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mercoledì 21 novembre 2018


BENEDIZIONE OSCURA

Autore: Walter M. Miller Jr.
Anno: 1951
Titolo originale: Dark Benediction
Lingua: Inglese
Tipologia narrativa: Romanzo breve
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Fantascienza apocalittica e post-
       apocalittica, fantareligione, clerical SF,
       fantapatologia, fantaerotismo
1a edizione it.: 1964
2a edizione it.: 1984
3a edizione it.: 1988
4a edizione it.: 1992
Editori (it.):
     Arnoldo Mondadori Editore (1984, 1988),
     Zillitti Editore (1964),
     Interno Giallo (1992) 
Edizioni italiane (antologie):    
    1964: Umani a condizione, Futuria 4
    1984: Catastrofi!, Oscar 1767 
    1988: Un cantico per Leibowitz - Benedizione
             oscura - Umani a condizione - Il mattatore
,
             I massimi della Fantascienza 17
    1992:
Il grande libro della fantascienza. Società
             del futuro. Romanzi brevi degli anni '50
,
             EdgarMammut 3.44
Traduttori:
     Arianna Rossi Livenzev (1964, 1988, 1992),
     Giuseppe Lippi (1984)
Dettagli dell'antologia Catastrofi!:    
    Titolo originale:
 Catastrophes!
    Curatore: Isaac Asimov
    Sezione: Distruzione dell'umanità 
Catalogo Vegetti:


Nota: Segnalo l'errato titolo originale nel Catalogo Vegetti: Dark Benedition (sic.). Manca la -c- di Benediction, come appare evidente a chiunque abbia anche soltanto una parvenza di dimestichezza col lessico inglese dotto di origine latina.

Trama: 

L'umanità è condannata a causa di una malattia che si propaga senza che nulla valga a frenarla. Le persone colpite mostrano vistose alterazioni della cute, su cui compaiono macchie grigiastre destinate ad estendersi e caratterizzate da un pullulare di terminazioni nervose ipersensibili che acuiscono i sensi. Per questo il morbo è stato battezzato neurodermatite (neuroderm). I contagiati sono chiamati volgarmente "pellaccia". Considerati immondi dalle persone sane, che li assimilano ai lebbrosi, questi "pellaccia" sono dominati dalla bramosia irresistibile di espandere il contagio. Sono dotati di papule erogene sui polpastrelli delle dita, simili alle formazioni perlacee che spesso si trovano sulla corona del glande. In pratica, è come se le dita di ogni "pellaccia" terminassero con un glande tumefatto, perennemente eccitato. Ne nasce una forma di erotismo perverso, bizzarro e macabro: questi individui mutati concupiscono le persone sane e cercano di consumare un atto di libidine palpando morbosamente ogni parte del loro corpo, traendone un indescrivibile piacere e propagando al contempo l'infezione tra le genti. In questo scenario di autolisi della società umana, il giovane Paul Harris Oberlin, non contagiato dal morbo, si innamora di Willow (Willie, in realtà sta per Wilhelmina), una ragazza che ha sviluppato la malattia. La salva da Georgelle, un dittatore genocida che vuole attuare lo sterminio di tutti i "pellaccia", pensando così di risanare l'umanità. Volendo trovare un modo per guarirla da uan ferita, Paul conduce Willie a Galveston, rendendosi presto conto di essere finito in una comunità religiosa costituita interamente da "pellaccia", guidata da monaci e suore. Qui incontra il dottor Seevers, un biochimico che gli rivela la vera natura della neurodermatite: si tratta di un'infezione causata da un parassita di origine extraterrestre, inviato sulla Terra da una lontana civiltà aliena. Paul comprende, anche se all'inizio non è facile, che si tratta di una condizione benefica, perché porta all'espansione dei sensi e a facoltà cognitive del tutto nuove. Il crollo della civiltà non è la fine del genere umano, bensì l'inizio di una nuova specie più dotata. Dopo mille esitazioni il giovane vince la sua repulsione per le condizione dei "pellaccia" e si abbandona all'amore con Willie, donando alle sue dita frementi il proprio corpo nudo e facendosi così contagiare.

Recensione:

A quanto pare Walter M. Miller Jr. (1923-1996) era fissato con un tema davvero inconsueto: la salvezza del genere umano ad opera del clero - aspetto non sfuggito a Giuseppe Lippi nella sua introduzione all'antologia. Non a caso è l'autore del famosissimo romanzo Un cantico per Leibowitz (A Canticle for Leibowitz), pubblicato per la prima volta nel 1959, che è incentrato sulla descrizione dell'opera civilizzatrice della Chiesa Romana su un mondo post-apocalittico ripiombato in una spaventosa barbarie e avvolto nelle dense tenebre dell'ignoranza. Tuttavia Benedizione oscura ha in sé anche qualcosa di profetico quanto sinistro: i ripugnanti "pellaccia", avidissimi palpatori di corpi nudi di ragazzini e di ragazzine, sembrano quasi far trasparire un simbolismo della pedofilia che infesta la Chiesa Romana! Tale piaga, che ora sappiamo connaturata al clero cattolico, all'epoca in cui Miller scrisse era qualcosa di cui non si poteva assolutamente parlare, nemmeno in un paese come gli Stati Uniti d'America, per tradizione caratterizzato da un grande pluralismo religioso e non privo di componenti fortemente antipapiste. Le ossessioni religiose di Miller non lo hanno salvato da una grave depressione: poco dopo la morte della moglie, che gli aveva dato quattro figli, terminò volontariamente la sua infelice esistenza con un colpo di fucile.  

Un medico pieno di antinomie

Quando ho letto il racconto, molti anni fa, sono rimasto particolarmente colpito dalla figura dello scienziato "pellaccia". Il dottor Seevers è una persona animata da un altissimo senso morale e al contempo un groviglio di contraddizioni insanabili. Se da una parte riconosce qualcosa di benefico nel morbo che ha annientato la civiltà e condannato la specie umana in quanto tale, come mai poi si astiene con ferreo rigore dal trasmettere tale condizione ad altri? In un passo egli rivela di sottoporsi a un doloroso quanto inutile trattamento, cauterizzandosi le papule erogene sui polpastrelli, lamentandosi della loro continua formazione e affermando la sua determinazione a non conoscere mai le delizie date dalla palpazione della pelle di persone sane. Pensa che, non sapendo cosa si perde, non avrà mai rimpianti. Si professa ateo, ma in realtà a guidarlo sembra essere la dottrina cattolica dell'abnegazione e del rifiuto del piacere, considerato peccaminoso in quanto tale - nei laici ovviamente, essendo il suo esercizio permesso invece ai membri del clero, sia pure tra mille ipocrisie e nascondimenti. Probabilmente gli effetti dell'immersione in un ambiente impregnato di religosità cattolica ha del tutto riplasmato il biochimico, senza che nemmeno se ne accorgesse.

Inquietanti interrogativi

Nonostante il giovane Paul abbia infine accettato la rivelazione del dottor Seervers sulla nascita di una nuova specie dalle ceneri dell'umanità, qualcosa in lui agita ripugnanza e dubbi spaventosi su ciò che è umano e su ciò che non lo è.

"Ma la pelle grigia... i palpi gustativi nelle dita... micro-organismi alieni che scavavano nei nervi e nel cervello umano... tutto ciò gli metteva i brividi. L'Uomo, trasformato per soddisfare i gusti di un pugno di parassiti "benevoli", era ancora Uomo? O era qualcos'altro? Piccoli agricoltori batterici sepolti nella pelle che coltivavano cellule nervose come l'uomo coltiva il grano... piccoli divoratori che mangiano uno e piantano due, che seminano nuovi sensi e rimpastano le fibre gustose del cervello..."

Mentre il protagonista è preso da queste riflessioni mortificanti, la dura realtà dei fatti non ne è minimamente toccata: la minaccia del genocida Georgelle non è scongiurata e incombe su Galveston.

Note di linguistica lippiana

Trovo divertente l'uso della parola ghenga per indicare una banda di delinquenti o come sinonimo di "feccia". Ormai il vocabolo non sembra essere più molto comune in questa lingua italiana che presenta sempre più evidenti segnali di sofferenza e che appare meno incline all'assimilazione fonetica dei barbarismi. Ecco il passo in questione: 

"Le uniformi gli ricordavano quelle delle ghenghe di teppistelli negli slum: anche loro usavano maglioni di un colore speciale e parole d'ordine."

Penso sia in ogni caso utile far notare che ghenga ha un'origine trasparente: è l'adattamento dell'inglese gang "banda, gruppo di delinquenti", da cui deriva gangster "criminale membro di una banda", formato con lo stesso suffisso -ster che si trova anche nel sinonimo mobster, oltre che in alcune formazioni come youngster "giovanotto" e songster "musicista vagabondo". Vediamo che nella traduzione di Lippi figura, non tradotta, la parola slum, che negli anni ottanta era già popolare. Non mi risulta che ci siano mai stati tentativi di adattamenti fonetici all'italiano. La traduzione lippiana ci mostra stratificazioni lessicali e sedimentazioni da cui spuntano gemme di svariati tipi.   

