Visualizzazione post con etichetta connettivismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta connettivismo. Mostra tutti i post

sabato 22 agosto 2020

 
BLOG GENERATION
 
Autore: Giuseppe Granieri 
Anno: 2005
Edizioni: 1a ed. 2005, IV rist. 2009 
Editore: Laterza 
Pagine: VIII-185
Collana: Saggi Tascabili Laterza (n. 287)
ISBN carta: 9788842075646
ISBN digitale: 9788858102152
Argomenti: Attualità culturale e di costume, giornalismo,
      informatica, scienze della comunicazione 
Prefazione: Derrick De Kerkhove
Copertina: flessibile
 
"Se questo libro non fosse anche molto piacevole da leggere, direi che si tratta di una sorta di studio sociologico sui weblog e sui motori di ricerca. La prospettiva di Granieri è al tempo stesso ampia e precisa: attraverso l'individuazione dei suoi attori e l'esame della tecnologia, la trasformazione delle relazioni personali oggi in atto è messa in luce nei suoi vari aspetti. Il libro di Granieri è ispirato a una visione della democrazia e dell'organizzazione sociale in movimento. La sua è una vera vocazione politica, non di partito, ma di umanità."
(Derrick De Kerckhove)
 
Indice (edizione 2005): 

Prefazione di Derrick De Kerckhove 
 
Nota dell'autore 

Prologo. Di come le percezioni diventano realtà 
     Platone snack bar
     Cosa sanno di noi 
     La democrazia come lotta contro la complessità 

Parte prima
Non la tecnologia: la pratica. Come nasce un modello nuovo 

Capitolo 1. La rivoluzione della pagina "What's New" 
    1.1 Di cosa parliamo quando parliamo di Internet
    1.2 Una tecnologia che esiste da quando è nato il Web 
    1.3 Il problema dell'ornitorinco 
 
Capitolo 2. Per una descrizione della blogosfera 
    2.1 Dalla prassi allo standard 
    2.2 "The Power of Linking": cenni di economia politica del 
          Web 
    2.3 Le regole della conversazione 
    2.4 La palestra delle idee 
    2.5 La moltiplicazione dei pani e dei pesci 
 
Capitolo 3. Il Super-Google 
   3.1 "The ant colony", ovvero la redazione più grande del 
          mondo 
   3.2 "RSS way of life": come cambia il nostro rapporto con le 
          informazioni 
 
Parte seconda
Prove tecniche di rappresentazione del mondo 

Capitolo 4. Ecosistema dei media 2.0 
   4.1 Al lupo, al lupo! 
   4.2 Interazione numero uno: miglior giornalismo 
   4.3 Interazione numero due: il patto critico 
   4.4. La "Google Generation"

Capitolo 5. Democrazia 3.0
    5.1 Campagne elettorali open-source 
    5.2 Modi e tempi del dibattito politico

Capitolo 6. Quello che ci meritiamo 
    6.1 Cosa ne faremo
    6.2 La rivincita della politica 

Bibliografia 

Indice dei nomi
 
Recensione: 
 
In estrema sintesi, il libro granieresco è una massa di contenuti molto datati, che ormai l'editoria potrebbe considerare carta da macero. Fu pubblicato per la prima volta nel febbraio del 2005, a poca distanza dalla mia entrata nel mondo blogosferico di Splinder (luglio 2004). Una ragazza che all'epoca era una diciottenne, adesso è una milf. Una donna che all'epoca era una quarantenne, adesso sia avvia a diventare una vecchia carampana. Un adolescente dei nostri giorni, all'epoca era soltanto uno spermatozzo! Ricordo ancora quando quello stesso anno, credo fosse settembre, fui invitato allo IULM insieme ad alcuni altri splinderiani, tra cui spiccava il giovane Jack the Ripper. Era costui un individuo alquanto bizzarro. Parlammo di Ernst Röhm e di Gregor Strasser, delle SA e dell'omosessualità nella Germania di Weimar. A dire il vero di quella giornata ricordo soltanto lui e un anziano signore il cui portale si intitolava "Ceci n'est pas un blog". Gli altri che incontrai mi parvero assolute nullità, tanto che ogni traccia mnestica della loro esistenza è scomparsa dai miei banchi di memoria stagnante. A parte l'organizzatrice dell'incontro, che aveva i capelli rossicci, non sono nemmeno sicuro che ci fossero delle ragazze. Il motivo di questo lungo flashback è presto detto: proprio allo IULM diedero in omaggio una copia del libro di Granieri a me e agli altri blogger presenti. Lì per lì lo trovai interessante. Dopo anni lo ripresi in mano e mi parve più lontano da noi di una tavoletta d'argilla con iscrizioni cuneiformi. Soprattutto mi parve futile. Pensate, l'opera è tutta innervata da illusioni politiche e da velleità messianiche! Sono andato con la mente ai tempi in cui all'improvviso mi trovai in Splinder: molti facevano un gran parlare del blog come strumento di informazione. C'era chi pensava di usare questo mezzo per migliorare il mondo, senza voler accettare il fatto che non si può pulire un cesso usando la merda. Molti si atteggiavano a giornalisti di un nuovo tipo, mai visti prima e destinati a rivoluzionare il pianeta. Era tutto un pullulare di cronisti d'assalto politicizzati, esperti in materie legali e attivisti pacifisti, che agivano utilizzando il Web anziché i media tradizionali. Cosa ne è rimasto? Niente. Dove sono finiti tutti i movimenti contro la guerra? Ricordo i tempi in cui fu rapito e ucciso Enzo Baldoni (splinderiano, autore di "Bloghdad"). Qualunque cosa succedesse in Iraq aveva un riflesso immediato nella blogosfera splinderiana. Ricordo quando dal mattino alla sera comparve un grottesco blog intitolato "Le due Simone subito libere!" (ormai nessuno se ne ricorda più: le Simone erano due giovani volontarie rapite in Iraq). Esisteva una massiccia presenza di portali politici di ogni genere. Bastava mettersi nell'homepage di Splinder e comparivano post di un gran numero di blog di Forza Nuova, in pratica uno per città. Anche l'Ulivo (che poi è diventato il Piddì) aveva blog territoriali, di cui presto ne rimase uno solo: quello dell'Ulivo di Velletri. C'erano i "Bloggers contro la guerra", "La torre di Babele" di Pino Scaccia e innumerevoli altri. Lo stesso concetto di blog politico è stato nel frattempo dimenticato. Nessuno più coltiva quell'idea puffesca di realizzare la Democrazia Universale tramite la Blogosfera. Per quanto riguarda i gruppi antidemocratici, sono migrati in altri ambienti, come ad esempio Facebook.

Durante l'incontro allo IULM, l'organizzatrice ci invitò a formulare una definizione di blog. Dopo una breve discussione si convenne che un blog differisce da un comune sito web in questo:
1) è aggiornabile facilmente tramite un'apposita finestra di editing e un tasto di pubblicazione;
2) presenta gli aggiornamenti, detti post, in uno storico, di solito in ordine crononogico inverso (anticronologico);
3) permette l'interazione in tempo reale tramite commenti. 
 
Col senno di poi, aggiungerei un'altra caratteristica:
 
4) fa parte di una piattaforma, che è il suo universo-contenitore. 
 
Questo quarto punto, lo capisco sempre di più, è fondamentale. Un portale solitario, con un proprio dominio, non può essere definito un vero blog, perché non è parte di alcuna struttura della galassia informatica. Non è parte della Blogosfera. Ai tempi di Blog Generation, questo concetto non era chiaro. Era addirittura comune l'invidia verso portali come quelli di Granieri e quello di Mantellini (il famoso Manteblog), che si diceva viaggiassero sulle mille visite al giorno. Era quasi un feticismo delle visite. Lo affermo con veemenza, anche a costo di farmi nemici: se l'url di un portale non ha un suffisso che marca la piattaforma, non è un blog. Al massimo può essere definito pseudo-blog.
 
