DOPO DIO
Autore: Peter Sloterdijk
Anno: 2018
Lingua originale: Tedesco
Titolo originale: Nach Gott: Glaubens- und Unglaubens-
versuche
Titolo originale: Nach Gott: Glaubens- und Unglaubens-
versuche
Editore: Raffaello Cortina Editore
Tipologia: Monografia
Soggetti: Religione, secolo XXI, filosofia, uomo, rapporti con
Dio
Tipologia: Monografia
Soggetti: Religione, secolo XXI, filosofia, uomo, rapporti con
Dio
Traduttore: Silvia Rodeschini
Curatore: Gianluca Bonaiuti
Collana: Scienza e idee
Codice EAN: 9788832850475
Pagine: 324 pagg. (Brossura)
Pagine: 324 pagg. (Brossura)
Sinossi (da Raffaellocortina.it):
Nella trilogia Sfere, Peter Sloterdijk evidenzia l’interesse della teologia speculativa per quella che viene ritenuta la smisurata grandezza di Dio, al quale è assegnato il ruolo di protezione assicurativa per l’anima. Questa funzione, celata in ogni religione monoteistica, costituisce l’orizzonte di significato in cui prendono posto gli esseri umani e il mondo.
Alla fine del XIX secolo, la “morte di Dio” priva la fede di forza, di oggetto e di salvezza. Nel suo nuovo libro, Sloterdijk si chiede quali siano state le ripercussioni di questa svolta sulla contemporaneità: una filosofia senza effetti reali? un cambio di mentalità? una diversa capacità di diagnosticare gli accadimenti? Che cosa ne è dell’essere umano, se l’Uno che dà senso alla sua vita non è più Dio ma il mondo stesso? La ricerca si inquadra in una logica di continuità con il lavoro di Sloterdijk sull’età contemporanea come periodo segnato da una complessità e da una complicazione crescenti. Per questa sua natura, essa coinvolge la teologia e la filosofia, la politica imperialistica dell’Occidente, gli influssi degli sviluppi culturali, l’impatto dei progressi scientifici e tecnologici.
Nella trilogia Sfere, Peter Sloterdijk evidenzia l’interesse della teologia speculativa per quella che viene ritenuta la smisurata grandezza di Dio, al quale è assegnato il ruolo di protezione assicurativa per l’anima. Questa funzione, celata in ogni religione monoteistica, costituisce l’orizzonte di significato in cui prendono posto gli esseri umani e il mondo.
Alla fine del XIX secolo, la “morte di Dio” priva la fede di forza, di oggetto e di salvezza. Nel suo nuovo libro, Sloterdijk si chiede quali siano state le ripercussioni di questa svolta sulla contemporaneità: una filosofia senza effetti reali? un cambio di mentalità? una diversa capacità di diagnosticare gli accadimenti? Che cosa ne è dell’essere umano, se l’Uno che dà senso alla sua vita non è più Dio ma il mondo stesso? La ricerca si inquadra in una logica di continuità con il lavoro di Sloterdijk sull’età contemporanea come periodo segnato da una complessità e da una complicazione crescenti. Per questa sua natura, essa coinvolge la teologia e la filosofia, la politica imperialistica dell’Occidente, gli influssi degli sviluppi culturali, l’impatto dei progressi scientifici e tecnologici.
L'autore:
"Peter Sloterdijk, uno dei più influenti pensatori contemporanei, insegna Filosofia ed Estetica presso la Staatliche Hochschule für Gestaltung Karlsruhe, di cui è attualmente Rettore."
Così è presentato il filosofo, sempre sul sito di Raffaello Cortina Editore. Aggiungerei che ha il volto di un robusto amante della buona tavola e delle libagioni copiose, con qualche esigua traccia di incipiente sofferenza per l'entropia accumulata nel corso degli incessanti bagordi - cosa che mi accomuna a lui in tutto e per tutto, mi tocca ammetere. :)
Indice dell'opera
1. Il crepuscolo degli dei.
"Dopo tutti i mondi degli dei c'è un crepuscolo degli dei"
2. È possibile dire di sì al mondo? A proposito della trasformazione dell'atmosfera fondamentale nella religiosità del Moderno, con particolare riferimento a Martin Lutero.
