, gli influssi degli sviluppi culturali, l’impatto dei progressi scientifici e tecnologici. 



L'autore:   
"Peter Sloterdijk, uno dei più influenti pensatori contemporanei, insegna Filosofia ed Estetica presso la Staatliche Hochschule für Gestaltung Karlsruhe, di cui è attualmente Rettore." 
Così è presentato il filosofo, sempre sul sito di Raffaello Cortina Editore. Aggiungerei che ha il volto di un robusto amante della buona tavola e delle libagioni copiose, con qualche esigua traccia di incipiente sofferenza per l'entropia accumulata nel corso degli incessanti bagordi - cosa che mi accomuna a lui in tutto e per tutto, mi tocca ammetere. :) 


Indice dell'opera  

1. Il crepuscolo degli dei.
"Dopo tutti i mondi degli dei c'è un crepuscolo degli dei"
2. È possibile dire di sì al mondo? A proposito della trasformazione dell'atmosfera fondamentale nella religiosità del Moderno, con particolare riferimento a Martin Lutero.
(Acutizzazione eccentrica – E videro che non era buono – L'origine della Riforma dallo spirito della disperazione temperata - Entropia protestante)
3. La vera dottrina errante: gnosi. Sulla religione mondiale dell'assenza di mondo.
(Dove si trova Nag Hammâdi – Come il mondo reale è infine divenuto un errore – Breve storia del tempo vero e proprio – Gnosi come psicologia negativa – Umanesimo demiurgico. A proposito della gnosi dell'arte moderna)
4. Più vicino di me stesso. Scuola teologica preparatoria alla teoria dell'interno comune.
5. Il bastardo di Dio.
6. Miglioramento umano. Parole chiave filosofiche sul problema della differenza antropologica.
7. Epoche dell'animazione. Proposte per una filosofia della storia della nevrosi.
8. Latenza. A proposito del nascondimento.
(Emersione della cripta - Operare massimamente invasivo - Inscatolamento come creazione della latenza - Impatto e dispiegamento - Calcolo integrale intuitivo)
9. L'imperativo mistico. Note sulla variazione di forma del religioso nella modernità. 
(Le Confessioni estatiche di Martin Buber come sintomo epocale - La religione nell'epoca dell'esperimento - L'arena del mondo e lo spazio privo di marcature)
10. Imperativo assoluto e imperativo categorico.
11. Novità a proposito della volontà di credere. Note sulla desecolarizzazione.
12. Chance nel mostruoso. Note sulla variazione della forma del religioso nel mondo moderno sulla base di alcuni temi ripresi da William James.  

Recensione: 
Decisamente prolisso. Indigeribile. Una pingue e copiosa frittura di carne di coccodrillo al confronto è un pasto leggero. Mentre leggevo il contorto testo sloterdijkiano mi sentivo regredire allo stadio di ominide. Giungendo alle ultime battute dopo giorni di estenuazione, ero ormai diventato un Australopithecus afarensis, incapace persino di rammentare l'inizio di una frase contorta prima ancora di essere giunto al suo termine. Potremmo dire che Dopo Dio è uno strumento dell'Involuzione della Specie, dato che il suo linguaggio è tanto complesso da avere un impatto devastante sul lettore, facendolo regredire fino alle scimmie subumane, mettendolo davanto a tutta la sua inadeguatezza verbale. Ma ha davvero senso tessere frasi lunghe quanto due pagine, con una decina di livelli di subordinazione e centinaia di coordinate? Sarebbe bello capire da che pusher si rifornisce il gioviale tedescone. 

Un errore interpretativo 

Sul sito www.ibs.it si legge la seguente sconcertante descrizione: 

Nel suo nuovo libro, Peter Sloterdijk, per la prima volta, trae tutte le conclusioni dalla frase “Dio è morto”

«Il filosofo considera irrilevante la fede perché guarda al luteranesimo tedesco. La vitalità di altre Chiese evangeliche nei Paesi poveri dimostra tuttavia che il richiamo religioso resta potente.»
– La Lettura 


Caro Letturista, il richiamo delle Chiese Evangeliche nel Terzo, Quarto e Quinto Mondo resta potente non perché siano teologicamente vitali, bensì per un'altra ragione che si impone di prepotenza: i loro ministri istigano uomini che sono spaventosi energumeni e falli deambulanti a lasciare lo sperma in ogni vagina che trovano sulla loro strada, ingravidando ogni ventre fecondo. Così laddove queste Chiese si impongono, non è raro imbattersi in bruti che hanno più di cento nipoti. Di fronte a orrori simili si può solo sentire la mancanza di Zardoz! Sì, Zardoz, la Testa di Pietra che cala dal cielo a predicare il totale genocidio dell'umanità! Me lo ricordo bene quel bellissimo film del lontano 1974. Crederò che in Africa e in America Latina riverberino parole divinamente ispirate solo quando si alzerà un Profeta e urlerà alle genti: "Lo sperma è il Male!" 

La Gnosi, la dottrina errante  

Sloterdijk è ovviamente accusato dai cattolici-belva di essere un elemento neognostico - anche se a quanto pare non ha capito molto dello Gnosticismo, dato che non fa riferimento alcuno alla sua natura eminentemente anticosmica. Menziona però un fatto singolare che merita di essere approfondito: oltre ai sistemi gnostici dualisti (i più comuni), ne esistevano anche di monisti e addirittura di triadici. A parer mio, uno Gnosticismo monista non è Gnosticismo, sic et simpliciter - nonostante l'opinione dei moderni - a meno che non sia malteista. Per quanto riguarda i sistemi triadici, a quanto pare è assai difficile trovare informazioni. Quello che trovo inaccettabile è il continuo piagnisteo di coloro che identificano la modernità con lo Gnosticismo! Veniamo dunque ai cattolici che si danno la zappa sui piedi, accusando il filosofo tedesco di non fare alcuna menzione proprio di quei manoscritti di Qumran che dimostrano la falsità del Cristianesimo Niceno, che provano al di là di ogni dubbio la sua natura derivata e non divina. Intanto lo Gnosticismo resta valido nelle sue basi dottrinali ed è in grado di resistere - perché descrive la malvagità di un mondo oggettivamente malvagio - mentre se si continuerà a grattare la rogna di Qumran emergerà alla fin fine la desolante realtà storica, che il Cristianesimo mainstream è un'invenzione del subdolo Flavio Giuseppe, fabbricata a tavolino basandosi su materiale della setta degli Esseni. Un'invenzione fabbricata per finalità abiette, per giunta. 