Biblioteca Galattica

Questa è la pagina della Biblioteca Galattica dedicata al romanzo breve, con annessa valutazione:

lunedì 23 aprile 2018


SPACE VAMPIRES

Titolo originale: Lifeforce
Paese di produzione: Gran Bretagna
Anno: 1985
Durata: 116 min
Lingua: Inglese
Genere: Orrore, fantascienza
Sottogenere: Fantabiologia, fantaerotismo 
Regia: Tobe Hooper
Soggetto: Colin Wilson (romanzo)
Sceneggiatura: Don Jakoby, Dan O'Bannon
Fotografia: Alan Hume
Montaggio: John Grover
Effetti speciali: Apogee Productions Inc.
Musiche: James Guthrie, Henry Mancini, Michael
     Kamen
Interpreti e personaggi
    Steve Railsback: colonnello Tom Carlsen
    Mathilda May: vampira
    Peter Firth: colonnello Colin Caine
    Frank Finlay: Dr. Hans Fallada
    Patrick Stewart: dottor Armstrong
    Michael Gothard: dottor Bukovsky
    Nicholas Ball: Roger Derebridge
    Aubrey Morris: Sir Percy Heseltine
Doppiatori italiani
    Claudio Capone: colonnello Tom Carlsen
    Cristiana Lionello: vampira
    Renato Cortesi: colonnello Colin Caine
    Marcello Tusco: Dr. Hans Fallada
    Sergio Di Giulio: dottor Armstrong
    Pietro Biondi: dottor Bukovsky
Budget: 25 milioni di $
Incassi al botteghino (USA): 11 milioni di $

Trama:

L'equipaggio dello space shuttle Churchill scopre il relitto di una gigantesca astronave nella chioma della cometa di Halley. Con più audacia che senno, viene decisa l'esplorazione del veicolo spaziale alieno, come al solito senza precauzione di sorta. Alcuni astronauti, guidati dal colonnello Carlsen, penetrano nella nave spaziale abbandonata e vi trovano centiniaia di creature morte simili a pipistrelli. Procedendo nelle viscere del relitto, rinvengono tre esseri dalle sembianze perfettamente umane, due uomini e una giovane donna, nudi e in animazione sospesa all'interno di contenitori di cristallo. Questi tre alieni incongrui vengono trasportati sullo space shuttle: un'altra mossa tipica di una popolazione demente come quella terrestre, vista moltissime volte nella cinematografia fantascientifica. Durante il viaggio di rientro, il centro di controllo della missione perde il contatto con il Churchill, che si trova ad orbitare intorno alla Terra, assolutamente muto. Viene così organizzata una spedizione di recupero per investigare le cause del disastro. Quando i soccorritori raggiungono lo shuttle, trovano ingenti danni prodotti dal fuoco e i corpi dei membri dell'equipaggio, tutti in orribili condizioni. Si imbattono nei contenitori di cristallo con gli umanoidi, che vengono trasportati alla sede di Londra del Centro Europeo di Ricerca Spaziale. Una guardia, notando la straordinaria bellezza della ragazza spaziale, pensa di possederla carnalmente, come facevano gli imbalsamatori in Egitto prima che un Faraone si decidesse a far consegnare loro solo corpi frolli. Il ragionamento del giovane è semplice: "Questa è una figa strafiga, è morta ma è ancora fresca, è ancora un gran pezzo di figa! Non può opporre resistenza, me la scopo alla grande che tanto non se ne accorge nessuno". Prima che l'energumeno possa fare qualcosa, la space girl si sveglia e lo seduce. Lui pensa di essere l'uomo più fortunato del mondo, ma ecco che dalla bocca di lei escono micidiali raggi bluastri che lo conducono a rapida morte. Il dottor Bukovsky osserva casualmente la scena da un video e interviene. La ragazza cerca di ridurlo nelle stesse condizioni della guardia, ma lui riesce, seppur a stento, a sottrarsi alle sue attenzioni. Ne rimedia comunque un danno, cadendo in stato di spossatezza, mentre la maliarda manda in frantumi la vetrata ed evade, nuda nella notte. Il corpo della guardia deceduta viene analizzato dal professor Fallada, che constata lo stato di estrema disidratazione. Nel frattempo, la space girl folgora altre tre guardie, pur senza condurle alla morte, ed esce all'esterno del centro di ricerca. Presto lascia tracce del suo passaggio: in un parco uccide e disidrata una lesbica bionda che aveva pensato di appartarsi con lei per slinguazzarla avidamente tra le gambe. I due compagni della space girl si animano e non muoiono, nonostante le guardie scarichino su di loro interi caricatori di mitra. Soccombono, in apparenza, solo dopo essere stati colpiti da granate. A questo punto accade una cosa orribile: il cadavere della guardia si rianima! Subito il dottor Fallada capisce cosa sta accadendo. La space girl è un vampiro che sottrae alle vittime l'energia vitale. Coloro che uccide, sono destinati a resuscitare come zombie, sopravvivendo solo a patto di trovare energia vitale da sottrarre a una vittima. Se vengono privati della possibilità di farlo, muoiono per sempre e diventano polvere. Così la lesbica mummificata riprende vita mentre è legata a un apparato di contenzione: non potendo liberarsi, spira in breve volgere di tempo e si riduce in polvere. È tutto un susseguirsi di eventi drammatici e caotici. Il colonnello Carlsen viene ritrovato nel Texas e soccorso dal colonnello Caine, un biondino anemico. Era riuscito a lanciarsi dal Churchill usando una capsula di salvataggio, mentre stava per soccombere. Viene condotto al Centro Europeo di Ricerca Spaziale di Londra, dove parla delle sue esperienze, anche se si ostina a nascondere dettagli importanti. Fa un sogno in cui la vampira cosmica la possiede, e sotto ipnosi rivela molti dettagli. A Londra si scatena la follia di massa. Il contagio, chiamato dai media "intergalactic pest", mena stragi inaudite. Psichiatri e psicologi, divenuti molto creduloni di fronte alla gravità degli eventi, pendono dalle labbra di Carlsen, che dice di essere in contatto con la space girl e di poterla localizzare. Lei ha infatti preso possesso di un'infermiera ricciolona, che diventa una sfrenata meretrice e seduce i passanti. Viene identificata prontamente: lavora in un manicomio per pazzi criminiali. Subito piombano tutti in quel luogo tetro, assieme a un ministro, che nel frattempo ha proclamato l'allarme generale. Il colonnello Carlsen e il colonnello Caine trovano l'infermiera lasciva e la interrogano in modo assai brusco. Carlsen la percuote pesantemente, dando prova di godere nel farlo, mentre l'altro, che è un guardone, si eccita. Quello che accade in seguito ha dell'incredibile: il direttore della clinica, l'anziano e calvo Armstrong, è accusato da Carlsen di essere posseduto dallo spiriti della vampira. Così viene immobilizzato e sottoposto a iniezioni di pentotal misto a morfina. Sotto ipnosi, rivela che la space girl è in lui. Usando quel corpo mascolino, sgraziato e senile, Armostrong si comporta come una prostituta e attira a sé Carlsen. I due si baciano intensamente. Il ministro, sconvolto dall'atto omosessuale, muore per un infarto. Viene ucciso dalla semplice visione del direttore uranista che bacia il colonnello! Tutto sprofonda nel caos. Carlsen e Caine, dopo aver assistito alla possessione del Primo Ministro, fuggono e finiscono tra i militari, che hanno proclamato la legge marziale. Poi con uno stratagemma riescono a liberarsi. Carlsen deve raggiungere la space girl, perché la ama alla follia. La trova sull'altare della cripta della Cattedrale di San Paolo, intenta a inviare all'astronave l'energia raccolta dalle migliaia di vittime dell'epidemia. Tutto ormai è chiaro: è stato proprio Carlsen a scatenare il pandemonio sulla Churchill: preso da infinita libidine, ha liberato la donna fatale dal cristallo per poterla possedere carnamente. Così lei gli ha trasferito parte della sua energia e molti doni, che adesso pretende le siano restituiti. Nel frattempo, Caine si reca al centro di ricerca, trovando Fallada in stato di follia. Lo scienziato ha appena ucciso un vampiro trafiggendolo con uno spadone di ferro grezzo. Così, dopo aver ucciso Fallada, Caine prende l'arma e corre alla cattedrale. All'ultimo trova Carlsen avvinghiato alla ragazza spaziale: sono entrambi nudi e fanno l'amore. Preso dalla disperazione, tira lo spadone. Carlsen lo afferra e al culmine dell'orgasmo trafigge la sua amante e il proprio stesso addome. Mentre l'immolazione si consuma, un raggio cosmico trasporta la coppia sull'astronave dei Vampiri: i due occuperanno i loro posti nei cristalli dell'ibernazione, guarendo dalle loro ferite e continuando il loro viaggio, alla ricerca di nuovi mondi da infettare. La Tenebra ha vinto.


Recensione: 

Il film di Hooper è stato tratto dal romanzo I vampiri dello spazio (The Space Vampires, 1976) di Colin Wilson. Purtroppo non ho ancora letto l'opera di Wilson, vedrò di rimediare al più presto. Il tema centrale della pellicola è l'inscindibile legame tra Eros e Thanatos. Una grande morbosità, che arriva fino alla necrofilia, innerva il tessuto narrativo istante dopo istante. Si può dire questo: Thanatos è la sola forza che rende Eros interessante e che gli dà un significato. Non per niente, quando il colonnello Carlsen si trova in sogno tra le braccia della vampira nuda, si sottomette al suo potere e le consegna il proprio essere, agognando a spirare nell'orgasmo, anche solo per un attimo fondendosi con la sua amata. Lei è la sua Signora, il solo senso della sua esistenza di adoratore nella Morte. Questo è puro romanticismo! Peccato che tutto questo non sia stato capito dalla critica. C'è chi si è fermato a considerazioni boccaccesche, a rudi apprezzamenti sul seno, sul pube peloso e sul culo dell'attrice, la bellissima Mathilda May. Queste menti sono elementari, pura biologia come il brulicare dei cagnotti di mosca carnaria in un cadavere decomposto, anzi, ancor più vili.