Se ci pensiamo bene, nel trattato di Granieri non viene nemmeno data una vaga definizione di cosa sia un blog. Viene considerata una cosa scontata. A parer mio questo è stato un colossale errore. Un segno che Blog Generation era rivolto unicamente ai blogger, come se fossero una setta priva di aperture verso il mondo esterno, coincidente con l'intero Web. L'insistenza con il tema del dibattito politico e della democrazia digitale è fortissima fin dalle prime pagine: sembra quasi una lente distorcente attraverso cui l'autore guarda l'Esistenza. Eppure la maggior parte dei blog non ha mai avuto contenuti politici articolati. Un ex collega aveva un blog i cui post erano tutti uguali: "Berlusconi vi ruba il futuro". La stessa identica frase, ripetuta centinaia, forse migliaia di volte. Certo, è una frase politica, ma se vogliamo è un po' scarna. Per ogni portale di un attivista, ce ne saranno stati centinaia e centinaia che trattavano di tutt'altro. C'erano blog di varie subculture. Ve li ricordate gli Emo? Erano quei giovani magrissimi e vestiti di nero che facevano feste orgiastiche e si cospargevano di sperma! E le anoressiche? All'epoca erano molto attive in Splinder, al punto che ci furono tentativi di fare leggi per reprimerle. Poi c'erano moltissimi a cui non importava un bel niente di nulla. In fondo, con buona pace di Granieri, uno può benissimo aprire un diario on line e scrivere cose del tipo: "Oggi ho la diarrea! Il suo odore di uova marce stordirebbe le mosche!" C'era poi un portale il cui autore ripeteva soltanto il carattere "ù", in innumerevoli post di questo genere: "ùùùùùùù". Riceveva moltissimi commenti di internauti adirati che si lamentavano dello spreco di risorse. Il tempo ha affossato la Blog Generation, proprio come ha affossato Nabucodonosor e il Re di Sodoma. Certi concetti graniereschi suonano così distanti dalla realtà che al confronto ci sembra concreto e immanente il magico mondo dei Puffi! Non tutto però è una melassa di ingenuità e di stucchevole panglossismo. Ci sono anche spunti per riflessioni di un certo interesse, a patto di saperli scorgere nella massa delle scorie ideologiche. 
 
La natura aristocratica del Web segue i princìpi della Teoria delle Reti, così ben descritti dal cibernetico ungherese Albert-László Barabási. Si comprese ben presto che non tutti i blog potevano avere la stessa visibilità. Accadde quando in Splinder cominciarono ad emergere le cosiddette blogstar. In molti casi i loro contenuti erano di una stupidità spaventosa, di un vuoto desolante, eppure erano graditi a un numero immenso di utenti, a loro volta stupidi e vuoti. Granieri non manca di parlare di questo fenomeno, citando il caso di un blogger  splinderiano conosciuto come Personalità Confusa. Di lui si parlò a fondo anche allo IULM. Da quello che ricordo, era uno studente che fingeva di essere una baby sitter alle prese con pannolini sporchi di merda e simili amenità. Il suo delirante diario piacque a un gran numero di utenti, tanto che divenne uno dei blog più citati dai media. Non si capirà mai perché sia andata così. In pratica ha funzionato come la formazione di un cristallo intorno a un minuscolo nucleo di aggregazione in una soluzione satura di sali. Non è poi così strano che Granieri abbia riportato proprio questo esempio, anche se non sembra essere politicamente spendibile. Il meccanismo che permetteva a un blog di attirare enormi consensi era visto come qualcosa della massima importanza: c'era l'illusione di poterlo comprendere e di utilizzarlo per realizzare la democratizzazione blogosferica dell'intero Universo, fino alle più remote galassie. A distanza di anni anche queste blogstar sono scomparse: già da tempo si erano avviate lungo i sentieri dell'Estinzione.
P.S.
A quanto si scopre, i contenuti di Personalità Confusa sono stati migrati in un tristissimo portale indipendente con suffisso .net. Gli aggiornamenti sono continuati fino a tempi recenti, ma tutto ciò non mi sembra la stessa cosa di Splinder.     

Il caso del Connettivismo 
 
Peccato che anche per motivi cronologici Granieri non abbia potuto menzionare la complessa interazione blogosferica da cui è nato un movimento artistico della massima importanza, il Connettivismo, a cui ho avuto il privilegio di aderire fin dagli inizi del 2005. Il nucleo iniziale del Connettivismo era il blog splinderiano Cybergoth di Zoon. Su un template nero come l'Abisso Siderale scorreva un flusso incessante di post che erano frammenti di universi collassati. È stato per me un grande privilegio parteciparvi! Estinto Splinder, il progetto di Zoon continua su HyperHouse (NeXT Hyper Obscure), ospitato dalla piattaforma WordPress. Si tratta di uno degli ultimi blog in cui permane l'antica scintilla. 
 
 
Se penso alle antiche glorie, mi commuovo. Mi limiterò a riportare l'inizio del Manifesto del Connettivismo e a rimandare a una pagina del sito Fantascienza.com.    
 
"Siamo i Custodi della Percezione, i Guardiani degli Angeli Caduti in Fiamme dal Cielo, i Lupi Siderali. Un gruppo di liberi pensatori indipendenti. Viviamo nel cyberspazio, siamo dappertutto. Non conosciamo frontiere. Questo è il nostro manifesto." 
 

Sono le Ultime Stelle, che diffondono la loro fioca luce nel Nero Assoluto, nella Morte Termodinamica del Multiverso.

Altre recensioni e reazioni nel Web

Queste sono due recensioni di Blog Generation, che reputo interessanti:
 
"Il 2004 è stato tutto un pullulare di libri sui blog, sui blogger e via discorrendo. Continuo a chiedermi da un lato se hanno un certo qual successo, e dall'altro se servono a qualcosa. In fin dei conti è anche vero che chi scrive su un blog tende a leggere più della media, e con le tirature medie italiane basta "leggersi addosso" per ottenere un discreto successo. Questo agile saggio nasce per spiegare il fenomeno da un punto di vista sociologico. Granieri è una figura molto nota nel campo, e il suo punto di vista è che la Rete permetterà una maggiore partecipazione dei cittadini alla "politica", intesa sia nel senso usuale che in quello etimologico di "scambio di informazioni e conoscenze tra le persone; il tutto favorito dai sistemi software di aggregazione di quanto noi rendiamo pubblico, che faranno sì che ognuno di noi si costruirà il proprio giornale interattivo. Il libro è scritto in uno stile che si mantiene quasi sempre scorevole, senza usare quei paroloni che danno l'aria di voler nascondere la scarsa conoscenza degli argomenti. Chi conosce il "guru" Granieri si potrà piuttosto stupire che non è stata mai usata alcuna faccina: è proprio vero che un sito web e un libro richiedono formalismi diversi. L'unica pecca che ho trovato è il tono a volte troppo trionfalistico, come se i blog fossero la Rivoluzione Totale e Definitiva invece che uno strumento utile ma non certo indispensabile. Forse però la mia è una visione prevenuta: in fin dei conti faccio già parte della Blog Generation."
(Maurizio Codogno) 

"15.000 blog nuovi al giorno l'anno scorso; forse quest'anno anche di più. Il libro ci spiega che cosa è un blog e come funziona: in che modo è la forma più matura di internet. La possibilità per ogni utente del web di avere un proprio punto di presenza, fa la differenza rispetto ai sistemi finora in uso: newsgroup, forum, e-mail, ecc. Inoltre il blog - dice ancora Granieri - inverte la sequenza letteraria cui eravamo finora abituati: esso prima pubblica e poi filtra. L'esigenza di tale filtro, ovviamente, dovrebbe portare (porta) alla scrematura della fuffa, e quindi far sì che solo la punta della piramide abbia una consistenza. Il resto è vanità! Granieri riferisce numerosi episodi per avvalorare l'incidenza dei blog anche nei confronti dei media tradizionali, che tendevano ad ignorarne la presenza. La lettura è piacevole oltre ad essere istruttiva."
(Romolo Pranzetti) 

Parole che a pochi anni di distanza suonano come rumore di fondo!
 