Contraddizioni definitorie 

Il mondo contemporaneo, la cui natura intrinseca è materialista, è accusato di essere "gnostico". L'assurdità di una simile accusa è di uno stridore spaventoso. Lo Gnostico afferma che il mondo è il Nulla e che lo Spirito è imprigionato nella materia. Non ci potrebbe essere credo più antimaterialista. Da dove nasce dunque un equivoco tanto marchiano? Nasce dalla "Santa Ignoranza", da una profonda avversione nei confronti della Conoscenza. La piaga della "Santa Ignoranza" rende cieco chi ne è vittima: proprio per questo è di immenso profitto per chi detiene il potere. Vediamo un po' di analizzare un caso di inganno clamoroso, una bestemmia contro lo Spirito fatta passare per "religiosità". Non fu forse don Luigi Giussani ad affermare che nella carne dell'essere umano è presente la Verità? "La verità nasce dalla carne", è infatti il titolo di un suo scritto. L'uomo, secondo questa dottrina perniciosa, sarebbe dunque immagine di Dio proprio negli aspetti più desolanti e mortificanti, come la produzione di escrementi e la putrescenza dei cadaveri! Adesso mi pongo la domanda fatidica. Chi è il materialista?   

Il bastardo di Dio (sic)

Ebbene sì, come titolo di un capitolo è davvero forte! Il bastardo di Dio: la cesura di Gesù. Mi si perdoni se desta scandalo nei possibili lettori del mio portale, ma questa locuzione, che senza dubbio ferirà milioni di persone, è stampata tal quale sul testo in analisi. Non me la sono inventata io. Sloterdijk ha recuperato l'idea, che accomuna gli autori del Talmud ad Adolf Hitler e agli esoteristi della Thule Gesellschaft: Gesù Cristo non fu figlio di Dio, bensì di un legionario che militava nell'Esercito Imperiale. Hitler e gli adepti della Società di Thule aggiungevano un dettaglio non di poco conto alla narrazione talmudica: questo legionario era di origine germanica e si chiamava Panthera. La fonte ultima è un'opera del filosofo neoplatonico Celso (II secolo d.C.), il Discorso veritiero. Secondo queste bizzarre dottrine, che in Italia ricevono per ovvie ragioni ben poca pubblicità, Maria sarebbe stata una sorta di escort e neppure tanto di lusso, in buona sostanza una prostituta autoctona adibita al soddisfacimento del militari di Roma. Per questo motivo, sempre seguendo Sloterdijk, il Rabbinato e l'Uomo di Braunau am Inn, Gesù non sopportava alcun discorso, nemmeno larvato, che potesse alludere alla sua vera e ingloriosa origine. Così batteva i piedi e sfuriava, faceva le bizze, dicendo di essere Figlio di Dio, per allontanare da sé la vergogna di uno sperma alloctono. Sloterdijk si spinge anche oltre: menziona le problematiche genealogie di Gesù contenute nei Vangeli di Luca e di Matteo, con cui gli autori pensavano di ricondurre il Salvatore alla Casa di David. Con molta arguzia, il filosofo tedesco fa notare un paio di cose a dir poco drammatiche. Innanzitutto dette genealogie riportano alla Casa di David non Maria, che fisicamente avrebbe dovuto dare alla luce il Bambin Gesù, bensì Giuseppe, che stando alle Scritture non avrebbe dovuto dare al concepimento divino alcun contributo spermatico! Si noterà che la tradizione popolare italiana reputa Giuseppe degno di irrisione e di scherno, eleggendolo patrono dei cornuti e addirittura dei segaioli: a tanto giunge l'immane bestialità del volgo belluino!

Ecco, secondo le dottrine dei Farisei, odiatissimi da Gesù, contava soltanto la paternità legale. Per questo contava attribuire la paternità legale di Gesù a Giuseppe e ricondurre quest'uomo alla Casa di David. Però tutti i complottisti mi dicono che si appartiene al Popolo Eletto da parte di madre. Una singolare contraddizione, non trovate? Come la risolviamo? 

Questi sono i brani evangelici che riportano l'ascendenza di Gesù:

Genealogia in Matteo, 1,1-17

1 Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. 2 Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, 3 Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, 4 Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, 5 Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, 6 Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria, 7 Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asaf, 8 Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, 9 Ozia generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechia, 10 Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, 11 Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. 12 Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, 13 Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, 14 Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, 15 Eliùd generò Eleazar, Eleazar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, 16 Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. 17 In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici. 

Genealogia in Luca, 3,23-38

23 Gesù, quando cominciò il suo ministero, aveva circa trent'anni ed era figlio, come si riteneva, di Giuseppe, figlio di Eli, 24 figlio di Mattat, figlio di Levi, figlio di Melchi, figlio di Innai, figlio di Giuseppe, 25 figlio di Mattatia, figlio di Amos, figlio di Naum, figlio di Esli, figlio di Naggai, 26 figlio di Maat, figlio di Mattatia, figlio di Semein, figlio di Iosec, figlio di Ioda, 27 figlio di Ioanàn, figlio di Resa, figlio di Zorobabele, figlio di Salatièl, figlio di Neri, 28 figlio di Melchi, figlio di Addi, figlio di Cosam, figlio di Elmadàm, figlio di Er, 29 figlio di Gesù, figlio di Elièzer, figlio di Iorim, figlio di Mattat, figlio di Levi, 30 figlio di Simeone, figlio di Giuda, figlio di Giuseppe, figlio di Ionam, figlio di Eliachìm, 31 figlio di Melea, figlio di Menna, figlio di Mattatà, figlio di Natam, figlio di Davide, 32 figlio di Iesse, figlio di Obed, figlio di Booz, figlio di Sala, figlio di Naassòn, 33 figlio di Aminadàb, figlio di Admin, figlio di Arni, figlio di Esrom, figlio di Fares, figlio di Giuda, 34 figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo, figlio di Tare, figlio di Nacor, 35 figlio di Seruc, figlio di Ragàu, figlio di Falek, figlio di Eber, figlio di Sala, 36 figlio di Cainam, figlio di Arfacsàd, figlio di Sem, figlio di Noè, figlio di Lamec, 37 figlio di Matusalemme, figlio di Enoc, figlio di Iaret, figlio di Maleleèl, figlio di Cainam, 38 figlio di Enos, figlio di Set, figlio di Adamo, figlio di Dio.

Sloterdijk, con ghigno beffardo e mefistofelico, fa notare che Luca apporta un'innovazione davvero mirabile rispetto a Matteo: prolunga retroattivamente la genealogia di Gesù facendola arrivare fino al Primo Uomo, Adamo. Ma a cosa serve, commenta il filosofo, arrivare fino al Padre Adamo con un lunghissimo convoglio di vetture, se poi questo convoglio deraglia proprio nei pressi della stazione d'arrivo?  