 

Horror sexualis! 

Alla panica sensualità della vampiresca ragazza spaziale si contrappone qualcosa di ben bizzarro: l'orrore e la nausea annichilente verso ogni manifestazione erotica che coglie alcuni personaggi alla vista di cose che al giorno d'oggi non stupirebbero nessuno. Così accade quando lo spirito della space girl possiede l'infermiera ricciolona del manicomio: vediamo la robusta donna, dalla fisionomia tipicamente anglosassone, caricata a bordo da un vecchio sileno lascivo che le tocca una coscia e le provoca fremiti di libidine. Il colonnello Caine, ascoltando la descrizione della scena ad opera del commilitone Carlsen, è scosso da un moto di intensissimo disgusto, che non riesce a nascondere. Dio mio, le ha toccato una coscia nuda, che scandalo, che schifo! Lo stesso Carlsen, nel riportare quanto vede tramite contatto telepatico, parla come se avesse davanti agli occhi una gran massa di cimici verdi schiacciate. Una reazione che ben pochi riterrebbero naturale. Eppure, quando si trova faccia a faccia con la donna dai capelli crespi, prima le assesta un'incredibile serie di sganassoni violentissimi, poi la bacia ardentemente in bocca, slinguazzandola con voluttà. Ecco a quali contraddizioni insanabili giunge l'essere umano! Lo stesso Caine, che tanto aveva disprezzato l'infermiera per la sua lascivia, arriva a rilasciarsi lo sperma nelle mutande osservando queste scene di grande brutalità, che al giorno d'oggi sarebbero etichettate come stupro.  Una cosa è certa: nell'attuale contesto, un film come questo non potrebbe più essere nemmeno concepito.

 

Un ministro ucciso dall'omosessualità! 

Vediamo poi il ministro che accompagna i due colonnelli nella casa di cura per pazzi criminali. Somiglia vagamente a un Bruno Vespa con più capelli, il suo incedere è incerto e sembra avere una gobba. Il suo fare è iperattivo, inquisitorio. Proprio questa sua caratteristica lo condannerà. Quando Carlsen allucina, crede di vedere la sua amata vampira e la vuole baciare. Così si avventa sul vecchio, ripugnante direttore calvo, Armstrong, scambiandolo per la sensualissima Signora, e lo bacia in bocca. Il ministro non regge all'orrore. La sola vista del bacio sodomitico gli fa cedere il cuore e lo annienta. Anche questo è un fatto portentoso e molto strano. Come si può credere che un ministro londinese ignorasse l'esistenza di contatti omosessuali tra uomini? In che mondo viveva? A queste domande angosciose non è dato al momento avere risposta. Forse Hooper avrebbe potuto illuminarci, se non fosse morto nell'agosto del 2017. 

 

Iniezioni nelle arterie! 

Come tutti dovrebbero sapere, le iniezioni endoarteriose sono molto rare e richiedono particolari accorgimenti. Se si buca un'arteria a casaccio, si produce un flusso inarrestabile di sangue, con conseguente morte del paziente. Questo perché le arterie hanno un proprio battito, non sono come le vene, in cui il sangue viene pompato soltanto dal muscolo cardiaco. Eppure vediamo il colonnello Carlsen - che non è un medico e neppure un infermiere - operare con il sadismo di un demone sull'anziano Armstrong, mettendone a serio rischio la vita. Prima conficca un'enorme siringa piena di pentotal misto a morfina in un braccio del direttore del manicomio, senza neppure mettergli il laccio emostatico, senza cercare la vena, iniettando il liquido in profondità. Poi, ritenendo la sedazione insufficiente, afferra in un gioco di bravura due siringoni e li caccia nel collo della vittima, uno a destra e uno a sinistra, col rischio di bucare le carotidi! Adesso si comprende come mai il sistema sanitario britannico miete ogni anno più vittime di quante ne facesse la Yersinia pestis nel medioevo! 


Pericolosi campi di ricerca 

Il vitalismo è la filosofia tanatologica professata dal dottor Fallada. Lo studioso è riuscito a coronare un sogno dell'umanità, quello di ricondirre il reame della Morte nell'alveo del metodo scientifico, riuscendo così a dimostrare che non tutto finisce con l'exitus. Questo afferma Fallada: nell'essere umano esiste un principio indistruttibile, un'energia che con la morte esce dal corpo. È la Forza Vitale. Ecco spiegato il titolo originale del film: Lifeforce. Direi proprio che sarebbe una cosa splendida se si riuscisse a ricondurre al campo delle cose misurabili proprio la Morte, che per natura sfugge a qualsiasi tentativo di riduzione alle categorie razionali. Purtroppo, se anche sorgesse da qualche parte un dottor Fallada sorretto da un ingenio sovrumano e animato dalle migliori intenzioni, non si andrebbe molto lontano. Questo perché le religioni del mondo hanno ancora molto potere e riescono a stroncare sul nascere qualsiasi seria ricerca. Prendiamo ad esempio le chiese che si definiscono "cristiane": anche se sono teologicamente morte - tra i loro ministri vediamo un papa baciapiedi, pastori che giocano con spade laser di gomma e numerosi pedofili - conservano comunque una certa influenza su numerosi enti e potentati politici. Se dalle ricerche di uno scienziato dovesse venir fuori qualcosa che confuta alla radice i loro dogmi, come quello della retribuzione ultraterrena, per loro sarebbe un disastro spaventoso, che cancellerebbe persino l'ombra di ogni istituzione ecclesiastica. 


Un finale ambiguo

Perché Carlsen ha turbato un'unione tanto piacevole raccogliendo lo spadone lanciatogli da Caine e impalandosi insieme alla splendida amante? Per amore di un genere umano odioso e degenere? Per la speranza di salvare la Terra? La scelta è incomprensibile, tantopiù che tale azione non sembra aver sortito gli effetti sperati. Francamente, se fossi stato al posto di Carlsen, avrei agito ben diversamente. Avrei continuato l'amplesso fino ad eiaculare nella vampira, anche a costo di una vita che tanto avrei perso comunque. L'umanità l'avrei mandata a fare in culo. Resta poi un'altra cosa da chiarire. A un certo punto la space girl rivela al suo amante terrestre qualcosa di sorprendente, che lui in realtà non è davvero umano, ma appartiene alla stirpe del vampiri cosmici. Un tema che ritengo molto interessante, peccato che non sia stato sviluppato a dovere. Forse anche a questi interrogativi Hooper avrebbe potuto darci risposta. Che dire? It's too late

Reazioni nel Web

Nel Web è tutto un susseguirsi di recensioni più stupide della merda. Molti si limitano a criticare gli effetti speciali, ritenuti pessimi anche per un film dell'epoca. Altri insorgono perché vedono violate le leggi non scritte dei film horror, che a loro dire obbligano a una nettissima separazione tra vampiri, zombie e mummie. A sentire questi spocchiosi e arroganti pasdaran dei film di genere, Hooper sarebbe stato "confuso". Senza dubbio a far gridare allo scandalo è stata la sede scelta dalla space girl, la cripta della Cattedrale di San Paolo. La donna venerea è stesa su un altare, circondata da croci che non hanno su di lei alcun effetto. Questo viola la tradizione inveterata dei vampiri che urlano, soffrono e si dissolvono alla vista di una croce. Non sfiora nemmeno la mente dei critici che un vampiro spaziale possa avere caratteristiche molto diverse da quelle di un vampiro classico! Un vampiro spaziale mostra totale indifferenza verso i simboli cristiani, che ai suoi occhi sono insignificanti. Non solo: beve essenza vitale e non sangue, se morde qualcuno lo fa diventare uno zombie e se questo morto vivente non si nutre, si trasforma in una mummia, quindi in polvere inerte. Non mi sembrano concetto così difficili da comprendere. Quello che più mi stupisce è che questa mia recensione potrebbe essere la sola decisamente positiva in tutto il Web! 