(Acutizzazione eccentrica – E videro che non era buono – L'origine della Riforma dallo spirito della disperazione temperata - Entropia protestante)
3. La vera dottrina errante: gnosi. Sulla religione mondiale dell'assenza di mondo.
(Dove si trova Nag Hammâdi – Come il mondo reale è infine divenuto un errore – Breve storia del tempo vero e proprio – Gnosi come psicologia negativa – Umanesimo demiurgico. A proposito della gnosi dell'arte moderna)
4. Più vicino di me stesso. Scuola teologica preparatoria alla teoria dell'interno comune.
5. Il bastardo di Dio.
6. Miglioramento umano. Parole chiave filosofiche sul problema della differenza antropologica.
7. Epoche dell'animazione. Proposte per una filosofia della storia della nevrosi.
8. Latenza. A proposito del nascondimento.
(Emersione della cripta - Operare massimamente invasivo - Inscatolamento come creazione della latenza - Impatto e dispiegamento - Calcolo integrale intuitivo)
9. L'imperativo mistico. Note sulla variazione di forma del religioso nella modernità.
(Le Confessioni estatiche di Martin Buber come sintomo epocale - La religione nell'epoca dell'esperimento - L'arena del mondo e lo spazio privo di marcature)
10. Imperativo assoluto e imperativo categorico.
11. Novità a proposito della volontà di credere. Note sulla desecolarizzazione.
12. Chance nel mostruoso. Note sulla variazione della forma del religioso nel mondo moderno sulla base di alcuni temi ripresi da William James.
"Peter Sloterdijk, uno dei più influenti pensatori contemporanei, insegna Filosofia ed Estetica presso la Staatliche Hochschule für Gestaltung Karlsruhe, di cui è attualmente Rettore."
Così è presentato il filosofo, sempre sul sito di Raffaello Cortina Editore. Aggiungerei che ha il volto di un robusto amante della buona tavola e delle libagioni copiose, con qualche esigua traccia di incipiente sofferenza per l'entropia accumulata nel corso degli incessanti bagordi - cosa che mi accomuna a lui in tutto e per tutto, mi tocca ammetere. :)
Indice dell'opera
1. Il crepuscolo degli dei.
"Dopo tutti i mondi degli dei c'è un crepuscolo degli dei"
2. È possibile dire di sì al mondo? A proposito della trasformazione dell'atmosfera fondamentale nella religiosità del Moderno, con particolare riferimento a Martin Lutero.
(Acutizzazione eccentrica – E videro che non era buono – L'origine della Riforma dallo spirito della disperazione temperata - Entropia protestante)
3. La vera dottrina errante: gnosi. Sulla religione mondiale dell'assenza di mondo.
(Dove si trova Nag Hammâdi – Come il mondo reale è infine divenuto un errore – Breve storia del tempo vero e proprio – Gnosi come psicologia negativa – Umanesimo demiurgico. A proposito della gnosi dell'arte moderna)
4. Più vicino di me stesso. Scuola teologica preparatoria alla teoria dell'interno comune.
5. Il bastardo di Dio.
6. Miglioramento umano. Parole chiave filosofiche sul problema della differenza antropologica.
7. Epoche dell'animazione. Proposte per una filosofia della storia della nevrosi.
8. Latenza. A proposito del nascondimento.
(Emersione della cripta - Operare massimamente invasivo - Inscatolamento come creazione della latenza - Impatto e dispiegamento - Calcolo integrale intuitivo)
9. L'imperativo mistico. Note sulla variazione di forma del religioso nella modernità.
(Le Confessioni estatiche di Martin Buber come sintomo epocale - La religione nell'epoca dell'esperimento - L'arena del mondo e lo spazio privo di marcature)
10. Imperativo assoluto e imperativo categorico.
11. Novità a proposito della volontà di credere. Note sulla desecolarizzazione.
12. Chance nel mostruoso. Note sulla variazione della forma del religioso nel mondo moderno sulla base di alcuni temi ripresi da William James.
Recensione:
Decisamente prolisso. Indigeribile. Una pingue e copiosa frittura di carne di coccodrillo al confronto è un pasto leggero. Mentre leggevo il contorto testo sloterdijkiano mi sentivo regredire allo stadio di ominide. Giungendo alle ultime battute dopo giorni di estenuazione, ero ormai diventato un Australopithecus afarensis, incapace persino di rammentare l'inizio di una frase contorta prima ancora di essere giunto al suo termine. Potremmo dire che Dopo Dio è uno strumento dell'Involuzione della Specie, dato che il suo linguaggio è tanto complesso da avere un impatto devastante sul lettore, facendolo regredire fino alle scimmie subumane, mettendolo davanto a tutta la sua inadeguatezza verbale. Ma ha davvero senso tessere frasi lunghe quanto due pagine, con una decina di livelli di subordinazione e centinaia di coordinate? Sarebbe bello capire da che pusher si rifornisce il gioviale tedescone.
Decisamente prolisso. Indigeribile. Una pingue e copiosa frittura di carne di coccodrillo al confronto è un pasto leggero. Mentre leggevo il contorto testo sloterdijkiano mi sentivo regredire allo stadio di ominide. Giungendo alle ultime battute dopo giorni di estenuazione, ero ormai diventato un Australopithecus afarensis, incapace persino di rammentare l'inizio di una frase contorta prima ancora di essere giunto al suo termine. Potremmo dire che Dopo Dio è uno strumento dell'Involuzione della Specie, dato che il suo linguaggio è tanto complesso da avere un impatto devastante sul lettore, facendolo regredire fino alle scimmie subumane, mettendolo davanto a tutta la sua inadeguatezza verbale. Ma ha davvero senso tessere frasi lunghe quanto due pagine, con una decina di livelli di subordinazione e centinaia di coordinate? Sarebbe bello capire da che pusher si rifornisce il gioviale tedescone.