Epilogo 
 
Dov'è finita la Blog Generation? Nel Nulla. È finita nel Nucleo del Nulla. Non ne resta quasi alcun ricordo, solo qualche traccia mnestica in dissoluzione nella Noosfera demente di questa umanità terminale.

mercoledì 5 giugno 2019



CONTAMINATION 

Regia: Carl Stevenson
Paese: Regno Unito
Anno: 2004
Categoria: Animazione
Genere: Horror, fantascienza
Sottogenere: Distopia, fantabiologia, fantagenetica 
Durata: 6,23 min
Formato: DVCam

Sinossi
Uno sguardo su un futuro sconvolgente, in cui la contaminazione trasversale di materiale genetico sfugge ad ogni controllo. Utilizzando una combinazione di animazione in 2D e in 3D il film crea un’atmosfera surreale e disturbante, in cui ci si muove alla scoperta di nuove, ibride forme di vita: gatti con la testa di piccione, piccioni con la testa umana e uomini con le ali sono il frutto di una visione, fantastica e inquietante, dei possibili sbocchi di una sperimentazione genetica portata ai limiti estremi.

Recensione: 
Un universo abissale di tenebra profonda, più oleosa della morchia, in cui non attecchisce nemmeno una singola scintilla. Vi regna un solo sovrano assoluto e implacabile: la Disperazione. Non sembra una semplice visione del futuro, per quanto distopico, direi che si tratta piuttosto di uno sguardo nei recessi più bui dell'Ade. Carl Stevenson ci mostra le Tenebre Esteriori, la Valle di Hinnom. Mentre le foglie spettrali cadono dagli scheletri di alberi in cui non alberga traccia di vita, sibilando, sembra di sentire in sé formarsi queste parole: "lasciate ogni speranza, voi ch'intrate". L'Essere non può sussistere in quelle orride vastità delle Ombre, viene degradato, si disperde urlando e gemendo, senza però trovare pace nell'annientamento. Penso che non ci sia nulla di più adatto a descrivere la condizione di Dannazione Eterna. 

Stevenson non poteva sapere niente del Connettivismo, visto che quando produsse il cortometraggio il movimento era ancora in uno stato embrionale. Possiamo però dire che la sua opera è di un estremo interesse e che può essere ritenuta connettivista per via della sua stessa intima natura. 

La Notte dell'Essere

Fu con questa consapevolezza che concepii e realizzai un blog assieme al mio fraterno amico P., il cui nick è Nodens, negli ormai lontani giorni della piattaforma Splinder. Era il 2004. Il portale aveva come titolo La Notte dell'Essere (l'indirizzo era darkmans.splinder.com). Lo utilizzammo per postare immagini tratte da fotogrammi di film che mostravano strani effetti quantistici a causa di un disturbo nella masterizzazione. Le figure umane si sparpagliavano, si ibridavano tra loro e con l'ambiente circostante. Osservare quelle sequenze comunicava sensazioni molto disturbanti. Purtroppo non siamo riusciti a continuare con questo progetto, che non ha comunque riscosso grande plauso nel Web. Il blog esiste ancora, è stato importato prima sulla piattaforma Iobloggo, poi abbandonata a causa della sua decadenza, e infine su Blogspot, dove è consultabile: 


In Cant, un gergo furbesco inglese, darkmans significa "notte".     

Ibridismi verbali  

Ricordo quando io e Nodens, ci ponemmo una domanda per gioco, per sdrammatizzare: cosa succederebbe se provassimo a ibridare un piccione con un filantropo? Ecco il risultato a dir poco mostruoso, purtroppo soltanto a livello di linguaggio scherzoso e non di corpi fisici: 

antropiccionofilo
antropofilopiccione
filopiccionantropo
filantropiccione
picciofilantropo
piccioantropofilo 

Questa operazione, forse un po' infantile, ebbe su di noi l'effetto di una boccata di gas esilarante e ci recò non poco sollievo.

sabato 1 giugno 2019


CON GLI OCCHI DI DOMANI

Anno: 2006
Regia: Mario Gazzola, Walter L'Assainato
Sceneggiatura:
Mario Gazzola, Walter L'Assainato 
Montaggio: Walter L'Assainato
Soggetto: Walter L'Assainato, liberamente ispirato al
      romanzo L'occhio del Purgatorio, di Jacques Spiltz
Fotografia: Walter L'Assainato
Interprete: Vito Longo
Durata: 15,19 min
Genere: Fantascienza, horror
Sottogenere: Distopia, cyberpunk 


Sinossi (da Posthuman.it):
"Con gli occhi di domani" (Regia di Mario Gazzola, Walter L'Assainato - prodotto da posthuman 2006 - 15 minuti) è una storia difficilmente classificabile. Si potrebbe definire un horror metafisico, ambientato in un futuro di tecnologie utopiche e ossessioni. Il protagonista di questa storia è un restauratore. Disperatamente in cerca di modi per verificare se il suo restauro durerà nel tempo. Il B45 è il libro che sta cercando di restaurare... ma qualcosa turba il suo lavoro...

Trama:
Il protagonista del cortometraggio, il dottor Spitz, ha un solo scopo nella propria esistenza: restaurare libri ed essere sicuro della durata del suo lavoro nel tempo. Il problema è che accusa gravi disturbi percettivi. Quando si prepara da mangiare, non vede il cibo. Agisce come per automatismo, portandosi alla bocca "bocconi di niente" e meravigliandosi che abbiano "sempre lo stesso sapore". Presto si capisce il perché. Egli vede ogni cosa come sarà nel futuro. Si è rivolto a uno scienziato offrendosi come cavia di una perigliosa sperimentazione. Così gli è stato praticato un innesto cerebrale in grado di influenzare la sia visione delle cose. Il punto è che i suoi nervi ottici non gli mandano all'encefalo soltanto le immagini dei suoi volumi in restaurazione. Egli vede i bambini come vecchi decrepiti e malati di morbo di Alzheimer, vede gli edifici come ruderi. Il sovraccarico cognitivo lo annienta, costringendolo ad abusare di tranquillanti, fino a giungere al limite estremo della sopportazione. Come Edipo, Spitz si acceca. Si squarcia i globi oculari servendosi di un coltello arrugginito, rendendo un cielo rosso e tiepido di sangue il suo stesso campo visivo, che una volta aveva abbracciato il mondo intero oltre l'orizzonte del presente. Oltre il punto di annichilimento che costituisce il presente.

Recensione:
A causa dell'innesto di un microchip nel cranio, l'infelice restauratore acquista un potere inaudito, quello di scrutare nel crepitante mare di entropia che chiamiamo "futuro", riuscendo a fissare negli occhi il collasso della funzione d'onda ontologica che lo farà diventare presente. Egli sposta la definizione della propria esistenza e del mondo che lo circonda, proiettandola come uno spettro nel reame di ciò che non esiste. Una lacerazione nel tessuto della realtà, una falla nella nostra esperienza presentacea, che lascia irrompere ciò che normalmente non possiamo vedere. Le conseguenze sono destabilizzanti. Il rumore, il ronzio, le variabili fisiche sfocate, prive di definizione. L'Orrore. La mole di informazioni che ne deriva e la loro natura annichilente portano l'uomo alla follia - o forse a una consapevolezza così estrema da essere incompatibile con la sopravvivenza. "Con gli occhi di domani"... ma potremmo benissimo dire "con gli occhi dei Demoni". Ogni cervello contiene un interruttore. Normalmente è spento. Se viene attivato - e in questo caso a farlo è la tecnologia cibernetica - si entra in un universo di una vastità inconcepibile, il cui potere distruttivo è tale da ridurre l'Essere a un pugno di mosche morenti. Questo corto è un capolavoro del Connettivismo!