domenica 4 marzo 2018


L'INVASIONE DEGLI ULTRACORPI

Titolo originale: Invasion of the Body Snatchers
Paese di produzione: USA
Anno: 1956
Lingua: Inglese
Durata: 80 min
Colore: B/N
Genere: Orrore, fantascienza, thriller
Sottogenere: Fantabiologia, fantabotanica
Regia: Don Siegel
Soggetto: The Body Snatchers, romanzo di Jack
    Finney (1954)
Sceneggiatura: Daniel Mainwaring, Richard
    Collins, Sam Peckinpah (non accreditato)
Produttore: Walter Wanger per Walter Wanger
    Production
Casa di produzione: Allied Artists
Fotografia: Ellsworth Fredericks
Montaggio: Robert S. Eisen
Effetti speciali: Milt Rice, Don Post
Musiche: Carmen Dragon
Scenografia: Ted Haworth
Trucco: Emile LaVigne, Mary Westmoreland
Interpreti e personaggi   
    Kevin McCarthy: dottor Miles J. Bennell
    Dana Wynter: Becky Driscoll
    Larry Gates: dottor Dan 'Danny' Kauffman
    King Donovan: Jack Belicec
    Carolyn Jones: Theodora Belicec
    Jean Willes: Sally Withers
    Ralph Dumke: Nick Grivett
    Virginia Christine: Wilma Lentz
    Jean Andrew: zia Eleda Lentz
    Everett Glass: dottor Ed Pursey
    Tom Fadden: Ira Lentz
    Kenneth Patterson: Stanley Driscoll
    Eileen Stevens: sig.ra Grimaldi
    Guy Way: Sam Janzek
    Bobby Clark: Jimmy
    Whit Bissell: dottor Hill
    Richard Deacon: Dr. Harvey Bassett
    Sam Peckinpah: operaio del gas
    Robert Osterloh: guidatore dell'ambulanza
Doppiatori italiani   
    Nando Gazzolo: dottor Miles J. Bennell
    Maria Pia Di Meo: Becky Driscoll
    Emilio Cigoli: dottor Dan 'Danny' Kaufman
    Gualtiero De Angelis: Jack Belicec
    Fiorella Betti: Theodora Belicec
    Dhia Cristiani: Sally Withers
    Lydia Simoneschi: Wilma Lentz
    Giovanna Scotto: zia Eleda
    Loris Gizzi: dottor Ed Pursey
    Bruno Persa: Stanley Driscoll
    Wanda Tettoni: sig.ra Grimaldi
    Carlo Romano: dottor Hill
    Renato Turi: dottor Harvey Bassett
    Aleardo Ward: operaio del gas
Remake:
Terrore dallo spazio profondo
, di Philip Kaufman
    (1978)
Ultracorpi - l'invasione continua, di Abel Ferrara
    (1993)
Invasion, di Oliver Hirschbiegel (2007)
N.B. Non è un remake il film franco-spagnolo The Pod People, di Juan Piquer Simón (1983). Potrebbe invece essere considerato un mockbuster il film Invasion of the Pod People, di Justin Jones (2007).

Trama:

In un ospedale della California, il dottor Miles J. Bennell, sconvolto ed esagitato, rivela una storia raggelante allo psichiatra dottor Hill. L'uomo, che si identifica come medico, descrive gli eventi che hanno portato al suo arresto e al suo arrivo nel nosocomio. La narrazione inizia nella vicina città di Santa Mira, dove il dottor Bennell si imbatte in alcuni casi di sindrome di Capgras, una rara patologia psichiatrica i cui pazienti sono convinti che un proprio familiare o amico sia stato sostituito da un impostore. Tornando da un viaggio di lavoro, il dottor Bennell incontra la sua ex ragazza, Becky Driscoll, che non vedeva da anni. La donna gli racconta che sua cugina Wilma si comporta in modo strano e va affermando che suo zio Ira sia in realtà un estraneo. Lo psichiatra dottor Kaufman consiglia al suo collega di non preoccuparsi, dato che simili casi sarebbero soltanto una "semplice" epidemia di isteria di massa. La sera stessa Jack Belicec, un amico del dottor Bennell, rinviene un corpo con le proprie fattezze, ma non pienamente sviluppato. Subito dopo nello scantinato della casa di Becky viene scoperto un duplicato della donna. Quando Kaufman arriva, il corpo con le sembianze di Becky è scomparso misteriosamente. Lo psichiatra è convinto che a causare tutto ciò siano allucinazioni prodotte dall'isteria epidemica. Tuttavia, la notte seguente Miles Bennell, Becky, Jack e sua moglie Teddy scoprono che i propri duplicati emergono da mostruosi baccelli nella serra dello stesso dottor Bennell. Giungono così alla conclusione che l'intera cittadinanza sta per subire un processo di sostituzione, in cui ogni persona viene rimpiazzata da una sua esatta copia fisica durante il sonno. Jack e Teddy Belicec si allontanano in auto in cerca di aiuto nella città vicina, mentre il dottor Bennell e Becky Driscoll tentano invano di allertare i federali. La dura realtà delle cose non tarderà a palesarsi. Le copie delle persone sono alieni che in qualche modo dissolvono e fagocitano le loro vittime. Sono completamente privi di empatia e sono mossi da un solo scopo: sostituire l'intera popolazione del pianeta! Dopo mille peripezie, soltanto Miles Bennell riesce a salvarsi, mentre la sua donna cade vittima degli extraterrestri, divenendo a sua volta un duplicato senz'anima. Così finisce il racconto. Il dottor Hill considera pura follia la storia raccontata dal collega, finché viene a sapere che un camion carico di baccelli gianteschi ha subìto un incidente, rovesciando i vegetali aberranti sull'autostrada. A questo punto lo psichiatra allerta l'FBI e l'esercito, che riescono a riportare l'ordine. 


Recensione:

Il film è stato tratto dal romanzo di Jack Finney The Body Snatchers, pubblicato nel 1954. Direi che si tratta di un adattamento cinematografico eseguito con estrema prontezza, a soli due anni dall'uscita del libro. Prodotto con scarsi mezzi (416.911 dollari), all'inizio fu quasi ignorato dal pubblico e dalla critica, divenendo un cult soltanto in seguito. Il produttore, l'ashkenazita Walter Wanger, nato Walter Feuchtwanger, aveva goduto di grande fama dagli anni '20 ai '40, arrivando persino a finanziare alcuni film di Alfred Hitchcock. Tuttavia in seguito era caduto in disgrazia: avendo sorpreso la moglie in pose equivoche, aveva aggredito l'amante di lei, piantandogli una pallottola nei testicoli e scontando otto mesi di carcere. Per fortuna è riuscito a riprendersi dalla disgrazia e a finanziare questo capolavoro, che è stato capace di mantenere la sua orrifica potenza fino ai nostri giorni, sfidando il trascorrere degli anni. L'unico difetto che riesco a trovare è il poco spazio lasciato al fato delle vittime degli alieni, che si limitano a dileguarsi nel nulla alla comparsa dei loro ultracorpi, in pratica lasciando tutto all'immaginazione. Credo che sia perché all'epoca vigevano codici molto severi su ciò che poteva essere o meno mostrato al pubblico.


Film e romanzo: finali incompatibili

Rispetto al film di Don Siegel, il romanzo di Finney era decisamente più ottimistico. Gli alieni restavano stupiti dalla determinazione con cui il dottor Bennell e la sua amata si opponevano all'invasione, così i baccelli finivano con l'abbandonare la Terra, prendendo la via delle profondità cosmiche alla ricerca di altri mondi da infettare. Per quanto riguarda i duplicati rimasti, era specificato che il loro ciclo vitale era di soli cinque anni: non essendo in grado di riprodursi senza i baccelli, potevano essere facilmente identificati e annientati. Non solo Becky non moriva, ma anche i coniugi Belicec restavano incolumi. In pratica finiva a tarallucci e vino. Siccome mi sono imbattuto in un navigatore che riteneva il finale del romanzo più pessimistico di quello del film, mi prendo la briga di smentirlo riportando un brano significativo, in cui viene sancita la sconfitta degli invasori alieni:

«Una cosa era chara: i baccelli lasciavano un pianeta che si era dimostrato ostile e nocivo. Questo lo seppi subito e un'onda di grandissima esultanza, così forte che mi lasciò tremante, mi attraversò tutto, perché sapevo che Becky e io avevamo recitato una parte importante nel provocare il fenomeno che si svolgeva sotto i nostri occhi. Non eravamo, non potevamo essere stati i soli a combattere disperatamente contro la minaccia di distruzione totale che incombeva non solo su Santa Mira e la California, ma su tutta l'umanità. C'erano stati altri che, individualmente o in piccoli gruppi, avevano fatto quello che avevano potuto, che avevano lottato o che avevano semplicemente rifiutato di arrendersi. Parecchi erano stati sconfitti, ma tutti quelli che non erano stati presi si erano battuti decisamente, implacabilmente, e mi tornò alla mente il brano di un discorso fatto in tempo di guerra: "Li combatteremo nei campi e nelle strade, li combatteremo sui monti, non ci arrenderemo mai". E questo incitamento valido per un popolo valeva per tutta la razza umana.
E capii che nulla, in questo sterminato universo, avrebbe potuto mai sconfiggerci.»

Sembra un inno di apoteosi dell'umanità! In netto contrasto con la visione di Finney, in origine il finale del film doveva essere tragico: la narrazione si sarebbe conclusa con il dottor Bennell urlante mentre vedeva un camion carico di baccelli passargli accanto. Puntando il dito contro gli spettatori, il protagonista doveva urlare "You're next", un meme che in ogni caso avrebbe conosciuto una certa fortuna in seguito. Temendo il pessimismo come la peste, la compagnia di produzione impose a Siegel e a Mainwaring la macchinosa costruzione del racconto in forma di flashback e del ricovero del protagonista in psichiatria. Naturalmente avrei preferito un finale privo di scampo per il genere umano. 


Ultracorpi e politica

Più volte è stata avanzata l'ipotesi che la pellicola di Don Siegel debba essere interpretata in chiave politica come un'allegoria anticomunista. Non bisogna mai dimenticarsi del plumbeo clima dell'epoca in cui L'invasione degli anticorpi vide la luce: si era da poco conclusa la carriera del senatore Joseph McCarthy, che aveva scatenato la famosa caccia alle streghe contro i comunisti, veri o presunti che fossero. Solo pochi anni prima aveva destato grande scalpore e isteria il caso dei coniugi Julius ed Ethel Rosenberg, condannati alla sedia elettrica con l'accusa di spionaggio sovietico. La caratteristica saliente degli ultracorpi era senz'altro la loro totale assenza di sentimenti umani e di individualità, cosa che li faceva rassomigliare in modo sorprendente ai sovietici stereotipati che infestavano l'immaginario collettivo americano. In realtà questa interpretazione, a prima vista ragionevole, è stata negata più volte e in modo reciso dal regista, oltre che da numerose altre persone coinvolte. Raccolgo a questo proposito un paio di testimonianze significative.