Un errore interpretativo
Sul sito www.ibs.it si legge la seguente sconcertante descrizione:
Nel suo nuovo libro, Peter Sloterdijk, per la prima volta, trae tutte le conclusioni dalla frase “Dio è morto”.
Nel suo nuovo libro, Peter Sloterdijk, per la prima volta, trae tutte le conclusioni dalla frase “Dio è morto”.
«Il filosofo considera irrilevante la fede perché guarda al luteranesimo tedesco. La vitalità di altre Chiese evangeliche nei Paesi poveri dimostra tuttavia che il richiamo religioso resta potente.»
– La Lettura
Caro Letturista, il richiamo delle Chiese Evangeliche nel Terzo, Quarto e Quinto Mondo resta potente non perché siano teologicamente vitali, bensì per un'altra ragione che si impone di prepotenza: i loro ministri istigano uomini che sono spaventosi energumeni e falli deambulanti a lasciare lo sperma in ogni vagina che trovano sulla loro strada, ingravidando ogni ventre fecondo. Così laddove queste Chiese si impongono, non è raro imbattersi in bruti che hanno più di cento nipoti. Di fronte a orrori simili si può solo sentire la mancanza di Zardoz! Sì, Zardoz, la Testa di Pietra che cala dal cielo a predicare il totale genocidio dell'umanità! Me lo ricordo bene quel bellissimo film del lontano 1974. Crederò che in Africa e in America Latina riverberino parole divinamente ispirate solo quando si alzerà un Profeta e urlerà alle genti: "Lo sperma è il Male!"
Sloterdijk è ovviamente accusato dai cattolici-belva di essere un elemento neognostico - anche se a quanto pare non ha capito molto dello Gnosticismo, dato che non fa riferimento alcuno alla sua natura eminentemente anticosmica. Menziona però un fatto singolare che merita di essere approfondito: oltre ai sistemi gnostici dualisti (i più comuni), ne esistevano anche di monisti e addirittura di triadici. A parer mio, uno Gnosticismo monista non è Gnosticismo, sic et simpliciter - nonostante l'opinione dei moderni - a meno che non sia malteista. Per quanto riguarda i sistemi triadici, a quanto pare è assai difficile trovare informazioni. Quello che trovo inaccettabile è il continuo piagnisteo di coloro che identificano la modernità con lo Gnosticismo! Veniamo dunque ai cattolici che si danno la zappa sui piedi, accusando il filosofo tedesco di non fare alcuna menzione proprio di quei manoscritti di Qumran che dimostrano la falsità del Cristianesimo Niceno, che provano al di là di ogni dubbio la sua natura derivata e non divina. Intanto lo Gnosticismo resta valido nelle sue basi dottrinali ed è in grado di resistere - perché descrive la malvagità di un mondo oggettivamente malvagio - mentre se si continuerà a grattare la rogna di Qumran emergerà alla fin fine la desolante realtà storica, che il Cristianesimo mainstream è un'invenzione del subdolo Flavio Giuseppe, fabbricata a tavolino basandosi su materiale della setta degli Esseni. Un'invenzione fabbricata per finalità abiette, per giunta.
Il mondo contemporaneo, la cui natura intrinseca è materialista, è accusato di essere "gnostico". L'assurdità di una simile accusa è di uno stridore spaventoso. Lo Gnostico afferma che il mondo è il Nulla e che lo Spirito è imprigionato nella materia. Non ci potrebbe essere credo più antimaterialista. Da dove nasce dunque un equivoco tanto marchiano? Nasce dalla "Santa Ignoranza", da una profonda avversione nei confronti della Conoscenza. La piaga della "Santa Ignoranza" rende cieco chi ne è vittima: proprio per questo è di immenso profitto per chi detiene il potere. Vediamo un po' di analizzare un caso di inganno clamoroso, una bestemmia contro lo Spirito fatta passare per "religiosità". Non fu forse don Luigi Giussani ad affermare che nella carne dell'essere umano è presente la Verità? "La verità nasce dalla carne", è infatti il titolo di un suo scritto. L'uomo, secondo questa dottrina perniciosa, sarebbe dunque immagine di Dio proprio negli aspetti più desolanti e mortificanti, come la produzione di escrementi e la putrescenza dei cadaveri! Adesso mi pongo la domanda fatidica. Chi è il materialista?