sabato 4 maggio 2019


EUTAMNESIA 

Anno: 2000
Lingua: Italiano
Regia: Patrick Rizzi
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Distopia
Durata: 1,13 h
Soggetto: Patrick Rizzi
Sceneggiatura: Patrick Rizzi, Federico Salvi
Produttore: Patrick Rizzi
Produttore associato: Federico Salvi
Musiche: Patrick Rizzi
Fotografia: Patrick Rizzi
Segretaria edizione: Ilaria Tarello

Interpreti e personaggi: 
   Emanuele De Matteis: Ziggy
   Federico Salvi: Victor
   Antonio Matarazzo: Antonio
   Paola Mura: Pearl
   Simone Lavino Zona: Dietmar 


Sinossi (Patrick Rizzi, dal suo canale Youtube):

  Il film Eutamnesìa è concepito e realizzato tra il 1998 e 1999, nel mentre negli USA venivano realizzati CONTEMPORANEAMENTE "The Truman Show",  "Matrix" e "Dark City".
  Nel 2000 Eutamnesìa ha una piccola distribuzione in VHS in italia, grazie alla casa di produzione indipendente, all'epoca ancora esistente, chiamata "il Grido".
  Nel 2009, Duncan Jones, figlio di David Bowie, è regista per il film "Moon" su un' idea-creativa di base estremamente simile ad Eutamnesìa.
  Oltre all'idea di base, molti dettagli di sceneggiatura ben specifici e scelte di narrazione, sembrano ammiccare al film Eutamnesìa.
  Certo alcune varianti di Escamotage Narrativi lo rendono diverso, non identico nell'interezza, ad esempio: la trama, c'è poi una condensazione dei personaggi, poi scenografìe-ambientazioni e naturalmente scelte registiche-stilistiche.
  Premettendo in ultimo che Eutamnesìa è realizzato all'epoca con una scarsità di mezzi, produzione, competenze, risorse e persone... tale da renderlo molto "naif" nella sua dialettica e visione, l'ideatore e regista Patrick Rizzi vi augura comunque Buona Visione.



Trama:
Un pianeta senza nome. Irrimediabilmente deserto. Victor è il suo guardiano, incaricato dalla Compagnia di sorvegliare il decadente stabilimento minerario, abbandonato da molto tempo, ormai ridotto a una solitaria emorroide collocata proprio nel buco del culo dell'Universo. Un'illusione invereconda pervade il mite giovane: egli crede con tutto il suo cuore e con infinita ingenuità che il suo desolante incarico stia volgendo al termine. Non sa, il meschino, che i dirigenti inamovibili e parassitari della Compagnia hanno in serbo ben altro per lui. Lo sciagurato protagonista non si libererà mai dalla sua situazione afflittiva, come se gravasse su di lui tutta la rigidità della riforma pensionistica Monti-Fornero, mille volte più annichilente del macigno di Sisifo. Le sue giornate alienanti trascorrono tra gli edifici spettrali in una tremenda monotonia da cui non esiste via di fuga. I pochi diversivi sono soltanto fastidi paragonabili alla puntura di una zecca sul glande. Ad esempio l'occasionale visita di arroganti turisti russi col fegato cirrotizzato da ettolitri di vodka ingollata come se fosse acqua, oppure la comparsa improvvisa di un tecnico rintronato che si fa anni luce su un instabile trabiccolo soltanto per raggiungere un interruttore e premerlo ritualmente. Altro visitatore, raro ma ancor più molesto, è il fottuto manager della Compagnia che giunge sul pianeta deserto al solo scopo di sottoporre il povero Victor a estenuanti test attitudinali. Nuvole di fumo nel buio, appunti senza senso digitati sulla tastiera di un portatile, sguardo fisso sulla vittima, interminabili vaniloqui, ogni istante che provoca più sfinimento di un'intera giornata passata sotto il sole a zappare la terra. A questo punto cominciano a manifestarsi nel solitario custode sintomi di un grave malessere, che presto degenerano: si tratta dell'attivazione di uno spietato meccanismo di autolisi! Ecco come mai i ricordi di quest'uomo erano tanto sfocati e approssimativi. Tutto procede verso l'annichilente rivelazione finale. Ogni cosa è illusione. Victor non è altro che un clone e il pianeta desolato è il prodotto di un programma, non esiste nella realtà.  

Recensione: 
A me il film di Rizzi è piaciuto (a differenza di quello di Duncan Jones). Spezzo volentieri una lancia in suo favore. Potrebbe essere un film connettivista! Peccato che all'epoca in cui fu girato non esistesse nemmeno un vago sentore dell'esistenza stessa del Connettivismo. Questo è puro crepitio di Nullasenziente. Duro Abisso Nerosiderale, compatto come materia collassata di una stella a neutroni, un faro cosmico che irradia un rantolo di agonia ontologica destinato a riverberare oltre la Morte Termodinamica dell'Universo! Quando sarà realizzata la Profezia di Lovecraft e la Morte stessa sarà estinta, il rantolo del Superstite continuerà ad echeggiare tra le strutture atomiche della materia in sfacelo - i protoni e i neutroni che si sfaldano, mentre la stessa Freccia del Tempo si estingue.

Alcune note etimologiche 

Eutamnesia è una parola macedonia che deriva dalla fusione di Eutanasia e di Amnesia. Com'è ovvio, l'accento è sul suffisso come nelle parole di partenza: Eutamnesìa. L'operazione di ibridizzazione è come un filtraggio quantistico che fa perdere ogni traccia dell'etimologia delle parole d'origine, che è eminentemente ellenica. Le radici da cui derivano i vocaboli confusi si disperdono nel rumore di fondo dell'Oblio. Non amo le parole macedonia quando sono formate dalle logiche del mondo, ma questa stravagante creazione la perdono volentieri perché trasuda da tutti i pori la Morte dell'Essere!  

Altre recensioni e reazioni nel Web:

Riporto il link a un articolo di Silvio Sosio (aka S*) apparso su Fantascienza.com il 21 gennaio 2013 e intitolato Il caso Moon-Eutamnesia: quante somiglianze sospette.


Nell'articolo in questione si menziona la principale differenza tra Moon di Duncan Jones e il film di Rizzi: il rapporto tra il clone protagonista e le sue copie. Tuttavia si ammette che anche le somiglianze tra le due opere sono notevoli. Un'interessante osservazione di Sosio riguarda le abissali differenze tra i mezzi a disposizione del regista di Urbino (sommamente artigianali) e quelli del figlio di David Bowie, pur essendo il suo budget in ogni caso abbastanza striminzito.   

A quattro anni di distanza, il 23 gennaio 2017, The Gaunt ha ripreso punto per punto i concetti espressi da Sosio. Questo è il suo intervento, comprarso su Filmscoop.it

Eutamnesia deve essere prso (sic) per quello che é: un prodotto puramente amatoriale con una buona idea di base. Utilizzando le location di un complesso industriale abbandonato, visivamente alienante, si percepisce in maniera tangibile lo stato di abbandono e prostrazione del suo protagonista, custode di un nulla e di conseguenza condannato al nulla, visto e considerato che la memoria stessa è limitata solamente al vissuto di questo suo lavoro. I mezzi a disposizione tuttavia sono poverissimi e limiti piuttosto evidenti. Questo lavoro è tornato in auge, qualche anno fa per delle forti somiglianze al Moon di Duncan Jones. Somiglianze che oggettivamente ci sono, ma parlare di plagio personalmente lo ritengo un azzardo. 

Lo stesso regista di Eutamnesia ha illustrato in un video le prove della natura derivata del film del figlio di David Bowie, che ho riportato punto per punto nella recensione di Moon. Invito tutti a visionare il video, che reputo interessantissimo. 