Questo è l'intervento di Walter Mirisch: "La gente cominciò a leggere nei film significati che non sono mai stati voluti. L'invasione degli ultracorpi è un esempio. Ricordo di aver letto un articolo su un giornale, in cui si sosteneva che il film era concepito come un'allegoria sull'infiltrazione comunista dell'America. Dalla mia conoscenza personale, né Walter Wanger né Don Siegel, che lo diresse, né Dan Mainwaring, che scrisse la sceneggiatura, né l'autore Jack Finney, né io stesso lo vedemmo come altro che un puro e semplice thriller." 

Lo stesso Don Siegel affermò: "Ho avuto il sentore che questa fosse una storia molto importante. Penso che il mondo sia popolato da baccelli e io voglio mostrarli. Penso che così tante persone non abbiano sentimenti sulle cose culturali, né sentimenti di pena, di dolore […] Il riferimento politico al senatore McCarthy e al totalitarismo sembrava ineludibile, ma io ho tentato di non enfatizzarlo perché sento che i film servano innanzitutto a intrattenere e io non voglio predicare."

J.P. Telotte scrisse che Siegel volle che i baccelli fossero seducenti; il loro portavoce, uno psichiatra, è stato scelto per fornire una voce autorevole che avrebbe fatto appello al desiderio di "abdicare dalla responsabilità umana in un mondo moderno sempre più complesso e confuso".

Mi lascia un po' perplesso il fatto che Mirisch parlasse con tanta sicurezza a nome di Jack Finney. Infatti lo scrittore in altre occasioni ha dato prova di essere capace di complicati ragionamenti fantapolitici. Nel romanzo Time and again (Indietro nel tempo, 1970), pubblicato quindici anni dopo The Body Snatchers, descrive un complotto dell'esercito americano, che vorrebbe cambiare gli eventi del 1890 per far sì che Cuba divenisse un possedimento degli USA, evitando così l'esistenza stessa del regime di Fidel Castro. Non posso usare come prova della malafede di Mirisch questo dettaglio, data la cronologia, tuttavia è molto probabile che Finney avesse una mente facile alla paranoia e che la fobia verso le spie rosse non gli fosse estranea già negli anni del maccartismo.

Una curiosa espressione gergale

Deve essere ricercata ne L'Invasione degli ultracorpi l'etimologia della locuzione pod people, alla lettera "gente del baccello", sorta in America nel tardo XX secolo per designare persone prive di emozioni. Si tratta di un pacchetto memetico interessante, il cui corredo concettuale è costituito da un'istruzione debolissima: ogni persona apatica sarebbe in realtà un alieno infiltrato tra gli umani. Nel Web si trovano alcune descrizioni più dettagliate, in cui non è sempre facile distinguere tra goliardia e creduloneria complottista volutamente inoculata. Oltre a pod people, si trova anche la forma pod person, che ha una sua diffusione nel gergo urbano, indicando semplicemente un impostore. Riporto alcuni utili link: 


mercoledì 18 ottobre 2017


IL PASTO NUDO

Titolo originale: Naked Lunch
Paese di produzione: Canada, Regno Unito, Giappone
Anno: 1991
Durata:
115 min
Genere: Drammatico, fantastico, fantascienza
Regia: David Cronenberg
Soggetto:
William S. Burroughs
Sceneggiatura: David Cronenberg
Produttore: Jeremy Thomas
Casa di produzione: Film Trustees Ltd.
Distribuzione (Italia): DARC - Erre Produzioni (1993)
  Vivivideo, Panarecord (VHS)
  Eagle Pictures (DVD)
Fotografia: Peter Suschitzky
Montaggio: Ronald Sanders
Effetti speciali:
David Wiezer
Musiche: Howard Shore, Ornette Coleman
Scenografia: James McAteer, Elinor Rose Galbraith
Interpreti e personaggi    
    Peter Weller: Bill Lee
    Judy Davis: Joan Lee/Joan Frost
    Ian Holm: Tom Frost
    Julian Sands: Yves Cloquet
    Roy Scheider: dottor Benway
    Joseph Scoren: Kiki
    Monique Mercure: Fadela
    Nicholas Campbell: Hank
    Michael Zelniker: Martin
Doppiatori italiani    
    Luigi La Monica: Bill Lee
    Bruno Alessandro: Tom Frost
    Fabrizio Pucci: Yves Cloquet
    Michele Kalamera: dottor Benway
    Edoardo Nordio: Kiki
    Angelo Maggi: Hank
    Roberto Del Giudice: Martin
    Rodolfo Bianchi: voce delle creature


Trama: 

William Lee per vivere fa lo sterminatore di scarafaggi e sogna di diventare scrittore. Presto scopre che la moglie si droga iniettandosi la polvere gialla di piretro da lui usata nel suo lavoro. Portato alla polizia con l'accusa di possesso di stupefacenti, in preda ad allucinazioni vede un bacherozzo gigantesco che gli ordina di uccidere la moglie, a sua detta una spia della Interzone Incorporated. In preda alla furia, Lee ammazza l'insetto. Riuscito a sottrarsi ai poliziotti e tornato a casa, vi trova la moglie intenta a copulare col suo amico Hank. Mentre la donna a gambe aperte viene stantuffata meccanicamente dall'amante annoiato e incapace di giungere al culmine, il giovane Martin recita poesie senza né capo né coda. A questo punto Lee dice alla moglie che è giunto il momento di giocare a Guglielmo Tell: le mette un bicchiere sulla testa, quindi estrae la pistola e le pianta una pallottola in fronte. A causa di questo spiacevole incidente, William Lee deve lasciare l'America. Finisce così in un bar in cui incontra un mugwump, ossia un grosso alieno grigiastro e verrucoso che sembra il prodotto di un incubo. Il mugwump fornisce al fuggiasco un biglietto per l'Interzona e gli raccomanda di acquistare in loco una macchina da scrivere "Clark Nova" per comporre i suoi rapporti. È l'inizio di un incubo lisergico. L'aspirante scrittore, giunto nell'Interzona - che in buona sostanza è il Marocco - perde definitivamente il contatto con la realtà quando si imbatte in Joan Frost, una donna che somiglia talmente alla sua defunta consorte da poter essere un clone. Tutto procede in modo precipitoso fino al paradossale epilogo... 

Recensione:

Questo disturbante film di Cronenberg è stato soltanto in piccola parte tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore William Seward Burroughs (Saint Louis, 1914 - Lawrence, 1997), esponente della Beat Generation e tossicomane estremo, che nella vita ha sperimentato ogni genere di droga in quantità tanto massicce da poter sterminare un esercito, vivendo abbastanza a lungo per descrivere le sue esperienze. Si è iniettato di tutto. Ha fumato di tutto. Ha inalato di tutto. Ha inghiottito di tutto. Si è infilato di tutto tramite supposte. Dato che la trama del romanzo è a dir poco confusa, il regista ha deciso di svilupparla includendovi numerosi episodi della vita reale dello scrittore di Saint Louis. Così le deliranti sequenze in cui si vede William Lee giocare a Guglielmo Tell con la moglie, fulminandola con una pallottola in fronte, si basano su fatti realmente accaduti. Burroughs dovette davvero fuggire a causa dell'uxoricidio preterintenzionale, rifugiandosi a Tangeri dopo lunghe peregrinazioni. Proprio l'ambiente della Casba marocchina, in cui un pappone procurava prostituti ai visitatori occidentali e la droga circolava liberamente, ha fornito l'ispirazione della famosa Interzona. I nomi non sono certo casuali. Studiando un po' la biografia di Burroughs, si comprendono le origini del nominativo del suo alter ego William Lee, che trae il suo cognome da quello della madre, Laura Lee. Egli lavorò davvero come disinfestatore, ovvero come sterminatore di scarafaggi, lavoro che lo tenne impegnato per sei mesi. Ci vorrebbero anni per sviscerare ogni dettaglio della vita di un personaggio così complesso. Un'altra vicenda realmente accaduta è mostrata nella seconda parte del film, quando due suoi amici, Martin e Hank, lo raggiungono nell'Interzona, trovandolo in preda al delirio tossico. Senza perdersi d'animo lo riconducono nella sua stanza e lo aiutano a sistemare i suoi scritti sparsi in centinaia di fogli, incitandolo a farne un volume e a pubblicarlo. Ecco, in realtà Martin e Hank rappresentano Allen Ginsberg e Jack Kerouac. Proprio da questi appunti sparsi è nato il romanzo Naked Lunch (noto anche come The Naked Lunch). In realtà sembra che il titolo dell'opera avrebbe dovuto essere Naked Lust, ossia "Lussuria Nuda", soltanto che Ginsberg lesse male la scrittura di Burroughs e se ne uscì a pronunciare "lust" come "lunch". L'idea piacque e della scelta nata dal caso fu data dallo stesso Kerouac la seguente spiegazione: "Il titolo significa esattamente ciò che le parole esprimono: Pasto NUDO – l’istante, raggelato, in cui si vede quello che c’è sulla punta della forchetta."  