Ebbene sì, come titolo di un capitolo è davvero forte! Il bastardo di Dio: la cesura di Gesù. Mi si perdoni se desta scandalo nei possibili lettori del mio portale, ma questa locuzione, che senza dubbio ferirà milioni di persone, è stampata tal quale sul testo in analisi. Non me la sono inventata io. Sloterdijk ha recuperato l'idea, che accomuna gli autori del Talmud ad Adolf Hitler e agli esoteristi della Thule Gesellschaft: Gesù Cristo non fu figlio di Dio, bensì di un legionario che militava nell'Esercito Imperiale. Hitler e gli adepti della Società di Thule aggiungevano un dettaglio non di poco conto alla narrazione talmudica: questo legionario era di origine germanica e si chiamava Panthera. La fonte ultima è un'opera del filosofo neoplatonico Celso (II secolo d.C.), il Discorso veritiero. Secondo queste bizzarre dottrine, che in Italia ricevono per ovvie ragioni ben poca pubblicità, Maria sarebbe stata una sorta di escort e neppure tanto di lusso, in buona sostanza una prostituta autoctona adibita al soddisfacimento del militari di Roma. Per questo motivo, sempre seguendo Sloterdijk, il Rabbinato e l'Uomo di Braunau am Inn, Gesù non sopportava alcun discorso, nemmeno larvato, che potesse alludere alla sua vera e ingloriosa origine. Così batteva i piedi e sfuriava, faceva le bizze, dicendo di essere Figlio di Dio, per allontanare da sé la vergogna di uno sperma alloctono. Sloterdijk si spinge anche oltre: menziona le problematiche genealogie di Gesù contenute nei Vangeli di Luca e di Matteo, con cui gli autori pensavano di ricondurre il Salvatore alla Casa di David. Con molta arguzia, il filosofo tedesco fa notare un paio di cose a dir poco drammatiche. Innanzitutto dette genealogie riportano alla Casa di David non Maria, che fisicamente avrebbe dovuto dare alla luce il Bambin Gesù, bensì Giuseppe, che stando alle Scritture non avrebbe dovuto dare al concepimento divino alcun contributo spermatico! Si noterà che la tradizione popolare italiana reputa Giuseppe degno di irrisione e di scherno, eleggendolo patrono dei cornuti e addirittura dei segaioli: a tanto giunge l'immane bestialità del volgo belluino!
Ecco, secondo le dottrine dei Farisei, odiatissimi da Gesù, contava soltanto la paternità legale. Per questo contava attribuire la paternità legale di Gesù a Giuseppe e ricondurre quest'uomo alla Casa di David. Però tutti i complottisti mi dicono che si appartiene al Popolo Eletto da parte di madre. Una singolare contraddizione, non trovate? Come la risolviamo?
Questi sono i brani evangelici che riportano l'ascendenza di Gesù:
Genealogia in Matteo, 1,1-17
1 Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. 2 Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, 3 Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, 4 Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, 5 Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, 6 Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria, 7 Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asaf, 8 Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, 9 Ozia generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechia, 10 Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, 11 Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. 12 Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, 13 Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, 14 Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, 15 Eliùd generò Eleazar, Eleazar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, 16 Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. 17 In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.
Genealogia in Luca, 3,23-38
23 Gesù, quando cominciò il suo ministero, aveva circa trent'anni ed era figlio, come si riteneva, di Giuseppe, figlio di Eli, 24 figlio di Mattat, figlio di Levi, figlio di Melchi, figlio di Innai, figlio di Giuseppe, 25 figlio di Mattatia, figlio di Amos, figlio di Naum, figlio di Esli, figlio di Naggai, 26 figlio di Maat, figlio di Mattatia, figlio di Semein, figlio di Iosec, figlio di Ioda, 27 figlio di Ioanàn, figlio di Resa, figlio di Zorobabele, figlio di Salatièl, figlio di Neri, 28 figlio di Melchi, figlio di Addi, figlio di Cosam, figlio di Elmadàm, figlio di Er, 29 figlio di Gesù, figlio di Elièzer, figlio di Iorim, figlio di Mattat, figlio di Levi, 30 figlio di Simeone, figlio di Giuda, figlio di Giuseppe, figlio di Ionam, figlio di Eliachìm, 31 figlio di Melea, figlio di Menna, figlio di Mattatà, figlio di Natam, figlio di Davide, 32 figlio di Iesse, figlio di Obed, figlio di Booz, figlio di Sala, figlio di Naassòn, 33 figlio di Aminadàb, figlio di Admin, figlio di Arni, figlio di Esrom, figlio di Fares, figlio di Giuda, 34 figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo, figlio di Tare, figlio di Nacor, 35 figlio di Seruc, figlio di Ragàu, figlio di Falek, figlio di Eber, figlio di Sala, 36 figlio di Cainam, figlio di Arfacsàd, figlio di Sem, figlio di Noè, figlio di Lamec, 37 figlio di Matusalemme, figlio di Enoc, figlio di Iaret, figlio di Maleleèl, figlio di Cainam, 38 figlio di Enos, figlio di Set, figlio di Adamo, figlio di Dio.