Il teatrino del Disinformatico 

Un'altra cosa interessante è menzionata da Sosio e mi ha permesso di intravedere un mondo di livore la cui esistenza ignoravo. Si tratta del riferimento alla trattazione del caso Moon-Eutamnesia apparsa sul sito Il Disinformatico, rea di "tagliar corto senza un'accurata analisi facendosi beffe del regista italiano". In estrema sintesi, le cose sono andate così: Paolo Attivissimo alla testa dei suoi bellicosi Mirmidoni si è scagliato contro Rizzi e la sua opera, facendone strame. Non vorrei essere ritenuto un provocatore, ma mi è parso di assistere a un accanimento comprensibile soltanto se provocato da febbri politiche. Cose simili le ho viste fin troppo spesso nel Web. Il bello è che non sembra proprio che la pellicola sia stata vista da nessuno dei commentatori. Come? Avete massacrato un artista senza nemmeno aver visionato la sua opera? Tutto ciò è grottesco oltre ogni umano dire! Mi piacerebbe proprio che di questa faccenda si occupasse Crozza. Sia anatema su di voi!

La Fantascienza come religione:
è più indigesta di un chilo di sgombri!

Levo la mia mano vindice a fustigare il fanatismo di certi fantascientisti, che reputo ben peggiori degli Evangelici e dei Mormoni al colmo del loro furore mistico. Una cosa schifosa su tutte: il principio di autorità. Sei lo sperma del Duca Bianco? Bene, allora vali, tutto ciò che dici e che fai ha un senso e deve essere esaltato. Non puoi vantare alcun pedigree nobiliare? Allora sei ignobile, nel senso dell'aggettivo latino ignobilis, il cui significato originario è "privo di notoriertà". Se è così, significa che conti meno degli escrementi di un Dalit addetto allo spurgo dei pozzi neri a Calcutta! Ora, se mi è concesso, a tutto questo io mi ribello!  

Ancora sul test di Voight-Kampff 

Si è tanto insistito sulla pretesa somiglianza tra i test attitudinali a cui il manager della Compagnia sottopone Victor e il famigerato test di Voight-Kampff di dickiana memoria, il cui fine è quello di distinguere i replicanti dagli umani. Sorvoliamo sul fatto che per distinguere un replicante da un umano basterebbe una goccia di saliva. Sorvoliamo anche sull'offuscamento in cui si trovava Ridley Scott, che non lo ha compreso. Lo stesso Rizzi afferma, pressato dalle critiche dei Mirmidoni del Disinformatico, che il suo è un doveroso omaggio a Dick. Sono tuttavia convinto che le somiglianze siano soltanto marginali. Diversa è in ogni caso l'ontologia: Ziggy non deve affatto stabilire se Victor è un replicante, anche perché è perfettamente al corrente della sua vera natura di clone. Secondo me il regista avrebbe fatto meglio a evitare di giustificare le sue scelte. Non bisogna mai nutrire i troll e i cyberbulli, per nessun motivo. 

Un mondo simulato

Sicuramente possiamo includere Eutamnesia nel glorioso novero dei film ispirati dall'Olomanismo o Solipsismo radicale, opere che è nostra missione recensire una ad una. Ecco un punto in cui questo film si distacca in modo nettissimo da Moon: introduce il concetto di Realtà Simulata. Quelli del Disinformatico giudicano "hybris" l'accostamento dell'opera di Rizzi a Matrix, solo per fare un esempio. In altre parole, considerano tutto ciò "arroganza". Non si rendono conto del fatto che il loro atteggiamento dimostra il concetto di "dissonanza cognitiva"?  

Una domanda, a distanza di anni...

Forse il mio interrogativo sarà banale. Eppure rimane. Una cosa, molto semplice, che continuo a chiedermi senza sosta. Se è vero che plagio non ci fu, com'è che Duncan Jones non ha mai risposto alle domande di Rizzi? Com'è che non si è mai fatto vivo? Sdegno nobiliare? Certo, sono solo ipotesi. Sarebbe interessante saperne di più dai diretti interessati. 

mercoledì 28 novembre 2018


STATI DI ALLUCINAZIONE 

Titolo originale: Altered States
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1980
Lingua: Inglese, spagnolo
Durata: 102 min
Genere: Drammatico, fantascienza, orrore
Regia: Ken Russell
Soggetto: Sidney Aaron
Produttore: Howard Gottfried
Fotografia: Jordan Cronenweth
Montaggio: Eric Jenkins
Musiche: John Corigliano
Trucco: Dick Smith
Interpreti e personaggi    

    William Hurt: Eddie Jessup
    Blair Brown: Emily Jessup
    Charles Haid: Mason Parrish
    Bob Balaban: Arthur Rosenberg
    Drew Barrymore: Margaret Jessup
    Megan Jeffers: Grace Jessup
    Thaao Penghlis: Eduardo Echeverria
    Dori Brenner: Sylvia Rosenberg
    Peter Brandon: Alan Hobart
    George Gaynes: Dr. Wissenschaft
    Jack Murdock: Hector Orteco
Titoli tradotti:    
    Spagna: Un viaje alucinante al fondo de la mente
    Messico e Argentina: Estados alterados
    Portogallo e Brasile: Viagens Alucinantes
    Francia: Au-delà du réel
    Germania: Der Höllentrip
    Belgio (fiammingo): Tocht door de geest
    Russia: Drugne ipostasi
    Slovenia: Korenine prividov
    Polonia: Odmienne stany swiadomosci
    Danimarca e Norvegia: Eksperimentet
    Svezia: Experimentet
    Finlandia: Muutostiloja
    Ungheria: Változó állapotok
    Romania: Experiment periculos
    Grecia: Anexélegktes katastaseis
    Turchia: Gerçegin Ötesinde

Trama: 

Siamo negli anni '70. Eddie Jessup è uno psicopatologo, professore di medicina e ricercatore anticonformista, i cui studi, condotti in prima persona, si fondano sull'immersione di volontari in una vasca di deprivazione sensoriale, in grado di ridurre al minimo i contatti con l'ambiente esterno. In pratica si tratta di un contenitore simile a un grosso boiler e pieno d'acqua, in cui il protagonista fluttua, chiuso in una tuta. Lo studioso, che fa da cavia, prende nota delle allucinazioni che sperimenta durante queste immersioni: hanno un chiaro sfondo mistico. Ad aiutarlo sono due ricercatori che condividono le sue idee, Parrish e Rosenberg. Durante una festa, Jessup incontra la bellissima e fulva Emily. I due si incontrano e senza perdere troppo tempo fanno sesso sul divano. Lui la penetra nella vagina, ma fa molta fatica a venire: proprio mentre lo sperma spinge nella sua uretra cercando di uscire, lui si trova preda di una visione mistica in cui Dio gli parla. Non si capisce neanche se riesce a uscire qualche getto di sborra, forse la divinità abramitica ha agito da tappo, congestionando dispettosamente i genitali dell'uomo. Lei ha qualche perplessità sul compagno i cui orgasmi sono rovinati dal soprannaturale, ma essendo infatuata sopporta queste stranezze. In quel contesto il sesso orale non lo fa nessuna, così un uomo può contare soltanto sulla spinta pelvica nel canale procreativo: fallita quella non gli resta che rinfoderare l'arma. Dopo sette anni la coppia, che nel frattempo ha avuto due bambine, è in crisi. Troppe eiaculazioni perturbate: il divorzio è imminente. Lo studioso si dedica anima e corpo al lavoro. Gli giunge una notizia di sommo interesse: nel Messico centrale vivono gli Hinchi, una tribù isolata la cui religione si basa su esperienze allucinatorie condivise, secondo le fonti utilizzando un fungo, a quanto pare una varietà di amanita muscaria. Così Jessup si reca presso queste indiani assieme a Eduardo Echeverria dell'Università del Messico. I due raggiungono gli Hinchi e ne studiano i costumi. La popolazione per la verità sembra piuttosto ispanizzata, tanto che non si sente pronunciare nemmeno una parola in una lingua indigena: Echeverria col suo spagnolo ha risorse sufficienti per comunicare alla perfezione con i capi. Ciò che accade durante una cerimonia ha un effetto devastante sullo studioso americano. Gli indiani passano di mano in mano un beverone ottenuto macerando in acqua calda Banisteriopsis caapi, sangue ed altri ingredienti, bevendone qualche sorso ciascuno. Quando tocca a Jessup, la sua mente esplode. Quando ritorna in patria, ha con sé una scorta di estratto alcolico ottenuto dalla pianta magica ed è determinato a portare avanti i suoi esperimenti. Combina il consumo dell'allucinogeno con la vasca di deprivazione sensoriale, ottenendone risultati devastanti, al di là di ogni immaginazione. Ad essere alterata non è infatti soltanto la sua percezione della realtà, ma anche l'aspetto fisico: egli passa dallo sperimentare la regressione alla condizione preistorica di ominide all'assumere davvero la forma di una creatura subumana con caratteri scimmieschi. Milioni di anni sono cancellati di colpo. L'uomo-scimmia perde lo stesso dono del linguaggio simbolico e articolato, fugge dal laboratorio e sparge il terrore! 