Cose poco note sul Guglielmo Tell

Burroughs sparò nel cranio della moglie a Città del Messico e sull'accaduto non è mai stata fatta piena luce. Molti si sono chiesti perché lo scrittore non sia stato condannato per omicidio volontario. La storia, come al solito molto intricata, iniziò qualche tempo prima. Lo scrittore si amputò una falange in un non meglio precisato "rituale iniziatico indiano", partorito con ogni probabilità dalla sua fantasia malata. Si recò dallo strizzacervelli con la falange vantandosi dell'accaduto e come conseguenza fu subito internato. Uscito dal manicomio, si sposò con Joan Vollmer, un'amica appassionata consumatrice di stupefacenti, proprio come lui. Va detta una cosa: Burroughs era omosessuale. All'epoca era convinzione diffusa che l'omosessualità fosse curabile tramite il matrimonio, e forse fu questa la ragione della scelta. Mentre lo scrittore e la moglie abitavano in Texas, generarono un figlio, quindi si spostarono in Louisiana. Siccome era nell'aria un possibile arresto, i due espatriarono in Messico, pensando di rimanervi almeno cinque anni: giusto il tempo necessario per far cadere in prescrizione le imputazioni. Occorre considerare che in America la prescrizione giunge in fretta, ma decade all'istante e per sempre se un imputato viene arrestato anche solo un giorno prima della scadenza. A Città del Messico la coppia giunse presto ai ferri corti. Lo scrittore, trovandosi senza eroina, cominciò ad abusare delle droghe disponibili, principalmente benzedrina, cosa che gli destò un'insopprimibile avidità di rapporti sodomitici con altri uomini. Questo ingelosì la moglie, che si sentì abbandonata e si diede all'alcol. In preda all'ubriachezza, strombazzava a destra e a manca i vizietti del marito. Essere un maricón in Messico a quei tempi era molto più di un gravoso fardello: comportava il rischio di attacchi violenti e persino di linciaggio. Fu così che Burroughs trovò la moglie in un noto bar frequentato da americani, estrasse una pistola e in stato di alterazione le disse: "It's time for our William Tell act." La moglie, essa stessa ubriaca, costrinse il marito a metterle sul capo un bicchiere e a centrarlo. Il colpo partì, ma non colpì il bicchiere. Il Messico era un paese arretrato che tollerava in sostanza l'uxoricidio. Dopo 13 giorni di  carcere, gli ufficiali che si dovevano occupare del caso furono corrotti dal fratello di Burroughs, che riuscì a far liberare il prigioniero. Alla fine il tribunale lo condannò in contumacia a due anni di prigione, una pena irrisoria per un omicidio che in ogni caso fu ritenuto preterintenzionale. L'accaduto lasciò profonde cicatrici nell'autore di Naked Lunch, e nel film la scena del Guglielmo Tell è addirittura mostrata due volte.    

 

Entomologia burroughsiana

Il perno attorno a cui ruota l'intero film è costituito da una bizzarra forma di vita aliena che prende corpo nella fantasia allucinatoria dello sterminatore di scarafaggi fino a diventare densa e concreta come solo la realtà di veglia sa essere. Si tratta di un grosso coleottero senziente dalle elitre coriacee e dal ventre molle, rosato, con in mezzo un ano carnoso e flatulento che usa per proferire verbo. Questo insetto, che compare per la prima volta mentre Lee si trova al commissariato, in seguito prende forma dalla sua macchina da scrivere, fondendosi con le sue parti meccaniche, tanto da presentare sul suo capo una tastiera distorta, accartocciata tra i minuscoli occhi e le poderose mascelle. Anche senza considerare la capacità di parlare, l'ano dorsale è un dettaglio unico, che rende la creatura uno pseudo-coleottero, in realtà tassonomicamente molto distante dai veri insetti.

 

Il Mugwump

Nella lingua algonchina dei Massachusett, detti anche Natick o Wampanoag, la parola mugumquomp (anche mugquomp, mugguomp) indica il signore della guerra. Da questa parola indiana deriva il vocabolo inglese americano mugwump, che in origine aveva un forte connotato politico: era il soprannome dato a quei repubblicani che andando contro il loro partito sostennero il candidato democratico nelle presidenziali del 1884. Nel film descrive invece un alieno molto bizzarro, con la pelle coriacea e ricoperta da strane escrescenze, il muso vagamente simile a quello di un pappagallo. Sulla testa ha turgide appendici eccitabili e simili a peni, da cui scaturiscono fiotti di un liquido inebriante che è chiaro simbolo dello sperma. Quando William Lee conosce per la prima volta un mugwump in un bar, gli viene presentato come un amico "specializzato in ambivalenze sessuali". L'alieno dal muso di pappagallo sta lì seduto al bancone, sorseggiando con la sua lingua nera e carnosa un succo di frutta (forse di banana, ma potrebbe benissimo essere uno zabaione). Verso la fine del film, si vede uno spaventoso allevamento in cui i Mugwump vengono tenuti in catene e appesi, mentre numerose persone di ambo i sessi fellano avidamente le appendici peniene situate sul cranio corrugato per ottenerne il succo intossicante. Inutile dire che questa operazione di mungitura ricorda in modo sorprendente la fellatio.


Un simbionte degno di Ridley Scott

Il film di Cronenberg è stato realizzato anni dopo Alien di Ridley Scott (1979) e dopo Aliens - Scontro finale di James Cameron (1986), così possiamo pensare che il simbionte che sbuca da una macchina da scrivere sia stato concepito proprio grazie all'influenza della creatura parassitogena a noi tutti ben nota. In pratica è proprio un simbionte di xenomorfo con un paio di chiappe di donna proprio sotto il carapace dorsale e le esili zampe, con la coda che si prolunga dal coccige. A parte l'aspetto poco rassicurante, questa creatura sembra del tutto innocua, al più affetta da qualche stravagante morbosità sessuale: la domina Fadela la caccia via a frustate quando la scopre nell'atto di strusciarsi sui genitali di Joan Frost. A mio avviso le potenzialità di queste creazioni xenobiologiche erano immense, peccato che siano state disperse in una narrazione con poco costrutto. 

Il meme della droga telepatica  

Burroughs era convinto che la telepatia si sarebbe sviluppata tra gli oppressi, diventando l'arma con cui difendersi dal potere dello Stato e dalla sua capillare ingerenza. Spinto da questa certezza incrollabile, egli pensava di poter ottenere tali facoltà di comunicazione telepatica attraverso l'ingestione di un'erba amazzonica chiamata yagé. La sua previsione non si è affatto realizzata. Anzi, vediamo che la telepatia esiste, ma non è affatto il prodotto di una droga: è invece il prodotto della tecnologia ed è in mano ai potenti. Zuckerberg controlla telepaticamente la popolazione servendosi di captatori che scandagliano in tempo reale centinaia di milioni di cervelli che nulla possono contro la sua tirannia. Si può affermare senza timore di essere smentiti che la telepatia che siamo costretti a subire sia l'esatto contrario della fantomatica telepatia liberatoria di cui parlava l'autore di Naked Lunch. Ancora una volta vediamo come un genio del XX secolo si sia dimostrato incapace di profetizzare lo spaventoso mondo della nostra epoca. Per quanto riguarda la pretesa erba telepatica detta yagé, altro non è che l'ayahuasca, da cui si produce un intruglio potentemente emetico che non è certo in grado di permettere a chi lo ingurgita di leggere la mente altrui. A propalare il meme dei poteri dell'ayahuasca a quanto pare è stato un viaggiatore, Rafael Zerda Bayón, nel 1905. Quasi due decenni dopo, nel 1923, il chimico colombiano Guillermo Fischer Cárdenas avrebbe addirittura isolato una sostanza nell'ayahuasca, subito battezzata col nome di "telepatina". Queste informazioni, tratte dal Web dove compaiono ripetute ad nauseam, potrebbero essere a loro volta pacchetti memetici senza fondamento. Fatto sta che il meme della droga telepatica negli anni '30 e '40 si è indebolito ed è caduto in quiescenza, come spesso accade, per poi essere riesumato proprio da Burroughs. 

Altre recensioni e link interessanti:

Segnalo due sintetiche recensioni, una su Mymovies.it e l'altra su Comingsoon.it:



(Trovare un banner pubblicitario dei salumi Rovagnati nel bel mezzo di una pagina su Naked Lunch non ha prezzo. 😀)

Riporto infine qualche pagina che può essere utile per approfondimenti: 





mercoledì 11 ottobre 2017


  
USO STRUMENTALE DELLE ATROCITÀ

In questa società terminale, i fatti più orribili non destano raccapriccio per la loro natura: vengono invece usati strumentalmente per sostenere o confutare una qualche tesi politica. A nessuno sembra interessare se una ragazza viene stuprata, ma solo se lo stupratore è autoctono o allogeno. Si è arrivati a tal punto, che se uno stupro conferma le proprie tesi, i commentatori gioiscono. Non esiste nessuna pietà per le vittime. Nemmeno nella Roma antica c’erano simili mostruosità. Si trovavano corpi di bambini esposti e di adulti gettati nelle fogne a cielo aperto a marcire, i folli e i crudeli non mancavano di certo, ma non si trovava la forma mentis aberrante che impera nei social network. Non si trovavano esempi di completo scollamento dalla realtà dei fatti, come quelli a cui assistiamo oggi. Il processo di degenerazione cognitiva è giunto a tal punto che potremmo definire il genere umano un tumore. I pochi anticorpi sopravvissuti si agitano nella solitudine e nella disperazione. “La specie umana è moribonda e spera di risorgere. Gli esseri umani sono frutto del caso: un tentativo fallito. E quando un esperimento fallisce, non ci si ostina a ripeterlo: si ricomincia da zero. E si seguono premesse e schemi migliori. Loro non meritano una seconda possibilità. E io la impedirò a tutti i costi.” (cit.). Se lavorassi in un laboratorio di xenobiologia, nel giro di pochi anni comincerebbero a circolare i neomorfi.

sabato 26 agosto 2017

ETIMOLOGIA DI OZYMANDIAS


Sappiamo che un epiteto di Ramesse (Ramsete) II era Ozymandias, un tempo adattato in italiano come Osimandia. Il nome regale è stato reso celebre da uno splendido sonetto di Percy Bysshe Shelley. 