Sloterdijk, con ghigno beffardo e mefistofelico, fa notare che Luca apporta un'innovazione davvero mirabile rispetto a Matteo: prolunga retroattivamente la genealogia di Gesù facendola arrivare fino al Primo Uomo, Adamo. Ma a cosa serve, commenta il filosofo, arrivare fino al Padre Adamo con un lunghissimo convoglio di vetture, se poi questo convoglio deraglia proprio nei pressi della stazione d'arrivo?
La soluzione ai problemi sollevati da Sloterdijk è molto semplice: le genealogie di Gesù sono apocrife. I Vangeli Canonici sono pieni zeppi di contaminazioni e si può definire Cristiano soltanto chi sostiene la necessità dell'epurazione dei testi da tutto ciò che è spurio e diabolico. Chi potrebbe mai pensare che Cristo avesse un corpo di carne in grado di ingurgitare e di defecare, di emettere seme e altre brutture? Nessuno dotato di senno potrebbe farlo. Non esistono gli escrementi divini! Così non è possibile che Cristo avesse una carne ereditata da donne perverse come l'incestuosa Tamar, la prostituta Racab, l'idolatra e infanticida Rut! E da queste meretrici sarebbe nata infine la Vergine? Tutto ciò è assurdo e deve essere rigettato. Un dovere: proseguire nel cammino che intrapresero Marcione e il Pop Bogomil, anche a costo di ridurre i Vangeli a poche pagine! Poche pagine di Verità, immuni da storture e da contaminazioni mondane, incapaci di trarre in inganno le genti!
Mi dispiace dirlo, ma Sloterdijk non ne capisce molto di linguistica. Non è un buon filologo. Sono rimasto a dir poco allibito quando ho letto queste sue parole:
Il termine chiave dell'Illuminismo era quello stato di maggiorità [Mündigkeit], formulato da Kant, il quale veniva definito come la capacità di servirsi del proprio intelletto senza la direzione di altri - in particolare, in questioni di carattere religioso.
Ora, lo stato di maggiorità è un concetto che un lettore di testi storici con un training psicoanalitico non può accogliere senza qualche remora. Tradurlo semplicemente in termini di autonomina o autodeterminazione sarebbe un'ingenuità ingiustificata, anche se i filosofi di professione più avversi alla psicologia accetterebbero di buon grado questa traduzione. Lo stato di maggiorità [Mündigkeit] indica un fantasma dell'oralità [Mündlichkeit]1 che si prolunga nella sfera politica, e questo stato di cose è percepito dal terzo orecchio. Alla base dell'ideale dello stato di maggiorità c'è l'idea che un soggetto abbia preso possesso delle proprie competenze orali, ovvero del linguaggio, in misura tale da poter prendere la parla per sé - e, addirittura, per l'intera umanità nella propria persona. Nell'idea di uno stato di maggiorità si articola una programma educativo che estende una storia della formazione della bocca dal primo giorno fino alla volontà ultima, dall'urlo al discorso parlamentare. Perciò, i destini orali dell'uomo risultano collegati all'andamento del mondo di epoca moderna.
Il curatore dell'edizione italiana, Bonaiuti, rincara la dose con la sua contorta nota al testo sloterdijkiano:
1. È impossibile rendere in italiano questa assonanza, la parola tedesca Mündigkeit - che indica una condizione di maturità e autonomia - sembra contenere, infatti, la parola Mund, letteralmente "bocca", che si trova anche in altri termini giuridici, come Vormundschaft, tutela, Vormundschaftsgericht, ufficio tutorio. Esso deriva da Munt, un termine giuridico che nel medio-alto tedesco e nell'alto-tedesco antico indicava la protezione, da parte del responsabile di una casa, nei confronti di coloro che la abitavano (vedi "Mündigkeit" in Herkunftswörterbuch, Duden, Frankfurt am Main 2013).
Nei dizionari etimologici non è chiaro il suo apparentamento all'oralità, ma certamente nel tedesco moderno, a partire da Lutero, sono frequenti le associazioni tra Mund e Mündigkeit (vedi la voce "Mündigkeit" in J. Grimm, W. Grimm, Deutsches Wörterbuch, Hirzel, Leipzig 1971, vol. 12, coll. 2688). il termine Mündigkeit verrà qui reso con "maggiorità" e l'aggettivo mündig con l'italiano "maturo". Mündlichkeit viene invece tradotto con "oralità" e verrà distinto da Oralität e dai termini connessi, con l'indicazione del tedesco tra parentesi-
[NdC]
Ebbene, tutto è molto semplice. In antico alto tedesco esistevano due diverse parole dal suono molto simile: mund "bocca" e munt "mano; protezione". In longobardo suonavano in modo identico: la parola mund "protezione" è stata latinizzata in mundium e ricorre in composti come aamund "libero, senza tutela" e selpmundia "padrona di se stessa". La parola per dire "bocca" e quella per "protezione" non risalgono però alla stessa radice protogermanica, nonostante la sostanziale omofonia. Si nota che mund "protezione" viene dalla stessa radice indoeuropea del latino manus "mano", mentre mund "bocca" viene dalla stessa radice indoeuropea del latino mentus "mento". Quindi tutte le verbose acrobazie di Sloterdijk e di Bonaiuti sono fatica sprecata che allontana dalla Verità. In buona sostanza, avrei gradito di più una tazza di kopi luwak, il buon caffè di Gianni Coprofago!