Le Scritture devono essere Catare, ossia Pure

La soluzione ai problemi sollevati da Sloterdijk è molto semplice: le genealogie di Gesù sono apocrife. I Vangeli Canonici sono pieni zeppi di contaminazioni e si può definire Cristiano soltanto chi sostiene la necessità dell'epurazione dei testi da tutto ciò che è spurio e diabolico. Chi potrebbe mai pensare che Cristo avesse un corpo di carne in grado di ingurgitare e di defecare, di emettere seme e altre brutture? Nessuno dotato di senno potrebbe farlo. Non esistono gli escrementi divini! Così non è possibile che Cristo avesse una carne ereditata da donne perverse come l'incestuosa Tamar, la prostituta Racab, l'idolatra e infanticida Rut! E da queste meretrici sarebbe nata infine la Vergine? Tutto ciò è assurdo e deve essere rigettato. Un dovere: proseguire nel cammino che intrapresero Marcione e il Pop Bogomil, anche a costo di ridurre i Vangeli a poche pagine! Poche pagine di Verità, immuni da storture e da contaminazioni mondane, incapaci di trarre in inganno le genti!

Alcune note linguistiche 

Mi dispiace dirlo, ma Sloterdijk non ne capisce molto di linguistica. Non è un buon filologo. Sono rimasto a dir poco allibito quando ho letto queste sue parole:  

Il termine chiave dell'Illuminismo era quello stato di maggiorità [Mündigkeit], formulato da Kant, il quale veniva definito come la capacità di servirsi del proprio intelletto senza la direzione di altri - in particolare, in questioni di carattere religioso.
   Ora, lo stato di maggiorità è un concetto che un lettore di testi storici con un training psicoanalitico non può accogliere senza qualche remora. Tradurlo semplicemente in termini di autonomina o autodeterminazione sarebbe un'ingenuità ingiustificata, anche se i filosofi di professione più avversi alla psicologia accetterebbero di buon grado questa traduzione. Lo stato di maggiorità
[Mündigkeit] indica un fantasma dell'oralità [Mündlichkeit]1 che si prolunga nella sfera politica, e questo stato di cose è percepito dal terzo orecchio. Alla base dell'ideale dello stato di maggiorità c'è l'idea che un soggetto abbia preso possesso delle proprie competenze orali, ovvero del linguaggio, in misura tale da poter prendere la parla per sé - e, addirittura, per l'intera umanità nella propria persona. Nell'idea di uno stato di maggiorità si articola una programma educativo che estende una storia della formazione della bocca dal primo giorno fino alla volontà ultima, dall'urlo al discorso parlamentare. Perciò, i destini orali dell'uomo risultano collegati all'andamento del mondo di epoca moderna.  


Il curatore dell'edizione italiana, Bonaiuti, rincara la dose con la sua contorta nota al testo sloterdijkiano: 

1. È impossibile rendere in italiano questa assonanza, la parola tedesca Mündigkeit - che indica una condizione di maturità e autonomia - sembra contenere, infatti, la parola Mund, letteralmente "bocca", che si trova anche in altri termini giuridici, come Vormundschaft, tutela, Vormundschaftsgericht, ufficio tutorio. Esso deriva da Munt, un termine giuridico che nel medio-alto tedesco e nell'alto-tedesco antico indicava la protezione, da parte del responsabile di una casa, nei confronti di coloro che la abitavano (vedi "Mündigkeit" in Herkunftswörterbuch, Duden, Frankfurt am Main 2013).
Nei dizionari etimologici non è chiaro il suo apparentamento all'oralità, ma certamente nel tedesco moderno, a partire da Lutero, sono frequenti le associazioni tra
Mund e M
ündigkeit (vedi la voce "Mündigkeit" in J. Grimm, W. Grimm, Deutsches Wörterbuch, Hirzel, Leipzig 1971, vol. 12, coll. 2688). il termine Mündigkeit verrà qui reso con "maggiorità" e l'aggettivo mündig con l'italiano "maturo". Mündlichkeit viene invece tradotto con "oralità" e verrà distinto da Oralität e dai termini connessi, con l'indicazione del tedesco tra parentesi-
[NdC] 


Ebbene, tutto è molto semplice. In antico alto tedesco esistevano due diverse parole dal suono molto simile: mund "bocca" e munt "mano; protezione". In longobardo suonavano in modo identico: la parola mund "protezione" è stata latinizzata in mundium e ricorre in composti come aamund "libero, senza tutela" e selpmundia "padrona di se stessa". La parola per dire "bocca" e quella per "protezione" non risalgono però alla stessa radice protogermanica, nonostante la sostanziale omofonia. Si nota che mund "protezione" viene dalla stessa radice indoeuropea del latino manus "mano", mentre mund "bocca" viene dalla stessa radice indoeuropea del latino mentus "mento". Quindi tutte le verbose acrobazie di Sloterdijk e di Bonaiuti sono fatica sprecata che allontana dalla Verità. In buona sostanza, avrei gradito di più una tazza di kopi luwak, il buon caffè di Gianni Coprofago!

mercoledì 15 maggio 2019

I FIERI LAKOTA, GUERRIERI DELLO SPIRITO CHE COMBATTONO UNA STRENUA BATTAGLIA CONTRO IL TUMORE NEW AGE 

Questo documento risale al 1993: per l'esattezza l'originale dichiarazione fu approvata all'unanimità nel Giugno 10, 1993 al Lakota Summit V, una riunione internazionale delle nazioni Lakota, Dakota e Nakota degli Stati Uniti e del Canada. Una copia è stata postata sul sito dell'American Indian Cultural Support e su The People's Path. Non mi risulta che la dichiarazione sia mai stato pubblicato integralmente in lingua italiana (finora ho trovato solo alcuni estratti), così provvedo con una traduzione che purtroppo è ben lungi dall'essere perfetta anche a causa della forma un po' convoluta usata nell'originale. Il carattere ripetitivo e stereotipo di certe locuzioni è chiaramente inteso come modo per esprimere una grande enfasi; a tratti sembra che gli autori abbiano pensato nella loro lingua ancestrale e in seguito tradotto, anche se l'uso di molti termini tipici della società urbana farebbe pensare il contrario. Ecco il testo, che riporto sperando di avere il beneplacito dei popoli Lakota, Dakota e Nakota:

Dichiarazione di Guerra contro gli sfruttatori della Spiritualità Lakota. 