OZYMANDIAS   

I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away.

Questa è una traduzione in italiano:

Incontrai un viandante di una terra dell'antichità,
Che diceva: “Due enormi gambe di pietra stroncate
Stanno imponenti nel deserto… Nella sabbia, non lungi di là,
Mezzo viso sprofondato e sfranto, e la sua fronte,
E le rugose labbra, e il sogghigno di fredda autorità,
Tramandano che lo scultore di ben conoscere quelle passioni rivelava,
Che ancor sopravvivono, stampate senza vita su queste pietre,
Alla mano che le plasmava, e al sentimento che le alimentava:
E sul piedistallo, queste parole cesellate:
«Il mio nome è Ozymandias, re di tutti i re,
Ammirate, Voi Potenti, la mia opera e disperate!»
Null'altro rimane. Intorno alle rovine
Di quel rudere colossale, spoglie e sterminate,
Le piatte sabbie solitarie si estendono oltre confine”.

Sono finiti da un pezzo i tempi in cui si prendeva tutto per quello che è senza porsi domande. Ozymandias ovviamente è un nome egiziano, trascritto in greco come Ὀσυμανδύας. Shelley ha tratto la sua ispirazione da un brano di Diodoro Siculo (Biblioteca Storica, 1, 47, 4):

Ἐπιγέγραφθαι δ' ἐπ' αὐτοῦ· «Βασιλεὺς βασιλέων Ὀσυμανδύας εἰμί. Εἰ δέ τις εἰδέναι βούλεται πηλίκος εἰμὶ καὶ ποῦ κεῖμαι, νικάτω τι τῶν ἐμῶν ἔργων. 

Ossia: 

Si trova scritto su di essa: «Sono Ozymandyas, il re dei re. Se qualcuno vuole sapere quanto grande io sia e dove giaccio, superi qualcuna delle mie imprese

Dovrebbe essere chiaro che l'antroponimo è stato filtrato dalla fonetica greca da parte di persone che con ogni probabilità non parlavano l'egiziano. Inoltre doveva rappresentare la forma in uso al tempo in cui gli autori greci la fissarono, non ai tempi di Ramesse II. Se si cerca nei documenti egiziani in geroglifici si trova il corrispondente dell'epiteto in questione. Questa è la sua traslitterazione:

wsr mˁʔ.t rˁ stp n rˁ 

Non va dimenticato che nei sistemi di scrittura degli antichi Egizi erano notate soltanto le consonanti. Una trascrizione egittologica di wsr mˁʔ.t rˁ stp n rˁ è User-maat-ra Setep-en-ra.

Le pronunce egittologiche sono false e convenzionali, vengono usate dagli accademici per rendere pronunciabili le trascrizioni dei geroglifici. Così si interpretano in modo sistematico come vocali i e u le semiconsonanti j e w, si trascrivono con a le consonanti ʔ (glottidale) e ˁ (faringale), quando è necessario si intercala una vocale e tra le altre consonanti. 
Bisogna ora capire come una forma simile, lunga come un poema, sia stata resa in caratteri greci, nella pronuncia demotica, come Osymndýas.

Vediamo di comprendere la formazione del composto.

wsr mˁʔ.t rˁ stp n rˁ = Potente è la Verità del Sole, Prescelto del Sole

ozy- (più propriamente osy-) sta per wsr "potente"; 
ma- sta per
ʔ.t "Verità" (concetto che gli Egiziani non distinguevano da quello di "Giustizia"), trascritto dagli Accadi come -MUA- in NIBMUARIA "Signore della Verità del Sole" (si ricordi che nella scrittura cuneiforme le vocali sono indicate); 
-ndia- sta per n rˁ "del Sole": /an'ri:aˁ/.

La forma greca trascrive piuttosto un'abbreviazione dell'epiteto originale: wsr-mˁʔ.t n rˁ al posto di wsr-mˁʔ.t rˁ stp n rˁ. Infatti di stp /'sa:təp/ "prescelto" non resta traccia nella trascrizione greca, mentre il nome del Sole è pronunciato una sola volta.

/wa:sə-muˁʔa-n-'ri:aˁ/ > OZYMANDIAS (-S è il comune sigmatismo ellenico, di chiarissima origine indoeuropea)

Chiaramente l'accento si ritrae nel passaggio all'inglese, che realizza l'antroponimo faraonico come /ɔzɪ'mændɪəs/. Il carattere -z- usato per trascrivere la sigma originale della forma greca è dovuto chiaramente all'ortografia inglese. 


Ozymandias, la Fantascienza e Alien

Nel film Covenant di Ridley Scott, il nome Ozymandias è pronunciato dal sintetico David, il Messia della Xenogenesi, che conduce il genere umano alla Salvezza. Egli infatti pone le basi dell'Estinzione e per questo deve essere considerato Santo e Benedetto.

mercoledì 16 agosto 2017


SHIVERS
- IL DEMONE SOTTO LA PELLE

Titolo originale: Shivers
Aka: The Parasite Murders; They Came from
     Within; Frissons*
     *Titolo per la distribuzione franco-canadese
Original shooting title: Orgy for the Blood Parasites
Paese di produzione: Canada
Anno: 1975
Lingua: Inglese
Durata: 88 min
Genere: Grottesco, orrore, fantascienza
Sottogenere: Scat science fiction
Regia: David Cronenberg
Soggetto: David Cronenberg
Sceneggiatura: David Cronenberg
Produttore: Ivan Reitman
Produttore esecutivo: Alfred Pariser
Fotografia: Robert Saad
Montaggio: Patrick Dodd
Musiche: Fred Mollin
Trucco: Suzanne Riou Garand
Interpreti e personaggi   
    Paul Hampton: dott. Roger St Luc
    Joe Silver: Rollo Linsky
    Lynn Lowry: infermiera Frances Forsythe
    Alan Migicovsky: Nicholas Tudor
    Susan Petrie: Janine Tudor
    Ronald Mlodzik: Merrick
    Camil Ducharme: sig. Guilbault
    Charles Perley: fattorino
    Barry Boldero: investigatore Heller
    Vlasta Vrana: Kresimer Sviben
    Al Rochman: Parkins
    Julie Wildman: sig.na Lewis
    Edith Jonnson: Olive
    Joy Coghill: Mona Wheatley
    Fred Doederlin: dott. Emil Hobbes
    Arthur Grosser: sig. Wolfe
    Dorothy Davis: Vi
    Joan Blackman: madre in ascensore
    Sonny Forbes: addetto ai rifiuti
    Barbara Steele: Betts
    Cathy Graham: Annabelle Brown
Doppiatori italiani   
    Gigi Pirarba: dott. Roger St Luc
    Gino Donato: Rollo Linsky
    Rossella Izzo: infermiera Frances Forsythe
    Anna Teresa Eugeni: Betts
    Elio Zamuto: Nicholas Tudor

Trama:
Su un'isola non lontana da Montreal sorge un complesso residenziale chiamato Arca di Noè, che nell'intenzione dei progettisti dovrebbe essere un luogo a misura d'uomo e incontaminato, tagliato fuori dal mondo caotico e corrotto. Presto si capisce che qualcosa non va. Il dottor Emil Hobbes brutalizza e uccide la sua giovane assistente, ne sventra il cadavere facendone uscire dall'addome un fluido fecale, quindi rivolge la lama contro se stesso e si uccide sgozzandosi. Nel frattempo Nicholas Tudor, che aveva avuto contatti sessuali con l'assistente del dottor Hobbes, comincia ad accusare sintomi sempre più gravi di malessere gastrointestinale. Il dottor Roger St. Luc, mentre indaga le cause della malattia del suo paziente, si imbatte ben presto in una verità scomoda. Incontra infatti Rollo Linsy, uno scienziato dal sembiante un po' simile a quello di Isaac Asimov, che gli spiega la natura degli inquietanti esperimenti che il dottor Hobbes stava conducendo. L'intuizione del perverso ricercatore era geniale, anche se sommamente pericolosa. Egli pensava infatti di sostituire un organo non funzionante, come ad esempio un rene o il fegato, con un parassita benigno
in grado di farsi carico delle funzionalità perdute - anche se per essere esatti dovremmo definire tale creatura simbionte. Come immaginabile, qualcosa era andato storto. L'assistente del dottor Hobbes, che era stata reclutata quando aveva tredici anni, era diventata il vettore di un parassita tutt'altro che benigno. Aveva iniziato ad avere una vita sessuale estremamene sfrenata e promiscua, trasmettendo la creatura a un gran numero di partner e dando così origine a un'epidemia. Presto si fa chiara la natura dell'orrore descritto dallo pseudo-Asimov Linsky: alcuni parassiti, che somigliano a stronzi semoventi, cominciano ad emergere e a strisciare nella notte. Non appena possono, saltano addosso alle vittime ed entrano loro in bocca, annidandosi nel corpo. Hanno il sangue acido, tanto che ogni tentativo di ucciderli provoca terribili ustioni. Presto divengono chiari tutti i dettagli della loro infestazione. Quando uno di questi escrementi mobili si introduce in una persona, prende possesso della sua volontà, di fatto zombificandola. L'ospite infestato dal parassita è del tutto incapace di opporre resistenza al cambiamento patologico e viene invaso da un incoercibile desiderio sessuale che lo porta alla sfrenatezza orgiastica. Tramite questa furiosa attività copulatoria, il contagio viene diffuso - in genere tramite la bocca, ma in qualche caso anche attravarso l'ano. La situazione precipita. Il dottor St. Luc e la sua amante, l'infermiera Forsythe, cercano con ogni mezzo di sfuggire agli orgiasti in preda al furore bacchico e di dare l'allarme, ma i loro tentativi di opporsi alla catastrofe riusciranno vani.