– La Lettura
Caro Letturista, il richiamo delle Chiese Evangeliche nel Terzo, Quarto e Quinto Mondo resta potente non perché siano teologicamente vitali, bensì per un'altra ragione che si impone di prepotenza: i loro ministri istigano uomini che sono spaventosi energumeni e falli deambulanti a lasciare lo sperma in ogni vagina che trovano sulla loro strada, ingravidando ogni ventre fecondo. Così laddove queste Chiese si impongono, non è raro imbattersi in bruti che hanno più di cento nipoti. Di fronte a orrori simili si può solo sentire la mancanza di Zardoz! Sì, Zardoz, la Testa di Pietra che cala dal cielo a predicare il totale genocidio dell'umanità! Me lo ricordo bene quel bellissimo film del lontano 1974. Crederò che in Africa e in America Latina riverberino parole divinamente ispirate solo quando si alzerà un Profeta e urlerà alle genti: "Lo sperma è il Male!"
La Gnosi, la dottrina errante
Sloterdijk è ovviamente accusato dai cattolici-belva di essere un elemento neognostico - anche se a quanto pare non ha capito molto dello Gnosticismo, dato che non fa riferimento alcuno alla sua natura eminentemente anticosmica. Menziona però un fatto singolare che merita di essere approfondito: oltre ai sistemi gnostici dualisti (i più comuni), ne esistevano anche di monisti e addirittura di triadici. A parer mio, uno Gnosticismo monista non è Gnosticismo, sic et simpliciter - nonostante l'opinione dei moderni - a meno che non sia malteista. Per quanto riguarda i sistemi triadici, a quanto pare è assai difficile trovare informazioni. Quello che trovo inaccettabile è il continuo piagnisteo di coloro che identificano la modernità con lo Gnosticismo! Veniamo dunque ai cattolici che si danno la zappa sui piedi, accusando il filosofo tedesco di non fare alcuna menzione proprio di quei manoscritti di Qumran che dimostrano la falsità del Cristianesimo Niceno, che provano al di là di ogni dubbio la sua natura derivata e non divina. Intanto lo Gnosticismo resta valido nelle sue basi dottrinali ed è in grado di resistere - perché descrive la malvagità di un mondo oggettivamente malvagio - mentre se si continuerà a grattare la rogna di Qumran emergerà alla fin fine la desolante realtà storica, che il Cristianesimo mainstream è un'invenzione del subdolo Flavio Giuseppe, fabbricata a tavolino basandosi su materiale della setta degli Esseni. Un'invenzione fabbricata per finalità abiette, per giunta.
Contraddizioni definitorie
Il mondo contemporaneo, la cui natura intrinseca è materialista, è accusato di essere "gnostico". L'assurdità di una simile accusa è di uno stridore spaventoso. Lo Gnostico afferma che il mondo è il Nulla e che lo Spirito è imprigionato nella materia. Non ci potrebbe essere credo più antimaterialista. Da dove nasce dunque un equivoco tanto marchiano? Nasce dalla "Santa Ignoranza", da una profonda avversione nei confronti della Conoscenza. La piaga della "Santa Ignoranza" rende cieco chi ne è vittima: proprio per questo è di immenso profitto per chi detiene il potere. Vediamo un po' di analizzare un caso di inganno clamoroso, una bestemmia contro lo Spirito fatta passare per "religiosità". Non fu forse don Luigi Giussani ad affermare che nella carne dell'essere umano è presente la Verità? "La verità nasce dalla carne", è infatti il titolo di un suo scritto. L'uomo, secondo questa dottrina perniciosa, sarebbe dunque immagine di Dio proprio negli aspetti più desolanti e mortificanti, come la produzione di escrementi e la putrescenza dei cadaveri! Adesso mi pongo la domanda fatidica. Chi è il materialista?