Recensione: 

Senza dubbio siamo di fronte a un interessante film psichedelico, accettabile finché lo prendiamo per quello che è e non approfondiamo troppo le sue implicazioni filosofiche. Il cardine della narrazione è lo scienziato emulo di Faust, che mette a rischio la propria vita e quella dei suoi cari seguendo con fervore totale la sua missione di risalire alle cause prime dell'Esistenza. Si vuole che la pellicola abbia avuto un profondo e durevole impatto sul cinema, soprattutto di fantascienza, influenzando tra gli altri anche Cronenberg. Ne sono consapevole, si tratta di una cosa di una banalità sconcertante, ma non posso fare a meno di segnalare una giovanissima Drew Barrymore nel ruolo della figlia del protagonista.

Pur valicando i confini della fantascienza, il film diretto da Ken Russell si sviluppa intorno a un vaghissimo nocciolo di realtà, derivato dalla biografia dello psichiatra e neuroscienziato statunitense John Lilly (1915-2001), che condusse ricerhe pionieristiche sugli stati alterati di coscienza. In particolare, Lilly inventò la vasca di deprivazione sensoriale, detta anche vasca di galleggiamento, uno strumento particolarmente idoneo per lo studio del funzionamento del cervello in assenza degli stimoli dei sensi. Altri cardini dell'attività scientifica dello stravagante studioso furono l'uso di droghe psichedeliche (LSD, mescalina, ketamina, etc.) e il tentativo di comprendere il linguaggio dei delfini. Il dogma fondante a cui si ispirava Lilly affermava che i nostri stati di coscienza alterati sono reali esattamente come il normale stato di veglia. Per farsi un'idea completa di tutto ciò occorre conoscere il variegato e delirante mondo della controcultura californiana, un milieu pullulante di pseudoscienziati misticoidi e di santoni, da cui scaturirono anche i famigerati Timothy Leary e Ram Dass (al secolo Richard Alpert). Furono proprio gli studi spregiudicati di questi pericolosi impostori a rendere l'LSD una droga di massa. Fin qui è storia antica, la cui conoscenza alla portata di tutti. Quello su cui ci si sofferma di rado sono le conseguenze di questa propalazione di sostanze capaci di lesionare il cervello e di indurre pazzia.

Il soggetto è del drammaturgo e scrittore Sidney Aaron "Paddy" Chayefsky, che però ebbe continui contrasti con il regista, arrivando persino a disconoscere il film e rifiutando con pervicacia di apporre la propria firma alla sceneggiatura. A dire il vero compare menzionato come Sidney Aaron, nominativo che nella vulgata corrente sarebbe uno pseudonimo inventato di sana pianta, mentre in realtà deriva dal suo vero nome, essendo Paddy soltanto un soprannome.


Il mito della droga capace di alterare la fisica 

Il primo passo è stato quello di attribuire agli allucinogeni poteri particolari, come la capacità di far accedere il loro consumatore a una conoscenza occulta della natura dell'Universo, che in genere coincide con la sperimentazione dell'unità oscura e intima di tutte le cose esistenti. In particolare sono assai numerose le testimonianze della credenza nella precognizione e nella telepatia provocate dall'assunzione di queste sostanze alteranti. Il passo successivo è stato quello di attribuire alle allucinazioni prodotte dalla droga il potere di diventare reali. Se un uomo, masticato il peyote, vede un pollo gigantesco in un contesto allucinatorio in cui si manifestano percezioni sinestetiche, tanto da avere l'impressione di annusare la musica, di gustare i colori e di vedere gli odori, ecco che diventa facile per lui convincersi che l'abnorme gallinaceo possa essere una creatura reale, in qualche modo materializzata. Così si passa dalla visione di un essere vivente abnorme alla sua immissione nell'inventario ontologico. In altre parole, il pugnale della mente che guidò Macbeth e lo fece entrare nella stanza dove dormiva il Re Duncan per assassinarlo, sarebbe diventato ferro reale e tagliente, passando da illusione febbrile ad oggetto composto di atomi metallici. Tra i sostenitori di questa ontogenesi drogastica possiamo annoverare senz'altro il celeberrimo Philip K. Dick, che nel romanzo Scorrete lacrime, disse il poliziotto concepisce un'improbabile sostanza stupefacente che addirittura conferisce a chi la assume il potere di alterare il tempo, annullando il cambiamento o facendo deragliare le sue vittime su corsi storici paralleli. Nessuno sembra porsi il problema, ma in pratica quello che si afferma in queste fabbricazioni creative è che una sostanza chimica abbia la capacità di interferire con qualcosa di molto più profondo di qualsiasi configurazione molecolare, penetrando nella stessa essenza dello spaziotempo. Basta una minima conoscenza della fisica per capire che questo è non soltanto impossibile, ma anche concettualmente assurdo. Eppure la cieca fede nella materializzazione si è diffusa capillarmente dal suo epicentro psicoattivo, la California orgiastica, avvolgendo l'intero Occidente fino a far perdere a moltissime persone il confine tra realtà e fantasia.  

Il mito della mente capace di alterare la fisica

A partire dalle prime formulazioni dell'idea di una creazione indotta dalle sostanze psicotrope, è infine divenuto popolare un enunciato molto più generale, secondo cui, essendo la mente energia ed essendo tutto ciò che esiste energia, il pensiero sarebbe in grado di materializzarsi e di inverare qualunque visione. Si potrebbe addirittura tentare di descrivere un sistema concettuale articolato in cui l'allucinogeno svolge funzioni di mediazione nel processo creativo, il cui input iniziale appartiene alla divinità stessa della psicoanalisi: l'Inconscio. Oppure si potrebbe descrivere questo input generatore di visioni tradotte in realtà ricorrendo a un altro sistema, tramite il paradigma junghiano dell'Archetipo e della memoria collettiva del genere umano, come in effetti sembra fare Kenn Russell. Nonostante l'assurdità intrinseca di simili credenze, essa è stata ritenuta reale anche da persone insospettabili. La stretta necessità del vettore drogastico è venuta meno col tempo: si sono aperti scenari impensabili per le loro funeste conseguenze nella vita di tutti i giorni. Infatti il trucchetto della mente-energia in grado di plasmare l'Universo-energia ha un piccolo particolare tutt'altro che irrilevante: non funziona. La realtà fisica, comunque la si voglia definire, oppone una resistenza infinita ad ogni tentativo umano di plasmarla. La sua natura non è duttile, non è malleabile, non è in alcun modo plastica. Eppure l'inapplicabilità dell'energismo non scoraggia i suoi adepti, che recitano tuttora come ipnotizzati l'ossessivo mantra del tutto-energia.