Recensione:
Un ispirato capolavoro che non appartiene soltanto al genere horror, ma anche alla Scat Science Fiction o fantascienza scatofila. Prima ancora che qualcuno avesse chiara la definizione di scat nella pornografia, Cronenberg ha trasfuso in un modo estremamente sofisticato la coprofilia e la coprofagia nel cinema a grande diffusione. Shivers dà infatti alle sue mostruose creature parassitarie la forma inequivocabile di qualcosa che le arti del genere umano cercano con ogni mezzo di nascondere: lo sterco! 


Differenza tra parassita e parassitoide

Gli stronzi semoventi di Shivers sono parassiti in senso proprio, perché immensa è la distanza tra la loro tassonomia e quella dell'ospite. Per quanto sia abbastanza difficile classificare tali orrende creature sintetiche, non ci sono dubbi sul fatto che nulla hanno a che fare con la classe dei mammiferi, a cui gli esseri umani appartengono. Si vede la diversità con i piccoli umanoidi assassini di Brood - la covata malefica, che considero parassitoidi perché hanno caratteristiche fisiche e biologiche derivate da quelle dei loro ospiti, con cui hanno una somiglianza per quanto vaga. Come i nani distorti di The Brood si deve considerare anche lo xenomorfo, che ha in comune una gran parte del DNA con l'ospite, pur tradotto in un acido xenonucleico e dotato di sequenze peculiari: questo fatto permette senza dubbio di classificarlo come parassitoide, pur non essendo l'esito di una linea genetica prodotta dalla Natura. 


Morte dello pseudo-Asimov

Rollo Linsky, invitato dal dottor St. Luc a visitare il suo paziente parassitato, Tudor, contro ogni sano principio gli arriva in casa nel cuore della notte. Trova la porta aperta e una volta entrato nell'appartamento, trova il giovane uomo riverso sul letto, in condizioni tragiche. Subito vede che dal ventre lacerato gli sono usciti numerosi vermi fecaloidi. Rimane raggelato dall'orrore. All'improvviso uno di questi stronzi palpitanti gli salta sulla faccia. Le urla che ne seguono sono spaventose e acutissime. L'uomo cerca in tutti i modo di strapparsi di dosso il parassita ma non ci riesce. Stringe invano la massa fecale tra le dita, mentre questa cerca di trovare la sua via verso l'apparato digerente. Il solo risultato di questa lotta disperata è la rottura del corpo dell'invertebrato, da cui fuoriesce l'acido. A questo punto il paziente che sembrava morto rinviene, si alza, afferra una spranga e uccide lo pseudo-Asimov, colpevole di non aver accettato come un dono divino il mostruoso escremento.


Ogni cosa è erotica  

Posseduta dal parassita, l'amante del dottor St. Luc gli fa uno strano discorso, tutta fremente e con gli occhi spiritati. Lo riporto per intero, perché mi sembra molto significativo.

"Roger, ho fatto un sogno sconvolgente la notte scorsa. In questo sogno io stavo facendo l'amore con uno sconosciuto... Ma mi trovavo in gran disagio, perché era vecchio, morente, emanava un cattivo odore ed era molto repellente. Ma a un certo mi dice che ogni cosa è erotica, che ogni cosa è sessuale... e può dare piacere. E aggiunge che perfino la pelle di un vecchio ha una carica erotica, che la malattia è l'amore di due creature estranee e contrastanti che cercano di unirsi, che perfino la morte è un atto di erotismo... che la parola è erotica, che anche il respiro è erotico, che anche l'esistere fisicamente è erotico. E mi riesce a convincere, e facciamo l'amore in un modo meraviglioso".

A questo punto, come ha finito di decantare le meraviglie sessuali dell'esistenza biologica, ecco che apre la bocca e ne affiora un grasso stronzo! Il dottor St. Luc non si lascia intimorire e senza esitare le assesta un pugno violentissimo, stendendola! Simili sequenze al giorno d'oggi, sotto la dittatura del politicamente corretto, non le si potrebbe più girare: il povero regista si troverebbe accusato di "femminicidio" da una torma di Erinni isteriche. 


Il Viatico Nero 

La trasmissione del parassita avviene spesso secondo un rituale che non esito a definire satanico. La vittima recalcitrante viene immobilizzata dalla folla dei posseduti. A un certo punto una persona che funge da officiante, in genere di sesso femminile, avvicina la propria bocca a quella della vittima e vi scarica dentro il parassita. Non esito a usare parole come "rituale" e "officiante", in quanto credo che tali atti rientrino più nella sfera religiosa che in quella del mero istinto codificato nel genoma. In altre parole, l'infezione diventa qualcosa di complesso, che trascende la mera sintomatologia clinica. Coloro che sono affetti dal patogeno smettono di essere individui per diventare adoratori dei Demoni, che preordinano e dettano ogni loro azione. 

     

Infranto il tabù dell'omosessualità

Sia l'omosessualità maschile che quella femminile sono mostrate in alcune scene di Shivers. Una donna si sta facendo il bagno, quando uno stronzo fa capolino dallo scarico della vasca. Fuoriuscito dal condotto, il verme escrementizio striscia sul fondo della vasca, tra le gambe dell'ignara donna, puntando al suo orifizio anale. Mentre avanza, l'immonda massa dall'aspetto fecale colora l'acqua di bruno, proprio come fa la merda. Una volta penetrato nell'intestino, il parassita sconvolge la sua ospite, che comincia a mostrare segni di irresistibile attrazione verso persone del suo stesso sesso. Finirà con l'attrarre a sé la moglie del giovane Tudor, inducendola a lesbicare e scaricandole l'invertebrato in bocca. Se l'omosessualità femminile attirava la lubrica attenzione di un vasto pubblico di ipocriti, l'omosessualità maschile era un problema ben più grave. Eppure Cronenberg non esita a farci vedere due uomini che, non riuscendo a mettere le mani su una femmina, sfogano le loro pulsioni incoercibili abbandonandosi alla pederastia.


Infranto il tabù dell'incesto 

Un anziano padre, un alto e robusto uomo barbuto che sembra un patriarca biblico, offre al dottor St. Luc la propria figlia, una disinibita ragazza bionda. Non ci sono dubbi: si tratta di un vero e proprio atto di prostituzione ospitale. Vedendo che il medico è scosso, si mette a baciare la giovane in bocca con immensa passione. I due amanti incestuosi si scambiano lo stronzo vivente, che dopo aver esplorato a fondo l'intestino viene rigurgitato e ingoiato diverse volte. Poco dopo vediamo la strana coppia a bordo di un auto diretta all'esterno del complesso abitativo, nella migrazione che porterà la pestilenza parassitaria nel mondo intero.

Una profezia, col senno di poi

Il contagio diffuso dagli abominevoli parassiti, che ha al contempo i caratteri della malattia venerea e della follia, secondo alcuni critici può essere visto come una terribile profezia della pandemia di AIDS che sarebbe seguita di lì a qualche anno. Certo, la cosa è stata capita con grande ritardo, col senno di poi. Quando il film uscì, nulla lasciava presagire gli sviluppi che avrebbero preso gli eventi. Al giorno d'oggi la possibile connessione tra i contenuti profetici di Shivers e la sindrome da immunodeficienza acquisita è ancor meno evidente, dato che la malattia ha smesso di preoccupare le genti e non viene nemmeno più menzionata. 

Censura e persecuzione

Com'è risaputo, esistono poche piaghe peggiori dei giornalisti. Sono malfattori che causano più danni di un'epidemia di peste polmonare e hanno meno utilità della xylella o del punteruolo rosso. Tra gli appartenenti a questa mala genìa ce ne fu uno, certo Robert Mulford, che si scagliò contro Cronenberg e il suo film, pubblicando un articolo particolarmente virulento a cui fu data enorme pubblicità. A causa di questo attacco vilissimo e proditorio, accadde che il geniale regista ebbe non pochi problemi. Quella che patì ad opera di Mulford fu una vera e propria persecuzione: non soltanto ebbe molti problemi a finanziare i suoi film successivi, ma fu persino sfrattato dal suo appartamento a Toronto!