Il bastardo di Dio (sic)
Ebbene sì, come titolo di un capitolo è davvero forte! Il bastardo di Dio: la cesura di Gesù. Mi si perdoni se desta scandalo nei possibili lettori del mio portale, ma questa locuzione, che senza dubbio ferirà milioni di persone, è stampata tal quale sul testo in analisi. Non me la sono inventata io. Sloterdijk ha recuperato l'idea, che accomuna gli autori del Talmud ad Adolf Hitler e agli esoteristi della Thule Gesellschaft: Gesù Cristo non fu figlio di Dio, bensì di un legionario che militava nell'Esercito Imperiale. Hitler e gli adepti della Società di Thule aggiungevano un dettaglio non di poco conto alla narrazione talmudica: questo legionario era di origine germanica e si chiamava Panthera. La fonte ultima è un'opera del filosofo neoplatonico Celso (II secolo d.C.), il Discorso veritiero. Secondo queste bizzarre dottrine, che in Italia ricevono per ovvie ragioni ben poca pubblicità, Maria sarebbe stata una sorta di escort e neppure tanto di lusso, in buona sostanza una prostituta autoctona adibita al soddisfacimento del militari di Roma. Per questo motivo, sempre seguendo Sloterdijk, il Rabbinato e l'Uomo di Braunau am Inn, Gesù non sopportava alcun discorso, nemmeno larvato, che potesse alludere alla sua vera e ingloriosa origine. Così batteva i piedi e sfuriava, faceva le bizze, dicendo di essere Figlio di Dio, per allontanare da sé la vergogna di uno sperma alloctono. Sloterdijk si spinge anche oltre: menziona le problematiche genealogie di Gesù contenute nei Vangeli di Luca e di Matteo, con cui gli autori pensavano di ricondurre il Salvatore alla Casa di David. Con molta arguzia, il filosofo tedesco fa notare un paio di cose a dir poco drammatiche. Innanzitutto dette genealogie riportano alla Casa di David non Maria, che fisicamente avrebbe dovuto dare alla luce il Bambin Gesù, bensì Giuseppe, che stando alle Scritture non avrebbe dovuto dare al concepimento divino alcun contributo spermatico! Si noterà che la tradizione popolare italiana reputa Giuseppe degno di irrisione e di scherno, eleggendolo patrono dei cornuti e addirittura dei segaioli: a tanto giunge l'immane bestialità del volgo belluino!
Ecco, secondo le dottrine dei Farisei, odiatissimi da Gesù, contava soltanto la paternità legale. Per questo contava attribuire la paternità legale di Gesù a Giuseppe e ricondurre quest'uomo alla Casa di David. Però tutti i complottisti mi dicono che si appartiene al Popolo Eletto da parte di madre. Una singolare contraddizione, non trovate? Come la risolviamo?
Questi sono i brani evangelici che riportano l'ascendenza di Gesù:
Genealogia in Matteo, 1,1-17
1 Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. 2 Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, 3 Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, 4 Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, 5 Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, 6 Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria, 7 Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asaf, 8 Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, 9 Ozia generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechia, 10 Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, 11 Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. 12 Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, 13 Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, 14 Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, 15 Eliùd generò Eleazar, Eleazar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, 16 Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. 17 In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.
Genealogia in Luca, 3,23-38
23 Gesù, quando cominciò il suo ministero, aveva circa trent'anni ed era figlio, come si riteneva, di Giuseppe, figlio di Eli, 24 figlio di Mattat, figlio di Levi, figlio di Melchi, figlio di Innai, figlio di Giuseppe, 25 figlio di Mattatia, figlio di Amos, figlio di Naum, figlio di Esli, figlio di Naggai, 26 figlio di Maat, figlio di Mattatia, figlio di Semein, figlio di Iosec, figlio di Ioda, 27 figlio di Ioanàn, figlio di Resa, figlio di Zorobabele, figlio di Salatièl, figlio di Neri, 28 figlio di Melchi, figlio di Addi, figlio di Cosam, figlio di Elmadàm, figlio di Er, 29 figlio di Gesù, figlio di Elièzer, figlio di Iorim, figlio di Mattat, figlio di Levi, 30 figlio di Simeone, figlio di Giuda, figlio di Giuseppe, figlio di Ionam, figlio di Eliachìm, 31 figlio di Melea, figlio di Menna, figlio di Mattatà, figlio di Natam, figlio di Davide, 32 figlio di Iesse, figlio di Obed, figlio di Booz, figlio di Sala, figlio di Naassòn, 33 figlio di Aminadàb, figlio di Admin, figlio di Arni, figlio di Esrom, figlio di Fares, figlio di Giuda, 34 figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo, figlio di Tare, figlio di Nacor, 35 figlio di Seruc, figlio di Ragàu, figlio di Falek, figlio di Eber, figlio di Sala, 36 figlio di Cainam, figlio di Arfacsàd, figlio di Sem, figlio di Noè, figlio di Lamec, 37 figlio di Matusalemme, figlio di Enoc, figlio di Iaret, figlio di Maleleèl, figlio di Cainam, 38 figlio di Enos, figlio di Set, figlio di Adamo, figlio di Dio.
Sloterdijk, con ghigno beffardo e mefistofelico, fa notare che Luca apporta un'innovazione davvero mirabile rispetto a Matteo: prolunga retroattivamente la genealogia di Gesù facendola arrivare fino al Primo Uomo, Adamo. Ma a cosa serve, commenta il filosofo, arrivare fino al Padre Adamo con un lunghissimo convoglio di vetture, se poi questo convoglio deraglia proprio nei pressi della stazione d'arrivo?