Negazionismo genetico 

Di fronte alla strabiliante e terribile metamorfosi di Jessup in un uomo-scimmia, il suo collaboratore avanza l'ipotesi di una trasformazione genetica, di un prodigioso meccanismo che avrebbe portato il DNA a regredire ripercorrendo al contrario la storia evolutiva. In altre parole, saremmo di fronte a qualcosa che ha innescato una parabola involutiva del corpo di un Homo sapiens sapiens  fino a fissarlo nello stadio di Homo erectus o addirittura di Australopithecus afarensis. Questa interpretazione è confermata dall'analisi ai raggi X, che conferma la presenza di alcune caratteristiche anatomiche del gorilla. Quello che sorprende è la reazione dello studioso che ha subìto il cambiamento sulla propria pelle. Quasi sdegnato, come se avesse udito una spaventosa empietà, sbotta: "La genetica non c'entra nulla". Affermazione come minimo sorprendente in quello che dovrebbe essere un uomo di Scienza. Di fatto egli ha rinnegato la propria conoscenza per affermare con fanatismo sacerdotale ciò che gli viene suggerito da un veleno. Secondo lo psicopatologo faustiano non sarebbero gli acidi ribonucleici a determinare la natura e le proprietà di un corpo vivente, ma il suo stato di coscienza. Infatti nel suo esperimento finale egli va oltre lo stesso stato di australopiteco per degenerare in una forma più primitiva di materia, con la concreta possibilità di risalire fino al Big Bang, perdendo così la propria individualità per disperdersi negli elementi caotici dei primordi. Si potrebbe a buon diritto parlare di completo abbandono alla demenza. Quello che il film è incapace anche solo di abbozzare è una spiegazione plausibile degli eventi mostrati. Per quanto inverosimile, persino la spiegazione della regressione genetica a una forma di ominide anteriore all'Uomo moderno sarebbe stata meglio di futili balbettamenti New Age. Inutile sperare tanto, a mio avviso non c'è traccia alcuna di coerenza interna nella pellicola.

Quantistica macroscopica 

In genere si crede che la divulgazione scientifica sia qualcosa di meritorio. Dovrebbe essere così, in linea di massima, ma purtroppo non è sempre vero. Una divulgazione fatta male può produrre risultati catastrofici e fraintendimenti profondi. Il problema si ha quando persone prive di logica e di metodo scientifico tentano di metabolizzare concetti di un'estrema complessità, come ad esempio quelli su cui si fonda la fisica quantistica. A quanto pare pochi sospettano che dietro le idee improvvide di materializzazione allucinatoria e di mente che plasma la realtà ci sia proprio un'errata e distorta comprensione della fisica quantistica. Eppure è proprio così. Si parte dal principio di indeterminazione di Heisenberg, che afferma l'impossibilità ontologica di conoscere con eguale precisione certe coppie di propretà fisiche delle particelle, note come variabili coniugate, ad esempio la posizione e la quantità di moto. Più si determinerà con precisione tramite la misura quale sia la posizione di un elettrone, meno sarà conoscibile la sua quantità di moto e viceversa. Questo non avviene a causa di limiti tecnici dello strumento di misura, ma per proprietà intrinseca delle stesse particelle. In termini matematici, l'indeterminazione si esprime con la seguente equazione: 

Δx ∙ Δpx ≥ ħ/2   

dove Δx è l'incertezza sulla posizione, Δpx è l'incertezza sulla quantità di moto e ħ è la costante di Planck ridotta. Conseguenza: non è possible misurare un sistema fisico senza influenzarlo. Una delle conseguenze dell'enunciato di Heisenberg è l'inesistenza del Dio dei monoteisti, onnipotente e onnisciente, ma la cosa non è stata capita e di tale entità si continua a parlare. Le masse acefale non hanno invece capito una cosa fondamentale: la fisica quantistica descrive il mondo microscopico delle particelle atomiche e subatomiche, mentre i suoi effetti sono trascurabili nel mondo macroscopico, che almeno nella nostra realtà quotidiana è sufficientemente ben descritto dalla meccanica classica. Così si è formato il mito della quantistica macroscopica, con tutte le sue conseguenze: non esiste nulla di determinabile, non esistono contenuti che possano essere etichettati come "verità" o "falsità", la mente cambia la realtà e via discorrendo. Poi nessuno mi sa spiegare come mai se un seguace del tutto-energia si concentra su un lingotto di piombo non gli riusce in nessun caso di trasformarlo in oro! 


Tempo, causalità e realtà 

Il principale compito dell'adepto psichedelico è scardinare la realtà in cui è costretto a vivere. Non potendolo fare con la propria volontà (se sbatte la testa contro il muro se la rompe), non avrà altro modo che cercare di offuscare la propria consapevolezza di veglia, facendola sprofondare nelle nebbie della percezione distorta e dell'allucinazione, credendo così di assumerne il controllo. Il punto è questo: non si può negare che i sogni e le percezioni alterate siano forma di realtà, ma la loro natura non equivale affatto a quella della realtà con cui dobbiamo fare i conti quando siamo vigili. Quello che non possiamo fare è pensare di porre tutti gli stati di coscienza sullo stesso piano. In altre parole, se riuscissimo ad attribuire a un dato stato di coscienza un'etichetta chiamata densità o grado di realtà, misurabile con un numero reale positivo, vedremmo che la nostra esperienza quotidiana avrebbe un valore di questo parametro molto più alto di quello che potremmo associare a un sogno. Ovviamente non siamo in grado di costruire uno strumento di misura e una scala di valori scientificamente attendibile, ma è comunque un interessante esperimento concettuale. Strettamente collegato alla realtà è il tempo e di conseguenza il nesso causa-effetto. Queste sono realtà la cui stessa esistenza è negata dagli psichedelici e dagli energisti. Anche in questo caso alla base di tutto c'è un fraintendimento, un terribile equivoco. A non esistere, come prova la teoria della relatività di Einstein, è il tempo di Newton, visto come un contenitore assoluto e indipendente dallo spazio. Si dimostra che ogni osservatore ha un suo tempo in funzione del sistema di riferimento con cui si rapporta all'Universo. Si scoprono cose molto utili, come il fatto che la presenza di una massa influenza lo scorrere del tempo, e via discorrendo. Tuttavia da questo non si può in nessun modo dedurre l'inesistenza del mutamento. Il mutamento esiste, inutile rifugiarsi in un moderno zenonismo. Eppure il mondo della psichedelia ha interpretato malamente il superamento del tempo newtoniano, deducendone l'inesistenza del mutamento in quanto tale. Ancora una volta, una teoria fisica deformata fino all'aberrazione è servita a razionalizzare le alterazioni della percezione del tempo in consumatori di LSD e di mescalina. 

I tentacoli della Noosfera

Quando scrissi il racconto La danza degli spettri quantistici, nel 2010, pubblicato dalla casa editrice Kipple Officina Libraria nella collana Capsule, non avevo mai visto il film di Ken Russel. Tuttavia si capisce subito che l'idea portante di Altered States, la deprivazione sensoriale, è proprio il cardine del racconto. Certo, con alcune differenze sostanziali: nel mio racconto gli incubi che si materializzano sono prodotti da demoni che abitano nel sottosuolo. Il protagonista è l'Ignoto, non la droga o l'inconscio da essa mediato. Per quanto riguarda le dinamiche dell'ispirazione che fluisce come un fiume carsico che in qualche modo lambisce tutti, riporterò un altro caso significativo. Grande è stato il mio stupore quando mi sono accorto di essere un narratore ballardiano, e questo soltanto quando ho cominciato a leggere l'opera di James Graham Ballard, di cui avevo assorbito in profondità gli stilemi dagli altri Connettivisti e dallo stesso Manifesto del Movimento. 

Reazioni nel Web: 

Come accade per molti film, anche questo raccoglie folte schiere di ammiratori entusiasti. C'è però da segnalare che le voci dell'esaltazione non riescono del tutto a spegnere le critiche, anche da parte di estimatori della stessa subcultura psichedelica. Riportiamo alcuni interessanti giudizi non proprio eulogistici, tratti dal forum Filmup.leonardo.it.