Mentre noi siamo i convocatori di una serie di forum completi sull'abuso e sullo sfruttamento della spiritualità Lakota; e 

Mentre noi rappresentiamo i capi tradizionali riconosciuti, Anziani tradizionali, e gli avvocati delle radici del popolo Lakota; e 

Mentre per troppo tempo abbiamo sofferto l'indescrivibile indegnità di avere le nostre più preziose cerimonie Lakota e pratiche spirituali dissacrate, derise e abusate da "aspiranti" non-Indiani, venditori ambulanti, settari, approfittatori, sedicenti "sciamani New Age e loro seguaci; e 

Mentre con orrore ed oltraggio vediamo che questa sciagurata espropriazione delle nostre sacre tradizioni Lakota ha raggiunto proporzioni epidemice nelle aree urbane del paese; e Mentre il nostro prezioso Sacro Calumet è stato dissacrato attraverso la vendita di pipe di terracotta in mercati delle pulci, conciliaboli e negozietti "New Age"; e 

Mentre si sono formate corporazioni pseudo-religiose per lucrare sulll'ammissione a false "cerimonie di purificazione" e programmi di "ricerca della visione"; e 

Mentre "danze del sole" sacrileghe per non-Indiani sono state condotte da ciarlatani e da capi settari che promuovono abominevoli e oscene imitazione dei nostri sacri riti Lakota della Danza del Sole; e 

Mentre non-Indiani si sono organizzati in "tribù" posticce, assegnandosi falsi "nomi Indiani" per vacilitare l'espropriazione, il mercimonio e la commercializzazione delle nostre tradizioni Lakota; e 

Mentre discipline accademiche sono saltate fuori nei college e nelle università istituzionalizzando l'imitazione sacrilega delle nostre pratiche da parte di studenti e istruttori sotto forma di programmi di educazione in "sciamanismo"; e 

Mentre ciarlatani non-Indiani e "aspiranti" stanno vendendo libri che promuovono la sistematica colonizzazione della nostra spiritualità Lakota; e 

Mentre l'industria della televisione e dei film continua a saturare i media di intrattenimento con rappresentazioni volgari, sensazionaliste e grossolanamente distorte della spiritualità e della cultura Lakota che rafforzano l'immagine stereotipa degli Indiani e che affliggono in modo grave l'autostima dei nostri bambini; e 

Mentre individui e gruppi coinvolti nel "Movimento New Age", nel "Movimento degli Uomini", nei culti del "Neopaganesimo" e in sedute di "sciamanismo", tutti hanno sfruttato le tradizioni del nostro popolo Lakota imitando le nostre pratiche cerimoniali e mescolando tali rituali posticci con pratiche occulte non Indiane in un pericoloso e offensivo miscuglio pseudo-religioso; e 

Mentre l'assurdo atteggiamento pubblico di questa accozzaglia scandalosa di ciarlatani pseudo-Indiani, "aspiranti", speculatori, settari e "sciamani New Age" comprende un ostacolo momentaneo nella lotta del tradizionale popolo Lakota per un'adeguata istruzione pubblica dei legittimi bisogni politici, legali e spirituali del vero popolo Lakota; e 

Mentre questa spogliazione esponenziale delle nostre tradizioni spirituali Lakota richiede che noi agiamo immediatamente per difendere la nostra preziosa spiritualità Lakota da un'ulteriore contaminazione, dissacrazione ed abuso;

Giungiamo quindi alle seguenti risoluzioni:

1. Noi ora e innanzi dichiaramo guerra contro tutte le persone che persistano nello sfruttamento, nell'abuso e nella mistificazione delle sacre tradizioni e le nostre pratiche spirituali Lakota, Dakota e Nakota.

2. Facciamo appello ai nostri fratelli e alle nostre sorelle Lakota, Dakota e Nakota delle riserve e delle comunità tradizionali negli Stati Uniti e nel Canada affinché si oppongano a viva voce e attivamente a questa allarmante e sistematica distruzione delle nostre sacre tradizioni.

3. Esortiamo il nostro popolo a coordinarsi con i proprii membri che vivono in aree urbane, per identificare circostanze in cui le nostre sacre tradizioni sono state abusate, e quindi resistere a questo abuso, utilizzando qualsiasi tattica sia necessaria e sufficiente - ad esempio dimostrazioni, boicottaggi, conferenze stampa e atti di intervento diretto.

4. Esortiamo specialmente tutta la nostra gente Lakota, Dakota e Nakota ad agire per prevenire ogni contributo che permetta l'abuso delle nostre sacre cerimonie e pratiche spirituali da parte di estranei; perché, come noi ben sappiamo, ci sono alcuni in mezzo al nostro stesso popolo che prostituiscono le nostre vie spirituali per il loro egoistico guadagno, senza alcun riguardo per il benessere spirituale del popolo come insieme.

5. Asseriamo un atteggiamento di tolleranza zero per ogni "sciamano dell'uomo bianco" che sorga tra le nostre comunità ad "autorizzare" l'esproprio delle nostre pratiche cerimoniali da parte di non-Indiani; tutti questi "uomini medicina di plastica" sono nemici delle genti Lakota, Nakota e Dakota.

6. Esortiamo la gente della tradizione, i capi tribù e i consigli di governo di tutte le nazioni Indiane ad unirsi a noi nell'invocare una fine immediata di questo rampante sfruttamento delle nostre rispettive sacre tradizioni di Indiani d'America, rilasciando dichiarazioni per denunciare tali abusi; perché non sono solo i popoli Lakota, Dakota e Nakota le cui pratiche sono sistematicamente violate da non-Indiani.

7. Esortiamo tutti i nostri fratelli Indiani e le nostre sorelle ad agire in modo deciso e ardito nella nostra presente campagna per porre fine alla distruzione delle nostre sacre tradizioni, tenendo a mente il nostro sommo dovere come popoli Indiani: preservare la purezza delle nostre preziose tradizioni per le nostre generazioni future, cosicché i nostri figli e i figli dei nostri figli sopravviveranno e prospereranno nella sacra maniera intesa per ciascuno dei nostri rispettivi popoli dal nostro Creatore. 

Wilmer Stampede Mesteth; (Oglala Lakota); Leader Spirituale Tradizionale e Istruttore Culturale Lakota; Oglala Lakota College, Pine Ridge, South Dakota 

Darrell Standing Elk; (Sicangu Lakota); Presidente, Centro per lo Spirito, San Fancisco, California, & Pine Ridge, South Dakota 

Phyllis Swift Hawk; (Kul Wicasa Lakota); Tiospaye Wounspe Waokiye; Wanblee, South Dakota

Non mi astengo dal narrare anche i particolari più scabrosi della vicenda: sono convinto che non si debba nasconder nulla pur di mettere a nudo la miseria delle genti del mondo. Mi sono giunte storie di donne tedesche fascinose e dalle splendide chiome bionde mandate tra le genti del ceppo Lakota per sedurre gli uomini più in vista. La scelta non è stata casuale: gli organizzatori di questo piano indecoroso hanno messo gran cura nei dettagli, prevedendo quale tipologia femminile avrebbe destato maggior effetto. Infatti queste inviate hanno portato un enorme scompiglio in diverse comunità Lakota, distruggendo la volontà di molti uomini tramite pratiche fellatorie e spermatofaghe, scatenando la gelosia folle delle donne delle tribù. L'arma del sesso spesso colpisce proprio nel punto più debole di una cultura già troppo provata da una storia di persecuzioni e di violenza. Sembra una vicenda surreale, ma è purtroppo l'amara verità.  