Le Scritture devono essere Catare, ossia Pure
La soluzione ai problemi sollevati da Sloterdijk è molto semplice: le genealogie di Gesù sono apocrife. I Vangeli Canonici sono pieni zeppi di contaminazioni e si può definire Cristiano soltanto chi sostiene la necessità dell'epurazione dei testi da tutto ciò che è spurio e diabolico. Chi potrebbe mai pensare che Cristo avesse un corpo di carne in grado di ingurgitare e di defecare, di emettere seme e altre brutture? Nessuno dotato di senno potrebbe farlo. Non esistono gli escrementi divini! Così non è possibile che Cristo avesse una carne ereditata da donne perverse come l'incestuosa Tamar, la prostituta Racab, l'idolatra e infanticida Rut! E da queste meretrici sarebbe nata infine la Vergine? Tutto ciò è assurdo e deve essere rigettato. Un dovere: proseguire nel cammino che intrapresero Marcione e il Pop Bogomil, anche a costo di ridurre i Vangeli a poche pagine! Poche pagine di Verità, immuni da storture e da contaminazioni mondane, incapaci di trarre in inganno le genti!
Alcune note linguistiche
Mi dispiace dirlo, ma Sloterdijk non ne capisce molto di linguistica. Non è un buon filologo. Sono rimasto a dir poco allibito quando ho letto queste sue parole:
Il termine chiave dell'Illuminismo era quello stato di maggiorità [Mündigkeit], formulato da Kant, il quale veniva definito come la capacità di servirsi del proprio intelletto senza la direzione di altri - in particolare, in questioni di carattere religioso.
Ora, lo stato di maggiorità è un concetto che un lettore di testi storici con un training psicoanalitico non può accogliere senza qualche remora. Tradurlo semplicemente in termini di autonomina o autodeterminazione sarebbe un'ingenuità ingiustificata, anche se i filosofi di professione più avversi alla psicologia accetterebbero di buon grado questa traduzione. Lo stato di maggiorità [Mündigkeit] indica un fantasma dell'oralità [Mündlichkeit]1 che si prolunga nella sfera politica, e questo stato di cose è percepito dal terzo orecchio. Alla base dell'ideale dello stato di maggiorità c'è l'idea che un soggetto abbia preso possesso delle proprie competenze orali, ovvero del linguaggio, in misura tale da poter prendere la parla per sé - e, addirittura, per l'intera umanità nella propria persona. Nell'idea di uno stato di maggiorità si articola una programma educativo che estende una storia della formazione della bocca dal primo giorno fino alla volontà ultima, dall'urlo al discorso parlamentare. Perciò, i destini orali dell'uomo risultano collegati all'andamento del mondo di epoca moderna.
Il curatore dell'edizione italiana, Bonaiuti, rincara la dose con la sua contorta nota al testo sloterdijkiano:
1. È impossibile rendere in italiano questa assonanza, la parola tedesca Mündigkeit - che indica una condizione di maturità e autonomia - sembra contenere, infatti, la parola Mund, letteralmente "bocca", che si trova anche in altri termini giuridici, come Vormundschaft, tutela, Vormundschaftsgericht, ufficio tutorio. Esso deriva da Munt, un termine giuridico che nel medio-alto tedesco e nell'alto-tedesco antico indicava la protezione, da parte del responsabile di una casa, nei confronti di coloro che la abitavano (vedi "Mündigkeit" in Herkunftswörterbuch, Duden, Frankfurt am Main 2013).
Nei dizionari etimologici non è chiaro il suo apparentamento all'oralità, ma certamente nel tedesco moderno, a partire da Lutero, sono frequenti le associazioni tra Mund e Mündigkeit (vedi la voce "Mündigkeit" in J. Grimm, W. Grimm, Deutsches Wörterbuch, Hirzel, Leipzig 1971, vol. 12, coll. 2688). il termine Mündigkeit verrà qui reso con "maggiorità" e l'aggettivo mündig con l'italiano "maturo". Mündlichkeit viene invece tradotto con "oralità" e verrà distinto da Oralität e dai termini connessi, con l'indicazione del tedesco tra parentesi-
[NdC]
Ebbene, tutto è molto semplice. In antico alto tedesco esistevano due diverse parole dal suono molto simile: mund "bocca" e munt "mano; protezione". In longobardo suonavano in modo identico: la parola mund "protezione" è stata latinizzata in mundium e ricorre in composti come aamund "libero, senza tutela" e selpmundia "padrona di se stessa". La parola per dire "bocca" e quella per "protezione" non risalgono però alla stessa radice protogermanica, nonostante la sostanziale omofonia. Si nota che mund "protezione" viene dalla stessa radice indoeuropea del latino manus "mano", mentre mund "bocca" viene dalla stessa radice indoeuropea del latino mentus "mento". Quindi tutte le verbose acrobazie di Sloterdijk e di Bonaiuti sono fatica sprecata che allontana dalla Verità. In buona sostanza, avrei gradito di più una tazza di kopi luwak, il buon caffè di Gianni Coprofago!
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