Andrea scrive:
 

"Con tutti i film visionari che esistono nella storia del cinema proprio con questa pellicola dovete esaltarvi? Un essere umano che sotto l'effetto di funghi regredisce e si trasforma in scimmia??? La sceneggiastura e i dialoghi sono scarsi e la caratterizzazione dei personaggi è quasi inesistente. Fa sorridere il largo uso di simboli e stereotipi religiosi chiaramente inseriti per impressionare il pubblico. Reputo questo film un offesa alla cultura psichedelica e al buon cinema. Sono rimasto sbalordito nel vedere quanto il regista ha osato... Vi prego non voglio essere bacchettone ma ditemi per favore cosa vi è piaciuto tanto di questo film perchè io veramente non mi ci raccapezzo. Il finale poi... Tre perchè esiste di peggio (e poi la fotografia non era male) Boh ?!?!? P.s. Da vedere in botta perchè?"   

In genere queste voci dissidenti non riescono a farsi sentire, tale è l'esaltazione degli adoratori del film russelliano. C'è poi addirittura chi urla al complotto, affermando che il film non si trova in dvd e non viene mai proposto sui canali televisivi perché evidentemente dà fastidio a qualcuno. 

venerdì 20 maggio 2016


THANATOMORPHOSE

Titolo orginale: Thanatomorphose
Regia: Éric Falardeau
Anno: 2012
Soggetto: Éric Falardeau
Montaggio: Benoît Lemire
Fotografia: Benoît Lemire
Produzione: ThanatoFilms, Black Flag Pictures
Distribuzione: Bounty Films
Durata: 100 min
Paese: Canada
Lingua: Inglese
Genere: Horror, Gore
Personaggi e interpreti:
    Kayden Rose: Laura
    David Tousignant: Antoine
    Émile Beaudry: Julian
    Karine Picardas: Anne
    Roch-Denis Gagnon: Stephan
    Eryka Cantieri: Marie
    Pat Lemaire
    Simon Laperrière
Premi: 
 Best Movie Award, XXX Festival de Cine de Terror de Molins de Rei (2012)
 Best Special Effects Award, A Night of Horror International Film Festival (2012)
 Best Film, Best Director, Best Actress, Most Repulsive Flick Awards, Housecore Horror Film Festival (2013)
 Best Horror Film, The Phillip K. Dick Film Festival (2013)
 Best Special Effects Award, Horrorant Film Festival 'FRIGHT NIGHTS' (2014)

Trama:
Laura vive una vita squallida e vuota, imprigionata in una relazione con un energumeno che la sottopone ad abusi. Le sue velleità artistiche sono frustrate dal mondo e lei ha la chiara sensazione di non arrivare da nessuna parte: ogni sentiero che ha intrapreso ha portato al nulla. Per sfuggire a un simile vuoto, trova scampo in un mondo di masturbazioni solitarie. A un certo punto, dopo una notte di sesso rude e violento, si ritrova con un livido su un braccio. Non dà peso alla cosa, sapendo che il suo compagno ha i modi di una scimmia. L'ecchimosi tuttavia non si riassorbe, ma anzi si estende a tutto il corpo, e presto diventa evidente ciò che sta accadendo: i processi di decomposizione che avvengono nei cadaveri stanno prendendo possesso del suo corpo vivo, riducendolo a qualcosa di molto simile a un morto vivente!  

Recensione: 
Ritenuto simile a Contracted, in realtà è qualcosa di molto diverso. Il film non ci dice quale sia la causa della malattia di Laura, che la fa marcire: non è affatto evidente che possa trattarsi di un contagio sessuale. La vicenda appare surreale e isolata dalla realtà circostante: la donna, presa da questo processo di decomposizione, non pensa nemmeno di uscire, di rivolgersi a un medico. Non c'è alcuna resistenza da parte sua allo stato in cui viene a trovarsi. Anzi, si chiude in se stessa, trasforma la sua dimora in un sepolcro, pensa di conservare i pezzi caduti del suo corpo facendone una cronistoria fotografica. A questo punto non è più la sua volontà a muoverla, ma il Principio stesso della Morte. Una potente metafora della condizione umana come dannazione, in cui il corpo è il macigno di Sisifo.

La Gilda dei Violinisti Funerari

Parte della colonna sonora del film si fonda sulla musica sublime e struggente della Guild of Funerary Violinists (Gilda dei Violinisti Funerari). La tradizione del violino funebre fiorita nei secoli XVII e XVIII, sarebbe stata ripristinata da questo valente gruppo, guidato da Rohan Kriwaczek. Il condizionale purtroppo è d'obbligo, perché a quanto pare siamo di fronte a un meme di grande complessità, a un'ingegnosa invenzione dello stesso Kriwaczek. Certo, al suo genio si perdona l'aver fabbricato dal nulla una storia tanto affascinante, che ci dispiace possa non essere vera. Tutto era così perfetto e convincente. L'arte dei violinisti funerari sarebbe nata nell'ambito della Riforma Protestante, dalla necessità di riempire il vuoto lasciato dalla rimozione della pratica dell'intercessione. Non è forse quello che Manzoni avrebbe chiamato "vero poetico"?

Il rumore bianco di Thanatos

In netta contrapposizione alla bellezza estrema dei suoni dei violinisti, c'è la musica electro-house che mima il rumore di fondo di galassie in sfacelo, il rantolo agonico dell'Universo morente. Immagini agghiaccianti folgorano i nervi ottici dello spettatore, mandandoli in sovraccarico. Sotto la luce incandescente di un Sole della Morte, una letale stella al neon, scorrono le sequenze della decomposizione della carogna di un canide, la carne grigia in putrefazione umida, zeppa di percolati, fradicia dimora di grasse larve che strisciano tra i tessuti necrotici. Sembra di sentire l'odore ammorbante diffondersi nell'aria secca, crepitante di disperazione assoluta. Non ci sono dubbi: questo è puro Connettivismo!   

Immagini termografiche

Corpi che si compenetrano violando le stesse leggi della fisica macroscopica, come se fossero fatti di colla gluonica, come se fossero fluidi subnucleari in vorticoso movimento. Perdono la loro identità in un campo termico di colori abbacinanti, le membra che si fondono nella vertigine. Vomito quantistico.

Fluidi corporei

Esistono vari tipi di energumeni. Se il compagno di Laura ha una sessualità tutta incentrata sulla penetrazione e sul possesso, un suo amico, che la concupisce da tempo, ha un diverso modo di vedere le cose. Così quando la trova sola e già piena di lividi, accade che lei si inginocchia davanti a lui e gli esegue un atto che il suo uomo non le permette: una fellatio. Ovviamente lei è inquadrata di spalle, mentre lui le posa le mani sulla testa, guidandola nella suzione. L'uomo ha un orgasmo incredibilmente forte, come mostrano le sue smorfie e i suoi rantoli. Quando gli ultimi riverberi di piacere si estinguono nel suo fallo, lei si ritrae e sputa una gran quantità di liquido seminale, che finirà presto aggredito dai cagnotti. È una delle poche occasioni in cui viene mostrato lo sperma in un film non hard core

Piaceri solitari

La Porta dell'Inferno, l'orifizio femminile che attrae l'idolatria degli uomini-bestia, è come una ferita che si staglia in un cielo del colore del morbo. La si vede ogni volta che Laura si procura l'orgasmo carezzandosi tra le gambe. Il processo di dissoluzione dei tessuti avanza, fino a divorare ogni parvenza di struttura biologica organizzata. L'ultima volta che la donna si masturba, dal suo ventre esce un flusso di sangue nero che si confonde col percolato cadaverico.   

Un'intervista a Éric Falardeau

Sul sito www.darkveins.com è stata pubblicata un'intervista al regista del film, per leggerla basta seguire questo link:


Reazioni nel Web:
Come già per Contracted, si segnala l'intervento di un troll pestilenziale, il cui scopo evidente è colpire sul nascere qualsiasi tentativo di presentare il corpo e la sessualità come qualcosa di negativo. È davvero un peccato che il suo sito deleterio sia così quotato da comparire al primo posto quando si cerca in Google il titolo del film. Del resto è chiaro che i contenuti sgraditi al Re del Mondo possono soltanto essere ostacolati con tutti i mezzi, anche con quelli più subdoli.