Mi piacciono questi Lakota: non sono buonisti e respingono con orrore ogni tentativo di corromprere la loro cultura. Facendo ciò sono consapevoli che l'albero malvagio deve essere abbattuto, perché non darà mai buoni frutti. 

Ho letto che nel 2007 alcuni Lakota, bollati dal diabolico Governo degli Stati Uniti come "estremisti", hanno stracciato gli accordi firmati con il Presidente Ulysses Grant, rivendicando uno Stato indipendente. Auguro loro ogni buona fortuna.

domenica 12 maggio 2019


LE ILLUSIONI COGNITIVE DELLA NEW AGE

Quello che dovrebbe subito saltare agli occhi quando si analizza una teoria nata in ambito New Age è l'attribuzione di concetti moderni come "energia" a popoli antichi. Ma cosa intendevano gli antichi per "energia"

Per prima cosa dobbiamo notare che per ogni forma di New Age tutti i popoli antichi sono culturalmente indistinguibili: lo stesso linguaggio attribuito ai sacerdoti dei Maya viene anche attribuito ai Druidi dei Celti. Quando viene presentato un edificio teologico e religioso, questo ha sempre le stesse caratteristiche e la stessa forma, indipendentemente dall'epoca e dal continente. Come è ovvio, questa forma si articola intorno ai dogmi New Age descritti ad esempio nella Profezia di Celestino di James Redfield (1993): panteismo, olismo, energismo, mistica della Nuova Era.  

Il problema è che per capire una cultura è necessario studiarne la lingua, perché una lingua non è solo un mucchietto di parole incollate insieme da una grammatichetta insegnata dalla maestrina a scuola a forza di regoline, regolette e regolucce. Una lingua è un modo di vedere l'universo, è un'interfaccia. Questo i Newagers non lo sanno, tanto che ciò che attribuiscono a Maya, Egizi e Celti è concepito e applicato in inglese o in spagnolo. 

Tempo fa mi capitò di vedere alla televisione un buffone che sosteneva di essere un sacerdote dei Maya, e quando parlava  - naturalmente in spagnolo - se ne usciva con un tedioso ibrido tra Redfield e Castaneda. Geneticamente non aveva neanche un'unghia di Maya, esibendo l'aspetto di un pingue americano con una barba brizzolata. Parlava di energia, di fine del mondo nel 2012, di rigenerazione spirituale, di integrità morale, di inizio di un nuovo ciclo. Subito ho posto agli amici una domanda retorica: "In che modo in lingua Maya si esprimerà il concetto di integrità morale?" 

Ho diverse grammatiche di idiomi Maya, di cui una in formato cartaceo (l'autore è Tozzer, ed è relativa al ceppo Yucateco). Una cosa è certa: quelle lingue sono ricchissime e molto complesse, ma non adatte ad esprimere concetti astratti a noi familiari. Faccio alcuni esempi relativi alla lingua degli Aztechi, il Nahuatl, che conosco meglio e che è ancora parlato in forma di dialetti moderni da più di un milione di persone. Pur essendo di un ceppo distante da quello Maya, può far capire ciò che intendo. Nella lingua classica non esiste alcuna parola per dire "perversione". Per esprimere il concetto di "perversione" si usa la metafora del coniglio: "sei diventato perverso" si traduce con una frase il cui significato letterale è "sei diventato un coniglio". Non esiste un verbo per dire "traviare": si deve dire "mostrare a qualcuno il pulque, il fungo, lo stramonio". Così "avere il cuore azzurro" significa "essere libero"; "essere giallo" significa "essere coraggioso"; per dire che una cosa è preziosa si deve dire che è "cuore e sangue". Tutto questo è molto controintuitivo, e richiede l'apprendimento di una semiotica complicatissima: la conoscenza letterale della lingua è insufficiente. A volte non si azzeccherebbe neanche per caso: si noti ad esempio come il giallo nelle culture europee sia simbolo di viltà dove in Nahuatl indica il coraggio. Carlos Castaneda, che afferma di essere stato tra gli Indios e di aver appreso gli insegnamenti dei cosiddetti curanderos, è al corrente di tutte queste cose? Ne dubito fortemente. 

Per quanto la cosa possa stupire, i popoli antichi ignorano l'uso di un vocabolo corrispondente ad "energia" per come la intendono i Newagers. Per i Celti NERTON* indicava la forza, intesa come vigore fisico. Era quanto di più vicino si potesse trovare alla parola in questione. Non c'erano Druidi in grado di captare supposte confluenze energetiche e di costruire in quei luoghi cerchi megalitici, non solo perché non avevano il concetto di "energia", ma anche perché i Celti non erano costruttori di megaliti. Quei monumenti misteriosi sono opera di un popolo più antico e non indoeuropeo, anche se l'immaginario collettivo non ne vuol prendere atto. 

*Ricostruito dalle lingue celtiche insulari e documentato in numerosi antroponimi gallici incorporati in iscrizioni latine: Nertocomarus, Nertacus, Nertonius, Nertomarus, Nertomarius, Nertus, Nertovalus, etc.  

La New Age è un'opera di mistificazione storica e culturale, volta a nascondere la verità dei fatti e la conoscenza dei popoli e a sostituirvi una mitologia del tutto priva di fondamento. Qualcuno ha addirittura avuto la pretesa di affermare che la New Age avrebbe una natura gnostica, ma nulla è più lontano dal vero. Non esiste una sola proposizione all'interno del suo edificio ideologico passibile di essere identificata come imparentata con lo Gnosticismo. Il fatto che elementi della Chiesa di Roma tendano ad identificare Gnosi e Gnosticismo con il panteismo New Age è indice della loro superficialità. Nessun seguace di una religione o di una filosofia di tipo gnostico può avere motivo di simpatizzare per la New Age, che rappresenta per sua stessa natura una forza antignostica. 

In sintesi, la parola che meglio rappresenta l'essenza del movimento New Age e di tutte le sue filiazioni è Menzogna. Una menzogna che rosicchia il passato. 

venerdì 10 maggio 2019


DUE SOVRANI ILLUMINATI:
ATTILA E ALBOINO 


 Lezioni di tolleranza 

Si parla tanto di dialogo in questi giorni di polemiche, ma è evidente che pochi intendono il senso di questo termine di origine greca. La sua etimologia ci dovrebbe illuminare: deriva infatti da dià 'attraverso' e da logos 'parola, discorso'. Il dialogo implica uno scambio reale di punti di vista, e soprattutto la possibilità di modificare le proprie idee. Ma quando si rappresenta una religione monoteista, ogni dialogo con chi ha idee diverse è chiaramente impossibile. Può infatti un cattolico ammettere di sbagliare su un principio portante della sua fede? E' evidente che non è possibile. Quindi l'uso della parola 'dialogo' è solo un inganno. 

Allo stesso modo, parole come 'tolleranza' e 'libertà' sono usate dai porporati ogni qual volta la loro voce invadente viene rifiutata dalle genti, ma essi hanno agito nei secoli proprio contro qualsiasi pur larvata forma di libertà di espressione. Hanno forse tollerato Albigesi e Valdesi? Hanno forse tollerato gli epigoni degli antichi pagani morenti? La risposta è sotto gli occhi di tutti: NO! Ogni visione dell'universo differente dalla loro la hanno perseguitata in modo aberrante, abominevole. E nessuno può cavarsela invocando i cosiddetti 'sbagli' della Chiesa. Questi non sono sbagli, ma frutti dei princìpi portanti, cardinali della dottrina cattolica e naturali conseguenze delle sue assunzioni di base. 

Per i cattolici è intollerabile e nefasto vivere in un paese in cui tutti hanno diritto ad esprimere le proprie opinioni e a vivere secondo i propri costumi. Infatti, credendo di rappresentare la Verità, sono altresì convinti che la Verità non possa in alcun modo convivere con l'Errore. Uno Stato che permette ai sudditi di godere di una certa libertà, è quindi per i seguaci della dottrina romana uno stato compromesso con il Demonio. Lo Stato che essi invocano ogni giorno è teocratico, ovvero una struttura che fa della religione cattolica il suo centro e la sua ragion d'essere. Ma è automatico, e questo luttuosamente i liberali non lo vogliono capire, che un simile Stato sia intollerante. Una volta che una nazione ammette Dio come suo centro, un'organizzazione poliziesca si farà in modo automatico garante di ciò, e i princìpi saranno tradotti in atto.

I cattolici ritengono le loro leggi non già come una delle tante possibili, ma come 'Legge Naturale' e si sentono pertanto in obbligo di imporle a tutti. In uno Stato Laico, nessuno obbligherà mai un cattolico a rinunciare al matrimonio o ad intrattenere rapporti omosessuali, nessuno gli impedirà mai di praticare il suo culto. Eppure in un simile Stato, il cattolico si troverà in estremo disagio, perché anche soltanto la presenza di un oppositore alla luce del sole gli darà fastidio, sia esso eretico, pagano, ebreo o ateo.

Attila (Piccolo Padre), discendente di Balamir, Re degli Unni, era un condottiero glorioso, che mise assieme un impero immenso. Noto per la sua ferocia, si diceva che dove passava non cresceva più l'erba. Era nato in una cultura di tipo turco-mongolo che esaltava la guerra e il massacro dei nemici. Eppure dal punto di vista religioso Attila era incredibilmente tollerante, come tipico della tradizione del suo popolo. Permise sempre qualsiasi culto nei suoi domini, come i suoi predecessori avevano sempre fatto, vietando invece che ci fossero disordini e tumulti a causa delle diverse opinioni sulla divinità. Egli adorava il Cielo, Tengri, e la sua religione era sciamanica, ma non discriminava nessuno e non imponeva nulla a nessuno. I suoi funzionari potevano essere sciamanisti, pagani, cristiani di qualsiasi tipo o manichei. La fede era ritenuta un fatto strettamente personale e la sua nazione incarnava la più elevata e migliore idea di Stato Laico.

Alboino (Amico degli Elfi), Re dei Longobardi, era pagano e venerava il Dio Wotan, il cui culto era stato ereditato dai suoi antenati giunti dalla remota Scandinavia. Egli era pragmatico e sostanzialmente riconosceva la stessa validità a ogni tradizione religiosa, perché ogni popolo per lui aveva diritto sacrosanto ad avere la propria. Così non vedeva perché i Longobardi, un tempo chiamati Vinnili, dovessero rinunciare ai loro Dei per piegarsi davanti al Dio dei Romani. Ma allo stesso modo non pensava giusto che i Romani si inchinassero davanti a Wotan, perché non era il loro culto avito. Per quanto molti si ostinino a ritenere Alboino un "sadico minchione", egli era sorprendentemente moderno, e non avrebbe sfigurato in compagnia di Voltaire e di Rousseau. Certo, era anche un uomo violento e crudele, che decapitò il Re dei Gepidi Cunimondo e obbligò sua figlia Rosmunda a bere dal suo teschio. Le sue azioni, che per la morale dei Germani erano encomiabili e gloriose, non avevano tuttavia un movente religioso. Egli non torse mai un solo capello a un cristiano a motivo della sua fede, si adoperò in tutti i modi perché tra cristiani Niceni e cristiani Ariani regnasse la concordia, e permise persino che i suoi sudditi pregassero per la sua conversione e per la salvezza della sua anima.

Eppure i cattolici hanno sempre disprezzato tali sovrani illuminati e saggi, esaltando invece personalità come Costantino e Teodosio. Il primo si macchiò di crimini mostruosi contro i suoi stessi consanguinei e pose le basi degli orrori che sarebbero seguiti. Il secondo, ostaggio dell'integralista Ambrogio, decretò che tutti i sudditi dell'Impero dovessero seguire il Cristianesimo Niceno, pena la morte, con solo una tolleranza di forma verso gli Ebrei. Nessuno se lo dimentichi: per i papisti la parola 'libertà' significa vivere in un paese in cui esiste una sola religione possibile: quella del Papa. 

Il Volto Oscuro della Storia, 21 gennaio 2008

Ne sono passati di anni da quando ho scritto questo contributo su un blog ormai defunto! Nel frattempo sono successe molte cose: è giunto il tempo della Chiesa dei Due Papi - o di nessun Papa, se si preferisce - e la stessa teologia cattolica è defunta. Quello che all'epoca pareva più terribile del dragone Fafnir, è ora ridotto a un miserabile lombrico! 

mercoledì 8 maggio 2019

ETIMOLOGIA DI GRIMPEDIUM

Molti navigatori sono giunti in questo portale digitando una ben strana e bislacca chiave di ricerca: GRIMPEDIUM. Che vorrà mai dire? Ebbene, non si tratta di un cumulo di lettere assemblate per puro caso. La keyword dall'aspetto latineggiante è nata da un errore concettualmente molto semplice, come mi accingo a dimostrare. Essendo però un errore tutto sommato redditizio in termini di visite (non di pecunio!), mi limiterò a svelarne gli arcani senza correggerlo nell'articolo in cui tuttora compare, sperando anzi che possa continuare ad attrarre altri curiosi dai meandri del Web. Devo ringraziare il Fratello Pietro Ferrari per la fortuita introduzione di questo stravagante vocabolo nel presente portale, dal momento che in un suo meritorio articolo sul famigerato serial killer Ted Bundy, NASCERE MALVAGI, nelle fonti bibliografiche è riportato il seguente riferimento:

J.W. Ocker, The New England Grimpedium. A Guide to Macabre and Ghastly Sites in the Northeast U.S., New York, Countryman Press, 2010. 

Si vede subito che il fatidico GRIMPEDIUM è un refuso, ossia un banale errore. Sta per GRIMPENDIUM: è stata omessa per fallace digitazione una consonante nasale -N-, cosa che può capitare a chiunque mentre si cimenta con la tastiera. Va da sé che il problema sta all'origine ultima di questa anomalia, dato che GRIMPENDIUM è una parola macedonia derivante dalla fusione di GRIM "truce" (con paralleli in longobardo e in norreno) e di COMPENDIUM "compendio" (termine eminentemente latino). A tutti gli effetti si tratta di un *GRIM-COMPENDIUM, ossia di un Compendio delle Atrocità. Mi domando che avrebbe pensato l'Erulo Odoacre se un folletto gli avesse insufflato nelle orecchie un simile vocabolo! Così abbiamo senza volerlo evocato una parola che prima non esisteva e che ha di per sé ben poca giustificazione, essendo di una fragilità logica molto spinta. La pronuncia sarà /gɹɪm'pi:dɪǝm/ anziché /gɹɪm'pendɪǝm/ come dovrebbe essere. Che altro dire? Anche questa è antropologia! Ecco, qualcosa si sta spargendo nella Rete tramite contagio memetico, acquisendo forma e sostanza di giorno in giorno!

sabato 4 maggio 2019


EUTAMNESIA 

Anno: 2000
Lingua: Italiano
Regia: Patrick Rizzi
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Distopia
Durata: 1,13 h
Soggetto: Patrick Rizzi
Sceneggiatura: Patrick Rizzi, Federico Salvi
Produttore: Patrick Rizzi
Produttore associato: Federico Salvi
Musiche: Patrick Rizzi
Fotografia: Patrick Rizzi
Segretaria edizione: Ilaria Tarello

Interpreti e personaggi: 
   Emanuele De Matteis: Ziggy
   Federico Salvi: Victor
   Antonio Matarazzo: Antonio
   Paola Mura: Pearl
   Simone Lavino Zona: Dietmar 


Sinossi (Patrick Rizzi, dal suo canale Youtube):

  Il film Eutamnesìa è concepito e realizzato tra il 1998 e 1999, nel mentre negli USA venivano realizzati CONTEMPORANEAMENTE "The Truman Show",  "Matrix" e "Dark City".
  Nel 2000 Eutamnesìa ha una piccola distribuzione in VHS in italia, grazie alla casa di produzione indipendente, all'epoca ancora esistente, chiamata "il Grido".
  Nel 2009, Duncan Jones, figlio di David Bowie, è regista per il film "Moon" su un' idea-creativa di base estremamente simile ad Eutamnesìa.
  Oltre all'idea di base, molti dettagli di sceneggiatura ben specifici e scelte di narrazione, sembrano ammiccare al film Eutamnesìa.
  Certo alcune varianti di Escamotage Narrativi lo rendono diverso, non identico nell'interezza, ad esempio: la trama, c'è poi una condensazione dei personaggi, poi scenografìe-ambientazioni e naturalmente scelte registiche-stilistiche.
  Premettendo in ultimo che Eutamnesìa è realizzato all'epoca con una scarsità di mezzi, produzione, competenze, risorse e persone... tale da renderlo molto "naif" nella sua dialettica e visione, l'ideatore e regista Patrick Rizzi vi augura comunque Buona Visione.



Trama:
Un pianeta senza nome. Irrimediabilmente deserto. Victor è il suo guardiano, incaricato dalla Compagnia di sorvegliare il decadente stabilimento minerario, abbandonato da molto tempo, ormai ridotto a una solitaria emorroide collocata proprio nel buco del culo dell'Universo. Un'illusione invereconda pervade il mite giovane: egli crede con tutto il suo cuore e con infinita ingenuità che il suo desolante incarico stia volgendo al termine. Non sa, il meschino, che i dirigenti inamovibili e parassitari della Compagnia hanno in serbo ben altro per lui. Lo sciagurato protagonista non si libererà mai dalla sua situazione afflittiva, come se gravasse su di lui tutta la rigidità della riforma pensionistica Monti-Fornero, mille volte più annichilente del macigno di Sisifo. Le sue giornate alienanti trascorrono tra gli edifici spettrali in una tremenda monotonia da cui non esiste via di fuga. I pochi diversivi sono soltanto fastidi paragonabili alla puntura di una zecca sul glande. Ad esempio l'occasionale visita di arroganti turisti russi col fegato cirrotizzato da ettolitri di vodka ingollata come se fosse acqua, oppure la comparsa improvvisa di un tecnico rintronato che si fa anni luce su un instabile trabiccolo soltanto per raggiungere un interruttore e premerlo ritualmente. Altro visitatore, raro ma ancor più molesto, è il fottuto manager della Compagnia che giunge sul pianeta deserto al solo scopo di sottoporre il povero Victor a estenuanti test attitudinali. Nuvole di fumo nel buio, appunti senza senso digitati sulla tastiera di un portatile, sguardo fisso sulla vittima, interminabili vaniloqui, ogni istante che provoca più sfinimento di un'intera giornata passata sotto il sole a zappare la terra. A questo punto cominciano a manifestarsi nel solitario custode sintomi di un grave malessere, che presto degenerano: si tratta dell'attivazione di uno spietato meccanismo di autolisi! Ecco come mai i ricordi di quest'uomo erano tanto sfocati e approssimativi. Tutto procede verso l'annichilente rivelazione finale. Ogni cosa è illusione. Victor non è altro che un clone e il pianeta desolato è il prodotto di un programma, non esiste nella realtà.  

Recensione: 
A me il film di Rizzi è piaciuto (a differenza di quello di Duncan Jones). Spezzo volentieri una lancia in suo favore. Potrebbe essere un film connettivista! Peccato che all'epoca in cui fu girato non esistesse nemmeno un vago sentore dell'esistenza stessa del Connettivismo. Questo è puro crepitio di Nullasenziente. Duro Abisso Nerosiderale, compatto come materia collassata di una stella a neutroni, un faro cosmico che irradia un rantolo di agonia ontologica destinato a riverberare oltre la Morte Termodinamica dell'Universo! Quando sarà realizzata la Profezia di Lovecraft e la Morte stessa sarà estinta, il rantolo del Superstite continuerà ad echeggiare tra le strutture atomiche della materia in sfacelo - i protoni e i neutroni che si sfaldano, mentre la stessa Freccia del Tempo si estingue.

Alcune note etimologiche 

Eutamnesia è una parola macedonia che deriva dalla fusione di Eutanasia e di Amnesia. Com'è ovvio, l'accento è sul suffisso come nelle parole di partenza: Eutamnesìa. L'operazione di ibridizzazione è come un filtraggio quantistico che fa perdere ogni traccia dell'etimologia delle parole d'origine, che è eminentemente ellenica. Le radici da cui derivano i vocaboli confusi si disperdono nel rumore di fondo dell'Oblio. Non amo le parole macedonia quando sono formate dalle logiche del mondo, ma questa stravagante creazione la perdono volentieri perché trasuda da tutti i pori la Morte dell'Essere!  

Altre recensioni e reazioni nel Web:

Riporto il link a un articolo di Silvio Sosio (aka S*) apparso su Fantascienza.com il 21 gennaio 2013 e intitolato Il caso Moon-Eutamnesia: quante somiglianze sospette.


Nell'articolo in questione si menziona la principale differenza tra Moon di Duncan Jones e il film di Rizzi: il rapporto tra il clone protagonista e le sue copie. Tuttavia si ammette che anche le somiglianze tra le due opere sono notevoli. Un'interessante osservazione di Sosio riguarda le abissali differenze tra i mezzi a disposizione del regista di Urbino (sommamente artigianali) e quelli del figlio di David Bowie, pur essendo il suo budget in ogni caso abbastanza striminzito.   

A quattro anni di distanza, il 23 gennaio 2017, The Gaunt ha ripreso punto per punto i concetti espressi da Sosio. Questo è il suo intervento, comprarso su Filmscoop.it

Eutamnesia deve essere prso (sic) per quello che é: un prodotto puramente amatoriale con una buona idea di base. Utilizzando le location di un complesso industriale abbandonato, visivamente alienante, si percepisce in maniera tangibile lo stato di abbandono e prostrazione del suo protagonista, custode di un nulla e di conseguenza condannato al nulla, visto e considerato che la memoria stessa è limitata solamente al vissuto di questo suo lavoro. I mezzi a disposizione tuttavia sono poverissimi e limiti piuttosto evidenti. Questo lavoro è tornato in auge, qualche anno fa per delle forti somiglianze al Moon di Duncan Jones. Somiglianze che oggettivamente ci sono, ma parlare di plagio personalmente lo ritengo un azzardo. 

Lo stesso regista di Eutamnesia ha illustrato in un video le prove della natura derivata del film del figlio di David Bowie, che ho riportato punto per punto nella recensione di Moon. Invito tutti a visionare il video, che reputo interessantissimo. 


Il teatrino del Disinformatico 

Un'altra cosa interessante è menzionata da Sosio e mi ha permesso di intravedere un mondo di livore la cui esistenza ignoravo. Si tratta del riferimento alla trattazione del caso Moon-Eutamnesia apparsa sul sito Il Disinformatico, rea di "tagliar corto senza un'accurata analisi facendosi beffe del regista italiano". In estrema sintesi, le cose sono andate così: Paolo Attivissimo alla testa dei suoi bellicosi Mirmidoni si è scagliato contro Rizzi e la sua opera, facendone strame. Non vorrei essere ritenuto un provocatore, ma mi è parso di assistere a un accanimento comprensibile soltanto se provocato da febbri politiche. Cose simili le ho viste fin troppo spesso nel Web. Il bello è che non sembra proprio che la pellicola sia stata vista da nessuno dei commentatori. Come? Avete massacrato un artista senza nemmeno aver visionato la sua opera? Tutto ciò è grottesco oltre ogni umano dire! Mi piacerebbe proprio che di questa faccenda si occupasse Crozza. Sia anatema su di voi!

La Fantascienza come religione:
è più indigesta di un chilo di sgombri!

Levo la mia mano vindice a fustigare il fanatismo di certi fantascientisti, che reputo ben peggiori degli Evangelici e dei Mormoni al colmo del loro furore mistico. Una cosa schifosa su tutte: il principio di autorità. Sei lo sperma del Duca Bianco? Bene, allora vali, tutto ciò che dici e che fai ha un senso e deve essere esaltato. Non puoi vantare alcun pedigree nobiliare? Allora sei ignobile, nel senso dell'aggettivo latino ignobilis, il cui significato originario è "privo di notoriertà". Se è così, significa che conti meno degli escrementi di un Dalit addetto allo spurgo dei pozzi neri a Calcutta! Ora, se mi è concesso, a tutto questo io mi ribello!  

Ancora sul test di Voight-Kampff 

Si è tanto insistito sulla pretesa somiglianza tra i test attitudinali a cui il manager della Compagnia sottopone Victor e il famigerato test di Voight-Kampff di dickiana memoria, il cui fine è quello di distinguere i replicanti dagli umani. Sorvoliamo sul fatto che per distinguere un replicante da un umano basterebbe una goccia di saliva. Sorvoliamo anche sull'offuscamento in cui si trovava Ridley Scott, che non lo ha compreso. Lo stesso Rizzi afferma, pressato dalle critiche dei Mirmidoni del Disinformatico, che il suo è un doveroso omaggio a Dick. Sono tuttavia convinto che le somiglianze siano soltanto marginali. Diversa è in ogni caso l'ontologia: Ziggy non deve affatto stabilire se Victor è un replicante, anche perché è perfettamente al corrente della sua vera natura di clone. Secondo me il regista avrebbe fatto meglio a evitare di giustificare le sue scelte. Non bisogna mai nutrire i troll e i cyberbulli, per nessun motivo. 

Un mondo simulato

Sicuramente possiamo includere Eutamnesia nel glorioso novero dei film ispirati dall'Olomanismo o Solipsismo radicale, opere che è nostra missione recensire una ad una. Ecco un punto in cui questo film si distacca in modo nettissimo da Moon: introduce il concetto di Realtà Simulata. Quelli del Disinformatico giudicano "hybris" l'accostamento dell'opera di Rizzi a Matrix, solo per fare un esempio. In altre parole, considerano tutto ciò "arroganza". Non si rendono conto del fatto che il loro atteggiamento dimostra il concetto di "dissonanza cognitiva"?  

Una domanda, a distanza di anni...

Forse il mio interrogativo sarà banale. Eppure rimane. Una cosa, molto semplice, che continuo a chiedermi senza sosta. Se è vero che plagio non ci fu, com'è che Duncan Jones non ha mai risposto alle domande di Rizzi? Com'è che non si è mai fatto vivo? Sdegno nobiliare? Certo, sono solo ipotesi. Sarebbe interessante saperne di più dai diretti interessati.